QUESTA è
LA MIA VITA
CAPITOLO 5:
CAREZZE D'ACQUA
‘Ti
assicuro che l'avevo notato che eri un uomo...se sei interessante?
Direi che se ti guardo lo sei, no? Ne ho visti di nudi, di ogni
genere...ma trovo il tuo migliore rispetto agli altri!’
/Pure Shores – All Saints/
Erano
accanto, casualmente accanto, non si calcolavano nemmeno per sbaglio,
anzi... per sbaglio non era proprio esatto. Per volontà non
si
calcolavano, ma per sbaglio si, eccome!
In
quel
momento sembrava come se le gocce dell'acqua che cadevano dalla
doccia, si fossero concentrate su un'unica persona ma forse non era
quello, sembrava più come se le gocce fossero innamorate di
una sola persona e fossero talmente maliziose da saper accarezzare il
suo corpo nudo in modo divino. O magari lo era lui stesso, divino!
Il
calore condensava in vapore creando nebbioline con effetto vedo-non
vedo. Dava inconsciamente fastidio allo sguardo di Gianluca che
tentava di posarsi di sfuggita, casualmente, sul compagno odiato
accanto a sé.
Alessandro
dal canto suo pareva consapevole degli sguardi che di sottecchi i
ragazzi lì presenti gli lanciavano. Era consapevole di
tutto,
specie del desiderio animale che il suo corpo era capace di insinuare
in chiunque, maschio, femmina, amico o rivale.
Si
lasciò immergere nell'acqua che lo bagnò subito
partendo dai capelli sudati già appiccicati al capo, le
ribelli ciocche dorate si appiattirono del tutto andandogli sugli
occhi chiusi, inclinò lieve la testa all'indietro facendosi
baciare dalle gocce per nulla timide, il loro percorso dopo essersi
fermate sulle labbra ed averle un po' sensualmente violate, scesero
languide sul collo e sulla clavicola, infine corsero sempre
più
veloci, indegne e carogne sul torace seguendo le linee scolpite
dell'addome non dopo aver reso evidenti e duri i capezzoli dal
piacere che quelle carezze sottili e fini provocavano al suo corpo.
Spudorate arrivarono all'inguine e fu lì che si soffermarono
due iridi di smeraldo simili più a foglie di un bosco fitto
ed
intricato.
Quegli
occhi non si resero conto di non aver più seguito le gocce
sulle gambe anch'esse muscolose o sulle braccia evidenti, non ce
l’avevano proprio fatta a staccarsi da lì, come se
fosse la
prima volta che vedeva un corpo di ragazzo nudo. Non riuscì
a
vergognarsi dell'insistenza del proprio sguardo, non connetteva.
Fare la doccia insieme per la prima volta accanto ad Alessandro, fu
deleterio per lui. Un lieve e sempre più forte rossore si
accese sulle guance pallide.
Fu
lì
che cominciò a detestarsi e a detestare ancor di
più la
causa di tutto ciò. Era ottuso e testardo ma capire che non
era normale l'insistenza di uno sguardo sulle parti basse di un
odioso antipatico narcisista essere dello stesso sesso, era facile.
Così
non riuscì a godersi la doccia, non sentì le
carezze
dell'acqua che amavano il suo corpo che aveva poco da invidiare a
quello dell'altro, al contrario spalancò gli occhi quando si
trovò ad immaginare di essere la stessa acqua che ora
avvolgeva il corpo di Alessandro.
Si
morse le labbra e voltò di scatto la testa facendosi notare
dall'interessato, così si fece trovare solo con la faccia
all'insù proprio sotto il getto diretto. Sentì
comunque
la sua occhiata insistente e indisponente tanto da farlo infastidire
per questo. Non cercava di evitare di essere scoperto, anzi, voleva
che incrociasse lo sguardo col suo.
Lo
evitò fino alla fine ma quando perfino all'insaponatura
continuò a sentire quelle pupille addosso scacciò
l'imbarazzo e le colpe, si voltò con tutta l'intenzione di
dirgli di tutto e quando la conferma del suo sentore lo
colpì
troppo diretto, si chiuse a riccio reagendo nel peggiore dei modi.
Sarebbe
potuto essere un momento molto intenso ma vedere i due diamanti vispi
addosso a sé come se lo stessero mangiando, visto che nudo
lo
era già, lo mandò fuori di testa.
Gianluca
si fermò e lì sotto la doccia com'era, con
l'acqua che
ancora lo bagnava, disse con voce e sguardo duri:
-
Che
diavolo hai da guardare? -
Era
una
delle differenze, i due erano molto simili su molte cose, ma la
malizia e la sensualità erano troppo forti in uno,
Alessandro,
mentre nell'altro c'era più pudore e chiusura, Gianluca.
Infatti
l'altro rispose candido e provocante:
-
Cosa
guardo? Te! -
Corrugò
ancor di più le sopracciglia e ignorò la
sensazione di
vanità lontana che l'aveva colpito, anzi, più
piacere... ignorò anche la visione completa e libera del
corpo
di Ale, e attaccò ancora bruscamente:
-
Sono
così interessante? Non hai mai visto nessuno nudo? Ti
ricordo
che non sono una donna! -
Era
comunque raro sentirlo parlare così tanto, anche se quando
lo
faceva era prevalentemente per insultare qualcuno o dare dell'inetto
ad un compagno di squadra.
La
malizia nell'altro aumentò e riprese a sciacquarsi senza
smettere di fissarlo sfrontato:
-
Ti
assicuro che l'avevo notato che eri un uomo... se sei interessante?
Direi che se ti guardo lo sei, no? Ne ho visti di nudi, di ogni
genere, ma trovo il tuo migliore rispetto agli altri! -
Questo
per Gianluca fu come essere colpito da un pugno, lo prendeva in giro?
Lo interpretò così anche visto che era chiaro che
il
fisico migliore di tutti fosse quello di Alessandro seguito da quello
di Jude, perché diceva quelle cose?
La
prese come un umiliazione, un insulto, e finì per
spintonarlo
poco contro il muro, dopo di che chiuse il rubinetto ed uscì
dal vasto box delle docce sotto gli sguardi esterrefatti ed
incuriositi di tutti i presenti.
Non
era
solo arrabbiato.
Peggio.
Si
sentiva effettivamente calpestato, umiliato e disprezzato.
Non
sopportava essere deriso così, anche se in fondo non capiva
bene dove fosse il crimine. Certo era che non aveva gradito la frase,
il complimento fatto con quello sguardo, con quella voce e da lui.
Tutti
sapevano che si detestavano, erano così in
rivalità che
anche mentre si asciugò in fretta e furia, negli spogliatoi,
altri venti occhi si catalizzarono su di lui: possibile che non se ne
rendesse conto? Qualcuno lo pensò.
Lui
non
era il classico bellissimo ragazzo col super fisico e l'aria da
sciupa femmine come Alessandro, Jude e molti altri, era proprio in
quella sua timida bellezza, inconsapevole e celata, la sua forza. Il
suo fisico non era brutto, non da super uomo, ma atletico al punto
giusto, era ammirabile specie per il fatto che lui non pensava mai al
suo aspetto e non si riteneva così interessante.
Fu
solo
un punto che andò a suo vantaggio anche se nessuno al mondo
avrebbe avuto il coraggio di avvicinarlo. Anzi. Quasi
nessuno.
Lasciando
i capelli grondanti uscì prima di dare il tempo ad
Alessandro
di uscire e ribattere, non aveva voglia di nulla e con un silenzio
che sfiorava l'assurdo si affrettò ad andarsene.
Non
voleva più stare là in mezzo con tutti quelle
occhiate,
voleva solo litigare con qualcuno, ma ancor di più voleva
della sana solitudine e silenzio. Senza nessuno a cui dare
spiegazioni, senza più sentirsi nel modo in cui Alessandro
l'aveva fatto sentire.
Lì
dentro c'era solo basket. Solo quello. Avrebbe dovuto ricordarselo
più spesso!
Alla
macchina l'aspettava già la sorella, non disse nulla in
risposta alle mille parole della mora, salì solo in auto
sbattendo la portiera.
-
Gian,
che è successo? Mi sembri più cupo del solito! -
Silenzio,
anzi, no, un grugnito.
-
No,
meglio... sei arrabbiato! -
Un
altro grugnito, si sprecò quella volta ad ordinare:
-
Parti! -
Ritirò
la mano dalle chiavi per fissarlo diretta, gli puntò poi
l'indice contro e sbottò poco femminile e sgarbata:
-
Senti
tu, piccolo, non mi dai ordini, sai? Se io voglio partire, parto, se
voglio fare le radici qua, le faccio! E non parlarmi
così¬Ú-
Contrasse
la mascella evitando, per il bene della sorella, di guardarla e di
parlare. Si videro tendersi per un istante le vene nel collo e negli
avambracci ancora umidi. Sam non ne ebbe paura, se se la faceva sotto
ogni qualvolta che lui sembrava minaccioso, allora sarebbe finita in
manicomio, visto che succedeva sempre!
-
E non
pensare di farmi paura, moscerino! -
Sentenziò
infine, tolse il dito per riposarlo sulle chiavi.
-
So
che nessuno ti fa paura. Ora puoi partire e lasciarmi i miei
malumori? -
Fece
un
mezzo sorriso ironico e disse:
-
Tu lo
sei sempre, caro! -
Infine
girò le chiavi mettendo in moto l'auto, mise la retromarcia
e
tolse il freno a mano, guardando nello specchietto retrovisore fece
un paio di manovre, poi uscì dal parcheggio. Quando fu in
strada fece presto ad arrivare in quarta e correre più del
consentito, i 50 kilometri orari li superava eccome... centro abitato
o no!
/
Somewhere I belong – Linkin Park /
Arrivarono
subito a destinazione.
La
loro
abitazione era una villa con un giardino notevole circondata da
alberi e verde. Era costosa e grande.
Scesero
dall'auto ed entrarono in casa, furono accolti da una parte della
numerosa famiglia: un piccoletto saltellante che aveva da poco
imparato a camminare. Era l'ultimo arrivato ed era coccolato e
viziato da tutti, non parlava ancora bene ma già correva.
Era
una di quelle pesti che facevano impazzire chiunque.
Sam
lo
prese in braccio buttandolo in aria, risero entrambi e presto
all'appello si aggiunse il penultimo della famiglia: un altro
fratello di 10 anni tornado anche lui, più teppista che
altro.
Notarono
entrambi la sparizione fulminea di Gianluca ma lo lasciarono fare,
succedeva sempre. Avevano un buon rapporto con lui, ma non era
abbastanza. Al biondino gli serviva ben altro, qualcosa che ancora
non riusciva a capire.
Sam
con
il piccolo Andrea e il più grandino Michele, si diresse per
la
spaziosa ed infinita casa in cerca dei genitori e dell'altro fratello
maggiore.
Trovarono
la madre in cucina fra i fornelli, era mora con gli occhi scuri, il
ritratto della figlia.
-
Ciao
tesoro, come è andata? -
Appena
la vide si illuminò, posò a terra il fratello e
sedendosi sulla sedia del tavolo pieno di cianfrusaglie e cibo,
cominciò a mangiucchiare qua e là mentre
iniziò
uno sproloqui sugli allenamenti soffermandosi su Marek con cui aveva
parlato e fatto quella figuraccia. Ricevette una sonora risata.
Tutti, in famiglia, conoscevano i fatti dell'unica figlia femmina,
incapace di trattenere certe confidenze.
Era
un
uragano di cui era impossibile non ascoltare i racconti.
Improvvisamente
si bloccò alzandosi di scatto:
-
E Max
dov'è? -
La
donna che nel frattempo aveva ripreso a fare quel che doveva, sorrise
scotendo il capo, le sembrava strano che si fosse scordata di
Massimiliano, l'amato fratello maggiore.
-
Max è
in camera sua a studiare... lo sai che è sempre
là, ha
esami in questo periodo, non disturbarlo! -
-
Sciocchezze, ha bisogno di essere disturbato, specie da me! -
Sorridendo
convinta di ciò che diceva uscì subito dalla
stanza
lasciando a metà il racconto della giornata.
Salì
le scale in legno di mogano, percorse il corridoio costeggiato da un
lato da finestre a parete coperte da tendoni ricamati dorati, e
dall'altro dalle stanze. Lì erano le camere da letto ma la
sua
era in mansarda, aveva insistito tanto per averla là.
Entrò
nella stanza del fratello senza bussare e vedendolo chino sui libri
della scrivania gli si buttò al collo facendolo quasi
cadere,
non diede certo tempo di prepararsi o lamentarsi. Semplicemente
potè
solo subire.
-
Ciao
Max! -
Anche
lui era moro, aveva un taglio strano, rasato ai lati mentre il resto
totalmente ingellato in modo da tenerlo su in maniera altrettanto
strana. Solo lui riusciva a pettinarsi così.
Lineamenti
identici a quelli della sorella, delicati ed affascinanti che in una
ragazza non paiono nulla di speciale ma in un ragazzo sembrano molto
intriganti, occhi neri penetranti, bocca da baciare. Per non parlare
del fisico da atleta.
Dopo
averlo stritolato andò allo stereo scegliendo un CD,
inserì
Meteora dei Linkin Park e si buttò sul letto sfatto.
Quella
camera era un campo di battaglia, così simile alla sua, vi
si
ambientava perfettamente.
I
due
avevano un grandissimo rapporto, molto profondo, migliore di quello
che aveva con Gianluca.
Avevano
2 anni di differenza ma erano come gemelli. Caratteri differenti ed
un rapporto speciale, esclusivo.
Max
era
molto riflessivo, calmo, pacato, semplice ma forte, suggestivo,
intuitivo ed intransigente. Era anche molto competitivo. Sapeva
leggere negli altri. Era geloso e possessivo ma se la situazione lo
richiedeva era elastico e simpatico. Un carattere d’oro con
le suo
belle ombre.
Principalmente
aveva il potere di domare e calmare l'inquieta sorella. Incredibile,
l'unico con quella dote.
Ascoltò
anche lui le confidenze su Marek lasciando perdere lo studio
universitario.
Sul
carattere di Max si sarebbe potuti star ore a parlare, visto dagli
occhi di Samantah, ma è più interessante
scoprirlo pian
piano.
Ascoltò
calmo il fiume che si interruppe per cantare in piedi sul letto la
sua canzone preferita, Numb. La conosceva a memoria e riusciva a fare
anche la parte rappata veloce ed incalzante.
-
I
became so numb... -
Era
presissima dal suo ruolo di cantante, si dimenava indiavolata come se
fosse su un palco a cantare.
Imbarazzante,
certo, ma divertentissima.
Lei
era
così.
Passava
per mille cose, argomenti, parole, gesti, atteggiamenti. Tutti veri.
E
super
veloce travolgeva tutti.
Fu
il
cadere maldestramente, come suo solito, dal suo 'palco' a fermarla.
Si zittì cominciando a piagnucolare viziatamente sul dolore
del fondoschiena ed in risposta ricevette risate da parte del
fratello.
Pasticciona
dimostrò di esserlo anche ora, perché per
vendicarsi
diede un calcio al fratello e nel farlo colpì una sedia
lì
vicino piena di vestiti, caddero tutti e il bersaglio, cioè
il
ragazzo, rimase intatto.
Un
‘gocciolone’ stile manga si formò sulla
sua testa in segno
di incredulità.
Finì
tutto in una risata sincera e liberatoria. Aveva poco di carino,
attualmente, Sam, ma molto divertente. Non le importava di sembrare
una ragazza con un certo contegno e posto sociale.
Stava
bene così com'era. Le piaceva la sua vita, quello che
faceva,
il DAMS per cinematografia, chi ammirava, cosa sapeva, i rapporti che
aveva... l'unico neo era che si bloccava con chi le piaceva ma non si
poteva essere perfetti.
Con
questa consapevolezza andava avanti giorno per giorno vivendo alla
grande!
/
Il mio corpo che cambia – Liftiba /
Totalmente
diverso Gianluca che in comune con lei aveva solo il sangue e il
cognome.
In
camera sua si tormentava steso nel letto, ricordava indelebile quanto
accaduto sotto la doccia e non riusciva a smettere di ricordare.
Tutto gli tornava prepotente e insistente alla mente. Come un film. E
anche lì gli occhi gli si soffermavano su quel particolare
che
lo faceva tornare rosso porpora in modo fastidioso per sé
stesso.
Aveva
sempre avuto il sospetto di avere qualcosa che non andava, non aveva
mai avuto una ragazza, tanto meno provato attrazione per una di esse.
Eppure
non era pensare di provare piacere guardando un corpo maschile a
metterlo in croce e renderlo così lugubremente furioso, il
punto era pensare di provare piacere guardando il corpo di ALESSANDRO
nudo... quello era il suo problema!
Preferì
deviare tutto sul fattore maschio in generale: in qualche modo la sua
sessualità si era risvegliata e scoprire di non essere come
gli altri, bensì gay, tutto d'un colpo lo fece sentire
strano.
Non capiva se più libero o più legato.
Su
quei
mille pensieri e dubbi ci avrebbe riflettuto ancora e ancora
accantonandoli per comodità e complicatezza.
Aveva
bisogno di aiuto per capire alcune cose e non sapendo a chi chiedere
consiglio aveva ficcato tutto nel dimenticatoio.
Avrebbe
vissuto come sempre.
Quella
la sua conclusione.