CAPITOLO III:
GIOCHI
/
Profondo rosso - Goblin /
Buio.
L’aula era
illuminata solo dalla bassa luce della televisione che rimandava nella
stanza le immagini di uno dei classici film di paura su cui tutti si
erano trovati d’accordo a guardare.
Non era certo
uno di quelle cavolate che ormai cercano di rifilare con l’appellativo
di horror o thriller!
Si trattava
niente meno che di Profondo Rosso di Dario Argento.
Gli studenti
erano seduti vicini, raggruppati, dopo aver fatto spazio e spostato i
banchi in fondo. Sistemati davanti allo schermo, guardavano da più di
un’ora il film, totalmente presi e coinvolti nelle vicende ben
costruite ad alta tensione.
Non era il
macabro che li teneva inchiodati immobili e zitti, bensì quella
suspance crescente che toglieva via via sempre più il fiato.
Posti a
piacimento l’uno vicino all’altro, c’era chi naturalmente era più
interessato dell’altro, ma tutti, chi più chi meno, seguiva rapito
Profondo Rosso, stupiti che un film d’altri tempi era ancora in grado
di impressionare dei giovani che ormai avevano visto di tutto!
Bill messo
accanto a Jake da una parte e Evan dall’altra, era più il tempo che
passava a guardare quello che ormai chiamava principe, piuttosto che la
pellicola che aveva già visto molte altre volte. Avrebbe potuto
togliere l’audio e parlare al loro posto.
Se c’era
qualcosa che adorava oltre alla musica e al suo cane Belfagor, erano i
film horror e thriller. Insomma, qualunque cosa che potesse fare paura!
In realtà era
stato proprio lui a proporre alla classe di guardare quel film nelle
due ore buche che avevano avuto. Si era munito sapientemente di DVD e
spostato tutti i banchi si era strategicamente messo in modo da poter
tenere sotto controllo le reazioni di colui che non ne aveva mai.
Da quando era
iniziata la scuola e aveva conosciuto Evan, si era interessato a lui
abbastanza da notare che non faceva mai una piega per niente. Era come
se gli avessero sradicato la capacità di cambiare la propria mimica
facciale. Parlava pochissimo e quando lo faceva era monocorde e
sillabico, non si sorprendeva per niente, figurarsi poi ridere!
Aveva fatto di
tutto per cercare di strappargli l’ombra di un sorriso ma
sorprendentemente era sempre andato a vuoto, cosa inaudita per lui,
specie se si metteva d’impegno per far ridere qualcuno.
Così era giunto
alla conclusione che visto che non voleva sorridere, avrebbe messo alla
prova la sua paura!
In qualche modo
almeno una reazione, prima o poi, avrebbe dovuto tirarla fuori!
Il film era
solo il primo tentativo della nuova serie, quello più normale.
Aveva pensato a
lungo a quello da proporre, poi aveva optato per Profondo Rosso dal
momento che poteva provocare svariate reazioni in ognuno ma di certo
non l’indifferenza!
Non aveva
provato a fare assolutamente niente, non gli aveva mai parlato né
toccato. Era stato attento a non distrarlo in modo da non far calare
l’intensità di ciò che guardava. Però l’aveva osservato di sottecchi
con molta cura.
La penombra gli
permetteva di notare perfettamente quanto il suo bellissimo viso
elegante rimanesse impassibile, nemmeno il suo respiro si affannava un
solo istante. Rimaneva imperturbabile con la sua perenne aria annoiata
e malinconica a fissare un qualcosa che sembrava proprio privo di
significato, per lui.
Come diavolo ci
riusciva?
Tutti avevano
reazioni, lui no!
“Bè,
ora siamo al punto cruciale… se non fa nulla qua ammetto pubblicamente
che non è normale, sto qua!”
Una fissazione,
la sua, che aveva dell’assurdo!
La immagini si
erano susseguite una dietro l’altro e le vicende erano giunte
effettivamente al punto culminante, l’atto finale, quello più cruciale.
Nella stanza
buia non si sentiva nemmeno un respiro, tutti lo trattenevano. Le
espressioni di ognuno erano tese e attente come le loro posture dritte
e pronti a saltare da un momento all’altro.
Non si sentiva
ronzare una mosca, solo le voci dei protagonisti, la musica di
sottofondo che aumentava la suspance, il protagonista che tirava
velocissimo tutti i fili del dilemma capendo chi fosse l’assassino e
quando finalmente si stava per vedere in faccia dopo una serie di scene
da cardiopalma…
-
AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHH!!!!! - L’urlo più agghiacciante
e terribile mai udito si levò proprio dietro tutti loro, ad esso si
aggiunsero quello di tutti gli altri che spaventati e colti di sorpresa
gridarono di rimando incontrollati saltando sul posto coi cuori a
mille, il sudore gelido lungo le schiene e lo stomaco rivoltato.
Un turbine di
reazioni si susseguirono nel gran casino successivo, tutti poi
maledirono brutalmente il colpevole, naturalmente Tray, ma nessuno
rimase indifferente al maledetto scherzo che, seppur prevedibile visto
il tipo, spaventò tutti.
Tranne
ovviamente Evan che, e Bill ne fu più certo che mai, non fece ancora
una sola piega, nemmeno mezza espressione. Il respiro normale, il viso
imperturbabile, annoiato, malinconico, le mani ancora sprofondate nelle
tasche dei pantaloni cadenti e trasandati, gli occhi chiari fissi su
uno schermo che probabilmente non aveva mai guardato davvero
dall’inizio.
“Dannazione,
ma di cosa è fatto? Forse non ha né cuore né anima! Ecco perché voleva
uccidersi! Per lui vivere o morire non cambia un tubo!
Non
ho mai incontrato un tipo simile!
Ma
come è vero che amo Belfagor, una reazione prima o poi gliela tiro
fuori!”
Una vera e
propria missione, quella di Bill.
Jake? Jake dopo
il primo colpo naturale che il suo cuore subì, ridacchiò divertito agli
sforzi di Lowell di mascherare il proprio spavento!
Quando
tornarono in classe dopo l’intervallo, l’aula era ancora buia e
sistemata come era stata lasciata, coi banchi in fondo e le sedie
raggruppate davanti al televisore spento.
Strategicamente
i maledetti Bill e Jake avevano fatto in modo di far entrare davanti a
tutti Evan e Lowell, affiancati da loro e seguiti da tutto il resto
della classe.
Le menti della
maggior parte di loro era ancora rivolta al film d’alta tensione che
avevano visto un paio di minuti prima, l’urlo di Tray ancora nelle
orecchie riproponeva lo spavento maggiore che avevano provato e molti
ancora parlavano dell’assassina e della sua fine raccapricciante.
Decapitata in
un ascensore a causa di una stupida collanina… che fine macabra ed
ironica!
Pochi non ci
pensavano più, probabilmente solo Evan in effetti.
Varcata la
soglia dell’aula ancora oscurata, prima che la ragazza dai lunghi
capelli rossi e perfetti potesse accendere la luce, un’altra più
piccola si accese al suo interno.
Una torcia
elettrica.
Il suo fascio
sostenuto da una mano invisibile, illuminò direttamente una figura che
pareva appesa al soffitto per… per una catenina intorno al collo. Le
ombre sinistre che si formarono non impedirono di mostrare il sangue
che colavano dai segni della collanina lunga che fungendo da corda, lo
stava impiccando e decapitando.
Tutti gridarono
di rimando davanti a quella scena raccapricciante che ricordava il film
appena visto, quando Jake afferrò improvvisamente il braccio di Lowell
con una presa salda, lei saltò istintivamente aggrappandosi a sua volta
a lui senza controllarsi.
Un ragazzo si
era ucciso…?!
Fu solo un
momento velocissimo, un lampo in realtà. Non poté capire di chi si
trattava, altrimenti non si sarebbe spaventata, ma anche se fu
questione di un attimo, la sua reazione fece godere non poco Jake che
sghignazzante la cinse col braccio approfittandone!
Evan, invece,
manco a dirlo, non fece una sola piega, ma si fermò ad osservare quasi
con l’ombra di un vago interesse.
A Bill non
sfuggì e sebbene non la si poteva considerare una reazione vera e
propria, poteva capire che probabilmente l’unica cosa che continuava ad
interessarlo era la morte, quella vera, però!
“Non
è normale!”
Pensò Bill fra
le urla assordanti degli altri compagni intorno a lui.
Al che,
chiunque gli avrebbe letto nel pensiero, gli avrebbe poi risposto con
ironia: “Senti chi
parla!”
La prima a
riconoscerlo, comunque, fu proprio Lowell che accendendo la luce della
classe, mostrò che in realtà non era appeso per nessuna collanina, ma
solo in piedi su un banco e che l’impiccagione alla Profondo Rosso era
solo stata inscenata.
- E’ il vostro
amichetto demente! - Sbottò con disprezzo la rossa staccandosi dal
braccio muscoloso di Jake. Obiettivamente non si poteva dire che starci
attaccata era una cosa spiacevole, peccato che nell’altro braccio ci si
erano appesi un paio di altre ragazze, approfittando del nuovo spavento
a cui erano state sottoposte!
Lei una delle
tante non l’avrebbe mai fatta!
Tray si sciolse
dalla collanina imbevuta di sangue finto, lo stesso che gli ricadeva
intorno al collo macchiando anche la maglietta che portava, quindi con
una risata sadica saltò giù dal banco tirandosi dietro una varietà
infinita di insulti da parte dei suoi compagni.
Era così ogni
giorno… una serie di scherzi uno più demenziale dell’altro… quella
doveva essere la giornata dell’horror, a quanto pareva.
Non erano tutte
con lo stesso tema: a volte si limitava a bagnarli o sporcarli, altre
ancora li metteva in posizioni difficili con insegnanti e preside… bè,
aveva nel suo repertorio una vasta gamma di scelta e non si ripeteva
quasi mai. Aveva fantasia da vendere.
Con lui l’unica
certezza era che bisognava costantemente aspettarsi degli scherzi.
E il bello era
che i professori non erano esenti da queste sue ‘dolci’ attenzioni!
Evan non degnò
di uno sguardo né Bill né Tray, andando a sistemarsi subito al proprio
posto, mentre Lowell fulminò di gran lunga Jake coi suoi occhi verde
intenso, se avessero potuto uccidere, il bel biondo sarebbe già
trucidato da molto!
- Che dici,
rimango così? - Chiese Tray a Bill una volta raggiunto con ancora il
ghigno divertito sulle labbra.
- Perché no?
Sei carino! - Rispose ammiccante l’amico cingendogli le spalle con il
braccio.
- Allova
vimango così, cavo… - Rispose facendo il finto gay, spiattellandosi
addosso all’altro che ricambiò con un paio di palpatine innocenti.
Tray rimase
davvero ricoperto di sangue finto intorno al collo per il resto delle
lezioni!
/Make
me over - Courtney Love /
- Dov’è Jake? - Chiese
una ragazza a Bill e Tray mentre si avviavano insieme verso l’esterno
della scuola.
- Ha detto che
aveva da fare con una tipa… - Rispose sincero Bill cercando il
pacchetto di sigarette nello zaino.
- Sì, ma non ci
vorrà molto… - Aggiunse Tray con un ghigno, il suo collo ancora sporco
di sangue finto.
Il viso della
ragazza da luminoso e speranzoso che era, si spense improvvisamente e
con delusione evidente, ringraziò e si defilò alla velocità della luce.
I due ragazzi
rimasti si guardarono vicendevolmente con delle occhiate eloquenti:
- Non
dovrebbero nemmeno chiederlo… se non lo vedono con noi, è ovvio che è a
farsi una! - Fece il moro a voce più alta del necessario e la sigaretta
accesa, sperava che tutte le altre che intendevano fargli la stessa
domanda sentissero ed evitassero!
La risata di
Tray fu motivo di fastidio per una certa rossa nelle vicinanze, ma non
per quella in sé, bensì perché rideva del loro amico stronzo che
trattava come oggetti le ragazze, approvando così implicitamente il suo
comportamento deplorevole!
Non ci trovava
niente di male nel sesso fine a sé stesso, non era una puritana o una
verginella da quattro soldi, ma detestava con tutta sé stessa chi usava
a quel modo le persone, sia pure solo per soddisfazioni sessuali.
Qualunque modo
uno usasse qualcun altro, finiva nella sua lista nera.
Il modo in cui
quel Jake trattava e considerava le donne, era degradante per le
stesse. Prima o poi qualcuna avrebbe dovuto dargli una sonora lezione e
non escludeva che magari potesse essere proprio lei… se era per
ridimensionarlo un po’, perché no!
Lowell sorpassò
i due considerati da lei ‘imbecilli’, con passo sostenuto e senza
degnarli di uno sguardo, tirandosi decisa il suo ragazzo che la seguiva
quasi mortificato di non fare lo stesso effetto negli altri.
Chi vedeva lei
pensava inevitabilmente che la sua classe la distinguesse di netto, chi
vedeva lui, invece, nemmeno lo notava!
Una specie di
pugno nell’occhio, visti insieme.
Le pareva non
importare, che pensassero quello che volevano, continuava dritta per la
sua strada.
Ma quel Jake
era davvero da sistemare!
Bello, certo,
sexy quanto voleva… ma di tipi così era pieno il mondo… ed erano tutti
senza cervello e sostanza. Insignificanti, dopo tutto!
A metà strada
per il cancello, si ricordò di una cosa e dicendo che doveva tornare a
prendere il libro per studiare, fece andare avanti il suo compagno per
poi correre indietro e rientrare a scuola.
I corridoi
erano ormai quasi del tutto deserti, gli studenti si affrettavano a
lasciare il prima possibile quella specie di prigione, quindi non ci
impiegò molto ad arrivare al suo armadietto e prendere il libro di
spagnolo.
Con ancora la
mente rivolta alle parole di quel Bill sul suo amico, e quindi il
consueto fastidio, deviò verso il bagno. Per lo meno a quell’ora era
vuoto e non avrebbe dovuto fare code snervanti.
Con fare come
sempre distinto ma discreto, entrò nella toilette delle ragazze e
appena varcata la soglia, nel silenzio più totale, si fermò
immediatamente sentendo dei chiari versi provenire da uno dei bagni
chiusi.
Più che versi,
si trattava in effetti di veri e propri gemiti che andavano via via
sempre più intensificandosi. Quella ragazza stava provando un piacere
tale da dimenticare il luogo in cui si trovava e solo ad ascoltarla lo
si capiva quanto lui dovesse essere bravo.
A proposito di
sesso fine a sé stesso, eh?
No, non le
dispiaceva, era vero, però bisognava vedere come ci si considerava.
Umiliare e lasciarsi umiliare era deplorevole.
Quel Jake
umiliava le donne.
Con le proprie
convinzioni ben montante, si chiese se non fosse il caso di andarsene
subito senza fare alcun rumore per interromperli.
Aveva già
girato sui tacchi quando la voce di lui si aggiunse a quella di lei,
una voce roca, bassa e profonda che, nelle inequivocabili spinte che
stava facendo nell’amplesso, al solo sentirla le fece accapponare la
pelle.
Ne aveva visti
e sentiti molti, ma una tale voce che solo con dei gemiti profondi e
coinvolgenti la paralizzava, mai.
Arrossì
spontaneamente rendendosi conto che invece di andarsene si era fermata
e si era tornata a girare interessata verso il bagno chiuso dove i due
stavano facendo sesso.
Piegò la testa
di lato e seppur con grazia, senza rendersene conto, non si mosse da lì
ammaliata completamente da quei ansiti e lamenti di piacere che
riempivano l’aria.
Quelli della
ragazza naturalmente non le arrivavano nemmeno alle orecchie, ma quelli
di lui sì e la penetravano in modo imbarazzante.
Si sarebbe data
della stupida se si sarebbe svegliata, ma imbambolata com’era, anzi, in
trance, semplicemente non trovò la forza di sparire e allontanarsi da
quella fonte così erotica.
Solo una voce.
Un ragazzo che
godeva mentre possedeva qualcuno, nulla di più.
Da quando in
qua si faceva prendere così?
Da quando una
voce aveva tutto quel potere su di lei?
Eppure le
pareva familiare…
Quando
cominciarono ad esagerare, giunti evidentemente al culmine, la porta
del bagno si aprì lentamente involontariamente.
Da quando in
una toilette le porte si aprono verso l’esterno e non l’interno?
Fu un momento
veloce, in effetti, e pur con tutti i suoi riflessi, Lowell non poté
far altro che rimanere ulteriormente inchiodata lì nel vedere di chi si
trattava.
Lei piegata a
novanta gradi aggrappata alle pareti ristrette del posto in cui si
trovavano, lui dritto che la prendeva per dietro, tenendola per i
fianchi e spingendo col bacino svelto, sempre più freneticamente.
La visione che
ebbe lei fu solo della parte dietro di lui, gambe avvolte in jeans
scivolati insieme ai boxer, il sedere sodo scoperto, la schiena senza
maglietta, le spalle larghe, la pelle lucida di sudore, la testa
all’indietro dai radi capelli biondi, leggermente girata, tatuaggi
sulla parte lombare della schiena e sulla spalla.
Ancora la sua
voce erotica a riempire la stanza.
I suoi muscoli
tesi che guizzavano danzanti ad ogni spinta decisa e possente.
Il suo profilo
mentre si voltava a vedere chi c’era.
L’altra che lo
incitava.
I loro sguardi
che si incrociavano.
La malizia che
si caricava nel suo, le labbra aperte che si incurvavano leggermente
all’insù, la lingua che si leccava assetato e sensuale.
Se normalmente
era bello, lì era tremendamente e pericolosamente erotico e seducente.
Una vampata di
calore l’invase facendola diventare dello stesso colore dei capelli,
avrebbe dovuto defilarsi velocissima eppure i piedi inchiodati e le
ginocchia dure, non le permisero di muovere un passo, i muscoli
atrofizzati come se lei stessa stesse facendo sesso.
Jake,
continuando a fissarla in quel modo sbieco e languido, raggiunse in
quell’istante l’orgasmo con un gemito più profondo degli altri,
mordendosi il labbro inferiore, provocando in Lowell, in reazione
spontanea, il medesimo gesto.
Solo dopo si
rese conto di quanto eccitata era e di cosa aveva fatto.
L’aveva visto
fare sesso, proprio lui, Jake, il disprezzato numero uno per come
considerava le donne!
E aveva
desiderato essere al posto di quella… oh, se lo aveva desiderato…
Probabilmente
non si era mai sentita così scossa ed eccitata senza nemmeno essersi
toccata o aver fatto l’amore.
Quello… quello
da quando in qua aveva un potere simile proprio su di lei?
Convinta che
ora l’avrebbe smascherata, cercò di riprendersi alla velocità della
luce, combattendo contro il violento ed irrazionale desiderio di
saltargli addosso o per lo meno soddisfarsi.
Doveva
andarsene, doveva farlo assolutamente o lui avrebbe riso di lei,
l’avrebbe schernita dicendo che era come tutte le altre, in realtà, che
volevano solo far sesso con lui. Che facevano finta di disprezzarlo ma
che invece lo volevano.
Doveva filare
via prima che anche quella si tirasse su e la vedesse.
Eppure contro
ogni sua aspettativa, lui rimase in silenzio e piegandosi sulla ragazza
ancora di schiena, la cinse per dietro baciandole la spalla scoperta,
mormorando con quella voce da linea erotica: - Com’è stato? - qualcosa
di tipico, dopo tutto, per uno narcisista come lui.
“Ma
come, non dice che hanno spettatori?”
Pensò stordita
Lowell drizzandosi e riprendendo possesso del proprio corpo.
Costatando con
stupore che Jake continuava a tenere occupata la ragazza senza farle
capire della sua presenza, si disse che questo non era decisamente da
lui, tuttavia non rimase lì a perdere tempo in considerazioni insolite
e quella volta riuscì a filare via alla velocità della luce,
imbarazzata da morire ma molto più arrabbiata con sé stessa per essere
rimasta inchiodata a guardarlo e per essersi addirittura eccitata a
quel modo solo sentendo la sua voce e poi… poi vedendo quel corpo
forte, atletico, teso e sudato, coi muscoli definiti che si muovevano
ipnotizzandola… e la bocca così sensuale, il suo sguardo sfacciato
carico di malizia… le spinte decise e possenti…
Prendendo
profondi respiri, si diede degli schiaffi da sola per riprendersi, ma
di sicuro le ci sarebbe voluta una bella doccia fredda.
Dalla sua aveva
il fatto di essere donna. Nessuno si sarebbe accorto del suo stato!
Jake
gliel’avrebbe pagata anche per questo!