CAPITOLO
XIV:
ACCENDENDO
IL SOLE
//Nonostante
i guanti, le mani sono fredde e rischiano i geloni, hanno giocato con
la neve per tutto questo tempo, si sono bagnati ed ora hanno le dita
insensibili.
Kay
ingenuamente, una volta dentro mentre cerca di scaldarsele
strofinandole, si lamenta:
-
Spero di poterle utilizzare ancora, non sento niente... - Marcel fa
un sorrisino malizioso, anche questo uno dei primi dopo la grande
caduta.
-
Mmm... l'importante è che senti quello che ti fanno le mie... - Kay
ormai ha così tanto eliminato il lato sessuale che non gli vengono
più in mente i doppi sensi nemmeno se serviti su un piatto
d'argento, per cui si ritrova a guardarlo con aria interrogativa
senza capire.
-
Cioè? - Marcel accentua il suo sorrisino malefico e si avvicina
sinuoso come un gatto, ha ancora i vestiti, si sono solo tolti
giacche, sciarpe, cappelli e guanti.
Kay
si toglie distrattamente gli scarponi e non ha la minima idea del
perchè lo guardi in quel modo strano.
Gli
porge le mani pensando che voglia scaldargliele molto romanticamente,
ma lui invece infila le proprie, fredde, nel suo collo e Kay spalanca
la bocca gridando così forte che Marcel si tramortisce e
indietreggia di colpo. Kay si zittisce, sempre di colpo, e si
fissano.
-
Scusa... - Dicono insieme storditi. - Non pensavo urlassi così
tanto... - Dice poi Marcel.
Kay
è ancora paralizzato con la testa incavata nel collo.
-
No ma... cioè... ho il collo sensibile... troppo sensibile... -
Marcel coglie così la palla al balzo e tornando alla sua aria da
pantera, torna ad annullare la distanza, avvicina il viso al suo, gli
mette le mani sui fianchi, sui vestiti, e infila il volto nell'incavo
del suo collo. La testa è piegata restia a lasciarlo fare, però
alla fine non resiste e gli dà libero accesso. Marcel piano ed
esperto sfiora con le labbra il suo collo e Kay sussulta, così
l'altro sorride e gli parla a diretto contatto.
-
Allora è vero, sei proprio sensibile... - Kay si morde le labbra e
chiude gli occhi abbandonandosi. Ormai si è acceso e spera prosegua,
però ovviamente una piccola spinta la può benissimo dare.
-
Lo sono anche in altri posti! - Marcel sgrana gli occhi e per un
momento lo fissa sorpreso incredulo che sia allusivo, poi si rende
conto che per tutto quel tempo non hanno fatto proprio niente, ma che
questo non significa che sia frigido.
Kay
fa un sorrisino che è un misto fra l'imbarazzato ed il malizioso e
Marcel lo adora, non gli lascia molto tempo per pentirsene, lo bacia
subito con una calma incredibile. Fa sua la bocca, la giostra a
piacimento e gioca piano con la lingua fino a sentire tutti i suoi
sapori.
Con
le mani intanto si intrufola sotto i vestiti, Kay sussulta per le
mani ancora un po' fredde e Marcel sussurra sulle labbra:
-
Me le scaldi? - Malizioso. I due si guardano febbrili a quella
vicinanza ubriacante fino a che Kay decide che è ora, ha aspettato
abbastanza, Marcel ormai sta bene. Se aspetta ancora scoppia. Così
senza il minimo ripensamento tira fuori anche l'ultima parte di sé
tenuta sotto controllo per tutto quel tempo.
Una
parte esplosiva come il resto.
Infatti
Kay gli prende il polso e veloce gliela infila nei pantaloni.
Marcel
sgrana di nuovo gli occhi e si concentra sulla sua espressione, il
suo viso è rosso però non sembra per niente pentito, così si
rilassa subito riprendendo il controllo di tutto.
-
Mmm... mi piaci così intraprendente... - Commenta infatti
leccandogli il labbro inferiore e scendendo sul mento, Kay getta la
testa indietro e gli dà di nuovo il suo collo dove si perde a
succhiare e assaggiare tutta quella sua parte così sensibile.
Kay
sospira e sussulta in estasi dal piacere fra la mano nell'inguine che
lo strofina e la bocca sul suo collo che lo succhia.
Poi
con un secondo treno registra che gli ha detto che gli piace
intraprendente, così prima di perdersi in tutto quello che a breve
gli farà, Kay si lascia cadere sulle ginocchia davanti a lui e gli
apre i jeans.
Glieli
apre e Marcel di nuovo si ritrova a guardarlo stupito, ma ha poco
tempo perchè la sua bocca è subito sulla sua erezione.
Niente
vie di mezzo, o tutto o niente.
Marcel
vorrebbe capire dov'era nascosto quell'adorabile Kay, però se lo
tiene stretto... anche letteralmente... infatti gli accompagna la
testa nel proprio inguine, mentre si muove sempre più velocemente.
Quel che prova era da molto che non lo sentiva, non faceva sesso da
una vita o forse non poi così tanto, ma con lui è anche la prima
volta ed in un certo senso gli sembra la prima in generale. Sempre.
L'erezione
cresce nella sua bocca mentre la testa all'indietro, gli occhi chiusi
e la bocca aperta a gemere sempre più forte.
Marcel
se lo stacca prima di raggiungere l'orgasmo, lo alza e lo guarda un
attimo negli occhi, gli mette le mani ai lati del viso, gli sistema i
capelli in modo che non gli coprano i suoi occhi da gatto e lo
contempla mentre il desiderio ormai è troppo grande. Ci sta
pensando. È il momento? È ora? Andrà bene con tutto quello che è
successo?
Però
Kay è davvero sicuro, lo vuole e glielo sta dicendo in tutti i modi.
“Penso
che girargli nudo per tutto quel tempo sia stata una gran tortura, in
effetti.”
Così
con un sorrisino malizioso scende con le mani, gli prende le sue e
chiede:
-
Allora ti va di essere tu a spogliarmi, per una volta? - Kay non può
chiedere di meglio, infatti sta per mettergli le mani addosso, ma
Marcel non lo libera, lo tira e lo conduce, indietreggiando e sempre
guardandolo negli occhi, verso la camera.
Cammina
a ritroso per tutto il tempo fino a che arrivano al letto e solo una
volta lì gli lascia le mani e allarga le braccia, le abbandona lungo
il corpo ed aspetta che Kay gli faccia tutto quello che vuole.
Sono
molte le cose che vuole fargli. Kay per un momento ha paura di non
riuscire a farle tutte, però comincia con l'abbassargli la cerniera
del maglione di lana fino al petto, aperto il colletto gli prende il
bordo inferiore e glielo alza. Marcel leva le braccia in alto per poi
rilasciarle giù.
Lo
osserva con un desiderio che cresce a dismisura. Ha ancora i
pantaloni aperti ed è dimagrito, a Kay basta sfiorarli con più
intenzione e gli scivolano lungo le gambe, Marcel li accartoccia e li
calcia via. L'altro prende un respiro e lo tocca. Ora può toccarlo,
può farlo davvero.
Lo
lavava, ma non era la stessa cosa. Lo faceva con una delicatezza
accurata ed un'accezione diversa.
Adesso
lo può toccare nel modo in cui lo desidera davvero e glielo
trasmette da capo a piedi con una serie di scariche elettriche da
paura.
Marcel
si sente quasi male sentendo quanto, quanto lo volesse.
Tanto.
Troppo.
Le
dita corrono sul suo corpo e Marcel non riesce più a stare in piedi
da quanto che gli piace il modo in cui lo tocca.
Si
siede sul letto e indietreggia, il compagno sta per salire, ma lui
alza il bacino indicandogli di togliergli anche i boxer che gli
prende e sfila via.
Torna
a guardargli l'erezione che prima ha già avuto in bocca e risale
dalle caviglie fino a raggiungere il suo inguine, di nuovo. Lo tocca,
lo massaggia, si strofina, lo lecca, lo fa di nuovo suo e poi sale
ancora riservando lo stesso trattamento al resto del suo corpo, ogni
centimetro della sua pelle passa per la sua bocca, la sua lingua, le
sue mani. Non ne risparmia nulla e Marcel, steso e abbandonato sotto
di lui, si sente finalmente in paradiso. Così desiderato e voluto,
così speciale.
Kay
fa suo Marcel fino a che questi si rende conto che a momenti
raggiunge di nuovo l'orgasmo, così si decide a scendere dal paradiso
per prenderlo e portarlo con sé.
Lo
rigira sotto di sé e ricambia il favore cominciando dalla bocca, si
perde sulla sua e solo lì realizza che si è spogliato da solo. Fa
un piccolo broncio, ma rimedia ricoprendolo col suo corpo col quale
si strofina carezzandolo con molta cura.
I
bacini liberi dall'intimo uno a contatto con l'altro, Kay schiaccia
la testa all'indietro e apre la bocca gemendo a quella sensazione
così stordente. Le loro erezioni giocano insieme e Marcel lo fa in
un modo che gli toglie il fiato, si ritrova a non poter più
respirare nei suoi movimenti addosso, così erotici, lenti, ipnotici.
Sente tutte le sue parti, tutto di lui.
La
pelle si strofina, scivola umida, accaldata, per poi scendere con le
labbra schiuse, la lingua lo percorre leggero facendolo rabbrividire.
Continua a scendere e a far suo tutto, fino al suo inguine che è
molto eccitato.
Lo
prende e lo possiede senza molta delicatezza. Quel fuoco ormai è
difficile domarlo e Kay non vuole che lo controlli, vuole che lo
bruci.
Così
si fa incenerire, si ritrovano in polvere mescolati uno all'altro. La
sua lingua si infila un po' ovunque, fino a che non entra e Kay alza
le gambe e gli lascia fare tutto quello che vuole dopo averlo
desiderato disperatamente.
Le
sensazioni che prova le aveva solo sognate. Ha fatto altre volte
sesso, ma mai è stato così sconvolgente. Ogni emozione, ogni
brivido, ogni scarica che prova è indelebile in lui, si sente
marchiato dalla sua lingua e dalle sue mani e quando la testa esplode
e sa che non ce la può fare ancora, gli chiede di entrare.
Marcel
si tira su, alza le gambe fra i loro copri che schiaccia, lo bacia
con una dolcezza infinita e appoggiato a lui, lentamente, entra.
Una
prima spinta decisa e poi il mondo si ferma fino a che non si
cancella del tutto.
Si
cancella e diventa tutto buio, pieno di piccole luci come stelle che
illuminano tutto. Aprono febbrili gli occhi e si vedono, con tutto
quel loro amore che ormai esplode e trabocca. È in loro. È per
loro. È su di loro.
Marcel
comincia a muoversi lentamente fino ad andare sempre con maggior
sicurezza, sempre più a suo agio in lui così stretto perchè era da
molto che non lo faceva. Stringe forte gli occhi mentre poi il viso
contratto, piano piano, si rilassa, si rischiara ad ogni spinta.
I
colpi aumentano, Marcel voleva fare meno forte, ma non riesce a
controllarsi perchè quella sensazione fisica di essere parte
concreta di qualcuno, gli mancava; ora si sente appartenere,
risucchiare, è un'unica cosa. Una cosa che si fonde con Kay il
quale, in apnea, torna a respirare sulle sue mani che l'accarezzano
in viso, sulle labbra che lo cercano e poi su quel ti amo sussurrato
senza forze, fra un ansimo e l'altro.
Kay
si emoziona fino a piangere perchè glielo ha detto, prima non ci era
riuscito, ma ora ci è riuscito e piange per quello, mentre la
bellezza del momento che vivono è così perfetto che vorrebbe essere
capace di fermarlo per sempre. In eterno.
È
così che lo fanno loro, lo fermano, lo possiedono e non lo lasciano
più andare.
Alzati
gli occhi trova i suoi, gli è steso sopra, Kay lo stringe delicato
con le gambe intrecciate alle sue e le labbra che lo baciano leggero,
dolcemente sulla fronte imperlata. Ansimanti, ora stanno meglio, i
sensi impazziti si placano e si possono vedere, percepire, sentire.
E
dirselo meglio.
-
Ti amo Kay e grazie per avermi salvato, aver insistito. La mia vita
ti appartiene e ti apparterrà sempre. - Kay torna a piangere di
nuovo ed è dolce anche in quel momento, mentre gli occhi gli
brillano di gioia ed emozione.
Marcel
gli carezza le guance e gli asciuga le lacrime.
-
Ti amo. - Dice poi piano. - E sono io che appartengo a te. Lo
sentivo, sapevo che saremmo arrivati a questo, perciò non potevo
lasciar perdere. - Marcel lo bacia e suggellano il momento perfetto
che nelle loro vite, nelle loro menti, mai verrà cancellato.
Forse
bisogna trovarsi, forse bisogna lottare, forse bisogna essere
destinati.
Forse
ci sono tante circostanze. O forse è tutto così semplicemente
giusto che prima o poi arrivi alla tua pace e quando la possiedi non
ti abbandonerà più.
Marcel
rimane pieno di paure e dubbi, il proprio mostro può essere
assopito, ma l'idea di fargli male è così impossibile ed utopistica
che si sente tranquillo, gli basta averlo davanti ed abbracciarlo.
Discutono, ma poi mette tutto via perchè non vuole proseguire oltre.
Kay cerca di capire, ma lui chiude e basta e tutto torna a posto.
Forse un giorno dovranno affrontare un litigio serio, Marcel ne ha
paura. E se torna fuori il mostro?
Ama
troppo Kay, però per ora è tutto. È tutta la sua vita. Non può
pensare di farne a meno per nessuna ragione al mondo, può solo
ardentemente sperare che ce la faccia, che non si arrenda, che il
mostro rimanga soffocato.
Perchè
forse, chi lo sa, i mostri li hanno tutti, solo che in alcuni escono,
in altri no.
Ma
non è detto che, una volta uscito, non possa essere soffocato.
Marcel
vuole credere in questo e ci riesce perchè ha Kay accanto.
Trasferendosi
a casa sua, di Kay, esorcizza quello che rimaneva ed ecco che
ricominciano una nuova vita. Una vita dove, piano piano, un giorno,
affronterà i fantasmi anche con Kay che non ha mai chiesto nulla,
c'è stato e basta.
Un
giorno forse non molto lontano, quando spera che sarà pronto.
O
quando non avrà scelta.
Quando
il suo sole sarà abbastanza forte da non rischiare di spegnersi di
nuovo.
Un
giorno.\\
Kay
ogni tanto si perdeva a ripensare a certi momenti passati con Marcel.
Alla fine non gli aveva mai detto niente di preciso su cosa l'avesse
ridotto così, non gli aveva mai chiesto perchè aveva iniziato a
drogarsi ed ogni giorno si era domandato se avesse fatto bene.
Alla
fine, qualche tempo dopo, nemmeno molto tutto sommato, era uscito da
solo. Il coperchio era uscito ed i mali erano saltati fuori.
Kay
parcheggiò la macchina fuori da casa sua con la sensazione che però
in fondo al famoso vaso, ci fosse ancora la parte peggiore di tutte.
Marcel
forse avrebbe tenuto il gran finale della sua storia con le canzoni
rimanenti, ne aveva un po' paura però era solo passato, si diceva.
Bisognava conoscerlo per seppellirlo sul serio, bisognava poterne
parlare serenamente senza problemi.
Era
una cosa necessaria.
Kay
si fermò in piedi col sacchetto del gelato davanti al cancello, con
le chiavi in mano.
-
E questa? - Guardò la stravagante auto parcheggiata fuori casa sua.
C'era
qualcosa di familiare anche se non la conosceva, era un modello
vecchio, si poteva dire da collezione. Aveva un che di gotico.
-
Sembra la macchina di un vampiro... - Pensando questo impallidì e
guardò di scatto dentro casa, le luci accese, la porta semi aperta.
Sicuramente
non aveva mai avuto il cuore nel petto battergli così forte e con
tanta ossessione. O forse era da molto che non gli capitava.
La
sensazione di poco prima.
Il
colpo di scena finale, la parte peggiore, il demone più ostico da
affrontare.
Così
col cuore in gola e la paura ad attanagliargli lo stomaco, corse
dentro più veloce che poteva con un solo pensiero nella mente che
riassumeva tutta quella sua sensazione incomprensibile di disastro.
“Ramon
è a casa mia!”