*Ecco qua un altro capitolo, siamo agli sgoccioli e si vede. Un nodo dietro l'altro vengono tolti ed ora è ora che Tommy esorcizzi ancora qualche demone mentre torna indietro con la memoria a quando ha cominciato a stare davvero male, ovvero quando la famiglia di Giulio se ne sono andati. L'amore ha un certo potere e ce ne sono di tanti tipi e sono tutti importanti. Buona lettura. Baci Akane*

24. REDENZIONE



"Adesso fai brillare una luce sulla terra
E scuoti questa polvere d'oro fuori dalla sporcizia
Non ci sono santi accanto a me e nessuna preghiera per guidarmi
A volte il male può fare qualcosa di buono
Il cattivo può fare bene
A volte il male può fare qualcosa di buono
(Piove, il cielo sta cadendo)"

/When bad does good - Chris Cornell/

Tommy si appoggiò alla sua spalla rimanendo lì fermo mentre qualche macchina passava di sfuggita per strada.
- Loro avevano il potere di aiutarvi e rimettervi in piedi subito seduta stante, senza farvi patire nulla. Lo avevano e non lo hanno usato. Quel nodo era davvero bello grande. - Disse deciso ed amaro, con una punta di odio nei loro confronti. - Non li voglio più vedere. Lascerò quella casa, mi prenderò una alla mia portata, farò altro, non userò più i loro soldi. Non so cosa aspettassi, cosa mi ci volesse per estirparli dalla mia vita. -
- Arrendersi al fatto che qualcuno non ti ama e mai ti amerà non è facile. - Rispose per lui dolcemente Giulio, Tommy buttò il mozzicone finito della sigaretta e sospirando si raddrizzò. Giulio lo scrutò sorpreso.
- Non piangi? - Chiese meravigliato. Tommy sorrise.
- Voglio andare da tua madre. Possiamo? - Giulio a quello impallidì preoccupato.
- Adesso? -
Tommy allargò le braccia fingendo innocenza:
- Sì perché? È tardi? - Giulio fece una smorfia poco convinta:
- No no è solo che.... Dopo quello che hai combinato non so che stato d’animo tu abbia e sai... eri molto legato a lei e... - Era una storia complicata che nemmeno loro sapevano definire bene, tutto sommato. Tommy continuò a sorridere prendendolo a braccetto e trascinandolo via da lì, Giulio, perplesso, lo seguì sebbene non fosse convinto.
- Voglio rivederla stasera. Ho ancora dei nodi da sciogliere e voglio fare tutto stasera. Lasciar andare i miei genitori è stato shoccante e terapeutico, non pensavo di esserne capace. Ho sempre cercato di attirare la loro attenzione in tutti i modi e quando ho toccato il fondo sei stato tu a rialzarmi. Mi sarei ucciso, per loro. Ma voglio riuscire ad amare la vita. - Giulio ascoltava i suoi discorsi a ruota libera che tirava fuori senza averlo forse nemmeno mai fatto.
Lo seguì verso la macchina dove l’autista lo aspettava poiché scendendo aveva detto a Gigi di non andarsene, che non ci avrebbero messo molto.
- È bellissimo ma non capisco cosa c’entra con tutto questo rivedere mia madre... lei... insomma, ne ha avute abbastanza nella sua vita ed io non so cosa tu pensi lei ti abbia fatto, ma è mia madre e... - Ed era legittimo che lui fosse apprensivo dopo la sceneggiata a cui aveva assistito, ma Tommy sornione gli prese la mano prima di salire.
- Fidati di me. - Giulio sospirò preoccupato, poi si disse che seppur difficile, doveva farlo. Dopotutto si erano messi insieme in qualche modo, stavano vedendo come poteva andare, ma grosso modo ora erano una coppia.
Alla fine lo fece salire per primo nei sedili posteriori, seguendolo poco dopo, ma il suo silenzio la disse lunga su quanto spaventato fosse dal loro incontro.

La Milano notturna filava via davanti ai suoi occhi, mentre guardava distrattamente altre immagini si srotolavano nella propria mente.
Immagini di bambino.
Volendo risalire all’origine del suo male di vivere, fin dove doveva arrivare?
Quando aveva davvero iniziato a stare male, peggiorando poi lentamente le cose ad ogni passo?
Tommy era arrivato al momento della partenza della famiglia di Giulio, non ricordava prima di quello un istante di malessere irrisolvibile, uno squarcio insaldabile.
Era vero che la sua famiglia era sempre stata gelida, vuota ed insensibile, ma tutto quello di cui aveva avuto bisogno, glielo avevano dato i genitori di Giulio e lui stesso, ovviamente.
Un senso di affetto, benessere, appartenenza. Quella pace che da bambino cerchi, quella spensieratezza, quella felicità.
Era vero che la famiglia Borghi un tempo era benestante ed erano amici dei Giorgi per questo, però era anche vero che l’atmosfera a casa loro sapeva di famiglia vera, respirava amore, semplicità. Si volevano bene. E gliene avevano voluto a lui.
Perciò alla domanda da dove era partito il suo male di vivere, Tommy aveva risposto: con la partenza della famiglia di Giulio.
Da lì in poi non aveva più avuto un oasi sicura dove rifugiarsi, un esempio da seguire, nessun affetto ricevuto. Dopo di loro, il vuoto, il nulla, l’indifferenza.
Aveva cercato in tutti i modi di riprodurre quel senso di benessere acquisito con loro, ma non l’aveva proprio ritrovato. Non c’era stato verso.
Aveva sperato di avere da loro quel che i Borghi gli avevano dato ma non era mai successo.
Arrendersi proprio col ritrovamento di Giulio forse era stato sensato, da solo non ci sarebbe mai riuscito.
“Penso davvero che lui sia nato per salvarmi. Mi dava amore da piccolo ed è tornato per ridarmelo ancora. Non so se lo merito, ma non lo perderò di nuovo.”
Pensando a questo, cercò la sua mano nella sua gamba e la strinse, Giulio sorpreso ricambiò la stretta senza dire nulla, capendo che quell’aria pensierosa era dovuta al nodo che stava per sciogliere.
E sapeva che cosa significava sua madre per lui. Sua madre era stata come la mamma che Tommy non aveva mai avuto sul serio, quella che aveva sempre cercato nella propria.
Sapeva cosa significava rivederla e farlo ora, di sera, dopo aver rinunciato alla propria, poteva essere potenzialmente un disastro.
Non riusciva ad immaginare cosa volesse dirle e come potesse chiedersi di fidarsi.
Dopotutto Tommy era la persona più imprevedibile mai incontrata, non aveva per nulla capito cosa voleva fare prima di entrare in quel locale, quando l’aveva visto farlo ci era rimasto di stucco.
Sperava rinunciasse a quelle due orribili persone, ma non avrebbe mai pensato in quel modo e così presto.
“Forse non vedeva l’ora. La verità è che voleva farlo da anni, ma da solo non ci sarebbe mai riuscito.”
Si sentì importante e si chiese se sarebbe riuscito a deluderlo di nuovo, si sentiva in colpa in qualche modo ad averlo abbandonato a quelle due serpi, ma da ragazzo aveva vissuto con egoismo il proprio dolore, le proprie difficoltà, senza pensare agli effetti della propria partenza sugli altri. Dopotutto loro non avevano voluto aiutarlo, per cui perché pensare a cosa si era lasciato indietro?
Ma alla fine quale potere avrebbe potuto avere un ragazzino di dodici anni?
“Ma poi dopo tutti questi anni stiamo ancora qua a cercare di dare le colpe a qualcuno per le nostre sofferenze? Non sarebbe più facile solo mettersi a vivere, cercare di essere felici? Come è possibile che per essere felici oggi abbiamo bisogno di esorcizzare i demoni di ieri?”
Non lo disse, non sapeva come stava vivendo quel momento catartico Tommy ma voleva che lo facesse come lo desiderava, vivendo ogni pensiero e sentimento quasi isolato.
L’autista accostò all’indirizzo indicato da Giulio, i due dissero di poter andare, avvertendo che non sapevano quanto potevano metterci e che forse l’avrebbero chiamato. Poi scesero.
Giulio era nervoso, non voleva turbare sua madre, ma Tommy gli aveva chiesto fiducia. Non sapeva quanto fosse stabile, dopo le montagne russe di quei giorni però doveva dargli credito.
Tommy scese dall’auto e si fermò davanti al palazzo dove abitava la madre di Giulio.
Il quartiere non era dei migliori, ma ce ne erano anche di peggiori.
Giulio tirò fuori le copia delle chiavi e aprì il portone, fece passare prima Tommy il quale entrò seguendo le indicazioni del compagno, che gli disse di andare all’ascensore con un gesto del braccio.
Nell’abitacolo che si muoveva pigramente, i due rimasero ancora in silenzio. Improvvisamente nessuno sapeva davvero cosa dire.
Era un momento quasi solenne. Tommy stava per rivedere la donna che aveva sempre desiderato fosse sua madre, l’unica che gli aveva mai dato affetto e serenità. La donna che l’aveva abbandonato da piccolo. Aveva dato vita lei alla voragine definitiva?
La voragine l’avevano creata i suoi genitori, ma lei l’aveva sempre richiusa in qualche modo, poi non l’aveva più fatto.
Giulio lo precedette verso la porta dell’appartamento, per strada aveva scritto a sua madre dicendole che stava arrivando e lei aveva risposto che era su a guardare uno dei suoi programmi preferiti, qualunque esso fosse.
Giulio suonò al campanello per poi aprire la porta da solo. Prese un respiro profondo e fece un passo indietro facendo largo a Tommy.
Tommy guardò l’uscio che si apriva davanti a lui e per un momento esitò.
Per un momento si rivide nella sala davanti ai suoi genitori che lo fissavano alteri, gelidi, senza mostrare nemmeno la disapprovazione per il modo in cui si era conciato i capelli o per il cattivo gusto nel vestire d’azzurro e non in nero.
Per un momento si ricordò della sensazione provata mentre tremava parlando davanti a tutti, parlando a loro.
Riprovò la stessa fatica sentita nel parlare e dire quel che meritavano, fare quel che aveva fatto, liberarsi di loro, chiudere definitivamente. Un gesto plateale per non farsi rivedere più. Ed ora era lì, davanti all’altra madre, quella che da piccolo aveva considerato tale e che poi l’aveva abbandonato.
Chiuse gli occhi, respirò a fondo e mise piede in casa.
Era penombra all’ingresso, il suono della televisione accesa. La luce si accese, una figura si fermò ad un metro da lui.
Per un momento nessuno respirò.
I due si guardarono in silenzio, si scrutarono sapendo di conoscersi e trovarono nella loro mente qualcosa che gli rispondesse alla domanda, ma chi era?
Chi era?
Quando lei ritrovò il viso di quel grazioso e dolce bambino irascibile, l’amico di Giulio che per molti anni aveva tenuto con sé come se fosse suo figlio, quello che scherzosamente la chiamava ‘mamma’, si mise le mani sulla bocca impallidendo, tornando tragicamente indietro nel tempo.
Poi Tommy avanzò verso di lei, la prese fra le braccia forte forte, affondò il viso contro il suo collo e pianse.
- Mamma, perdonami di averti abbandonata. Mi sei mancata. -

La botta emotiva si era propagata a macchia d’olio ed in breve tutti e tre si erano messi a piangere, Giulio non si era unito all’abbraccio, era rimasto in parte asciugandosi furtivo le lacrime che gli erano scese sulle guance.
Come in una notte tutto potesse redimersi era un mistero, forse i pianeti erano allineati per una volta.
La mano di Tommy si staccò dalla schiena di sua madre e cercò la sua, Giulio gliela prese e se le strinsero per tutto il tempo che rimasero lì, anche quando poi riuscirono a smettere di piangere e staccarsi, andarono nel divano davanti a quel programma trash e mentre volavano dei commenti cattivi bevendo del thé, le loro mani erano poi tornate ad allacciarsi.
La donna le notò, fra un discorso e l’altro, e trovandole normali sorrise.
Lei l’aveva sempre saputo che un giorno in qualche modo loro due sarebbero finiti così.

I tre dopo il programma e dopo che si furono ripresi un po’ dalla botta emotiva, chiusero la televisione e parlarono tutta la notte di quegli anni separati e di cosa era successo, di come era andata, di come si erano sentiti. Parlarono apertamente come se fosse una terapia di gruppo per troppo tempo rimandata.
Ma le mani di Giulio e Tommy rimasero allacciate sempre.