CAPITOLO IX:
SOTTO LA SUPERFICIE

"I bambini… ogni tanto sarebbe bello tornare piccoli. Per loro le cose sono semplici. Credono che ci sono solo i buoni e i cattivi. Ridono, giocano, piangono. Sono estremamente buoni ed ingenui eppure anche egoisti e monelli, ma non arrivano ad una vera cattiveria… poi una volta che cresdcono si rovina tutto perché scoprono che il mondo non è diviso solo in buoni o cattivi, ci sono un sacco di tipi di persone che non sai come classificare che però fanno star male gli altri. Scoprono che non c’è solo da ridere, giocare e piangere… che c’è anche da combattere, soffrire e sopportare… e capire. Capire cose umanamente incomprensibili. Cose come perché esiste il male. Ma i bambini non sono cattivi, lo diventano se crescono in un certo modo, specie se soli... o se i genitori si dimenticano del loro compleanno… o se gli fanno conoscere la falsità…"

/Hey ya - Outkast/
Faccia tosta?
Sì grazie!
Tutta di Bill!
- Ecco qua, prof! - Esordì con un gran sorriso il moretto dalla non elevatissima statura, consegnando all’adulto gli introvabili biglietti della partita dei LA Lakers insieme ad un altro foglietto. - Non è stato facile ma per lei questo ed altro! -
Bugia immensa. In realtà era stato facilissimo per lui procurarseli visto che dei loro fan particolarmente accaniti li avevano sentiti parlare di quella partita di basket con gran bramosia nella speranza di riuscire a trovare i biglietti per andare a vederla. Il giorno dopo si erano ritrovati con tre biglietti in mano!
Il professore li guardò come se fossero oro puro e con gli occhi lucidi dalla gioia lo ringraziò di slancio, poi però notò l’altro foglietto.
- Cos’è questo? -
- Oh nulla, la preferenza mia e di Jake per il lavoro in coppia… - Lo lesse distrattamente notando che accanto al nome di Bill c’era quello dell’isolato della scuola, Evan, mentre accanto a quello di Jake c’era la più brava, Lowell!
- Certo certo! Quello che volete! Porca paletta, mi fate andare a vedere i Lakers! E Tray non ha preferenze? -
- No, a lui basta un secchione qualunque! -
Del resto gli avrebbero pure potuto chiedere di dargli i suoi soldi, la macchina e la casa che nello stato esaltato in cui l’uomo era, avrebbe dato tutto!
Era risaputo ovunque che per ricevere dei favori da lui bastava fornire al professore qualcosa che riguardava la sua squadra di basket preferita. Non era solo una questione di tifo, lui ne era proprio dipendete tanto che per poterli seguire come voleva non si era nemmeno fidanzato visto che tutte le donne con cui era stato, avevano sempre tentato di dividerlo dai suoi autentici amori!
Non era corruzione, era solo voler bene all’insegnante!
In fondo non gli chiedevano mica di truccare i risultati dei test, ma solo di fare le coppie per i lavori di classe secondo le loro preferenze.
Qualcosa di assolutamente innocente!
Quando Bill rientrò in classe, l’occhiolino che fece ai suoi due eterni compagni di demenzialità fu impercettibile, ma a loro bastò per capire che la missione era andata a buon fine!

Quando il professore lesse le coppie e diede loro le consegne per i lavori che avrebbero dovuto fare a casa, sia ad Evan che a Lowell venne un colpo.
Certo il primo non lo diede a vedere ma non poté che cominciare fortemente a temere per la propria incolumità. A ragione.
Lowell invece lo mostrò eccome, il suo disappunto.
Uno spontaneo ed acuto: - Eh?! - degno dei migliori pezzi di Bill, si levò per l’aula e tutti la guardarono come fosse impazzita.
Il professore la ignorò come faceva sempre con tutti quelli che non parlavano dei Lakers o che non sapevano la Storia Americana a menadito, quindi andò dritto per la sua strada dicendo che per la prossima volta avrebbe voluto vedere dei lavori ben fatti, che li avrebbe ascoltati e poi valutati.
La ragazza ebbe un insano istinto di prendere l’uomo per il collo, come osava ignorarla?
Ma si domò perché comunque aveva un perfetto autocontrollo.
Guardò il suo compagno di lavoro, Jake, e lo fulminò con due occhi verdi terribili capendo immediatamente che dietro a quello non poteva che esserci lui, specie da come sorrideva contento.
Pensò velocemente su cosa fosse meglio fare e in che modo particolare potesse uccidere quell’ormone vivente e a fine ora, quando si avvicinò a lei per mettersi d’accordo, lo liquidò con una fredda e saccente informazione:
- Lo farò da sola poi te lo faccio avere così ti studi la tua parte e la esponi al prof, diremo che l’abbiamo fatta insieme e nessuno si farà male! - Come a dire che a lavorare tutte quelle ore con lui potevano solo finire per uccidersi. In effetti lei di certo avrebbe potuto finire per farlo, lui però aveva una concezione diversa di uccidere!
Una decisamente più piacevole!
- Non ci penso nemmeno, per chi mi prendi? Voglio fare la mia parte! - Rispose sicuro di sé e con un sorrisetto sardonico sulla faccia già sexy di suo senza bisogno di quel genere di espressioni che qualcuno definiva erotiche.
Lowell allora si alzò, come sempre i suoi capelli rossi erano acconciati stretti e non aveva nulla fuori posto, il trucco accennato risaltava i suoi lineamenti delicati ed eleganti mentre i vestiti facevano altrettanto col corpo magro e longilineo. Le mani dalle unghie curate piantate sui fianchi, mento alto, sguardo diretto e battagliero:
- La mia non era una proposta. È così che faremo! - Non gli lasciò il tempo di replicare che se ne andò dritta ed impettita, con passo sostenuto ed elegante al tempo stesso.
Quella aveva i cosiddetti e più si dimostrava sapere il fatto proprio senza farsi calpestare, più a Jake piaceva.
O per lo meno lo scopriva in quel momento, era la prima volta che aveva a che fare con una ragazza simile, di norma quelle così non le calcolava per partito preso dando attenzioni di una notte solo a quelle facili, le classiche oche dal corpo da favola brave solo a far sesso.
Non sapeva bene cosa gli fosse scattato, vedendo Lowell, forse inconsciamente aveva sentito il bisogno di darle una lezione, farle capire quali fossero i veri piaceri della vita o magari pura e mera curiosità riguardo quella che per Jake era una nuova categoria. O magari lui stesso stava crescendo un po’, come una sera aveva asserito parlando con Bill e Tray.
Qualunque fosse la motivazione, lui assecondava i propri desideri senza la minima esitazione e invece di rimanere deluso e lasciar perdere, guardando l’uscita dell’aula con aria sadica, venne affiancato da Bill:
- Non è andata come speravi, eh? - Però era solo una provocazione perché conosceva benissimo il suo amico e sapeva che quando si metteva in testa qualcosa la otteneva sempre, in un modo o nell’altro.
- Tranquillo… è tutto calcolato! Andrà esattamente come voglio! -
Qualunque cosa avesse in mente, all’amico piacque il suo spirito battagliero e radunando le sue cose gli batté la schiena superandolo:
- Ci vediamo da Tray, tormento un po’ Evan, prendo Belfagor e arrivo! -
- Mm-hm… - Fece pensieroso Jake mentre a farlo riscuotere ci pensava Tray che uscendo dalla classe si era messo ad urlare come un matto per chissà quale motivo senza senso!
Certo una cosa era sicura: essere nelle mire di uno dei tre Basket Case non era per niente un colpo di fortuna!

/Grace Kelly - Mika/
Pregustandosi uno di quei pomeriggi indimenticabili, convinto che questa volta sarebbe andato finalmente a segno, Jake suonò il campanello di casa di Lowell.
‘Per Elisa’ di Beethoven si levò.
Rimase un attimo interdetto dal realizzare quale fosse il suono del loro campanello, ma a distrarlo da tale considerazione arrivarono le urla da dentro l’abitazione a due piani.
La casa era indipendente ma il giardino era in comune ad altre tre residenze che circondavano quella davanti cui si trovava il biondino dai capelli corti e gli occhi azzurri allibiti.
La casa da fuori non aveva un gran bell’aspetto e sembrava media, come grandezza: grande per una famiglia di tre o quattro persone e piccola per una di sei o più.
Rimase in ascolto di tutte le urla provenienti dall’interno e dalla musica di Mika con una ‘Grace Kelly’ accompagnata da una voce familiare anche se alquanto stonata.
- HANNO SUONATO! - Qualcuno stava gridando dal piano superiore!
- SEI SICURA? - Chiedeva qualcun altro da quello inferiore!
- SIETE SORDI? APRITE QUELLA POVERA PORTA! - Continuava la voce di prima.
- C’E’ QUESTA CAZZO DI MUSICA DI MERDA CHE MI ASSORDA! NON SENTO UN CAZZO! - Si lamentava un altra.
- LOW! ABBASSA QUELLA ROBA E APRI! - All’udire quell’abbreviazione di ‘Lowell’ le antenne di Jake si raddrizzarono sulla testa e corrugando la fronte si vide poco dopo aprire da qualcuno fortemente sudato, stravolto, coi capelli rossi spettinati ed in totale disordine ed una tuta da straccioni sformata e bucata.
Stand by totale per un lunghissimo minuto durante il quale si guardarono senza riconoscersi oppure solo non credendo ai propri occhi.
Ad interrompere il loro shock arrivò una scimmietta bionda che si arrampicò sulla ragazza alla porta e spuntando dalla spalla, lo guardò ridente parlando al loro posto:
- Chi sei? - Chiese con una vocetta deliziosa. Era un bambino di quattro anni dai capelli biondo platino, gli occhi grigio-azzurri e sulle guancie le fossette più belle del mondo.
- Ehm… - Jake era proverbialmente senza parole e per un momento pensò di aver sbagliato indirizzo. - Jake… cerco Lowell ma penso di aver sbagliato posto. - Lo disse non convinto visto che per un momento aveva scorto in quello spaventapasseri alla porta qualcosa dell’elegante e bella compagna di classe. Qualcosa. Gli occhi forse, o il colore dei capelli -giusto quello…-
- Lowell… - Disse arrotondando eccessivamente la W e aggiungendo un paio di L al nome. - è lei! - concluse trionfante prendendosi ai capelli della sorella come fosse una criniera! - Io sono Luke! - Aggiunse con orgoglio, allungando eccessivamente la U!
- Lu, scendi! - Si lamentò la sorella scrollandoselo come se fosse effettivamente una scimmia. Il bambino ridendo rumorosamente, illuminandosi come un sole, saltò giù scappando a gambe levate come se temesse la vendetta tremenda della ragazza -che chiamarla tale ci voleva coraggio in quel momento!-
Rimasti soli, i due ripresero a guardarsi in modo strano e quando il colore sul viso di lei cominciò a diventare inevitabilmente rosso acceso confondendosi coi capelli, intervenne una donna intorno ai quarant’anni dalla corporatura morbida e i capelli ricci e rossi.
Dedusse fosse la madre, aveva un che di lei anche se non proprio tutto.
- Ciao! Low che ne dici di farlo entrare? Già ti presenti in queste condizioni, poi lo fai pure aspettare! Cosa stavi facendo, ballavi come una scalmanata, vero? E avevi appuntamento con… di chi si tratta? - Chiese la madre dalla parlantina fin troppo logorroica ed un’allegria che si spense quando realizzò che sua figlia aveva già il fidanzato.
- Jake! Sono un suo compagno di classe, oggi siamo stati assegnati ad un compito insieme e siccome non ci siamo messi d’accordo su quando e dove e non avevo il numero di telefono, sono passato direttamente da lei… in realtà non mi aspettava… - La donna allora si rischiarò e tornando a sorridere riprese a chiacchierare disinvolta e contenta:
- Scusala ma ha una testa che se non fosse attaccata al collo la perderebbe… spero tu non sia shockato dalla sua presentazione perché a casa si concia in questo modo da spaventapasseri e se ascolta Mika balla e canta come una matta! Prego, entra pure! -
Jake realizzò che era lei quella stonata che aveva sentito cantare poco prima e se la figurò anche a ballare scatenata con quelle vesti impossibili da guardare.
Poi capì che se la madre avesse continuato a parlare avrebbe spifferato ogni segreto imbarazzante della figlia!
- Taci, taci! - L’ammonì infatti secca Lowell -che si faticava a riconoscere- spingendo la donna su per le scale.
Jake ne approfittò per entrare e mentre si guardava intorno sentì la signora parlare ancora con quel suo fare insistente ma simpatico:
- Tesoro, vatti a sistemare e lavorate, non farlo aspettare troppo! È stato così gentile da venire qua e tu fai tanto la preziosa! -
Un ringhio poco fine ed elegante da parte della ragazza fu seguito da un incerto e titubante: - Aspettami qua un attimo, torno subito! - rivolto ad un Jake sempre più sconcertato.
Non era un tipo facilmente impressionabile, dopotutto viveva in simbiosi con Bill e Tray, però doveva ammettere che si sarebbe aspettato tutto, ma proprio tutto, tranne che quello!
Nell’attesa si guardò intorno e decise così di sedersi in uno dei due divani rossi del soggiorno, erano divisi da una stufa a legna in ghisa. Complessivamente non era proprio un campo di battaglia ma quasi, non era molto ordinato.
Sicuramente casa di Lowell se la sarebbe aspettata comunque molto diversa, arredata con classe, cura e stile. Non che lì non ci fosse… eccome se c’era… ed in realtà gli piaceva… era uno stile caotico ma accogliente.
Era un posto caldo.
Guardò i giocattoli del bambino sul tappeto peloso, i libri impilati un po’ ovunque, il computer con davanti un sacco di ninnoli e nella sala da pranzo foto. Foto ovunque, non solo in cornice o dietro ai vetri, foto anche in disordine sui mobili.
Quella casa era viva e parlava e rendendosene conto ne rimase spiazzato ed affascinato.
Si chiese come dovesse essere il resto ma soprattutto gli altri membri della famiglia.
Il fratellino-scimmia e la madre-logorroica erano molto divertenti, chissà dove stava l’intoppo!
Di certo la pecora nera c’era, qualcosa che non andava… magari il padre era morto, o erano divorziati, o una sorella era tossica…
- Ehi! - Una voce brusca lo interruppe dalle sue considerazioni. Si voltò e vide una creatura di non identificata natura che lo fissava truce come se fosse un intruso.
- Sì? - Disse cauto chiedendosi se fosse maschio o femmina.
- Chi diavolo sei! - Più che una domanda parve un latrato.
L’essere aveva i capelli corti fino a coprire il collo, erano biondi e spettinati. Gli occhiali non mostravano bene gli occhi ma l’espressione era di certo incattivita. Indossava dei jeans strappati, scoloriti e cadenti piuttosto larghi ed una felpa sformata col cappuccio.
Poteva essere un ragazzo un po’ effeminato o una ragazza mascolina.
Non sapeva come comportarsi, di solito il suo radar-donne funzionava sempre, ma lì non si era attivato per niente!
- Jake, un amico di Lowell… - Un grugnito in risposta. - Tu… sei? - Non sapeva proprio che pronome utilizzare, sperava che il nome l’aiutasse a capire ed era furbamente cauto.
- Kris. - Borbottò.
Jake fece mentalmente il verso alla Homer Simpson: ‘D’ho’ e pensò a come fare.
Quella felpa mascherava benissimo il suo petto e le sue forme, la bocca era carnosa ma molti uomini ne avevano una così, però non sapeva capire nemmeno se fosse una bellezza selvaggia oppure un orco e basta.
In completa difficoltà e spiazzato per questo, decise di non dire nulla.
L’essere se ne andò strascicando i piedi per la stanza e poco dopo si trovò seduto accanto a sé, come per magia, un’altra persona.
Saltò sul posto nel trovarsela accanto ma si ricompose subito cercando di contenersi.
Era una bambina sui dieci anni, aveva i capelli lunghi fino a metà schiena e biondi anch’essi -al che dedusse che a meno che non ci fossero altri fratelli o sorelle, l’unica ad aver preso dalla madre il colore dei capelli dovesse essere Lowell-, gli occhi grandi e azzurri da gatta ed un visetto interessante.
Almeno questa si capiva fosse una ragazza.
Aveva i capelli legati in una coda ed un cappellino da baseball sulla testa, inoltre indossava -nonostante l’autunno inoltrato- dei pantaloni corti ed una maglietta maniche corte con un teschio sopra.
- Chi sei tu? - Chiese guardandolo fisso e accusatoria.
- Jake, un amico di Lowell. - Il cane da guardia cominciò l’interrogatorio rimanendogli appiccicato a fissarlo in modo inquietante ed insistente:
- Io Sylvie e sono un ragazzo. - Da qui dedusse che fingeva di essere un maschio per astrusi motivi o solo per gioco. O perché era psicopatica!
Lui l’assecondò.
- Ciao. -
- Dove l’hai conosciuta Low? -
- A scuola, siamo compagni di classe. - Cominciò a sentirsi a disagio.
- In che rapporti siete di preciso? -
- Amici e basta. -
- Lo sai che è fidanzata con Kyle? - Non è che fosse sgarbata o che, però era molto ‘carro armato’. Jake si sentiva sempre peggio, suo malgrado rispose a tutto con maestria cercando di domare l’istinto di darle una testata.
- Sì, lo so. -
- E allora perché sei qua? -
- Abbiamo da fare un compito per scuola insieme. -
- Che compito? -
- Una ricerca. -
- E perché solo voi due? -
- Il professore ci ha divisi così. -
- Ti piace? -
- La ricerca? -
- Mia sorella! -
- Sì… - Ma prima che potesse specificare altro, la bambina riprese:
- In che senso? -
Tuttavia ad interromperli arrivò in corner Lowell trasformata da ‘lo spaventapasseri’ a ‘Dorotie’!
Jake la benedì non sapendo più che dire.
- Syl, brutta impicciona, vattene! - L’ammonì altera, la bambina la guardò come se non fosse lei, pulita, lustrata ed elegante, quindi si dileguò nascondendosi nella stanza accanto per spiarli.
Jake così poté ammirare la trasformazione drastica ed impressionante.
- Mai visto niente di simile… - Si lasciò sfuggire ad alta voce e non si capì a cosa si riferisse di preciso, se a Lowell stessa oppure se alla famiglia.
Forse a tutti.
La rossa alzò un sopracciglio ma non poté accusarlo di mancanza di tatto o maleducazione. In effetti aveva ragione… tutti loro facevano quell’effetto, una volta che entravi in casa!
- Non serviva che venissi, ti avevo detto che facevo io… - Disse Lowell con compostezza facendo finta di nulla.
- Ci tengo a fare la mia parte. - Liquidò con semplicità. Lei non insistette oltre consapevole che il peggio non era certo che lui avesse fatto di testa sua ma che avesse visto sotto la perfetta superficie pubblica.
Quale sarebbe stata la sua mossa?
Non era poi molto grave… l’aveva solo vista in uno stato pietoso…
No, a quel punto non sapeva proprio che fare!
- Scusa una cosa… - Esordì allora Jake con aria interrogativa.
Lowell pensò drammaticamente:
“Ecco, ci siamo, ora mi chiederà perché sono una voltafaccia così ripugnante e andrà a sputtanarmi per il mondo!”
Il suo vero linguaggio non era fine e colto come amava farlo apparire in pubblico, anzi… sapeva sorprendere non poco.
- Sì? - Disse suo malgrado circospetta. Comunque era inevitabile che le chiedesse qualcosa riguardo il suo cambiamento repentino da casa a fuori.
- Kris… - Fece allora il ragazzo corrugando la fronte con fare turbato. - è maschio o femmina? -
Questo lasciò la rossa di stucco che per un paio di secondi lo guardò sbattendo le palpebre, cercando di capire quanto serio fosse.
- Femmina. - Rispose automaticamente, poi si rese conto dell’incongruenza: - Ma ti interessa sapere di più il sesso di mia sorella che il motivo del mio voltafaccia fra pubblico e privato? -
Jake si illuminò dopo aver scoperto la sessualità dell’essere sconcertante di prima, poi si strinse nelle spalle e semplicisticamente rispose:
- Non ho niente da chiedere su di te… tutti sono diversi in casa o comunque hanno segreti. Non mi aspettavo una cosa simile ma qualcosa comunque sì. Anzi… immagino che ce ne siano molte altre di cose di cui non vai fiera e che vuoi rimangano segrete. Ognuno ha i suoi fantasmi. Mentre il sesso di una persona per me è essenziale… riconosco subito se uno è maschio o femmina, ma con tua sorella non l’ho proprio capito! Assurdo! -
Dopo la spiegazione esauriente Lowell si trattenne a stento dal ridere sull’ultima uscita e potendo dire un sacco di battute acide, non ne disse nemmeno una poiché a colpirla maggiormente era stato il discorso iniziale.
Lo guardò per un momento con serietà chiedendosi cosa lui nascondesse a quel punto.
- Io non ho fantasmi. - Allargò le braccia ad indicare la casa e la famiglia: - Quello che vedi è quello che è. Ora conosci anche la mia immagine privata, che posso dire? Non mi vergogno di nulla… - Parlava con una certa neutralità, non era saccente come suo solito e nemmeno acida. Solo un po’ sconcertata, in effetti. Quel ragazzo che cominciava a conoscere solo ora non era ad ogni modo comune.
- Allora perché non esci da spaventapasseri? - Chiese lui con un pizzico di provocazione a cui lei rispose con ovvietà.
- Per decenza! E poi perché amo essere la prima, siccome non eccello in tutto ma solo in certe cose, mi concentro su queste. Il mio aspetto è fra le cose che posso migliorare e lo miglioro. Stesso discorso per lo studio. Posso impegnarmi ed arrivare al massimo dei voti e lo faccio. Sono invece negata nelle discipline fisiche e artistiche, ma pazienza, non si può aver tutto dalla vita. Basta nascondere le debolezze e magicamente si sale su quel meraviglioso piedistallo a cui tutti agognano! -
Parlando la ragazza si era fatta prendere la mano dalle proprie idee narcisiste ed egocentriche, rivelando così un altro lato di sé che tentava di nascondere perché sapeva bene poteva essere visto come un difetto e lei i propri difetti li nascondeva più che poteva.
Jake capiva il suo discorso e si rese conto che l’ego di quella creatura era di quanto più immenso e divertente avesse mai visto. Poi si ricordò della propria prima opinione su di lei, appena incontrata quel giorno a scuola.
- Io l’avevo detto che eri così! -
- Eh? - Fece non capendo.
- Il primo giorno che ti ho incontrato a scuola ho detto ai miei amici che tutto quello che facevi era per distinguerti dalla massa e per te stare con uno sfigato era il tuo modo di farlo! È quello che hai appena detto. Tutto quello che fai è per vanità. Stare con Kyle ti fa sentire  migliore ecco perché ci stai! - E forse questo avrebbe potuto evitarlo, visto che lo sguardo di Lowell da interessato e stupito si era repentinamente trasformato in fulmini e saette verde chiaro.
Lo fissò come fosse un verme, poi rispose sferzante:
- E non ti viene in mente che magari sto con Kyle perché al contrario di me non è apparenza ma sostanza? -
Breve, concisa, diretta e sincera.
Non se ne rese nemmeno conto di come si era chiamata da sola e fu il turno di Jake di sbattere le palpebre sbigottito. Il giovane rimase proverbialmente senza parole e non sapendo cosa dire, colpito dalla sua risposta su cui avrebbe dovuto rifletterci meglio, disse con sincero disorientamento:
- Scusa… hai ragione… potrebbe anche essere… - Lì per lì non riuscì a capire di preciso perché questo l’avesse colpito, così lo mise da parte e cercò di rimediare con una battuta sdrammatizzante: - Stando tanto con Bill e Tray mi si è sciolto il filtro che mi impedisce di dire tutto quello che mi passa per la testa senza prima realizzare di cosa si tratta! -
La ragazza sciolse un po’ la propria tensione e prima di rispondere in qualunque altro modo, ad interromperli arrivò di nuovo la scimmietta bionda, simile ora come ora ad una pallina rimbalzante.
Luke era basso e un po’ tozzo come ogni bambino di quattro anni e quando camminava veloce o correva sembrava che rimbalzasse come una pallina. Quello era infatti un altro dei suoi soprannomi.
Scimmietta era perché si arrampicava con agilità sulle persone aggrappandosi poi come un koala!
Arrivò davanti ai due tenendosi entrambe le mani in mezzo alle gambe e continuando a saltellare sul posto con un’espressione contrita, il piccolo chiese con urgenza:
- Posso fare la pipì? -
Jake alzò le sopracciglia credendo di aver capito male e Lowell ridendo disse:
- Certo amore, corri corri corri corri! Non farla addosso! - Il bambino allora corse rimbalzando veloce dall’altra parte della casa diretto al bagno.
Finito di ridere, si rivolse al ragazzo ancora seduto al divano con aria allibita:
- Perché deve chiedere il permesso? -
- E’ una lunga storia! - Ma siccome si parlava di Luke, Lowell raccontò tutto con un certo entusiasmo dimenticandosi di mantenere un contegno perché lui era Jake, il nemico: - Quando Lu era più piccolo e gli abbiamo tolto il pannolino, gli abbiamo insegnato a dire sempre quando doveva fare la pipì per poterlo portare in bagno in tempo, solo che poi lo tartassavamo dicendo che doveva imparare a farla da solo. Allora una volta l’ha fatto e l’ha beccato Kris giusto mentre era in bagno, così sorpresa ha detto: ‘Lu, fai la pipì e non mi dici niente?’ solo che l’ha detto con quei suoi modi brutali, così da allora lui chiede sempre se può farla. -
L’aneddoto fece ridere anche Jake il quale si trovò ad immaginare la scena di questo bellissimo nanerottolo biondo platino che non capiva se doveva fare solo oppure chiedere agli altri.
- Ora cerchiamo di spiegargli che non serve che ci chieda sempre il permesso, ma è difficile capirlo per lui! -
- Povero, che confusione! - Commentò con partecipazione sentita il ragazzo ora piegato in due dal divertimento. Doveva essere spassoso quel cucciolo di bimbo e nemmeno finito di pensare eccolo riapparire fra le lacrime, gridando come una sirena disperata.
Si buttò fra le braccia di Lowell, la quale evidentemente era il suo unico rifugio visto le altre sorelle che si ritrovava. I due si fermarono dal ridere e la rossa chiese con dolcezza:
- Tesoro, cosa succede? - Luke cominciò a singhiozzare e Jake rimase fermo a guardare la scena curioso sul modo in cui gli sarebbe ora apparsa la sua compagna di classe.
- Syl… - Disse fra le lacrime più grosse che si fossero mai viste!
Lowell parve capire e senza farlo continuare chiamò subito all’appello la sorella più piccola, quella che si definiva un maschio.
- SYLVIE! VIENI IMMEDIATAMENTE! - La voce autoritaria e l’aria severa.
Poco dopo arrivò sbuffando la bambina di prima, sempre col suo cappellino sulla testa. - Cosa gli hai fatto? -
Sylvie sbuffò seccata, suo malgrado rispose:
- Niente! Stava pisciando seduto e allora gli ho detto che non era una femmina e di farlo in piedi! Allora lui ha detto che non ci riusciva perché era troppo basso ed io ho riso chiamandolo ‘femmina’! - La sorella maggiore scosse la testa con una chiara espressione da ‘non cambierà mai’ e commentò contrariata:
- Sei sempre la solita! Cosa te ne importa a te se lui fa i suoi benedetti bisogni in piedi o seduto! Se li fa in piedi non centra la tazza del water, almeno da seduto non sporca! -
Jake non poté comunque fare a meno di immaginarsi il piccoletto ad arrampicarsi sulla tazza per sedersi e il paragone con la scimmia fu compreso in pieno.
- Ma lui piange per ogni cavolata! - Si lamentò la più piccola indicandolo con un gesto stizzito.
- Syl, ha quattro anni! E’ ovvio che pianga per ogni cavolata! - Rimbeccò la grande. A quello però comparve l’essere di prima, quella non ben identificata creatura rispondente al nome di Kris e bruscamente latrò piegata sul fratellino ancora piangente come un disperato:
- E tu piantala! Cosa sei, un leone o un coniglio? - Luke, che era del segno del leone, si girò verso la terza sorella e come se fosse stato pugnalato parve pensarci un millesimo di secondo, poi sempre addolorato rispose fra le lacrime:
- Un conigliooooo!! -
La sirena riprese e Kris gli fece il gesto di mandarlo a quel paese con Sylvie che imitò quest’ultima seguendola mentre si dileguavano.
Kris aveva diciassette anni ed era di certo l’elemento peggiore della famiglia, in quanto spesso pareva più un killer senza cuore che un essere umano, ma Sylvie giudicandola il suo idolo le andava volenterosamente -e pericolosamente- dietro!
Rimasti soli nel soggiorno, ora anche Lowell si era seduta vicino a Jake, Luke si abbarbicò abilmente sulla sorella che l’abbracciava protettiva e dolcemente, carezzandolo lo cullava per farlo smettere di piangere. Quando lo sentì placarsi, gli parlò con gentilezza e sommessamente:
- Tesoro, non devi dare retta a Syl, sei tu che devi fare la pipì e se preferisci farla seduto la fai seduto. Quando sarai un po’ più alto la farai in piedi come i maschietti, ma per ora fai come arrivi. Non serve che piangi per quella streghetta! -
Il piccolo, con la faccia premuta sulla pancia di Lowell, si staccò rivelando un viso stravolto dalle lacrime, tutto rosso, il naso che colava e gli occhi grandi più chiari e limpidi del suo solito.
- M-m-ma lei è-è-è c-c-catti-i-iv-va… - L’altra si intenerì e con uno sguardo estremamente materno che chi conosceva Lowell poteva solo sognarsi di vedere, disse pulendogli il naso ed asciugandogli il viso delicatamente:
- Non è cattiva, è solo un pochino antipatica ed insistente, ma lo fa perché ci tiene a te, vuole che tu diventi un uomo forte e coraggioso… -
Il piccolo la guardò un po’ più calmo e singhiozzando di meno, disse con profondi respiri:
- M-ma s-sono piccolo… - Argomento valido!
Lowell sorrise divertita:
- Ed è questo che Syl si dimentica! -
Dopo di quello dal piano superiore scese la madre affaccendata, appena Luke la vide gli si buttò addosso arrampicandosi come fosse su un albero e aggrappato a lei a koala nascose teneramente il viso contro il collo della donna che sorridendo non chiese niente ma andò avanti, evidentemente sapeva che aveva già risolto tutto la figlia maggiore, come sempre.

/Welcom to my life - Simple plain/
Tornò allora un breve momento di tranquillità dove i due si trovarono a guardarsi ancora allietati e divertiti insieme dalla scenata del piccolo folletto biondo.
- E’ un caos casa mia… c’è sempre qualcuno che viene e che va e non sono discreti… non possiamo lavorare qua. - Si scusò lei capendo che ormai la sua bella facciata di ragazza perfetta era crollata pietosamente. Non si vergognava del suo vero io, di casa sua e della sua famiglia, anche se qualcuno al suo posto l’avrebbe fatto. Solo che le piaceva anche avere una certa immagine e soprattutto mantenere le distanze con alcune persone.
Ormai con Jake era inutile!
Il ragazzo, però, era assorto appoggiato allo schienale del divano e la testa piegata di lato, in quel momento che non era versione predatore o strafottente. era estremamente piacevole e si chiese a cosa stesse pensando. Come se le avesse letto nella mente, lui l’accontentò esprimendolo ad alta voce con un’aria effettivamente insolita e strana, quasi nostalgica in un certo senso.
- I bambini… ogni tanto sarebbe bello tornare piccoli. Per loro le cose sono semplici. Credono che ci sono solo i buoni e i cattivi. Ridono, giocano, piangono. Sono estremamente buoni ed ingenui eppure anche egoisti e monelli, ma non arrivano ad una vera cattiveria… poi una volta che cresdcono si rovina tutto perché scoprono che il mondo non è diviso solo in buoni o cattivi, ci sono un sacco di tipi di persone che non sai come classificare che però fanno star male gli altri. Scoprono che non c’è solo da ridere, giocare e piangere… che c’è anche da combattere, soffrire e sopportare… e capire. Capire cose umanamente incomprensibili. Cose come perché esiste il male. Ma i bambini non sono cattivi, lo diventano se crescono in un certo modo, specie se soli... o se i genitori si dimenticano del loro compleanno… o se gli fanno conoscere la falsità…  -
Lasciò il resto della riflessione sospesa proprio quando si rese conto che stava diventando personale e ne rimase scosso, infatti increspò il volto assorto in un’espressione intensa, divenne apertamente turbato e mosse la testa come a scacciare ogni strano pensiero.
Lowell rimase ipnotizzata da lui e da quel discorso ma soprattutto dalla tristezza che si dipinse nei suoi occhi azzurri mentre parlava. Capì che doveva trattarsi di cose personali e non ci volle un genio per immaginare che i suoi comportamenti discutibili erano probabilmente causati da dei genitori assenti o per lo meno altrettanto discutibili, tuttavia non volle approfondire spaventata all’idea di scoprire che Kyle avesse ragione.
Ovvero che rifiutava tanto Jake perché in realtà le piaceva.
Lo preferiva quando faceva lo stronzo, sapeva come rifiutarlo, ma così non era certo facile.
Così non sapeva come comportarsi e come trattarlo.
Rimasero in silenzio per un po’ e la ragazza si sforzò di non commentare le sue parole in alcun modo, consapevole che così facendo avrebbe instaurato un rapporto. Non era pronta, non voleva.
Fu Jake il primo a riprendersi e mutando istantaneamente espressione, come se avesse cambiato la maschera proprio davanti a lei, divenne lo spavaldo di sempre, infatti alzandosi di scatto disse guardandosi intorno in quel piacevole caos:
- Allora potremo fare domani in biblioteca! Magari dopo la scuola, pranziamo insieme e ci mettiamo subito al lavoro! - Lowell rimase disorientata sia per il cambiamento che per la proposta in sé, si era aspettata insistesse per rimanere o per portarsela a casa con quella di provare a saltarle addosso, invece niente.
- Famiglia caotica anche tu? - Chiese sorridendo di circostanza con l’unico intento di indagare su quella sua reazione insolita. Insomma, quanto autentico era? Poteva essere tutto un calcolo della sua parte furba e stronza!
Jake la guardò alzarsi e con semplicità rispose:
- No, per niente! Quella praticamente non esiste! -
Quello non stupì particolarmente Lowell, dal tipo che lui era e dalla reazione assunta davanti alla propria famiglia aveva immaginato avesse problemi coi suoi, però cominciò a non capire il suo atteggiamento così apparentemente coscienzioso e senza riuscire a frenarsi continuò l’indagine cercando di non mostrarsi comunque troppo interessata:
- Allora casa troppo piccola e non attrezzata per le ricerche… - Bè, insomma, lei era curiosa e se c’era qualcosa che non capiva, doveva arrivarci subito lo stesso!
Jake ghignò:
- No… anzi… troppo grande e troppo attrezzata… per tutto… - A quello alluse chiaramente al sesso e schiacciandole l’occhiolino imbarazzandola, le cinse le spalle col braccio aggiungendo: - appunto per questo dico di fare in biblioteca. Sei fidanzata, no? Non credo che al tuo ragazzo farebbe tanto piacere saperti a casa mia da sola con me! Ma se vuoi… -
Lowell si sciolse con un gesto elegante e stizzito da cui lui dedusse che quello dovesse essere un modo per difendersi dalle cose che del mondo non le piacevano. Ognuno aveva le sue.
Jake capì anche che non era semplicemente una da un ego gigantesco che le pensava tutte per essere la prima in quel che le riusciva bene; non poteva non considerare, ad esempio, che se voleva sapeva tirare fuori una dolcezza che non aveva mai visto a nessuna donna -non che i suoi contatti con le donne fossero stati effettivamente di un certo tipo-. Sicuramente c’era dell’altro, una sorta di purezza interiore creata dal fatto che cercava di allontanare le cattiverie che esistevano. E lo faceva a modo suo, diverso, ma comunque lo faceva.
- La biblioteca va benissimo! Io però mangio con Kyle, la biblioteca poi apre alle tre, quindi ci vediamo a quell’ora là davanti! - Lo liquidò con freddezza naturale, era il suo modo per mantenere le distanze.
Poteva essere che le interessava conoscerlo meglio ma solo il suo vero lato e non certo quello da porco che non sapeva frenare a lungo!
Jake ricevette l’antifona e sorridendo comunque in quel suo modo sexy che lei non poteva dire facesse schifo, tirò su il pollice in segno di conferma, quindi si avviò alla porta.
- Salutami gli altri, hai una famiglia fantastica… scommetto che tuo padre è il fiore all’occhiello di tutti voi sei! - Fece sorridendo con fare indecifrabile dicendosi che aveva trovato davvero una famiglia singolare.
- Grazie… intendi se è a posto? - Capì cosa intendeva e capì anche perché lo chiedeva, ma lui gliene diede conferma con naturalezza, senza apparire antipatico, spavaldo o provocatorio:
- Sì… sai, ormai sono rare le famiglie come la tua, numerose, felici e senza alcuna pecca… si capisce che ognuno ha le sue stranezze ed è normale, avrete di sicuro i vostri difetti, ma sommariamente siete perle rare! Complimenti. - Non attese risposta e limitandosi a scoccarle leggero il pollice sul mento in segno di saluto, se ne andò senza tentare nessun’altra mossa ingegnosa.
Lowell rimase interdetta a guardarlo all’ingresso mentre si chiedeva quale Jake fosse quello autentico e quale solo una mera strategia.
”Probabilmente l’unica parte vera era la riflessione sui bambini…”
Ma non ne fu infastidita poiché era anche quella che l’aveva colpita di più.
E che le era piaciuta.
“Evidentemente qualcosa di buono e valido c’è anche in lui…”
Quella la sua conclusione. Conclusione che solo dopo averla avuta la turbò.

Jake, dal canto suo, non poté non ripensare a quel piccolo folletto di nome Luke e a quello che gli aveva suscitato dentro, come non poté non invidiarlo immaginando sé stesso cresciuto in un ambiente simile.
“Probabilmente non sarei così sbagliato!”
Che si considerasse tale era una convinzione che nessuno, nemmeno Bill e Tray, sarebbero mai riusciti a togliergli dalla testa.
Bè, forse quasi nessuno.