*Mi
ero confusa... le foto dello scorso capitolo erano quelle da mettere
qua, sono uguali per questo... e non ho voglia di cambiare quelle dello
scorso... proprio per nulla!*
CAPITOLO
20:
SPRECANDO
IL NOSTRO ODIO
‘Solo
una cosa ragazzi: facciamoli a pezzi! ’
/
Bad to the bone – Gorge Thorogood /
Non
c’era nemmeno da spiegarlo, Alessandro aveva il radar per due
cose: i guai e i campi da basket!
Spesso
trovava le due cose insieme… come quella volta, ad esempio!
La
sua mente contorta aveva macchinato una gara di schiacciate a canestro
per sistemare gli animi infuriati di quei folli usciti di senno, non si
sapeva bene come ma per lui era tutto collegato, chiaro e cristallino,
per questo non si degnò di dare la minima spiegazione quando
li condusse al campo di cemento di street basket di quel paese. Ancor
più assurdo, però, fu che gli altri lo seguirono
assecondandolo!
Che
la sua idea fosse realmente sensata e non solo una scusa per divertirsi
maggiormente?
Possibile
in effetti, tuttavia a malincuore dovettero rimandare i loro propositi
quando trovarono il luogo di ritrovo già occupato.
I
sei si fermarono zittendosi di colpo, portando la loro preziosa
attenzione sugli sconosciuti, un gruppo di quattro ragazzini per nulla
intenzionati a mollare l’unico canestro che c’era.
Dimentichi per un istante dei motivi per cui erano lì a
gareggiare, guardarono gli ‘intrusi’ per poi
chiedersi come fare rivolgendo la muta domanda alla mente di tutto:
Alessandro.
Il
biondo sentì gli occhi di ognuno puntarsi istantaneamente su
di sé e ci godette poiché si sentì in
un certo senso il capo, colui che prendeva le decisioni…
avrebbe voluto provare a dare un ordine del tipo: - Uccidetevi pure,
non c’è nulla da fare! - ma sarebbe
stata una bugia troppo grande, poiché qualcosa da fare per
evitare spargimenti di sangue c’era eccome ed era
così evidente da far sganasciare dal ridere, così
con un guizzo veloce negli occhi azzurri ed un sorrisino preoccupante
per gli altri, girò la testa per metà verso i
compagni, lasciando loro la schiena, poi disse:
-
Ci penso io, ragazzi! -
Non
lasciò dire nulla a nessuno, con passo deciso e lontanamente
sinuoso si avviò verso quei ragazzini con le mani
sprofondate nelle tasche, giunto da loro si fermò a gambe
leggermente divaricate e messe le mani ai fianchi in versione
‘Peter Pan sfida Capitan Uncino’,
provocò a voce ben alta ed udibile da spaccone totale:
-
Ehi, pulci, sloggiate, ci serve il campo! -
Il
pensiero comune fu:
“Il
solito! ”
Non
era fraintendibile: si capiva che puntava sin dall’inizio
alla sfida con loro, non certo a spaventarli per mandarli
via… solo che sarebbe bastato dirlo chiaramente!
I
quattro si fermarono fissandolo inizialmente sorpresi, poi via via
sempre più contrariati e in men che non si dica si trovarono
ad assumere la medesima espressione spaccona di Alessandro.
-
Hai le palle per stare lì a romperci così... noi
al posto tuo non lo faremmo mai! -
-
Io se fossi in voi non farei molte cose... come farmi vedere in
pubblico! -
Rispose
prepotente il biondo.
I
piedi in testa? Cos’erano? Mai conosciuti…
Nel
frattempo gli altri compagni a debita distanza parlavano fra di loro
del ‘genio’:
-
E’ facile distinguere le cose concrete da quelle astratte: il
mio cervello è concreto mentre il suo è astratto!
-
Asseriva
Gianluca assistendo alla scena, tutti l’udirono ridacchiando
ma solo Sam intervenne:
-
E perché non glielo dici? -
Il
fratello, che in quanto a presunzione non batteva nessuno, rispose
senza crearsi problemi:
-
Perché devo stargli il più lontano possibile! -
La
mora alzò un sopracciglio sorpresa per poi chiedere:
-
Mi sono persa qualcosa? -
-
Tanto! - Fece eco lui, si interruppe, la guardò diretto poi
concluse serafico: - Non avrai i dettagli! - Conseguente imprecazione
dell’altra che già moriva dalla
curiosità immaginando chissà quali scene
indicibili.
Risultato?
Una partita da street basket con Ale, Gian, Trys e Dany contro gli
sconosciuti.
Sam
si mise a bordo campo a fare il tifo mentre Marek semplicemente
controllò che non esagerassero finendo alle mani, come
sarebbe stato facile per elementi simili. La rabbia ormai era scemata
pur non avessero risolto nulla, inoltre il fatto che nessuna sfida
avrebbe potuto sistemare le cose fra lui e Gianluca, lo rese
consapevole del fatto che in fondo sarebbe stato inutile non cercare di
risolvere le cose civilmente a parole ed in privato.
Per
prima cosa, però, doveva parlare con Sam, chiarire
definitivamente ogni cosa e trovare un punto d’incontro o
sarebbe stato l’inferno!
Tirò
un profondo respiro e spostò l’attenzione ai suoi
‘allievi’ in campo.
Una
volta deciso il possesso di palla, ottenuto proprio dai nostri, fu
Trystin a fare il playmaker. Di norma lo street basket aveva regole
molto diverse dal basket classico, ma tutti erano capaci di adattarsi,
specie Trystin, Daniel e Alessandro che in fin dei conti venivano dalla
strada. Innanzitutto si giocava in tre contro tre ma erano quattro in
entrambe le squadre così avevano soprasseduto alla cosa, in
secondo luogo erano tutti e quattro ali per cui giocando forse per la
prima volta insieme e da soli non avevano avuto scelta:
l’unico ruolo importante da decidere era il playmaker, dal
loro punto di vista, gli altri avrebbero ruotato ed improvvisato. Aveva
comunque poca importanza, in fondo bastava giocare!
Così
la sfida ebbe inizio a suon di rock decisamente molto ritmato, la palla
schizzò veloce dalle mani del biondo platino a quelle
dell’unico moro in squadra.
Gli
altri due si chiesero se non avessero intenzione di fare tutto da soli
visto che di solito erano così in sintonia ed isolati, ma si
dovettero ricredere: Daniel esercitò un preciso passaggio di
ritorno quasi invisibile lasciando prendere le decisioni al bel
fidanzato, sapeva avrebbe fatto la cosa giusta.
Trystin
era diverso dagli altri, lo si capì dal fatto che senza
riflettere o crearsi problemi, ignorando i rivali che lo fronteggiavano
provocandolo, senza nemmeno bisogno di cercare nessuno, si
smarcò in un soffio e sempre allo stesso modo
passò questa volta non al moroso, bensì a
Gianluca. Spalancarono un po’ tutti gli occhi non
aspettandoselo, ma capirono e accettarono.
Capirono
come si sarebbe svolta la sfida: incassarono ed accettarono mettendo
l’acceleratore.
Il
bel Trystin era diverso solo per un semplice motivo: aveva raggiunto
una serenità interiore dovuta al suo passato che lo portava
a non avercela quasi mai con anima viva. Ora non ce l’aveva
veramente con nessuno, erano gli altri ad avercela con lui, forse, ma
rivelandosi in gamba almeno come giocatori si erano decisi a
collaborare per mettere da parte angherie varie.
Le
avrebbero tirate fuori più tardi.
Pensavano
così mentre esercitavano passaggi veloci l’un
l’altro, non sapevano che per la fine dell’incontro
si sarebbero dimenticati di ogni scontro.
Poco
prima che arrivò il canestro iniziale, proprio a Gianluca
che quella sera era il più arrabbiato, colui che lo marcava
provò a distrarlo a parole provocandolo per soffiargli la
palla, in strada si usavano anche trucchi simili. Inizialmente non lo
calcolò tuttavia quando si trovò esattamente in
procinto di segnare alzò gli occhi verdi dalla palla, li
posò diretti in quelli castani del ragazzino, poi disse
laconico:
-
Fatti un favore da solo e sparisci! - e saltò generando un
arco perfetto ed aggraziato col braccio lasciando che la palla entrasse
nel cerchio di ferro senza il minimo rumore.
Un
urlo sfegatato di Samantah e i primi due punti furono di Gian e della
squadra.
Rimasero
tutti soddisfatti poiché bastò quello, solo
quello, un unico semplice canestro a far capire come sarebbero andate
le cose.
Si
scambiarono una serie di sguardi complici senza nemmeno un ombra di
seccatura od invidia. Non era stata una grande azione di gruppo eppure
si sentirono subito bene e soddisfatti solo per quel primo canestro.
Si
poteva immaginare la fine dell’incontro come li avrebbe
visti.
Gli
altri contrattaccarono ma furono subito fermati dalla pantera bianca,
ovvero Trystin, che senza perdere tempo decise di fare una finta ed
invece di lanciare Daniel come era sembrato, lanciò
Alessandro a canestro. Egli ricevette la palla con un sorrisino ironico
e cercando un modo divertente per prendersi gioco degli avversari,
lasciò di proposito che lo raggiungessero marcandolo, si
trovò di schiena a proteggere la palla da uno dei rivali
aspettando con ansia l’arrivo di un altro davanti, gli altri
liberi attendevano il passaggio, solo Gianluca era sicuro che lo faceva
apposta e che non avrebbe passato.
-
Si sta prendendo gioco di loro, non passerà… -
Disse
a fior di labbra senza alcuna inclinazione particolare, Daniel lo
sentì e incuriosito si fermò per godersi meglio
la scena.
“Interessante…”
Pensò: “…facevo così anche
io nel mio vecchio quartiere… questo stupidotto non
è poi così male! ”
La
scena si sviluppò esattamente come il lupo solitario
(Gianluca) aveva previsto: quando Ale si trovò intrappolato
alzò lo sguardo sui rivali, li fissò uno ad uno e
decidendo con un guizzo impercettibile ma sadico, disse recitando la
parte di chi si stava arrendendo:
-
Sentite, perché non fate finta che sono invisibile? -
Gli
altri pensando di averlo in pugno si misero a ridacchiare prendendolo
in giro, senza immaginare che in realtà era Ale ad averli in
pugno, così ribattendo in quel suo modo indecifrabile:
-
Devo trovare un posto dove nascondermi! -
La
risposta arrivò proprio da Daniel che pur ammirato
perché aveva capito cosa stava per fare, non poteva smettere
di provocarlo:
-
Perchè non ti nascondi all'inferno? -
Ale
lanciò un’occhiata fugace e furba al compagno di
squadra, gli fece l’occhiolino e rispose pronto:
-
No, troppo caldo per me! -
Poi
rivolto agli avversari continuò:
-
Vorrà dire che ricorrerò ai miei
poteri… e diventerò VERAMENTE invisibile! -
-
Eh? -
Fu
ovvio non capire cosa intendesse con tutte quelle frasi insensate, come
fu ovvio non capire dove finì ad un certo punto e come fece
a diventare realmente invisibile visto il breve passaggio: da
ché l’avevano davanti a ché non
l’avevano più!
Accadde
esattamente questo: Ale facendo finta di cadere si sbilanciò
fino ad arrivare a terra, mantenendo il possesso di palla in un
palleggio molto basso e veloce fece perno sulla mano libera e scostando
a forza i ragazzi intorno a lui, si alzò a verticale
sorpassandoli in un salto toccandoli il necessario per farlo passare,
una sorta di mossa da break dance di cui tutti ne furono colpiti.
Nessuno
che non fosse sveglio capì come ci riuscì ma ce
la fece e trovandosi in aria in diagonale, tutto storto,
lanciò la palla con un movimento deciso del polso, facendo
così incassare la palla nel canestro.
-
Il solito esibizionista! -
Esclamò
Gianluca scotendo la testa mentre il campione faceva capriole per
gioire sulla sua magnifica azione. Daniel si entusiasmò
abbastanza da aver voglia di fare altrettanto, mentre Trystin fu
d’accordo con Gian, anche se comunque ammetteva che era stato
bravo.
Sam?
Continuava a gridare sfegatata come non mai, felice di vederli giocare
a quel modo.
Successivamente
ancora non ci fu nulla da fare per gli altri, ma giocando per
divertirsi continuarono ad infierire sui poveri perdenti che si
chiedevano davanti a chi si trovassero.
-
Ora tocca a me! -
Esordì
convinto Daniel, l’unico rimasto a dover agire in maniera
esagerata.
Sulla
sua azione gli altri si decisero a fermarli a tutti i costi quindi il
moro si trovò costretto a farsi aiutare dagli altri, ma non
solo da Trystin, anche lui marcato molto stretto, bensì da
tutti e solo questo fu sensazionale!
Fu
un’azione incredibile: Daniel si trovò al centro
del campetto con alle calcagna un testardo ragazzino che non mollava la
presa nemmeno coi falli, così senza pensarci seriamente fece
il primo passaggio a Trystin che gliela rimandò indietro
poiché non poteva aiutarlo, a sua volta non si
fermò a guardare gli altri, non pensò nemmeno che
gli stavano antipatici ma pensò solo che sarebbero stati
utili, così con un ritmo sempre crescente senza nemmeno
respirare e farsi vedere passò alla sua destra a Gianluca,
anch’egli era messo male così gliela
ritornò, infine a sinistra ad Alessandro…
lì tutti credettero che non gli avrebbe ritornato il favore
come gli altri, eppure il biondo era un tipo sorprendente ed
imprevedibile, ecco perché veloce gliela ripassò
lasciando tutti senza parole.
Al
termine della giostra Daniel con un ghigno spaccone in volto, simile a
quelli di Ale, ignorando il rivale davanti che gli impediva la visuale
del canestro, indietreggiò e come trasformarsi in un fulmine
o meglio in un volatile prese la rincorsa e senza dar modo di agire a
nessun’altro spiccò il volo proprio davanti al
marcatore che a bocca aperto lo guardò superarlo in altezza
e continuare il suo viaggio verso il canestro.
“Solo
per disorientarli… quei passaggi erano solo per
disorientarli… aveva in mente questo sin
dall’inizio. Cavolo, se è bravo… e
somiglia pericolosamente all’altro esibizionista presuntuoso!
”
Pensò
Gianluca guardando il ragazzo mentre come un falco raggiungeva veloce
il canestro in una schiacciata potente e rumorosa.
Ennesimo
urlo della mora che entusiasta e felice più che mai,
dimenticandosi di tutto e tutti, abbracciò di slancio Marek
accanto a lui:
-
DIAVOLO! SONO GRANDI! HAI VISTO CHE GENIALI? FANTASTICI! -
Senza
stare più nella pelle solo per aver visto
dell’incredibile basket giocato in squadra.
Quando
Daniel finì di dondolarsi appeso al ferro, tornò
a terra e sulla risata divertita e poco carina di Alessandro che si
spettinava i capelli ribelli e sudati, si riunirono tutti e quattro
guardandosi chi serio chi ridente. Un attimo di considerazioni in cui
si rivalutarono e poi sorprendentemente alzarono le braccia in
contemporanea toccandosi coi gomiti e con gli avambracci, in perfetto
street style, accompagnato il tutto dall’urlo di battaglia di
Alessandro che assumeva curiosamente il ruolo naturale di capitano. Un
semplice ‘YEAH! ’ che rese l’idea del
coinvolgimento che il giocare insieme ed in sintonia a quel modo, aveva
fatto nascere in loro.
Ecco
perché avevano dimenticato le angherie iniziali: se potevano
essere così immensi giocando insieme a basket, che altro
importava?
Era
tutto odio sprecato.
Quando
i ragazzini se ne andarono con la coda fra le gambe Alessandro, calato
bene nei panni del capo gruppo, disse contento:
-
E' stato un piacere conoscervi! -
Fece
impressione sentirglielo dire, nessuno se lo sarebbe aspettato ma come
già detto era un tipo imprevedibile e strano. Da aspettarsi
invece fu il lugubre: - E' stata una sciagura conoscere te! - di
Gianluca che finalmente si era deciso a parlargli rischiando di
vederselo addosso, cosa che in effetti successe visto che il biondo non
si fece perdere l’occasione di rispondergli con le braccia
buttate al collo in modo esuberante:
-
MA IO TI ADORO, NON TRATTARMI COSI’! -
Gianluca
s’irrigidì cercando di capire cosa avesse in
testa, senza successo si arrese e rispose senza apparentemente
scomporsi, mentre tutti li guardavano incuriositi:
-
Sai che se ti incontra Hannibal poi diventa vegetariano? -
-
Ma no, non dire queste cose, mi colpisci dritto al cuore… -
Ribatté
fintamente dispiaciuto l’altro, facendo un divertente
teatrino senza mollarlo.
-
Quando muore mia madre ho solo te come rompiballe… -
Qua
finalmente Ale si staccò e guardano in aria, sul cielo scuro
stellato, disse pensieroso:
-
A proposito di madri… sai è strano, mi sono
sempre chiesto… come mai passi nove mesi a cercare di uscire
e tutto il resto della vita a cercare di rientrare? –
Al
ché Daniel capendo la battuta non si trattenne dal ridere
battendogli la spalla:
-
Gli uomini sono idioti! -
Ecco
la sua giusta e logica conclusione, non faceva una grinza!
Gianluca
dal canto suo sospirò contento che il moro gli avesse tolto
di dosso l’attenzione di quel maniaco, non sapeva quanto
sarebbe riuscito a trattenersi e del resto…
perché doveva trattenersi?
Fu
questa l’ultima domanda prima di decidere di tornare in
albergo.
/
Alone in the ring – Bill Conti /
Marek
e Samantah non parlarono come ci si sarebbe aspettato, durante la
partite, bensì durante la strada del ritorno. I due mori
fecero i loro complimenti ai quattro, Marek da allenatore aveva aperto
loro gli occhi facendogli capire che il coach puntava a quello, una
squadra simile, e la pace era tornata fra tutti, anche se Gianluca
ancora non parlava a Marek e Daniel a Trystin!
La
strada del ritorno fu meno fredda o furente dell’andata, al
contrario tranquilla e pacifica.
I
due che dovevano parlare rimasero volutamente indietro, lei non avrebbe
voluto ma del resto voleva chiarire una cosa e lo fece immediatamente,
senza mezzi termini, coi suoi modi schietti e diretti:
-
Non voglio essere un problema per i tuoi rapporti! -
Marek
trattenne un attimo il respiro, era sveglia anche se sembrava fra le
nuvole, a volte. La guardò coi suoi occhi blu che di notte
sembravano ancor più scuri e ammirandola le sorrise
dolcemente per rassicurarla, gli venne spontaneo:
-
Non lo sei… -
Lei
fece un’espressione molto scettica e dimenticandosi la fatica
di parlare con lui, sbottò spontanea:
-
Dici sul serio? -
-
Te lo giuro su Dio. – Disse continuando a sorridere divertito
lui.
-
Sei ateo? – Sparò subito Sam, lui si
bloccò un attimo per capire cosa intendesse e lei lo
illuminò: - Se non credi in Dio non ha senso che lo
giuri… -
Tornò
a respirare calmo e pensando fra sé e sé che era
una persona incredibile, riprese il dialogo sereno:
-
Ci credo… -
-
Bene! -
Un
attimo di pausa, poi fu lui questa volta a parlare quasi sotto voce, un
sussurro affascinante:
-
Voglio chiarire una cosa… non ti ho rifiutato
perché non mi piaci ma solo perché per ora non
voglio legarmi a nessuno. Non sei tu che non vai. Voglio che sia
chiaro! -
Samantah
non capì. Non capì come avrebbe dovuto sentirsi,
se sollevata o scontenta; era una notizia buona e cattiva insieme ma
poi il suo lato ottimista prese il sopravvento, per cui scacciando il
pessimismo, senza il coraggio di guardarlo in volto, quel volto che le
toglieva il respiro, affermò decisa:
-
Va bene! -
-
Come? -
-
Va bene lo stesso, non importa se per ora non ti va’.
È importante che non sia io a non piacerti, ho tempo per
farti cambiare idea, per farti venir voglia di provare ad avere una
relazione. Sono testarda. Basta che non sia io a non andarti! -
Lui
rimase senza parole inizialmente, solo lei ci riusciva e questo era
gran motivo di riflessione. Eppure avrebbe voluto lasciarsi andare
anche subito, con lei si, ma continuava a frenarsi e per ora non
sarebbe riuscito a fare diversamente. Per ora no.
-
Non sei tu ed io sono felice che tu non ti arrendi, così
posso rivedere la luce solare che ti contraddistingue! -
Lei
arrossì, aveva fatto una considerevole fatica ma
l’aveva fatta anche lui, pur non l’avesse mostrato.
-
Vincerò, vedrai! -
A
concludere fu una risata leggera di Marek ed un sospiro di Samantah.
La
strada era appena iniziata.
/
Shape of my heart – Sting /
Il
quarto giorno si affacciò sul ritiro di quella squadra
insolita e scapestrata e lo vide per alcuni migliore dei precedenti,
per altri peggio!
Insolitamente
Sam e Marek si presentarono in sala mensa a colazione insieme
sorridenti che parlavano, questo lasciò tutti di stucco
poiché avevano capito bene o male che doveva essere successo
qualcosa fra quei due. Furono contenti, pur non sapendo quando e come
era avvenuto il cambiamento, anche se ovviamente per
curiosità avrebbero voluto sapere cosa era successo.
Gian
e Ale erano sempre stabili, nessun cambiamento nel loro rapporto dal
giorno prima: Ale continuava a provocare Gian e questo a scappare con
gran classe, fingendosi seccato al posto del reale sentimento che lo
divorava, il terrore!
Trys
e Dany, invece, subirono anch’essi un cambiamento che
sconvolse un po’ tutti… ebbene i due non si
parlavano!
Daniel
tornati in camera, la sera precedente, aveva smesso totalmente di
parlare al compagno, cosa non insolita bensì inaudita
poiché Daniel era un tipo che parlava già di per
sé, qualunque lingua gli capitasse a tiro, ovunque si
trovasse, specialmente con Trystin ed il fatto che non parlasse proprio
a lui dava sicuramente a pensare che avessero litigato.
Per
tutta la durata della colazione in cui il moro si ingozzò in
maniera indecente, come sempre, e Trystin invece non toccò
cibo, nessuno gli staccò gli occhi di dosso cercando di
captare la minima parola per capire che succedesse fra i due.
In
realtà c’era poco da dire, forse entrando nella
testa del moro si sarebbero trovate mille parole, probabilmente. Parole
come queste:
“Questa
non mi va giù! Adesso mi sono proprio rotto… e
lascia passare questa, e lascia passare quella, e lascia passare
quell’altra ancora… e poi me la becco nel culo!
Capisco tutto… tutto… ma non serve difenderlo
sempre in ogni situazione! A parte che se la cava da solo, è
grande e vaccinato, che c’entra Trys con Marek? Sempre e solo
dalla sua parte! Non prende mai le difese di nessuno per
rimanere imparziale, perché lui capisce sempre tutti e non
si crede migliore di nessuno, perché prima era peggio di
tutti loro messi insieme, prima che incontrasse me… e poi va
a prendere proprio le difese di Marek. Ma mica solo una
volta… sempre! SEMPRE!
Non
mi va giù, cazzo!
Adesso
mi sono rotto! ”
Riassunto
in breve: gelosia verso Marek!
Daniel
non era mai stato geloso perché era certo
dell’amore del biondo, ma quella volta era diverso, Marek lo
era e lo reputava un tipo temibile… o forse gli dava
fastidio il fatto che si schierasse dalla parte di qualcuno che non
fosse lui, visto che era sempre stato l’unico di cui aveva
preso le difese.
Una
cosa molto semplice da analizzare, proprio da Daniel, in fin dei conti!
Trystin
aveva perfettamente capito cosa prendesse al fidanzato e ritenendolo
solo un idiota, non era nel suo stile corrergli dietro e pregarlo di
parlargli e fare pace, nemmeno andare a spiegarsi. Non aveva fatto
nulla di male. Si era sentito di difendere Marek perché era
un tipo che gli stava a genio, l’unico degno
d’essere difeso che non stressava nessuno, viveva il suo e
chiedeva di non venir leso in alcun modo. Gianluca sapeva comportarsi
da immaturo e Marek era una delle poche persone oltre a Daniel ad
ispirargli quella fiducia incontaminata senza aver bisogno di
smaliziarci su.
Certo,
lui la pensava così, ma questo non servì a
spingerlo a nutrirsi normalmente!
Saltò
la colazione poiché il suo umore non lo aiutava a mangiare,
si allenò mettendo più sotto pressione la sua
resistenza ed infine saltò il pranzo presentandosi agli
allenamenti pomeridiani a stomaco totalmente vuoto. Non era un tipo
molto forte fisicamente, era pallido di natura e bastava non dormisse o
mangiasse per assumere un aria malaticcia da fantasma.
Semplicemente
l’idea di ingurgitare del cibo gli faceva venire la nausea.
Poi
accadde.
Stava
facendo un esercizio insieme ad Alessandro, l’unico con cui
non ce l’aveva per nulla e che poteva stargli dietro a basket
escludendo Gianluca e Daniel, quando ad un certo punto mentre cercava
di superare il compagno che lo marcava impedendogli il tiro, i sensi
cominciarono ad ovattarsi fino a sospendersi.
Ale
si impossessò della palla ma ad allarmarlo fu la
facilità con cui ci era riuscito, alzò gli occhi
per guardarlo e bearsi della vittoria, per capire anche come fosse
stato possibile. Lo fece in tempo poiché fu veloce
l’istante in cui dovette mollare la palla per tenerlo e
impedirgli di cadere a terra privo di sensi.
Vide
le sue ginocchia piegarsi e Trystin franargli addosso a peso morto, gli
altri dall’esterno invece videro solo quest’ultimo
che cadeva e veniva abbracciato da Alessandro.
Questo
fece drizzare le antenne sia a Daniel che a Gianluca, il secondo non si
mosse ma il primo si precipitò già dimenticandosi
del motivo per cui non voleva parlargli.
Giunse
che il biondo con la fascia fra i capelli aveva appena messo a terra il
ragazzo svenuto e nemmeno il tempo di alzare il braccio e chiedere
aiuto che aveva lì già tutto l’aiuto
necessario: un iper preoccupato Daniel che scuoteva poco delicatamente
il biondo, un allenatore che faceva altrettanto e diversi altri curiosi
tutt’intorno.
Gianluca
li guardò scotendo il capo mentre Ale si mise semplicemente
a ridere guardando la scena… lui non rimaneva allarmato
più di tanto, era sì stato un lampo preoccupato
ma a lui era capitato spesso di svenire quando in passato non era
riuscito a mangiare per tanti giorni di fila, quindi sapeva benissimo
che non era nulla di grave. Stava per strappargli il corpo dalle loro
grinfie quando arrivò Marek con una discreta dose di
pensieri per la testa, deciso ma gentile si fece strada fra tutti e
giunse a lui dicendo a voce alta:
-
Fate largo, deve respirare non avere motivi di morire! -
Per
questo si beccò un’occhiataccia del moro che fece
capire a tutti cosa fosse successo, fu Alessandro a sbaragliarlo ai
quattro venti, come era nel suo stile, per nulla delicato e riservato o
rispettoso:
-
Ah, ho capito! Sei geloso di Marek! Ma sei scemo, lui è roba
di Sam, non ha senso essere geloso di lui! -
Fu
la scusa perfetta per sfogarsi, Daniel aspettava uno sciocchezza per
esplodere, aveva sperato di farlo con Marek ma anche Ale andava
bene… per quel genere di operazioni quel tipo rumoroso
(senti chi parla…) era più che sufficiente!
Si
alzò da terra mollando il fidanzato e si
precipitò sul provocatore tirandogli un pugno al volo che fu
incassato e ricambiato al lampo della luce, ormai aveva i riflessi
pronti ed almeno una scazzottata al giorno doveva farla!
Così
mentre loro si prendevano a pugni il coach chiese a Marek di occuparsi
di Trystin e metterlo in una stanza a parte che avevano adibito ad
infermeria. Marek si fece aiutare da uno dei ragazzi senza aggiungere
nulla, riflettendo sulla gelosia rivelata di Daniel giungendo alla
conclusione che in fondo non erano affari suoi; quando Trystin fu
sistemato nella brandina gli procurò doppia dose di
caffè mentre Sam stessa si era precipitata al supermercato
accanto per riempirlo di cibo.
Nel
frattempo di Ale e Dany si era occupato l’allenatore che
sospendendo prima gli allenamenti pomeridiani aveva mandato a riposo i
ragazzi costringendo loro due a fermarsi e uno in un canestro, uno in
un altro, fare 100 tiri in sospensione.
Quel
che accadde tuttavia fu solo l’illusione che quei due
eseguissero la punizione, poiché appena la palestra fu vuota
uno corse da Trystin cacciando Marek, mentre l’altro
andò a spiare la scena, raggiunto a breve proprio da
Gianluca che aveva dovuto sostituire la sorella combina guai nel
procurare il cibo.
Ale
lo vide arrivare e con un dito sulla bocca in cenno di far silenzio lo
afferrò per il braccio e lo portò nello
spogliatoio, la stanza accanto a quella dell’infermeria
(precedentemente spogliatoio anch’esso) fra loro collegate e
lo fece salire a sua volta sulla panchina per spiarli attraverso lo
spazio che lasciava il muro divisorio dal soffitto.
/
Voglio il tuo profumo – Gianna Nannini /
Daniel
entrò nella stanza dove si era appena svegliato il
fidanzato, aveva decisamente una brutta cera e nemmeno il
caffè gli ridonò quel po’ di colore che
prima possedeva. Si fermò un istante ad osservarlo
impressionato, doveva sentirsi male per rendersi conto che stava
fisicamente male? Sospirò mentre come prima cosa si fece
largo in lui una discreta arrabbiatura che gli permise anche di
rimproverarlo, andò davanti a lui e rimanendo in piedi con
le braccia ai fianchi, disse alzando la voce:
-
Sei solo uno scemo! E’ questo il modo di reagire? Non
mangiando? Serve a qualcosa non mangiare? Solo a sentirti male!
Perché non mi affrontavi invece? -
Era
incredibile, aveva anche il coraggio di scaricare l’intera
colpa di tutto all’altro, come se lui non ne avesse!
Trystin
alzò gli occhi azzurri che ora sembravano quasi trasparenti,
sul compagno, il volto rimase invariato, non si sprecò in
espressioni particolari ma un sospiro di stanchezza uscì
dalla bocca, questo fece scemare la voglia di litigare o dirgli di
tutto, non era stimolato in quel modo e poi voleva prima occuparsi
della salute, ricordandosi che doveva ancora mangiare.
-
Dove diavolo è quella? Si è persa? Come fai a
rimetterti se non mangi? -
Trystin
l’osservò con attenzione, sembrava non avesse
intenzione d’affrontare il problema che era giunto fra di
loro. Forse era vero che doveva imparare a parlare nonostante tutto,
anche se l’altro non si meritava le sue parole… ma
era anche vero che Daniel non faceva molto per sistemare le cose!
-
Non ho voglia di mangiare. Voglio sentirti dire una cosa! -
Finalmente
parlò e questo stupì gli spettatori, pur parlando
in inglese riuscivano a capire anche perché non sciorinavano
discorsi complicati e lunghi quindi riuscivano a comprendere.
Daniel
si fermò e sciolse le mani dai fianchi, cominciò
a tormentarsele attorcigliandole alla maglia e come se
l’ambiente circostante assumesse improvvisamente un interesse
sconvolgente, cominciò a guardare ovunque
all’infuori di lui.
Ci
era arrivato, lo sapeva perché si sentiva scemo.
-
A volte sei così lontano… -
Mormorò
decidendosi.
-
No. Così è troppo facile! -
Il
moro si morse il labbro e fece una smorfia girandosi di fianco rispetto
al ragazzo semi steso che lo fissava.
-
Va bene… non hai mai difeso altri che me per i motivi che
ben sappiamo… perché ora oltre me difendi anche
Marek? -
L’aveva
detto, finalmente ci era riuscito e si sentì subito meglio,
stupido ma meglio!
Trystin
rimase in silenzio a lungo lasciandogli il tempo per capire da solo
perché era stato in errore, poi però lo disse:
-
Sei il solito idiota! È solo un tipo da difendere, Gianluca
è immaturo a volte e lui invece non ha fatto nulla di male. -
-
Si ma tu non ti impicci mai… -
-
Tu sei il mio fidanzato, per te provo amore. Lui è un amico,
il primo SOLO amico. Sono sentimenti diversi che però
portano ad agire allo stesso modo… -
-
Amico? -
-
Si… l’unico con cui sia riuscito stranamente ad
instaurare da subito un rapporto tranquillo. -
-
Ci hai parlato…? Sai chi è, che fa,
perché? -
Trystin
sorrise, in quel momento gli appariva come un bambino e gli piaceva per
questo.
-
Si, so cosa gli è successo e che in questa storia ha
pienamente ragione! -
Non
gli avrebbe detto i dettagli di quel che sapeva, del risultato delle
loro conversazioni, sapeva che non glielo avrebbe nemmeno chiesto.
-
Oh… -
Mormorò
Daniel cominciando a sentirsi effettivamente in colpa, capendo
finalmente come stessero le cose. Era in grado di capire quando
esagerava e sbagliava, era poi faticoso ammetterlo e dire la famosa
parolina… ma Trystin non gliel’avrebbe chiesta
perché sapeva che aveva capito.
Così
nel silenzio completo dove si udivano solo i loro respiri fu lui a
prendere l’iniziativa allungando la mano fino a prendergli la
mano, gentilmente l’attirò a sé e
lasciando che il discorso si chiudesse in quel modo, con
un’espressione serena che toglieva il fiato, si
tirò su sui gomiti facendolo chinare per giungere alle sue
labbra morbide ed imbronciate.
-
Mi manca il tuo profumo. -
Disse
a fior di labbra e allo stesso modo, coi capelli neri che coprivano il
volto, l’altro rispose:
-
Ed io voglio il tuo. -
Finché
finalmente non si unirono baciandosi.
Ale
che aveva osservato attento la scena decise che quello era il momento
adatto, così scrutando solo per un istante il ragazzo
accanto ed il suo profilo perfetto alzò la mano infilandola
leggero e abile sotto la maglia, fu così lieve che
l’altro non se ne accorse subito, aveva solo sentito una
sensazione di brividi estremamente piacevole; si era reso conto che era
la mano del compagno accanto quando l’aveva sentito
avvicinarsi a lui e complice l’atmosfera che si era creata,
si lasciarono accarezzare coi loro vestiti desiderosi entrambi di farli
scivolar via. Anche il loro fu un avvicinamento impercettibile,
esercitato nello stesso istante in cui l’avevano fatto gli
altri due. Ma Gianluca non fuggì, mise a tacere la ragione e
lasciò che il bel ragazzo che aveva davanti facesse quello
che desiderava.
Fu
un lungo, lunghissimo brivido accompagnato dalle dita di Alessandro che
continuavano a creare disegni sulla schiena nello stesso istante in cui
Daniel e Trystin si toccavano con le labbra.
Erano
ritmi molto lenti ma uguali quelli che esercitavano le due coppie,
parallelamente facevano le stesse cose, con calma e
sensualità, senza foga o provocazione.
Solo
decidendo che il profumo della pelle dell’altro valeva la
pena, nonostante gli allenamenti e la stanchezza. Valeva tutto visto
che nel silenzio della palestra avevano quei brividi animali.
Sapevano
di menta le loro lingue che si allacciavano inesorabili, si sentivano
aderire sempre più, Daniel che si adagiava sul lettino sopra
Trystin, Alessandro che con l’altra mano stringeva quella di
Gianluca.
Volevano
interamente il loro sapore, senza ostacoli, dubbi o azioni che
sarebbero dovuto essere compiute.
I
corpi rispettivamente di Daniel e Alessandro si strusciavano addosso a
quelli dei compagni e con una carica erotica che chiedeva di
approfondire il contatto, continuavano a muovere i volti lasciando che
le cose accadessero.
Solo
pensieri, pensieri di soddisfazione, di liberazione, di benessere
completo… di comprensione… che era quello che
avevano sempre desiderato fare.
Eccitazione.
Fu
confuso per Gianluca, non capì come si era trovato in piedi
sulla panchina contro il muro con Ale a terra che percorreva il suo
corpo con la bocca, alzandogli i vestiti fino a raggiungere
l’inguine e saziarsi come da tempo aveva minacciato di fare.
Non
ricordava… non ricordava più perché
doveva allontanarlo, non sapeva nemmeno come aveva fatto a resistere
fino a quel momento, non ne aveva idea… sapeva solo che
sentire le labbra di Alessandro avvolgere la sua parte intima a quel
modo gli toglieva forze, pensieri ed energie. Le ginocchia gli
avrebbero ceduto, ne era sicuro, ecco perché lentamente
iniziò a scivolare con le mani aggrappate alle spalle del
compagno che a sua volta le teneva sulle sue cosce e sui suoi fianchi.
Ansimò
mentre arrivò mezzo seduto e mezzo solo abbassato sulla
panchina, con le gambe larghe che gli davano libero accesso.
Gli
stessi ansiti che uscivano dalla gola di Trystin, nella stanza accanto,
mentre Daniel faceva la stessa cosa di Alessandro, ignaro
dell’altra coppia nella stanza accanto.
Si
prese ciò che di natura era sicuramente destinato ad essere
solo suo, tutto il suo corpo che acquistava calore, il suo sapore ed il
suo profumo, la sua pelle addormentata, lui che in quella stanza
rimaneva semplicemente sé stesso.
Fino
a sentirsi profondamente ed intimamente, stringendosi
nell’atto successivo all’orgasmo.
Stringendosi
entrambi allo stesso modo, in un sincronismo fra tutti che aveva
dell’incredibile.
Come
l’aveva la resa di Gianluca… si, ma resa a cosa di
preciso? Solo a degli istinti sessuali o anche ad altro?