CAPITOLO V:
RETROMARCIA

Kay sperava di poter far scivolare il tutto nel dimenticatoio: nel non farsi rivedere, teoricamente sarebbe finita e basta.
Non voleva rivedere Ramon per deluderlo e dirgli che non voleva più lavorare con lui, anche perchè da un punto di vista artistico era era incuriosito ed entusiasta dall'idea di lavorare con lui e creare qualcosa insieme. Si era informato su tutto quello che aveva fatto ed aveva constatato che nelle collaborazioni era stato davvero determinante.
Kay era un'artista e lo era anche Ramon, che fossero diversi non aveva importanza, per loro era stimolante l'idea di lavorare insieme. Per cui rivederlo per mentirgli dicendogli che non voleva lavorare con lui lo faceva stare male.
Kay in realtà ci voleva lavorare insieme, ma solo quello.
D'altro canto era terrorizzato dalla premessa di Marcel: sembrava un demonio!
Però naturalmente Ramon non gli permise di non rispondergli e di far scivolare tutto nel dimenticatoio.
Dopo due giorni lo chiamò. Addirittura si scomodò per telefonare a qualcuno, di solito erano gli altri a chiamarlo.
- Ascolta, ho una proposta! - Cominciò subito a spada tratta, nemmeno un saluto, una premessa, una frase di circostanza. Kay, preso alla sprovvista, si agitò immediatamente e fissò Marcel che capì al primo sguardo che era Ramon, infatti gli mimò di non dirgli di lui per nessuna ragione al mondo.
Kay era diviso in due, voleva morire prima ancora di ascoltarlo.
- Dimmi... - Disse indugiando.
- Una canzone. - Kay inarcò un sopracciglio senza capire.
- Una canzone? - Marcel capì per lui e alzò gli occhi al cielo esasperato e teatrale mentre gli metteva una fetta di pane e Nutella nella boccuccia spalancata.
- Sì, una canzone... ne facciamo solo una insieme, non tutto l'album. Poi se non ti piacerà lavorare con me sarai libero di scaricarmi e giuro che non insisterò più! - Kay era preso completamente alla sprovvista e lui naturalmente puntava su quello, si tolse il pane di bocca e boccheggiando nel tentativo di non morire, cercò velocemente di pensare.
- Ma così su due piedi mi prendi alla sprovvista! - Disse infatti incerto, si capiva che non voleva farlo rimanere male, ma che aveva una specie di obbligo verso qualcuno. Ramon non aveva la minima idea di chi fosse, altrimenti l'avrebbe affrontato direttamente. Se sapeva che era Marcel in effetti sarebbe caduto il mondo.
- Lo so ma è solo una canzone, quanto vuoi che stiamo? Non è una scelta impegnativa. Mi devi dare questa occasione! - Kay pensava che dopotutto avesse davvero ragione, così si decise ad accettare, seppure fissando il viso di Marcel diventare teatralmente contrario. Beh, dopotutto la stava prendendo piuttosto bene...
- Ok, una canzone. - Ramon fece un'esclamazione di gioia che stupì Kay e lo fece sorridere, poi notando l'aria arrabbiata di Marcel capì che l'idea che l'avesse presa bene non era poi veritiera. Infatti gli si spense il sorriso.
- Ti aspetto da me... oggi o domani, quando hai tempo! - Kay pensò che prima sarebbe successo e meglio sarebbe stato, così gli diede appuntamento per il pomeriggio, ovviamente sarebbe rigorosamente andato lui da Ramon. Ramon non doveva mettere piede da Kay altrimenti sarebbe stata la fine. Marcel teoricamente non abitava lì, ma era come se fosse casa sua.
Quando mise giù, Marcel era andato via dalla cucina dove stavano facendo colazione alla veneranda ora delle 12.
- Mar... Marcel... ehi... - Kay si trovò a corrergli dietro fino alla camera, naturalmente Marcel era ancora nudo e si stava per infilare nella doccia per evitarlo, servì a poco perchè Kay gli si piazzò davanti alla porta del bagno per impedirglielo. Lui invece aveva i boxer, del tipo shorts larghi con dei buffi orsacchiotti.
- Dai, ho dovuto... è stato insistente ed almeno dopo non insisterà... - Marcel aveva le braccia conserte e batteva il piede per terra in attesa che lo facesse passare, le labbra strette ed il viso con un chiaro senso contrariato.
- Lo so che è insistente, ma è anche furbo! Ti fa credere che è solo una canzone, che poi non insisterà, ma non ti lascerà andare, non ti lascerà mai! Non te lo leverai di torno finchè non ti avrà rovinato! - Key era estremamente convinto che esagerasse, ma del resto non gli aveva ancora spiegato di preciso la storia. Fremeva per saperla, ma non lo voleva forzare. Marcel era sulla via della chiusura totale, se lo faceva entrare in bagno non ne avrebbero più parlato.
- Marcel, lo posso gestire, è una canzone, sono adulto! Non sono un ragazzino alle prime armi che si butta improvvisamente in un mondo diverso dal suo, che non conosce e non sa come va. Tu poi mi hai avvertito, so che devo stare attento e tenere le distanze... se artisticamente può uscire una buona collaborazione... - Kay usava sempre un tono molto dolce, invogliava a mettere tutto da parte e chiudere l'argomento. Marcel aveva un modo preciso per definirlo. La faccia da criceto!
- Nessuno può gestirlo. Nessuno! Finirà che non sarà solo una canzone e poi addio! -
Kay lo prese istintivamente per le braccia per fargli capire quanto sbagliasse.
- Marcel, non ti lascerò mai per lui, toglitelo dalla testa! - Disse con decisione ed uno scatto sorprendente. Ci teneva davvero che lo capisse e si calmasse. Marcel voleva tranquillizzarlo, ma non riusciva a far pace con quella parte di sé perchè sapeva come sarebbe andata, conosceva troppo bene Ramon.
Tirò infuori il labbro inferiore, non voleva fargli una piazzata e respingerlo, ma non riusciva nemmeno ad ammorbidirsi.
- Lo so però lui è uno stronzo, incanta tutti... e poi li rovina... rovina tutto... rovina sempre tutto... - Si mise a ripeterlo come una litania per poi spegnersi e lasciare che le dolci braccia di Kay gli si stringessero intorno. La pelle calda e liscia scivolò sulla propria e gli restituì la capacità di respirare con più leggerezza, gli tolse un po' il grande peso interiore.
Kay capiva bene che era stato scottato da lui e impazziva all'idea di vederlo così e non sapere cosa gli aveva fatto Ramon.
- Non succederà niente... non mi farà niente... non lo permetterò mai e non lo permetteresti nemmeno tu... vedrai... - Kay sentiva sotto le dita lo spavento di Marcel, così fragile ed emotivo in quel momento.
Aveva istanti in cui sembrava quello forte e sicuro, dalle idee chiare che non aveva bisogno di niente e nessuno e poi crollava in un istante rimpicciolendosi davanti ai suoi occhi.
Marcel aveva visto molti di questi suoi momenti, sentiva attraverso i polpastrelli sul collo il suo cuore battere impazzito, la sua paura, il suo tremore leggero del corpo abbandonato contro il suo.
- Andrà bene... - Voleva potergli dire che non l'avrebbe fatta, la canzone, ma ormai non si sarebbe rimangiato la parola di nuovo, l'aveva fatto una volta ed ora doveva farla e basta.
Marcel era però chiuso in sé stesso, aggrappato a Kay come fosse la sua ancora di salvezza. La testa di nuovo a quel tempo non molto lontano, un tempo dove aveva toccato il fondo.
Gliene doveva parlare per fargli capire quanto pericoloso fosse Ramon, ma non poteva, non poteva farcela. Non ci sarebbe mai riuscito. Non ora.
Così lo abbracciò e nascose il viso contro il suo collo.
- Scusami se non riesco ancora a parlartene... lui è il mio mentore ed il mio ex e per me è troppo traumatico per ora... perdonami... - Kay annuì, gli baciò la testa e continuò a cullarlo fra le sue braccia senza separarsene.
- Va bene. Quando vorrai me ne parlerai. Non mi farà del male. Andrà tutto bene. -
Alla fine lo convinse a fare un bagno insieme e solo immersi nella vasca piena di schiuma profumata, l'ombra oscura di Ramon parve sbiadirsi un po'.
- Sei arrabbiato con me perchè ho accettato? - Chiese preoccupato Kay, Marcel era fra le sue braccia, davanti a lui, le mani gli carezzavano i capezzoli perchè era un punto sensibile e lo rilassavano sempre molto.
- Kay, non sarò mai arrabbiato con te... non sono capace di arrabbiarmi con te sul serio! - Il sorriso che fece, Marcel non lo poteva vedere ma lo percepì lo stesso e si sentì meno buio, meno pesante. Meno di prima, ancora un po'. Finchè aveva il suo sole, ce la poteva fare.
- Mi prepari qualcosa di speciale per cena? - Chiese distraendolo. Marcel riuscì a sorridere un po', non era niente di che però il tentativo era lodevole, considerando che era lui. A Kay andò più che bene.
- Il dolce lo vuoi? - Kay lo strinse di più e Marcel accentuò il suo sorriso, di minuto in minuto andava sempre meglio.
Il dono di Kay, Marcel ne era consapevole. Senza il suo sole non ne sarebbe uscito.
La sua dolcezza, la sua pazienza, la sua perseveranza erano preziose ed incredibili.
Marcel sapeva che nessuno in una situazione simile si sarebbe comportato come lui, l'avrebbero tutti mandati a quel paese ed obbligato a parlargli della sua storia con Ramon. Nessuno si sarebbe limitato a tranquillizzarlo e rassicurarlo senza fare domande.

Quando se ne fu andato, Marcel tornò sul letto, sempre nudo e umido.
La voglia di un bicchiere, di una sigaretta, di qualcosa di forte che lo stordisse tornò per un istante, il solito Ramon.
Si inchiodò al letto, si girò in posizione fetale e si impose di addormentarsi.
Il mondo poteva crollare che in quel momento si sarebbe solo assicurato la salvezza di Kay e niente altro. Nemmeno la propria.

//Marcel apre le braccia e si fa togliere il vestito di scena, qualcosa di stretto e nero con dei tagli strani che attirano molto l'attenzione, viene considerato dark il suo look. Si apre i pantaloni stretti in pelle pieni di fibbie, stesso stile, ma non riesce ad abbassarseli da solo, infatti qualcuno lo fa per lui. Qualcun altro lo asciuga dal sudore che imperla il suo viso, si siede in boxer aderenti e lo struccano, gli danno qualcosa da mangiare, ma spinge via tutto con una smorfia. Sta esaurendo le scorte che si è preso prima del concerto.
Dopo che l'hanno trovato in uno stato pietoso ed hanno rischiato di mandare in giro la sua immagine devastata, appena il concerto finisce se ne prendono cura. Lo svestono, lo puliscono, lo rinfrescano, lo rendono presentabile e lo rivestono per poi infilarlo su un aereo e volare alla prossima tappa senza un solo minuto di effettivo respiro.
Respira in aereo.
Mentre tira una striscia per non morire. Perchè è proprio così che si sente se non tira ancora.
Morto.
Non potrebbe mai farcela se non usasse quel sistema.
Prima di salire gli chiedono se vuole compagnia, una compagnia speciale. A volte le vuole, per cui è necessario saperlo prima di decollare.
Quel giorno ne vuole e accetta, gli chiedono se vuole un ragazzo od una ragazza e lui alza le spalle. Non ha ancora capito chi diavolo gli piace. Ramon gli ha imposto la bisessualità inculcandogli nella testa che gli piace fare sesso coi ragazzi quanto con le ragazze, ma non è sicuro che sia così. Quando lo fa con le ragazze è tutto così privo di senso. Dopotutto potrebbe dirsi gay, alla fine, ma il suo personaggio è bisessuale. È bi in tutto. E lui ormai è così. Non serve a niente chiedersi cos'è in realtà.
Così per quel viaggio ha la compagnia di una bella donna che gli fa davvero di tutto. Marcel è convinto di godere solo perchè ha tirato prima di spegnersi.
E poi perchè mentre cercava di concludere, ha pensato a quel maledetto figlio di puttana.
Alla fine lui in qualche modo torna sempre.

**
Il suo rifiuto l'aveva sconvolto al punto da buttare tutto all'aria e rompere ogni cosa, persino il telefono, gli occhiali scuri, oggetti di scena, qualunque cosa.
Dopo aver buttato tutto a soqquadro, aveva preso la macchina e si era fiondato da lui.
Ovviamente Ramon era a casa sua, ovviamente al buio, ovviamente immerso nella sua solita puzza oscena di fumo e alcool.
Gli aveva dato le chiavi di casa per entrare a piacimento.
Quell'idiota gli aveva dato le chiavi e l'aveva scaricato per telefono.
Sbatté la porta d'ingresso e seguì la puzza di fumo che proveniva dal soggiorno. Aprì la luce e lo trovò lì steso con la testa che pendeva verso terra e le gambe sullo schienale in una posizione del tutto scomposta.
La sigaretta appena accesa nelle dita, le braccia larghe abbandonate sul pavimento. Quando lo vide capì che era infuriato come non l'aveva ancora visto, il suo sorriso fu di puro compiacimento.
Marcel era così fuori di sé per lui. Non poteva stare meglio di così.
Si raddrizzò mentre lo vide dare un calcio ad una sedia in mezzo e ribaltarla.
Ramon si mise a sedere, ma non si alzò, rimase placido sul divano a fumarsi la sua sigaretta, lo sguardo attento ed incuriosito, deliziato dalla scenata che Marcel non gli risparmiava.
- TU NON MI PUOI VENIRE A DIRE COSI' PER TELEFONO! NON MI PUOI PIANTARE COSI'! COSA SIGNIFICA ARRANGIATI ED USA LA DROGA E NON ME? E TUTTO IL RESTO? IO ORA HO BISOGNO DI TE E TU NON VUOI? COSA DIAVOLO SIAMO? - Ramon tirò dalla sigaretta, soffiò il fumo completamente a suo agio e mentre l'altro si agitava gridando come un ossesso, alzò le spalle menefreghista come se scacciasse una mosca. Gli sembrava qualcosa totalmente priva di interesse, ormai. Lo guardava e non lo trovava niente di speciale.
- Avevamo un rapporto di lavoro, io dovevo lanciarti e darti una formazione adeguata per sfondare. Ora sei pronto, sei perfetto, hai sfondato, sei famoso già dopo un solo album. Non ti servo più, te la puoi cavare da solo! - Rispose semplicemente. Marcel non poteva credere che gli stesse dicendo seriamente una cosa simile.
Prese la bottiglia di gin vuota e la buttò per terra, si ruppe ed una scheggia di vetro gli finì sul viso graffiandolo. Il sangue si vide poco dopo, Marcel non se ne era accorto, Ramon sì e parve attratto più dalla scia rossa che dalle sue risposte urlate con furia, come un pazzo, come uno che era da rinchiudere in clinica e buttare la chiave.
Non aveva mai perso la testa così in vita sua, era stato una persona tranquilla, a modo, umile e timida.
Da quando urlava così? Da quando era così irascibile?
Marcel stesso non si riconosceva più, ma forse quell'inquietudine di cui parlava Ramon dal primo giorno era quella. Quella capacità di scoppiare ed impazzire.
- RAMON, IO HO BISOGNO DI TE! NON ERAVAMO SOLO DUE CHE LAVORAVANO INSIEME! NON MI HAI SOLO LANCIATO SULLA SCENA... MI HAI DATO MOLTO DI PIU'! IO DIPENDO DA TE, COME POSSO STARE SENZA DI TE? TU MI HAI CAMBIATO, MI HAI RESO CIO' CHE SONO! CHE DIAVOLO DOVREI FARE, ORA? - A Ramon piaceva molto quello che sentiva, ma non era ancora proprio quello che voleva.
Infatti continuò a fumare e a non muoversi, provocatorio, divertito, a suo agio davanti a tanta follia per lui.
- Marcel, il mio lavoro è concluso. Ora puoi continuare da solo. Devi! È così che lavoro. Lancio l'artista e poi mi dileguo! Altrimenti sei tu che hai successo al mio posto, ma sui miei sforzi! Non ha senso e non è nemmeno soddisfacente. Ti ho indicato la strada, ora sai qual è! Percorrila da solo con le tue forze! - Ma non era un tono incoraggiante e dolce, quello che stava usando. Era duro e senza pietà, come uno che non intendeva ripeterlo una volta di più, lo voleva scaricare, toglierselo di torno.
Per Marcel era inconcepibile, non si sarebbe mai mosso da lì!
- IO HO FATTO TUTTO QUELLO CHE MI HAI DETTO, TUTTO! QUALUNQUE COSA! MI SONO DROGATO PERCHE' ME L'HAI DETTO TU! ED ORA TU MI SCARICHI E BASTA?! NON POSSO ANDARE AVANTI DA SOLO! HO BISOGNO DI TE! - Vedendo che scuoteva solo la testa sempre con quel divertimento per il suo ego nutrito, Marcel andò davanti a lui, lo prese per le braccia e l'alzò dal divano, pestò dei vetri a terra con le scarpe. Ramon venne scosso da lui e a due centimetri il suo viso col sangue sulla guancia, un viso deformato dalla furia.
- IO TI AMO ORMAI! TU TI SEI RESO LA MIA VERA DROGA E L'HAI FATTO APPOSTA. COME VIVO SENZA DI TE? HO FATTO TUTTO PER RENDERTI FIERO DI ME, PERCHE' COSI' TI PIACEVO DI PIU'... - Ramon non ebbe pietà nel rispondergli con amarezza.
- Mi piacevi com'eri quando sei arrivato, ora che sei così non mi interessi più. - Non provava nulla, mentre lo diceva. O per lo meno era proprio l'idea che dava, ma Marcel si rifiutava di crederci. Era troppo arrabbiato per ascoltare una ragione che non poteva essere sufficiente.
- SEI TU CHE MI HAI RESO CIO' CHE SONO! PERCHE' MI VOLEVI COSI'! TI PIACEVO DI PIU' COSI'! - Ramon scosse la testa, non aveva paura. Marcel lo stava scuotendo con follia, ma non aveva il minimo timore.
- Ho fatto quello che andava fatto per farti sfondare, ora nessuno ti dimenticherà! Ma se parliamo di gusti personali, beh... non mi piacciono se sono uguali a me... - Così capì che ormai era diventato come lui e per questo non gli andava più bene.
Il cuore si stava spezzando e faceva un rumore così forte da assordarlo, si sentiva in pezzi, si sentiva così male da capire che non si sarebbe mai arreso, mai.
- Ma io ora ti amo... ora io... ti amo... e tu? Tu non provi niente? Non hai mai provato niente? - Ramon fece un sorriso velenoso che gli donò un'aria paradossalmente erotica. Era come un serpente, incantava, seduceva, aveva sempre un tocco di languore però non provava niente, in realtà non provava mai niente. Non poteva, ne era totalmente incapace.
Ma Marcel non lo poteva accettare, non poteva semplicemente accettarlo.
- Non ti amo e non ti ho mai amato, non provo niente per te. Sei stato delle scopate eccezionali, mi hai dato quello che mi mancava, la tua luce. Ma ora che sei pieno di tenebre non me ne faccio più niente di te. Ci siamo presi quello che ci serviva, adesso continueremo da soli! - Per lui era la pura verità ed era semplice, per Marcel era inaccettabile e con uno scatto di follia inconcepibile lo lasciò, indietreggiò per poi seguire il proprio raptus picchiandolo con un pugno. Ramon cadde sorpreso sul divano, ma non si tenne il labbro che cominciò a sanguinare. Se lo succhiò, pulsava e gli faceva male, ma si sentiva vivo, l'eccitazione, il sangue, il cuore che pompava e l'adrenalina. Tutto oltre le sue aspettative.
Marcel era sempre capace di sorprenderlo. Sin dal primo giorno ci era riuscito. Lui e la sua piccola follia dal potenziale enorme. Non sapeva di essere pazzo, lui però l'aveva visto perchè era uguale. Pazzo allo stesso modo.
Marcel si accorse d'aver esagerato e si fermò guardando il suo labbro rosso e gonfio, ansimò in piedi davanti a lui fissandolo ad occhi sgranati, terrorizzato da quello che aveva fatto e come si era sentito.
Per un momento aveva pensato di poterlo uccidere davvero.
Era al punto che lo voleva così tanto.
Senza ragionare di nuovo, si chinò su di lui, lo spinse per le spalle e fece per baciarlo.
Ramon girò la testa di lato, Marcel cercò di rimettersi davanti, lottarono così per un po', per cui Marcel gli prese i capelli come sempre scomposti oltre ogni limite decente, tirò e lo fermò con violenza. A quel punto gli leccò il labbro ed il sangue.
Ramon chiuse gli occhi godendosi quel momento, sentendo un sorprendente calore da dentro.
Da quanto si sentiva freddo? Marcel gli aveva riportato quel calore perso.
La sua lingua sul labbro dolorante era la cosa più piacevole mai provata da un po'. Infatti lo accontentò ed aprì la bocca per tirare fuori la lingua. Non lo stava bloccando nelle mani, per cui le alzò e gli girò il viso per guardare la sua piccola ferita.
Il graffio aveva quasi smesso di sanguinare, ma era tutto sporco dallo zigomo in giù.
Ramon lo leccò allo stesso modo ricambiando il favore. Marcel si rese conto di essersi tagliato solo in quel momento, gli lasciò i capelli ed infilò la mano sotto i pantaloni che si apprestò ad aprirgli.
La sua erezione era già dura e Marcel sorrise sornione.
- Mi pare che lo vuoi eccome... - Ramon ridacchiò senza smentirsi mordendolo all'altezza del graffio per rimproverarlo dell'insolenza, Marcel gemette ma finì per fare qualcosa di erotico e sensuale lo stesso. Per Ramon tutto quello che faceva, ormai era erotico e sensuale. Persino picchiarlo.
Con lo sguardo di un diavolo aprì meglio le gambe e gli alzò le maglietta sfilandogliela.
- Pensi anche di succhiarlo o parli e basta? - Ramon non faceva sesso da un po' e riaverlo addosso, la sua bocca che lo divorava, la lingua che leccava tutti i suoi punti erogeni per torturarlo sull'inguine, fu deleterio.
Morì e fu piacevole, fu maledettamente piacevole.
Però voleva morire insieme a lui.
Provò quest'egoistico desiderio di morire con lui, così si tolse i pantaloni ed i boxer scivolando poi di lato e stendendosi sulla schiena alzando le gambe. Marcel capì cosa voleva e si tolse quel che gli rimaneva addosso per salirgli sopra e sparire col viso fra le sue natiche, prima con la lingua e poi con le dita, cominciò a prepararlo fino a sentirlo gemere.
- Adesso ti insegno un'altra cosa, ragazzino... - Forse l'avrebbe chiamato così per sempre, anche a trent'anni! Marcel si alzò e lo guardò carico di desiderio.
Ramon si alzò un po' per prendersi le sue labbra e mordergliele, poi gliele succhiò e gli leccò il mento scendendo sul collo.
- Ti insegno a scoparmi! - Così tornò a mettersi giù, si alzò le gambe e se le tenne contro il petto, poi lo prese dietro il collo e se l'adagiò sopra, gli appoggiò i polpacci sulle spalle e se lo indirizzò contro.
- Adesso entra deciso senza fermarti e vai fino in fondo... - Marcel ebbe l'impressione che volesse provare dolore di proposito. Sapeva come si faceva e sapeva che faceva male senza essere un po' delicati. Ramon voleva che lo facesse con forza.
Però non fu capace di contraddirlo, per cui entrò come voleva. Forte e deciso ed andò subito fino in fondo.
Lo sentì stretto e lo sentì tendersi. Aprì la bocca, ma abbandonò la testa all'indietro e lasciò che gli occhi ruotassero all'indietro.
Il piacere puro nel suo viso affascinante e letale.
Gli stava facendo male e lo sapeva, ma gli stava piacendo, era quello che voleva.
“E' anche masochista...”
Del resto dal suo stile di vita era difficile non capirlo.
Il fatto che gli piacesse gli diede alla testa e gli bastò un 'muoviti' per riaccenderlo, Marcel così continuò ad entrare ed uscire e ad ogni spinta l'eccitazione cresceva fino a togliergli ogni minimo controllo.
Era la prima volta che entrava ed era così sconvolgente, non si sarebbe mai fermato, non voleva uscire, non voleva smettere. Voleva stargli dentro per sempre, farlo suo, possederlo. Fargli male. Vedere che gli piaceva sempre più, sentire le sue unghie addosso, come lo chiamava e ne voleva ancora.
Ogni cosa si riunì dandogli alla testa meglio di una dose di un qualche veleno.
I due vennero a poca distanza uno dell'altro. Sicuramente una delle volte che non avrebbero mai dimenticato. \\