*Ecco il capitolo. La maturazione ed il cambiamento di Tommy è sicuramente la cosa principale fino a qui e vediamo come decide di affrontare il nodo maggiore che lo blocca, i genitori. Dopo dei nodi di Tommy toccheranno a quelli di Giulio, ma lo vedremo prossamente.  Come sapete mi sono ispirataa Tommaso Zorzi però è tutto inventato il suo background ed ogni dettaglio, per cui  non è assolutamente una fanfic su di lui. Buona lettura. Baci Akane*

23. CATARTICO




"sono qui
per gioire
per vendicarmi
Per risolvere
Per essere desiderato"
/Renaissance - Skin/


Giulio apparve come un principe.
Abito da sera elegante e raffinato che gli scivolava sul corpo statuario in modo perfetto, come perfetti gli stavano i capelli lisci pettinati all’indietro con solo qualche ciocca che ricadeva morbidamente ai lati del viso. Un filo lieve di barba a dargli un tocco di fascino in più, come se gliene servisse.
Col suo sguardo di ghiaccio squadrava tutti in un sorriso costruito ad arte, che in anni di danza aveva imparato ad esprimere a comando.
La danza era come la recitazione, interpretavi quel che ballavi e lo facevi anche con le espressioni del viso. Imparavi a farle.
Tommy fece entrare prima lui di proposito in modo che catalizzasse tutta l’attenzione dei presenti nella sala che avevano costosamente affittato senza risparmiare un centesimo.
La più rinomata per quel genere di ricevimenti.
I flash partirono come se fosse l’evento dell’anno e probabilmente lo era per molti.
Giulio rimase davanti all’ingresso un istante, sorridendo e guardandosi intorno.
Intravide solo una forma indefinita di folla, ma i flash sugli occhi gli impedirono di mettere a fuoco e capire. Ben gli altri però capirono chi era lui, non tutti lo riconobbero, ma chi lo fece ben presto sparse la voce che uno dei ballerini italiani internazionali più bravi del momento era presente alla festa. Dopo quest’ondata di sensazionalismo, entrò anche Tommy, i due erano nettamente in ritardo di proposito, in modo che al loro arrivo ci fossero anche tutti gli altri.
Perciò quando lui mise piede all’ingresso, accanto a Giulio, c’erano già tutti i personaggi più importanti d’Italia, probabilmente. E non solo.
I fotografi continuarono a scattare, mentre la musica di sottofondo fu battuta dal brusio shoccato di voci che derivò dalla realizzazione di chi era lui.
Tommaso Giorgi era arrivato all’evento, l’erede dei titolari della festa si presentava con un costoso completo di giacca e pantaloni azzurri dalla stoffa pregiata che scivolava sul suo corpo magro, sotto una maglietta bianca. Aveva di proposito spezzato il tipico completo da sera non indossando la camicia, ma non solo per quello era uscito dalle righe.
Il colore era decisamente inusuale per una serata di gala, azzurro.
Come i suoi capelli rasati corti a 6 millimetri ed un sorriso smagliante.
I flash se possibile aumentarono esponenzialmente, in un momento tutta l’attenzione fu ancor più catalizzata sui due, in particolare su Tommy, mentre il silenzio divenne totale per molti secondi al termine del quali il brusio ricominciò subito.
- Sai che ci considereranno una coppia, vero? - Disse a denti stretti Tommy a Giulio.
- Se non facciamo niente per confermarlo c’è la legge di Schrodinger... - Tommy si aggrottò guardandolo con le mani in tasca, apparentemente a suo agio, ed in effetti era così. Non gli dispiaceva stare davanti a riflettori.
- E sarebbe? - Si mise a conversare con lui come niente fosse, come se tutti non aspettassero un gesto, una parola, una mossa.
- Finchè non c’è la verifica di un risultato che dà una risposta definitiva riguardo un quesito, le risposte sono vere entrambe. -
Tommy capendo di cosa parlava, lo disse vittorioso:
- Io e te ora come ora siamo sia fidanzati che non fidanzati. - Giulio sorrise compiaciuto.
- Finchè non diremo noi cosa siamo. - Poi si preoccupò un momento. - Mica vuoi dirglielo? - Tommy scoppiò a ridere gettando la testa all’indietro teatrale, volutamente effemminato.
- Dovevi preoccuparti prima delle mie intenzioni, caro! - Giulio voleva dargli una testata, ma sapeva che non poteva così si limitò a sospirare.
- Sono un po’ troppo famoso per passare inosservato, dovevi sceglierti un compagno più shock per shoccare i tuoi.... - Tommy alzò le spalle e tornò serio cercando con lo sguardo i propri genitori in mezzo alla folla.
- Non voglio fare niente, solo irritarli un po’. Non ti danneggerei mai. Se un giorno vorrai venire allo scoperto sarà una tua scelta, ma non ti consiglio di farlo con me ed ora. - Giulio si sentì enormemente sollevato nel saperlo, così prima di andare dai genitori individuati, Tommy ripeté:
- Dunque siamo sia fidanzati che amici? - Come per dire che non avrebbero dato per tutta la sera alcuna conferma o sconferma sul loro rapporto. Giulio annuì, poi Tommy gli indicò con un gesto aristocratico del capo una zona da cui i flash non partivano.
- Seguimi, è ora di farli sentire una merda per non averti aiutato quando ne avevi bisogno. - Mosse il primo passo e Giulio lo seguì rispondendo sottovoce prontamente:
- Conoscendo i tipi non credo che esista niente in grado di farli sentire così. - Ma Tommy fece un gran bel sorriso di quelli preoccupanti, girandosi di sfuggita.
- Oh, io non ne sarei tanto sicuro. - E fu lì che Giulio capì concretamente che Tommy aveva in mente qualcosa. Qualcosa che alla fine avrebbe avuto una notevole ripercussione, ma non su di lui. Per lo meno lo sperava.
“Adesso sì che mi fa paura, mi chiedo se sia stata una grande idea accompagnarlo qua!”

Quando Tommy portò Giulio al cospetto dei suoi genitori, il cerchio di fotografi si aprì intorno a loro, ma i quattro fecero come se nessuno intorno a loro fissasse ed immortalasse ogni centimetro dei loro visi.
Tommy prima di tutto li salutò senza nemmeno toccarli, lo fece con un sorriso velenoso di quelli che si pregustano un affondo che per la fine sarebbe arrivato. Si godette le loro facce mentre si sforzavano di non mostrare lo shock nel guardarlo conciato in quel modo, ma la madre fu la prima a fare la mossa perché sapeva che tutti si aspettavano almeno un saluto normale fra madre e figlio.
Così lo toccò sul braccio e gli baciò le guance appoggiandole appena.
- Tesoro, che sorpresa. Non sapevamo se saresti venuto, sappiamo che non ti piacciono certi ricevimenti. - Tommy rise.
- No, ma sai, era da molto che non vi vedevo e queste occasioni sono le uniche per impedirvi di scappare. -
Giulio rimase basito nel modo perfido in cui i tre si approcciavano.
Il padre, un uomo alto e distinto, molto ben vestito ed affascinante, non lo toccò nemmeno, lo guardava col mento sollevato ed il gelo negli occhi. Era evidente che voleva se ne andasse immediatamente, ma sapeva anche che non si sarebbe mosso da lì.
- La nostra porta è sempre aperta, per te. - Rispose pacata la donna, molto più diplomatica ed in grado di gestire certe situazioni.
- Ma davvero? Ecco perché facciamo una cena insieme ogni settimana! - Disse ironico Tommy sempre con un sorriso finto che uccideva il destinatario.
- Diversamente non pagheremmo tutti i tuoi conti. - Tommy rise alla risposta del padre.
- Ma dai, non vi siete nemmeno accorti che ho aperto un conto a parte per conto mio con gli stipendi del mio lavoro? - La madre, una donna di classe ed estremamente elegante il cui viso ricordava tantissimo quello di Tommy, si illuminò speranzosa:
- Lavori tesoro? E che lavoro fai? -
- Da un anno, mamma. Non è remunerativo come ci si aspetterebbe dall’erede di una famiglia così facoltosa, ma sono piuttosto contento. Faccio il ballerino in un night club. Il cubista. Il locale è gay, per inciso. - La madre fu encomiabile nel non dimostrare lo shock, ma probabilmente stava per svenire. Tommy sorrise abbracciandola come avrebbe potuto fare Giuda con Gesù nell’orto degli ulivi.
Il padre non aveva nemmeno ascoltato, probabilmente, troppo occupato a scrutare Giulio poco vicino a loro in attesa di essere introdotto.
Ovviamente sapevano chi era, ma ugualmente avevano la sensazione di averlo già visto, che quel viso fosse a loro noto non perché conosciuto nel campo internazionale del ballo, ma per altre ragioni.
Ragioni che ora Tommy, con orgoglio, decise di rivelare, ma a modo suo, prendendo l’attenzione di tutti mentre afferrava un bicchiere di champagne. Ne diede uno a Giulio accanto ed aprì il piccolo cerchio a tutti i molti ospiti stretti insieme ai vari fotografi e giornalisti ben mescolati, nella speranza di fare qualche articolo sensazionalistico.
- Un momento d’attenzione, prego. - Appena lo fece, ai tre lì con lui cominciò a venire il batticuore, a momenti sarebbe scoppiato un infarto collettivo, probabilmente, ma lui sorridendo smagliante più che mai tirò dritto come un carro armato investendo tutti: - Probabilmente siamo gli ultimi, per cui mi sembra giusto dare un benvenuto a tutti gli invitati di questa serata speciale, vedo che siete venuti in molti a festeggiare questo anniversario importante dell’attività della mia famiglia. Come forse non tutti sanno, sono Tommaso, il figlio di Giuseppe e Carlotta Giorgi. Congratulazioni per la serata e per il successo raggiunto in questi molti anni. - L’inizio non era male, Giulio si trovò sorpreso ad ascoltarlo, almeno quanto i suoi genitori che cercavano di essere impassibili.
Ma a quel punto, proprio quando pensava di scamparla, Tommy gli mise una mano sulla spalla e portò l’attenzione su Giulio che tutti avevano già abbondantemente notato poco prima.
- Penso che tutti abbiate riconosciuto il volto della danza italiana nel mondo, chi di voi non sa chi sia, lui è Giulio Borghi, potete googlarlo! - Un coro di risate si levò a quella uscita divertente. - Quest’uomo splendido e di successo, diventato famoso per le sue doti di ballerino in tutto il mondo, è in realtà un mio caro amico di infanzia; ho avuto il piacere di ritrovarlo in questo periodo e così ho deciso di invitarlo a questa serata speciale. - Silenzio. Normale, troppo normale ancora. Giulio inghiottì mentre il padre e la madre rimanevano sul chi vive.
Amico d’infanzia?!
Tommy notò lo stupore negli occhi dei suoi genitori e proprio mentre li vide capire CHI era Giulio, Tommy lo rese noto con semplicità e naturalezza:
- Giulio era il figlio di una delle coppie migliori amiche dei miei genitori, parliamo di quando io e lui eravamo piccoli. Purtroppo i suoi genitori sono andati in disgrazia per motivi complicati, una brutta storia in cui non avevano colpa. Dopo aver perso tutto il loro patrimonio ed essersi trovati in seri guai economici, si sono trasferiti e così abbiamo perso i contatti. Ma per la verità i contatti li hanno voluti perdere i miei cari genitori di successo che per non mescolarsi alla misera plebaglia sfigata, ha tagliato i ponti negando loro una mano in un momento difficile. Giulio e la sua famiglia hanno passato molti guai e difficoltà, non entrerò nel dettaglio. La cosa davvero per cui siamo qua oggi a gioire è che la mano che loro non hanno voluto dare a degli amici, a delle persone in difficoltà, quella mano loro l’hanno negata a colui che oggi è conosciuto come l’orgoglio italiano nel mondo, uno dei ballerini più bravi del momento. - Tommy a quel punto si rivolse ai genitori, pallidi e lividi, il padre lo fissava nullificandolo mentre la madre a momenti sveniva. - Perciò grazie per avermi dimostrato che nella vita non conta la bontà e i sentimenti, ma solo l’arrivismo ed i soldi. Volevo che tutti sapessero che se fosse stato per voi, il mondo del ballo oggi non avrebbe una delle sue stelle più belle. -
Tommy bevve tutto lo champagne dal suo bicchiere, poi prima di andarsene, disse:
- Oh, a proposito, sono un frocio di merda e ballo in un night club del cazzo! - Dopo di questo Tommy buttò il bicchiere dietro di sé nel vuoto e poi se ne andò fra la folla incredula e shoccata, i flash e i filmini girati proprio sul suo epico discorso.
Uscendo nel silenzio che durò qualche secondo, Tommy prese un bel respiro, chiuse gli occhi, poi raddrizzò la schiena e sollevò il mento. Mentre passava la soglia del locale, si sentì leggero e soddisfatto.
Per la prima volta andandosene da un incontro coi genitori, si sentì davvero bene, davvero contento e realizzato.
Aprì gli occhi e guardò il cielo nuvoloso di Milano, sorrise e si tirò fuori una sigaretta appoggiandosi in un angolo in parte della strada, il fumo uscì nell’aria e si disperse poco dopo mentre rabbrividiva pentendosi di aver dimenticato il cappotto dentro.
Non sentì il secondo brivido attraversarlo perché qualcosa di caldo ricoprì dolcemente le sue spalle, Tommy si strinse il cappotto sistemandoselo meglio e sorrise a Giulio, osservava davanti a sé mentre una fresca brezza gli scompigliava di poco i capelli che sarebbero stati perfetti per tutta la notte.
- Ti senti meglio? - Chiese. Tommy non rispose e così Giulio lo guardò, a quel punto Tommy sorrise sollevato.
- Sì, mi sento meglio. - Giulio si ammorbidì in un sorriso.
 -Anche io. Li ho guardati prima di andarmene, li ho ringraziati per tutto quello che non avevano fatto per me e me ne sono andato. Sai è stato... - Tommy finì per lui la frase perché sapeva la parola che cercava.
- Catartico. - Giulio tornò a guardarlo annuendo sorpreso.
- Catartico. Ma non pensavo di averne bisogno. - Tommy continuò a fumare porgendogli una boccata che Giulio tirò.
- Ne avevi eccome invece, non sono stati quelli che hanno affondato il colpo, ma hanno messo il dito nella ferita aperta invece di aiutarti a chiuderla. E potevano. - Giulio inghiottì a vuoto guardando davanti a sé in quel breve e strano momento di pace che stavano trovando all’uscita della sala affittata. Si perse ad osservare il vuoto senza fare caso alle forme ed al fresco della notte invernale.
Ripensò a come si era sentito da piccolo quando tutti gli avevano voltato le spalle e a come era stato male alla morte del padre, ripensò a molte cose e sospirò buttando tutto fuori in quel momento.
- Sono cresciuto chiudendo in un angolo di me stesso ogni boccone amaro senza realizzare quanto grande fosse diventato quel nodo da ingoiare. Ora che in qualche modo gliel’ho ributtato fuori, almeno una parte, mi sento più leggero. Un altro nodo era la mia omosessualità e grazie a te la sto vivendo e sto sciogliendo anche quello. Ma non sai di cosa si tratta finché non affronti le cose. - Tommy sorrise sentendosi stanco e sfinito senza aver fatto tecnicamente niente.