SECONDO
QUARTO:
IL GRUPPO SI FORMA
CAPITOLO
15:
CASI
SENZA SPERANZA
‘Certo
che la spensieratezza serviva, dopo quei momenti di tensione... ma
c'era proprio bisogno di esagerare fino a questo punto? Autrice
incosciente! ’
/
You make me feel loved – Zucchero /
Schiacciato
il tasto play dello stereo ed alzato il volume al massimo, le prime
note ritmate e forti che risuonarono nella stanza ed in tutto il
piano furono di Zucchero, un artista italiano con una certa
discografia apprezzabile sulle spalle, uno dei pochi cantanti
italiani c÷ Samatah ascoltava volentieri. Quando aveva
voglia
di cantare metteva su lui e si scatenava in concerti più o
meno meritevoli. La prima canzone era You make me feel loved.
-
NATO
COME UN BEL SOLE D'INVERNO... -
E
via
discorrendo.
La
ragazza aprì l'armadio a ponte che stava sopra il suo letto,
fissò il suo interno come se fosse un mostro raro e facendo
una smorfia di sfida insieme al suo canto che risultò solo
molto buffo, si rimboccò le maniche della camicia a quadri
rossi, ballicchiando si legò i lunghi capelli neri lisci in
una coda bassa lasciando la riga a zig zag naturale ed interrompendo
un attimo la sua vocalità spostò il labbro
inferiore
sopra quello superiore come fosse imbronciata, poi infilò le
mani nella montagna aggrovigliata formata dai suoi vestiti invernali
e con uno strattone li tirò tutti fuori facendoli cadere un
po' sul letto ed un po' a terra. Guardò il posto vuoto e poi
quell'ammasso informe e stropicciato di abiti e mantenendo un
espressione prettamente maschile, di chi si appresta a fare una sfida
difficilissima, si mise a rovistarvi in mezzo dividendo la roba che
metteva da quella che non metteva e quando trovava qualcosa che le
garbava la ficcava appallottolata nel suo borsone di viaggio.
Intanto
le canzoni cambiarono arrivando alle sue preferite, ovvero Blue e
Puro amore per le quali si interruppe poiché troppo presa da
esse.
Era
divertente da vedere, in fondo una pazza scatenata che aveva la sana
intenzione di mettere a posto i suoi vestiti ballando e cantando, non
si vedeva tutti i giorni!
Dopo
aver smistato del tutto le cose si decise a piegarle e a riporle
nell'armadio per bene, dividendole a loro volta in 3 piccole colonne:
le cose nere e grigie, le cose rosse e verdi e le cose bianche e
più
chiare rispetto agli altri colori. Appesi i rarissimi e praticamente
nulli vestiti eleganti da occasione. Il resto che aveva intenzione di
buttare lo mise in due sacchi dell'immondizia che poi avrebbe portato
via. Infine si sedette sul borsone e schiacciando per bene il tutto,
chiuse la cerniera e alzando il braccio in alto col pugno chiuso
urlò
a squarciagola:
-
HO
VINTO! -
Poi
la
sua attenzione fu attirata da un maglietta a maniche corte bianca con
dei disegni e diverse scritte a mano: era il ricordo della sua ultima
classe delle superiori, quando finalmente era riuscita a prendere il
diploma avevano fatto tutti una maglia ciascuno e l'avevano tenuta di
ricordo; la scritta principale diceva:
'Lo
studio crea un'elevata dipendenza... non iniziare... ' poi sul retro
il seguito: '... io non l'ho mai fatto! '
Sorrise
ricordando quell'anno sclerato e tutti gli scherzi che avevano fatto,
era stato bello, in fondo, e anche se non aveva mai amato
particolarmente la scuola era riuscita a finirla lasciando il segno,
le era dispiaciuto anche abbandonare il suo banco dove aveva fatto
molte dormite e un sacco di disegni, i migliori ovviamente.
Decise
di appendere la maglietta e mettendola su un appendino di ferro
cercò
un luogo adatto, se ne pentì subito dal momento che era
tutto
occupato da foto, posters di Eminem, disegni e figurine della sua
squadra preferita, il milan. Quando il suo sguardo adocchiò
un
chiodo libero si illuminò subito, era confinante con un
megaposter di Eminem e con un suo disegno, così decise solo
di
spostare il disegno poco più a destra per lasciare lo spazio
necessario. Staccò il foglio e si accorse che l'aveva a sua
volta attaccato ad un poster più piccolo sempre del suo
idolo
e si disse che avrebbe spostato anche quello, non fece in tempo a
notare che era a sua volta attaccato ad un altro mega poster sempre
dello stesso individuo che era unito ad un altro e ad un altro ancora
sempre sul cantante rap. Quando lo realizzò si morse il
labbro
e non potè fare altro perché fu tutto molto
veloce:
caddero tutti e quattro li immagini lasciando solo lei in piedi sulla
sedia, in bilico, col disegno in mano ed una ovvia imprecazione da
primato che si sentì in tutta la casa... cose che sono
meglio
censurare!
E
dire
che era stata proprio lei a mettere quegli oggetti in quel modo...
c'era poco da fare, Samantah era il classico caso senza speranza!
In
risposta tornò a mettere tutto com'era prima, ovvero l'uno
unito all'altro in modo che se di nuovo cadesse uno cadesse tutto!
Che
dire di lei se non che era ‘geniale’?
/
Basket case – Greenday /
Il
luogo del ritrovo per partire col pullman era davanti allo stadio
alle due del pomeriggio.
Arrivarono
tutti più o meno puntuali tranne Samantah che fece ritardare
Gianluca perché, quando era quasi arrivata, si era accorta
di
aver dimenticato i documenti, quindi a rotta di collo era tornata
indietro. Oltre a loro fecero tardi anche: Alessandro che il ritardo
era nel suo DNA, Jude perché l'appuntamento era con una
squadra di calcio e non con una donna, Francesco perché
aspettava che lo passasse a prendere l'amico Jude, e infine Trystin
per colpa, manco a dirlo, di Daniel che si era addormentato proprio
quando aveva detto che sarebbe andato a farsi il borsone di viaggio!
Il
primo ad arrivare fu Marek, puntuale come un orologio svizzero,
seguito a ruota da Manuel il robot e poi da Gabriel che adorava
l'idea di farsi vedere perfetto anche nella puntualità.
Infine
gli altri della squadra, poi quelli elencati qua sopra e per ultimo
chi?
Ma
l'allenatore Jack, ovvio!
Jack
in
realtà si chiamava Giacomo ma non gli piaceva il nome
così
si faceva chiamare Jack, era un uomo strano, eccentrico, buffo e un
po' schizzato... ok, un po' tanto visto l'abbigliamento e i capelli
con cui andava in giro, per non parlare degli occhiali sempre di una
forma diversa, una più allucinante dell'altra, sia da sole
che
da vista, non stava mai senza occhiali... poi bastava sentirlo
parlare con una voce di proposito effeminata e vederlo camminare con
movenze omosessuali! Nonostante queste cose era un bell'uomo di
quarant’anni dal fisico asciutto e atletico ed un fascino,
dietro a
quel modo di fare da pagliaccio, innegabile. No, non era gay, ma
forse bisessuale si... non lo era perché era stato sposato
due
volte: dalla prima moglie africana aveva avuto un figlio mulatto di
nome Michael molto ma molto bello e carismatico, coi lunghissimi
rasta neri e un paio di tatuaggi e piercing, dalla seconda moglie
invece, irlandese, aveva avuto due gemelli, un maschio ed una femmina
dai capelli rossi e le lentiggini su tutto il corpo, molto carini e
monelli, due terremoti. Tutti basket dipendenti. Il maggiore aveva
diciannove anni mentre gli altri due ne avevano dieci. Andavano tutti
d'accordo ed erano pazzi e affiatati. Una famiglia da cui stare alla
larga.
Michael
aveva insistito per venire perché si sarebbe divertito ma
Jack
gli aveva ordinato di no poiché gli avrebbe preso il posto e
gli avrebbe impedito di fare il suo lavoro, volendo così
evitare l'inferno si era munito di mitra per lasciarlo lontano dal
loro ritiro!
Nessuno
ovviamente osò sgridare il capo che trapelato
salutò
tutti con un bacio della mano e si buttò sul sedile in prima
fila per mettersi a dormire stravolto.
Si,
anche lui era un caso senza speranza!
Le
intenzioni di Alessandro erano state nobili, si era curato
più
del solito l'aspetto per apparire all'altezza economica degli altri
compagni di squadra, tutti straricchi. Aveva indossato una camicia
D&G probabilmente rubata, mezza slacciata, jeans cadenti della
Dysel, rubati sicuramente anch'essi e i capelli all'indietro domati
con un po' di gel ormai asciutto, stavano quindi ricci e scomposti un
po' in aria ed un po' indietro, qualche ciuffo in avanti,
un'acconciatura molto artistica. Ogni tanto arrivava con quelle cose
stravaganti che a chiunque sarebbero state malissimo e ridicole ma
che a lui stavano d'incanto, grazie a quel suo viso da folletto o da
semplice animale del bosco di quelli che tutti adorano guardare.
Aveva anche degli occhiali da sole firmati, rubati anch'essi
ovviamente. Nell'insieme qualcosa di riuscito.
Selezionò
tutti i posti a sedere, poi optò per uno dei pochi vuoti,
quello accanto a Gianluca! Come mai? Presto detto... loro due erano
ancora odiati da tutti per cui, mal sopportati, erano anche
emarginati il più possibile. Non era una squadra molto
unita,
anzi, ma al momento di giocare sembravano gli amici migliori del
mondo. Che il rapporto fra i due più antipatici stava
cambiando positivamente poteva giovare solo a loro, visto che per gli
altri sarebbe stata solo più dura avere a che fare con due
come loro che si alleavano.
Gianluca
sbuffò quando se lo vide seduto accanto, poi lo
squadrò
da capo a piedi e indovinando al volo il suo abbigliamento disse
laconico:
-
Hai
svaligiato una boutique? -
Alessandro
gli lanciò uno sguardo stupito chiedendosi come avesse fatto
ad indovinarlo e spontaneo glielo chiese:
-
Mi
spii? -
L'altro
a sua volta si soffermò più del necessario sul
suo
volto, voleva solo capire se dicesse sul serio o se scherzasse...
insomma, aveva veramente rubato quegli abiti? Per quale motivo? Senza
riuscire a capirlo perché aveva solo un espressione
sinceramente colpevole, Gianluca chiese:
-
Ma
sei serio? Perché? -
Di
norma non l'avrebbe chiesto però si era sentito di farlo,
come
se fosse improvvisamente importante per lui capire i motivi di certi
suoi comportamenti.
Per
lui
il furto non era nemmeno concepito ma in fondo era ricco ed era ovvio
che non lo concepiva... solo che era diverso non per il lato
economico, ma perché sua mamma gli aveva insegnato dei
principi solidi fra i quali non rubare e non voler essere chi non si
è, il cosiddetto accontentarsi e vivere nel proprio. Sua
mamma
era straricca e sarebbe potuta diventare una di quelle persone snob,
antipatiche, fredde e mai in casa con la famiglia, eppure aveva fatto
una marea di figli, non aveva mai tradito il marito ed era
più
in casa che fuori a spendere i suoi soldi. Era una persona fuori dal
comune, che riassumeva in sé i lati positivi di tutti i
figli... per questo Gianluca non poteva capire uno come Alessandro
che non solo rubava, ma lo ammetteva in tutta tranquillità e
onestà, come fosse la cosa più naturale e giusta
del
mondo.
-
Perché mi servivano... volevo darmi un certo tono! -
Asserì
infatti il biondo riccio con un espressione tanto semplice da essere
disarmante, si tolse gli occhiali da sole per un attimo per guardare
meglio gli occhi di Gianluca, quegli occhi verde bosco nei quali
adorava perdersi ogni tanto. Era un colore poco convenzionale, o
meglio non di grande impatto come quelli azzurri o blu e nemmeno
profondi come quelli scuri, specie quelli neri, però erano
affascinanti ed intriganti, potevano apparire come lui voleva, freddi
o focosi, ma erano sempre un po' misteriosi e un po' insaziabili...
anche se poi finivano sempre immancabilmente per disprezzare e
snobbare chi lo circondava.
Anche
Gianluca era strano: lui che poteva permettersi vestiti da mille
euro, ne usava di molto comuni; chi lo guardava di fretta ne era
ingannato credendolo sempre vestito alla moda e firmato
poiché
a lui ogni straccetto che indossava stava divinamente, ma chi lo
guardava con più cura, come faceva Ale, se ne accorgeva.
Vestiva in modo semplicissimo e non con grandi firme, certo non aveva
nulla di anonimo, però non sfoggiava Versace, D&G,
Valentino, Dysel e simili. L'ammirava anche se non lo capiva molto
bene. Quel giorno, ad esempio, aveva indossato la sua solita maglia
nera a collo alto, con lunghe maniche attillate, che gli fasciava il
torace in modo incantevole; sotto semplici pantaloni sempre neri di
una stoffa invernale ma elasticizzata simile a jeans ma che non erano
tali. Stava bene e per l'ennesima volta lo invidiò... specie
per i capelli lisci che si domavano così facilmente!
-
Ma tu
sei suonato! -
Concluse
così Gianluca tornando a voltarsi verso il finestrino,
preparandosi ad un lungo viaggio, nonché un lungo ritiro
molto
stancante. Quel tipo lo turbava perché non riusciva a
capirlo:
a tratti erano simili, altri invece molto diversi. Li accomunava
l'inquietudine e la ricerca di qualcosa d'indefinito.
Notò
che l'altro si rimise gli occhiali da sole appoggiando la testa
dietro, tirò fuori il lettore CD portatile e si
infilò
gli auricolari capendo che il compagno di viaggio non sarebbe stato
di molta compagnia; azionò i Sex Pistols addentrandosi nei
suoi pensieri dove nessuno sarebbe riuscito mai a penetrare.
Gianluca
pensò per un attimo qualcosa che turbò lui per
primo:
"Chissà
se ne farò mai parte anche io... mi piacerebbe... "
Poi
scosse la testa lanciando un'occhiata alla sistemazione di Samantah.
In
quanto parte dello stuff della squadra non era potuta mancare al
ritiro e sarebbe dovuta stare tutto il tempo con i due allenatori, si
preoccupò perfino lui per questo... in camera sarebbe anche
potuta stare da sola ma in pullman vicino a chi si sarebbe messa se
Jack occupava due posti per dormire e gli unici due rimasti erano uno
vicino a Marek e l'altro proprio davanti agli sportelli anteriori,
vicino all'autista?
Quando
si chiese questo a rispondergli arrivò dalle casse della
corriera un musica a lui familiare, i Greenday, e questo gli rispose:
aveva scelto l'autista piuttosto che Marek!
Si
sentì sollevato anche se questo significava che per tutto il
viaggio avrebbero ascoltato i cd che si era portata via, facendoli
mettere su a quel povero uomo che guidava.
Con
American Idiot suonata e cantata dal vivo, iniziava il loro ritiro
mentre Trystin si chiedeva se Daniel fosse narcolettico visto che si
era di nuovo addormentato, questa volta appoggiandosi del tutto su di
lui.
/
American Idiot – Greenday /
Quando
il pullman fece sosta in un area di servizio per fare rifornimenti e
per far sgranchire le gambe ai ragazzi, successe l'impossibile, o
meglio non proprio l'impossibile poiché quello
accadrà
durante il ritiro, bensì fu la parte più
divertente di
tutto il viaggio.
La
maggior parte andarono a prendersi qualcosa da mangiare ed un
caffè,
naturalmente dopo essere andati in bagno.
Ecco,
a
questo punto ci fu una vera e propria lotta per chi riusciva a far
per primo la pipì e visto che tutti si mal sopportavano, in
quel bagno nacque il delirio!
Il
primo a spintonare fu Alessandro, imitato a ruota da Daniel, i due
finirono per spintonarsi a vicenda, Trystin e Marek non ebbero
bisogno di farsi valere, tutti li lasciarono passare avanti per quel
senso di mistico che avevano addosso e specie perché non si
poteva non apprezzare una bellezza del calibro del bel Trystin di
bianco vestito!
Gianluca?
Bè,
lui arrivava davanti a chi si frapponeva fra lui e l'apposito luogo
di scarico e guardandolo come se fosse un verme strisciante, gli
ordinava tetro e severo con il piglio di un re antipatico:
-
Levati! -
I
poveretti che si imbattevano in lui preferivano di gran lunga andare
a battersi a suon di calci e pugni con Alessandro e Daniel!
Tuttavia
ad un certo punto, stufo di cercare di farsi valere fisicamente,
Daniel che non era un tipo eccessivamente feroce come l'altro che
continuava a lottare, ebbe l'incosciente idea di ricorrere poi a ben
altri mezzi meno faticosi per lui, pigro da far schifo.
Trystin
lo guardò e gli bastò un solo sguardo per capire
le
intenzioni del fidanzato, subito uscì dal bagno pensando un
veloce: "Auguri... "
in direzione degli altri ragazzi.
Quando
l'unico da preservare fu fuori, il moro senza scrupolo alcuno
attaccò
una pompa che veniva utilizzata per pulire più velocemente,
apri del tutto il rubinetto dell'acqua e appoggiando il dito
all'estremità per impedire un uscita regolare, fece
letteralmente piovere sulle teste di tutti i presenti.
Le
urla
e gli insulti non si sprecarono ma nel giro di un minuto tutta la
stanza era deserta!
La
cosa
rimase proprio sullo stomaco al ribelle biondo che per tutto il resto
della permanenza in quell'area di servizio, si scervellò
pensando al modo migliore per vendicarsi mentre gocciolava come gli
altri compagni, facendo un pantano ovunque.
Nessuno
poteva osare tanto e passarla liscia, considerando che per fare il
figo fricchettone e distinguersi o amalgamarsi meglio
(chissà
cosa passava per la testa di quel folle) aveva rubato degli abiti non
costosi, di più!
Alessandro
accelerò il passo attaccandosi a Gianluca, lo prese a
braccetto senza nemmeno pensarci seriamente, cosa che invece fece
abbondantemente l'altro, poi puntò gli occhi azzurri sulla
nuca asciutta di Daniel che se ne andava tranquillamente in giro ad
ingozzarsi di cibo.
-
Senti, cosa ne pensi? Sei tu il cervello fra noi, dai, tira fuori un
piano... -
A
Gianluca, che era bagnato quanto lui, non dispiacque l'idea della
vendetta, ma le sue connessioni neurali erano tutte occupate da quel
braccio che allacciava il suo con fare così disinvolto. A
quel
punto fece anche l'errore di guardare il suo viso di sottecchi, fu un
errore perché vedendo quei lineamenti così
selvatici
che ricordavano un animaletto del bosco, ora decisi ed in un
inclinazione sadica che lo rendevano più bello e
affascinante
del solito, divenne rosso e abbassò lo sguardo mentre
l'altro
continuava a parlare a macchinetta. I suoi occhi, giunti lì,
videro che la camicia firmata si era slacciata ulteriormente
mostrando parte del suo petto ancora giovane ma comunque molto
promettente visto tutto lo sport che faceva, immaginò per un
attimo il suo corpo nudo ed i muscoli che doveva aver già
ben
sviluppato e proprio lì ricordò che in
realtà
l'aveva già visto sotto la doccia negli spogliatoi... ed il
sangue gli andò alla testa tanto che gli uscì dal
naso!
Ancora
bordeaux e pieno di vergogna mollò l'amico e si
piegò a
terra nascondendosi fra due scaffali pieni di pacchi da 1 Kg di
patatine e popcorn!
Alessandro
lo notò perdendo di vista il nemico, si chinò per
vedere cosa mai avesse e toccandogli la schiena dove la maglia nera
era bagnata quindi più attillata, riuscì a
sentire il
calore che nonostante tutto veniva dal corpo ripiegato su sé
stesso, così incuriosito chiese accucciandosi accanto a lui:
-
Ehi,
Gian, che succede? -
"Anche
se lo sapessi non te lo direi di certo! In un modo o nell'altro
è
sempre colpa tua! "
Si
limitò a pensare a questo ma in risposta grugnì
qualcosa di incomprensibile. Quando Ale afferrò i suoi polsi
per togliere le mani dal viso e poterlo guardare meglio,
avvicinandosi ancora di più per questo, Gianluca non ci vide
più e per impedire qualche altra scena imbarazzante gli
diede
una testata in piena fronte tornando in bagno di corsa, maledicendo
tutti, per primo Alessandro che gli procurava certe reazioni
incontrollate.
Il
poverino non aveva ancora capito cosa gli succedeva, sapeva solo che
da quando l'aveva visto del tutto nudo farsi la doccia accanto a lui,
quella famosa volta, si era eccitato pensando proprio al biondo e a
quella scena... e le cose erano degenerate sempre più!
Dopo
essersi lavato il viso chiuse l'acqua e sentì solo allora i
gemiti inconfondibili ed inequivocabili che venivano da uno dei box
chiusi a chiave. Non volle nemmeno immaginarsi chi erano e cosa
facevano, tanto era chiaro, tuttavia quei rochi versi erano
familiari, non quelli di lei, ma quelli di lui. Decidendo di farsi i
fatti suoi alzò le spalle pensando al volo che era una cosa
degna di Jude, farsi una donna in un area di servizio: il ninfomane
per eccellenza.
Senza
saperlo ci aveva proprio azzeccato!
Quando
Gianluca uscì dal suo rifugio, trovò Alessandro
con in
mano uno di quei mega pacchi di patatine super unte e salate che
seguiva con aria molto naturale l'ingordo Daniel, accompagnato a sua
volta dal bel Trystin che cercava di ignorarlo, in effetti era
praticamente indecente nonché molto imbarazzante. Tutti si
chiesero come facessero due così a stare insieme ma
soprattutto come faceva il biondo a non scappare da lui a gambe
levate. Il tempo passava e Daniel cominciava a parlare italiano ma
Trystin no, se ne stava sempre zitto e scambiava parole solo con
Marek e con Daniel. Un tipo molto strano.
Quando
ebbe questo pensiero e nella sua mente comparve il nome di Marek, che
al momento si beveva un caffè con un addormentato allenatore
accanto, si chiese dove fosse sparita Samantah; cercò con lo
sguardo ma non trovò nessuno di poco femminile e casinaro. A
quel punto, quindi, nella sua mente si formò il bivio:
seguire
Alessandro nel suo diabolico piano che non aveva ancora capito quale
fosso, oppure cercare la sorella? Fu il compagno di squadra a
decidere per lui prendendolo per il polso e tirandolo con sé
dietro Daniel ignaro della vendetta che si stava per abbattere su di
lui. Gianluca ancora una volta fissò in agitazione la mano
che
stringeva il suo polso, sentì la sua vicinanza
così
pericolosa da farlo arrossire di nuovo, era diventato impossibile
stargli accanto… e lui che lo toccava in modo
così naturale,
invece!
Si
morse il labbro e non fece in tempo a chiedere cosa volesse fare
poiché gli lanciò un occhiata a dir poco
preoccupante,
visto l'elevato tasso di sadismo che vi era in essa, ed agì:
ci volle proprio poco, aprì il pacco e lo
rovesciò
sulla testa spettinata dell'inglese, non solo una parte di quel pacco
ma TUTTO!
In
un
attimo Daniel era pieno di patatine unte e di sale che si sparsero
anche sul pavimento creando un macello fra impronte bagnate e cibo!
Il
'poveretto' rimase a bocca aperta senza fiato, Gianluca, accanto ad
Alessandro che rideva come un pazzo, era indeciso se scappare oppure
godersi lo spettacolo ma tutto si sarebbe aspettato fuorché
questa incoscienza.
Un
urlo
si levò e questa volta era del neo 'colpito', al che
Gianluca
si girò e se ne andò con il suo passo elegante e
semplice, lasciando l'altro a sé stesso.
La
conseguenza?
I
due
si picchiarono e se le diedero di santa ragione tanto che tutti
dovettero intervenire a sperarli!
La
pausa terminò
e tutti, chi più bagnato chi più pestato,
salirono sul
pullman riprendendo i posti precedenti; alla domanda di Marek, visto
che come sempre Jack aveva ripreso il suo sonno (forse anche lui era
narcolettico), se fossero tutti presenti o mancasse qualcuno, fu solo
Francesco a rispondere con la sua voce allegra e spigliata:
-
No, manca Jude… penso
di immaginare dove sia! -
Terminò
con un
sorriso malizioso e divertito, anche gli altri ridacchiarono
immaginando come fosse impegnato, a questo squillò nella
mente
di Gianluca il campanellino d’allarme ricordando chi gli
avevano fatto venire in mente quei gemiti nel bagno pubblico di quel
posto: proprio Jude,
il sesso-dipendente!
Uno
normale avrebbe
detto che lui sapeva dov’era e magari sarebbe andato lui
stesso a
chiamarlo, però Gianluca sembrava normale, in
realtà non lo era
quindi si guardò bene dal mettersi in mezzo ed aiutare chi
lo
cercava, in fondo non erano amici e a lui non interessava nulla di
ritrovare quel ragazzo sesso dipendente!
-
Non manca
nessun’altro? -
Chiese
di nuovo prima
di uscire dal pullman, Gianluca cominciava già a seccarsi di
sentirlo parlare come fosse un padre per quei ragazzi, aveva un tono
così gentile che lo infastidì in una maniera
esagerata
perché non era vero e sincero ma solo un falso ipocrita, ai
suoi occhi; lo fissò così male che Marek stesso
si
sentì a disagio e fu con questo scambio di sguardi al volo,
anche se il moro aveva gli occhiali da sole, che entrambi si
ricordarono di una cosa, anzi una persona: c’era troppo
silenzio!
-
Sam! -
Sbottarono
infatti
insieme i due. Non era stata avvistata nel caos generale di poco
prima e lì non c’era proprio; il biondo strinse i
denti
e assottigliò gli occhi puntandoli ancora una volta sul
ragazzo che aveva parlato in contemporanea con lui.
Quando lo udì dire:
- Vado a cercarli…-
con una certa premura
nella voce forse perché immaginava fossero insieme a fare
quelle certe cose, il ragazzo più giovane scattò
in
piedi come una molla e con un moto di profondo fastidio dentro di
sé
saltò Alessandro seduto nel sedile esterno, accanto a lui, e
lasciandolo in effetti di stucco per questo suo atletico salto
precipitoso, corse
verso Marek già sceso dal mezzo, lo afferrò per
una
spalla e lo strattonò poi senza nemmeno fermarsi a guardarlo
lo
sorpassò dicendo freddo e tagliente:
-
Vado io! -
Lasciandolo
quindi così
fermo davanti a tutti che li fissavano senza capire, consci che si
erano proprio persi un passaggio, visto che erano sempre andati molto
d’accordo quei due!
Gianluca
corse dentro
dimenticandosi subito di Jude, percorse tutta l’area di
servizio di
corsa per scaricare la rabbia e concentrando una dose massiccia di
pensieri poco gentili contro il secondo allenatore, entrò
nel
bagno delle femmine senza pensarci su un attimo, l’unico
posto dove
poteva essere!
C’erano
altre donne
dentro che lo fissarono male e gli dissero un paio di cosette non
molto carine, lui le ignorò bellamente e la
chiamò con
un tono più nervoso del solito. Dopo poco la voce di
Samantah
si udì da uno dei box chiusi da cui fece capolino la mora
con l’aria
di chi si stava per addormentare ma ce l’aveva fatta a non
mollare.
-
Si? -
Lo disse come fosse la
cosa più naturale del mondo farsi venire a chiamare nel
bagno
delle ragazze!
Al fratello andò un attimo il sangue alla testa
per la rabbia ed infatti le andò innanzi minaccioso e severo
come fosse più grande di lei:
-
Come ‘si’? Ma sai
che come sempre ti stanno tutti aspettando? Che cavolo hai fatto tutto
questo tempo? -
Sam
si divertì a
vederlo così in ansia per lei ma ad un occhiata attenta
capì
che non era preoccupato per lei ma bensì arrabbiato per
chissà
quale motivo, così provò a spiegarsi anche se con
scarso
risultato:
-
Ecco io… niente, ero
qua e… aspettavo venisse l’ora di tornare ma non
avevo l’orologio
così contavo che qualcuno mi venisse a chiamare;
così è
stato, hai visto? -
-
Ma perché? Non
potevi stare di là come tutti e mangiarti qualcosa? -
Samantah
non aveva
preparato la prima risposta ma la seconda proprio non riuscì
a
darla nemmeno buttando qualcosa a casaccio. Finchè si
trattava
di mentire ad uno qualunque era una cosa, ma quando questo qualcuno
era suo fratello le cose cambiavano!
Abbassò
il capo
e guardandosi con cura le scarpe cominciò a mordersi il
labbro
e a scrutare nella sua mente vuota, il panico si ingigantiva
ricordando il meccanismo che era sorto nella sua testa qualche minuto
prima, quando aveva dovuto scegliere se rischiare di avere a che fare
con Marek oppure nascondersi e stare in santa pace.
Alla
fine mormorò
solo un sottile e tremante:
-
Dovresti saperlo… per
lui… non voglio averci a che fare più del
necessario… -
L’altro
aprì
bocca per rispondere ma poi si trovò spiazzato e la richiuse
come sconfitto, si spompò subito e il morale a terra
della sorella lo infastidì facendogli un discreto male: lei
era il suo sole, non poteva ridursi così, non era giusto.
Senza saper cosa dire appoggiò le mani sulle spalle di
Samantah e poi carezzandola più lieve che poteva si chiese
cosa avrebbe detto Max in quel momento.
-
Stai cambiando molto,
te ne rendi conto? -
Lei
posò a sua
volta la fronte sul suo petto e sospirò sconfitta a
sua volta:
-
Si… -
Mantenendo
un tono
confidenziale e quasi delicato, l’altro continuò:
-
Cosa aspetti a
tornare quella di sempre? -
Prese
con le mani i
lembi della maglia nera del fratello poi rispose ancor più
impercettibile:
-
Che mi si rimargini
un po’ la ferita… non so quanto ci
vorrà ma è ancora
molto aperta… -
Trasmetteva
una
tristezza e malinconia tali da essere insopportabili:
-
Lo so… -
Disse
solo questo, poi
rimasero in silenzio.
Quando
arrivarono al
luogo del ritiro ci impiegarono un non trascurabile tempo a
sistemarsi nelle rispettive stanze e dividersi in coppia, ma alla
fine ce la fecero.
Samantah
era da sola.
Alessandro e Gianluca chissà come mai finirono nella stessa
stanza: per Ale era ovvio ma per Gian mica tanto visto che doveva
ancora imparare a domare il suo corpo e i suoi istinti. Si disse che
sarebbe stata dura. Daniel e Trystin certamente insieme. Marek e Jack
non avevano avuto scelta. Jude con Francesco ed infine Manuel e
Gabriele che pur ignorandosi non si infastidivano a vicenda…
poi
ovviamente gli altri membri della squadra tutti comunque accoppiati.
Da
dire c’era che la
stanza di Gian e Ale erano in mezzo a quella di Sam da una parte e di
Trys e Dany dall’altra, Sam a sua volta era accanto
a
Marek e il coach… tutte con il terrazzo confinante!
Sarebbe
stato un lungo
ritiro di una settimana, per i nostri casi senza speranza!