QUESTA è
LA MIA VITA
CAPITOLO
9:
BALLANDO
SUL MONDO
'La
vita è piena di sorprese, sei in continua ricerca di
qualcosa
che sia solo tua ma l'importante è non lasciarti mai
sommergere da questa ricerca. Ricorda. L'essenziale è
dominare
te stesso. Ballaci sopra ai tuoi problemi. Sei tu che comandi!'
/
Ti Sento – Antonella Ruggero /
Stavano
facendo uno dei soliti esercizi divisi in due gruppi, a coppie ci si
passava la palla per poi arrivare sotto canestro e segnare col terzo
tempo.
Semplice
esercizio di riscaldamento.
Normalmente
lo coppie erano sempre le stesse, ma quella volta c'era stato un
cambiamento spontaneo dettato dai diretti interessati che sorprese
ognuno presente sul campo.
Gianluca
e Alessandro, gli eterni rivali dichiarati, ora erano in coppia
assieme.
E
per loro era adrenalina ogni cosa fatta l'uno con l'altro riguardante
il basket.
Erano
passi lenti, nel loro rapporto burrascoso, non era per nulla semplice
cambiare l'opinione di qualcuno sull'altro, ma si stavano movendo.
Loro e qualcos'altro intorno.
L'aria,
forse, si stava preparando a qualcosa.
L'esercizio
era di velocità e precisione e i due esseri più
precisi
e dinamici erano quelli che attualmente svolgevano l'esercizio.
Nessuno
lo era quanto loro. Tutti erano competenti e in gamba ma se loro
erano insieme gli altri sparivano.
La
palla non toccava mai terra e i passaggi nemmeno si vedevano
dall'esterno. Neanche un passo con la sfera in mano, ferma. Tutto
perfetto. Le goccioline di sudore iniziavano a scendere, ignorate dai
protagonisti che sentivano gli occhi di tutti puntati, ammirevoli e
invidiosi per lo più.
Il
vento che loro producevano correndo come lampi e i giusti movimenti
che davano vita al basket stesso, grato a quello spettacolo offerto
da essi.
Da
rimanere senza respiro. Di fatto era sensazionale. Di per sé
nulla di speciale, non azioni complicate, un semplice gioco di
passaggi veloci in corsa, eppure fatti da loro in quel modo che
gareggiavano a dare il meglio per far sentire delle cacche gli altri,
era diverso.
Dei
re.
Era
la sensazione del secolo saper di poter fare qualunque cosa, anche la
più complicata, col successo più incredibile, con
la
consapevolezza che ogni tentativo sarebbe andato alla grande. Sfidare
anche il migliore, fare la cosa più incosciente,
ciò
che solo si aveva sognato di fare e non si aveva mai azzardato
perché
non si aveva mai avuto la spalla adatta.
Ora
tutto era possibile e nessuno li avrebbe fermati.
La
concreta consapevolezza di questo si era fatta strada in loro sempre
più.
L'esercizio
terminò con un canestro di Gianluca perfetto e semplice, che
fatto da lui con la grazia di un ballerino di danza classica
sembrò
ancor più straordinario.
Tornando
indietro insieme con un semplice palleggio del protagonista del
canestro, si misero un attimo in fila insieme dietro al gruppo e
prima di separarsi Alessandro portò istintivamente la mano
alla nuca del biondo Gianluca spettinandogli affettuosamente i
capelli lisci dal semplice taglio maschile, che rispetto all'inizio
dell'anno di allenamenti si erano allungati.
Sorpresa
da parte di chi notò il gesto, da parte quindi
dell'immancabile sorella Samantah, da parte di Marek, perfetto
osservatore, e di qualcuno che era lì come Manuel.
Gianluca
specialmente che subì la carezza. Vide la schiena di
Alessandro allontanarsi per andare dietro la sua fila e un ghigno
quando si voltò. Il solito che aveva. Quando prese a fare
dispetti poco divertenti a chi aveva davanti tirò un sospiro
di sollievo... pareva come sempre... mah... era strano. E anche
tanto!
Al
contrario del volto corrucciato di Gianluca, Samantah e Marek senza
rendersene conto ebbero la stessa espressione contenta e soddisfatta.
Le cose si stavano movendo bene, tutto sommato.
/
Mingle – R. Phoenix, REM, J. Buckley /
La
radio mandava le note di una vecchia canzone cantata da voce e
chitarra acustica. Erano tre artisti di vecchia data, rispetto
all'attuale mondo musicale, ma che erano ben considerati fra chi
apprezzava il genere soft rock. Si trattavano dei REM uniti alla voce
di Jeff Buckley e di River Phoenix. La canzone che poi nel ritornello
saliva con la chitarra elettrica si chiamava Mingle.
Quest'ultimi
due erano molto apprezzati da Marek, il giovane che dopo cena si era
lasciato convincere a raggiungere i suoi pochi amici al solito
locale.
Jeff
e River davano entrambi una nota di malinconia che gli si addiceva
alla perfezione. Inoltre River ricordava incredibilmente Alessandro,
quello della squadra di basket.
Sia
per fattezze che per fama... bello e dannato. Il mondo
dell’arte
aveva perso due grandi personaggi. Non avevano fatto molte canzoni,
nemmeno si sentivano spesso alla radio, ma erano stati ottimi
artisti, eccentrici e a modo loro.
Fortuna
che c'erano Jeff, River e i REM, i suoi tre artisti preferiti, a
tirargli su il morale; era veramente seccato quella sera e farlo
seccare non era una buona idea. In fin dei conti costringerlo ad
uscire contro voglia e poi dargli buca per chissà quale
motivo
non era un bel comportamento!
Gli
occhi blu ormai erano ridotti a due fessure che solcavano la notte
che si ampliava intorno a lui. La C3 nera correva poco prudente
decisa a non fermarsi a casa, per scaricarsi un po'.
In
quel periodo era strano e aveva riflettuto molto su Samantah. Era una
ragazza carina e come al solito probabilmente sarebbe stato un po'
con lei per poi lasciarla appena lei avrebbe chiesto l'amore e le
solite cose che si chiedono ai fidanzati... eppure guardare quegli
occhi neri e spontanei gli impediva di comportarsi da bastardo. Lui
sapeva di non essere normale e preferiva in fin dei conti vedere quel
sorriso contagioso e il viso arrossire quando i loro sguardi si
incrociavano, piuttosto che farla soffrire, perché sapeva
sarebbe stato così.
Composto
ma arrabbiato per la situazione in generale, frenò
bruscamente
appena vide una figura a lato della strada, in un ponte che
attraversava la città. Lasciò un segno di gomma
sull'asfalto e piantò l'auto per guardare meglio.
Erano
alcune persone, ma le conosciute rispondevano ai nomi di Gianluca,
Alessandro (insieme!) e... Samantah?!
Mise
la retromarcia ed entrò nel ponte largo asfaltato.
Parcheggiò
dietro altre due auto lì presenti poi scese indeciso se
intromettersi oppure andarsene.
Non
sapeva bene perché lo faceva, forse perché dopo
aver
pensato a lei, trovarsela davanti era troppo 'comico'.
Scese
e con aria indolente e tranquilla come suo solito, salutò.
Vide
la mora, l'unica ragazza (che definirla tale ci voleva coraggio),
illuminarsi di luce propria e arrossire fino all'inverosimile!
Questo
gli strappò il consueto mezzo sorriso.
/
Viva – Ligabue /
-
Cosa fate qua? -
Notò
che una delle due macchine aveva la radio accesa in una probabile
vecchia cassetta di un cantante. Cercò di ricordare e fare
mente locale, non ascoltava molto musica italiana ma lui si sentiva
spesso.
Ligabue.
Ecco,
la sua mente ordinata selezionò la lettera giusta che gli
permise di ricordare il nome.
Osservò
brevemente i due ragazzi conosciuti che non sembravano ancora molto
in amicizia ma sulla buona strada e si chiese cosa facessero insieme.
Forse Alessandro, famoso per andare a scrocco di cibo, aveva
approfittato questa volta di Gianluca. Poi portò la sua
preziosa attenzione sulle altre persone, tutti più piccoli e
tutti ragazzini dal volto familiare l'uno con l'altro. Eccezion fatta
per quello che immaginava sarebbe dovuto essere il più
grande.
Rimase
composto ma dentro di sé si sorprese, se fosse stato uno che
si lasciava sfuggire reazioni buffe gli sarebbe andato davanti e
preso il volto fra le mani l'avrebbe osservato per bene.
Non
c'erano dubbi. Gianluca si scostava dalla ciurma per carnagione e
lineamenti e capelli, ma erano tutti mori con gli occhi scuri. Quel
che sorprese Marek fu l'identicità che c'era fra questo
ragazzo e Samantah. Era lei al maschile!
E
dire che sembrava sicuramente più femminile di lei!
Esercitava
quel fascino misterioso innegabile anche se era un ragazzo. Si diede
dello stupido. Sicuramente aveva circa la sua età.
"
Perché diavolo lo osservi così attentamente, ora?
Questo dietro cui Samantah si è nascosta così
bene è
senz'altro suo fratello. Sono due gocce d'acqua, ma lui è
più
femminile e aggraziato. È questo che trae in inganno... ha
dei
lineamenti nobili. Immagino che anche lei dovrebbe averli, ma i suoi
non sembrano nobili, sembrano grezzi... eppure sono identici."
-
Ciao, io sono Max e tutta questa truppa sono della famiglia... a
parte il ragazzo... Alessandro... -
Educatamente
si presentò e spiegò che stavano riportando
indietro
l'ospite ma si erano fermati a ballare su quel vecchio ponte rifatto
recentemente.
L'impressione
era che l'unico sano effettivamente fosse questo Max.
Sospirò...
allora era una fortuna che avesse un fratello simile, così
forse la calmava un po'.
Aveva
un idea precisa e giusta della mora che continuava ad imbambolarsi
lì
dietro.
Nelle
considerazioni si ricordò di non essersi presentato. Strano
però... come mai Max gli parlava come se lo conoscesse?
-
Sono Marek, uno degli allenatori di Alessandro e Gianluca... -
Il
moro rispose senza scomporsi come se già sapesse. Aveva uno
sguardo indecifrabile.
-
Lo so, Sam ci parla molto di te... -
Una
gomitata da dietro lo fece tossire per poi riprendere quasi con lo
stesso tono di prima:
-
Si, e della squadra intera... sai, lei è molto presa da
questo
suo nuovo ruolo! -
Non
è che aveva aggiustato il tiro, semplicemente non gli
sembrava
nulla di male nel rivelargli queste cose.
Seguì
un pesante attimo di silenzio fra i due, era ovvio, non si
conoscevano e si somigliavano paurosamente di carattere, anche se in
fin dei conti Max aveva la doppia personalità.
Stava
per dedicarsi ai due conosciuti ragazzi quando ricevette come un
colpo sullo stomaco. Era Samantah stata spinta da qualcuno dei suoi
fratellini adorabili.
Così
la vulcanica e timida ragazza si trovò faccia a faccia col
bel
ragazzo dei suoi sogni.
In
un nano secondo si rese conto che era tutto troppo assurdo e veloce,
il suo cervello non arrivava ad andare così veloce,
bisognava
più calma. Lei non l'aveva. Il cuore martellava ad una
velocità supersonica e nemmeno le note di Ligabue le
ridonarono il coraggio perso per strada.
Una
coincidenza incredibile, si disse lei, da non crederci. Attualmente
le andava di urlare e saltare di gioia ma non ci era riuscita,
imbarazzatissima da una certa persona, la causa di questa tempesta
ormonale interna!
Ora
era ad insultarsi:
"
Sei solo una stupida qualunque, timida, imbranata, sciocca, cretina,
smorfiosa, buona a nulla, inutile, peppia!"
E
la lista continuava!
-
Ehm... e tu che fai in giro da solo? -
Si
sforzò di chiedere.
Un
sorriso inaspettato in risposta. Non lo capì ma aveva
sorriso
per cui decise e si impose di rilassarsi.
Con
una ferrea volontà ascoltò per una volta quello
che una
persona diceva.
-
Dovevo uscire ma i miei amici mi hanno dato buca... -
La
sua voce vellutata la fece arrossire ancor di più se
necessario, per cui, semplicemente, deviò l'attenzione sulla
canzone spiegando che Ligabue piaceva a tutti anche se non era il
genere specifico di nessuno dei presenti. Era una vecchia cassetta
trovata e per finire in bellezza aveva convinto il fratello a
fermarsi lì per guardare il paesaggio notturno e ballare per
conto loro.
-
Ti piace Ligabue? -
Chiese
per rompere il suo imbarazzo.
Lui
come al solito enigmatico e misterioso non aveva mai problemi di
alcun tipo.
-
Non ascolto molta musica italiana, preferisco River Phoenix, Jeff
Buckley, i REM... -
Sul
suo ambiente naturale, la musica, si trovò più a
suo
agio per cui partì lanciata a disquisire sul genere musicale
più adatto a loro due.
In
un modo o nell'altro aveva rotto il ghiaccio e si sarebbe applaudita
da sola per i progressi fatti.
Del
resto si sentiva al settimo cielo. Avrebbe pagato per non far
terminare quella serata improvvisata e provvidenziale.
Samantah
era felice ma ancora in piena agitazione.
Fu
lì che la canzone cambiò e arrivò
Balliamo sul
mondo.
/
Balliamo sul mondo – Ligabue /
Poco
distante da lì mentre il caos dilagava incontrastato, i due
biondi, gli unici del gruppo, stavano seduti sul muretto di quel
ponte rivolti verso il vuoto e il paesaggio notturno. Facevano
qualcosa tipo socializzare, probabilmente.
Notarono
sorridendo che Samantah aveva preso a ballare impossibilitata a star
ferma, imitata subito dai suoi fratellini, eccezione per Max che
guardava serio come sempre.
Ultimamente
avevano preso a rivalutarsi e ora come ora non avrebbero mai saputo
definirsi in un rapporto che li vedeva amici o nemici. Non si
sentivano né l'uno né l'altro. Erano nella fase
della
conoscenza.
Per
quanto simili sotto alcuni aspetti fossero, di base erano lontani
anni luce.
Alessandro
fra i due aveva le idee più chiare. Gianluca era un tipo
strano, diverso dagli altri. Ad Ale giovava stare con lui, poteva
mangiare sempre senza saltare pasti, scroccare più di
qualche
cena e andare alla perfezione nel basket.
E
spontaneamente, col solito tono sicuro di sé, disse:
-
Sai, prima di iniziare a giocare in coppia con te pensavo che tu
tentassi di oscurarmi! -
Gianluca
si rese subito conto che la confessione avrebbe avuto un seguito, ma
era ovvia come cosa.
Non
parlò ancora, attese che finisse, incuriosito sul dove
voleva
andare a parare.
-
Ora ho capito che mi torni più che utile! -
L'aveva
immaginato. Alla faccia della sincerità!
-
Si, insomma... non è che dobbiamo fare in modo che l'altro
si
copra di fango. Se si gioca in combinazione poi veniamo coperti tutti
e due di oro e non solo di argento. Da soli non potremmo mai arrivare
al traguardo che arriveremmo insieme... -
A
suo modo era una riflessione molto profonda, per Alessandro, per
Gianluca invece parve naturale.
-
E che c'è di nuovo? L'avevo capito dal primo giorno! -
Schietto,
serio e senza troppi fronzoli. Non parlava molto, per cui preferiva
dire le cose senza spiegazioni. Del resto come lui ci arrivava lo
potevano fare anche gli altri, ma forse era una sopravvalutazione del
prossimo. Nel basket pochi eletti riuscivano a stargli dietro.
Una
somma dose di autostima non gli mancava, anche se sembrava non essere
abbastanza.
-
Ah si? E perché non hai messo in pratica subito? -
Gli
occhi verde scuro si piantarono in quelli azzurri per constatare che
fosse serio, poi si abbassò a spiegare:
-
E’ naturale, no? Mi stavi sulle scatole! -
E
certo! L'unica spiegazione ovvia, ma Alessandro non pensava fosse
tanto sfacciato dall'ammetterlo in quel modo col tono di chi parla ad
uno stupido.
-
Ma sei scemo? E lo dici così? -
Si
seccò un po', non era un ammissione pesante, in fin dei
conti
era la verità.
-
Sei tu scemo che non ci sei arrivato prima! Vuoi dirmi che non avevi
capito che se avessimo giocato in coppia saremmo stati migliori? -
Aprì
la bocca per insultarlo a valanga, tuttavia si rese conto che stava
per fare una figuraccia, così mandò al diavolo
l'apparenza e rispose brusco:
-
Non ci avevo semplicemente pensato! -
Quell'aria
da saputello era insopportabile, Alessandro aveva una gran voglia di
fargli abbassare le ali, ma ammetteva a sé stesso che aveva
ragione lui.
-
Lo vedi che siamo diversi? Sam dice che siamo uguali, ma non ci
credo! -
-
E quale sarebbe la differenza? -
-
Che tu sei scemo ed io no! -
Anche
questa logica era inoppugnabile.
Se
la prese di nuovo e gli diede un pugno sulla spalla.
-
E la finisci? -
Poi
si ricordò di essere stato lui a scroccargli la cena e
ribatté:
-
Beh, intanto stasera ho mangiato io gratis! -
-
Mi facevi pena... -
Tanto
convinto uno, quanto brusco l'altro.
Buffi
da ascoltare.
Alessandro
sbuffò decidendo che effettivamente l'acutezza era nel DNA
di
Gianluca, ma poi pensò brevemente ad una cosa, mentre le
parole di Ligabue incendiavano l'atmosfera.
-
Ma scusa una cosa... se sei così sveglio, perché
ti sei
fermato al fatto che ti stavo sulle scatole? Cioè... hai
capito che giocando in combinazione sarebbe stato fantastico, ma non
ti sei 'abbassato' solo perché ti stavo sulle palle? Ma
allora
fra i due sei tu lo scemo... il basket conta così poco per
te?
-
Effettivamente
questa era una gran botta nei denti.
Gianluca
indifferente ma scocciato si sistemò i capelli con una mano
portandoseli all'indietro dove ricaddero ai lati della fronte.
-
Sono un tipo egoista ma non credo che tu possa farmi la predica per
questo. Il basket conta molto per me... sei tu che come lo giochi non
mi sembri serio... perché lo fai? -
Punti
entrambi sul vivo ci fu una breve aria gelida, surclassata subito
dalla sicurezza entusiasmante di Alessandro. Qualcosa di assoluto e
certo, vero. Erano vivi gli occhi del biondo ribelle mentre dicevano
quella frase:
-
E’ semplice! Io gioco a basket per stare sul tetto del mondo
e
ballarci su! -
Per
la prima volta vide la luce di quel ragazzo e ne rimase sorpreso.
Già. Erano rare le cose che lo lasciavano in quello stato,
senza vergognarsi serrò le labbra lasciate aperte.
Mentre
Ale aveva detto quelle cose, l'espressione gli era cambiata.
Diverso... più affascinante del solito.
Era
come se si vedessero entrambi per la prima volta, se si scoprissero
totalmente.
Merito
della sfacciataggine di uno, dell'interiorità tormentata
dell'altro o magari anche delle parole di Ligabue che gridava di
ballare sul mondo anche senza grazia e bravura, ma con tutto quel che
si aveva in corpo, gambe e braccia e se stessi. Fregandosene delle
regole e degli altri. Per andare in cima alla propria vita, speciale
per ognuno.
-
Alla fine è proprio come dice lui! -
Concluse
sempre Alessandro indicando con la testa l'auto dalla quale uscivano
le note.
-
Già... -
E
per quella sera, Gianluca aveva abbastanza da riflettere.
Udì
il discorso anche Marek mentre osservava sorridendo enigmatico
Samantah che ballava immersa senza più imbarazzo. La
ringraziò
per essere così spontanea, senza problemi di alcun tipo.
Lei
non si meritava di soffrire per causa sua.
Anche
se più la scopriva e più ne rimaneva affascinato.
Pericolosamente.
Si
disse di dover darci un taglio prima che fosse troppo tardi per
entrambi. Ora lei cominciava a sciogliersi anche in sua presenza, ad
essere naturale e a mostrare chiaramente interesse per lui... e lui
pur essendo sempre indecifrabile, rimaneva uno che non credeva
all'amore e non lo possedeva nemmeno.
Poi
le parole di Alessandro lì vicino.
Sentirsi
il re del mondo ballandoci sopra, e quelle del cantante.
Era
vero.
Tutto
vero, ma non si addicevano a lui.
Lui
viveva per sentirsi bene, come tutti, ma era giusto farlo a spese
degli altri, in quel caso di Samantah? Non lo credeva, per cui
sarebbe stato meglio evitare sofferenze inutili senza salire su
nessun mondo.
Convinzione
radicata in lui, sempre più viva.
Allora
come definire se non strano il bacio sulla fronte che le diede prima
di andare via?
E
quello sguardo penetrante, blu, seguito dalla carezza in un sorriso
misterioso?
“Marek,
che diavolo combini?”
Si
disse brusco e sconvolto mentre si allontanava.