BASKET CASE

"Perché la vita è una sinfonia dolce-amara"

PROLOGO:
ANIMALI DA BARACCONE

"Al giovane la sensazione di vittoria di poco prima scemò di botto mentre si rendeva conto che ad avergliela fatta era stato Bill e che quel diavolo di ragazzo non lo si poteva battere in nessun modo! "

/Basket case - Green day/
L’auditorium era molto grande di per sé ma quella volta era colmo il doppio. Ragazzi stipati ovunque, seduti oltre che sulle poltrone anche sui gradini, strizzati in piedi e fin sotto il palco.
Non era una festa di fine anno ma una semplice cerimonia di apertura nella quale il rappresentante di istituto aveva furbamente chiesto di partecipare alla band più in voga in quel momento.
I Basket Case erano studenti di quella stessa scuola, ma la loro fama aveva dell’incredibile considerando le giovani età. A diciannove anni erano considerati il gruppo del momento, in quell’istituto professionale, e probabilmente dipendeva proprio dal fatto che i membri erano studenti come loro e non VIP famosissimi che non si univano ai comuni mortali.
Certo, non erano una vera band, non avevano pubblicato dei dischi e non venivano pagati da nessuno per suonare, ma erano lo stesso chiamati a in molti eventi e locali della città, spesso addirittura della regione.
Per essere ragazzi di diciannove anni che cantavano canzoni proprie scritte da loro, avevano un successo fuori dalla norma ed anche se erano rock e quindi non commerciali, erano davvero molto pochi, specie nella loro scuola, che non si fermava ad ascoltarli o per lo meno ad apprezzarli.
L’apertura dell’anno scolastico era sempre un dramma, una tragedia a cui tutti avrebbero volentieri fatto a meno di partecipare, ma quell’anno il rappresentante di istituto che era stato incaricato dell’evento, si era detto che tanto valeva indorare la pillola e far iniziare il tragico anno con un po’ di entusiasmo ed energia.
Così detto fatto, aveva chiamato Bill e gli aveva chiesto se avrebbero suonato un paio di canzoni alla cerimonia.
Gli anni precedenti erano stati più che noiosi ma ora ecco lì l’auditorium stracolmo di studenti sorpresi di vedere ancora tutti e tre i componenti del gruppo che teoricamente avrebbero dovuto essere diplomati.
Teoricamente, dal momento che invece erano stati bocciati ed erano ancora lì!
La musica proruppe dal silenzio forte, potente, energetica e rombante. Un paio di giri di note che scossero le pareti ed il pavimento a gradinate, ed ecco la sua voce.
La voce pulita ma potente che sovrastava il caos della musica e delle grida dei molti fan che non riuscivano a trattenersi. Molti avevano atteso tutta l’estate per sentirli suonare ancora, vista la loro sparizione estiva.
I tre inseparabili amici durante l’estate si eclissavano in qualche pazzo giro per l’America durante il quale suonavano in nuovi locali, nella loro città non ne rimaneva traccia.
Le urla non furono abbastanza per coprire il cantante che imperterrito ed entusiasta iniziò a riempire l’aria. La canzone era una del loro repertorio ed ormai anche i muri la conoscevano nonostante i Basket Case non fossero per nulla un gruppo professionista.
I cori si unirono e quello fu solo l’inizio.
L’inizio di un’ora fantastica carica di adrenalina, forza e follia.
Il giovane cantante di chiamava Bill, non era molto alto e nemmeno molto robusto, aveva il suo bel fisico ma era sull’esile andante anche se non era comunque uno scheletro inguardabile. Si manteneva nella media eppure l’energia che tirava fuori mentre cantava non era comune.
Si muoveva come un forsennato per il piccolo palco rendendolo più grande di quello che non fosse in realtà e non si fermava un istante dando letteralmente spettacolo.
In termini tecnici artistici si poteva dire che spaccava tutto pur non lo facesse materialmente!
Il ragazzo aveva i capelli neri che incorniciavano il viso ricadendo sulla fronte spettinati, come se non li avesse mai pettinati in vita sua e se si fosse limitato a scrollare la testa appena sveglio. Gli occhi grigio chiaro erano quasi trasparenti e contornati da un trucco nero pesante di scena che li risaltava incredibilmente. I suoi lineamenti minuti erano da folletto, non era il ragazzo più bello mai visto ma nemmeno brutto. Era un tipo decisamente interessante e ai più piaceva ma non tanto per il suo aspetto quanto per i suoi modi.
Lui era il leder e oltre a cantare faceva spettacolo vero e proprio ma non solo su un palco, anche nella vita.
Per questo era difficile che qualcuno non subisse comunque il suo fascino.
Vestito con dei jeans neri e una maglietta altrettanto nera piuttosto semplice, il punto forte che spiccava era la cintura e le scarpe, entrambe dello stesso colore sgargiante che gli stava addosso come un pugno in un occhio!
Il colore di quell’occasione era giallo canarino, ne cambiava uno per concerto.
Sugli avambracci si vedevano alcuni dei molti tatuaggi che aveva, cosa che lo accumunava agli altri suoi compagni.
Lui oltre ad essere il cantante era anche il chitarrista, infatti mentre correva da una parte all’altra come un matto cantando a tutto andare, impugnava il suo strumento che suonava con maestria e velocità quasi non se ne rendesse conto.
Il bassista, Jake, era più tranquillo rispetto a lui ma spesso e volentieri gli stava dietro quando gli veniva addosso a fare una delle sue solite scene.
Era il bello del gruppo, alto, atletico, muscoloso, braccia con dei tribali ben in mostra e fisico evidenziato da abiti scuri ed attillati, maglia senza maniche, catena al collo, piercing al sopracciglio. I capelli erano biondi e rasati corti, gli occhi azzurri spiccavano anche senza la matita nera e la sua bellezza era tentatrice e maledetta.
Non c’era una a cui lui non piacesse… e che non si fosse portato a letto!
Il batterista di nome Tray era probabilmente quello che solo guardandolo si capiva fosse completamente fuori di testa.
A partire dal colore dei capelli verde acido con la lunga cresta che saliva dritta sulla testa, continuando col trucco nero più pesante di quello del cantante, per concludere coi vestiti… una camicia a quadri verde acido e blu elettrico con un cravattone gigantesco e dei pantaloni lunghi fino al polpaccio che gli stavano orrendamente, tutto in coordinato con la camicia.
A questo si poteva aggiungere la sua stazza robusta e i suoi lineamenti buffi come l’espressione esaltata con cui suonava forsennatamente.
Gli occhi naturalmente verdi erano l’unica cosa che si salvava, a parte la sua indubbia bravura nel suonare con forza e velocità spaventosa la batteria.
Nel complesso non era davvero un bel ragazzo ma probabilmente avrebbe potuto anche essere Mr Universo che la gente sarebbe comunque scappata da lui a gambe levate. Bastava guardarlo per capire che era completamente fuori di testa.
Se il cantante era matto, lui lo era cento volte di più e il bassista per stare con loro non era certo lo stinco di santo di turno… stava tranquillamente dietro ad entrambi senza il minimo problema mettendoci molto del suo.
Inoltre risultava meno sano di tutti se non altro perché stava con due come loro!
Quando i ragazzi finirono il piccolo concerto rappresentato solo da un paio di canzoni rispetto a quelle che di solito facevano in una serata, il rappresentante d’istituto salì sul palco lasciando che il pubblico acclamasse a gran voce i loro beniamini.
Era stato un successo come da lui previsto e probabilmente nella storia della scuola, quello era stato l’inizio-anno più affollato in assoluto!
Dopo che ebbero acclamato a volontà, il giovane di quinta superiore li salutò con entusiasmo, quindi annunciò:
- Come vi avevo accennato prima, mi era stata chiesta la possibilità di farvi qualche domanda così mi è sembrato non ci fosse nulla di male se a farvele fossero direttamente gli interessati… - Ai gesti d’assenso dei tre ragazzi ora vicini accanto al ‘presentatore’, egli chiamò quelli che si erano prenotati in precedenza, un paio di persone fra maschi e femmine.
Questo li faceva apparire più famosi ed importanti di quanto in realtà non lo fossero e non si sentissero loro stessi, ma era come un gioco e gli piaceva da matti, quindi ci stavano senza però atteggiarsi. Ridevano dimostrandosi alla mano oltre che disponibili e profondamente autoironici.
Tutte le domande che gli furono rivolte, sia quelle a carattere personale che quelle a carattere pubblico, ebbero risposta… alcune erano state più interessate alla loro vita privata più che al gruppo in sé, altri invece avevano voluto sapere se c’erano dei CD in vista o cose simili. Solo una ragazza aveva timidamente chiesto se poteva dare un bacio a Bill e lui ridendo glielo aveva concesso porgendole le sue labbra. Un innocente e simpatico bacio a stampo.
L’ultimo a fare la sua domanda era stato un ragazzo i cui modi ricordavano fin troppo Tray il batterista. Cosa preoccupante di per sé. I suoi occhi castani sembravano dire ‘ora ti faccio vedere io’ e alla luce di ciò che fece, quel messaggio parve proprio chiaro.
- Vorrei fare una cosa anche io, allora… - Aveva detto enigmaticamente.
- Prego… - L’esortò incuriosito il rappresentante in piedi fra i Basket Case e il giovane. Questi accentuando quella strana luce nello sguardo si portò davanti a Bill più basso di lui di un paio di centimetri, lo guardò interrogativo ma non intimidito per nulla. Prima che l’interrogato potesse chiedergli cosa intendesse fare, si ritrovò il viso acchiappato dalle sue manone giganti e la bocca spiccicata sulla propria!
Un altro bacio a stampo… ma questo da parte di un ragazzo, per di più davanti a tutta la scuola!
Un’ovazione si levò insieme alle risate anche dei suoi due amici lì accanto. Soddisfatto il ragazzo si separò tornando a fianco, dove era stato prima. La sua espressione ora sembrava dire ‘hai visto cosa ti ho combinato?’.
Bill in un primo momento rimase senza parole e rigido, poi si mise a ridere insieme agli altri mentre l’amico col microfono in mano cercava di sdrammatizzare:
- Ooohh! Hai anche quel genere di ammiratori, Bill, hai visto? Ora dovrai stare più attento! Per par condicio non puoi accettare solo i baci dalle ragazze ma anche dai ragazzi… non puoi discriminare! - l’ilarità era in crescendo, tutti curiosi di vedere la reazione del famoso imprevedibile cantante che, cogliendo la palla al balzo, rispose con un ghigno indecifrabile sul viso:
- Discriminare io?! Sai cosa ti dico? - Si portò dunque davanti al giovane di prima con una certa calma sospetta, quindi aggiungendo: - Viva la par condicio! - fu lui a prendergli il viso fra le mani, tirarlo giù e baciarlo sulle labbra ma questa volta con tanto di lingua. L’altro rimase di sasso a ‘subire’ questo bacio inaspettato e decisamente approfondito, poco fraintendibile e provocatorio davanti a tutta la scuola.
Al giovane la sensazione di vittoria di poco prima scemò di botto mentre si rendeva conto che ad avergliela fatta era stato Bill e che quel diavolo di ragazzo non lo si poteva battere in nessun modo!
Una seconda ovazione si levò fra il pubblico e le persone rimaste sul palco, applausi, fischi e grida fecero quasi cadere l’auditorium mentre alla scena qualcuno commentava dal pubblico:
- Ma allora è gay? -
- Ma no, va pur con le ragazze! -
- Allora è bisessuale! -
- Secondo me è solo fuori di testa! -
- Ma adorabile! -
- Comunque gli sta bene all’altro deficiente… cosa pensava di fare, sconvolgerlo? -
Questi ed altri furono i commenti fra le ragazze, mentre davanti alla porta un giovane che se ne stava per andare si fermò ad osservare straordinariamente interessato.
Era un biondo dai capelli corti che ricoprivano il collo e si spettinavano intorno al viso, come se non avesse mai messo mano al pettine nemmeno lui, ma avevano una certa logica, tutto sommato. Gli occhi erano azzurro cielo, i lineamenti eleganti e la bellezza aristocratica. Sarebbe potuto sembrare un principe se non fosse stato per il modo in cui era vestito… trasandato, con jeans strappati e cadenti, una maglietta di due taglie più grandi, una bandana intorno al collo ed una borsa che strascicava noncurante terra insieme alle scarpe da ginnastica slacciate e rotte.
Un contrasto fra bellezza e trascuratezza che colpiva molti.
Fu incredibile il fatto che si fosse fermato a guardare la scena del bacio fra Bill e quel tipo, tutto pareva sempre scivolargli addosso inesistente. Che concedesse la sua preziosa attenzione a qualcuno fu estremamente anomalo ma tutti erano presi dal palco e nessuno lo notò.
Quindi dopo un po’ comunque si girò e se ne andò senza l’ombra di un’espressione.