CAPITOLO II:
FUORI DALLA PORTATA

“- Le piace distinguersi e secondo la sua mente contorta quello è uno dei modi per farlo. Stare con chi nessuno starebbe mai e poi mai! - “

/ I think i’m paranoid - Garbage /
Nella classe, la prima ora di lezione c’era uno strano, insolito ed innaturale silenzio e il motivo era presto detto… forse per l’unica volta nella loro storia, Bill dei Basket Case stava zitto ed attento a qualcosa, obbligando quindi gli altri due amici a fare altrettanto. La conseguenza fu un generico silenzio che mai nelle classi frequentate da quei tre si era udito.
Erano appena al secondo giorno di scuola e il professore intimidito da quell’insolita presa di posizione, sospettando qualcosa da parte di quegli alunni solitamente esagitati, iniziò l’appello.
La sua voce quasi rimbombava fra le mura.
Come mai il celebre e popolare Bill voleva fare tanta attenzione?
La voce esitante dell’uomo pronunciò uno per uno nome e cognome degli studenti, seguendo il consueto ordine alfabetico. Ognuno rispose il proprio ‘presente’.
William Avery detto Bill, Jake Samuel Forbees Brant a volte soprannominato Jay o Sam i cui due cognomi erano uno più famoso dell‘altro, e Tray Corley chiamato anche It per una serie di motivi uno più interessante dell‘altro; questi i primi tre dell’elenco che anche dopo essere stati nominati non si misero a parlottare fra di loro come al solito, fu così che si poterono udire chiaramente per la prima volta i nomi di tutti gli altri.
Giunti all’ultimo, Bill si drizzò sulla sedia, quindi tendendo con cura l’orecchio girò lo sguardo dall’altra parte della propria ultima fila dove i tre erano sistemati.
- Ed infine Evan Edward Joshua Von Zoy. - Tre nomi e cognome importante, straniero, anch‘esso parecchio conosciuto in giro.
Lui e Jake potevano gareggiare in quanto a nomi lunghi!
Quando la voce fine, lontana, flebile e monocorde che pochi avevano sentito, rispose il suo ‘presente’, gli occhi grigio chiaro di Bill brillarono puntandosi su quelli azzurri del giovane che aveva appena risposto. I suoi capelli biondi che coprivano morbidamente il collo, ciocche disordinate che stavano per aria sulla testa ed altre che scendevano giù più lunghe intorno al viso e sulla fronte. La pelle chiarissima, due ombre sotto gli occhi indici di una notte insonne, bocca ben disegnata, lineamenti regolari, eleganti e quasi femminili. Bellezza nobile mozzafiato, l’idea che dava di sé era quella di un principe nonostante si conciasse da ragazzo di strada, con abiti trasandati, larghi e trascurati.
“Evan…” Bill si ripeté il suo nome nella mente, quindi come se il suo sguardo fosse richiamato dal proprio, i loro occhi si incrociarono da una parte all’altra della classe ma nella stessa fila. In quello il moro non ci pensò nemmeno e come se l’avesse proprio voluto, gli fece l’occhiolino ammiccandogli allegro. Evan non fece alcun cenno e non mosse nessun muscolo, ma Bill poté affermare la propria impressione iniziale.
Era davvero un ragazzo molto bello.
Solo Jake notò questo particolare saluto di Bill, l’amico non ne riservava di simili a nessuno, ad eccezione di loro due ovviamente. Capì subito che era rimasto colpito e che quel misterioso biondino doveva essere proprio il quasi suicida del giorno prima.
Stupito di vederlo vivo, nonostante le premesse raccontate dall’amico, si avvicinò a lui chiedendogli sotto voce:
- Alla fine hai avuto ragione… - Bill distolse lo sguardo da quello di Evan poiché ormai non lo guardava più, quindi lo posò sull’altro accanto e capendo a cosa si riferisse, rispose brillando di luce propria:
- Era ovvio! -
“Mica tanto… hai fatto la scommessa più azzardata della tua vita, amico mio!”
Ma questo pensiero se lo tenne per sé.
Però, si disse anche poi pensieroso, se Bill non avesse agito in maniera tanto imprevedibile, insolita ed incosciente, quel tipo depresso si sarebbe sicuramente buttato. Non poteva esserne sicuro, ma provando a rifletterci da esterno si immaginò nei suoi panni.
Deciso ad uccidersi non si sarebbe mai fermato a meno che qualcosa o qualcuno non l’avesse davvero colpito nel profondo e per questo non bastavano quattro patetiche parole improvvisate e messe in croce, cariche di ipocrisia.
Tutto sommato, concluse interdetto, la reazione di Bill poteva essere stata proprio quella più vincente anche se incosciente da morire.
Lui non sarebbe mai riuscito ad attuarla, al posto suo, quindi fu contento che in quella situazione scomoda si fosse trovato l’amico matto e non sé stesso.
- Ehi, facciamo un sondaggio per sapere chi ha il nome completo più lungo? - Disse invece ridacchiando Tray riferendosi ai due che ce l’avevano decisamente lungo.
- Dev’essere di razza… - Mormorò Jake divertito dall’idea di scoprire se ci fosse qualcun altro il cui elenco nominativo era più infinito del proprio. Era certo che Von Zoy era al pari se non addirittura superiore a Forbees e Brant. Se non aveva sentito male i Von Zoy erano pure imparentati con qualche nobile straniero europeo del nord. Forbees, il cognome di sua madre, e Brant, quello di suo padre, erano di famiglie molto ricche e affermate. Unendosi avevano fatto di lui uno dei partiti più richiesti in circolazione. E lui ne aveva approfittato da subito!
Si chiese per un attimo se quell’Evan potesse essere un potenziale rivale, ma ad un’occhiata più attenta capì che così non poteva certamente essere. Da come si conciava ed ignorava il mondo era difficile gli interessassero quel genere di cose. Senza considerare che aveva cercato di uccidersi!
- Ora invece vorrei presentarvi una nuova compagna di classe, ieri non c’era. Prego, alzati e presentati pure da sola. - La voce dell’insegnante, dopo l’appello, prese di nuovo la parola parlando di una nuova ragazza. Alla sua esortazione l’attenzione di tutti, ancora in strano e religioso silenzio, fu sulla figura in prima fila che si alzò in piedi e andando accanto alla cattedra si mostrò a tutti nella sua interezza.
Era una ragazza molto carina resa bella da come sapeva tenersi e curarsi bene. Non era quella bellezza mozzafiato che toglie il respiro, ma era ugualmente un bel tipo e questo nessuno lo mise in dubbio.
I capelli rosso fuoco erano lisci e lunghi fino a metà schiena, leggermente scalati, con un po’ di frangia  sulla fronte spaziosa.
Carnagione chiara, occhi verde bosco, bocca a cuore, lineamenti regolari, molto magra, vita stretta, curve per nulla generose. Era vestita con molto gusto, jeans strettissimi a vita bassa che aderivano alle gambe snelle come una seconda pelle, stivali lunghi fino al ginocchio in pelle nera con pochi centimetri di tacco che però davano lo slancio necessario, maglietta attillata a maniche corte con uno scollo a V non esagerato, color azzurrino.
Tutti la guardarono per bene ma quello che la passò ai raggi X fu Jake.
“Seno e sedere scarsi ma non ha molta importanza… il resto è decisamente a posto! Proprio un tipo niente male…”
Finì di ‘visionarla’ con un sorrisetto malizioso sulle labbra di natura sensuali.
Se qualcuno avesse notato la sua espressione ne sarebbe rimasto decisamente ammaliato. Quando adottava quella nello specifico era difficile  che le ragazze non sospirassero sognanti.
Fra i tre Basket Case lui era il più bello e fisicamente desiderato. Era anche quello che collezionava di più ragazze.
Gli altri due lo prendevano in giro dicendo che se gli avessero vivisezionato la testa ci avrebbero trovato dentro solo ‘ due tette ed una fi*a’, loro testuali parole.
Lui non smentiva poiché era vero… ad eccezione della musica, sembrava vivesse per il sesso!
Non c’era una, fra quelle che lui aveva voluto, che poi non aveva effettivamente ceduto a lui. La sua sensualità naturale era un dono che non molti avevano, poi bisognava dire che lui sapeva aumentare la sua carica erotica come niente.
- Sono Lowell Finnes, mi sono trasferita da XXX, là frequentavo lo stesso corso, ho 19 anni. -
Spontaneo Jake non si fece sfuggire l’occasione di dire qualcosa per farsi notare subito, quindi chiese la prima cosa che gli venne in mente:
- Sei stata bocciata anche tu? - Se avesse solo perso un momento per conoscerla appena meglio, si sarebbe reso conto che quella domanda era del tutto sbagliata, per una come lei. Come se lo volesse congelare, gli lanciò uno sguardo freddo come il marmo e lui si sentì attraversato da un insano disagio.
- Si. - Un sibilo più che una risposta vera e propria.
- Non era un’accusa, solo una domanda come un’altra. Anche io sono stato bocciato l’anno scorso, capita! - Il fatto che avessero due cose in comune, però, gli piacque subito. Età e bocciatura!
- Io sono stata bocciata in prima superiore al liceo artistico. Non era esattamente il corso adatto a me. Dopo che ho cambiato genere non ho mai perso un anno. - Lo disse come a puntualizzare una questione fondamentale. Lei non era una ripetente qualunque come lui che, a giudicare da come ora lo guardava, lo vedeva alla pari di un perdente!
L’aria di superiorità venne a galla in un istante e tutti capirono al volo che tipo fosse.
Inarrivabile!
Non lo degnò oltre, ma lui non mollò e rispose a sua volta con tranquillità ed un tono amichevole.
- Ottimo! Allora sei meglio di me… io sono stato bocciato l’anno scorso perché pensavo più alla musica che alla scuola! - Voleva che si ricordasse di lui, che entrando in classe lo notasse ogni volta, che pensasse alla loro discussione.
Lowell tornò a posare il suo saccente sguardo su di lui e rispose con lo stesso tono freddo e altero:
- Io non me ne vanterei! - Colpito e affondato!
Prevedendo tempesta, il professore decise di prendere la parola per calmare gli animi che gli parvero fin troppo battaglieri:
- Lui è Jake, fa parte dei Basket Case. Ieri non c’eri e non hai potuto sentirli… sono un gruppo rock piuttosto popolari in questa scuola ed in città. Gli altri due sono Bill e Tray, seduti vicino a lui. Mi auguro che quest’anno vi ricordiate che la scuola viene al primo posto… - Fece finta di ammonirli come se potesse valere qualcosa. Sapeva che non lo avevano nemmeno ascoltato.
La ragazza lo guardò come per dire ‘e a me cosa importa?’, ma non proferì parola rimettendosi a sedere.
Da lì tutti, nessuno escluso, pensarono che fra quei due sarebbe stata guerra aperta ma se per lei potevano avere ragione visto il disprezzo aperto che provava già per lui, Jake non era dello stesso parere.
“Sarà mia!”
Ma non aveva idea di quanto si sbagliasse!

Nell‘intervallo, come ad ogni altro, Bill, Jake e Tray si trovarono seduti negli scalini dietro alla scuola, un angolo per stare tranquilli senza mille persone ad attorniarli e interromperli.
Tutti e tre a fumare, appoggiati coi gomiti dietro di loro, scomposti e a loro agio, stavano parlando della nuova arrivata.
L’espressione di Jake era una specie di capolavoro. Quel sorriso carico di malizia sembrava discorrere per lui e ne diceva, di cose…
Profondamente divertito da quel che vedeva, Bill lo toccò col ginocchio e ghignante chiese interessato:
- Stai pensando che è tosta? - Ma questa volta fu il suo turno di essere sorpreso, Jake superò le sue aspettative rispondendo senza cambiare tono:
- No, sto pensando a come dev’essere farlo con una col cervello! - La risata che si levò fra gli altri due indicò che, tanto per cambiare, erano perfettamente d’accordo con lui!
Fra sbuffi di fumo e versi digestivi poco fini che per fortuna sentivano solo loro, si misero a parlare di Lowell e di quel che avevano percepito di lei in quel poco che si era esposta. Improvvisamente quella ragazza era diventata la cosa più interessante su cui disquisire.
- Sopporterai una con la puzza sotto il naso? - Gli chiese Tray curioso.
- Ho sopportato di peggio… - Rispose Jake alzando le spalle indifferente.
- E’ vero… certe oche non me le faccio nemmeno io… - Si inserì Bill stranamente serio sembrando una persona come tanti altri.
- …da sobrio! Non hai concluso la frase! - Aggiunse allora il biondo con un altro ghigno sadico ricambiando il colpetto col ginocchio.
Bill non era ai livelli dell’altro, ma non era certo un Santo. Gli piaceva il sesso in abbondanza, anche se non era un bisogno come lo era per Jake.
La differenza, oltre alla minore quantità, era anche la bisessualità del moro. Il biondo invece era totalmente e irrimediabilmente eterosessuale, non c’era verso che fosse attratto anche solo da un dito che fosse maschile!
Bill, come aveva ampiamente dimostrato in pubblico il giorno prima, non si faceva problemi anche coi ragazzi, solo che fino al loro concerto d’apertura erano solo state voci metropolitane. Ora erano conferme vere e proprie!
- Rimane la domanda! Quella ti detesta… è una santarellina, una purista… vedrai che è vergine e che non ha mai visto gli uomini nemmeno in cartolina! - Riprese quindi Bill appoggiando la nuca sul gradino dietro di sé e osservando distratto il fumo grigio che si disperdeva in fretta nell’azzurro cielo terso.
- Si, una casa, chiesa e studio! Sei sicuro di voler fartela? - Si accodò Tray ridacchiando e stendendosi di lato sorretto dal gomito.
- Certo! Non ho mai provato questo genere! E poi è bello ‘aprirle’ per la prima volta! Non sarà male! - Rispose tranquillo e facilone il bello e sexy ragazzo dai radi capelli biondi. Si stiracchiò tendendo i muscoli evidenti delle braccia nude, quindi corse con gli occhi sul giardino davanti a sé cercandola.
Da dove erano messi gli altri non potevano vederli ma loro, al contrario, potevano vedere tutti.
- Per me è una bella sfida! -
- Macché! Sarà facilissimo! Non aspetta altro che qualcuno la si faccia! - Il loro linguaggio non era dei migliori, specie per quanto riguardava l’argomento ‘ragazze’ e ‘sesso’. Non si facevano problemi ad usare certi termini e definizioni poco rispettose, in quel senso erano degli autentici stronzi e primo fra tutti Jake, specie considerando cos’erano per lui le donne.
Semplici passatempi, tutt’al più sfide!
- Non ne sono così sicuro… - Bill stranamente non era d’accordo e pensieroso, continuando a fissare estraneo il cielo, espresse le proprie idee.
- Perché? - Jake lo conosceva, se c’era una cosa da sapere su di lui, oltre al fatto che fosse imprevedibile, era che il suo istinto era particolarmente sviluppato e difficilmente si sbagliava. Bastava vedere che era riuscito a salvare Evan in un modo totalmente incosciente!
- Non so… è una sensazione… studiatela un po’ meglio, prima di andare all’attacco! - Normalmente il cantante non gli dava mai consigli su quelle cose, ma lì sentendoseli dare, Jake se ne stranì.
Lo fissò interrogativo ma decise di non indagare. Le sue intuizioni erano un lampo.
- Vabbè! Io c’ho fame! Andiamo a prendere qualcosa alle macchinette prima di iniziare di nuovo! - Tray nonostante avesse ingurgitato tutta la sua merenda e metà di quella degli altri due, aveva ancora fame!
La sua non fu una domanda ma un’affermazione e alzandosi tirò un paio di sassi ciascuno a loro per esortarli a seguirlo. Questi guardandolo con poco stupore si decisero indolenti a tirarsi su andandogli dietro senza far troppo caso al mondo esterno, ancora immersi ognuno nei propri pensieri.
Uno su Evan e l’altro su Lowell, naturalmente. L’unico a pensare al cibo era Tray che finché non aveva lo stomaco sufficientemente pieno non era contento!
Attraversarono il cortile pieno di studenti di ogni anno che conversavano, fumavano e si affrettavano per lo più a salutarli entusiasti.
Ricambiarono allegramente tutti ma fu arrivati a metà della strada che Jake si piantò di botto facendo così andare a sbattere Bill su di lui.
- Jay, che diavolo hai? - Chiese mentre Tray avanzava senza accorgersi di nulla.
Guardandolo notò che fissava accigliato in una direzione specifica, quindi affrettandosi incuriosito voltò lo sguardo a sua volta. Capì subito cosa stava osservando ma prima che potesse far fuoco sulla scena a qualche metro da lui, Jake si stava già avvicinando. Non ci mise molto a raggiungerlo.
Un gruppetto era riunito intorno ad un’inconfondibile chioma rossa perfetta ed ordinata come ogni altra sua parte.
Lowell ed i suoi occhi verde bosco erano puntati più taglienti e adirati che mai su un ragazzo la cui fama era simile a quella di Jake.
Dietro di lei c’era un altro ragazzo.
Uno molto anonimo ed anzi sul bruttino andante, nulla di speciale. Mingherlino, capelli ed occhi castani, volto irregolare, occhiali, abiti comunissimi, espressione profondamente stupita.
Avvicinati al cerchio che ascoltava incuriosito, sentirono la discussione che doveva essere iniziata da un po’.
Il ragazzo con cui Lowell stava litigando era molto bello, capelli neri alla moda come i suoi vestiti che risaltavano il fisico perfetto ed atletico, lineamenti sensuali, espressione strafottente ed incredula.
- Se la prossima volta vuoi sapere qualcosa su di me, vieni direttamente dalla sottoscritta e non coinvolgere altri! -
La rossa sembrava battagliera ma nella sua rabbia si manteneva molto distaccata e saccente. Sembrava parlasse con un insetto.
- Volevo solo sapere se quello che si dice è vero. - Disse allora sostenuto il moro con le mani ai fianchi.
- A parte che non sono affari di nessuno se non miei e suoi… - Indicò con un cenno il giovane dietro di lei: - lo venivi a chiedere a me, se proprio non potevi dormire senza sapere se E’ PROPRIO LUI il mio ragazzo! - Non sembrava intimidita da un tipo più grosso di lei che poteva farle chissà cosa, anzi. Era davvero indignata e lo si capiva bene.
- Che problema c’è se l’ho chiesto a lui? - Fece l’altro stufandosi di quel suo atteggiamento offeso. Per lui era una sciocchezza.
- E tu che problema hai se sto con lui? - Colse subito nel punto, tutti lo capirono. Il fulcro della questione era esattamente quello. Da quando si erano sparse le voci che stesse con il più ‘sfigato’ della scuola, tutti avevano voluto sapere se fosse vero. Come poteva una come lei stare con uno come lui? Era forse cieca?
Ed era proprio questo che a lei mandava in bestia.
- Ma come fai!? Mi rifiutavo di crederlo… pensavo avesse messo lui in giro queste voci. È così sfigato che sarebbe stato normale… -
L’istinto di una rissosa sarebbe stato di picchiarlo ma la classe di quella ragazza strabordava e si trattenne. Lo fulminò con due occhi che parvero di ghiaccio invece che verdi, quindi avvicinandosi eretta in tutta la sua buona statura, con le mani ai fianchi ed il mento alzato, cominciò a pensare che un insetto sarebbe stato più intelligente di lui.
- E invece è vero, pensa un po’! Vuoi sapere come faccio? - A questo non attese risposta, quindi proseguì con un tono ed un espressione supponente da vera regina. - Forse perché io preferisco la sostanza al fumo. E personalmente penso che tu e tutti quelli come te non siate nemmeno paragonabili a del fumo buono solo ad infastidire. Siete più… - Si fermò osservandolo meglio da capo a piedi cercando una definizione soddisfacente, piegò le labbra verso il basso il modo saccente, quindi rispose sicura: - una fascia di bonaccia! - Certa anche che quell’ignorante non sapesse di certo cosa fosse e perché l’avesse paragonato a quello!
Dopo quella frase Lowell si girò e prendendo il suo ragazzo per mano se ne andò allontanandosi dalla folla che si era radunata curiosa intorno ai tre.
Nemmeno a dirlo, lo ‘scaricato’ era rimasto di sasso e senza parole con tanti punti di domanda sulla testa!
Cosa significava?
Che non gli piacevano quelli di bella presenza?
- Preferisce gli sfigati! - Esclamò Jake stupito. Il parlottare immediato di tutti gli altri coprì le sue parole che però furono udite da Bill.
- Era questo che intendevo… - Sentenziò allora con un ghigno l’amico battendogli la spalla incoraggiante: - Non è alla tua portata! È proprio di un altro pianeta! Le piacciono quelli seri, affidabili, intelligenti e che di sicuro saranno unicamente suoi e di nessun altro! Proprio un’altra razza! -
Registrando le sue parole senza offendersi poiché le riconosceva come pura verità. Jake rimase ancora interdetto e guardando incredulo nella direzione in cui se ne era andata con grazia sostenuta, disse a mezza voce più rivolto a sé stesso:
- Le piace distinguersi e secondo la sua mente contorta quello è uno dei modi per farlo. Stare con chi nessuno starebbe mai e poi mai! - Certo, perché non avrebbe mai e poi mai accettato che in quel tipo anonimo e bruttino, la bella rossa potesse davvero trovarci qualcosa di speciale che nessun altro troppo superficiale poteva vedere.
Come si poteva provare dei sentimenti per creature tanto amorfe e noiose?
Jake era convinto che non si potesse.