CAPITOLO
17:
GIOCHI
PROIBITI
'
Sapeva che gli piaceva quando sorrideva in quel modo, quando
infreddolito andava da lui uscito dalla doccia per scaldarsi, quando
l'osservava a fondo senza perdersi un solo centimetro del suo viso,
quando stava con lui e basta'
/
Goodnight moon – Shivaree /
Quando
la porta del bagno si era aperta, il vapore della doccia calda appena
fatta dal biondo aveva invaso la camera dell'albergo, per poi tornare
di nuovo dall'altra parte appena la stessa si era richiusa. Il
ragazzo chiaro indossava un accappatoio bianco e i capelli bagnati
come il resto del corpo, gocciolavano sul volto d'angelo inespressivo
schiacciandosi a loro volta sulla fronte, vestito così
sembrava ancor più un albino, invece era semplicemente un
inglese purosangue dai capelli platino. Lasciò che una
goccia
arrivasse al mento e staccandosi cadesse sul pavimento visto il busto
piegato in avanti per cercare nel borsone pieno di vestiti il proprio
pigiama. Grazie alla doccia bollente appena fatta, il corpo di
Trystin fumava evaporando e a guardarlo sembrava veramente un
invitante termosifone.
Per
Daniel entrato dal terrazzo in quel momento, tutto infreddolito a
causa della temperatura notturna che si abbassava ancora, in attesa
della sua doccia ristoratrice, gli parve la cosa più
meravigliosa e desiderabile del mondo. Sorrise spontaneamente e fu
strano vedere un sorriso sulle sue labbra sempre imbronciate, ma era
naturale che lo concedesse solo al suo fidanzato. Aveva un bel
sorriso soprattutto perché era spontaneo e non con qualche
secondo fine, non rivolto a qualche scherno, scherzo, ironia o
sadismo... a Trystin piaceva da impazzire e il fatto che lo
riservasse solo a lui nell'intimità lo faceva sentire ancor
più importante. Aveva grossi problemi a mostrare i propri
sentimenti ed emozioni ma sapeva che anche senza sforzarsi, Daniel li
comprendeva alla perfezione. Sapeva che gli piaceva quando sorrideva
in quel modo, quando infreddolito andava da lui uscito dalla doccia
per scaldarsi, quando l'osservava a fondo senza perdersi un solo
centimetro del suo viso, quando stava con lui e basta. Daniel sapeva
tutte queste cose e Trystin ne era cosciente, per cui non si sarebbe
mai sentito inadeguato.
Fu
spontaneo per il moro anche precipitarsi dall’altro e
infilare le
mani fredde sotto l'accappatoio, slacciarlo e cingerlo con le braccia
cercando nel corpo umido il calore. Il biondo trasalì per lo
shock iniziale, anche se l'aveva previsto non era uno scherzo
ricevere una temperatura simile sulla propria pelle quando questa
corrispondeva ad alti livelli, suo malgrado non lo cacciò ed
anzi posò con grande controllo le mani sulla sua schiena
massaggiandolo un po' per scaldarlo. Daniel cominciò subito
a
rilassarsi e mentre il fresco se ne andava per lasciar spazio a
qualcosa di più ben accetto, decise che la doccia l'avrebbe
fatta più tardi.
-
Non dovresti uscire senza giacca di sera... -
Mormorò
Trystin cercando di non perdere subito il contatto con la
realtà.
Fu un tentativo vano poiché l'altro già volava
per
altri lidi!
-
Ma altrimenti non mi scaldi... -
Infilò
la testa come le braccia sotto l'asciugamano, allargandolo
maggiormente e lasciando la sua nudità libera di esibirsi,
spostò il capo sul fianco sempre umido ma caldo e
inebriandosi
del profumo che emanava il bagnoschiuma appena usato, lasciò
le labbra assaggiare quella parte di pelle che l'invitava a
continuare il riscaldamento.
-
Ho sete... -
Aggiunse
prima di aprire la bocca e bere le goccioline che scivolavano
solitarie, leccò quanto più potè
trasmettendo al
compagno il preludio del piacere che avrebbe ricevuto di lì
a
poco. Cominciò ad abbassarsi col corpo impercettibilmente,
portando le mani sui glutei sodi e le proprie ginocchia sul
pavimento, il viso ormai era sull'addome e continuava a bere
ciò
che trovava sul proprio cammino mentre Trystin semplicemente lo
lasciava fare godendosi tutti i piccoli ed intensi brividi che quei
gesti gli trasmettevano. Quando inevitabilmente arrivò alla
parte maschile più desiderata, continuò a
soddisfare la
sua 'sete' lasciando che i lembi dell'accappatoio lo sfiorassero fin
quasi a coprirlo.
Trsytin
portò la testa all'indietro socchiudendo gli occhi, non si
accorse nemmeno di immergere le dita fra i neri capelli della nuca
per non farlo più scappare, si sentiva in paradiso e non
aveva
nessuna intenzione di andarsene. Le mani di Daniel continuarono ad
accarezzarlo senza mai staccarsi, lente e seducenti, sentiva il
contatto con lui e la bocca sulla sua intimità lo stordiva,
ebbe una combinazione di sensazioni ed emozioni dovute anche al fatto
che l'unico che avrebbe sempre desiderato era proprio quello che gli
faceva tutto quello.
Quando
‘venne’ ed il piacere finì, le gambe gli
si piegarono e si
trovò anche lui in ginocchio davanti al fidanzato, senza
forza
alcuna, prosciugato per quell'attimo di piacere unico. Immerse il
volto nel suo collo asciutto, respirava corto e si concesse
più
di qualche istante per riprendersi e farsi tenere fra le braccia
dell'amato.
A
riprendersi per primo fu Daniel che con un sorriso malizioso aveva
detto:
-
Continuiamo i nostri giochini nel letto? -
Facendo
così ridere Trystin di sottecchi, col volto premuto e
nascosto
sul petto del compagno.
/
The voice within – Christina Aguilera /
L'intenzione
era quella di non vedere per nulla al mondo Marek. Ecco
perché
quando non riuscì ad addormentarsi a mezzanotte inoltrata,
Samantah scese nella sala dell'albergo invece che uscire in
terrazza... pensando che con un thè preso ai distributori
automatici il sonno le arrivasse, andò decisa a prendersene
un
bicchiere. Non avrebbe mai creduto, se glielo avessero detto, che i
suoi sforzi sarebbero stati comunque vani!
Non
aveva un aspetto molto presentabile, in tenuta notturna indossava dei
larghi pantaloni mimetici che arrivavano ai polpacci e una maglia
maniche lunghe di una decina di taglie più grande anch'essa,
beige. I capelli neri erano tutti scompigliati ma sciolti sulle
spalle, era scarmigliata e in effetti buffa!
Quando
ebbe il thè fumante in mano, si voltò in tutta
tranquillità come affetta dal morbo del bradipo, aveva la
sana
intenzione di sorseggiarselo sprofondata nelle poltroncine che
formavano la sala relax; tuttavia fu fermata da un muro umano che la
fece spaventare ancor prima di realizzare chi fosse. Col salto
istintivo finì col rovesciare tutto il contenuto del
bicchierino di plastica e fu un miracolo che non arrivò
addosso ad uno dei duescottandolo. Imprecò pesantemente
aggiungendo qualcosa a proposito degli spiccioli finiti per prenderne
un altro. Quando alzò gli occhi udì la voce del
'muro
umano'.
-
Mi dispiace, scusa... pensavo mi avessi sentito arrivare... -
Alto,
venticinquenne, occhi blu, capelli scuri e mossi, fisico atletico
avvolto in una tuta che fungeva da pigiama ed aria misteriosa ma
affascinante...
"Marek...
"
...
e il panico l'invase!
Sam
spalancò occhi e bocca e senza fiato lo fissò con
un
aria da pesce allucinata mentre la sua mente le diceva un sacco di
cose che non capiva per niente.
Lo
guardò più e più volte per poi
imbambolarsi e
fissargli gli occhi. Ecco cosa le avevano fatto perdere la testa...
quegli occhi blu cobalto, inconfondibilmente blu!
Inghiottì
a vuoto senza registrare una sola parola di ciò che le aveva
detto e lui stesso l'osservò a sua volta notando il terrore
che la divorava. Quegli occhi inconsapevolmente sensuali e neri
avevano una gran paura di lui e questo gli dispiaceva. In fondo non
avrebbe mai voluto rompere a quel modo i rapporti con lei. A fatica
si era instaurato qualcosa e dover essere la causa di una rottura
simile gli dava molto fastidio, fu questo che lo fece decidere
proprio in quel momento che avrebbe cercato di rimediare, specie per
la serenità della ragazza!
Logicamente
sapeva che non poteva chiederle un amicizia, ma per lo meno che non
l'evitasse come la peste.
Il
nodo allo stomaco identificabile come pura tensione fu una specie di
shock che ignorò con difficoltà, non se lo
spiegava e
anche se una teoria poteva averla, era ben pronto a reprimerla. Era
fermo sulle sue decisioni, non sarebbe tornato sui suoi passi ma per
quieto vivere comune e per recuperare i rapporti rovinati per una
cosa così sciocca, a suo avviso, avrebbe fatto del suo
meglio... una sorta d'aggiustare il tiro!
-
Ti prendo un nuovo thè... -
Notò
che l'istinto di Samantah era stato quello di scappare ma
notò
anche che le sue gambe erano inchiodate al suolo, rigide come corde
di violino. Sperò di non vederla svenire come una pera cotta
e
fu esaudito.
Quando
le mise il nuovo thè in mano era ancora immobile come
l'aveva
lasciata, ebbe un istintivo sorriso che mostrò senza farsi
problemi; fu questo a scuoterla, sbattè le palpebre e
sembrò
svegliarsi, riuscì a vederlo e a respirare di nuovo, quindi
riprese colore afferrando il bicchiere che tremò fra le sue
dita.
-
Ti va di sederci un attimo? -
Cercò
di fare conversazione disinvolto ma in fondo ogni parola gli costava
parecchio, lei senza la forza di parlare si arrese e fece un 'si' con
il capo molto vago. Non era convinta di nulla, ormai.
-
Non riesci a dormire? -
Sam
scosse la testa mentre l'enorme masso che aveva alla gola le pesava
ancor di più.
-
Nemmeno io... è per l'idea che dormiamo così
vicini...
-
Questa
volta si strinse nelle spalle per ammettere che aveva fatto di nuovo
centro. Non era intenzionata ad emettere alcun suono dalle sue corde
vocali, però anche star seduta lì le faceva male.
Lei
lo voleva e lui no.
Questo
contava.
-
Se non vuoi parlarmi va bene, lo farò io... -
Cominciò
il moro con un serio tono controllato, posò lo sguardo sul
suo
facendole aumentare il batticuore, poi riprese:
-
So che sono incomprensibile e che ti ho fatto male, mi dispiace,
però
non voglio rovinare la tua vita sociale, i tuoi passatempi,
ciò
che ti piace fare... vorrei poter fare qualcosa di concreto per
rimediare a questo tuo blocco. -
Avrebbe
voluto che lei parlasse, le lasciò del tempo ma non disse
nulla. Fu un lungo attimo di silenzio pesante ed imbarazzante durante
il quale nessuno guardò nessuno. Infine perfino Marek perse
la
speranza di ottenere qualcosa di diverso da un insostenibile
silenzio, così dopo aver lasciato cadere le mani lungo i
fianchi, si alzò dalla sua poltroncina per andarsene. Le
diede
la schiena e mosse qualche passo verso il buio che al di fuori dei
distributori li circondava. Fu in quell'istante che una voce flebile
uscì da Samantah per fermarlo. Era quasi inudibile.
-
Marek... -
Non
lo guardava, le sarebbe bruciato farlo, fissava con insistenza il
pavimento mentre contorceva le dita sprofondate in mezzo ai ginocchi,
tutto il corpo rigido. Lui si fermò e girò la
testa per
metà aspettando il resto della frase, sperando in cuor suo
che
lo perdonasse per poi tornare come prima, il sole di sempre.
Mancò
un battito il suo cuore quando l'udì parlare ancora:
-
... non ce l'ho con te... prima si... ma poi ho capito che se non ti
piaccio non posso farci nulla... è solo che faccio fatica a
mettermi il cuore in pace. Ma so che non è colpa tua. Non
darti pensiero, fa come sempre, non badare a me... -
Dopo
di questo credette di morire, aveva le guance in fiamme e il sangue
correva decisamente troppo veloce nel suo corpo, mentre la testa
stessa le tamburellava per esploderle. Non ce l'avrebbe fatta questa
volta eppure aveva dovuto farlo. Era stato giusto per lui
perché
non pensasse che lei era una stupida immatura che non sapeva
accettare la realtà. Perché tornasse a vivere
come
aveva sempre fatto senza crearsi problemi che non erano suoi.
Marek
dopo aver ascoltato a fondo il discorso della mora, recuperò
i
propri segni vitali e, nei limiti del suo carattere, sorrise; ne fece
uno tirato e malinconico. Si era sforzata a quel modo per poi fargli
capire che non aveva capito il motivo del suo rifiuto. In quel
momento, però, non gli parve così importante
puntualizzare i perché e i per come. Gli parve solo
importante
tranquillizzarla. A lei forse premeva che lui tornasse quello di un
tempo ma a lui premeva la stessa cosa e dal suo punto di vista la
priorità di ripresa ce l'aveva lei.
Tornò
indietro con l'idea di aggiungere una frase d'amicizia e suggellare
una sorta di tregua o patto, ma le parole non gli uscirono, si
trovò
solo davanti a lei ancora seduta e tremante, si chinò su di
lei portando la mano ad un millimetro del suo volto, quella mano le
avrebbe alzato il viso per farsi guardare, e dopo? Quando lei lo
avrebbe guardato che sarebbe successo? Un ombra attraversò
il
viso del ragazzo facendolo apparire ancor più misterioso del
solito, per cui la ritrasse e si limitò a completare il
proprio viaggio posando delicato le labbra sulla sommità del
capo, fra i capelli scompigliati e annodati ma sempre belli. Infine
un sussurro:
-
... grazie... ma potrò tornare quello di sempre solo quando
anche tu lo sarai... fa in modo di tornare a sorridere caoticamente
come solo tu sai fare. -
Lei
non rispose e lui se ne andò inghiottito del tutto dal buio
della sala, Sam rimase lì per una lunga ora a pensare e
ripensare a tutto, imbambolata e senza reazioni, come in trance.
Ripercorse ogni parola che lui le aveva rivolto per poi toccarsi i
capelli ed il punto del bacio, poi con le lacrime che le premevano
per uscire si chiese come avrebbe fatto a dimenticarlo continuando a
vederlo e a ricevere attenzioni simili.
Quello
di Marek, se ne rese conto anche lui, era un gioco pericoloso...
proibito.