*Ok,
Eric ha baciato Alan impulsivamente scatenando in lui un enorme caos,
ora Alan è andato da Eric e sono a casa sua per parlare e vedere una
volta per tutte chi è davvero, cosa vuole, cosa prova. Ma di preciso
non sa nemmeno lui come tirare fuori queste risposte, sa solo che Eric
lo può aiutare e vediamo come. Buona lettura. Baci Akane*
11. LA MICCIA INNESCATA
La porta si chiuse all
sue spalle, lui non la notò troppo preso dal caos generale che regnava
in quell’appartamento se tale si poteva definire quel disastro.
Eric avanzò e si fermò
rendendosi conto di non essere seguito, così si girò e lo guardò
meravigliato senza rendersi conto che per lui era normale ma che in
realtà per gli altri no.
- Ehm... convivo con
Laura... - Quella semplice frase illuminò Alan che si mise a ridere
visto l’evidente personalità forte e caotica della donna.
Donna alfa, la potevano definire.
- Non è la regina
dell’ordine... - Commentò ovvio, Eric fu contento di sentirlo ridere
anche se capiva che era solo un modo per allentare la sua tensione.
- La mia camera è
ordinata, ma è il solo spazio che non ho in comune con lei... - Disse
non per invitarlo implicitamente in quella stanza. Alan non lesse
l’ipotetico sottinteso:
- Non sembri disordinato infatti... -
- Non lo sono, ma dopo
i primi tempi che passavo a sistemare di continuo dietro di lei, ho
deciso che non ne valeva la pena. Dopo un po’ ti ci abitui! - Alan rise
ancora sentendosi un po’ meglio per essere riusciti a cambiare
discorso. Non che avessero parlato di QUELLO.
- Scusami se sono
piombato qua così. - Disse quindi Alan tornando al motivo per cui era
lì. Si ricordò di Paolo e della loro discussione, ma più di tutti del
loro piccolo bacio e di come gli mancava qualcosa, alla fine di tutto
quanto.
- Non preoccuparti,
cosa posso fare per te? Forse hai bisogno di sgridarmi e ricordarmi i
nostri ruoli? - Quando era nervoso anticipava, pensava che mettere nel
piatto tutto e subito fosse la cosa migliore.
Alan scosse il capo, ai
loro ruoli non aveva minimamente pensato, più che altro alle loro età,
questo sì. Ma non era lì per quello, non davvero.
Era lì per capire se
Paolo aveva ragione una volta per tutte su quel famoso elefante dentro
di lui, un elefante che aveva pressato in profondità per anni,
consapevole di ciò che faceva.
Stava uscendo,
quell’elefante, ed era il caso di guardarlo prima di fare dei danni
irreparabili a sé stesso e alle persone che erano nella sua vita.
Non sapendo come dire tutto quello, Alan semplicemente prese Eric per le braccia, annullò la distanza fra loro e lo baciò.
Le labbra tornarono
sulle sue per riprendere quel discorso interrotto e mentre Eric, dopo
un primo momento di shock rispondeva schiudendo la bocca per farlo
entrare, Alan corse con le dita sul suo collo fino alla nuca ad
infilarle fra i suoi capelli morbidi e ben pettinati.
In un momento ogni cosa
venne cancellata e spazzata via, tutto si volatilizzò, rimasero solo le
loro labbra unite, le lingue allacciate e quel dolce lento vortice che
li risucchiava in un mondo a parte, dove si poteva dimenticare ogni
cosa, che contava solo il presente ed un bacio, un bel bacio che stava
benissimo lì dove era, sulle loro bocche unite.
Si baciarono a lungo e
quando si separarono rimasero vicini a respirarsi sconvolti, aprirono
lentamente gli occhi come in un sogno e si guardarono confusi.
- Dovevo capire... - Disse Alan non sapendo bene cosa.
- Se ti era piaciuto? -
Ma Eric ci era arrivato da solo. Alan fece un sorriso. - E ti è
piaciuto? - Chiese ansioso, le sue mani timidamente appoggiate sul suo
petto, abbandonato contro il suo corpo.
- Da morire. - sussurrò spontaneo.
- E ora? - Chiese Eric
rendendosi conto che al momento non riusciva a gestire un bel niente,
perché non ci pensava proprio a separarsi da lui.
- E ora se esco da qua
me ne pentirò perché è da una vita che cercavo il coraggio di vivere
questo vero me stesso, questo mio lato che ho soffocato da una vita. -
Eric ancora confuso e
immerso in quell’euforia ubriacante, non voleva capire cosa significava
quello, per cui evitò di realizzarlo e tradurselo. Lo guardò confuso
senza capire.
- Sei gay? -
- Può darsi... - Alan
tornò sulle sue labbra a respirarle, Eric le lasciò aperte per lui,
completamente rapito da lui, dalle sue mani addosso che lo reggevano e
dal suo profumo. - Ma non riesco più a smettere... - Continuò
succhiandogli brevemente il labbro.
- E tu non smettere...
- Rispose ansimante Eric tirando fuori la lingua per riconsegnargliela.
Alan la colse e la fece sua di nuovo, tornando ad unire le labbra in un
altro bacio, più erotico del precedente.
Il resto fu come una miccia innescata, quella tipica miccia da non innescare.
Le mani di Alan
scivolarono sulla sua giacca togliendogliela deciso, corsero poi subito
alla sua camicia e mentre gli apriva i bottoni, la sua lingua gli
impediva di porgli quella fatidica domanda. Nemmeno quando gli sfilò la
camicia e gli aprì i pantaloni si staccò dalle sue labbra, come se
possederle fosse tassativo. Come se ora dovesse possedere il resto di
lui.
Come si poteva arrivare
a quei livelli? Eric era confuso, non aveva mai capito di essere
desiderato così tanto da lui, ma ora era come se non ci fossero muri e
filtri, era come stare fra le braccia di un altra persona, ancora più
bella e splendida dell’altra.
Decise di prendersi
tutto quello che avrebbe potuto, capendo di non avere scelta, di non
poter comunque staccare la spina e rifiutarsi.
In realtà di non volerlo.
Lasciarsi andare con
uno come lui, a prescindere da chi era, poteva essere davvero rischioso
per lui, ma ormai non c’era più scelta e solo quando gli tolse la
maglia in risposta al suo spogliarlo febbrile e frettoloso, riuscì a
fargli quella domandina:
- Sei sicuro? - Chiese fra gli ansimi che pregustavano quel che stava per succedere.
Alan si fermò sulle sue labbra e lo guardò. Lo era? Come poteva esserlo?
- No per niente, ma
facendo quel che ho sempre fatto non ho comunque trovato me stesso. Per
cui credo che sia qua. - La sua risposta era molto più convincente di
qualunque avrebbe potuto dargli al suo posto. - tu lo vuoi? - Chiese
Alan fermandosi con le dita sui suoi boxer aderenti.
Eric gli aprì i pantaloni.
- Se lo voglio? -
Chiese con un sorrisino malizioso. Quello fu il colpo di grazia visto
che era uno degli aspetti che lo aveva tanto mandato sempre fuori di
testa. Quella malizia che traboccava dietro ogni gesto e discorso. Per
non parlare degli sguardi.
- Mi fai vedere la tua
camera ordinata? - Chiese Alan con un pizzico di ironia. Eric ridacchiò
e prendendogli la mano lo trascinò svelto in camera chiudendosi la
porta. Aprì la luce del comodino e spense quella grande, poi prima di
avventarsi sui suoi pantaloni aperti ma ancora su, si sfilò da solo i
boxer e lo fece con una grazia liberatoria, che sganciava i freni che
si auto imponeva per non mostrare com’era realmente.
Poteva mostrare come
era realmente, poteva abbandonarsi fra le sue braccia. Lo guardò mentre
si toglieva pantaloni e slip senza più vergognarsi, senza rifletterci,
solo per poterlo toccare.
- Sei... sei molto più
giovane di me... come puoi volere me? - Chiese poi improvvisamente
mentre lo prendeva per i fianchi appoggiandosi a lui. Eric gli cinse il
collo con le braccia annullando il resto della loro distanza. Gli fece
sentire quanto il suo inguine poteva eccitarsi per merito suo e con
occhi vispi e accesi di voglie, rispose:
- Chiedilo al mio
amico... - Disse riferendosi in modo ironico al suo membro che
strofinato contro il suo iniziava ad indurirsi. Alan sentendolo aprì la
bocca trattenendo un profondo sospiro, perché la scarica d’eccitazione
che provò in quello fu potentissima.
I loro corpi nudi, in
piedi vicino al letto, stretti a strofinarsi uno sull’altro li
trascinarono ben presto nell’universo di prima, quando il bacio aveva
fatto scattare un potente meccanismo a catena.
Eric scivolò dalle sue
braccia per sedersi davanti a lui, trascinò le mani lungo il suo corpo
nudo e arrivando al suo inguine, dopo averlo accarezzato lento e senza
paura, iniziò a leccare la pelle sensibile fino a giungere al centro
del suo piacere. Lo prese in mano e risalì lungo il suo membro e con
Alan in piedi con le braccia abbandonate ai fianchi a guardarlo
shoccato, continuò a portarlo nel viaggio del piacere con sé.
Fu un viaggio erotico,
seducente e dolce al tempo stesso. Un viaggio di cui Alan si era sempre
privato, ma che capiva era ora condotto da qualcuno che nonostante la
giovane età, era sicuramente molto esperto.
Si sentì subito vicino
al picco mentre succhiava la sua erezione ora dura, al punto che lo
spinse deciso per non venire così presto, volendo rimanere lì ancora,
provare altro. Convinto di non avere più il coraggio di rifare tutto
una volta uscito da lì e tornato al mondo reale. Il mondo conosciuto
fino a quel momento.
Ma non poteva sapere che quel mondo, ora, non sarebbe più stato lo stesso.
O meglio, che lui non lo sarebbe più stato.
Una volta stesi sul
letto, Alan ricoprì Eric col suo corpo che non era di quelli possenti e
muscolosi, ma era piacevole e caldo. Lento scivolò ad assaggiare la sua
pelle lattea, le sue linee toniche, il suo fisico allenato così
seducente al solo guardarlo.
Alan aveva fantasticato
su come dovesse essere nudo perché si capiva che era ben allenato e le
foto che aveva visto sul suo profilo con Paolo quel giorno comunque gli
avevano dato un bell’assaggio, ma ora era diverso. Ora quell’assaggio
era più gustoso e completo.
Si perse su ogni
centimetro del suo corpo mentre lo faceva suo con la bocca, fino a
raggiungere il suo inguine e, dopo una normale esitazione, non si tirò
indietro nemmeno su quello.
Posò delicato e
titubante la lingua sulla sua punta, mentre lo teneva in mano
muovendola su e giù. Eric era già sufficientemente eccitato e non ci
volle molto per portarlo ancor più vicino al limite.
Dopo aver esplorato con
la lingua, Alan lo avvolse con la bocca ed iniziò a succhiare come
prima aveva fatto lui, come sapeva che era piacevole per qualsiasi
uomo.
Aveva sempre stonato
qualcosa quando l’aveva fatto con le donne, per questo si ero concesso
poche volte. Perché lentamente aveva capito che qualcosa non andava ed
aveva paura di sapere cosa fosse.
Ma lì, mentre prendeva l’erezione di Eric, trovava conferma lampante di quel che aveva sempre sospettato.
Di quello non aveva repulsione, non gli faceva schifo, non gli stonava nemmeno.
Era così bello e lui lo
era, la sua voce che gemeva, lui abbandonato che si inarcava e spingeva
il bacino verso la sua bocca. Era così bello, così incredibilmente
appropriato ed eccitante.
Non solo per Alan era
come farlo per la prima volta sul serio, per il piacere e le emozioni
incredibili che sentiva, ma anche per Eric perché Alan era così
diverso. Non se lo stava divorando con frenesia, ma lo stava lentamente
scoprendo, si immergeva in lui e lo portava con sé nel suo viaggio.
Capiva che gli stava piacendo e si sentiva importante e lui, così
importante, non si era mai sentito.
Prima di venire glielo
disse chiedendogli ansimante di entrare, così Alan esitando un po’ si
ritirò dubitando un po’ su come fare, o meglio se fosse davvero il
caso. Quando Eric iniziò a penetrarsi con le dita da solo, dopo
essersele leccate, decise che sì, si poteva fare. Anzi si doveva.
Alan così continuò il lavoro al suo posto fino a trovare il coraggio di entrare, giunto anche lui al suo limite.
Gli sollevò le gambe e le piegò schiacciandole contro il suo petto, poi con un colpo deciso e gentile allo stesso tempo entrò.
Non andò del tutto a fondo ed Eric tendendosi, lo implorò di rifarlo più forte.
Alan lo fece e la
seconda volta andò meglio, meno impacciato e con meno riguardi. Una
volta dentro Alan si fermò assaporando le emozioni che si espandevano a
macchia d’olio nel suo corpo, le sensazioni che diventavano elettricità
in un attimo. Iniziò poco dopo a muoversi lentamente e con dolcezza,
fino ad essere più sicuro e farsi trasportare sentendo il piacere
aumentare prepotente.
Lo stesso che strappò via dal suo corpo Eric, che venne per primo mentre completò l’amplesso toccandosi da solo.
Vedendo quella visione
estremamente eccitante e seducente al tempo stesso, Alan aumentò
l’intensità, completamente preso da quel che stava succedendo e una
volta trasportato, venne anche lui.
Il mondo svanì per un
istante mentre si inarcava e si tendeva come un fascio di nervi,
ritrovandosi a tremare e ad avere degli spasmi dal piacere intenso. Non
ne aveva mai avuti così. Mai.
Sconvolto, lentamente
tornò centimetro per centimetro, intorpidito, sconvolto e scosso.
Riusciva a sentire i loro respiri ed i battiti del proprio cuore
impazzito.
L’aveva fatto davvero, non si era risparmiato e non sapeva nemmeno perché sul serio.
L’aveva voluto con
tutto sé stesso nel momento in cui Eric l’aveva baciato. Da lì in poi
era stata una costante certezza che era andata in crescendo, fino ad
esplodere in casa.
Eric si arrampicò sul
suo petto caldo e sicuro, le sue braccia intorno ad avvolgerlo, le
lenzuola sopra di loro. Allungò il braccio verso il comodino e chiuse
la luce lasciando che il buio inglobasse entrambi, cullandoli in una
notte speciale dove fino al mattino non si sarebbero concessi domande e
non si sarebbero dati risposte.
La realtà ed il caos poteva aspettare, per un paio d’ore. Poteva davvero.
Il primo a svegliarsi
fu Alan, abituato a farlo presto. Quel giorno, dormendo in un altro
letto, era stato anche peggio ovviamente. Appena aprì gli occhi ebbe
presto la certezza di essere in un’altra stanza. Il secondo successivo
stava ricordando quello che era capitato e mettendosi una mano sul viso
cominciò a sentire quella voce zittita per tutta la sera precedente.
Una voce che aveva un po’ le sembianze di Paolo perché tendeva ad
essere una sorta di coscienza, anche se lui in realtà non gli faceva
mai la paternale, anzi, tendeva a spingerlo ad uscire dalle righe.
“Sei proprio un idiota
Alan. Sei andato a letto col tuo tirocinante. È un sacco più giovane di
te. E non ti dico quanti anni sono ma lo sai che sono quattordici.
Vergognati. Oltre a questo, è un ragazzo. Un maschio come te. E ti è
piaciuto. Ed un conto era baciarlo per capire te stesso, un altro era
fartelo del tutto. Passi dal nulla al tutto in un attimo. Sei proprio
coerente e sensato, sai? Voi due lavorate insieme, è giovane e
soprattutto hai approfittato del fascino che esercitavi per testare il
tuo vero io. Ed ora? Ora sei contento che sai che sei gay come hai
sempre saputo e che viverti non era un dramma?
Non è un dramma? Oh
andiamo. A me sembra un bel dramma, invece... non c’è storia, non ci
sarà mai. Non è interessato a me, a lui piacciono le avventure perché a
ventisei anni è questo che ti piace. E poi in ogni caso c’è un rapporto
di lavoro. Ora sarà tutto diverso e difficile ed ho rovinato tutto.
Stavo bene con lui, perché fare questo? Perché proprio lui?
Perché era lui a
piacermi da quando l’ho visto, era lui che volevo, lui che mi ha
risvegliato con naturalezza e senza nemmeno farlo apposta. Era lui la
persona.
Adesso che sono sveglio
che dovrei fare? Gli chiedo di farlo altre volte se ci va? No non sarei
professionale. Ma ho paura che... che ne so... che magari fosse solo
lui o magari che ora non mi fermerò e me li farò tutti... non lo so,
cosa è cambiato? Cosa significa ora che mi sono sbloccato? Come cambio
io, come cambia la mia vita, cosa significa, cosa succederà, cosa
vorrò?”
E mentre lui si
fustigava di domande senza risposta, Eric si girò verso di lui,
rimanendo a pancia in giù ma rivolgendo il viso verso Alan, questi si
fermò dal pensare e guardandolo così abbandonato e sereno e naturale,
sorrise spontaneo.
Era così bello, quel ragazzo. Ed era felice che ora fosse sereno, dopo le lacrime del giorno prima e quel brutto pomeriggio.
La sua vita non era
stata facile, ma aveva imparato a venirne fuori. Aveva affrontato sé
stesso ed ora lottava per andare avanti. Per lui era più importante
mantenere il controllo, probabilmente non era una questione di cosa
voleva fare lui, ma di cosa voleva fare Eric.
Se ne rese conto e carezzandolo seguì l’indomabile impulso di toccargli i capelli.
Forse era più di un esperimento od una voglia vissuta a pieno.
Ma restava comunque un errore di base.
La differenza d’età ed i ruoli lavorativi. Non poca cosa.