CAPITOLO
23:
LA
VERITA’ FA MALE… MA NON SEMPRE!
‘La
cosa che forma gli uomini sono i sogni perché li realizza. Le persone
hanno bisogno di sentirsi realizzate, non solo non mi ci sono mai
sentito, so che non potrò mai esserlo.’
/
Walk of life – Dire Straits /
Quando
dalla porta a vetri del terrazzo, già aperta, si affacciò Marek, il
silenzio calò glaciale nella stanza dove erano presenti Gianluca che
tentava di allontanare Alessandro in un letto e nell’altro, unito al
primo, Daniel accoccolato contro Trystin che chiedeva le coccole!
Samantah
era al bagno, dopo il quantitativo non indifferente di birra che si era
scolata per calmarsi.
Ci
volle del coraggio per chiederglielo, lo fece Alessandro che non vedeva
l’ora di sapere che fosse accaduto:
-
Che succede? –
Marek
si mostrò imbarazzato, non sapeva decisamente come dire quel che doveva.
Dunque
il bacio c’era stato veramente!
-
Avete visto Sam? –
Daniel
strabuzzò gli occhi come anche Alessandro, mentre gli altri due, pur
non capendoci molto, cercavano di mantenersi staccati per farsi i fatti
propri.
-
Perché? –
Chiese
quindi il biondo dai capelli mossi. Marek prese a grattarsi la testa e
sempre imbarazzato disse:
-
Ecco… l’avevo lasciata svenuta in camera sua, sono uscito per prenderle
qualcosa affinché si riprendesse e quando sono tornato non c’era più… è
qua? –
Silenzio.
Ancora
silenzio.
Poi
all’arrivo della mora che aveva sentito tutto, ovviamente, e quindi
alla sua espressione più vergognosa possibile Alessandro non si
trattenne e… rise rotolandosi nel materasso!
Lo
fece in modo poco carino e delicato, sguaiato. Qualcosa che irritò
facilmente Gianluca, non lo sopportava quando faceva così, ecco perché
lo spinse con il piede facendolo cadere a terra!
Il
tonfo lo fece smettere di ridere a quel modo indecente e fece notare i
punti di domanda che l’aiuto allenatore aveva sopra la testa, non
capendo la situazione.
-
Eri qua… -
Mormorò
interdetto senza dare spiegazione alle risa assurde di una delle
quattro ali della squadra. Lei divenne ancor più rossa e l’agitazione
l’invase totalmente, non ce la faceva più, il cuore batteva e il
desiderio di spaire era sempre più grande.
In
un istante se lo disse, solo nella mente:
“Ho
frainteso tutto, porca merda! ”
Gianluca
pensò seccato:
“Ecco,
lo sapevo io… ci siamo sorbiti i suoi scleri inutilmente! ”
Trystin
semplicemente non pensava nulla e Daniel cominciò a grattarsi il capo
senza capire cosa fosse successo (il solito tardo! ).
Fu
Ale il primo a reagire, come era da aspettarsi, visto che Sam non
riusciva a parlare e che Marek sentiva un’aria così pesante da non
osare fare assolutamente nulla.
Si
alzò svelto e senza dare modo di parlare ad altri, prese Sam per mano
poi andò da Marek e prese anche lui, infine passando le braccia intorno
ai rispettivi colli asserì con la sua aria maligna:
-
Ora per punizione, visto che ci avete rotto le palle con le vostre
storie da soap opera, vi chiarirete durante il gioco, davanti a
noi! –
-
Quale gioco? –
Chiese
il moro con voce quasi tremante, temeva il ragazzo quando aveva quella
luce pericolosa, fu accentuata quando rispose:
-
Il gioco della verità! E parteciperete entrambi! –
“Come
è vero che l’apparenza inganna… ma in fondo… perché stare così giù? Non
è come pensavo, va tutto bene… prima di chiarirci non c’è motivo di
stare depressi! Ma sì, godiamoci questo sclero di nottata, l’ultima del
ritiro! “
Così
pensando la mora scattò da sola, sgusciando dalla presa dell’amico e
con un salto atterrò fra Gianluca, a cui stampò un felice bacio sulla
guancia, e Daniel, ancora disorientato.
Marek
fu spinto vicino a Trystin, sempre a gambe incrociate sui due letti
uniti, e prima di unirsi a loro, in piedi dietro a loro, Ale alzò il
braccio in alto e gridò allegro:
-
Siete pronti? –
A
rispondere altrettanto felice fu solo Sam che disse alzando il braccio
a sua volta:
-
Si, siamo pronti come un toast appena sfornato… siamo pronti e siamo
anche tosti! –
L’unico
a ridere fu Ale poiché Daniel non capì la battuta, Trystin non rideva
mai, Marek ancora non comprendeva a fondo la situazione e come si fosse
trovato in quella manica di ‘spostati’ e Gianluca cominciava a
disperarsi per la propria sanità mentale!
La
prima a stare sotto fu proprio Samantah, la cui domanda iniziale fu di
un Alessandro molto preso dal suo ruolo di diavolo capo della
situazione:
-
TU! Chiarisci subito il tuo comportamento sconsiderato! –
Disse
fintamente severo come un generale. Lei divenne rossa a pensare a ciò
che doveva dire ma si fece forza e come suo solito sparò tutto d’un
fiato, veloce e a voce altissima:
-
Quando mi sono svegliata non ti ho trovato e quindi sono andata nel
panico, pensavo non mi volessi e che fossi scappato via, così sono
venuta qua a sfogarmi, Max mi ha calmato ed ora sono davanti a questi
imbecilli a farmi torturare! –
Alla
fine trasse un profondo respiro di sollievo, ce l’aveva fatta e non si
era compromessa troppo. Marek alzò entrambi i sopraccigli, nulla di
tutta quella situazione era normale e continuava ad essere ancora
disorientato. Stava per rispondere quando fu zittito dalla mano
dell’impiccione sadico:
-
No, rispondi dopo, quando è il tuo turno! –
Gli
occhi blu erano sempre più confusi ma si rassegnarono a lasciare che le
cose andassero nel loro corso, ormai era abituato inoltre era
pericoloso contraddire i folli mezzi ubriachi!
-
Posso chiedere perché c’è quella bottiglia di vodka liscia o devo
aspettare il mio turno? –
Si
manteneva comunque controllato, ammirevole da parte sua.
-
Te lo concedo… ma solo perché sei tu! –
A
questo Gianluca lo guardò di sbieco. Che significava? Ale se ne
compiacque e disse:
-
Chi non vuole rispondere o non è sincero, ed io capisco chi mente
poiché sono il re delle menzogne, deve bere qualche sorso di questa! –
Avrebbe
voluto dire: - Te non sei normale, eh? – ma non sarebbe stato da Marek,
per cui fu Gianluca a dirlo:
-
Si, è come pensi… non è normale! –
-
Basta, le ciance al bando, proseguiamo! –
La
seconda domanda fu fatta da Marek, che imbarazzato chiese:
-
Scusa, come mai sei svenuta? Ora stai bene? Spero non sia stata colpa
mia… -
Era
assurdo parlare così e lo pensavano tutti tranne Alessandro,
ovviamente. Il colorito di Sam divenne molto acceso, suo malgrado si
fece forza e rispose:
-
No, o meglio si, indirettamente… insomma in un certo senso… ma non
potevi farci nulla! Sto bene, tranquillo… sono solo scema io!
Mi sono emozionata quando mi hai… si insomma… quando è successo! –
Non
osava nemmeno dirlo, cominciava a balbettare come un adolescente
innamorata e continuare un discorso sensato era impossibile per cui si
mise le mani sulle guance in fiamme e abbassò gli occhi. Non vide che
lui sorrideva teneramente, non vide nemmeno il desiderio di
abbracciarla che seppe trattenere bene.
Il
gioco proseguì. Mosso da pura curiosità fu Daniel a fare la nuova
domanda:
-
Quante esperienze hai avuto prima? Cioè come sono state? -
Non
voleva metterla in imbarazzo o essere invadente, voleva solo conoscere
meglio certi dettagli. Per lui non c’era niente di male nel parlare di
quegli argomenti, poi come ognuno intendesse ‘esperienze’ era
soggettivo!
Samantah
non divenne rossa poiché finalmente non si parlava di lei e Marek,
sospirò sollevata quasi e senza timore o incertezza rispose:
-
Nessuna, sono sempre stata alla ricerca della mia persona speciale
senza trovarla fino ad ora. Voglio il meglio e solo io posso dire quale
sia questo meglio. Quindi fino a quest’anno non ho avuto nessuna
esperienza! –
Daniel
era molto sorpreso e, sincero come un bambino, ribatté guardandola:
-
Sei vergine? –
A
questo punto erano tutti sicuri di vederla più rossa di prima quindi
non credettero di avere la Sam che conoscevano davanti, poiché
sorridente e soddisfatta più che mai fece:
-
Certo! –
Capirono
com’era fatta, tutto quel che faceva lo faceva perché ne era convinta,
ecco perché non aveva timore di rivelarsi per quel che era, era
soddisfatta ed orgogliosa di tutto quel che combinava. Quando arrossiva
era solo in presenza dell’unico che considerava degno dei suoi
sentimenti personali.
Samantah
in realtà aveva una grande forza e quando diceva di star male per amore
e di non farcela non era vero, voleva auto convincersi che era così per
farsi coccolare, perché tutti ne hanno bisogno prima o poi ma lei in
realtà era forte e si risollevava subito, questo perché aveva fiducia
in sé stessa, nelle sue capacità e nelle possibilità di prendersi ciò
che desiderava e quindi di realizzarsi.
Quando
Trystin le chiese quale fosse il suo motto, lei rispose:
-
Fare ciò che mi piace, desidero e mi soddisfa. Per essere felice! Non
importa se non sono cose giuste, sono cose buone per me, che io
desidero, quindi non mi pentirò mai della mia vita, non avrò rimpianti!
–
Il
biondo, di rimando, la guardò con ammirazione. Era una bella persona,
bella dentro… ed anche in lei c’era un pizzico di Daniel.
-
Perché allora sei così precipitosa? –
Chiese
Gianluca, anche se sapeva bene la risposta.
-
Perché pensare non va sempre bene! –
-
Per te non va MAI bene! –
-
Pensate tu e Max per me… non serve lo faccia anche io! Mi fido di voi!
–
La
rigirò in modo tale da riuscire ad avere l’ultima parola e fu ancora
più contenta per questo!
/
Fragile – Sting /
Dopo
di lei, senza nemmeno bisogno di dirlo, fu il turno di Marek.
Temette
profondamente quel momento, sapeva che poiché lo conoscevano così poco
non avrebbero avuto pietà e gli avrebbero fatto domande a cui non
avrebbe voluto rispondere. Tuttavia l’idea di bere la vodka bianca lo
faceva sentir peggio. Preferiva avere il controllo su di sé, se avesse
bevuto, non abituato a farlo, sicuramente sarebbe ‘partito’ un po’.
Così si disse con forza e coraggio che avrebbe risposto a tutto.
Il
primo come sempre fu l’egocentrico Alessandro che senza farsi i fatti
suoi, una cosa che proprio non era nel suo DNA, chiese col solito
ghigno di sadismo:
-
Cosa provi per Samantah? –
Samantah
divenne rossa ma al tempo stesso incollò i suoi occhi neri su quelli
blu di lui, contenta in un certo modo che potesse sentire una volta per
tutte la sua risposta. Ebbe paura di sentirsi negare ma il ricordo di
quel momento di poco prima, in cui si erano baciati, era vivo e le dava
sicuramente speranza.
Lui
sospirò e si grattò la nuca arruffandosi i capelli scuri in quel punto.
Non era molto convinto di parlare, si notava il suo fastidio nel dover
parlare di quelle cose davanti a tutti e non capiva nemmeno perché
dovesse farlo. Del resto non sapeva che dopo che lui se ne era andato,
Samantah era piombata da loro sommergendoli di parole e ansie nonché
paranoie!
Si
morse il labbro e provò a scavarsi dentro, era difficile. Cosa provava
per lei? A quel punto, dopo tutto, ancora non lo sapeva, era stato così
bravo a costruire quel muro intorno al suo cuore che ora, nemmeno
volendo, sarebbe riuscito a buttarlo giù.
Nemmeno
volendo!
-
Io… non lo so. Ed è la verità. Ti giuro, Sam. Non lo so. Ero venuto per
parlarti a proposito di noi ma non per dirti quel che speravi. I miei
sentimenti non sono come i tuoi ma ci sono. È solo che volevo chiederti
aiuto. Aiuto a tirarli fuori, perché sono chiusi qua dentro, è una
stanza senza porta. Se riesci a trovarla, lì sono io coi miei
sentimenti. Volevo chiederti di provarci a trovare quella porta ma devo
avvertirti. Non li ho mai tirati fuori e non so se saranno buoni o
cattivi, se ti renderanno felice o meno. Non so cosa sarà la nostra
storia, se ci sarà e che futuro avrà. Non so. Però ti chiedo tempo per
aiutarmi a trovare la porta e aprirla. –
Fu
un lungo discorso intervallato da pause di sospiri in cui nonostante la
temperatura esterna stabile, riusciva a provare caldo e a sudare. Lo
videro veramente in difficoltà con la fronte imperlata, però
l’ammirarono perché l’aveva fatto guardandola negli occhi. Aveva una
voce sfumata e calda, ricordava quella di Sting, una voce così
carezzevole.
Era
facile innamorarsi di lui.
Perfino
i ragazzi lo capirono.
Era
un tipo, al di là dell’aspetto, affascinante ed estremamente
interessante. Lei non osò parlare e perfino Alessandro sembrava essersi
fatto serio, forse lo capiva, lo capiva più di quel che sembrava. Anche
se erano molto diversi avevano probabilmente lo stesso problema e ad
uguale problema uno aveva reagito chiedendo del tempo, dicendo che ci
avrebbe provato a risolverlo, l’altro invece era scappato (e continuava
a farlo) senza pensarci, nonostante fosse proprio tempo di affrontare
le cose.
Sembrò
strano quel silenzio dovuto al mutismo improvviso del biondo dai
capelli mossi, nessuno lo interruppe. Molte domande si formarono nelle
loro teste e fu Gianluca a parlare per primo, per far continuare il
giro. Non è che era più insensibile degli altri, cioè in parte si,
principalmente, però, gli si era creata una domanda che premeva per
uscire dovuta anche a tutto ciò che fino a quel momento aveva pensato
del ragazzo più grande. Voleva capire una cosa e per lui era
essenziale, visto che si trattava di sua sorella.
-
Perché ti sei rinchiuso lì dentro? Te e i tuoi sentimenti intendo…
perché hai paura di amare e lasciarti andare? –
Si
stupirono anche di quella domanda, Gianluca si dette dell’ipocrita,
poiché in realtà capiva benissimo la motivazione visto che, alla fine,
erano tutti nella stessa barca.
Alessandro
sembrava assente, perso nei suoi pensieri dei quali, per ora, nessuno,
nemmeno il circa compagno, vi avrebbe fatto parte; così mentre Daniel
provava il bisogno impellente di sentire fisicamente il suo ragazzo e
lo seguiva prendendogli la mano e sporgendosi per dargli un affettuoso
bacio sul collo, Marek rispose:
-
E’ collegato alla mia infanzia. Non sono mai riuscito ad esprimermi, ho
sempre dovuto reprimere i miei istinti, pensieri, desideri ed anche
quando pensavo che forse sarei riuscito a realizzare lo stesso qualche
sogno, poi sono successe delle cose a cui ho dovuto rinunciare per
forza di cose. Senza i miei sogni non mi sono più sentito me stesso, in
nessun modo. La cosa che forma gli uomini sono i sogni perché li
realizza. Le persone hanno bisogno di sentirsi realizzate, non solo non
mi ci sono mai sentito, so che non potrò mai esserlo. Così non sono più
riuscito a sognare e non potrò più realizzarmi. Non posso essere me
stesso, ho dimenticato come si fa, non voglio perché per esserlo, un
tempo, ho ferito i miei cari. Per aiutarli ho dovuto rinunciare ad
essere me stesso, se lo fossi stato ora io sarei felice ma loro no.
Quindi ho preso questa decisione. Ed ora non so quale sia la cosa
giusta da fare e soprattutto se sarei capace di realizzarla. –
Non
si sentiva più loquace del solito, c’era solo un’atmosfera particolare
che si era creata con lui, forse grazie al silenzio di Alessandro, un
Alessandro un po’ cupo, alla serietà degli altri, specie di Daniel che
assorbiva ogni risposta rivedendo un po’ il Trystin del passato.
Marek
sentiva comunque che poteva fidarsi.
Ad
un tratto, inspiegabilmente, assurdamente, sentiva indistintamente la
sensazione di fiducia verso di loro.
Inaccettabile
per lui eppure reale.
Come
lo era il fatto che Samantah gli piaceva.
Toccava
a Sam fare la sua domanda ma era ammutolita e fece il gesto di andare
avanti, quindi passò Daniel che dopo averci pensato tirò fuori una
domanda che sarebbe stata proprio da lui:
-
Di cosa hai veramente paura? –
Di
solito la paura più grande, specie di chi ha avuto una vita dura, era
quella di stare soli.
Marek
senza esitazione o timore, questa volta nemmeno imbarazzo, rispose:
-
Di far soffrire chi amo con la mia felicità. –
Una
frase breve, incisiva e vera che lasciò i brividi in quasi tutti.
Probabilmente
se non fosse perso del tutto per Trystin, Daniel avrebbe potuto anche
innamorarsi di Marek.
Tuttavia
ormai le cose erano andate così diversamente che cambiare qualcosa non
era veramente possibile.
Sam
sentiva il cuore batterle all’impazzata e l’emozione crescerle. Aveva
una paura terribile di scoppiare a piangere, ora sapeva qualcosa in più
di lui e l’idea che cominciava a farsi sul tipo che era e sul passato
che aveva sopportato, le creava un nodo.
Voleva
fare qualcosa per lui, DOVEVA farlo ma non sapeva cosa di specifico.
Così
attese ancora e lasciò parlare Trystin che più che una domanda si sentì
in dovere di dire qualcosa, come un consiglio perché anche lui era
passato per una fase del genere. Lo fece con quella sua voce che
richiamava l’immagine di un cristallo puro e splendido.
-
Tu vuoi bene a queste persone di cui parli? –
Non
volle indagare su chi fossero, né mettere di mezzo Sam. Marek
l’apprezzò, era per questo che avevano un bel rapporto loro due.
-
Si. Altrimenti non avrei questa paura. –
La
risposta di Trystin fu diretta ma non dura. Come solo lui avrebbe
potuto dirla:
-
Allora provi dei desideri, dei sogni. Quelli di farle felici. È così
che non c’è pericolo che loro soffrano anche se tu sogni e desideri.
Per questo puoi tornare ad aprirti, sognare, volere, desiderare… puoi
tornare a vivere ma solo se vuoi bene. Tu ne vuoi, quindi sogni ancora.
–
Lo
disse col suo delizioso accento inglese ma fu chiaro, non usò
ragionamenti contorti o paragoni strani alla Daniel. Parlò solo in modo
da farsi capire al meglio.
Questo
ebbe successo perché fu come se per la prima volta Marek riprendesse a
vedere, come se riacquistasse a piccoli passi la vista. Non sarebbe
stato veloce, gli serviva tempo.
-
Non sarà facile, ho appena iniziato il cambiamento… mi servirà tempo e
non farò mai promesse. –
Lo
disse guardando Samantah di fronte a lui, lei che si mangiava nervosa
le unghie e la pelle intorno, lei che non gli aveva staccato gli occhi
di dosso, lei che voleva fare qualcosa ma non sapeva cosa, lei che gli
voleva sempre più bene e voleva sapere tutto di lui, tutto, per poterlo
semplicemente accettare e proteggere.
Al
turno di Samantah tutti la guardarono attendendo la fatidica domanda,
quale sarebbe potuta essere? Ne erano state dette di cose, c’era
qualcos’altro da sapere?
Lei
aveva la testa piena di domande ma ne aveva così tante che non riusciva
a leggerne nemmeno una, ecco perché semplicemente mordendosi il labbro
si mandò al diavolo da sola e agì come suo solito d’istinto, buttandosi
letteralmente addosso a lui, abbracciandolo fino a farlo stendere sul
materasso per la sorpresa.
-
Ti darò tutto il tempo che vuoi, basta che mi permetti di lavorare su
di te e su quella tua porta! Permettimi di agire! –
Non
era proprio una domanda ma era qualcosa di meglio.
Tutti
fecero un sorriso a modo loro e Ale si staccò dai suoi pensieri per
ridacchiare e dirne una, non l’udirono, videro solo Marek ricambiare
l’abbraccio e con emozione sussurrare:
-
Si… -
Senza
dire altro.
Era
tutto così chiaro.
/
A che ora è la fine del mondo – Ligabue /
Quando
loro si sistemarono vicini senza la promessa di mettersi insieme
l’atmosfera cambiò di nuovo radicalmente, si sentiva una certa felicità
ed allegria nell’aria; in realtà non aveva motivo di esistere, non si
era deciso nulla di pratico se non un: ‘diamoci tempo’ e un muto ma
sottinteso: ‘frequentiamoci senza aspettarci necessariamente nulla’,
però era come se fosse il massimo che si poteva chiedere a Marek a quel
tempo e tutti i presenti lo sapevano, dopo le risposte che aveva dato
il moro lo sapevano.
Non
comprendevano a pieno il perché ma sentivano che tutto andava bene,
vederli seduti vicini anche senza toccarsi, anche senza atteggiarsi a
intimi, anche senza fare nulla era bello, era un segno, era qualcosa
che era scattato definitivamente.
Marek
voleva provarci, aveva un muro da buttare giù, una porta da trovare e
aveva chiesto a Sam di farlo.
Tutto
non poteva che andare bene, nella giusta direzione.
Ecco
perché l’atmosfera cambiò e Ale ebbe un'altra alleata: Samantah!
Il
turno cadde su Daniel e la luce negli occhi del biondo suo diretto
rivale si illuminò ulteriormente diventando non pericolosa, di più. Se
per Marek e Sam non aveva mostrato pietà, ora sarebbe stato ancora
peggio… giusto per dimostrare che lui non aveva limiti!
Daniel
non capì perché Alessandro sorridesse a quel modo ma non gli piacque,
chiese a Trystin:
-
Cosa significa quello? –
Trystin
guardò il ragazzo che indicava e si strinse nelle spalle senza saper
cosa dire, così Daniel si rivolse a Gianluca:
-
Tu che lo conosci meglio, perché ha quella faccia? –
“Forse
intendeva espressione … “
Si
disse Marek, anche Gianluca ci arrivò ma decise di prenderlo alla
lettera per poter tirare la sua frecciatina al compagno che si ostinava
a non voler chiarire il loro rapporto.
-
La sua faccia purtroppo la conosco bene, così bene che ormai mi fa
vomitare! Sai, vorrei dirti perché ha quella faccia ma se lo sapessi
non sarei qua a cercare di sopravvivergli. Quando qualcuno scoprirà il
perché lui ha quella faccia da schiaffi è pregato di spiegarlo anche a
me, nel frattempo non possiamo che tentare di riempirlo di botte
prendendo bene la mira proprio su quella sua faccia! –
Tutti
lo guardarono, era loquace anche lui… i miracoli quella sera stavano
accadendo uno dopo l’altro.
Ale
fece un gran sorriso, uno dei suoi, poi mostrò la birra a metà:
-
Sono riuscito a farlo bere un po’! –
Tutti
si chiesero quando ma nessuno osò proferire parola!
Scossero
la testa, tutto sommato c’era da capire se quello che aveva detto il
biondo all’altro biondo era un insulto o un complimento!
Samantah
invece parlò allegramente:
-
Io so perché ha quella faccia, per farti impazzire in ogni modo
possibile! Non vedi che è l’unico, in un modo o nell’altro, a farti
parlare tanto? Io l’adoro! È un grande! Ed è una bella faccia, non la
sostituirei con nessun’altra! –
-
E’ solo una faccia da culo, non intendevo questo. Chiedevo perché la
usa in quel modo! –
Ancora
Daniel si espresse male ed ancora nonostante lo capissero, gli diedero
corda:
-
Come, non la usa bene? Ha fatto perdere la testa a mio fratello, meglio
di così! –
-
Sam, ti assumo come mio avvocato difensore, sei grande! –
Fece
quindi Alessandro che non si fermava più, si sentiva al centro
dell’attenzione e in quel centro ci stava troppo bene!
-
E’ merito di mio padre, è avvocato ed è anche bravo! –
Aveva
una risposta per tutto e non era nemmeno cattiva, al contrario di Ale
che, sì, l’aveva anche lui sempre, ma era sempre cattiva!
-
La vogliamo smettere ed iniziare? –
Disse
quindi Gianluca vedendo che il tutto degenerava, Trystin e Marek lo
ringraziarono mentalmente, Daniel semplicemente disse imbronciato:
-
Si ma che risposte del cavolo sono? Non mi avete risposto! –
-
Zitto tu! Ora ti facciamo noi le domande! –
Disse
quindi Ale immedesimato nel ruolo di generale sadico!
Sospirarono
tutti insieme, tranne Sam che ridacchiò contenta, e si accinsero a fare
la prima domanda che toccava, come al solito, ad Alessandro.
Il
biondo si sistemò meglio incrociando le gambe nude da sportivo, si
passò una mano fra i capelli ingarbugliati lasciandoli in parte in aria
come solo i suoi stavano ed in parte giù, e disse:
-
Bene mio caro… la mia domanda è questa: qual è il posto più strano in
cui hai fatto sesso? –
Tanto
per cominciare c’era da aspettarsi che lo chiamasse ‘sesso’, lui
concepiva quell’atto solo come sesso, fino a quel momento era stato
così, inoltre era ovvio che facesse una domanda su quell’argomento
visto che voleva imbarazzarlo e metterlo in difficoltà. Suo malgrado
trovò una sorpresa, Daniel se lo aspettava e senza nemmeno arrossire
rispose schietto facendo mentalmente una lista di posti dove l’aveva
fatto con Trystin, l’unico con cui era stato in assoluto.
-
Dunque, il più strano… bè, non è facile anche perché ne abbiamo di
posti… -
Iniziò
lui disinvolto massaggiandosi il mento pensieroso, guardò il compagno
che a sua volta lo ricambiava sperando di poter mantenere un po’ di
privatezza.
-
Che ne dici di quando siamo andati in quel locale popolare? –
Trystin
non era tipo che si imbarazzava nemmeno sotto tortura, lui non faceva
mai nulla: non parlava, non pensava, non si imbarazzava, non si
scomponeva, non reagiva… ma aveva sempre risposte pronte!
-
Non è stato il più strano… -
-
Hai ragione… forse al campo da street pubblico… -
-
Insomma… era vuoto e sapevamo che in quell’ora non sarebbe venuto
nessuno! –
-
Si, ma non ha chiesto il livello di pericolo, solo di stranezza! –
-
Si però secondo me è stato più insolito quella volta nel vicolo in
centro città! –
Mentre
loro parlavano (notare: Trystin parlava!) tranquilli fra di loro
elencando i posti particolari dove l’avevano fatto, tutti si stupivano
ancora: Sam si scandalizzava perché era ancora pura e innocente, Ale si
chiedeva se non gli togliessero il suo primato mentre Marek si
interessava sempre più alla faccenda, come anche, in fondo, Gianluca la
cui curiosità si accendeva chiedendosi i livelli che una persona poteva
raggiungere.
Dopo
aver fatto un lunghissimo elenco di posti con Trystin, il moro sbuffò e
con il mal di testa per non aver trovato il posto secondo lui più
insolito dove avevano fatto l’amore, si voltò arrabbiato verso
Alessandro e tendendo la mano alla bottiglia disse tagliando la testa
al toro:
-
Senti, dammi qua che preferisco bere, non so qual è il più strano, l’ho
fatto in troppi posti! –
L’interlocutore
se ne stupì e questo stupì a sua volta gli altri, la mora rise di gusto
divertita dalla scena, Gianluca si chiese cosa avesse fatto lui fino a
quel momento, Marek preferì non chiedersi nulla!
Alessandro
era preoccupato, quel tipo poteva veramente togliergli il suo primato,
qualunque esso fosse; pensando a ciò gli diede la bottiglia di vodka e
lo fece bere, con sommo dispiacere notò anche che lo fece senza una
piega, dunque era pure abituato a farlo!
“Devo
trovare il modo di eliminarlo! “
Disse
fra sé metaforicamente (fino ad un certo punto!).
Il
giro continuò e Sam per vendicarsi gli chiese sorridendo:
-
Hai avuto altre esperienze prima di Trystin? E quante? –
-
Una domanda! –
Rispose
Daniel.
-
Daniel, la risposta dovrebbe comunque essere una! –
Intervenne
straordinariamente Trys guardandolo severo (finalmente appariva con
un’espressione!).
Il
moro ci pensò su e attorcigliandosi la maglia larga che indossava si
disse che in effetti era vero, così rispose trionfante:
-
Nessuno! –
-
Volevi dire nessuna esperienza? –
Chiese
lei per correggerlo.
-
No, no… nessuno. Non ho avuto nessun altro! –
Anche
lui era contento di quella risposta, così come lo era stata lei.
Già,
erano più simili di quel che sembrasse anche se uno vergine non lo era
di certo!
Si
ritenne soddisfatta e fece passare a Marek che fu clemente e chiese:
-
Da quanto state insieme? –
Una
domanda semplice e discreta rispetto alle altre.
-
Circa quattro anni, ci frequentavamo come amici da un anno circa. –
Non
si sbottonò di più non per timore di dire chissà cosa, semplicemente
aveva risposto alla domanda!
Trystin
si rifiutò di fargli domande poiché sapeva già ogni cosa di lui e non
sapeva cosa chiedergli, Ale non fu d’accordo e per punirlo fece bere
lui, anche se le regole riguardo alle domande non esisteva.
-
Io sono il capo del gioco e fate quel che dico! –
Gli
arrivò uno sputo in faccia da parte di Daniel ma furono fermati prima
di far partire qualunque rissa, in realtà fu solo rimandata.
Il
biondo, quasi albino, bevve e si concesse una lieve smorfia poi chiese
di andare avanti o l’alba li avrebbe colti ancora svegli a fare quelle
scemenze!
Ecco
che l’ultima domanda di Gianluca arrivò seria.
-
Quando hai scoperto di essere gay? È stato per Trystin o è stata una
cosa generica? –
Era
un argomento che gli premeva molto affrontare solo che non trovava
nessuno con cui potesse farlo, certo con Trystin l’aveva affrontato ma
aveva bisogno di altre risposte, di sentirle da più persone possibili,
persone che comunque sapessero cosa lui passasse perché l’avevano
passato anche loro.
Alessandro
lo guardò in un modo molto strano che non seppe decifrare così lo
ignorò e guardò il volto dai lineamenti un po’ grezzi di Daniel, i cui
occhi scuri colpivano molto.
-
Ci si scopre gay quando un mondo ti attrae più rispetto ad un altro. Io
non so ancora se sono gay, perché l’iniziatore è stato Trys, è stato il
primo in assoluto e l’unico per cui ho provato istinti e sentimenti.
Dopo di lui non ho sentito nient’altro per nessuno, nemmeno a livello
fisiologico… i miei ormoni sono solo appresso al suo bel culo, non
provo altro per altri. Non so se sono gay ma so che i gay semplicemente
iniziano ad un certo punto ad andare più verso un genere piuttosto che
un altro! –
Si
sentì come in dovere di dare quella risposta. Sarebbe bastato dire quel
che riguardava lui ma guardando gli occhi verdi di Gianluca, bisognosi
di risposte, capì l’inferno che stava passando. Non era facile il passo
che doveva fare. Per quanto ne dicesse, scoprirsi attratti fisicamente
da un lui invece che una lei era duro e complicato. Il passo da
accettare tutto quello era tortuoso ecco perché Daniel volle
rispondergli così.
Anche
se non sapeva se era stato realmente utile.
Al
termine del suo turno il moro si rivolse al rivale, colui che si
definiva capo, e gli mostrò il dito medio poi si accoccolò contro
Trystin mentre si accingeva a sentire le sue domande.
Il
punto per lui fu uno, semplice e chiaro: gli fecero varie tipologie di
domande ma qualcuno si poteva immaginare che lui rispondesse?
No,
perché Trystin che parlava ancora in quella serata sarebbe stato un
evento ed infatti non accadde.
Trystin
non rispose perfino alle domande semplici, non le riteneva degne di
risposta o semplicemente non voleva parlare?
-
Perché non hai risposto a nulla? –
Gli
chiese Samantah candida che ci era anche rimasta male, in fondo era un
gioco…
-
Io non ho mai detto di voler giocare! –
Altrettanto
candido e semplice lui.
-
Ecco perché beveva lui al tuo posto! –
Disse
capendo tutto solo ora. In effetti non era facile decifrarlo: a Daniel
piaceva bere, probabilmente, e ne aveva approfittato, a Trystin invece
non gli avevano fatto la domanda giusta: vuoi giocare?
Del
resto certe cose non si devono mai dare per scontate!
Inutile
dire la serie di insulti di Alessandro che era stato boicottato e
l’unico a riuscirci era stato Trystin.
Inutile
anche dire che a Gianluca non l’avrebbe mai permesso di fare!