CAPITOLOV X:
UNICITA'

Kay era in difficoltà, perchè quella specie di piccolo bacio c'era stato e lo doveva dire a Marcel, però non voleva farlo stare male e nemmeno litigare con lui. Forse poteva aspettare di finire la canzone, così poi non l'avrebbe rivisto comunque.
“Ma non sono mai capace di mentire... a lui, poi!”
Si disse da solo parcheggiando a casa.
Ramon era solo un altro che voleva essere salvato, gli serviva qualcuno capace di amarlo ma che fosse positivo. Gli dispiaceva molto per lui, non sapeva cosa poteva fare senza sconfinare. Non ci pensava minimamente.
Era affascinante, interessante ed ammaliante, ma c'era sempre qualcosa sul fondo che lo respingeva. Che non gli piaceva. Non sapeva dire bene.
Si divertiva molto e passava delle ore piacevolissime con lui, però sentiva istintivamente che quella era solo una parte. La migliore.
Varcata la soglia di casa, nessun buon odorino di cibo ad accoglierlo. E lui che era stato attento all'ora per non fare ancora tardi!
Marcel era al pianoforte a suonare ancora.
Questa volta era un'altra melodia.
Kay era sconvolto, non poté proprio fare come a pranzo ed essere discreto. Esclamò immediatamente rumorosamente:
- Ma Marcel! Ma come diavolo fai, si può sapere? - Marcel si riscosse cadendo dalle nuvole, senza sapere proprio di cosa parlasse. - A sfornare canzoni così con questa velocità! So che si può fare una canzone ogni 3 ore circa se sei tanto tanto ispirato. 5 se la fai alla perfezione. Però andiamo. Stamattina ne hai fatta una ed ora ne fai un'altra? Come fai? - Marcel capendo a cosa si riferiva, si alzò e si stiracchiò sbadigliando.
La faccia sorniona da gatto e lui immancabilmente nudo. Ormai se fosse stato vestito sarebbe stato davvero sconvolgente.
- Non ho fatto le parole però ho più o meno in mente cosa voglio. Ho fatto bene la melodia. Dopo cena faccio il testo. - Come se nulla fosse.
Kay scosse il capo stordito senza capacitarsene.
- Io ho il tema, ma non ho ancora tirato fuori un testo che mi soddisfa e tu così... come niente... farai il testo dopo... e stamattina ne hai fatto un altro! - Marcel gli andò davanti e gli mise le braccia intorno al collo tutto gongolante.
- Eh, che vuoi, il talento è unico! - Rispose fingendo di tirarsela.
Kay rise e gli pizzicò i fianchi.
- Ah, ma dai! Quindi io non ho talento perchè ci metto di più? - Marcel strinse di più la presa intorno al suo collo mentre Kay faceva altrettanto intorno al suo corpo.
- Che c'entra, tu hai altri talenti... - Marcel fingeva di non capire e fare l'offeso, ma non lo era per niente. Era bello quando scherzava e con lui, ormai, ci riusciva abbastanza spesso.
- Del tipo? -
Marcel sorrise ancora sornione avvicinando le labbra alle sue.
- Del tipo... - Lo baciò. - Mi rendi felice. - Un altro bacio. - E visti i precedenti posso dire che in questo sei unico anche tu! - Questa risposta era decisamente meglio di qualunque altra. Doveva ammetterlo.
Essere unico nel renderlo felice era meglio che saper fare una canzone in poco tempo.
Ovviamente il bacio venne approfondito e divenne qualcosa di più che dei semplici saluti.
Le mani di Kay stavano scendendo sul suo sedere già libero dai vestiti, quando si rese conto che non poteva. Doveva dirglielo.
Non poteva tenerglielo nascosto.
Non aveva significato niente al punto da dimenticarsene appena l'aveva visto, però non poteva non dirglielo lo stesso.
- Marcel... - Disse ritirandosi dal bacio ubriacante che chiaramente stava diventando qualcosa di più. Anche grazie alle mani di Marcel che non avevano la mezza intenzione di fermarsi per parlare.
Infatti si infilarono subito sotto i vestiti colorati di Kay.
Ritirò la testa prima che tornasse alla carica con la bocca, così Marcel scese sul suo collo e Kay sospirò. Come faceva a concentrarsi con lui che gli faceva di tutto?
- Devo dirti una cosa che potrebbe farti arrabbiare... - Marcel smise subito di toccarlo e baciarlo, fece un passo indietro e lo guardò con sguardo sottile e bruciante, come se avesse messo una maschera immediatamente o schiacciato un interruttore.
Kay rimase sbalordito del repentino cambiamento.
- Cosa ti ha fatto quel bastardo? Vado là e lo ammazzo se solo ti ha... - Kay capì che poteva anche farlo, visto quanto freddo era ora. Dalla dolcezza al gelo in due secondi, solo alla consapevolezza che si trattava di quello.
Kay alzò le mani e prese le sue per fermarlo.
- Niente di esageratamente brutto, però lo sai che non so nasconderti niente. Si stava confidando con me sulle cose che l'hanno reso così angosciato e triste, io ero lì ed ho provato a dargli qualche consiglio, niente di che che non direi a chiunque altro in quella situazione... -
- E lui ti ha baciato! - Finì per lui. Perchè Marcel conosceva ancora molto bene Ramon nonostante tutto.
Kay rimase senza parole, ma le ritrovò subito per fermarlo.
- Sì però l'ho respinto immediatamente. È stato solo un toccarsi di labbra. - Marcel sembrava in procinto di ammazzare qualcuno, ma non lui. Kay non aveva la minima paura.
Però faceva spavento di suo per il tipo di sguardo che stava dimostrando.
- E' uno stronzo. Gli dai un dito e si prende tutto il braccio! - Kay strinse ulteriormente le mani.
- Gli ho detto che sono impegnato ed innamorato e che non voglio che succeda più, lui mi ha assicurato che non lo rifarà. -
- Sì certo... passerà direttamente al violentarti. - Disse seccato girando la testa per calmarsi, non voleva farlo rimanere male, non voleva litigarci, non voleva avere tensione con lui di alcun tipo.
- Dai, saprò difendermi. -
L'altro non voleva nemmeno immaginare che Kay dovesse difendersi, però alla fine era meglio sapere che ce la poteva fare. Non intendeva rivederlo, ma stava giurando a sé stesso che se l'avesse toccato sul serio di nuovo, avrebbe di nuovo liberato il mostro senza remore.
- Deve solo provarci. - Disse a denti stretti.
Kay sorrise e l'abbracciò nascondendogli il viso contro il proprio collo, la mano passò fra i suoi capelli e Marcel si abbandonò subito contro il suo corpo, nel suo abbraccio così dolce e fermo.
Sapeva cosa fare con lui per calmarlo. Sempre.
Non ne poteva fare a meno, non ne avrebbe mai fatto a meno.
- Andrà tutto bene. - Non poteva mai stufarsi di sentirselo dire.
Come non poteva stufarsi di carezzare la sua pelle.
Nel tenersi accoccolato contro di lui, infilò le mani di nuovo come prima, sotto la sua maglia, risalì la schiena e lo percorse con i polpastrelli, quel modo di sfiorarlo faceva impazzire Kay che sospirò subito di piacere. Marcel sorrise soddisfatto cancellando immediatamente Ramon. Inizò baciandolo sul collo, carezzandolo con le labbra aperte e risalendo sul suo viso liscio, prima della bocca si impossessò del suo orecchio, gli lambì il lobo e lo succhiò per poi delinearlo con leggerezza.
Ridiscese sulla guancia e sempre con le labbra aperte arrivò a quelle di Kay che l'aspettavano, mentre le mani continuavano a ricoprirlo di tanti brividi piacevoli.
Quando stavano insieme veniva tutto escluso, il resto del mondo veniva scacciato, allontanato, esistevano solo loro due.
Le lingue intrecciate nelle bocche unite si fondevano danzando con una calma rigenerante fino a che Marcel gli tolse la maglia, se tale si poteva chiamare quella strana cosa che indossava sopra dal color giallo limone.
Tornò subito sulle sue labbra, ma prima di immergersi in lui di nuovo, si perse un istante ad osservarlo.
I suoi morbidi ricci che gli incorniciavano il viso magro dai lineamenti morbidi, gli occhi grandi ed un po' allungati.
- In effetti anche se nell'insieme sembri un criceto, hai gli occhi da gatto... - Disse seguendo quel pensiero del tutto inutile. Kay rise e continuò a carezzargli la schiena fino a scendere sui suoi glutei ed afferrarglieli stringendo.
- Vuoi ancora parlare di che animale sembro? - Marcel ridacchiò e tornò a baciarlo.
- Direi che c'è di meglio... - Con questo si lasciò cadere in ginocchio davanti a lui, gli aprì i pantaloni e glieli abbassò con una lentezza esasperante che sapeva essere erotismo, Marcel aveva quel potere, trasformare ogni cosa a suo piacere. E nel piacere di chi aveva davanti.
Le labbra sul suo inguine lo fecero sospirare di nuovo, Kay gettò la testa all'indietro e affondò le mani nella sua nuca, lo guidò sulla sua erezione fino a fargliela succhiare con un ritmo che crebbe.
Kay nella mente, fra il piacere che divampava dal suo basso ventre in ogni parte del corpo, ascoltava le parole che avrebbe dovuto scrivere.
“Per lui potrei vivere anche sott'acqua tutta la vita... gli darei tutto, anche se fuori scoppiasse il finimondo e ci fosse un'apocalisse in corso. Potrei pensare solo a lui, a salvare lui e basta.”
Stava raggiungendo l'orgasmo quando se lo tirò su riprendendo la sua bocca, Marcel scese con le mani sul suo corpo, sui glutei, come prima Kay aveva fatto con lui, ma si infilò fra di essi e cominciò a trasmettergli un altro tipo di piacere con lui che invece si occupava del suo con la mano. Kay lo masturbava mentre Marcel lo penetrava con le dita, era difficile capire cosa fare perchè avevano entrambi una gran voglia di abbandonarsi al piacere senza fare niente, però ovviamente non potevano fermarsi entrambi.
Le labbra non erano più in grado di staccarsi, assaggiavano i loro sapori, le loro bocche, la loro pelle, il collo sensibile e sembrava sempre più si divorassero.
Kay divenne particolarmente impaziente, gli capitava dopo un po' che veniva stimolato e Marcel sapeva bene come.
Divenne impaziente e smise di toccarlo scuotendo il capo.
- Se non vieni muoio... - Marcel lo trovava dolcissimo mentre lo diceva, perchè non era sensuale, non lo sapeva essere, però si vedeva quanto preso e bisognoso fosse.
Infatti quando cominciava a fremere e a non capire niente come ora, se lo prendeva e lo adagiava su una qualunque superficie accontentandolo.
Lì a portata c'era solo il pianoforte, così lo piegò sopra per poi sparire con la bocca e la lingua in lui, lubrificandolo. Dopo averlo fatto di nuovo con le dita, si alzò, si piegò su di lui, si appoggiò e con le labbra sul suo orecchio mormorò malizioso:
- Metti le labbra su di me prima di morire... - Kay era quasi del tutto sconnesso ed agì come tirato da dei fili sotto ipnosi. Girò la testa e trovò le sue labbra, lo sfiorò con dolcezza per poi sentirlo entrare. Chiuse gli occhi e si abbandonò completamente a quella sensazione sempre così forte e devastante, crebbe fino a togliergli ogni comprensione.
Divennero di nuovo solo loro due, uno nell'altro in quelle onde perpetue. Senza fiato, senza ragionare, senza poter vedere. Solo sentendosi alla perfezione come non mai, solo le loro essenze, i loro piaceri, la loro vita.
La sensazione di essere sott'acqua, per Kay, fu pressante e di nuovo parole a casaccio nella mente.
Le doveva catturare. Doveva farlo.
- Ti amo... - Mormorò senza rendersene conto, per Marcel quello fu meglio del piacere fisico che l'essere inglobato in lui gli provocava.
Raggiunse l'orgasmo e senza fermarsi gli prese la sua erezione e lo fece raggiungere anche a lui, comunque vicino al piacere estremo.
In ogni momento, anche quello più forte, più piacevole, più elettrico e sconnesso, Marcel pensava comunque a lui e a portarlo con sé nel massimo della meraviglia, non voleva staccarsi da lui.
Si ritrovarono lì fra le stelle insieme e con quella pace dei sensi, in quel silenzio perfetto, si baciarono dicendosi così più di mille altre parole.
- Ti amo tantissimo, non so rendere quanto ti amo, spero che lo senti dentro... - Kay sorrise a quelle sue dolcissime parole, aveva il terrore che non fosse mai abbastanza, che non lo percepisse, che non si sentisse amato.
Così si girò fra le sue braccia raddrizzandosi, si appoggiò al pianoforte che ora era dietro di sé e lo abbraccio, lo contemplò con quel suo sguardo intenerito pieno di un sentimento grandissimo e rispose:
- Lo sento ogni giorno anche senza bisogno che mi tocchi, ma ora è come un'esplosione. Lo sento sempre. E ti amo anche io allo stesso modo. - Marcel chiuse gli occhi e nella sua pace più assoluta, appoggiò la testa sulla sua spalla, accoccolandosi di nuovo contro di lui.


//Kay è al settimo cielo. Lo può rivedere.
Sa che è pieno di problemi e che si droga, ma le persone possono anche smettere. Insomma, ci si può benissimo rimettere in sesto, no?
Spera di potergli far capire che la vita può anche essere bella e degna di essere vissuta a trecentosessanta gradi.
Perchè chiudersi in un mondo cupo dove non puoi respirare?
Per Kay è un mistero. Anche lui ha avuto i suoi problemi. Accettare la propria omosessualità non è stato facile, ma adesso è al punto che se trovasse l'uomo della sua vita, se fosse sicuro al cento percento di lui, si dichiarerebbe senza il minimo problema.
È un po' teso nel chiamarlo perchè ha paura che faccia come le altre volte e non gli risponda, così gioca coi suoi occhiali da vista nervosamente.
Alla fine la sua voce roca gli risponde e gli viene un tuffo al cuore, come quando da adolescente guardava qualche cantante che gli piaceva strusciarsi sul palo del microfono.
Beh, in quei casi gli veniva anche l'erezione.
- Pronto? - Forse non ha guardato il nome di chi lo chiamava.
- Ciao, sono io... Kay... - La voce incerta di chi teme di essere stato dimenticato.
- Ah Kay! Ecco chi era Mikey! Come ho fatto a scordarlo? - Kay ci rimane molto male perchè lui l'ha segnato sotto Queen ma non l'ha di certo scordato!
- Dai, non dirmi che ti eri dimenticato... - Mormora con una vocina delusa. Dall'altra parte Marcel scoppia a ridere.
- Come potrei? Ci siamo visti ieri e mi hai tenuto un casino solo per convincermi a risponderti e non contento mi hai fottuto gli occhiali! - Il suo linguaggio gli piace, anche lui è molto sboccato in certi casi, cioè non si fa problemi ad usare certi termini.
Kay torna a sorridere tutto pimpante.
- Ah ma mi prendevi in giro! - Marcel ride. Kay lo fa ridere sempre, anche le altre due volte che l'ha visto ha riso. È un dono unico.
- Cosa te lo fa pensare? - Marcel continua a stuzzicarlo divertito e Kay gli dà corda.
- Ah, forse che ti stai scompisciando dal ridere? - il suono della sua risata è molto piacevole ma preferirebbe vederlo di persona.
- Ok, la smetto. Ma avevi una voce così espressiva che non ho resistito! -
- Sono ossessivo compulsivo per le cose a cui tengo. - Dice senza problemi di risultare troppo fissato.
- Non l'avevo notato! - Risponde l'altro focalizzandosi su un altra cosa.
- Che tengo a te? - Ma Kay lo riporta subito nella parte più importante.
- No, intendevo che sei ossessivo compulsivo, mi hai chiamato miliardi di volte senza mai smettere e appena mi hai visto hai aspettato la bellezza di un giorno per rifarlo! - Kay non capisce se ha sentito e compreso cosa ha detto o se fa apposta a non considerarlo. Fa il broncio e torna a dirlo.
- Non sei contento che tengo a te? - Marcel a questo punto è costretto a rispondere anche a quello.
- Certo che lo sono, ma non capisco come tu faccia. Ci siamo visti due volte ed era una peggio dell'altra. Che ci trovi in me di bello? Mi hai visto farmi di merda... -
Kay non è certo contento di quel ricordo nello specifico, però lo spazza subito via con quello dei baci.
- Beh, non c'è stato solo il momento della tua dipendenza... - Dice diplomaticamente. Quando vuole lo sa essere. - Mi hai anche baciato... - Dice abbassando il tono e facendosi più delicato.
- E tieni a tutti quelli che ti baciano? - Marcel non molla la presa perchè onestamente non capisce cosa ci possa aver trovato in lui in quelle due occasioni una peggiore dell'altra.
- No... ma con te c'è stato qualcosa che mi ha incuriosito e vorrei tanto approfondire. Solo conoscerti meglio, rivederti. Ci tengo. - Kay non ha la minima paura di mostrare troppo di sé e Marcel rimane senza parole, per un po' non dice niente, poi si decide a rispondere:
- Continuo a non capire cosa... ma per lo meno mi devi restituire gli occhiali, no? Quando me li riporti? - Kay nota che non gli chiede un appuntamento fuori casa, forse non vuole rischiare di farsi vedere con lui per non metterlo in qualche situazione complicata. Comunque gli va più che bene vederlo a casa sua e alza le braccia di scatto tutto felice. La mossa improvvisa gli fa partire gli occhiali di mano che si infrangono contro il muro ed un'asticella si rompe. Erano decisamente delicati, per essere degli occhiali.
- Cos'era quel rumore? - Chiese Marcel insospettito. Kay si morde il labbro, corre dagli occhiali in due pezzi e appena li prende in mano se li ritrova anche in tre parti.
Mima un 'cazzo' senza dirlo sul serio per poi rispondergli con una smorfia che la dice lunga.
- Niente perchè? - Ma il tono è molto acuto e da 'l'ho fatta grossa'.
- Beh, vieni quando vuoi. Ho un po' di pausa in questi giorni. - Kay pensa che probabilmente si è fatto per questo sta bene ed è disponibile, però cercherà per lo meno di capire. Vuole sapere perchè lo fa e come può aiutarlo.
-V a bene, allora stasera passo. - A Marcel parte un'esclamazione molto spontanea.
- Alla faccia! - Kay ride.
- Che c'è, ho aspettato mesi di rivederti! - Comunque lo sente sorridere e torna ad illuminare tutta casa.
- A stasera allora. A cena. Cucino io. - Kay si raddrizza tenendo in mano tutti e tre i pezzi dei suoi occhiali.
- Sai cucinare? Non è che mi avveleni? - Chiede tutto allegro. Marcel torna a ridere e sembra quasi una cosa normale.
- Lo scoprirai a tuo rischio e pericolo, mio caro stalker! - Kay ride a sua volta.
- Touche! - Ed è così che mettono giù il telefono. Kay è felicissimo anche se poi appena guarda gli occhiali fa una smorfia. L'ha fatta grossa, ma resta troppo felice.

La sera arriva in fretta, Kay si veste come suo solito tutto colorato e bizzarro, Marcel nel vederlo ha un'esclamazione spontanea.
- Sei mica in scena?! - Che fa rimanere male Kay.
- Che c'entra, sono così sia sulla scena che fuori! Non ti piace? - Marcel alza le mani in segno di resa immediata.
- Non è il mio genere ma a te dona! - E' un gran complimento che si fa andare bene.
- Tu invece... - Lo guarda bene e piega la testa di lato sorpreso. - Sei molto diverso! - In effetti non sembra nemmeno lui. Non un filo di trucco, i capelli spettinati ma non per la scena, sono lasciati al naturale, indossa una semplice tuta larga e cadente che sicuramente ha un sacco di anni.
- Per stare in casa... - Poi ci ripensa e si corregge con malizia. - Di solito sto nudo in casa ma penso che per te potrebbe esserci qualche problema, così ho cercato qualcosa... - Kay non trattiene nemmeno quell'esclamazione spontanea.
- Non serviva tanto disturbo! - Marcel è uno che coi doppi sensi ha costruito il suo personaggio di scena, per cui sa quando uno ne usa. Lo fissa immediatamente con malizia e gli dà un pizzicotto sul fianco.
- Cerca di non saltarmi addosso, se ti riesce! - Kay arrossisce e a Marcel piace più di prima.
- Farò del mio meglio. Non è che così invogli, comunque... - Il pizzicotto si trasforma in un pugno sulla spalla ed un 'ehi' permaloso, però alla fine non gli importa davvero molto.
- Ti vedo meglio. - Dice poi Kay dopo un po', ora è dentro casa sua ed è accomodato nel divano in attesa di un aperitivo.
Marcel gli porge un calice col Martini e lo guarda subito senza veli davanti.
- Sai bene perchè. - Dice schietto e duro. Non gli piace parlare di quello, non ne va fiero. Semplicemente non ne può più fare a meno. Kay pensava di parlarne dopo cena, per cui cambia argomento abilmente.
- Con cosa mi avvelenerai? Che hai preparato? - I due tornano subito a scherzare e si dimenticano degli occhiali, come che non fossero per niente importanti.
La cena va molto bene, parlano disinvolti di tutto, come se Marcel non avesse un enorme problema. Sta bene e si trova bene con Kay che gli piace molto. È carino, brillante, allegro e simpaticissimo.
Il tempo vola e vorrebbe si fermasse, vorrebbe non farlo andare più via. Sta finalmente davvero bene con una persona, ci passa del tempo bellissimo insieme ed è ubriacante.
Ridono molto, parlano tanto e sembrano non essere mai sazi uno dell'altro.
È come se nonostante la situazione di Marcel, fossero perfettamente compatibili.
Quei casi in cui ci si trova.
Lo immaginavano entrambi perchè altrimenti non avrebbe avuto senso quella voglia matta di rivedersi, non si sarebbero pensati tanto e Kay non avrebbe insistito in quel modo. C'era stata da subito la scintilla, è innegabile.
Ora sta succedendo solo quanto di più naturale e spontaneo possono aspettarsi entrambi. Nessuna forzatura, niente di particolare. Solo un trovarsi benissimo uno con l'altro.
Si ritrovano nel divano insieme come prima e Kay è ancora sconvolto da quanto bravo sia a cucinare.
- E tu che altri talenti hai oltre nella musica e nei vestiti allucinanti? - Chiede Marcel sconvolto dal proprio stesso umorismo che non aveva mai saputo di avere, con lui gli esce facilissimo.
Kay si stringe nelle spalle, tira su una gamba e la mette nel divano fra loro due, si rivolge verso di lui e appoggia la testa nella mano, il gomito sullo schienale. È completamente rivolto verso di lui, vorrebbe poter andare già oltre, si trova benissimo ma sa che c'è qualcosa da sistemare, prima. Forse gli può venire la voglia di sistemarla mentre sta con lui, perchè sta con lui. No?
Ingenuamente lo vuole credere.
- Disegno. Mi piace disegnare. - Marcel non pare stupirsene molto.
- Dai, lo immaginavo. Sei tipo da disegnare... fai ritratti? - Kay annuisce e parla un po' di questa sua passione per poi spostarsi di nuovo su di lui.
- Che mi racconti di te, ancora? - Chiede sperando che si invogli a parlare di quelle cose oscure che deve affrontare.
Marcel sa che si riferisce a quello, ma non intende parlarne con anima viva.
Alza le spalle e appoggia la testa allo schienale del divano, è in una posa simile alla sua, tutto storto per poterlo guardare, le gambe si toccano, si stringe le braccia e si abbandona in un certo senso.
- Solo un mucchio di cose brutte. Meglio parlare di te. - Kay non vuole forzarlo però se non parlano di lui come possono passare alla fase successiva?
Rimane con quella sua espressione delicata, si avvicina ancora fino ad incastrare la gamba sulla sua, la mette proprio sopra e toglie la mano dalla testa per spostarla sulla sua, l'accarezza e gioca coi capelli spettinati.
Marcel si rilassa subito invece di tendersi.
- Ti piace se giocano coi capelli? - Marcel annuisce e chiude gli occhi, è un po' stanco, ha fatto i calcoli al millimetro, ha preso le pastiglie sapendo quanto effetto avrebbe avuto, per poter stare con lui anche tutta la notte senza avere crisi nervose. Però l'effetto che gli fa Kay è diverso dalla droga, si può abbandonare a lui e sentirsi così bene che la droga a confronto non è nulla.
Non è mai stato così bene.
Kay si perde nel suo viso talmente bello da togliere il fiato ed ora così vero e sé stesso. Gli piace più delle altre volte.
Continua a giocare con le ciocche senza parlare, assorbe il suo viso completamente fino a che non ne può più fare a meno.
Si china e gli sfiora leggero le labbra, gliele accarezza con le proprie, fa solo questo. Aspetta che Marcel le schiuda e l'accolga e per un momento sembra che lo faccia, trattiene il fiato e alza appena la testa, però poi sembra ricordarsi di qualcosa e arretra improvviso con uno scatto, Kay stupito della reazione inaspettata si irrigidisce e lo guarda coi suoi grandi occhi sorpreso, agitato.
- Scusa io... pensavo lo volessi... - Marcel è completamente frastornato e l'adrenalina in circolo gli fa capire quanto bene gli farebbe Kay, però sa, sa bene cosa potrebbe diventare. Sa bene che cosa c'è dentro.
- Lo voglio. Lo voglio tantissimo. Non sai quanto, davvero. Però adesso sono un casino ambulante. Io... io ti farei del male e non è una frase tanto per dire. Sai che mi faccio. Non sai perchè, ma credimi che sono un pessimo elemento. Nessuno... nessuno potrebbe mai stare bene con me ed essere felice. Nessuno... non voglio ferirti. Vorrei perdermi in te davvero, Kay... davvero... - Kay vorrebbe dire che senso ha avuto tutto quello se sapeva di doverlo respingere, sa che gli ha detto di vedersi senza impegno, ma era chiarissimo quanto si piacevano.
- Ho sbagliato io. Tutto. Scusami... io però... - Kay vorrebbe provare a convincerlo, ma gli trema la voce per l'enorme cocente delusione a cui non era pronto. Non dopo una bellissima serata come quella. Così si morde la bocca e sbatte le palpebre sperando di riuscire a ricacciare indietro le lacrime.
Marcel si odia, si sente uno stronzo come sempre, si avvicina e lo prende per le mani, se le porta alle labbra e gliele bacia.
- Non sei tu, sono io... - Sussurra. Kay chiude gli occhi forte e cerca disperatamente un controllo che non pensa di poter avere. Non è uno capace di controllarsi, non lo è mai stato. È sempre molto spontaneo.
- Io voglio provarci. Lo so che hai molti problemi e non so niente di te, ma mi piaci tanto, tantissimo... e l'idea di non rivederti più mi fa impazzire... guarda... sto già piangendo... - Mormora con la sua anima nuda, gli si mostra con una facilità che lo scotta, come vorrebbe arrendersi a lui, quanto.
- Alla prima crisi d'astinenza scapperesti. -
- Smetti allora... - Marcel ride amaro.
- Non è così facile. -
- Ma non è impossibile! -
- Sono... sono un casino, Kay... sono troppo un casino. Non è la droga il problema più grande... io... - Non sa spiegarlo o forse non vuole perchè poi sa che Kay lo guarderebbe in quel modo. Un modo in cui non vuole essere guardato da lui.
- Si può affrontare tutto, ti posso aiutare. - Marcel scuote il capo e gli lascia le mani sperando di mettere delle distanze che Kay non vuole proprio mettere.
- Non puoi, nessuno può. È una cosa che è in me che mi impedisce di vivere con gli altri, di vivere bene. Non sono sicuro per chi mi sta intorno. Non sono una persona con cui qualcuno può passare la vita. Tu devi fidarti di me. Non voglio farti del male. Non voglio rovinarti. Non posso stare con nessuno ora. Sono troppo incasinato, troppo. -
Kay sente di non aver mai voluto qualcosa come ora. Lui, Marcel, stare con lui. È quello che vuole.
Lascia che le lacrime scendano e cerca di riprendergli le mani, ma Marcel gliele sfila alzandosi dal divano, togliendosi da quella posizione tanto intima.
Si sente nudo e Kay dilaniato. Come se lo stesse lasciando il suo ragazzo. Non può tanto di già, però la sta vivendo con un'intensità incredibile.
- Mar... - dice piano incapace di alzarsi.
- No, devi ascoltarmi. Io non posso. Lo voglio, credimi. Ma non posso. Non è stata una buona idea vederci senza impegno perchè sapevamo di piacerci, sapevamo come sarebbe andata. - Kay non sa più cosa ribattere, cosa fare.
Vuole solo poterlo aiutare, stare lì, non andarsene. Ma non c'è verso, Marcel è risoluto e deciso e deve arrendersi.
Quella sera deve proprio arrendersi sul serio. \\