*Siamo alla fine. Come avevo annunciato all'inizio, ad un certo punto sono andata in blocco e per non lasciarla sospeso ho deciso di finirla sebbene nel mio meglio avrei continuato approfondendo anche altri passi, però quando si scrivono fic su richiesta il rischio è questo, che se non la senti del tutto poi non riesci a proseguire. Però insomma, questo era il finale originariamente deciso sin dall'inizio ed è in questo capitolo. Spero comunque che la fic vi sia piaciuta, soprattutto a chi l'ha voluta. Se volete condividere con me opinioni, commenti o sapere cosa scrivo e dove pubblico, seguite la mia pagna su fb. Come Original ho iniziato a pubblicare Dormiente, una fic su una band, in particolare su un bassista, sempre a tematica omosessuale e con tematiche molto delicate. Grazie per avermi seguita e aver letto. Buona lettura. Baci Akane*
14. LA SCOMMESSA
Avevano lavorato tutto il giorno con alta intensità, Alan aveva spartito ordini sia ad Eric che a Desirée, avevano tutti lavorato molto bene e seriamente, senza nemmeno fermarsi un momento.
Al termine della giornata fu come ricordarsi che fuori dall’ufficio c’era un altro mondo, delle vite da vivere, delle questioni da risolvere.
Per Alan c’era ancora bisogno di tempo, non era sicuro di cosa volesse fare con Eric, anche se era contento di aver lavorato così bene, riuscendo a dimenticare tutto nell’arco di quelle ore.
Era Eric ad averle chiare, infatti mentre si mettevano le giacche fu lui a chiedere candidamente:
- Ti va di bere qualcosa? - Alan, preso totalmente in contropiede, annuì sentendo il panico risalire da dentro, quel panico dimenticato e congelato per via della dura giornata di lavoro.
- Dove vuoi andare? - Chiese incerto sulle sue intenzioni, non avendo la minima idea di come gestire la situazione. Ovviamente il suo istinto era di farlo, ma stava per scoprire che a volte andava bene anche farsi gestire.
- Quel posticino dove mi hai portato tu quel giorno? - Quel giorno era pochi giorni fa in realtà, ma sembrava già una vita.
Alan annuì imbarazzato, suo malgrado lo fece uscire per primo come un cavaliere.
Nel tragitto dove parlarono del caso odierno, Alan analizzava la situazione con una velocità di pensiero tipica sua.
Se gli aveva chiesto di andare in un posto pubblico e non privato non intendeva proseguire con nulla di sessuale e inappropriato, forse voleva scaricarlo, infatti aveva scelto un posto intimo dove si poteva stare raccolti.
Oppure poteva chiedergli di approfondire, ma tendeva ad immaginare un appartamento come location per chiedere un approfondimento.
“Se mi scarica e mi dice ‘rimaniamo solo capo e tirocinante’ che faccio? Ovviamente dico che mi va bene, anche se forse mi dispiace. Ok, forse? In realtà ci speravo ma me ne rendo conto solo ora che sta per chiudere tutto ma dovevo aspettarmelo. Mi sono detto che non avrebbe avuto seguito perché troppo diversi, invece ecco qua, bella fregatura. Ci speravo, volevo un seguito e capirlo troppo tardi è tipico ma anche sciocco, molto sciocco. Comunque sorriderò e me lo farò andare bene. È giovane, troppo giovane. Ovvio che andasse così. Non so nemmeno cosa ci abbia trovato in me...”
In certi casi succedeva e basta, Eric non aveva perso nemmeno un secondo a chiederselo prima, però poi aveva capito bene cosa ci aveva trovato da spingerlo a buttarsi fra le sue braccia.
Aveva trovato un’anima troppo bella da farsi scappare.
Arrivati al bar dove musicisti potevano improvvisare con strumenti a disposizione, si ritrovarono uno che suonava il sax.
Rimasero colpiti ad ascoltare, solitamente c’era un pianista, un chitarrista, ma un sassofonista no.
Era molto bravo e la musica jazz gli fece apprezzare meglio il bicchiere di brandy pregiato.
Entrambi prima di introdurre il discorso decisero di godersi il momento per imprimerselo, per non dimenticarlo, perché dopo sarebbe potuto cambiare tutto. anzi, entrambi ne erano sicuri.
- Dunque... - Fece Alan dopo il primo pezzo ascoltato. Eric sussultò e lo guardò, i suoi splendidi occhi azzurri ebbero un guizzo di paura, non di Alan ma della sua risposta. Però si fece coraggio, lo stesso che aveva avuto in altri momenti, e con un bel sospiro tirò tutto fuori cercando di essere più tranquillo e padrone di sé che poteva.
- Sì... ho voluto uscire con te per parlarti... io ho pensato molto a noi in questi giorni... -
- Anche io... - Disse Alan per non farlo sentire solo in quella conversazione complicata. Eric sorrise facendosi coraggio.
- Beh, io vorrei chiederti un favore, un favore che non so se puoi soddisfare, ma vorrei provare... - Alan fece per rispondere, confuso sulla strana frase, ma Eric alzò la mano chiedendo di farlo parlare. La mano, poi, la posò sulla sua. - Io oggi ho capito cos’era che mi ha spinto così tanto verso di te. Sei una persona meravigliosa. - Alan a quel punto lo interruppe.
- Significa solo che sono un buon avvocato... - Aveva paura, non sapeva di cosa, forse di essere voluto per le ragioni sbagliate. Eric sorrise e scosse la testa stringendogli la mano.
- No invece, oggi ho visto l’uomo oltre l’avvocato, quello che avevo intravisto altre volte. Ed ho capito cosa c’era. Io so che posso innamorarmi di quell’uomo e voglio conoscerlo completamente e vedere se ho ragione. - Alan rimase senza parole, incerto, incapace di capire. Si ritrovò a nemmeno respirare più.
Eric gli prese la mano anche con l’altra e si avvicinò a lui tramite il tavolo, i visi vicinissimi, una scena intima dove entrambi sentivano l’emozione salire. Cosa voleva, cosa stava dicendo? Alan non ne aveva più idea, Eric concluse:
- Io però ho paura di non riuscire a viverti sia come capo che come compagno, ammesso che ti andrebbe bene di provarci. Però non voglio perdermi questa occasione, io non posso proprio. Ma è importante anche questo praticantato. - E a quel punto per Alan fu chiaro. Sentì quasi un senso di sollievo istintivo e non se ne capacitò. - Per cui il favore è... potresti aspettarmi? Voglio dire... che il tirocinio finisca. Tu... tu mi aspetteresti? Vorrei riprendere il discorso da dove lo interrompiamo, ma voglio che tu capisca quanto ci tengo, perché io davvero... io... - Eric perse le parole, la voce si incrinò e gli occhi si riempirono di lacrime.
Alan così capì perché aveva avuto paura prima e provava sollievo ora, infatti lasciando perdere il posto in cui erano, si protese e lo baciò leggero, consapevole che lì andava bene, perché probabilmente la magia di quel sax aveva catturato totalmente l’attenzione di tutti e comunque quel che succedeva lì, rimaneva sempre lì.
Eric si tranquillizzò capendo che gli credeva e che era un sì.
Aveva avuto paura che Eric volesse bruciare le tappe per poi stufarsi e scaricarlo, che volesse viverlo nel modo sbagliato, per le motivazioni sbagliate, che quella ‘cosa’ potenzialmente bella, venisse gestita e vissuta male.
- Se abbiamo seminato bene e la terra è buona, la pianta nascerà. - Era una citazione biblica che Eric non conosceva perché non credente, ma sorrise nella metafora dolce e matura e sollevato dal fatto che gli andasse bene ricambiò il bacio.
Forse sarebbe stato un po’ più difficile del previsto aspettare i mesi che rimanevano, ma ce la poteva fare.
Lo sperava, perché fallire quello sarebbe stato un gran peccato, non se lo sarebbe di certo perdonato e di quello ne erano entrambi certi.
**
I muscoli guizzavano sudati ad ogni scatto, la pelle chiara e lucida brillava sotto le luci artificiali, ad ogni salto con la corda sembrava in qualche modo più attraente che mai.
In realtà era la sua seconda attività preferita, guardarlo allenarsi.
La prima era andare a lavarsi con lui, anche se poi quello sudato era solo Eric.
Alan era seduto dall’inizio della sua sessione serale di esercizi, quella che non si perdeva mai.
Shin saltellava intorno a lui convinto che giocasse, abbaiava e gli chiedeva di interagire con lui, quando gli si avvicinava troppo Alan lo richiamava per farlo tornare indietro in modo che Eric non inciampasse.
Alla fine Shin non si trattenne più e gli andò fra i piedi facendolo inciampare, per poco non gli cadde addosso e Alan invece di rimproverarlo, rise.
- Divertente? - Chiede Eric ansimante e sudato, decidendo di lasciar perdere la corda. Preferiva correre all’aperto, ma quando pioveva stava in casa. Non voleva perdere la sua forma fisica e da quando si era trasferito da lui, era difficile ritagliarsi dei posti per fare esercizi. Ormai non andava più in palestra da un po’, preferiva usare gli attrezzi da solo, a casa, ma da Alan certe cose erano proibite. Un po’ per il cane che altrimenti le rovinava, un po’ perché effettivamente non stavano bene in casa sua.
- Un po’! - Ammise Alan steso nel divano dove il cane gli saltò sopra dopo aver fatto quasi cadere Eric.
- Dì che l’hai mandato tu per fermarmi perché vuoi fare la doccia! - Disse malizioso e fintamente offeso. Alan rise.
- Quello mi sembrava ovvio! - Eric rise a sua volta e prendendo l’asciugamano che si era preparato, bevve un po’ d’acqua, infine si chinò su di lui e lo baciò leggero.
- Allora sarebbe carino che iniziassi a preparare tutto... - Alan con uno scatto che gli si poteva vedere solo in quei caso, si alzò subito facendo scendere Shin il quale gli corse dietro convinto che si andasse chissà dove.
Appena vide che andava in bagno si fermò e corse via. Shin aveva paura del bagno perché ogni tanto ci finiva lui nella vasca.
Vasca che Alan iniziò a riempire per poterla fare con l’idromassaggio.
Quando Eric lo raggiunse, come di consueto ormai iniziò a spogliarsi. Alan si perse ad ammirarlo dimenticandosi di farlo a sua volta. Il suo corpo perfetto e sempre in piena forma ormai era suo da qualche mese, ma ancora non ci credeva che le cose stessero andando così bene. In effetti era incredibile, considerati tutti i contro che avevano potenzialmente avuto.
L’età, il tempo d’attesa, i ruoli in quel periodo che potevano rovinare tutto...
Eric ridendo iniziò a spogliarlo.
- Sei diventato pigro... - Commentò togliendogli la maglia.
- Oh no, sono sempre stato così. È solo che ora sono anche distratto... - Rispose malizioso con la sua voce bassa e profonda. Le mani corsero sui suoi fianchi.
- Ah sì? E da cosa? - Chiese Eric allusivo e divertito poggiando le braccia sulle sue spalle.
Le mani di Alan scesero sui suoi glutei.
- Da qualcosa di troppo perfetto per essere vero e soprattutto mio. -
Eric rise e in risposta lo baciò schiudendo le labbra e intrecciando le lingue.
Non gli disse che per lui niente era troppo perfetto perché sicuramente se lo meritava.
L’acqua li circondò dolce e calda, Alan attivò l’idromassaggio che iniziò a sputare bolle d’aria a gradazione lenta e crescente, sia dalla schiena che dai lati.
Ma loro non se ne resero conto, perché uno fra le braccia dell’altro, nella posizione più comoda possibile, erano ormai persi nel loro mondo, un mondo che finalmente si erano concessi e che, dopo non poche paure e difficoltà nel trattenersi, erano riusciti a far loro.
Non era stato facile aspettare e nemmeno resistere, poi al termine di quel percorso di crescita per entrambi, avevano capito che viversi in quel modo, col freno a mano, aveva fatto sì di conoscersi ancora meglio ed innamorarsi sul serio.
Erano arrivati alla fine del praticantato belli che cotti, pronti per riprendere il discorso sesso da dove si era interrotto mesi prima e nonostante le paure iniziali che tutto potesse essersi in qualche modo rovinato, realizzare che era ancora più bello era stato un regalo meraviglioso.
A volte aspettare il momento giusto pagava eccome.
Le mani di Alan immerse fra i capelli bagnati di Eric che coprivano mossi il collo, quelle di Eric dolcemente sul suo petto, le gambe incastrate, il profumo di quel bagno.
Abitudini, se le stavano costruendo giorno dopo giorno, in quella convivenza decisa dopo altri mesi di frequentazione seria.
Anche Eric era un avvocato ma avevano deciso di non lavorare insieme comunque e di fare un periodo da fidanzati al di fuori del lavoro, visto che prima l’avevano fatto solo in ambito lavorativo.
Non si erano messi paletti e programmi, semplicemente andava bene così. Come venivano le cose, le avrebbero prese. Magari un giorno sarebbero diventati associati o magari no, ma quel che contava era che finalmente ora erano nel loro ambiente e che quella storia aveva raggiunto il momento giusto.
- Sai... ti amo... - Disse Eric smettendo di baciarlo, guardandolo negli occhi come se fosse una cosa naturale dirglielo per la prima volta così. Non aveva mai amato nessuno, ma trovandosi dentro quel sentimento aveva capito senza dubbio che lo provava.
Alan sbatté gli occhi pensando di aver capito male, il rumore della vasca poteva averlo tratto in inganno.
- Eh? - Chiese poco romanticamente. Eric rise in quel suo modo coinvolgente e spontaneo, gli si illuminò tutto lo splendido viso e così lo ripeté mettendogli una mano sulla guancia.
- Ti amo. - Ma Alan non riuscì a rispondere subito perché prima sentì il nodo salire e bloccargli la gola, sentì gli occhi bruciare e perfino il rumore dell’idromassaggio cessò nella sua testa.
- Anche io ti amo. - Disse infine riuscendo a ritrovare la voce.
- Davvero? - chiese Eric sapendo che non mentiva, a lui non lo faceva, lo sentiva.
Alan annuì e lo baciò.
- Dopotutto è stata la strategia migliore... - Disse Eric sdrammatizzando con un sorrisino furbo. Alan lo guardò stranito.
- Strategia? - Eric annuì.
- Aspettare. Il tempo distrugge o rinforza, nel nostro caso è stato una manna. - Si erano scoperti letteralmente fino ad amarsi più che mai.
- In questo caso si dice scommessa. Scommessa azzardata voler aspettare, ma sì. Ottima scommessa. - Lo corresse Alan nella sua abitudine più difficile da debellare. Eric rise. In realtà non gli dava fastidio e comunque aveva ragione.
Era stata decisamente un’ottima scommessa.