CAPITOLO
XII:
QUANDO
LA FOLLIA E’ DI CASA
/Everybody
get up - Five/
Tutto
cominciò in un pomeriggio che prometteva tempesta.
Le
nuvole in cielo correvano sempre di più, scure e minacciose, ed il
vento non andava poi per il sottile.
Sembrava
che tutto si preparasse per una gran bella tempesta ed era vero, ma
nessuno dei Basket Case avrebbe mai immaginato che oltre a quella
portata dalle nuvole e dal vento, su di loro se ne sarebbe abbattuta
un’altra.
Una
di natura ben diversa, sicuramente più ingestibile.
Quando
il campanello suonò e Jake piombò in casa con l’amico d’infanzia
Michael col solito look appariscente, Tray e Bill erano comodamente
stesi sul divano ad ingozzarsi di cibo-spazzatura insieme a rispettivi
gatto e cane. Da un primo sguardo capirono subito che c’era qualcosa
che li preoccupava e sembrava davvero una cosa grossa, infatti Jake
senza aspettare un istante li buttò malamente giù dalle loro pigre
postazioni e cominciò subito a dare ordini:
-
Emergenza, ragazzi! Dobbiamo aiutare Michael a trovare sua sorella! -
Nel modo in cui lo disse chiunque avrebbe pensato ad un elemento di un
certo tipo, facilmente soggetto ai pericoli del mondo.
Tray,
particolarmente sensibile alla questione ‘sorelle da proteggere‘, si
alzò subito scattando come una molla, facendo così correre a gambe
levate il suo enorme gatto rosso obeso.
-
Quanti anni ha? - Nessuno di loro conosceva i dettagli familiari e
privati di Michael sebbene col ragazzo un paio di volte ci avessero
avuto a che fare.
-
Ventitre. -
- E
perché ti preoccupi così per lei? - Fu allora l’ovvia domanda dopo un
secondo di ferma-immagine.
-
No, non mi preoccupo per lei ma per chi la incontra! - Rispose allora
Michael con schiettezza trovando finalmente il tempo per sistemarsi i
capelli blu dove la cera li teneva in origine con una certa precisione
secondo il taglio moderno che aveva, ovvero rasato ai lati e di diverse
lunghezze sopra e dietro. Il vento che tirava fuori era davvero
impressionante per essere riuscito a scombinargli quel capolavoro che
ogni santa mattina impiegava ore a comporre sulla sua apprezzabile
testa.
Tray,
che non sapeva proprio trattenere la lingua, se ne uscì spontaneo:
-
Cos’è, una bestia? -
-
Sorvoliamo! - Borbottò Michael non sapendo come definire la sorella e
rinunciando a ridare forma all‘acconciatura a cui teneva più delle sue
scarpe -e lui alle sue scarpe teneva tantissimo-, fu così che Jake gli
venne in soccorso e mise insieme qualche parola in più:
-
E’ un po’… eccentrica! Diciamo che ha il dono naturale per cacciarsi
nei guai, solo che per tirarsene fuori ne fa di ulteriori. E non è una
che ha vie di mezzo. Non ha il comune senso dell’umano ed è parecchio
pericolosa, se ci si mette! -
Il
commento in coro di Tray e Bill a cui finalmente era tutto chiaro, fu
un entusiastico ed ammirato:
-
Grandiosa! - Era ovvio che già gli piaceva, non avrebbero potuto fare
di lei una descrizione migliore, dal loro punto di vista.
-
Sì, aspettate di vederla… - Replicò Jake ridacchiando avendo per bene
il soggetto in mente.
-
E’ solo che è sposata ed ha due gemelli di un anno e non vorrei che
rimanessero orfani perché la debosciata di madre che si ritrovano
finisce in galera o magari si fa ammazzare! - Poi si corresse: - Oddio,
non che qualcuno potrebbe riuscirci, in effetti… - Infine ghignò non
facendo capire in quale misura fosse effettivamente preoccupato, in
quale seccato ed in quale addirittura orgoglioso di lei: - E’ proprio
una piantagrane! Doveva venire a farsi la vacanza proprio qua? Non
poteva andarsene in Brasile dall‘altra sorella? -
Al
che tutti gli altri tre finirono per ridere e seguirlo fuori di casa
-con tanto di cane ovviamente-, contrastando il forte vento che
continuava a soffiare sotto dei nuvoloni davvero neri in continua
avanzata.
Solo
nel tragitto Jake proseguì la spiegazione:
-
La loro famiglia è un vero casino e lei non è la sua vera sorella è una
di quelle acquisite, ma sono molto legati ed in perfetta simbiosi l’uno
con l’altra! -
Bill
e Tray continuavano ad interessarsi sempre di più a lei e cercando di
figurarsela chiesero:
-
Ma come la riconosciamo? -
-
Oh, capirete subito che è lei! Voi tenete solo gli occhi aperti e state
pronti ad intervenire. - Concluse sicuro e con un mezzo sorriso Michael
mentre puntava subito alla parte malfamata della città, sapendo
perfettamente che poteva solo essere là.
-
No ma dico, vi rendete conto della comicità della situazione? - Fece
poi poco dopo quest’ultimo.
-
Cosa? - Chiesero mentre si guardavano intorno senza sapere bene su cosa
concentrarsi.
-
Noi che siamo i piantagrane risaputi di turno ne stiamo cercando
un’altra per tirarla fuori dai guai. - Bill e Tray risero non
rendendosi conto prima di quel momento che il loro amico aveva davvero
ragione, mentre Michael a quello esclamò spontaneo:
-
Vi rendete conto a che livello è lei? -
Arrivati
nella zona più malfamata della città, decisero di dividersi.
Bill
era in coppia col suo adorato cane labrador quasi più grande di lui,
Tray era con Jake poiché almeno in due sarebbero eventualmente riusciti
a difendersi -certamente il fisico che aveva il secondo a qualcosa
serviva-, mentre Michael era da solo dal momento che lui faceva per
due, in quanto a forza fisica e ferocia. Quello era il suo ambiente,
nessuno avrebbe osato importunarlo senza mettere in conto almeno
qualche osso rotto, specie se si aggirava con quell’espressione cupa.
Bill
inoltre si era separato dagli altri con gran convinzione dicendo che
anche se non aveva la minima idea di che faccia avesse, il suo Belfagor
l’avrebbe riconosciuta subito. Non stava scherzando e ad un certo punto
il piccoletto di statura si mise a seguire il suo compagno a quattro
zampe come fosse lui il padrone che doveva condurre la ricerca.
In
certi momenti, effettivamente, la bestiola pareva più umana e normale
dell’umano.
/
Bboy war - DJ Pablo /
Giunti
in un angolo del quartiere da cui proveniva maggiore confusione -da
cosa potevano essere attratti se non da quello?- Bill riuscì ad
infilarsi abilmente fra la folla radunata a cupola. Sembrava
guardassero qualcosa di estremamente interessante e se c’era qualche
attrazione, lui voleva esserne partecipe.
Con
grande abilità giunse davanti a tutti e finalmente lì poté ammirare lo
spettacolo che piaceva a tutti. A ragione.
Al
centro del cerchio che si era creato, sulle note ritmate, potenti e
scenografiche di DJ Pablo, Bboy war, c’erano due che si alternavano
nella danza in una di quelle che comunemente si chiamavano battaglie di
freestyle.
I
due combattenti si alternavano sulle note della stessa canzone a passi
di break dance dimostrando cosa sapevano fare, con l’intento di
superarsi di continuo.
Sembravano
aver appena cominciato.
Lei
era una ragazza che ad occhio e croce doveva avere intorno ai venti
anni, lo stile era tutto un programma: lunghissimi capelli multicolore
dove ciocche di ogni tonalità si azzuffavano sul capo indisciplinati,
scivolando poi sciolti ed ondulanti. Anzi. Aggrovigliati. Non erano
lisci, non erano ricci, erano una cosa informe ed indefinita, ma molto,
molto appariscente, specie per i sonagli -ebbene sì, proprio sonagli-
appesi su qualche ciuffo. Già solo quello sarebbe bastato, a Bill, per
capire.
Ma
poi notò i vari piercing e tatuaggi, nonché i vestiti più assurdi che
si fossero mai visti. Non era magrissima, aveva decisamente qualche
chiletto di troppo ma non era eccessivo e soprattutto non le impediva
di muoversi veloce ed agile. Indossava dei pantaloni larghi dal cavallo
bassissimo, svariati tasconi laterali, toppe in ogni dove di colori
diversi e catene e lacci che scendevano dalla cintola. Erano tenuti su
da delle bretelle in stile clown rosso acceso e il top era giallo
canarino, una fascetta che copriva tutta la parte del seno prosperoso.
I
tatuaggi più evidenti erano quelli sulla clavicola, sul bicipite e sul
polso, mentre i piercing erano al labbro, al sopracciglio, al naso,
sulle orecchie e all’ombelico -e Bill avrebbe scommesso anche alla
lingua.-
I
suoi movimenti di break dance erano puliti, precisi, velocissimi e
scattanti, ma non era solo questo. Aveva un’agilità ed un’elasticità
non da poco.
Ma
più di tutti ciò che impressionava era la fantasia con cui si inventava
nuove mosse.
Bill
non se ne intendeva ma sentiva i ragazzi accanto che l’osservavano
ammirati commentando che riusciva a fare ogni stile, in quanto non era
solo ‘elastics‘ o ‘power move’ ma anche ‘strong‘ e ‘jump‘. Alla fine
conclusero definendola con un buffo ma alquanto serio e convinto
‘aliens‘
Bill
non ci capiva un H se non che era comunque davvero un portento.
Quando
toccò all’altro ragazzo che dall’espressione si sentiva comunque
superiore per chissà quale motivo, si esibì in mosse davvero
appariscenti che mettevano in evidenza i suoi muscoli e la sua grande
forza. Riusciva a fare cose sulle braccia che lasciavano effettivamente
a bocca aperta gli altri ed era incredibile a sua volta, in modo
diverso da lei che abbracciava un po’ ogni genere, lui era
specializzato in ‘strong’ -sempre da quello che dicevano gli
spettatori- ed in quello era davvero forte.
Lei
però non parve perdersi d’animo e quando fu il suo secondo turno, mise
in campo diverse altre specialità che nessuno aveva mai visto. Cominciò
a muoversi a sua volta sulle mani come se fossero dei piedi e con tanto
di salti e avvitamenti riuscì ad ingarbugliarsi come non avesse le
articolazioni e poi a sciogliersi sempre rigorosamente a ritmo di
musica, mimando espressioni particolari che raccontavano una storia
proprio ballando.
Si
capiva che lei aveva qualcosa in più e Bill ne era incantato, ma quando
lui mise in mostra a sua volta delle cose che lasciarono gli altri a
bocca aperta, cose come un ponte dove non toccava coi piedi il
marciapiede, rimanendo su di un soffio col suo corpo che era un fascio
di muscoli che poi prese a roteare sempre più veloce, sostenuto
unicamente dalle mani.
Concluse
il suo freestyle planandole davanti con aria beffarda, cose tipiche
delle battaglie.
Lei
rise raccogliendo la sfida nella sfida e nonostante lui fosse stato
davvero incredibile, quella volta, non sembrava preoccupata.
Veloce
come un lampo si guardò intorno fra la folla come a cercare un idea e
incontrando Belfagor parve trovarla.
Con
un salto mortale avvitato arrivò in ginocchio davanti a Bill e al
labrador e tendendo il palmo verso il muso del magnifico animale, lo
chiamò con un gesto del capo.
Il
cane cominciò ad abbaiare scodinzolando entusiasta e Bill gli diede un
colpetto sulla schiena per dargli il permesso di andare con lei.
La
ragazza allora saltò di nuovo allo stesso modo e il cane beige la seguì
scondinzolando a sua volta sotto la sua testa. Atterrò in piedi a
cavalcioni della bestiola, naturalmente senza appoggiarvisi.
Il
cane che sembrava un animale da circo abituato a quel genere di cose
assurde, pareva già sapere cosa fare e questo grazie al fatto che Bill
durante le prove col gruppo saltava anch’egli come un matto usandolo
per giocare.
Successivamente
a passi particolari di break, col labrador che faceva degli otto fra le
sue gambe con una velocità ammirevole, si posizionarono in un angolo,
dalla parte opposta a Bill. Il ragazzo parve capire a sua volta cosa
lei volesse fare ed assecondandola lo chiamò con un fischio strano.
Belfagor allora cominciò a correre veloce in tante linee rette
disordinate ed imprevedibili, come fosse impazzito, un po’
circolarmente ed un po’ dritto, passando da una parte all’altra senza
il minimo senso.
In
quello lei si mise a fare le sue mosse che andavano dai virtuosismi
sulle braccia, alle cose snodate, ai salti e alle rotazioni con le
gambe in ‘power move’, sempre rigorosamente incrociandosi col cane che
correva a casaccio come un matto, indovinando sempre le sue
traiettorie, saltandolo oppure strisciandovi sotto con forte ironia.
Sul
finale le prime enormi gocce di pioggia cominciarono a cadere e con
esse la musica finì su di lei che si sedeva in modo provocatorio ai
piedi dell’altro ragazzo e lo invitava a fare di meglio.
Naturalmente
quella fu la fine della ‘battaglia’ e fra gli applausi generali nessuno
ebbe dubbi sul vincitore, seppure lo sfidante era stato davvero molto
bravo.
Ad
esprimere la sua gioia arrivò anche Belfagor che come la conoscesse da
secoli le saltò addosso cominciando a leccarle il viso senza un filo di
trucco.
-
Non vale un cazzo il finale, il cane non lo potevi usare altrimenti
dovevamo concordarci e avrei utilizzato qualcosa anche io! - Sbraitò il
giovane il quale evidentemente non ci stava ad ammettere che alla fin
fine era stata meglio di lui.
Lei,
che nonostante piovesse ed il marciapiede ora era logoro ed infangato
rimaneva a terra a sporcarsi, lo spintonò col piede con fare - a sua
detta- amichevole, e lo schernì bonariamente:
-
Ma piantala! La break, specie quella autentica che nasce dalla strada e
non in una palestra, non ha regole ed è totale improvvisazione. Uno fa
quello che nel momento gli salta in mente! -
Il
giovane evidentemente non era dello stesso avviso e mentre alcuni se ne
andavano, uno fra quelli che erano rimasti la riconobbero:
-
Ma che dici, non è per il cane che non vale! Non l’hai riconosciuta?
Lei è quella che compare in un paio di video musicali! Lo fa per
lavoro, cosa pretendevi, di competere con lei? -
All’udire
la rivelazione lei fece un giro sulla schiena allargando le gambe fino
a farle roteare in modo tipicamente da ‘power move’ ed invece di
rialzarsi fece di proposito lo sgambetto a quello che aveva avuto la
lingua troppo lunga e mentre questi cadeva come un pero, lei si
rialzava seccata:
-
Non avevi altro da fare che far prendere aria alla fogna puzzolente che
ti ritrovi, faccia di cacca? - Sembrava proprio scocciata di essere
stata riconosciuta, ma a quanto pareva né quello a terra né quello
battuto erano d’accordo con la sua filosofia del ‘nessuno sa, nessuno
si arrabbia’, infatti se li ritrovò entrambi impettiti a spintonarla,
uno avanti ed uno dietro.
Lei
cominciò a guardarli male:
-
Bè? Gli omaccioni teste vuote hanno qualcosa da ridire? Cos’è, avete
studiato abbastanza per riuscire ad esprimervi o pensate di usare le
mani per far prima? - Non era ben chiaro il suo livello di intelligenza.
In
fondo era una donna e loro due ragazzi molto seccati che sembravano
intenzionati a darle una lezione, una persona normale se ne sarebbe
andata o per lo meno non li avrebbe provocati a quel modo.
Eppure
Bill si mise a ridere divertito con Belfagor accanto che osservava la
scena con grande attenzione.
La
prima a reagire fu proprio lei, come se non avesse più cara la pelle.
-
Vi faccio vedere come si fa! - Che forse avesse i guai nel sangue? Bill
se lo chiese mentre notava come sembrava aver trovato quello che
probabilmente aveva cercato dall’inizio, ma poi si corresse subito,
osservandola senza la minima intenzione di intervenire visto che lui a
botte non sapeva proprio fare.
Non
se le cercava, nemmeno se ne accorgeva di combinarle grosse.
Fu
così che capì che doveva essere la sorella di Michael.
La
ragazza prima spintonò quello che aveva davanti e poi si abbassò di
scatto facendo una mossa simile a quella di prima, falciando le
caviglie del giovane che, impreparato alla medesima fine di poco fa,
crollò a terra di sedere.
La
pioggia continuava a cadere sempre più forte e fitta e con l’altro che
avanzava schiaffeggiandola, un fulmine si levò nel cielo appena
schiarito dal lampo suggestivo. I volti illuminati come in una
fotografia, subito dopo seguì il frastuono del tuono e lei non parve
nemmeno notare il gesto, probabilmente abituata, infatti senza perdere
tempo a coprirsi la guancia colpita, andò dritta al punto debole
maschile, senza la minima pietà.
Un
gran bel calcio ben piazzato in mezzo alle gambe e lui andò giù al
tappeto lamentandosi ed imprecando contro quella ‘dolcissima
fanciulla’.
Quando
la ‘dolcissima fanciulla’ in questione si girò per vedere che fine
avesse fatto l’altro, si fermò mettendosi a ridere di gusto con le mani
ai fianchi e la posa alla ‘Peter Pan’.
Belfagor
aveva la notevole mascella aperta e digrignata sul collo del ragazzo
che non osava né muoversi né respirare. Non affondava i denti ma un
millimetro solo ci mancava e il ringhio che proveniva dal cane non
lasciava molto all’immaginazione, tanto meno alla speranza.
Naturalmente
né Bill -che l’aveva mandato ad aiutare la gentil donzella- né lei lo
richiamarono ed anzi si chinò e appoggiandosi con un piede all’altezza
dell’inguine, senza premere troppo, poi disse con aria da Signora delle
Tenebre -e conseguente risata-
-
Per vincere una battaglia non serve la bravura. Non conta se uno ci
lavora con quello che fa o no. Contano solo le palle. E tu e la tua
‘amichetta’ laggiù mi pare proprio che non le avete. -
Ora
che l’ascoltava meglio, Bill poteva notare un curioso accento straniero
ma non riusciva proprio a capire da dove venisse, comunque parlava
l’inglese molto bene.
Al
silenzio eloquente del giovane a terra che si stava facendo un bagnetto
sotto la pioggia, lei si alzò e allo stesso tempo Bill fischiò
richiamando il cane che mollò subito scodinzolandogli intorno come
fosse tutto passato.
Il
ragazzo l’accarezzò per fargli i complimenti, quindi la stessa cosa
fece lei per ringraziarlo e lo baciò in mezzo alle orecchie, sul pelo
fradicio.
-
Bravo cucciolo, sei il mio eroe! - Dopo si staccò arricciando il naso:
- Sai di cane bagnato! - Al ché una persona comune avrebbe detto: ‘Ma
dai!? Davvero? Come mai? ‘ con grande ironia, invece Bill disse più
serio e convinto che mai:
-
Strano! - E questo perché semplicemente lui non lo considerava il suo
cane ma il suo adorato fratellone.
-
Come si chiama questo capolavoro di essere umano? - Chiese lei, sicura
allo stesso modo e senza la minima ironia.
-
Belfagor! -
-
Che nome delizioso! - Commentò tornando a strofinare il viso sulla
testa dell’animale che girandosi si era messa a leccarla.
I
tre ignoravano la pioggia sentendosi evidentemente a loro agio ed in
quella breve frazione di secondo, essendo entrambi persone prettamente
istintive, entrarono l’uno nelle grazie dell’altro.
Dopo
un po’ di smancerie cucciolose dove a lei non importava di imbrattarsi
di pelo di cane bagnato e saliva, Bill tese la mano:
-
Tu sei la sorella di Michael, vero? Io sono Bill. Mi ha mandato a
cercarti. Era preoccupato ed ora ho capito perché. - Non aveva dubbi
che fosse lei ed infatti alzandosi gli strinse la mano strofinandosi il
mento con l’avambraccio in un modo tipicamente maschile, finendo poi
per sistemandosi i capelli dietro alla schiena che tintinnarono dopo
averlo fatto tutto il tempo durante la danza.
-
Sì, sono io. Astrid. Michael deve solo che stare zitto, il criminale di
famiglia è lui! - Per il ragazzo era normale un discorso simile, ovvero
che anche se non avevano veri legami di sangue i due si considerassero
fratello e sorella ugualmente.
Tanto
meno si scandalizzava se chiamava Michael criminale!
-
Cercavo il cimitero! - Esclamò Astrid ricordandosi da cosa era partito
tutto.
-
Ti ci porto io! - Bill ovviamente non pensò bene di chiedere come mai
si fosse allontanata da suo fratello, né tanto meno perché non usasse
il cellulare o se avesse intenzione di tornare da Michael;
semplicemente, senza chiedere delucidazioni di alcun tipo o vederci
niente di male in quel che aveva fatto fino a quel momento, si
incamminò conducendola fuori quartiere.
Del
resto nemmeno lui aveva mai capito a cosa servisse il cellulare visto
che lo teneva sempre spento, ma questo era stato un errore dei suoi
amici: lasciarlo solo nelle ricerche era stata la cavolata più grande
di tutta la giornata. E di cavolate ne erano state fatte!
/Holiday
- Greenday/
La
camminata proseguì in tutta calma, a nessuno dei due venne in mente di
ripararsi e aspettare che la pioggia finisse, continuavano come se
fosse normale passeggiare e farsi chilometri verso il cimitero sotto
una tempesta simile, fra lampi, tuoni, fulmini e saette. Per non
parlare del vento forza dieci che soffiava quasi da trascinarli via!
Il
cane, infatti, pareva fare attenzione al suo padrone, spaventato che
potesse davvero volare via da quanto era leggero.
-
Allora, Bill, cosa fai nella vita? - Ad Astrid, se era di buon umore,
non mancava di certo la parlantina. In quel momento lo era in modo
particolare.
-
Canto! - Lo disse senza la minima esitazione, come se fosse già un
professionista. Lei si illuminò cominciando a saltellare come una
bambina:
-
Sì? Io adoro cantare! Sarò stonata ma amo la musica e conosco ogni
canzone esistente, perfino la lirica. Bè, la lirica è per colpa di mio
marito, è a lui che piace e di conseguenza ho dovuto accettarla. Del
resto era meglio lui! Tu cosa canti? Io prediligo il rock! Sai che
quando sono sola canto sempre? E se posso anche ballo. Non importa dove
sono, lo faccio, non me ne frega! -
Bill
per un momento ridendo come un matto si trovò a pensare se lei non
fosse la sua stessa versione al femminile. Si chiese anche perché fosse
arrivata così tardi… conoscendola prima del suo matrimonio, magari,
avrebbero potuto conquistare e distruggere il mondo insieme!
-
Anche io di tutto ma prediligo il rock, infatti è il genere che canto.
Ho un gruppo con Jay e Tray, Tray lo conoscerai dopo, è fuori come un
satellite! Comunque anche io amo muovermi tantissimo quando canto,
infatti quando faccio i concerti salto di continuo. Anche se sono fuori
canto, lo faccio sempre, in ogni momento. Mi trasmette quella gioia di
vivere che se ti guardi intorno sembra perdersi in qualche tombino
fognario. - Anche Bill a livello di parlantina non era male, infatti
gareggiava tranquillamente con lei mentre percorrevano le vie
camminando -Dio solo sapeva perché- in mezzo alla strada. La fortuna
era che non c’era anima viva vista la zona tranquilla.
- E
cantami una tua canzone, dai! - Esclamò allora lei tornando a
saltellare come avesse energie inesauribili.
Il
ragazzo non se lo fece ripetere e lieto di potersi esibire in qualcosa
che gli piaceva, intonò con una notevole potenza vocale una delle sue
canzoni più famose, ‘Gioia di vivere‘. Sicuramente la più adatta ad una
forza della natura come lei. Appena Bill cominciò -e nonostante la
confusione della tempesta intorno a loro lo si sentiva perfettamente lo
stesso- la ragazza cominciò in tutta risposta a ballare sotto la
pioggia, evidentemente qualcosa che adorava in modo particolare.
Non
si fermarono, continuarono ad avanzare, e Astrid lo faceva a passi di
danza, questa volta hip hop visto che non poteva fare acrobazie senza
musica effettiva.
Dopo
la serie di ruote, lui concluse e lei gli spettinò i capelli
complimentandosi entusiasta:
-
Fantastico, guarda che hai talento! Farai strada, fidati! Sai chi mi
ricordi? Billie Joe Armstrong, quello dei Greenday. Hai un genere che
lo ricorda molto. Hey, ti va di cantare qualcosa di loro? Io li adoro!
- Passando di palo in frasca, seppure effettivamente con un certo
collegamento, lui non perse tempo e scotolando la testa come un cane -e
notare che Belfagor non lo faceva-, intonò Holiday.
Sicché
già di suo la canzone era bella potente e con una carica energetica non
da poco, i due la fecero gridando e saltando, ognuno con acrobazie
eccessive.
Si
trovarono addirittura a saltare fra le macchine, ad un certo punto, con
il cane sul marciapiede che abbaiava richiamandoli preoccupato. I due
parevano completamente impazziti fino a che il destino non decise di
incentivarli facendo loro incontrare, proprio sul ritornello, una
macchina parcheggiata.
Certamente
non era una decapottabile come quella del video, però si accontentarono
ed immaginando che lo fosse e che corresse all’impazzata, salirono in
piedi sul tetto in perfetta sincronia, cantando e muovendosi con le
braccia come facessero surf. Il vento era magnificamente contro e per
stare effettivamente saldi dovevano fare forza sulle gambe piegate, ne
furono ulteriormente caricati sentendosi Billie Joe Armstrong più che
mai.
Alla
fine, concludendo, saltarono giù sempre in perfetta sincronia,
completamente privi di sanità mentale.
Ridendo
come matti, sentendo delle urla sospette -di certo il proprietario
dell’auto- cominciarono a correre veloci cercando tutte le pozzanghere
di proposito per schizzarle come facevano i bambini ed infangandosi.
Dopo
una lunga corsa dove persero il fiato, i polmoni ed anche qualche altro
organo lì nei dintorni, corsa dove non avevano fatto caso a dove erano
andati, Bill finalmente si fermò e si guardò intorno storcendo la
bocca, poi dopo un paio di secondi disse schietto:
-
Mi sono perso! Cioè, da qua non so proprio arrivarci al cimitero. - Poi
diede un’altra occhiata attenta, un fulmine arrivò lì vicino facendoli
saltare e con quello il ragazzo parve illuminarsi davvero:
-
Ma so dove sono, dietro quell’angolo c’è un mio amico, lui magari ci dà
una dritta! - Sì, perché accendere il cellulare e chiamare Michael e
Jake era troppo ovvio e semplice!
Astrid
alzò le spalle e come non ci fosse il minimo problema e fosse tutto
perfettamente normale, replicò:
-
Grande! Come si chiama? -
Ed
in quel momento un altro lampo li illuminò in stile fine del mondo, ma
l’espressione di Bill era davvero preoccupante. Anzi, più che
preoccupante era davvero da brivido.
-
Evan! - Il resto dei mille nomi non li aveva mai memorizzati, ma anche
ad Astrid, che era tonta come poche, capì che doveva essere qualcuno di
particolare per come l’aveva detto e la curiosità parve il fulmine
stesso che sembrava doverli colpire ogni volta che scendeva giù dal
cielo.
-
Voglio conoscerlo. - Come se gli avesse già raccontato di lui vita
morte e miracoli.
Certamente
fra simili ci si capiva subito.
Alla
fine fu il guaito di Belfagor a farli tornare in loro:
-
Credo che sia il limite di sopportazione di questo fenomeno da circo. -
Disse Bill distraendosi mentre allargava le braccia facendovi saltare
su il cane il quale, nonostante la stazza, saltò in groppa somigliando
ad un sacco di patate.
Bill
dimostrò una forza non da poco, per la corporatura esile che aveva
-evidentemente la tirava fuori solo per il suo adorato cane- e
portandoselo con sé, spiegò:
-
Come tutti i cani odia i temporali, ha resistito perché lui è bravo ma
sta morendo d’infarto. Ora prima di tutto aspettiamo che ‘Apocalypse
now’ cessi, così lo asciughiamo, non voglio che si ammali, e poi ci
facciamo portare al cimitero. - Che poi stesse venendo sera non
contava, come non contava che il cane era più importante di loro e che
non era il solo a rischiare di ammalarsi o che fosse il doppio più
pesante di Bill che se lo portava in braccio.
Proprio
arrivati davanti al cancello che sembrava rubato dalla Reggia di
Versailles, uno scappellotto a testa li fermò.
-
Debosciati del cazzo, avete litigato coi cellulari o con il cervello? -
Il rimprovero scorbutico veniva da Michael, il proprietario della mano
che aveva poco gentilmente picchiato i loro crani.
Astrid
e Bill si girarono e stupiti della loro presenza, parvero ricordarsi di
loro solo in quel momento.
-
Ah, ciao! È vero, la cercavate anche voi! Pensavo vi foste dimenticati!
- La faccia tosta era di Bill.
Jake
e Tray non poterono che ridere mentre Astrid per chissà quale arcano
motivo si stava arrampicando sull’altissimo ed elaborato cancello
elegante.
Michael
non ebbe così tempo di dirle di tutto per essere scappata a quel modo
senza avvertirlo che dovette già rimproverarla per un‘altra cosa,
sentendosi strano ad essere così responsabile e serio. Non era davvero
da lui e Jake stesso che lo conosceva da quando era nato non se ne
capacitava.
-
RAZZA DI SCIMMIA ACROBATICA VESTITA DA CLOWN, CHE CAZZO FAI? VUOI
FINIRE IN PRIGIONE PER VIOLAZIONE DI PROPRIETA’? -
Astrid
allora si fermò a mezza altezza e girandosi rimase appesa con una mano,
i piedi artigliati alle sbarre come fosse veramente una scimmia. Gli
altri risero e lei più convinta che mai rispose calma:
-
Vado dall’altra parte! Bill conosce quello che sta qui, così ci darà
ospitalità finché 'The day after Tomorrow' non cesserà. - Un modo di
parlare tremendamente simile a quello di Bill che Tray non poté non
notare, infatti sgomitando Jake disse:
-
Sono identici! - Il che garantiva spettacolo assicurato.
Michael
sospirò portandosi i capelli all’indietro, ormai il suo magnifico
taglio era andato a quel paese e le ciocche gli stavano appiccicate sul
viso ricadendo disordinate.
-
Esistono i campanelli, fenomeno da baraccone! - Disse sovrastando un
tuono potente che irruppe poco distante da loro facendo guaire il cane
tutto abbarbicato su Bill che stava per cadere. Jake vedendolo in seria
difficoltà glielo prese e in contemporanea Michael agguantò la caviglia
della sorella e strattonando poco gentilmente la tirò giù di forza. La
ragazza cadendo si aggrappò alla prima cosa che le venne sotto mano,
ovvero i jeans firmati e strappati del fratello.
Tirò
cadendo comunque con una gran culata sul marciapiede e si portò dietro
un pezzo dei vestiti di Michael che rimase esattamente con una gamba
intera -strappi a parte- ed una tirata via all’altezza della coscia.
Sommariamente
un gran bello spettacolo, viste le gambe da modello che si ritrovava il
giovane che si guardò alzando tranquillamente le spalle. Pensando che
così erano meglio di prima, si scrollò la sorella dai piedi e dopo di
ché invitò Bill a suonare quel maledetto campanello ignorandola
completamente.
Che
Dio ce l’avesse con il povero innocente Evan?
Una
cosa era certa, nessuno avrebbe dimenticato mai quel giorno.
_________________________
PS: ebbene sì, questa Astrid è proprio la stessa di Till i collapse!
Crossover fra mie fic!