*Ecco un altro capitolo, ormai siamo alla fine, manca solo l'epilogo. Finalmente è il turno di Giulio di affrontare i suoi demoni, di rendersi conto che quel che lo faceva stare male lo può superare e annullare. Tommy ricambia quel che ha fatto Giulio per lui e mentre sono lì a capire che stanno di nuovo bene grazie uno all'altro, si chiedono come mai è successo ora in quel modo. La canzone che ho trovato è spuntata praticamente mezz'ora prima di pubblicare, ho corretto il capitolo, mi sono detta 'ma questa canzone che testo ha?' e sono rimasta folgorata. Capirete perchè lo dico. Quando si dice destino. Buona lettura. Baci Akane*

25. LA NOTTE DELLA RINASCITA



"E se potessimo parlare
Come se non fosse mai successo?
Tutto ciò che abbiamo perso
Potremmo riaverlo e
Ricominciare da capo prima di non avere più speranze
Ti mentirei se ti dicessi di non sperarlo
Potremmo far finta di niente perché ormai ne è passato di tempo
Da quando ho visto la tua luce
Da quando ti avevo, amico mio
Non mi sento più bene
Se tu fossi qui con me, potrei dire Amen"
- Say Amen - American Authors ft Billy Raffoul -

La vecchia camera di Giulio si era evoluta nel corso degli anni, perché poi dopo che era diventato ballerino professionista ed era rimasto a dormire sempre in posti diversi, era tornato comunque a casa ogni volta.
Tommy entrò curioso guardandosi intorno come la camera ora fosse quella di un adulto senza nessuna caratteristica speciale.
- Ti manca personalità. - Poi rendendosi conto di cosa aveva detto senza filtrare, si girò e si affrettò a specificare. - Come arredamento! Tu vesti come uno nella tua posizione deve vestire! Sei un ballerino famoso, ci si aspetta classe, stile ed eleganza e sei così, ma in una camera tu puoi tirare fuori quello che nascondi... - Tommy aveva spiegato bene nella fretta il suo pensiero e Giulio si stupì di come l’aveva capito bene.
Mise le mani in tasca e si appoggiò alla porta chiusa alle proprie spalle, poi chiese incuriosito:
- E tu conoscendomi come mi conosci ora, come faresti questa camera? -
Tommy si guardò intorno e la visionò, mentre la passava al setaccio con lo sguardo pensava ai tratti più rilevanti della sua personalità ed ai suoi gusti. Conosceva tutto di lui e quel che non conosceva da quando era piccolo lo conosceva ora.
- Sulla parete ci farei un affresco di Nureyev stilizzato, di quelli che ricordano il soggetto ma che non lo ritraggono in modo perfetto. Un chiaro scuro. - Poi si girò. - Farei tutta la camera sui toni del bianco e del nero, però ci metterei degli elementi colorati di spicco qua e là, strategici. - Giulio rimase in silenzio ad osservarlo muoversi per la camera passando da un posto all’altro, mentre indicava qualcosa e spiegava come l’avrebbe cambiata, oppure mentre indicava un angolo e diceva cosa ci avrebbe messo.
Gli occhi gli brillavano mentre lo faceva e si era ravvivato in un attimo, mentre per tutta la sera era stato un po’ spento, comprensibilmente.
Un sorrisino continuò a formarsi soddisfatto nel bel viso di Giulio mentre vedeva quale fosse la sua reale vocazione.
Finita con la camera, Giulio lo sfidò nuovamente per mantenere viva quella sua vena artistica che gli era balenata come un fuoco acceso da una miccia. Sarebbe stato un peccato spegnerlo:
- Ed io? Se io fossi un manichino con il carattere che conosci, come ti piacerebbe conciarmi? - A quella domanda Giulio vide gli occhi di Tommy passare dalla luce ai fuochi d’artificio. Non si fermò a chiedergli perché tutte quelle domande, a lui stavano più che bene. Anzi.
Si piazzò davanti a lui e non dovette nemmeno rifletterci, probabilmente se lo era chiesto già mille volte come ‘conciarlo’.
- Un po’ di barba sul viso, non troppa. Un taglio meno perfetto, che ti sta più naturale, non sempre gestito con qualche diavoleria che ti fa sembrare perfetto. E poi qualcosa di colorato addosso, non tutto, ma sempre un tocco di colore da qualche parte mezzo nascosto. E pastello. Colori pastello. Perché la tua anima è delicata, non è netta. - Quando lo disse, Giulio ne rimase profondamente colpito, lo guardò e sciolse le braccia da incrociate al petto che le aveva messe.
- Sono delicato? - Chiese sorpreso. - Non sono uno che maschera tutto e allontana la gente? - Tommy si fermò finalmente, i fuochi d’artificio calarono d’intensità e lo guardò con un sorriso intenerito, gli sfiorò la guancia:
- La tua maschera di perfezione è bellissima, ma io credo di amare il tuo viso imperfetto che hai sotto. Spero che tu lo voglia tirare fuori. - A Giulio bruciarono di nuovo gli occhi mentre aveva la sensazione di essere appena stato colpito da un pugno.
Lottò per un momento con sé stesso e con le emozioni scaturite da quella affermazione, ma poi si chiese perché trattenere. Così lasciò andare ancora una volta le lacrime e quella volta non cercò di nasconderle. Lo abbracciò e si lasciò avvolgere dalle sue braccia non di certo forti, ma calde e sicure. Braccia molto dolci, tutto quello che in un attimo lo fece sentire meglio.
Sentì di potergli consegnare quell’imperfezione che nascondeva ormai da anni e mentre si toglieva la maschera, fu il suo turno di piangere.
“Dio che notte di redenzione...” Pensò Tommy meravigliato chiedendosi se alla fine un Dio esistesse ed orchestrasse tutto in modo che ogni dolore e sofferenza trovasse un senso in una sola notte di proposito. Perché come poteva essere un semplice caso?
Ma non aveva importanza trovare una risposta a quella domanda.
Lo carezzò ed accolse il suo vero volto, ogni imperfezione lì fra le sue braccia. Tutta la sua fragilità, ogni insicurezza e fatica lì contro il suo collo.
Dall’indomani si rinasceva, ma per una notte, per quella notte, si poteva essere sinceramente fragili.
- Perché ci è successo solo ora così d’improvviso? - Disse Giulio mentre sentiva la sua maschera sgretolarsi. Tommy si strinse nelle spalle. - Perché tu per tutto questo tempo hai cercato di attirare l’attenzione di due persone che non ti avrebbero mai potuto amare e solo ora li hai lasciati andare, solo ora inizi a camminare nella strada giusta, a provare ad amarti? - Tommy chiuse gli occhi mentre il patema d’animo di Giulio gli veniva trasmesso come una scarica elettrica da mille volt. - Perché io affronto le mie verità solo ora, perché non ci sono riuscito prima, perché mi sta bene di provare ad essere me stesso solo ora? -
Tommy non ne aveva idea, ma stringendo la sua testa contro il suo collo, le mani affondate fra i capelli duri per la cera usata per tenerli perfettamente a posto, provò a dire lo stesso qualcosa per fermare quel fiume che ora straripava:
- Perché ci mancava una mano. Ed ora l’abbiamo trovata. -
- Forse il destino esiste davvero. - Disse Giulio riemergendo dal suo abbraccio ,il viso stravolto dalle lacrime, gli occhi rossi e piccoli, più chiaro il suo azzurro. Tommy si sentì male nel vederlo tanto bello nonostante fosse imperfetto per il pianto. - La mano che ci serviva era la prima che abbiamo preso da bambini, separarci uno dall’altro ci ha portato in due baratri differenti ed ora ne stiamo uscendo sempre grazie uno all’altro. - Tommy sorrise dolcemente mentre le lacrime tornavano anche per lui, quelle parole erano troppo belle per essere destinate a lui, ma poi si rese conto che il primo passo da fare era dirsi questo.
- Meritiamo di essere amati e felici. Lo meritiamo davvero. -
“E voglio amare, e voglio farmi amare, voglio essere amato. Lo voglio davvero. Lo merito.”
Finalmente, dicendolo a sé stesso, tolse del tutto quel coperchio che a stento cercava di richiudere tutto nonostante l’acqua fosse già strabordata.
Quell’acqua uscì del tutto, Giulio la raccolse e ad essa aggiunse la propria.
Gli prese il viso fra le mani e lo baciò con dolcezza e passione, quel desiderio di farlo sentire amato, quel desiderio di dargli tutto quello di cui necessitava.
L’amore non era uno schiocco di dita, non bastava piacersi e mettersi insieme per amarsi. L’amore lo coltivavi e cresceva nel tempo, ma cominciare era importante e continuare era ancor più essenziale.
Le loro labbra si fusero, le loro lingue si trovarono e mentre l’emozione esplodeva in loro, camminarono verso il letto. Arrivandoci vicino si separarono, Tommy si tolse la maglia ed in un attimo, con frenesia, siliberò anche del resto dei vestiti. Diverso fu Giulio che con un sorrisino malizioso lo spinse con un dito facendolo stendere sul letto. Fece un passo indietro ed iniziò a sfilarsi pezzo per pezzo tutto quel che indossava. Lento, calmo, sensuale, quasi come se danzasse.
Per scaldarlo e riempire i suoi occhi di una bellezza di cui Tommy non aveva mai abbastanza.
Giulio sapeva come suscitare qualsiasi emozione e sensazione in chi lo guardava, era perfettamente consapevole di come tirare fuori tutto quel che voleva.
Quando si fu sfilato sensualmente anche la biancheria intima rimanendo nudo davanti a lui, serio e con uno sguardo carico di desiderio, gli occhi ancora rossi dal pianto fatto che però erano quasi trasparenti per via dell’esibizione, si avvicinò al letto e salì su Tommy fluido, come se una piuma ricadesse delicatamente su di lui.
Tommy si adagiò giù con la schiena accogliendolo fra le gambe e le braccia aperte, Giulio aderì i loro bacini e mentre le bocche tornavano a baciarsi, altrettanto facevano le loro erezioni. Iniziò a muoversi e strofinarsi su di lui come se fosse vivo, poi scivolò giù lentamente per poi risalire, il tutto senza mai staccare le labbra dalle sue che danzavano insieme sensuali, lente, succhiandosi a vicenda.
Giulio uscì poi dalla sua bocca continuando ad assaggiare lentamente il resto del suo corpo ricoprendolo di baci umidi, fermandosi a succhiare dei punti dove lo sentiva fremere in modo particolare. Tommy presto perse il contatto con la realtà, i brividi troppo intensi e continui lo spedirono in un posto simile al paradiso e quando la sua bocca raggiunse la sua erezione, l’eccitazione crebbe senza freni. Il desiderio stava per esplodere e desideroso di non farlo finire così in fretta, si trovò a spingerlo via e a stenderlo sotto di sé invertendo le posizioni.
Con aria più spumeggiante e maliziosa del sensuale e calmo Giulio, Tommy si avventò sul suo corpo mordicchiando ogni muscolo che sotto i suoi denti e le sue unghie guizzava. Tommy andava matto per il suo corpo e glielo dimostrò assaporando con gusto ogni centimetro, fino a che lo spedì nello stesso posto in cui era appena stato lui grazie alla bocc che si occupò del suo membro duro ed eccitato.
Giulio realizzò una volta di più quanto tutto quello fosse il suo ambiente, quanto gli piacesse profondamente e si trovasse a suo agio nonostante ne fosse scappato da una vita.
Si lasciò totalmente andare ai gemiti sperando che sua madre fosse abbastanza sorda da non sentire.
Ma presto si dimenticò anche che gemeva e quando si sentì vicino all’orgasmo fu il suo turno di staccarselo di dosso e ritornare alle posizioni di prima, Giulio sparì fra le sue gambe occupandosi della sua apertura che fu presto pronta per lui e dopo essersi preparati, gli prese le gambe e se le appoggiò sulle spalle possenti, poi si appoggiò con le mani ai lati del suo corpo e con una spinta decisa e virile entrò. Tommy trattenne il fiato per un lungo momento, poi lo lasciò andare rilassandosi, accogliendolo alla seconda spinta con cui entrò meglio.
Giulio fu subito trasportato via da lì e con Tommy finirono altrove, mentre i movimenti crescevano ed i corpi si fondevano sempre di più. Le labbra a cercarsi mentre i sospiri si mescolavano, le braccia di Tommy alte sulla testa, abbandonato, pieno di un piacere che esplode eccitando ancora di più Giulio. Si lasciò andare definitivamente e dopo alcune spinte più forti e veloci, venne anche lui dentro, riscaldandolo, sconnettendosi insieme.
Rimase fermo e teso per un momento, gli occhi stretti, la testa all’indietro, il corpo un fascio di nervi meraviglioso. Poi si rilassò uscendo e sciogliendo la posizione, si accasciò di fianco ansimante, sudato, i sensi impazziti.
Tommy si girò salendogli sopra, cercò subito la sua bocca e dopo essersi baciati, mormorò:
- Proprio il sentimento che cercavo da una vita. - E mentre si rilassava del tutto carezzandolo dolcemente, Giulio sentiva la paura andarsene via.
Non era vero che non sapeva provare emozioni, non era un freddo ed insensibile essere umano che emulava sentimenti e sensazioni.
Lui provava, provava eccome. Ed ora era felice.
- Ti senti bene? - Chiese Tommy senza ironia. Giulio lo guardò ed annuì, Tommy sorrise e gli sistemò una ciocca dalla fronte sudata. - anche io. - dopo di questo accoccolò la testa contro il suo collo ancora pulsante e rimase a rilassarsi ascoltando il suo corpo.
- Perché prima mi hai chiesto come ti avrei conciato? - Chiese poi come se riprendessero il discorso da dove l’avevano interrotto senza alcuna parentesi nel mezzo.
- Perché ho trovato la tua vera vocazione. - Rispose semplicemente lui guardandolo risalire con la testa dal suo petto e guardarlo curioso. Giulio rise. - Non ti sei mai accorto di quanto sei bravo a  vestire e arredare? Con lo stile in generale. - Tommy lo guardò perplesso.
- Beh, adoro la moda e lo stile ovunque, non ci ho mai fatto caso. Davvero sono bravo? - Giulio sorrise divertito.
- Sei un capolavoro da vedere all’opera! -
Tommy non disse nulla, ci pensò un po’ e poi si riappoggiò riflettendo, mentre si vedeva nel settore della moda in qualche modo.
E mentre lui carezzava quell’idea, Giulio accarezzava lui guardando la camera in cui erano, una povera e umile camera che l’aveva accolto nei momenti peggiori, che l’aveva visto piangere ogni volta e che era stato così anche ora, anche se poi aveva finalmente accolto qualcosa di bello, finalmente. Finalmente era riuscito ad essere felice lì dentro.
Essere nella stanza più umile e povera per due così benestanti e noti ed essere felici e realizzati, era qualcosa di altrettanto perfetto.