CAPITOLO XII:
ESORCISMO

Marcel andava come un treno, tutta la parte negativa della sua vita era ormai espressa in canzoni che stava facendo una dietro l'altra, ormai nemmeno dormiva.
Poteva passare settimane a dormire senza la forza di alzarsi dal letto se non per preparare da mangiare a Kay e per farsi coccolare da lui, e poi stare altrettanti giorni senza chiudere occhio, solo per comporre.
In un giorno aveva fatto due canzoni che poi incise le avrebbe perfezionate e modificate un po', ma in linea di massima andavano bene. Durante la notte aveva completato la seconda e fatto una terza. Il mattino dopo ne fece una quarta.
Quel giorno intendeva finire la parte brutta della sua vita, aveva tutto molto bene in mente.
Era una storia, la sua storia. La stava scrivendo attraverso musica e parole. Aveva una visione precisa del lavoro finale che sarebbe sempre rimasto sul tema del doppio, ma questa volta in modo diverso. Perchè il positivo sarebbe stato veramente positivo. Metà album raccontava la storia brutta della sua vita, l'altra metà quella bella. Un modo per mostrare come si potevano vivere gioie e dolori con la stessa intensità, ma che comunque alla fine una rinascita c'era.
Però era una rinascita possibile solo nella fiducia che si doveva dare alle persone che si incontravano.
Marcel non vedeva l'ora di passare al secondo atto dell'album, a Kay e al suo messaggio positivo. Però per il momento era ancora su Ramon. Aveva molte di cose da raschiare su di lui.
Però era anche molto auto critico, riusciva a fare un'analisi eccellente ed oggettiva di quello che era successo. Parlava male di Ramon, ma parlava male anche di sé, criticava entrambi singolarmente ed in relazione uno dell'altro.
In ognuna di queste canzoni c'era una cosa diversa che però unita nell'insieme mostrava un film, aveva una trama sensata. Ci si poteva costruire dietro una storia, la sua.
Lui, l'altro sotto forma di una donna, la relazione devastante, il farsi male a vicenda, il prendere tutto uno dall'altro ed il dare il peggio, il prosciugarsi e poi il ferirsi a morte. Il mostro.
L'ultima canzone sarebbe stato i loro addio, la decisione di troncare, di farla finita per provare a risollevarsi, a smettere.
Kay ascoltava di volta in volta che ne faceva e non riusciva a capacitarsi di come potesse fare così tante canzoni in così poco tempo.
Non era umano. Da quando lo conosceva non aveva ancora fatto album e canzoni perchè appena conosciuto aveva completato il secondo, ora aveva finito da poco il tour e si stava concedendo la pausa da respiro.
Ora, a conclusione di quel periodo intenso e sconvolgente per più motivi, dove aveva cambiato tutto sé stesso drasticamente, si era preso una pausa con nemmeno la minima intenzione di fare altri album.
Però il rientro di Ramon nella propria vita l'aveva costretto a rielaborare una volta per tutte la sua storia con lui, era ora di esorcizzarlo.
- E' catartico... - Disse dopo che Kay l'aveva costretto a staccarsi dal piano per mangiare qualcosa di assolutamente non commestibile. Kay era una frana fra i fornelli.
Alla fine aveva buttato via la sua zuppa ed aveva fatto una bistecca con un'insalata. Non erano due mangioni, anzi, erano piuttosto magri. Kay più di Marcel.
- Lo immagino... stai facendo un lavoro pazzesco, sei già a quota quattro. Oggi farai la quinta... io non so come fai! - Disse Kay il quale voleva commentare con lui quello che aveva ascoltato, una parte sul mostro. Avevano parlato tanto di questo mostro insieme e non ne erano venuti a capo, però non era più uscito, per cui alla fine era rimasto una specie di discorso sospeso.
- Sì beh ma diciamo che vanno molto sistemate, è una specie di base. Più che altro sono i testi, poi le melodie che tiro fuori sono indicative, per dare una forma alle parole che scrivo. Non è che sono vere e proprie composizioni complete. - Precisò Marcel il quale una volta era stato molto narcisista, tutto il contrario di adesso che semplicemente non gli importava niente dei complimenti.
Questo era un suo lato autentico.
- Ma fai sempre così? Anche gli altri due li hai composti così di getto? - Kay però era molto curioso ed entusiasta, vederlo all'opera era stimolante ed interessantissimo, dimostrava quanto artista fosse e lui adorava gli artisti a prescindere da quanto li amasse!
- Il primo album l'ho fatto con Ramon, per tre quarti è merito suo, una volta che mi ha insegnato e fatto capire lo stile e come dovevo fare, le cose da non dimenticare... come posso dire... i miei tratti distintivi... - Kay annuì dicendo che aveva capito mentre Marcel si alzò sparecchiando con l'altro che, ascoltandolo, si era messo a fare il caffè . - il secondo l'ho fatto da solo ed è venuto di getto. Pochi giorni anche quello, come questo. È stato lo sfogo del mio momento di dolore massimo. Mi ero appena lasciato con lui nel peggiore dei modi, stavo così male che... che se non scrivevo canzoni mi uccidevo. Mi sono salvato con quell'album. - Kay ricordò le canzoni di quel CD e rabbrividì mentre appoggiato al mobile accanto ai fornelli, aspettava che il caffè salisse. Avendo viaggiato tanto, aveva scoperto le gioie dei vari paesi visitati e da ognuno aveva preso qualcosa. Il cibo ed il caffè venivano dall'Italia, ad esempio. Marcel si era messo a lavare i piatti proprio vicino a lui che l'osservava pensieroso senza muoversi.
- E' molto cupo ed angosciante, infatti, lì non c'è più il tema del doppio ma solo del nero. - Marcel annuì e si strinse nelle spalle.
- Ero convinto che dopo di quello non ce l'avrei più fatta. Mi hanno trascinato ad inciderlo e pubblicarlo e a fare tutto in fretta per sfruttare l'onda del successo pazzesco del primo, ma non avevo idea di che cosa facevo. Hanno fatto tutti i miei manager. Io ero... ero solo finito. Così finito che mi mancava solo un'overdose per morire. Quando mi hai incontrato stavo contemplando l'idea di cominciare con l'endovena... - Spiegò senza peli sulla lingua.
Marcel, sempre nudo, alzò lo sguardo sullo stranamente silenzioso Kay e lo vide con un piccolo broncio strano e delizioso, era una specie di preoccupazione. Quando ripensava a quel periodo gli veniva sempre e Marcel sorrise schizzandolo con l'acqua prima di chiudere il rubinetto. Kay arricciò il nasino dritto e fece un piccolo sorrisino scuotendosi dai pensieri tristi. Marcel infatti chiuse il gas dove il caffè era salito per poi rimanergli davanti, appoggiato e circondandolo con le braccia, ricambiato subito da un di nuovo sereno Kay.
- Mi dispiace che hai passato tutto quello. Adesso che lo stai scrivendo lo capisco meglio, quella volta non mi dicevi molto. - Marcel voleva smettere di parlarne, così lo baciò. Kay accettò di buon grado il bacio e ricambiò senza lasciarlo andare, ma quando si separò nascose il viso contro il suo collo strofinando il naso come un gattino, questo fece sorridere Marcel che se lo strinse meglio.
- Cosa mi vuoi chiedere? - Faceva così quando voleva chiedergli una cosa che temeva di infastidirlo.
Kay infatti ridendo alzò la testa:
- Dai, come fai a capirlo sempre? - Marcel rise a sua volta spettinandogli i ricci già poco in ordine di natura. Lo rese più buffo del solito e con quest'allegria che derivava sempre da Kay, rispose:
- Perchè ti strofini come un gatto! - Kay fece la lingua e tornò a strofinarsi di proposito come un vero gatto. Marcel gli diede un pizzicotto nel sedere magro e Kay ricambiò nella sua chiappa scoperta, a lui veniva meglio. I due si lamentarono e finirono ancora per ridere. Dopo essersi svagati, si decisero a separarsi e a bere il caffè buttati nel divano. Marcel seduto bene e Kay steso con la testa sulle sue gambe, a distanza da inguine per non avere tentazioni.
Un'accoppiata migliore non ci poteva essere.
Marcel gli stava carezzando i ricci, era una specie di anti stress, gli piacevano troppo. Gli piaceva anche quando Kay gli toccava i suoi.
- Volevo chiederti di quest'ultima canzone che hai fatto. Che hai chiamato Il Mostro. A cosa si riferisce questa cosa di cui parli? Descrivi questo Mostro come una parte di te di cui non ti puoi separare e inizi dicendo che è un regalo che ti ha fatto lui, il tuo compagno, ma poi continui dicendo che invece era dentro di te, è sempre stato in te e non se ne andrà mai, non è una cosa che acquisti e scarichi, ma che c'è e sempre ci sarà, contro cui non puoi combattere. Descrivi il mostro come una specie di cancro corrosivo, il male supremo. ma... ma di cosa si tratta? - Era la prima volta che ne parlava e che gli chiedeva spiegazioni su qualcosa che lo riguardavano così tanto.
Marcel non ne voleva parlare, però capiva anche che era giusto farlo. Se lo voleva sapere, a quel punto...
Si morse le labbra ricordando che a suo tempo era stato vago sull'argomento. Essere precisi ora e dirgli di cosa si trattava, era rischioso. Poteva spaventarlo a morte e farlo scappare. Rimanere con lui senza sapere precisamente di cosa si trattava era un conto, saperlo era un altro.
Gli aveva solo detto che aveva un brutto lato pericoloso dentro di sé, che a volte si trasformava e non riusciva a controllarsi. Ma Kay non aveva voluto saperne di averne paura, gli era rimasto vicino sempre ad ogni costo.
Alla fine aveva deciso di non dirgli nulla perchè con lui vicino non aveva più sentito quel mostro, però sapeva d'averlo. Sapeva che era sempre in agguato.
- E' una cosa che mi ha fatto uscire Ramaon, è un lato del mio carattere che ignoravo ma che è davvero brutto e pericoloso. Non ne vado fiero, me ne vergogno e ne ho paura io stesso. Lui me l'ha tirato fuori ed inizialmente incolpavo lui, però poi ho capito che sono io così e basta. Mi drogavo per sopportare la fine della storia con Ramon... e per tenere addormentato quel mostro. -
Era più di quanto gli avesse mai detto. Kay ascoltava catturato e provava ad immaginare ancora più precisamente di cosa si trattava. Aveva intuito che fosse una cosa del genere, ma di preciso non capiva quanto, in che misura, come.
Essere pericolosi significava tutto e niente, Kay nella sua mente pensava a delle semplici litigate furiose con Ramon con tanto di piatti rotti, la sua testa costruiva quell'immagine. Non arrivava al resto.
Marcel ci provava a dirglielo, ma non ne era capace, non ce la faceva. Il terrore che poi se ne andasse spaventato era troppo grande. Se lo perdeva cosa sarebbe successo?
Marcel non aveva paura di altre cose, come l'aveva di quella.
- Io pensavo che tu ti drogassi per imitare Ramon, lui ti diceva cosa fare e tu la facevi per compiacerlo... ho capito così anche dalle tue canzoni di ieri... - Disse piano Kay senza turbarlo pur parlando di quello.
- Sì, è così. Ho cominciato per quello. Lui si è fatto amare da me, mi è entrato dentro e poi in testa e mi ha manipolato, plagiato, ha fatto di me quel che voleva. - Kay pensò a tutti gli atteggiamenti, modi di fare e pensare che erano uguali a Ramon, sapeva cosa intendeva.
- Ed ho continuato perchè ci siamo lasciati male e comunque soffrivo nella separazione, lui... non so come dire, era la mia dipendenza... non era nemmeno un vero amore, era qualcosa di malato ed ossessivo, era sbagliato ma mi ha demolito. E poi quando ho scoperto questo mio lato... quando il mostro è uscito... ho continuato a farmi per tenerlo assopito, stordito dal veleno. Ero una specie di zombie, ricordi? Non riuscivo nemmeno a capire come mi vestivano e se cantavo bene... - Kay annuì col visetto assorto e demoralizzato. Erano argomenti di cui voleva parlare da molto, aveva aspettato fosse pronto e finalmente ora lo era.
Però lo feriva sapere quanto male era stato, fino a quel punto.
Marcel abbassò lo sguardo e lo vide, i suoi occhi alti sul suo viso sembravano quelli di un bambino triste. Non voleva che fosse così e si odiò per avergli messo addosso quella brutta sensazione. Così sospirò e decise di chiudere.
- Comunque adesso è tutto passato, grazie a te. La sola cosa che nella mia vita non passerà mai. Passa tutto ma non tu. Tu non puoi passare! Sono felice, sto bene... lo vedi quanto sono felice con te? - Kay tornò a sorridere un pochino, così Marcel gli spettinò ancora i capelli e gli pizzicò le guance.
Kay sorrise meglio e Marcel a sua volta fece altrettanto.
- Il mio sole... - Commentò poi addolcendosi.
In quei giorni Marcel era stato molto cupo, di norma non era molto felice e contento, però c'erano le volte in cui stavano insieme che ridevano e scherzavano, si vedeva che stava bene. Però quando era solo, il suo volto tornava buio.
Kay si tirò su e si appese al suo collo per arrivare davanti al suo viso. Si guardarono con quelle espressioni un po' serene, un po' soddisfatte.
Quando stava con lui, quando lo guardava in quel modo, vedeva il suo amore e la sua serenità autentica. Quello sguardo dolce era così diverso da quello che aveva da solo, quando probabilmente pensava a Ramon.
C'era il sole quando guardava lui e Kay sapeva di essere il suo sole, ma sapeva anche che piano piano stava tirando il suo, di sole. Era un lavoro molto lungo cominciato mesi fa, che ora stava dando nuovi frutti. Presto il sole dentro Marcel sarebbe uscito a pieni voti.
- Sono felice che stai bene, adesso. - Lo disse per tranquillizzarlo e funzionò perchè Marcel si rilassò, lo cinse e lo baciò con quella dolcezza unica che in vita sua aveva avuto solo per lui.
Avrebbe fatto di tutto per proteggere il suo sole.

//E' utopistico pensare di farcela.
La dipendenza peggiore la dà la droga per endovena, però ci sono delle pasticche che hanno praticamente gli stessi effetti collaterali. Quella più gestibile è quella che viene tirata e fumata, ma comunque dà un altro genere di dipendenza, più mentale che fisica.
Le crisi serie di Marcel sono come delle bombe atomiche, Kay non ha scelta che chiuderlo a chiave da solo in camera, sbarrare la finestra per impedirgli di uscire e togliergli ogni oggetto con cui possa farsi male.
Aspetta dietro alla porta chiudendosi le orecchie per non sentire, ma sente lo stesso.
È così dura.
Gli ha proposto di andare in clinica e farsi aiutare da gente che sa come farlo, però alla fine Marcel ha detto che avrebbe fatto da solo. Così Kay sapendo che non ci sarebbe andato e che da solo non ce l'avrebbe fatta, si è fatto dare dei consigli. Le prime volte si tratta di superare le crisi fisiche che sono le peggiori, più suda e meglio è, così le tossine vengono espulse prima. Per questo ha aumentato l'aria calda nella camera dove Marcel sta principalmente. Sta nudo, suda di continuo come se facesse saune e quando le crisi si placano, perchè vanno a momenti, Kay entra, lo mette nella vasca, lo lava e lo fa bere, cerca di mettergli nello stomaco qualcosa che però non ci sta.
Poi lo tiene abbracciato fino alla prossima crisi.
Perchè lo chiude da solo in camera?
Stanno abbracciati, Kay vorrebbe tenerlo con sé anche mentre soffre per l'astinenza, ma è Marcel che lo rifiuta.
Quando si sente tremare, si alza, lo spinge via e si chiude dentro gridandogli di girare la chiave.
Kay ha provato a ragionarci una volta calata la crisi, ma non c'è verso.
Lui dice che quel mostro potrebbe essere incontrollabile.
Sembra che sia uno schizofrenico consapevole ma incontrollato. Parla della sua parte oscura come di un gemello cattivo fisico ed in carne ed ossa.
Lo spaventa, non lo può negare. Specie perchè lo sente mentre batte la testa contro il muro o la porta, non forte però sente tutte le botte. Spesso dà calci a sedie e comodini, una volta ha trovato il letto spostato contro la parete.
Sembra spaventoso, ma lui vuole poterlo assistere sul serio. Marcel resta irremovibile. Quando le crisi diventano via via sempre meno forti e violente, Kay riesce a tenerlo con sé.
Lo tiene abbracciato ed aspetta che smetta di tremare.
Marcel è senza forze, demotivato, senza voglia di nulla. Kay non ci prova mai con lui, non hanno contatti di alcun genere se non quegli abbracci puri, la sua pazienza è infinita, non cessa mai, sembra destinata ad aumentare.
Marcel non parla, non dice niente, non si sfoga sul perchè sia ridotto in quello stato, non gli dice chi, perchè e cosa l'ha spinto a drogarsi e ad odiare la vita, il mondo, le persone, qualunque cosa.
Passano le notti in bianco, non riescono a fare nulla, Kay non si allontana un minuto da casa sua, rimangono lì chiusi dentro per giorni, per lo più in silenzio. Come due fantasmi.
Kay riflette molto, in quelle infinite ore di silenzio, su cosa possa averlo ridotto così. In realtà nel mondo dello spettacolo è facile ridursi così perchè il cambiamento di vita è tale che ti ritrovi a farti senza nemmeno rendertene conto. Lo fanno tutti in quell'ambiente e lo fai anche tu, se non stai attento.
Poi c'è da dire che le energie prima o poi ti mancano, i ritmi sono folli per chi ha successi simili, non ti fanno fermare un secondo.
Però legge dolore, paura in Marcel.
Come vorrebbe potergli chiedere qualcosa di lui, ma ha paura che poi scapperebbe, per cui è meglio evitare, si dice.
È molto delicato e attento, lo tratta coi guanti e non si esaurisce mai. Sta dimagrendo anche lui, non sta tanto bene, è pallido e provato, mangia e dorme poco e non vede il sole da giorni, ma come fa a lasciarlo solo?
Si concede il pianoforte, si concede di suonare.
La sua musica è sempre stata molto allegra, ma in quell'atmosfera così tesa e cupa sembra una bestemmia, così tira fuori melodie meno felici.
Note in libertà senza senso.
Momenti in cui Marcel si accoccola contro di lui, seduto accanto, appoggia la testa sulla sua spalla e chiude gli occhi.
Un giorno comincia a chiedergli di cantargli qualcosa, ma siccome le sue canzoni sono troppo movimentate ed allegre, cerca altre canzoni fra quelle che gli piacevano.
Pensa ai repertori che si faceva da adolescente, George Michael, Prince, Queen...
ci sono molte canzoni loro che gli piacciono fra le più disparate. Kay pensa velocemente a quella che potrebbe andare bene per un momento così strano, il primo in cui Marcel si desta dal suo sonno da sveglio e gli chiede qualcosa di diverso dalle sue braccia, la sua spalla od il suo silenzio.
Così una di quelle gli si forma nella mente e gliela canta.
Don't let the sun go down on me, di George Michael ed Elthon John.
In effetti mentre la canta capisce quanto sia perfetta, è una di quelle che ascoltava e cantava di più da ragazzo. Le loro voci sono molto simili, i timbri vocali richiamano tanto uno quello dell'altro, per cui è completamente nelle sue corde. Kay ha una tonalità più alta ed è in generale più dolce quando canta quel genere di ballate, solo che ne canta di rado.
- Non riesco a rischiarare di più la tua oscurità
Tutte le mie foto sembrano sbiadire in bianco e nero
Mi sto stancando e il tempo è ancora davanti a me
Congelato qui sulla scala della mia vita
E' troppo tardi per salvarmi dalla caduta
Ho avuto una possibilità e cambiato il tuo modo di vivere
Ma hai frainteso le mie intenzioni quando ti ho incontrato
Hai chiuso la porta e mi hai lasciato accecato dalla luce
Non lasciare che il sole tramonti su di me
Sebbene cerchi me stesso vedo sempre qualcun altro
Permetterei ad un frammento della tua vita di vagare libero
Perchè perdere tutto è come il sole che tramonta su di me
Non riesco a trovare
Oh, la giusta linea romantica
Ma guardami per una volta e guarda come mi sento
Non abbandonarmi baby non farlo
solo perchè pensi che voglia farti male
solo perchè pensi che voglia farti male, oh
Ma queste ferite che ho
hanno bisogno di amore
hanno bisogno di amore, hanno bisogno di amore che le aiuti a guarire
Oh, non lasciare che il sole tramonti su di me
Sebbene cerchi me stesso vedo sempre qualcun altro
Permetterei ad un frammento della tua vita di vagare libero
Perchè perdere tutto è come il sole che tramonta su di me
Non lasciare che il sole tramonti su di me
Sebbene cerchi me stesso vedo sempre qualcun altro
Permetterei ad un frammento della tua vita di vagare libero baby, oh
Perchè perdere tutto è come il sole che tramonta su di me -
Marcel rimane colpito dalle parole di quella canzone, aggrotta la fronte mentre, con gli occhi chiusi, non si muove dalla sua spalla su cui rimane appoggiato come un peso morto.
- Ma non è tua... - Non sa di chi sia, però sa che non è sua.
Kay sorride lasciando cadere le mani dai tasti sulle proprie gambe.
- No, è di George Michael. L'ascoltavo molto da ragazzino, mi parlava dritto al cuore. -
Ha un tono intimo mentre lo dice e Marcel alza la testa con fatica, si sente ancora senza forze ed è turbato da quello che ha cantato, però è anche combattuto. Finalmente si guardano da vicino, Marcel ha fatto un bagno poco prima, ha i capelli ancora umidi intorno al viso, sono un po' lunghi perchè non se li è più tagliato, però Kay l'ha convinto ad accorciarsi un pochino la barba, che era davvero troppo lunga.
Così è bello da togliere il fiato e Kay in effetti non respira.
- Hai una voce che è pace allo stato puro... mi... mi trasmette una serenità incredibile... mi canti altre canzoni? - Kay sperava lo baciasse, ma capisce che per quello deve aspettare che si riprenda.
Così si rimette a cantare, Marcel rimane appoggiato a quel braccio che comincia a fargli male e ad essere indolenzito, ma Kay non si muove e continua fino a che lui vuole, peccato che lui vorrebbe per sempre.
Tira fuori tutto il repertorio dei suoi idoli, fa le ballate e poi fa altre versioni acustiche di canzoni meno melodiose. Dopo di che canta anche le sue.
La notte passa così, fino a che proprio non ce la fa, la gola gli fa un gran male ed anche il suo braccio. Marcel si alza solo con la testa, rimane su di lui e lo guarda cercando di capire perchè abbia smesso e Kay ride sorpreso.
- Marcel, sto cantando e suonando da ore, mi fa male la gola e la spalla! - Solo allora Marcel se ne rende conto di quanto tempo sia passato e da quanto gli stia addosso, così si alza di scatto e sbatte gli occhi disorientato.
Come fa ad essere così tranquillo?
Kay capisce che si chiede quello.
- Come ti senti? - Marcel si gratta la nuca e si stiracchia con enorme sorpresa.
- Bene... penso che non mi sentivo così da molto... la tua voce... la tua voce è incredibile... è la mia cura... - Kay sorride radioso ed è il suo primo sorriso da molto, infatti lo guarda così felice che illumina tutto e lo abbraccia di slancio. Marcel sorride a sua volta sorpreso e ricambia.
Anche questo lo fa sentire meglio.
C'è ancora il desiderio di baciarsi, ma nessuno dei due osa, nonostante quello che stanno condividendo. C'è quasi una paura di andare troppo di fretta. La loro è una storia strana. Si sono baciati subito per poi frenarsi e tornare a baciarsi la volta dopo e di nuovo cercare un freno.
Ora che Kay lo sta aiutando proprio per poter avere una storia, ci vanno piano.
Forse lo sentiranno il momento giusto. Se lo dicono entrambi, così con uno strano imbarazzo, si sciolgono, si guardano con sorrisi di circostanza e tesi, e si separano. C'è paura di esagerare, di fare un passo troppo affrettato, di rompere quella labile e fragilissima tregua, quell'equilibrio delicato.
Così a malincuore Kay si alza e dicendo che ha la schiena che grida vendetta, si mette giù sul divano.
Dice di voler solo riposare un po', però Marcel lo guarda addormentarsi improvviso e sorride intenerito.
Si accuccia davanti a lui e l'osserva per bene per la prima volta da quanto tempo?
Forse sempre.
È sciupato, dimagrito, pallido e stanco. Forse si sta anche ammalando, per lui.
Gli piace uscire, stendersi al sole, vedere gente. È da tanto che non lo fa perchè ha paura a lasciarlo solo.
Gli scosta delle ciocche ribelli dalla fronte e gli carezza il viso con un dito leggero, scende sul naso e si sofferma sulle labbra. È proprio sfinito, non sente nulla.
Marcel appoggia il mento alle braccia piegate sul bordo del divano, proprio accanto al suo viso addormentato.
Così si fa forza, si avvicina e gliele sfiora.
È un vigliacco, ha aspettato che si addormentasse, ma ne aveva una gran voglia infinita.
Ora si sente meglio, si stiracchia e si guarda intorno.
L'altro divano o il piano?
Storge la bocca, è tardi, dovrebbe provare dormire ma non ha sonno.
Da quando si sente meglio non riesce a dormire molto, forse ha paura degli incubi. Forse pensa che chiudendo gli occhi possa tornare tutto indietro. Ha fatto dei notevoli passi in avanti e non si capacita ancora del perchè stia facendo tanto per lui. Non si amano, non stanno insieme. Perchè fa tutto quello per lui?
Per Marcel, Kay è un mistero.
Si mette un po' nell'altro divano e lo guarda provando a dormire, ma non c'è verso, così l'osserva senza staccargli gli occhi di dosso.
L'ha pulito mille volte, si è preso cura di lui, si è informato su come fare per aiutarlo a disintossicarlo, ha avuto un gran coraggio, ha avuto anche polso e forza, una forza incredibile.
Non ha mai ceduto, ha detto e fatto quello che doveva, senza mai mollare, mai, nemmeno un solo istante.
È uno scricciolo di ragazzo con una forza interiore enorme.
Da dove gli viene tutto quel sole?
È convinto di non averlo, ma ora pensa di potercela fare sul serio, se lui non se ne va più.
Pensa che ci sia una possibilità.
Alla fine rinuncia a dormire, si alza e si mette al pianoforte.
Non vuole svegliarlo, però non sentiva il desiderio di suonare il pianoforte da una vita. Quando ha composto il secondo album non aveva voglia di suonare, ne aveva bisogno, il che è diverso.
Da quanto tempo non ne ha più semplicemente voglia?
E se poi torna ad andare via?
Se poi torna a non volerlo più fare?
Probabilmente non lo toccava da un secolo. Il suo pianoforte.
Si siede e lo guarda, è un momento molto intenso.
Gli viene il batticuore, l'adrenalina corre, la paura di non sapere più come si produce un suono melodioso. E cosa dovrebbe suonare?
Si morde le labbra nervoso mentre si tormenta le dita in attesa di trovare il coraggio.
Quanto ha sbagliato?
Quanto?
Ha sporcato la sua musica, ha sporcato la sua adorata musica con un sacco di schifezze e per cosa? Per un uomo che l'ha ammaliato e che credeva d'amare?
Non sa nemmeno più per cosa.
Da quanto non suona per amore, ma solo perchè deve?
Ha perso il proprio senso.
Si guarda, guarda la propria nudità e pensa che sia letterale e figurativa. Però dentro ormai è così. Ha tolto tutto. Sta togliendo ancora quel che resta per tornare all'origine di quello che era, che è stato un tempo.
La propria essenza.
Lui era musica. Lui nella musica era vivo. Aveva una luce, la vedeva, quella luce, quell'emozione.
Guarda Kay.
Kay gliela sta riportando.
Kay sta diventando la sua vita.
Mette così le dita sul pianoforte e comincia. Appena il suono esce chiude gli occhi, non sa di trattenere il fiato ma si sente scoppiare così tanto che si scioglie.
Si scioglie e le lacrime scendono sulle guance dopo non sa quanto. Quanto?
Avrà mai pianto?
Quando è successo tutto quello che è successo con Ramon e poi da solo... no, non ha mai pianto.
Ed ora quelle piccole goccioline trasparenti creano scie luminose, specchi di una luce che ha ancora dentro. Da qualche parte il suo sole c'è ancora, Kay ha ragione, non l'ha perso.
Non è tramontato.
Non riuscirebbe mai a cantare, ma continua a suonare e si scollega col mondo, l'intorpidimento alle dita va via subito e scorrono sui tasti senza fermarsi.
Perchè l'ha perso? Perchè ha permesso al mondo esterno di togliergli quello che per lui era tanto speciale? Per cosa? Per un successo?
Ma senti quanto è rigenerante, quanto è bene tutto quello. Solo lui e la musica, un silenzio tutt'intorno, un vuoto, un niente.
Non sa quanto sta a suonare, non sa quanto sta a piangere, sente gli occhi gonfi e brucianti, le guance gli tirano per tanto che sono bagnate e salate. Come ha potuto perdere il proprio tesoro? Il proprio sole?
Come ha potuto?
La musica è sempre stata la sua risposta, sempre.
Si ritrova a piangere così tanto che non riesce a continuare, alza le dita che tremano ma poi due braccia lo fermano, due braccia da dietro, le labbra sulle guance che gli asciugano le lacrime e quel senso di pienezza torna. C'è di nuovo qualcosa dove abbandonarsi, qualcosa di giusto, qualcuno in grado di prenderlo prima di dissolversi.
Ed è Kay che silenzioso si è alzato e l'ha abbracciato.
Il suo Kay. Marcel scuote la testa, non servono parole, sa che Kay è commosso ed è felicissimo perchè è tornato a suonare. Sa che è fiero di queste sue lacrime purificatrici.
Si gira fra le sue braccia dolcissime e questa volta lo cerca perchè non può farne a meno.
Le sue labbra sono importanti, sono essenziali, sono tutto. Lui è tutto. Gli ha ridato la sua musica, gli sta ridando la vita. Non sa perchè, non ne ha idea, ma gliela sta dando.
E le sue labbra sono lì per lui, le cattura e non scappa, ne aveva una grandissima voglia anche lui, sperava lo facesse.
Si abbandonano uno all'altro, in quell'intreccio perfetto e primordiale, quel sentimento puro che passa da uno all'altro.
È tutto così che doveva andare. È così che va bene.
È da lì che si può ricominciare da capo.
Marcel separa la bocca dalla sua, chiude gli occhi e nasconde la fronte e gli occhi contro il suo collo girandosi meglio verso di lui che ancora lo tiene, sta in piedi dietro di lui e lo tiene a sé senza più lasciarlo, lo stringe e lo culla.
- Sta andando tutto bene. - Ora anche Marcel comincia a crederci.\\