CAPITOLO IX: 
IL BENE DELLA VITA 

I sorrisi di Ramon erano molto belli, avevano un che d'accattivante che li rendevano erotici, non erano gioiosi e splendenti, però erano belli perchè gli davano comunque un tono diverso dal solito. 
Ramon non era vecchio, ma si trascurava parecchio per cui sembrava più grande dell'età che aveva. Gli si erano ingrigiti molto presto, i capelli, e se li tingeva solo quando era in qualche fase positiva. 
Ora li aveva quasi del tutto grigi. 
Quando Kay aveva saputo la sua età, nemmeno 40 anni, ci era rimasto secco perchè gli avrebbe dato almeno 10 anni in più. Spontaneamente glielo aveva detto e Ramon si era messo a ridere. 
- Mi piace confondere la gente, per questo non mi tengo molto bene. Così uno non capisce la mia vera età. Ed anche come atteggiamenti, ad esempio, faccio in modo che non si capisca la mia sessualità... - 
Kay voleva farsi serio e affrontare il discorso, ma non poteva per cui cercò di rimanere su un interesse vago. 
- Ti piace essere ambiguo? - Chiese mentre prendeva il quaderno su cui dovevano scrivere il testo che ancora non c'era. 
Ramon continuava a riempire i loro momenti insieme di parole ed era difficile scrivere. 
- Sì, perchè in verità tutti siamo luce e tenebre, buoni e cattivi, per cui l'ambiguità in realtà è verità. La gente si pone prevalentemente in positivo od in negativo, a seconda della parte che sceglie di seguire. O si dimostra etero o gay. Però alla fin fine tutti abbiamo tutto in noi, scegliamo per certe ragioni. Solitamente è porci nei confronti della società che richiede un certo genere di persone. Per omologarci. Però c'è chi sceglie la parte più comoda o che l'attira di più, che può essere la negativa. In realtà, però, siamo entrambi e orientarci verso una delle due è un torto che facciamo a noi stessi. Ipocrisia. Falsità. Sono molto più vero io che sono ambiguo, di te che, per fare un esempio, ti poni come una persona positiva, buona e felice. Di me cosa capisci? - Kay era di nuovo risucchiato nel vortice delle sue parole, erano considerazioni e concetti interessanti e lui li rendeva ancor più interessanti per come ne parlava, con passione, sapendo cosa diceva. 
- Beh... non molto... non saprei... sembri una persona un po' triste e malinconica, però sai anche essere allegro ed entusiasta... - 
Ramon sorrise orgoglioso. 
- Precisamente. Perchè in me albergano sia una cosa che l'altra. Perchè ne dovrei scegliere una? Ora ti sembro sia felice che triste, non è che ho scelto la felicità perchè mi piace stare con te. Li vedi i miei occhi? - Kay capiva dove voleva andare a parare ed era d'accordo per quel che lo riguardava, ma non del tutto sul discorso generico. 
Si perse nel suo sguardo sottile sempre un po' demoniaco. C'erano molte cose in quello sguardo scuro, ma una prevaleva sulle altre. 
- Sono comunque tristi anche quando sorridi. - Ramon di solito a quel punto chiudeva e cambiava argomento gestendolo a piacimento, ma lì si sentì sorprendentemente di proseguire. 
- Perchè sono triste. Però a volte sono felice, a seconda di quello che vivo. Però sono sempre triste. - A Kay venne spontaneo chiederglielo, gli interessavano le persone per cui quando vedeva che qualcuno aveva qualcosa che non andava, si avvicinava e cercava di far per lui quel che poteva. Era una sua predisposizione naturale. 
- Perchè sei sempre triste? La vita è anche bella, non è solo brutta. Il mondo è pieno di cose belle, oltre che brutte... - 
Ramon sapeva che lui la vedeva così, voleva capire come faceva a prendere solo il bello se comunque esisteva anche il brutto. Voleva essere un po' come lui, stare un po' bene. 
- Perchè tu sei felice? Ci sono anche cose brutte, oltre che belle, là fuori... - Gli rigirò abilmente la domanda e Kay rimase colpito. Batté gli occhi spaesato e rispose senza rifletterci molto, parlando ad istinto. 
- Perchè è facile vedere il negativo, però esiste anche il positivo, solo che ci si deve sforzare di più. Si fa molta più fatica a vivere con positività, ottimismo ed essendo felici, che il contrario. È molto più facile essere negativi, pessimisti e tristi. Perchè viene molto più spontaneo. Le cose brutte fanno molto più notizia e anche un gran male. Ma c'è il bene, c'è il bello. Solo che è nascosto, ma quando lo vedi ti riempie molto ma molto più del male. - Ramon era catturato dalle sue parole come non lo era mai stato in vita sua dalle parole di nessun altro. 
Erano cose vere, dopotutto. Però lui non ci aveva mai pensato, non le aveva mai viste. Voleva poter essere come lui, voleva riuscirci ma non aveva idea di come si potesse fare. 
- Io non riesco a vederle, queste cose belle. - Disse piano senza abbassare lo sguardo, gli occhi incatenati uno all'altro e quella tristezza in quelli di Ramon, belli a modo suo, infiniti. Persi. 
- Perchè non le cerchi... - Fece altrettanto piano Kay, delicato per non rovinare quel piccolo momento confidenziale. 
- Le cerco ma... - Kay scosse la testa. 
- No, non le cerchi. Non so perchè, non so niente di te, perchè sei arrivato a questo punto. Sicuramente hai sofferto molto. Però tu non le cerchi. Non so se sai che ci sono o se pensi che non esistano. Però il doppio, come dici tu, esiste anche in natura, non solo nelle persone. Quindi se noi siamo buoni e cattivi, anche la vita, il mondo là fuori è sia bello che brutto. - Era logico, sensato e vero. Ramon sapeva che non poteva ribattere, odiava darla vinta a qualcuno, ma lì in effetti non c'era niente che potesse contraddire. 
Rimase in silenzio, si stava facendo gestire e ne era turbato. Era anche la prima volta che si sentiva così. 
Kay non poteva uscire dalla sua vita, non poteva. 
- Perchè non scrivi queste cose nella canzone? - Disse poi riuscendo ad evitare di parlare di sé. 
Kay lo notò però l'idea era molto buona e si illuminò. 
- Beh, mi sembra davvero una splendida idea... - Ramon sorrise al suo sorriso, si sentiva meglio. 
- Sei unico. - Disse poi rendendosi conto che il proprio stordimento era il preludio di qualcosa di positivo, finalmente. Ma positivo sul serio. 
Quale potere aveva Kay? 
Arrivava nella vita delle persone e le aiutava, come ci riusciva? Non faceva niente di particolare, nessuna psicanalisi sulla vita passata della persona che incontrava, nessuna terapia d'urto, nessun sistema speciale. 
- E perchè mai? - Chiese allegro e ridendo, era illuminato nel suo sorriso. 
Ramon ci si stava perdendo sempre più. 
- Perchè hai portato il sole qua dentro che non c'era, non c'è mai stato. Non ho mai pulito sul serio questo posto... l'ho pulito solo per te... - 
- Io non ho fatto niente. - Disse onesto. Ramon gli mise una mano sulla guancia liscia, avvicinò il viso al suo e l'osservò come poteva guardare una cosa a lui molto cara che voleva proteggere. Non aveva mai avuto quello sguardo. 
- Tu sorridi e sei felice e lo sei così tanto che lo trasmetti a chi hai davanti. Non devi fare niente, solo continuare ad essere come sei e a non allontanare le persone. - Kay trovò quelle parole molto belle, gli occhi gli divennero lucidi perchè se poteva aiutare gli altri solo con la sua presenza, era bellissimo. Ingenuamente si dimenticò le mille raccomandazioni di Marcel, convinto che fosse solo scosso per quella piccola mano che in qualche modo gli stava dando. 
Così Ramon riuscì ad avvicinarsi fino a sfiorargli le labbra e accarezzarlo con le proprie. 
Kay trattenne il respiro e si irrigidì immediatamente per poi posargli le mani sul petto e spingerlo cercando di non essere brusco. 
Ramon non insistette così lui non si spaventò. 
- Scusa. - Disse con la sua voce bassa e roca, molto affascinante. - Mi sono fatto trasportare... siccome mi hai fatto provare sentimenti ed emozioni positivi, mi son fatto prendere sul serio... - Kay poteva capirlo, sperava solo che non l'avrebbe rifatto perchè altrimenti sarebbe dovuto andare via e troncare tutto e lui ci teneva a finire quella canzone che si prospettava più bella delle altre. 
- Va bene... però ti chiedo di... - Ramon alzò le mani in segno di resa. 
- No non lo rifarò più, giuro. - Ma non era uno che giurava sul serio. 
- E' che sono impegnato, sono innamorato di questa persona, per me ora non esiste nessun altro. - Ramon poteva fare il polemico e cominciare a parlare del fatto che l'uomo era per natura uno che tradiva, però sapeva che poi Kay si sarebbe innervosito ed avrebbe rovinato tutta la bella atmosfera che c'era... 
- E' bello... è molto bello essere innamorati... - Disse mentre Kay prendeva di nuovo il quaderno, lo apriva e cominciava a fare dei ghirigori sulle pagine bianche. L'espressione intenerita nel pensare a Marcel. 
- Lo è... tu non lo sei mai stato? - Chiese per fare conversazione e capire qualcosa di più di quel grande mistero che era Ramon. 
- Non lo so, ho avuto molte storie, alcune anche importanti... però non credo fosse amore. Sono finite, no? - Kay non osava più guardarlo, aveva paura di farsi fraintendere come era successo prima. Prima l'aveva baciato perchè avevano parlato di cose intime guardandosi negli occhi, lui lo faceva con tutti, ma se Ramon reputava la cosa come un avvicinamento ulteriore, era meglio evitare. 
Guardava in basso quel che disegnava senza accorgersi di cosa faceva. 
Un viso. 
- Non lo so se l'amore finisce. Se finisce era amore? Alcuni dicono di sì, altri no. Io non lo so, ho avuto alcune storie però non mi ero mai innamorato... come ora... ora lo sono... lo sono come un pazzo... per me lui... non so, sento che è la persona della mia vita. Poi magari non è così, chi lo può sapere. Ma adesso quello che sento è questo. Non farei mai niente che possa ferirlo, non riesco a pensare che a lui. Per me è tutto. Sento che per lui potrei fare tutto, anche vivere sott'acqua per sempre, sopportare ogni difficoltà, tutte le sue tenebre. Potrei smettere di respirare e non mi importerebbe. Sono disposto a tutto per lui, gli darei tutto, il mio cuore stesso. - Ramon si sentì fortemente invidioso di questa persona, gli occhi lucidi. 
- Glielo hai già dato. - Kay alzò lo sguardo svelto e lo vide con un'espressione molto dolce, pulita, semplice che non gli aveva mai visto. Ramon stesso non l'aveva mai avuta per nessuno. Aveva il mento appoggiato nel palmo e sorrideva addolcito, perso per Kay, per le sue parole, per quel bellissimo sentimento di cui parlava che non aveva mai provato ma che un po', forse, cominciava a capire. Glielo stava dipingendo così bene che non capire sarebbe stato proprio da ottusi. 
Kay sorrise sia per quella sua bellissima espressione luminosa, che per quello che gli aveva detto. Aveva già dato il suo cuore a Marcel. Era così, era vero. 
Lo amava. 
- Hai il sole dentro anche tu, non serve che lo prendi dagli altri pensando che non ce l'hai. Secondo la tua teoria hai sia la luce che le tenebre. Perchè vivi solo per le tenebre? - Era ovvio che fosse così, si vedeva immediatamente. Ramon, spaesato da quella domanda improvvisa e personale, non riuscì ad evitare la risposta. 
- Perchè ho conosciuto solo le tenebre. Anche se so che c'è la luce da qualche parte non riesco a tirarla fuori da solo. - 
- Ma ce l'hai. - 
- Non lo so. - 
- C'è... il sole è dentro ognuno. - 
- Non in me. - 
- Sei tu che hai detto che tutti hanno tutto. - 
- Lo so però se la tua vita ti porta solo schifo e merda la luce rimane soffocata dalle tenebre. - 
- Però adesso non c'è più quello che ti ha fatto soffrire tanto, no? - 
Ramon abbassò gli occhi per la prima volta per primo e fece un'espressione molto sofferta e tormentata, sull'orlo delle lacrime che non sapeva se aveva nemmeno mai versato. 
- No certo... i miei sono morti, quindi... - Kay capì che probabilmente i suoi lo maltrattavano o qualcosa del genere. Del resto per essere così come aveva detto Marcel, e comunque così triste come appariva con lui, doveva aver vissuto qualcosa. 
- Lo vedi? - 
- Però di certe cose non ti scrolli mai... dei genitori che ti picchiano... uno che abusa di te fino a violentarti... quando incontri una serie di persone che fanno a gara a farti più male che possono, come pensi che vada? Dove la vedi la luce? Come fa ad uscire? Io credo che ormai sia rimasta soffocata. - Si stava aprendo, gli stava dicendo sempre più di sé. A Kay si stringeva il cuore capendo che oltre ai genitori aveva avuto una persona ad abusarlo. Come si poteva superare quelle cose? Era vero. Possibile che non avesse mai incontrato persone positive capaci di aiutarlo, oltre che ferirlo? 
- E mai nessuno ti ha aiutato? Nessuno ti ha portato un po' di positività? - 
- Gli unici che mi stavano vicino erano quelli schizzati, con qualche marciume dentro come me. Quelli buoni, quelli positivi come te, scappavano tutti. Nessuno di loro è mai stato capace di starmi vicino, sono scappati tutti, tutti. Anche tu volevi scappare. Ho dovuto insistere. - Kay si sentì un verme strisciante, voleva dirgli che ci avrebbe pensato lui, ora. Però non poteva per troppi motivi ed il numero uno era Marcel. 
Pensandoci guardò cosa distrattamente stava disegnando e sgranò gli occhi accorgendosi che quello era lo sguardo e la forma del viso di Marcel. Con abilità riuscì a cambiargli subito i connotati fino a trasformarlo in qualcun altro. 
- Però non cerchi. Non cerchi la luce, il sole, la positività. Aspetti che ti arrivi ma visto che, come dici tu, spaventi e non viene nessuno, rimani solo e basta. Devi uscire e cercare la positività. Vedrai che troverai il sole, il tuo sole. - Smise di disegnare e alzò il dito in modo da farsi ascoltare, lo sguardo risoluto. - Però sappi una cosa. Il sole ce l'hai ancora, dentro di te. È ben nascosto, ma c'è. Cercalo. Fidati. Ce l'hai. Tutti ce l'hanno! - 
Ramon ormai era perso e forse per la prima volta innamorato. 
Non poteva lasciarlo andare. 

//Marcel non risponde ai suoi sms, è convinto che sia la cosa più sbagliata, così anche quando Kay lo chiama, lui non tira su e lo lascia suonare. Guarda il telefono che squilla e ci sta proprio male, si sente stretto in una morsa interiore che è come una tortura. Vorrebbe rispondergli, è la cosa che vuole di più ed è sconvolgente perchè dopo Ramon è la prima volta che non vuole solo affogare nel bere o uccidersi con la droga. 
Però sa che poi se lo rivede e magari si frequentano, alla lunga va male, va male perchè lui ha il mostro dentro e rischia grosso, potrebbe uscire in un qualunque momento. Le coppie litigano, alla prima potrebbe finire picchiandolo. 
Sa che dovrebbe parlarne con uno esperto che magari lo aiuta, ma pensa solo che lo riempirebbe di psicofarmaci e per quelli ci pensa già da solo. Se la cura è quella si sta già curando. 
Non sa nemmeno lui come affrontare la cosa. 
Per cui si limita ad isolarsi e a concentrarsi sulla musica, anche se è sempre più un trascinarsi. 
Quel giorno vorrebbe davvero risentire la sua voce. Si è messo ad ascoltare le sue canzoni. 
Ha una voce dolce, forte, alta ed acuta, a tratti sottile, altri corposa. La gestisce molto bene. È molto esteso. Però gli piace il modo di interpretare e vivere le sue canzoni. È anche molto allegro, trasmette una fortissima gioia mentre canta, si percepisce tutto il suo amore per la vita e per la musica. 
È una persona folle. In ogni video e concerto si concia in modo assurdo, pieno di colori e con abiti bizzarri, voilant, pailette e glitter. I suoi capelli ricci gli incorniciano il viso dandogli un'aria davvero incontrollata, però ha i lineamenti dolci e delicati, gli occhi un pochino allungati ma grandi e sinceri. 
Non lo può sporcare. 
Un criceto. 
- Perchè ci penso tanto? Perchè? L'ho incontrato una volta, ci ho provato, mi ha respinto, che diavolo c'è? Perchè è bravo? E allora? Tanti lo sono! - Parla da solo per capirsi meglio, ma non arriva comunque a nessun punto ed alla fine si arrende. Lascia stare e cerca qualcosa per tirarsi su, sente che sta venendo una crisi e deve partecipare ad un programma. Non sa chi sono gli altri ospiti e nemmeno di cosa si tratta, deve fondamentalmente cantare e poi stare lì dove gli hanno detto per poi rispondere a delle domande. 
- Dove diavolo sono?! - Non ha ancora la crisi ma ha paura che poi gli venga. Si accende una sigaretta che tiene fra i denti e non fuma nemmeno mentre butta tutto all'aria nel suo camerino. Non c'è, non c'è! Come è possibile che non ci sia niente da tirare o da mandare giù? 
Il nervoso sale molto ed il telefono torna a suonare. 
Kay. O dovrebbe dire Mikey visto che l'ha segnato sotto quel nome? 
Seccato mette giù e manda tutto al diavolo. 
Ce la può fare per la durata del programma, ma dopo? E se durante si mette a tremare come un idiota? 
Sente il cuore andare sempre più veloce, è terrorizzato, suda e si guarda allo specchio. È pronto col trucco a posto ed i capelli perfettamente sparati in ogni direzione, non può sudare. 
Si morde le labbra e dà pugni al tavolo davanti allo specchio. A quel punto vengono a chiamarlo e impreca ancora. Deve andare, non ha scelta. 

Quando lo vede gli viene un colpo. 
L'unica persona che gli ha tolto l'idea fissa di Ramon, e non ha nemmeno idea di come abbia fatto, è lì insieme agli altri ospiti in attesa di entrare ed essere presentati. 
Non ci può nemmeno credere. 
Marcel si paralizza ed improvvisamente smette di tremare come una foglia, il nervoso scema e tutto diventa una specie di sogno, è ovattato e non prova niente di preciso. 
Respira a fondo e si riscuote quando qualcuno gli mette le mani addosso per sistemargli il microfono. 
Quando torna a girarsi lui è già in scena. Sente i tecnici contare e poi dargli l'ok per entrare a sua volta, così lo fa ed i due finalmente si possono guardare. 
Marcel non ha ancora la minima idea di che cosa sia quel programma, sicuramente qualcosa sulla musica. Come è possibile che su tutti i miliardi di cantanti che ci sono, loro due siano finiti insieme? 
“Era questo che voleva dirmi, allora...” Pensa mentre lo vede sorridere radioso e felice come se non l'avesse ignorato come uno stronzo. Perchè è così felice di vederlo dopo settimane che non risponde al telefono, dopo che gli aveva promesso di farlo? 
Per Marcel è un mistero, ma lo vede che è onestamente contento ed alla fine viene distratto dal presentatore e da quel che deve fare. 
Kay è comunque una forza della natura, lo vede cantare dal vivo e si scompone come un disgraziato per la canzone folle che canta, qualcosa di super allegro pieno di positività. Salta e si agita ed è sorprendentemente bravo, oltre che energico. 
Anche le risposte alle domande sono fuori da ogni logica. 
Kay è una perla rara. Fa ridere ad ogni cosa che dice. È di quel genere. 
Il genere che vorresti assolutamente avere per te e te soltanto perchè con lui sai che dimenticheresti ogni male. 
Lo sai. 
“Però il male glielo darei io. Non sarò come Ramon. Non lo sarò!” 
Il programma finisce, l'astinenza arriva anche se è stato mentalmente occupato dallo stordimento per aver rivisto Kay in quel modo, sul finale si è messo a tremare e a sudare ma per fortuna non in modo vistoso, si era già esibito ed aveva già risposto alle sue domande, quindi non lo inquadravano. Appena c'è il via libero si toglie di corsa il microfono di dosso e corre via, sgusciando da Kay che cerca di fermarlo. 
Non può parlargli, non può vederlo. Come si fermerebbe? 
E poi è in crisi d'astinenza, deve trovare qualcosa per farsi. È pietoso, non può vederlo in quelle condizioni. 
“Sì certo, però la prima volta ti ha visto mentre tiravi, eh?” 
- Zitto, non è la stessa cosa! Una crisi d'astinenza è la merda peggiore a cui uno possa assistere! Tirare una striscia è un cazzo! - Marcel parla con sé stesso e quasi grida mentre si chiude nel camerino. Dovrebbe cambiarsi, struccarsi e andarsene, l'assistente lo aspetta per portarlo a casa ma se esce ora andrebbe a sbattere contro chiunque, non può farsi vedere così. Dannazione, come ha fatto a fare i calcoli così male e a non portarsi dietro niente? 
Si strofina ripetutamente il viso che suda sempre più copiosamente, si annerisce tutti gli occhi e le guance, è spaventoso, si tira anche i capelli e si apre la maglia perchè si sente soffocare. Come fa? 
Deve trovare qualcosa. 
Dove sono tutti i suoi assistenti che gli danno le cose per evitare queste situazioni? 
Pensavano che per un programma potesse cavarsela da solo. Di solito lo assistono nei concerti. 
Adesso c'è solo uno che lo aspetta per andare a casa e prima c'era la truccatrice. Si sceglie da solo i vestiti che, sempre l'assistente, gli sistema nel camerino. 
Ora è solo e non sa come fare. 
Alterato, respira ed ansima ed alla fine si butta sulla branda, si rannicchia tutto, le ginocchia contro il petto e dondola avanti ed indietro nel panico, cercando di capire come fare. 
Si sente morire. Sta davvero male. 
La porta si apre in quel momento e si illumina sperando che sia il suo assistente, magari ha qualcosa. 
Però quando vede Kay la scarica di 20000 volt non funziona a calmarlo, anzi. 
Si gira di schiena e appoggia la testa al muro. 
- Vattene, sto male! - Ruggisce. 
Kay ci rimane male, come ci è rimasto male prima quando è scappato così e quando gli ha messo giù il telefono e non gli ha mai risposto. 
Ci è rimasto male, malissimo. 
Però entra e chiude la porta dietro di sé, si fa forza e si avvicina. 
Sa cosa gli succede, è stato chiaro appena lo ha visto in viso. 
Così disfatto, sudato, allucinato. 
- Marcel... - Lo chiama piano cercando di essere dolce. Lo è molto bene. 
Marcel scuote la testa, lo sente avvicinarsi, non può deve andarsene. Il mostro è davvero in agguato, ora. 
- No Kay... ho una maledetta crisi e non sono un bello spettacolo... non ho niente per calmarmi, cazzo... sto morendo... lasciami solo... - Kay è paralizzato dietro di lui, non sa cosa fare, sa solo che non può lasciarlo in quelle condizioni. Non è nemmeno il momento di chiedergli spiegazioni sulla sua sparizione. 
Lo vede tremare così tanto che pensa che magari ha solo bisogno di essere fermato. 
Non sa che altro potrebbe fare, così si siede nella branda insieme a lui, più una specie di divano che altro, si mette nella sua stessa posizione verso il muro, raccoglie le gambe sotto di sé e gli prende le spalle. Lui si irrigidisce e scuote la testa come un pazzo. 
- No no no lasciami, non puoi vedermi così... - Dice agitato a denti stretti. 
Kay insiste e lo gira verso di sé, lo guarda. È davvero spaventoso, il nero del trucco su tutto il viso pallido e sudato, gli occhi allucinati. 
Chiunque scapperebbe e Marcel è convinto che ora lo lascerà. E Kay in effetti si alza, Marcel scuote la testa e sente un dolore lancinante dentro. Per un momento aveva smesso di respirare e forse la crisi era sopportabile, quando l'aveva toccato e guardato. Ma si vergogna troppo, quindi è meglio che vada via. Fa così schifo. 
Quando lo risente il respiro torna a mancargli, di nuovo le sue mani che lo girano di lato, gli si siede davanti e con una mano sul mento che gli tiene fermo il viso, con l'altra lo pulisce con una salvietta struccante. Gliela passa sul viso e tira via tutto il nero, poi ne prende un'altra e continua, continua fino a che, con calma, cura ed addirittura amore, gli ha tolto tutto. 
- Ora va meglio. - Dice con un sorriso dolce dei suoi. Prima era così scalmanato ed ora guarda quanto è dolce. 
Marcel si perde. In lui, nei suoi occhi castani dai riflessi verdi, così grandi e puliti. Ha un tocco di felicità sempre presente. 
C'è il sole in lui. 
Come fa? Come ci riesce? 
Marcel se ne accorge con un secondo o terzo treno. 
Ha smesso di tremare. La crisi è meno forte. 
Si è totalmente distratto da lui, dai suoi modi sorprendentemente premurosi e dal suo viso dolce. 
- Perchè lo fai? Mi hai visto una volta mentre tiravo, ci ho provato con te e ti ho spaventato, ti ho detto che ti avrei chiamato e non solo non l'ho fatto, ma non ti ho risposto quando lo facevi tu, sono sparito come uno stronzo e prima sono scappato evitandoti. Ora entri e mi vedi in una crisi d'astinenza allucinante, sono sporco e schifoso e tu mi pulisci. Come puoi? Perchè? Perchè diavolo lo fai? Dovresti essere schifato da me. - 
Kay lo lascia parlare a mitraglia, poi, quando finisce, gli dà una bottiglia d'acqua e lo fa bere. Marcel beve. Sembra che sappia cosa fa. 
- Il segreto è distrarre la mente, farti concentrare su qualcos'altro, allora la crisi si attenua un po'. Però non devi tornare a pensarci, continua a rimanere su questa distrazione. - Marcel è totalmente nel caos, non riesce a ragionare nel complesso con lucidità, ma solo su un piccolo fattore limitato, mette a fuoco una cosa per volta ed ora mette a fuoco Kay. E nel metterlo a fuoco, nel capire che è lui la sua distrazione dalla crisi, non resiste perchè è arrivato e l'ha tolto dalla merda in cui era. 
Così lo prende per le braccia e lo bacia. 
Sa che non vuole che avvenga così, però non può evitarlo. 
Non ci riesce. 
Lo sta aiutando, ci sta riuscendo sul serio e non dandogli un'altra dose. Cerca di sostituirsi alla droga, sa che è una cosa momentanea, ma per ora funziona. 
Si aggrappa a lui prima di pensare a qualunque cosa. Le labbra sulle sue, gliele apre subito e subito si infila con la lingua, trova la sua e sconvolto risponde, come l'altra volta. Ha sempre l'istinto di rispondere a chiunque lo bacia? 
Quel calore è ubriacante e si aggrappa ad esso, ci si butta dentro a capofitto. Aveva sperato di poterlo rifare, gli è piaciuto dal primo momento. Non è il più bel ragazzo mai visto, è carino ma non è quello. È la sua aura. Non lo sa bene nemmeno lui. Forse è perchè è tanto diverso. 
Il bacio dura davvero molto, perdono la cognizione del tempo, non vanno oltre come l'altra volta. Rimangono solo a baciarsi e Kay lo accetta. Lo stordisce, ma gli piace, sa che forse non sa cosa sta facendo, però non riesce a rifiutarlo. Sperava così tanto di poterlo rivedere ed ora che l'ha rivisto è troppo felice.
Marcel è bello, ma non è quello che l'ha ossessionato tanto.
L'ha attratto su un altro piano, certo, anche sessuale, però dentro ha percepito un mondo molto intrigante. È stato come una calamita. Voleva solo conoscerlo meglio, approfondire, parlarci, rivederlo.
Sono cose che capitano con certe persone.
Quando si separano, Kay appoggia la fronte alla sua e gli prende il viso fra le mani. Tiene gli occhi chiusi ed ansima, il respiro si calma lentamente ed anche per Marcel.
- Scusa, forse non volevi ma... non ho resistito. Volevo tanto farlo. 
Ora Kay è davvero confuso, però sa che anche se glielo chiede non è proprio molto lucido. Il punto è che finché non si disintossica non lo sarà mai.
- Perché non hai mai risposto? - chiede senza separarsi da lui, sa che potrebbe spezzarsi l'incantesimo, così lo tiene contro di sé, apre gli occhi aspettando la risposta. Marcel fa altrettanto e tornano a guardarsi. I suoi sono il nero più oscuro mai visto. È come un tuffo all'Inferno. Kay ne rimane sconvolto, ma si sforza di rimanere su di lui.
- Non sono una buon compagnia. 
- Ma l'altra volta avevi detto che ci saremmo rivisti... 
Cerca di essere facile.
- Sì però non sapevo cosa stavo dicendo. Ti... ti rovinerei, Kay... fidati. 
Kay fa un tenero broncio di chi non è d'accordo, non si muove da dove è.
- Non lo sai. Magari sarò io a migliorare te! 
Non lo dice con presunzione, però è per dargli un punto di vista diverso da quello che ha. Marcel rimane spiazzato da quello che dice. Potrebbe anche avere ragione, dopotutto.
O forse è solo che vuole stare con lui e si farebbe andare bene tutto. Anche quella falsa scusa.
No, il mostro in lui c'è. C'è eccome.
Però adesso sta così bene che è facile dimenticarlo e dirgli di sì. È così facile e lui così fragile, così solo da troppo tempo, è stato così male che vuole solo poter stare bene e quella è la prima cosa bella che prova.
- Ho paura di farti male. 
Kay sorride e gli dà un piccolo buffetto sulla guancia.
- Ehi, ma dobbiamo solo rivederci e basta. Andremo con calma. Tu hai paura e non vuoi correre, io non sono uno che corre... anche se non sembra... per cui che problema c'è? Ci rivediamo senza impegni e vediamo. Non ci stiamo mettendo insieme e promettendo chissà cosa. 
A Marcel questo sta bene o forse si illude.
Però come può rifiutarlo, del resto?
Ha bisogno di lui, lo vuole rivedere sul serio.
Alla fine fa un piccolo timido disfatto sorriso, sfinito. Per Kay è più di quanto avesse osato sperare.
- Mi devi rispondere se ti chiamo, promettimelo. Guarda che vengo a casa tua, eh? 
Marcel sorride malizioso.
- È meglio di no, per ora... 
Kay arrossisce capendo a cosa si riferisce, così si tira su rimanendogli seduto davanti, alza il dito indice davanti al suo viso e risoluto ribatte:
- Però rispondimi! Non ci sono impegni. Solo ci rivediamo. 
Niente impegni, si ripete.
Forse può andare bene. Forse. Non lo sa, ma magari...
- Ti risponderò. - dice poi dimenticando per un momento la propria condizione da perdente.
- Guarda che rimango finché non me lo giuri! - dice Kay battagliero, la luce di divertimento negli occhi, ma risoluto al tempo stesso. Marcel getta la testa all'indietro e ride. È così bella la sua prima vera risata.
- Lo giuro! 
Però Kay non è ancora convinto.
- No, tu sei capace di sparire lo stesso. Mi devi dare qualcosa di tuo che ti serve assolutamente, senza cui non puoi stare. Così per lo meno mi rivedi per questo. 
Kay si guarda intorno cercando qualcosa, ma non sa cosa potrebbe essere a parte il telefono.
Marcel è sempre più sorprendentemente divertito e ridendo lo guarda.
- E cosa ti devo dare? Non capisco un cazzo di quel che faccio dalla mattina alla sera, figurati di quello che ho o non ho! 
Kay fa il broncio.
- Ma qualcosa di cui non fai a meno ci deve essere... 
Marcel ci pensa, poi prende la propria borsa a terra, tira fuori una scatola per occhiali, la apre e glieli dà.
- Ho le lenti a contatto, ma a casa metto gli occhiali da vista. Senza mi bruciano molto gli occhi e mi bruciano anche con le lenti, dopo un po' che le ho. Quindi senz'altro, senza occhiali non potrei stare molto. 
Kay ora si illumina come le luci di natale e se li prende indossandoli. Non che gli stiano male e non sono poi così forti, però se li tira su fra i capelli, i ricci se li mangiano. Sono comunque dei grandi ricci morbidi, non piccoli, crespi e arruffati. Certo ordinati non sono.
Marcel sorride. Ci tiene sul serio.
Poi però glieli mette perché non se lo immagina con quelli addosso.
- Stai bene anche con questi! È pazzesco! 
Marcel è abituato ai complimenti, per cui non gli fanno molto effetto, ma è contento che glieli faccia lui. Se li riprende e se li rimette sulla testa.
- Allora mi dovrai rispondere! 
Così è contento.
Salutarsi così è strano, c'è la promessa di rivedersi, ma c'era anche l'altra volta. Per Kay resta un'incognita che spera di vincere positivamente, però è per Marcel che è diverso. L'altra volta era sicuro che non poteva rivederlo, adesso è diverso, è deciso a farlo.
Non sa cosa pensare e cosa aspettarsi, è spaventato, ma ormai lo vuole troppo, dopo averlo baciato, dopo aver visto che riesce ad aiutarlo... come può? Come può non rivederlo?
Ormai non può rifiutarlo.\\