*Ecco
un altro capitolo. Giulio adesso si è messo in testa di aiutare Tommy
ed intende farlo in ogni senso e ad ogni costo e non per un tornaconto,
semplicemente vuole farlo e se si mette in testa qualcosa, non lo
smuove nessuno. Tommy però non è pane per ostie e anche se all'inizio
sembra lasciarlo fare, non sarà sempre così facile. Buona lettura. Baci
Akane*
6. PIANO DI BATTAGLIA
"è da troppo tempo che viviamo le stesse vecchie vite
mi sento troppo freddo per vivere e troppo giovane per morire
camminerai per questa via come se fosse lì per essere scelta?
[...]Mi seguirai nella giungla?
non c'è alcun Dio per le mie strade nel cuore della giungla "
/Jungle - X Ambassadors/
Silenzio, Tommy lo
guardò un po’ per capire se fosse serio, la sua faccia lo era, ma
scoppiò a ridere marcato, piegato in due. Poi vedendo che era ancora
serio a fissarlo, lo guardò spaventato ed impallidendo:
- No ma tu sei serio!
Perché vorresti darmi lezioni di ballo? Cioè TU Dio del ballo, creatura
splendida, l’uomo più desiderato del mondo, di sicuro di questo locale,
dovresti, anzi VORRESTI insegnare A ME a ballare?! Una specie di
pantegana rachitica, una checca, un pigro, incostante esemplare di come
si fa ad avere una vita che va a rotoli nonostante la ricchezza!? - La
definizione che si era dato era fantasiosa e severa, Giulio attese
paziente che la smettesse con le sciocchezze e rispose sicuro di sé con
quel sorriso convinto e l’aria di chi non avrebbe mollato.
- Sei dotato, hai un
bel movimento sul cubo. Non ti può far male. E poi vedrai che quando
otterrai risultati ti piacerà, è importante avere una passione, fare
qualcosa di costruttivo per sé stessi con cui possiamo piacerci. E poi
il ballo dà molta disciplina, tu che non ne hai è perfetto. - Tommy lo
ascoltò shoccato e terrorizzato all’idea di impegnarsi in qualcosa in
generale.
- Non ho mai pensato di
ballare davvero, faccio il cubista perché è facile e perché è
divertente e vedo un sacco di strafighi e... - E aveva esaurito le
motivazioni.
- E per farti notare
dai tuoi, ma sai che non lo faranno mai, perciò smettila di vivere in
funzione loro ed inizia a fare qualcosa per te stesso. All’inizio è
dura, ma vedrai che quando impari ti piacerà e se non ti piacerà
pazienza, ma ti sarai impegnato per imparare qualcosa. È l’impegno che
ti serve, l’impegno in qualcosa che, ripeto, dà molta disciplina. Oltre
che poi diventa uno sfogo sano. Ha tante buone qualità. - Tommy
scuoteva la testa incredulo che volesse davvero insegnargli a ballare.
- Guarda che sono un caso senza speranza, mi odierai dopo la prima lezione! -
- Quando succederà
smetteremo con le lezioni e saremo amici lo stesso. - Concluse deciso.
Giulio aveva tutta l’aria di non mollare e sebbene Tommy non capisse
minimamente perché ci tenesse tanto e in che modo imparare a ballare
potesse aiutarlo, soprattutto non aveva idea del perché Giulio volesse
per forza fare qualcosa per lui, alla fine comunque accettò facendo
contento il suo nuovo angelo custode.
“Forse si sente in
dovere perché conosce la mia situazione e da piccoli eravamo amici e
magari stamattina gli ho fatto pena perché piangevo... comunque mollerà
dopo il primo giorno. Tutti mollano con me. L’hanno sempre fatto, lo
farà anche lui!”
- Ok, solo perché così
posso vederti mezzo nudo mentre volteggi come una farfalla! - Rispose
ironizzando per nascondere i propri dubbi e titubanze. Giulio sorrise
soddisfatto e gli tese la mano, come se stringergliela gli poteva
impedire di venire a meno al loro accordo. Un accordo strano.
“Chi diavolo si mette
d’accordo per essere amici ed aiutarsi?” Pensò poi stringendogliela
solo per il gusto di avere la sua bella mano grande e curata nella usa.
Rabbrividendo guardò altrove appena in tempo per veder arrivare i suoi
soliti amici dementi.
Quando lo videro con
Giulio si buttarono su di lui investendolo senza grazia, metà di loro
erano checche, l’altra metà erano comunque gay, uno più discutibile
dell’altro per il chiasso che facevano e la maleducazione con cui si
infilarono subito nel loro discorso, interrompendoli e monopolizzando
l’attenzione.
- Loro sono i miei
amici. - Presentò Tommy con aria imbarazzata e di scuse. Giulio capì
che non era molto fiero di farglieli conoscere e probabilmente nemmeno
di girare con loro, ma tenne bene il gioco e gentile acconsentì ad ogni
esagerazione manesca con cui lo subissarono.
Per fortuna nessuno lo conosceva.
- Noi adesso andiamo da
qualche altra parte a divertirci, vieni anche tu? - Giulio scosse la
testa rimanendo sempre padrone di sé e gentile.
- No no grazie. Per me è tardi. - Gli altri iniziarono a ridere prendendolo in giro:
- Eddai, cosa sei,
Cenerentola? Suvvia principessa, unisciti al lato oscuro della forza! -
Dopo l’accozzaglia di citazioni improbabili messe insieme, Giulio si
alzò guardando solo Tommy, una mano sul braccio.
- Divertiti, ci
sentiamo domani. - Tommy non insistette come gli altri per farlo venire
con loro, felice che avesse rifiutato visto cosa succedeva ora che se
ne andavano da lì.
Non ci teneva a mostrarsi nel suo peggio.
Non sapeva perché lo
faceva, perché si lasciava trascinare nella via della perdizione fra
alcool, fumo e pillole, forse non lo faceva sentire solo o magari si
dimenticava di esserlo. Dimenticava di odiarsi. Oppure poteva farlo
meglio, poteva odiarsi di più.
Sicuramente non gli piaceva farlo, ma non lo faceva perché gli piaceva.
Giulio lo guardò
andarsene per poi lasciare a sua volta il locale, dispiaciuto che Tommy
fosse in un circolo vizioso del genere. Non era difficile immaginarlo,
ovviamente: come poteva odiarsi se non faceva così?
“E gli è andata bene
che gli ho proposto solo le lezioni di danza! Perché volevo proporgli
di stare da lui per un po’! Mi sa che arriveremo anche a quello,
comunque!”
Pensò fra sé e sé felice di avergli almeno strappato quell’impegno che lui sapeva quanto importante fosse.
La danza poteva
salvare, l’aveva fatto con lui ed anche se forse con Tommy poteva non
funzionare, era solo una scusa per poter lavorare su di lui e
mostrargli che poteva fare anche qualcosa di bello e sano e goderne.
Più che altro non
sapeva in che altro modo cominciare, non sapendo niente di lui e delle
sue attitudini, né se poi ne avesse. Perciò buttarsi alla cieca era
tutto ciò che aveva.
“Non mollerò facilmente. So che sarà dura, ma sento che è una cosa che devo fare.”
Anche se poi non sapeva proprio il motivo.
Giulio lo individuò dall’abbigliamento.
Quella mattina aveva un
cappellino nero con la visiera ben calato sugli occhi, occhiali da sole
diversi da quelli già visti fino ad ora, pantaloni di tela col cavallo
al ginocchio grigi e giaccone mimetico.
auricolari, aria di chi non voleva stare al mondo.
Era su una panchina mentre Eric giocava libero ed indisturbato per il parco, come non poteva fare.
Notò che faceva la
cacca ma Tommy non sembrava intenzionato a raccoglierla, così scuotendo
la testa andò a raccoglierla lui, poi si sedette nella sua panchina.
Tommy non lo notò
subito, così si sporse per vedere se dormiva, nessun movimento, così
sventolò la mano davanti agli occhi e lo richiamò.
- Tommy? Dormi? - Lo
vide scuotersi e capì che davvero si era addormentato, Giulio rise. -
Potevano derubarti! - Poi realizzò: - Il tuo cane potrebbe fare chissà
cosa! -
Tommy alzò le spalle muovendo impercettibilmente i muscoli della bocca.
- Peggio per lui! - Mormorò.
- A che ora sei tornato
stamattina? - Tommy aveva gli occhi chiusi, Giulio non lo poteva vedere
visto il cappellino e gli occhiali, però oggi, quarta o quinta versione
di sé, non era male. Se considerava come l’aveva visto conciato la
prima mattina quello stile mimetico era carino.
“A parte che è un tipo
a cui sta bene di tutto, anche un sacco nero... io sarei ridicolo con
tre quarti di roba che mette lui!” Pensò impressionato dalla sua
capacità eclettica di stile.
“Che poi il suo è uno stile non stile in realtà. Non sono molti che possono permetterselo!”
- Credo fossero le sei,
di solito i locali chiudono a quell’ora, ci fermiamo a mangiare la
brioche appena sfornata e poi tutti a casa. - Giulio sospirò sollevato
nel constatare che almeno la colazione la faceva. Forse solo quella.
- E poi dopo due ore il
cane ti sveglia? Ma non ti verrebbe meglio a portarlo fuori prima di
metterti a dormire così non ti sveglia? - .
- Sono troppo fatto
quando arrivo, la brioche asciuga, ma non così in fretta... e poi dopo
la passeggiata torno a dormire. - Giulio non era felice di sentire
quelle cose, ma mascherò bene la propria disapprovazione e senza
rifletterci oltre, arrivò con la prima delle molto proposte a cui aveva
pensato.
Quando si prendeva un impegno lo faceva fino in fondo.
- Se vuoi te lo porto
io al mattino, tanto esco a quest’ora comunque per il mio, non abito
lontano da qua, passo a prendere Eric senza che ti svegli e lo faccio
giocare col mio. - Tommy ci mise un bel po’ a capire il significato di
questa proposta, quando ci riuscì si girò verso di lui, si abbassò i
grandi occhiali scuri con le montature bianche, si sollevò la visiera
con un dito e lo guardò negli occhi mostrando i propri piccoli, gonfi
ed arrossati.
Giulio rabbrividì ma rimase impassibile col suo sorriso convincente:
- Vorresti avere le chiavi di casa mia! - Giulio accentuò il sorriso.
- A meno che non lo
lasci fuori di casa, ma non credo sia una cosa accettabile! - Giulio ci
scherzò su ma Tommy ci pensò davvero.
- La prossima mossa
cosa sarà, proporti di farmi da mangiare? - Giulio non si morse il
labbro, ma sorrise con quel modo che diceva tutto e niente.
“Sembra proprio che
tutti questi anni non siano trascorsi! Mi leggeva bene da piccolo e ci
riesce anche ora! E dire che sono bravo a nascondere!”
Tommy capì che quello era un sì e sbuffando alzò gli occhi al cielo teatrale tornando poi a coprirsi.
- Fa come ti pare,
almeno così posso dormire. - Poi tornò a fissarlo preoccupato. - Non...
non mi sveglierete quando tornate, no? - Giulio pensò che magari
svegliarlo no, però gli avrebbe lasciato una seconda colazione pronta
sul tavolo, qualcosa che facesse anche da pranzo. Poi sulle cene
avrebbe trovato qualche trucco magari invitandosi spesso a cena.
- No, tranquillo. Saremo dei ninja! - Per quanto due cani che si adoravano potevano essere ninja!
Tommy accettò solo per
l’allettante idea di poter dormire meglio, non sapeva che i piani di
Giulio prevedessero anche di fargli smettere con quei giri distruttivi,
allontanarlo da quella gente succhiasangue con cui usciva, fargli
smettere di bere tanto e di farsi e poi, magari, pensare seriamente al
suo futuro, trovare le sue attitudini e spingerlo a realizzarle al di
là della famiglia e di un futuro apparentemente segnato.
Ormai Tommy era nelle mani di Giulio, un Giulio che quando si metteva in testa una cosa, non ne faceva scampare nessuno.
Tommy guardò perplesso
ed imbronciato il piatto davanti ai suoi occhi mentre Giulio guardava
Tommy esterrefatto per l’ennesima trasformazione in poche ore.
- Ancora non ho capito
come diavolo siamo finiti a pranzo insieme! - Poi lo guardò allarmato e
si affrettò a correggersi: - Sono felice di vederti così spesso, eh? È
il pranzo in sé che non mi garba! - Disse con la sua tipica parlata
femminile che faceva ridere Giulio fra sé e sé. Di solito aveva un modo
di parlare poco mascolino, ma si effemminava quando doveva distrarre
gli altri da qualcosa che non voleva notassero, un umore, un gesto, uno
stato d’animo. Per mascherare o deviare di norma lui si metteva a
parlare atteggiandosi, diventava ironico e sferzante, sparava
sciocchezze e parlava effemminato. Giulio aveva capito che era un modo
di proteggersi e non se ne preoccupava molto.
- Beh, dovevi fare una
copia delle chiavi per me, così dopo che hai dormito tutta la mattina
ti ho accompagnato... - Tommy chiuse gli occhi e strinse il bordo del
tavolino del ristorante in cui erano, un bel posticino adatto ad un
pranzo informale. Non troppo elegante ma nemmeno un fast food.
- Lo so come ci siamo
finiti qua! Dannazione Giulio, ci sei o ci fai? - Sbottò seccato,
Giulio rise divertito nel stuzzicarlo. - Voglio dire che mi hai
incastrato, mi hai fottuto! E senza vaselina per di più! - Tanto cosa
serviva nascondere il suo odio per il cibo?
- Allora, regola numero una! - Esclamò Giulio alzando il dito indice davanti a lui. - Per ballare devi nutrirti! -
- Risposta numero uno!
- Scimmiottò Tommy cercando con scarsi risultati di essere virile come
Giulio: - Sei tu che vuoi che io balli! -
- Sono il tuo personal
coach, farai esattamente tutto quello che ti dico e senza discutere! -
Tommy alzò teatrale gli occhi al cielo sbuffando seccato da diva. Per
l’occasione Tommy aveva degli occhiali da vista squadrati che lo
rendevano piuttosto sexy e la cosa buffa era che lui non li aveva messi
per quello, infatti la sua versione attuale era di un normale ragazzo
come tanti. O quasi normale. I capelli biondi ancora lisci dalla sera
prima stavano morbidi pettinati all’indietro, qualche ciuffo cadeva
laterale I pantaloni erano a quadretti piccoli bianchi e neri, anche la
camicia era a quadri, ma più larghi e stava sotto i pantaloni, era di
flanella grigio e blu.
Giulio considerava
quella e la versione di ieri pomeriggio quelle più normali, anche se
tutti quei quadri e quel genere di stoffe addosso a lui, lo rendevano
davvero irriconoscibile.
- Ah ah ah! - Finse di
ridere senza entusiasmo. - Buona fortuna! Io ti lascio fare tutto quel
che vuoi perché contrastarti è più faticoso, tanto mi basta aspettare e
mollerai presto. Mollano tutti! Anche se non ho capito perché ti
impegni tanto con me! Un conto è vederci in amicizia e chiacchierare,
un conto è... quel che stai facendo tu! - Giulio si stupì che se ne
fosse accorto e si guardò bene dal dire quel che d’altro aveva in testa
per lui.
- Bene, vedremo chi si
stufa prima. Perché sono una persona piuttosto tenace e testarda. Mi
ero messo in testa di diventare un ballerino professionista e
nonostante la povertà ed i mille ostacoli ad essa connessa, alla fine
ce l’ho fatta. E non è bastato imparare semplicemente a ballare, per
riuscirci! - Tommy poteva immaginare quanto fosse difficile arrivare
dove era lui. - Lo faccio perché voglio farlo. - Rispose poi evadendo
dal fatto che davvero non sapeva perché lo faceva.