CAPITOLO VI:
PER SENTIRSI ANCORA VIVI

Ramon stesso non se ne capacitava. Cosa c'era in quel ragazzo che gli piaceva tanto da accenderlo a quel modo?
Dopo Marcel nessuno era più stato all'altezza, però quando l'aveva visto, quando aveva visto Kay, aveva sentito dentro un'eccitazione così remota che si sorprese.
Non era il più bel ragazzo mai visto, era carino ma era più un tipo. Non era nemmeno affascinante. Aveva un visetto dolce, dei lineamenti da criceto, il che lo rendeva particolare, tenero.
Però non lo colpiva per quello, forse per la sua effervescenza, per i colori con cui vestiva, per la stravaganza e l'eccentricità. Forse per queste cose.
Era diversissimo da lui, come non sarebbe mai potuto essere.
Quando aveva incontrato Marcel, era un ragazzino gentile ed educato, molto ingenuo. Però in lui aveva visto un tocco di inquietudine follia, la stessa che viveva in sé stesso. Si era sentito uguale a lui in qualche modo. Questo l'aveva attratto. Oltre che poi era davvero bello e tenebroso di natura.
Kay era l'opposto. Aveva tanta vita da succhiargli, però non sapeva poi come sarebbe diventato, non vedeva un lato nascosto negativo.
Cosa sarebbe successo se si fosse messo con lui e gli avesse preso tutta la sua vita?
Quando tornò, aveva sistemato gran parte di casa sua e Kay rimase sorpreso nel non riconoscere il tugurio che aveva visto le altre volte.
Non c'era puzza di alcool e fumo, non c'era un eccessivo disordine, c'era solo una stravaganza d'arredamento che ricordava fortemente Tim Burton. Un po' quel tipo di lugubre e macabro.
Ramon saltò e lo abbracciò con una gioia mai avuta per nessuno, Kay rimase spiazzato e ricambiò piacevolmente sorpreso. Non si sarebbe mai aspettato un'accoglienza simile.
Ci teneva davvero molto a lavorare con lui.
- Sono così felice che tu alla fine mi dia questa occasione che non stavo nella pelle! Non hai idea di quanto ci speravo! Non brucerò quest'occasione! - Kay voleva chiedergli perchè ci tenesse tanto a lavorare con lui, ma aveva paura di essere indelicato, per cui alla fine si adeguò al suo tono gioioso e l'assecondò spostando il tutto sullo scherzo.
- Sono molto curioso di cosa potremo tirare fuori! Dopotutto ti guardo e vedo un personaggio di Tim Burton e mi chiedo come potremo mai lavorare insieme! - Fu la miccia, Ramon non chiedeva altro che immergersi nel mondo della musica. Ci aveva pensato tantissimo ascoltando e riascoltando le sue canzoni, aveva avuto una serie di visioni ed aveva praticamente già elaborato tutto.
- Ah io ho già tutto in mente, non vedevo l'ora di parlartene. Però dipende un po' da cosa vorresti fare tu. Ascoltando i tuoi lavori noto una forte componente allegra e gioiosa, ma se vuoi fare un piccolo salto di qualità ti suggerirei, ma poi vedi tu, di produrre ogni tanto, non 10 su 10 ma magari 2 o 3 su 10, canzoni dalla forte componente emotiva, quelle con un grande pathos. Non so se mi spiego. Un po' ballate, un po' stracciabudella, ma non del tipo sdolcinate fatte solo per essere cantate negli appuntamenti romantici o quando ci si lascia. Posto che penso saranno sempre messaggi positivi quelli che vuoi dare! Ma non ti ho chiesto se vuoi bere qualcosa! Ho fatto la spesa, ho preso cose analcoliche e per fare aperitivi e spuntini! Non moriremo di fame... cosa vuoi? Dimmi tutto! - Kay si perse nel vortice turbinante delle sue parole, non aveva mai incontrato uno che parlava di più.
Non aveva capito per niente il passaggio di argomento, quindi quando lo sentì fermarsi continuò a guardarlo in attesa che riprendesse. Cosa doveva dire?
Ramon ridendo capì perchè non rispondeva.
- Ho parlato troppo e non ho fatto pause, è un mio difetto fra tutti gli altri! - Kay però lo trovava simpatico e si mise a ridere a sua volta, per cui sventolò le mani in avanti rispondendogli subito per non offenderlo.
- No no ma figurati, è che io a volte sono un po' lento! Se mi perdo passaggi e pensi che sia sparito chissà dove, suona la campana! - i due continuarono a scherzare e a ridere fino a che, dopo aver bevuto qualcosa di analcolico ed essersi messi sul pianoforte, ripresero il loro argomento.
- Dunque ti stavo chiedendo cosa pensavi di fare. Io ho ascoltato molto bene i tuoi album precedenti, hai uno stile ed uno stampo ben preciso, non vorresti fare un piccolo salto di qualità e provare a fare qualche canzone con una spinta emotiva più intensa? Se vuoi rimanere sul positivo ci sono comunque molti altri modi per fondere le due cose. Però se tu volevi continuare con il tuo filone da viva la vita, la vita è bella ed è tutto stupendo, va bene. - Una persona normale si sarebbe offeso trovandolo polemico, ma lui aveva parlato molto veloce e Kay si era ubriacato di nuovo con le sue parole, per cui captando la domanda si limitò a rispondere, appoggiato sul pianoforte davanti cui Ramon era seduto.
- No va bene provare una piccola evoluzione. Ci stavo pensando anche io solo che non essendo il mio genere, la mia casa discografica mi ha proposto questa collaborazione con te perchè se si tratta di evolvere tu sei uno dei migliori, mi hanno detto. Proverei con questa tua idea... a cosa pensavi? -
Ramon si sentì volare, in quel momento ebbe la sensazione più stordente ed euforica della sua vita e annuendo si mise a percorrere veloce le dita sui tasti del pianoforte senza ancora partire sul serio.
- Ok, io avrei in mente qualcosa di questo genere. Una melodia simile che poi naturalmente vedremo insieme, ma per rendere l'idea direi che così va bene... -
Così cominciò. La melodia era una via di mezzo fra una ballata romantica e una malinconica, poteva avere due chiavi di interpretazioni.
- Perchè così dipende tutto da come canti tu e da cosa... volevi rimanere su un messaggio positivo? - Kay annuì mentre, colpito da quello che lui suonava, se lo imprimeva nella mente e provava a rielaborarlo con una chiave personale che si stava formando sul momento.
- Per quello sei tu l'esperto, io non sono una persona positiva... - Ammise Ramon. Kay sorrise ma aveva gli occhi che brillavano mentre ascoltava il suono prodotto da Ramon.
Così si sedette accanto a lui prendendo un angolino del suo sedile allungato e si prese una parte di pianoforte.
- Mi sta venendo in mente qualcosa di questo genere... - Disse piano per non spezzare la propria stessa ispirazione.
Così dicendo si mise a suonare con lui riprendendo la sua melodia per poi, una volta che Ramon smise, proseguire cambiandola un po' nel modo in cui aveva sentito. La suonò modificandola mano a mano che l'ascoltava, poi la ripeté per perfezionarla e imprimersela e Ramon annuì con lo stesso sguardo acceso, carico di ispirazione e gioia, quella vita che gli era sempre mancata. Si sentiva vivo, euforico, felice. Era quasi sconvolto, ma non poteva fermarsi per analizzarsi.
- E se qua facessimo così? - Chiese tornando a suonare. Ramon riprese perfettamente la melodia di Kay e aggiunse un giro diverso in un punto. Aveva una memoria eccellente ed una capacità riproduttiva eccezionale per non parlare della capacità di personalizzare e migliorare.
- Bello... e poi potremmo aggiungere un pezzo che fa così... - Continuarono in quel susseguirsi ed intrecciarsi vicendevole per il resto del pomeriggio, accesi uno dall'altro, eccitati dalle cose belle che stavano facendo, dall'arte che usciva dalle loro dita e dalla loro unione. Sentivano dentro che era giusto, che era già arrivato quello che avevano sperato di produrre.
Si partiva con una scintilla e si proseguiva seguendo quella che poi diventava sempre più una luce. Per la fine era una specie di faro.
La capacità di creare qualcosa di bello, che piaceva, che era perfetto ai loro occhi. La capacità di creare qualcosa che esaltava.
Quella capacità non era paragonabile con molto altro, per degli artisti era la sensazione di una vita, vivevano per sentirla e quando smettevano, quando non riuscivano più a sentirla morivano, morivano dentro e fuori.
Per Ramon fu incredibile tornare a provarla e a Kay stesso piacque molto sentirsi così euforico. Sapeva che stavano facendo qualcosa di davvero eccezionale.
Quando guardarono l'orologio era notte. Avevano praticamente fatto tutta la melodia e l'avevano scritta, registrata con una macchinetta portatile e poi l'avevano perfezionata. Con le teste che esplodevano e gli stomaci affamati, decisero di rivedersi il giorno dopo per metterla a punto e per pensare un po' al testo ed al modo di cantarla.
- Però non mi lascerai solo ad ingurgitare tutte queste cose sane che ho preso, no? - Kay si fermò sgranando gli occhi pensando d'aver capito male.
- Cose sane? -
- Sì, sane! Ho cercato di pensare a cosa poteva piacerti, sei una persona sana e felice, per cui ho preso tutte cose che non mangio mai, non so nemmeno come cucinare... non puoi lasciarmele così! -
Kay preso alla sprovvista rispose con la prima cosa che gli venne in mente.
- Ma cosa mangi di solito? - Ramon alzò le spalle e si grattò la nuca spettinandosi i capelli stile Edward Mani di Forbice.
- Eh... qualche schifezza... - Kay decise di non approfondire e guardandolo con occhio critico aggiunse:
- Ma cos'è che hai preso? Perchè la tua visione della mia pancia potrebbe preoccuparmi... insomma, come mi vedi? - Ramon ridendo andò in cucina e tirò fuori tutto quello che aveva preso.
- Robaccia biologica e sana, carboidrati, proteine, fibre... - Esposte in quel modo, coi termini tecnici che una bistecca di manzo ed una pastasciutta potevano avere, fecero ridere molto Kay il quale alla fine decise che non poteva non premiarlo e abbandonarlo.
- Sono cose normalissime! Davvero non le mangi? No guarda, meglio che non approfondisci la tua concezione di schifezze! - Ma Ramon che era sadico lo fece:
- Fritti e grassi! - Kay si coprì la faccia ed urlò inorridito.
- Oh mio Dio, mangi davvero solo quello? - Chiese poi guardandolo di nuovo sconvolto ma comunque ridendo. Ramon, divertito, proseguì tirando fuori i resti della cena di qualche giorno fa che per altro puzzavano.
- Toh, ecco le prove! Mi sono avanzate le patate fritte, guarda! - Erano piene di olio che era stato assorbito male dalla carta sotto, erano ovviamente ammosciate e con un aspetto in generale proprio tremendo.
Kay gli allontanò il piatto come se dentro ci fosse un virus contagioso.
- Via via che mi fa male il fegato solo guardandolo! - Ramon, ovviamente, lo inseguì per poi tirargli delle patatine che lo colpirono sulla schiena, Kay continuò a scappare urlando in modo poco mascolino. Nel complesso risultava sempre simpatico e tenero per i modi in cui si comportava. Non era un isterico seccato, si stava divertendo!
- Dai tregua o mi viene un attacco di cuore! Preparerò degli spaghetti al pomodoro ed una bistecca, qualcosa di sconvolgentemente normale e sano! Vediamo se il tuo fegato poi torna al suo posto! - Kay stava ancora ridendo quanto Ramon, il quale non lo faceva da mesi e forse non l'aveva nemmeno mai fatto, non sul serio. Poteva aver riso perchè sapeva che in quel momento si doveva ridere, poteva averlo fatto per convincere qualcuno di qualcosa, ma erano sempre parti che recitava bene. Lì era autenticamente divertito. Non era male ridere sul serio.
“E' maledettamente ubriacante!”
Per lui la sensazione d'ubriachezza era la massima perfezione, cercava sempre di immergersi in quello stato. Ora lo era senza bere.
Qualcosa di sensazionale davvero.
Kay era speciale, di minuto in minuto in sua compagnia se ne stava rendendo sempre più conto ed era sorprendente. Non poteva lasciarlo andare. Lui era vivo e gli trasmetteva la vita che non aveva mai avuto, ma che aveva sempre cercato. Cercato nel modo sbagliato.
Quello era un modo sano di cercare la vita.
“Sono anche sicuro che se mi prendo la sua, lui non la esaurisce. Continuerà a rimanere così! Non è come tutti gli altri!”
Con questo pensiero lo vide prendere il telefono ed impallidire al ricordo di ciò che aveva dimenticato.
- Problemi? - Chiese infatti. Kay fece una piccola smorfia da 'l'ho combinata grossa' che su di lui ci stava deliziosamente. Sembrava un bambino.
- Ho dimenticato un appuntamento importante... mi aspettavano a cena, ma ormai siamo quasi a mezzanotte, penso che sia andata... - Ramon si mise a ridere prendendolo in giro.
- Eh ma che ci vuoi fare, sono sconvolgentemente interessante! Non ce ne sono come me! - Kay non poteva certo negare che fosse vero.
- Come te no di sicuro! - Ramon si tenne stretto quell'ammissione con uno sguardo brillante e languido. Kay distolse il proprio e sospirò limitandosi a scrivere un sms a Marcel che aveva sotto 'regina' perchè spesso si comportava come una diva.
A quel punto tanto valeva affrontarlo di persona. Sapeva che non l'avrebbe presa bene, ma il tempo passato con Ramon era stato incredibilmente piacevole ed anche se era sul chi vive, non poteva negare che si fosse divertito oltre che coinvolto nella creazione.
'Abbiamo fatto tardi a comporre e non ho visto l'ora, scusa...'
Marcel non rispose e Ramon tornò ad ipnotizzarlo con il suo troppo splendido umore.
Era presto per provarci sul serio, adesso doveva solo catalizzare la sua attenzione su di sé e farlo suo con metodi più che normali e semplici, poi quando sarebbe stato suo sul serio, avrebbe attaccato come si doveva fino a renderlo dipendente come lo erano sempre stati tutti gli altri.
Ce l'avrebbe fatta anche con Kay. Ne era certo.


//Ramon quel giorno sta quasi bene, sorprendentemente bene per i suoi canoni. Il che vuol dire che ha voglia di alzarsi dal letto e provare a mettere qualcosa di insano nello stomaco.
Sta così bene che mentre mangia qualche avanzo di cibo che gli farà sicuramente male, apre la televisione. Magari vedere quanto è disastrato il mondo rinforza il suo buon umore.
In effetti vedere le tragiche notizie altrui nel telegiornale, gli fa capire quanto non è il solo a star male e che forse c'è qualcuno che sta quasi peggio di lui.
Quasi.
È ovvio che nessuno è peggio di lui perchè è autolesionista e gli autolesionisti sono peggio di chiunque altro. Perchè sono loro che si fanno male e stanno bene solo quando si fanno male.
Però alla fine delle notizie di cronaca passano quelle di arte e spettacolo e devono per forza pubblicizzare il prossimo concerto in città di Marcel. Così Ramon butta per terra quello che aveva nel piatto, lo rompe e sputa quello che aveva in bocca. Dopo di che chiude la televisione e mette tutto all'aria in cucina. Si sente impazzire, si sente carico di un odio pericoloso.
Se solo lo avesse davanti. Se solo potesse vederlo ancora... lo ucciderebbe. Ne è certo.
Come osa quello esistere e avere ancora successo? Sapeva che sarebbe andata così, ma lo odia lo stesso.
Così tira fuori il suo cofanetto, l'unica cosa che tiene bene, e si prepara una striscia che tira. Così per un po' tutto torna sopportabile.
Se non funziona nemmeno quello ci sono altre soluzioni. Come l'alcool. Come droghe più pesanti. Come tagliarsi.
Mentre l'estasi arriva, sbatte la testa di proposito contro lo spigolo e si sente la fronte pulsare, sanguina? Si forse. Che bene. Finalmente quello se ne è tornato all'inferno, dove deve stare.
Ci sono altri modi per stare come lo faceva stare lui, ci sono alti sistemi per provare quelle stesse cose. Solo che non c'è più un orgasmo, dopo il dolore che si procura da solo; con Marcel c'era l'orgasmo, dopo il dolore, dopo i suoi pugni.

**
Non era una cosa che aveva una logica obiettiva, aveva senso solo per Ramon, per tanto lui sapeva come ottenere ciò che voleva.
Marcel sapeva che era sbagliato quello che facevano e nei rari momenti di lucidità cercava di smetterla e di non farlo più, però quando si rifiutava, quando Marcel cercava di trattenersi, Ramon lo provocava spingendolo a farlo.
- Sei una merda, sei così debole che non ti voglio! Vattene! Se sei così frignone non ti voglio! Non sei capace nemmeno di scoparmi! Non ti voglio, sei finito, sei un incapace! Non sei degno di scoparmi, non sei degno di guardarmi, non sei degno di niente! Osa toccarmi e ti distruggo! -
- Ramon, smettila, non possiamo andare avanti così! Ci sono anche i modi normali di stare insieme... perchè dobbiamo fare così? -
Marcel ci provava, ma era al limite dell'astinenza e non sapeva nemmeno lui bene cosa gli mancava davvero. Fare sesso con lui, stordirsi con qualche sostanza. Cosa?
Però Ramon non mollava. Lo spingeva fuori casa e gli diceva di smetterla e di non farsi più vedere, spariva per qualche giorno e quando Marcel tornava lo respingeva sempre. Così quando non ce la faceva più, come che dovesse avere in lui la sua vera dose di droga, entrava con la forza e cominciava a dargli quello che voleva.
Marcel era alla disperata ricerca del proprio controllo.
Cercava di farcela perchè l'ultima volta l'aveva ridotto male.
Ramon voleva farsi picchiare perchè era autolesionista, però lui per quanto sul momento perdesse la testa, poi se ne pentiva perchè non era così davvero e se lo era non si piaceva. Dopo averlo visto ridotto in quello stato, aveva vomitato.
Così si era deciso a far violenza su sé stesso.
Ramon non l'aveva presa bene ed aveva deciso di lasciarlo di nuovo, Marcel era tornato ma non l'aveva picchiato come le altre volte, perchè anche se lo insultava e lo tirava oltre i limiti della follia, quella volta Marcel voleva rimanere saldo.
Faticava perchè sentiva i suoi insulti ed i suoi rifiuti e la vena gli pulsava.
La vena del cervello.
- Tu non sei niente, senza di me! Io ti ho costruito solo per divertirmi, ma non mi diverti più! Hai fatto tutto questo per me, ma a me di te non fotte un cazzo quindi o mi dai quello che sai che voglio o te ne vai a fanculo per sempre! Come te ne trovo quanti ne voglio! -
- Lo sai che non ne trovi o non romperesti il cazzo sempre a me! Tu fai tutto questo perchè vuoi me e solo me! - Aveva provato a ragionarci impuntandosi, ma Ramon non aveva ascoltato ragioni, non erano arrivati da nessuna parte. Con nessun sistema.
Quando la volta dopo aveva trovato Ramon a letto con un altro era finita.
Lì il labile controllo di Marcel era svanito e dopo aver cacciato malamente il ragazzo, si era impegnato per cambiare i connotati a Ramon.
Non era il tradimento in sé, era l'idea che lui per Ramon si era distrutto, si era ridotto ad essere un mostro perdente che si odiava, faceva veramente vomitare perchè dovevano fargli tutto gli altri, se non si drogava non stava in piedi, aveva preso la sua mentalità, aveva accettato le sue idee, aveva fatto di tutto per lui, gli aveva detto di farsi un personaggio ambiguo e l'aveva fatto, aveva detto di rovinarsi e l'aveva fatto. Aveva fatto qualunque cosa, anche il peggio del peggio e per lui davvero non contava niente. Non era mai contato.
Aveva solo giocato a fare Dio con lui ed anche ora era andato con un altro solo per avere quello.
- E' questo che vuoi? È questo, eh? Se è questo te ne do quanto vuoi! Mi hai rovinato, sono un mostro, mi odio, sono un perdente ed io ho fatto tutto per te, ho dato tutto perchè ti amo, perchè volevo essere come tu volevi, volevo che mi amassi! E a te non fotte un cazzo, non è mai importato un cazzo! Fai tutto per questo! Perchè il dolore ti fa sentire vivo! Sei morto, sei morto dentro e succhi la vita agli altri e quando non ne hanno più ti fai picchiare perchè così ti senti ancora vivo! Ti piace! Godi così! Tu sei malato! Sei malato e mi hai avvelenato! Se è questo che vuoi te lo do, mi amerai ancora dopo? Ti piaccio se faccio così? - Dopo l'ennesimo pugno si era fermato, Ramon era stremato, una maschera di sangue e respirava a fatica ma sorrideva, era come in estasi, come se avesse un'apparizione. Stava davvero bene.
Davvero si sentiva vivo solo in quel modo.
Marcel vide la follia più nera nel suo sguardo e coprendosi il viso con le mani le cui nocche erano insanguinate, scosse il capo e indietreggiò nel panico mentre non sapeva come tornare, come calmarsi.
Quando lo riguardò era ancora lì e stava bene. Picchiato a sangue ma soddisfatto. Ramon allungò un braccio verso di lui, voleva che venisse su di lui e visto che non si avvicinava, visto che rimaneva a fissarlo inorridito e sconvolto, cominciò a toccarsi da solo per invogliarlo.
- Avanti... - Marcel capì quanto davvero fosse malato sin nel profondo, quanto senza speranza di salvezza fosse, quando lo vide che si eccitava.
Ramon ora si sentiva di nuovo vivo ed era eccitato e voleva fare sesso.
Fu lì che Marcel capì che se fosse rimasto con lui l'avrebbe ammazzato e poi si sarebbe ammazzato a sua volta.
Scosse il capo e chiuse.
Chiuse a quel punto.
- Tu sei malato e mi hai ammalato. Sei un virus schifoso ed ora sono schifoso anche io. Ma ho chiuso! Con te ho assolutamente chiuso! Non me ne fotte quanto male starò, magari morirò d'overdose, ma non diventerò il tuo killer. Se vuoi morire ucciditi da solo! Sei un vigliacco! - Furono queste le ultime parole che gli disse.
Dopo per Ramon cominciò un nuovo tragico tremendo inferno. \\