*Ecco
un altro capitolo. In questo ormai Giulio e Tommy si sono decisi a
provare a stare insieme e vediamo subito i giovamenti che non è solo
per l'avere qualcuno vicino, ma anche per l'essere capito. Oltretutto
finalmente il piano di Giulio dà i suoi frutti e si capisce come può il
ballo aiutare uno come Tommy. Ci sono ancora dei sassolini da
affrontare, ma piano piano ci può arrivare. Buona lettura. Baci Akane*
22. SODDISFAZIONE
"Ci siamo incamminati per incontrarci nella notte. Tu ed Io. Per bruciare al centro la presa del
familiare, tu ed io E l'oscurità si stava espandendo, fare o morire
Sotto la maschera di un milione di occhi dominanti"
/Familiar - Agnes Obel/
Vederlo impegnarsi così fu per Giulio uno shock maggiore di qualsiasi sceneggiata a cui aveva assistito.
Quel loro avvicinamento
aveva segnato qualcosa in Tommy, come se finalmente volesse dare a quel
sistema, a Giulio o a quella vita un’occasione di riscattarsi.
Non credeva che
imparare a ballare potesse servire a qualcosa, ma Giulio ne era
convinto e perciò voleva mettersi sotto sul serio. Dopotutto glielo
doveva dopo che era stato in grado di capirlo in quel modo.
“Vabbè, lo faccio solo
per le belle scopate che facciamo... se non lo accontento lui poi non
accontenta me!” Era questo che si diceva ogni volta che usciva puntuale
di casa vestito per la lezione. Ma Giulio sapeva che stava iniziando a
capire perché aveva senso imparare a ballare. Per questo si impegnava
via via sempre di più.
“Un po’ è la magia
dell’essere capiti dopo una vita che nessuno l’ha mai fatto, un po’ è
che semplicemente quando ti impegni per qualcosa che poi finalmente
impari, ti senti fiero di te ed è importante sentirsi fieri di sé
almeno una volta nella vita. Che Tommy sia portato per il ballo ha
facilitato tutto questo, ma se fosse stato qualcos’altro al posto del
ballo avrebbe funzionato comunque.”
Pensò orgoglioso vedendolo muoversi su una canzone su cui avevano iniziato a ballare da un po’.
Dopo avergli insegnato le basi aveva trovato più pratico insegnargli una coreografia che in effetti aveva imparato velocemente.
Si chiedeva quale
potesse essere il passo successivo, magari una coreografia a due da
mostrare a qualche evento futuro, spesso lo invitavano in programmi
dove doveva esibirsi nel mezzo delle interviste, magari in una di
quelle avrebbe potuto portarsi Tommy e fare un passo insieme.
Giulio stava facendo
alcuni progetti di questo tipo mentre osservava critico ed attento il
ballo finale su una melodia armoniosa che aveva scelto per lui. Non era
affatto male, doveva migliorare e perfezionare, ma lo vedeva bene
nell’intreccio musicale, non era fuori tempo, magari sbagliava un po’ i
passi od era imperfetto, ma era sempre perfettamente a tempo.
Rimase piacevolmente
colpito quando inventò di sana pianta un passaggio, invece di fermarsi
perché probabilmente dimenticatosi, andò avanti creando qualcosa di
poco complesso, ma comunque a tempo con la musica.
Alla fine Giulio batté
le mani contento e partì dalle critiche che non risparmiò nemmeno per
sbaglio, concludendo coi complimenti.
- Dovresti essere
contento di te. - Completò alla fine mentre Tommy dopo essersi
asciugato ed aver bevuto, si era rialzato pronto per ricominciare.
- Dunque quel pezzo che
ho sbagliato com’era? - Giulio rimase sorpreso della sua volontà di
continuare per correggersi subito, guardò l’ora velocemente, era
passata da un pezzo la lezione, ma decise di cavalcare l’onda e si alzò
facendogli vedere.
Andarono avanti
un’altra mezz’ora sulle correzioni, poi fu Giulio a fermarlo dicendo
che ora doveva ballarla in testa per memorizzare soprattutto le
correzioni e permettere alla sua mente di assimilare bene tutto.
- Sei andato oltre le
mie aspettative. - Disse mentre si preparava alla propria esibizione
conclusiva e Tommy, sorpreso della sua ammissione, si sedeva contro lo
specchio per ammirare la perfezione e l’eleganza personificati.
- Davvero? Non sarai troppo gentile? - Giulio rise divertito.
- Sono mai stato gentile mentre ti insegnavo a ballare? - Tommy ci ripensò e piegò la testa a destra e sinistra veloce.
- In effetti sei stato piuttosto odioso! -
- Se ti dico che sei
andato meglio di quel che mi ero immaginato, fidati. Hai molto da
migliorare, però diciamo che una volta che perfezionerai le cose che ti
dico, poi il resto sarà molto più facile. Hai iniziato da alcune
settimane, considerando questo sei andato oltre quello che pensavo. -
Spiegò bene Giulio dopo aver scelto su cosa ballare e prepararsi al
centro della pista. Tommy decise di accettare i complimenti e
goderseli, senza capire bene cosa fosse quella strana sensazione di
gioia ed euforia.
Giulio aprì la posizione inarcandosi verso il lato, poi prima di dare l’ok alla musica, disse:
- Quello che stai
provando ora è soddisfazione. Quella che volevo provassi. Quella per
cui ho insistito ad insegnarti il ballo. - Tommy, inebetito, lo guardò
ripetendosi mentalmente le parole di Giulio che chiese due volte di far
partire la canzone. Anche mentre lui ballava un bel medley dei Linkin
Park live, Tommy risentiva quel che gli aveva detto.
Soddisfazione... dunque era quella la famosa soddisfazione. Euforia, felicità...
“Allora esiste davvero...” Ed incredulo chiuse ed aprì gli occhi diverse volte sentendo che gli bruciavano.
Forse, dopotutto, ne era valsa la pena. Forse.
“Voglio migliorare...”
Si disse poi sapendo che c’era molto ancora da fare, che Giulio gli
aveva solo detto che aveva superato le sue aspettative, non che era
bravo. “Il prossimo passo sarà sentirmi dire che sono fottutamente
bravo!”
Fu così che la svolta cominciata con quel momento di pura comunione, venne davvero completata.
Il giorno dopo Tommy si
presentò da Giulio coi capelli corti ed un invito ufficiale in mano.
Giulio si perse l’invito e guardò i capelli rasati a pochi centimetri
di Tommy, sconvolto.
- Ma che hai fatto ai capelli? - Chiese senza nemmeno calcolare l’invito su cui Tommy sperava di puntare i riflettori.
- Ho anche lasciato il
lavoro. Perché era una cosa stupida. Perché la facevo solo per far
imbestialire i miei ma non gliene è mai fottuto un cazzo. Così ho
deciso che è inutile fare ogni cosa solo per cercare di rovinarli.
Piuttosto voglio trovare la mia vocazione. - Asserì Tommy indicando il
bigliettino cartonato e contornato con dei motivi dorati, la scritta
dentro era elegante. Era un invito. Giulio non lo guardò ancora, era
davvero shoccato dalle novità che si erano susseguite in così poco
tempo.
Dalla loro comprensione a quello il passo era stato davvero un salto.
Non capiva, pensava
sarebbe stato più lungo e duro il processo. Non era stato facile
arrivare a quello, ma da quando stavano insieme Tommy aveva
drasticamente cambiato la sua vita.
- Che c’è, sto tanto di
merda? - Chiese passandosi una mano sulla testa rasata corta. Giulio si
riprese e scosse il capo sorridendo.
- No no, stai bene!
Molto bene! Sembri un altro! Ti risalta molto gli occhioni. - rispose
cercando di riprendersi velocemente. Tommy stava bene in ogni
circostanza, aveva un bel viso ed il dono di vestirsi sempre
adeguatamente al look che aveva in mente ed al suo umore.
Quel giorno aveva uno stile essenziale e semplice.
- Quanti cambiamenti... - Disse meravigliato ancora realizzando la questione lavorativa.
Tommy sorrise capendo che l’aveva shoccato più di quanto aveva immaginato, ma probabilmente in positivo.
- Era quello che
volevi, no? Rimettermi in piedi. - Giulio lì ebbe un’intuizione in un
flash e prima di leggere il bigliettino, lo guardò con sguardo sottile
ed indagatore.
- Ma lo fai per te, no?
Io volevo aiutarti, ma tu lo devi fare per te stesso, non per questa
relazione che... che poi stiamo solo vedendo come va, facciamo quel che
ci va di fare. Tu hai paura dei legami, io non so legarmi davvero visto
che ogni relazione è andata male e che non ho mai provato sentimenti
veri per nessuno e... - Giulio stava realizzando che probabilmente si
era solo sostituito, anche se in positivo, ai genitori. I genitori,
l’odio verso di loro, l’avevano fatto muovere nella distruzione
volontaria di Tommy, ora l’amore verso di lui poteva muoverlo verso il
benessere. Era positivo, certo, ma doveva farlo per sé stesso.
Giulio si rese conto che forse stava sbagliando qualcosa. Tommy si affrettò a sventolare le mani teatrale con un gran sorriso.
- È vero che voglio
compiacerti, ma quando ho capito che ero davvero portato per il ballo e
che lo stavo imparando bene, che stavo facendo qualcosa di buono e sano
io... ho capito che a buttare la mia vita per suscitare una reazione in
due robot era inutile, non aveva senso. Sto solo cercando una strada
che vada bene per me, solo che non so quale possa essere e nel
frattempo... mi sono azzerato, capisci? Nessun look, nessun lavoro,
nessuna ‘amicizia strana’. Niente di niente. -
- Solo me... - Giulio
era davvero spaventato che potesse erroneamente aggrapparsi troppo a
lui, Tommy però sorrise un po’ triste chinando il capo.
- Sei la mia fonte di
ispirazione e non so cosa provo per te, ma qualcosa lo provo o non
avrei mai permesso a me stesso di fare l’amore con te... - Disse quella
parola vergognandosene, Giulio capì che gli pesava fare quel discorso
così decise di fidarsi e vigilare silenziosamente e senza aggiungere
altro, guardò il famoso biglietto che gli aveva porto. Leggendo di cosa
si trattava gli venne su un moto ilare:
- Questo è un invito
formale per te ed accompagnatrice all’anniversario della loro
società... ma te lo inviano via posta? Non ti chiamano nemmeno per
dirtelo a voce? - Giulio era perplesso che il loro rapporto arrivasse a
quei livelli, ma Tommy non sembrava colpito da quello:
- Oh, è del tutto normale per noi! È così che comunichiamo! - Giulio lo guardò allibito:
- Questo non è comunicare! - Tommy rise gettando la testa all’indietro teatrale, poi tornò a lui:
- Comunque ci vieni? -
Giulio che stava preparando il caffè rovesciò il cucchiaino di polvere
aromatica fuori dal filtro della moka guardandolo subito dopo come se
fosse pazzo:
- Sei fuori di testa? - Tommy alzò le spalle sedendosi sul ripiano della cucina a lato di dove era Giulio a preparare il caffè.
- Perché? -
- Perché davo per
scontato non ci saresti andato! - Giulio cercò di riprendere contegno e
sistemò il lavandino dove aveva rovesciato la polvere scura, per poi
mettere sul fornello la moka da due.
- Sì, lo stavo
stracciando quando mi sono guardato allo specchio e mi sono visto con
questo mezzo millimetro di capelli colorati di azzurro o biondo
platino, o magari argentato! A seconda dell’umore del momento! Sarebbe
shoccante no? - Giulio lo guardò come se fosse pazzo, poi si rese conto
che Tommy normale non era davvero e capì che in realtà quel lato
eccentrico era un suo marchio di fabbrica, per questo positivo in
qualche modo.
- Vuoi andare a shoccarli? - Tommy alzò le spalle.
- Non mi cagano
qualunque cosa faccia, ma all’immagine ci tengono, per questo vogliono
che ci sia al loro anniversario. Ci saranno un sacco di persone
importanti, anche giornalisti e fotografi! Altrimenti non mi avrebbero
mai fatto venire. Avrebbe fatto una pubblicità orribile la mia assenza.
-
- Ma non hanno paura
che puoi fare qualche scandalo? - Chiese Giulio posizionando le tazzine
da caffè sul tavolo girando intorno a Tommy sempre seduto praticamente
in mezzo al piano di lavoro, questi lo guardava con aria furba e
divertita:
- Certo, però sperano
che per una volta io faccia il bravo perché so che ci tengono a questa
cosa. Pensavo di fargli un torto non andandoci ma sicuramente faccio
peggio ad andarci come dico io! - Giulio pensò che fossero inevitabili
giochi di torture vicendevoli, non glieli poteva di certo negare. Ma
sapeva che non sarebbero mai serviti a nulla. Sapeva che solo quando
non avrebbe sentito il bisogno di scandalizzarli e provocarli in
qualche modo, allora ne sarebbe uscito. Non poteva dirglielo lui.
- Non voglio farlo per
sempre. Ho anche smesso di fare il cubista per froci mezzo nudo... so
che non serve a nulla e che devo pensare a me stesso. Però questa è...
come dire? -
- Il tuo saluto finale?
- Chiese sorpreso Giulio fermandosi davanti a lui, lo vedeva con
un’espressione assorta ed un po’ imbarazzata, ma c’era anche della
tristezza, ne era sicuro. Un pianto dietro gli occhi castani che
spiccavano senza i capelli tutt’intorno.
Gli mise le mani sulle ginocchia e carezzò dolcemente. Lui sospirò e lo guardò con un’aria colpevole.
- Mi sento stupido a
pensare che lo noteranno, che noteranno che c’è qualcosa di diverso in
me, che poi non mi vedranno più, non tenterò più niente... - A Giulio
si strinse il cuore, ma sapeva che era una tappa inevitabile. Era un
bel progresso, non lo poteva negare. E sapeva che poi gli sarebbe
dovuto stare ancor più vicino.
- Vuoi che ti dia
sostegno? - Tommy annuì, sorrise cercando di essere forte e deciso ma
affiorarono le lacrime a tradimento, Tommy imprecò ma Giulio lo
abbracciò subito baciandolo delicatamente sulle palpebre bagnate,
scendendo poi sulle labbra.
- Verrò volentieri. -
Rimase con le labbra sulle sue per qualche istante. - Posso vestirmi in
modo normale o devo essere eccentrico anche io? - A questo Tommy rise
allentando la tensione e lo abbracciò di slancio avvolgendo le gambe
intorno alla sua vita, le braccia al collo, il viso nascosto.
- Grazie! - Quello valeva come un ‘ti voglio bene’ e per Giulio fu davvero bellissimo.