CAPITOLO IX:
ESSERE O NON ESSERE... GAY!

Parte II:

La tragica reazione

/Rolling in the deep - Adele/
Uscì velocissimo e dal panico nemmeno respirava, non guardò Luis ora sveglio e scalzo com’era, con ancora i capelli improponibili e bagnati, varcò la porta e si fiondò in quella accanto.
Bussò come un forsennato e appena gli aprirono, Francesco, Fabio e Gabriele si ritrovarono davanti un allucinato Ricardo totalmente shockato ed impanicato che probabilmente non sapeva nemmeno dove si trovasse.
- Riky, che diavolo hai?! - Chiese Francesco facendosi da parte per farlo entrare. Non chiuse la porta e allo sguardo terrorizzato di Ricardo il proprio film mentale fu completo e chiaro. Non che ci volesse troppa fantasia, in effetti. A guardarlo in quelle condizioni doveva essere abbastanza ovvio cosa fosse successo prima, infatti senza aspettare inutili risposte il numero dieci uscì come un fulmine così com’era, in boxer e anch’egli scalzo.
Si infilò nella camera accanto ancora aperta e andò diretto da Luis rimasto senza parole da quella reazione.
Tutto si sarebbe aspettato tranne che ciò.
Fu infatti per quel motivo che Francesco riuscì a prenderlo per la canottiera e a spingerlo contro il muro premendosi sopra a sua volta.
Lo bloccò e gli ringhiò a due centimetri dal viso, fuori di sé:
- Che diavolo gli hai fatto? - Era ovvio pensarci.
Luis proprio non ci poteva arrivare, non così appena sveglio… ma prima che capisse che in ogni caso doveva reagire dandogli un calcio che gli fracassasse le gambe, Fabio arrivò veloce e lo tirò via prontamente.
Era appena uscito dalla doccia ed aveva infatti solo l’asciugamano intorno alla vita, per il resto gocciolava bagnato.
Nel movimento brusco di tirare via di forza il suo amico, il telo si allentò e scivolò via ed invece di mollare Francesco per rimetterselo su, rimase bel bello come mamma l’aveva gloriosamente fatto e non perché temeva che quei due cani da guardia si sbranassero, bensì perché sapeva di essere quanto mai decente anche nudo, vista l’alta opinione -e giustissima del resto- di sé.
Si fregò altamente della propria nudità e questo servì a calmare subito i bollenti spiriti furiosi dei due cagnacci in questione, già malamente protesi l’uno verso l’altro, con un Fabio decisamente in difficoltà nudo e bagnato in mezzo.
- Ok, ok… ci sono… - Fece allora Francesco sospirando nervoso. - Copriti che non sei un bello spettacolo. - Se si trattava di farsi le docce insieme dopo gli allenamenti era una cosa, così come di guardarsi nudi mentre si cambiavano in camera, ma al di là di quello l’amico non ci teneva ad avere altre visioni extra dei suoi bassi fondi che spesso involontariamente diventavano alti se era in astinenza da sesso.
Luis si fermò a sua volta smettendo di spingersi contro il rivale -passando sopra il cadavere di Fabio- e lo guardò capendo perché quello spegnimento repentino di ira, piegò dunque la testa di lato e alzando un sopracciglio malizioso disse apprezzando la visione:
- Su questo ho qualcosa da ridire… - Gli sfuggì ma rendendosi conto che stava apprezzando il gran bel fisico di Fabio si disse che poteva anche andare bene. Lui era a posto, ormai l’aveva capito.
Fabio ghignò divertito dalle loro diverse reazioni: uno inconfondibilmente etero e l’altro inconfondibilmente gay.
Un’accoppiata davvero comica!
- Lui mi piace di più! - Replicò allora Fabio ironico, riferendosi a Luis ed al suo spontaneo e simpatico apprezzamento fisico. Francesco fece una smorfia e tagliò corto:
- Copriti, porno star! - Il capitano lo accontentò sempre ridacchiando, quindi quando fu di nuovo avvolto nell’asciugamano si voltò verso lo spagnolo e gli chiese più serio:
- Cosa è successo? - Luis ricordandosi del motivo originario di tutto quel casino e facendo spallucce spiegò breve e conciso, con totale menefreghismo tipico suo:
- Ieri sera gli ho detto che secondo me è gay e che per provarlo doveva farsi una sega e vedere a cosa pensava. Credo che l’abbia fatto e che il risultato fosse quello più prevedibile di tutti. - Gli altri due rimasero interdetti ad ascoltarlo e non per come aveva parlato, privo totalmente di tatto, ma proprio per quello che aveva detto.
- E lui è così sconvolto?! - Fece Francesco istintivo: - Ma è ovvio che è gay! Pensavo lui lo sapesse! - Luis si mise addirittura a ridere alla sua reazione, cosa davvero imprevedibile che sarebbe sicuramente stata da segnare sul calendario, visto che rideva per qualcosa che aveva detto Francesco, ma Fabio invece spintonò l’amico severo:
- Cinghiali! -Li ammonì: - E’ traumatizzato perché l’ha scoperto ora ed in quel modo! Scoprirlo in adolescenza è un conto ma scoprirlo da adulto… così, poi! Ma dico, tu il tatto te lo sei giocato a calcio? Non era quello il modo di farglielo capire! Quando ti ho detto di concentrare il tuo nervoso su di lui non intendevo di sconvolgerlo così! Guarda che ora il mister ti cambierà di stanza, come minimo questo sarà uno zombie per il resto del ritiro. José sarà furioso! - andò dritto al punto, più realista e spiccio che mai. In effetti aveva ragione ed a parlare era innegabilmente il suo lato da capitano che nemmeno di prima mattina poteva riposare. A parte tutto ormai il danno era fatto e il colpevole sembrava per niente dispiaciuto, così non gli restava che tentare di raccogliere i cocci rotti.
Sospirò scotendo la testa davanti al ghigno incosciente di Luis e girandosi si accorse che Francesco se ne era già andato completamente menefreghista rispetto quella situazione.
L’insensibilità del suo amico era qualcosa che rasentava i minimi storici. Davvero incredibile.

Tornato di là lasciando a Luis il divieto tassativo di avvicinarsi, per lo meno per il momento, trovò Riky seduto sul letto con un paziente e dolce Gabriele che gli circondava le spalle con un braccio e gli parlava con calma ed indulgenza.
Sospirò nel vedere il piccoletto così in confusione e seppure avrebbe dovuto immaginarlo, si era rifiutato di credere che sarebbe avvenuto in quel modo.
Era stato davvero brutale, per uno come lui.
Si sedette dall’altra parte notando che Francesco si stava vestendo e che evitava di parlare consapevole del poco tatto che possedeva.
Gabriele gli lanciò un’occhiata significativa e proseguì il discorso mentre Fabio gli stringeva amichevole il ginocchio:
- Non è una cosa brutta, sai… ognuno è quello che è, non devi prenderla così male, vai bene come sei e poco importa se l’hai scoperto solo ora, non devi fare nulla di particolare, solo andare avanti come hai sempre fatto. Nessuno ti chiede cose strane. - Ricardo rimase comunque con quell’aria preoccupata e sconvolta di chi non voleva alzarsi da lì per affrontare il mondo crudele là fuori, quindi Fabio cercando un modo per evitare l’intervento peggiore di tutti, ovvero quello del mister, fu preceduto dal solito brutale Francesco che evidentemente non riusciva più a starsene zitto nemmeno con tutto l’impegno del mondo!
- Dai Riky, non ci puoi fare comunque niente. Ora lo sai, è meglio così. Non ti cambia nulla se non che finalmente sai su chi concentrare le tue amorevoli e dolcissime attenzioni! Non serve che anneghi in una crisi esistenziale! Sai quanti gay ci sono al mondo? - Fabio lo fulminò con uno sguardo atroce che Francesco ignorò, ma proprio quando si stava preparando alle sue lacrime, Riky si riscosse e sospirando arrendevole disse:
- Forse hai ragione… non ci posso fare comunque niente, se è una cosa che sono nel profondo. È solo che scoprirla così, ora… bè, non è facile da digerire…sono disorientato. Non so come devo comportarmi, cosa devo fare, se ora che lo so cambierà invece qualcosa… insomma, prima vivevo nell’ignoranza ed era una cosa, io credo che adesso qualcosa di diverso ci sarà, solo che non so cosa… ho paura di… - Ma la voce gli morì in gola poiché non lo sapeva nemmeno lui di preciso. Forse di finire per non controllare i propri istinti, ora che li conosceva e che erano saliti prepotentemente in superficie.
Era anche comprensibile, tutto sommato.
- Sai, mi brucia dirlo ma penso che per questi dettagli tu abbia bisogno di uno che ci è passato e che ora lo vive con tranquillità… - La prese larga Fabio sapendo com’era Ricardo e quando lo capì alzò lo sguardo smarrito su di lui:
- Vuoi dire Luis? - Il compagno piegò la testa di lato in un’espressione ovvia. Gabriele prese un telo più piccolo che gli porgeva Francesco e cominciò a passare premuroso i capelli ancora gocciolanti di Riky che si voltò verso di lui senza mutare l’espressione persa. Il portiere sorrise con fare maturo e pacato e continuò:
- Ha dei modi shockanti, ed in questo mi ricorda il mister in effetti, ma alla fine è davvero quello che ti può aiutare di più. Non devi avere paura di lui, anche se te l’ha fatto scoprire così… - Al che anche Francesco intervenne sbottando secco e sbrigativo:
- Macché paura! Quello è solo un coglione, non c’è da averne paura! Dagli un calcio in culo se ti importuna o dice cagate. Non serve scappare! - Tipico suo. Anche se, ovviamente, era ben lieto di darne un paio al posto suo, di calci a quel tipo antipatico!
- Ma non ora! Penso che ne hai abbastanza adesso! È meglio che ti distrai, per oggi, poi stasera ci ripensi! - Concluse Fabio prendendo il pettine di Gabriele e pettinando le ciocche nere e aggrovigliate del loro animaletto domestico che si lasciava fare come fosse un bambolotto!
All’idea di non dover affrontare il problema proprio in quel momento, Ricardo si sentì meglio e sospirò più sollevato, infatti sorridendo di gratitudine per la pazienza e la gentilezza che dimostravano con lui, disse col suo solito candore:
- Siete proprio dei grandi amici! - Al che Gabriele ricambiò il sorriso con uno fraterno ed adulto, mentre Fabio ghignò e Francesco scosse il capo non capendo cosa mai avessero fatto di così straordinario.

Parte III:
La sconvolgente resa

/I Know what you want - Busta Rhymes ft Mariah Carey/
Il resto della giornata era andata leggermente meglio, Ricardo era rimasto rigorosamente appiccicato ai suoi fedeli amici rassicuranti ed erano addirittura riusciti a non far sapere niente al mister. Sicuramente aveva captato qualcosa di strano ma vedendo il cucciolo che si allenava più o meno ai suoi soliti ritmi non si era informato su cosa fosse accaduto, pronto comunque ad intervenire se fosse servito.
Il brasiliano era riuscito a fare quasi finta di niente e si era tenuto ampiamente alla larga da Luis il quale aveva ghignato sadicamente per tutto il tempo, capendo quanto vere fossero le parole di Fabio quando gli aveva detto che Ricardo sarebbe potuto essere un passatempo migliore di prendere a pugni il mondo.
La sera, però, arrivò quasi con crudeltà e calò sul mondo col suo manto scuro ad inquietare il povero ragazzino ventenne.
Congedato dai suoi amici, si decise, con un gran sospiro ed aria da funerale, ad entrare in camera.
Come se Luis fosse l’attentatore della sua vita.
In realtà l’aveva solo brutalmente indirizzato verso la giusta via, il suo problema era che forse avrebbe preferito vivere tutta una vita nell’ignoranza ed avere una felicità anche se falsa, tutto sommato.
Qualcosa che comunque non sarebbe andato bene e che in ogni caso non avrebbe retto per sempre. Probabilmente giunto ad una certa età, magari intorno ai ventisette anni, incontrando un ragazzo particolare da cui si sarebbe sentito profondamente attratto, sarebbe uscito di testa nel cercare di combattere quegli istinti finalmente evidenti.
E magari quest’altro non avrebbe avuto la delicatezza di Luis nel fargli scoprire comunque da solo le proprie voglie.
Di fatto Luis non l’aveva nemmeno toccato.
Si ripeté questo discorsetto fra sé e sé e varcò la soglia con gran coraggio.
Una volta dentro rimase fermo sulla porta imbambolato. Luis aveva appena finito di spogliarsi per prepararsi a dormire.
Sospirò nuovamente, come non sapesse fare altro, e si avvicinò al proprio letto facendogli un vago cenno incrociando lo sguardo col suo. Aveva anche per assurdo paura che ce l’avesse con lui per averlo evitato tutto il giorno. Improvvisamente quest’eventualità cominciò a preoccuparlo più che del discorso che voleva fare con lui.
Prima di cominciare glielo disse, come per togliersi il peso maggiore dal groppo:
- Scusa se ti ho evitato, ma volevo stare tranquillo per oggi… spero che non te ne sia risentito… - Decise per la sincerità ed in questo Luis si sorprese poiché fra tutte le cose che avrebbe pensato di sentirsi dire, quella certo non rientrava nella lista.
- Che diavolo dici? - Disse infatti senza riflettere. Il solito cinghiale, avrebbe detto Fabio.
Riky si fece coraggio e con un sorriso forzato spiegò:
- Sì, insomma…ti sono stato alla larga tutto il giorno, pensavo che ti fossi offeso per questo, non so… è che avevo bisogno di stare un po’ rilassato per conto mio… - Come se il colpevole di grave misfatto fosse lui…
Luis alzò le spalle con fare menefreghista e senza frenare la lingua disse schietto come suo solito:
- Hai le priorità sballate! -
- Eh? - Riky preso in contropiede si sedette sul letto dimenticandosi, fra tutte le cose che doveva fare, anche di cambiarsi e mettersi il pigiama.
- Sì… - Fece allora Luis col solito sorrisetto obliquo poco raccomandabile che risaltava ulteriormente i suoi lineamenti sensuali: - Chi se ne frega se oggi mi evitavi? Con quello che hai scoperto ciò che conta è ben altro… - Concluse diretto, sedendosi a sua volta sul letto davanti all’altro. Era in canottiera intima e boxer.
Si appoggiò con le mani dietro di sé ed allargò di proposito le gambe davanti a sé, poi cominciò a contemplare i colori che il visetto delicato di Riky assumeva a quella sua sparata.
Era davvero in difficoltà ed un po’ ci godeva perché era davvero delizioso da guardare. Specie considerando che sapeva perfettamente cosa sarebbe successo di lì a poco.
Oh, se lo sapeva.
- Non penso proprio fosse del tuo evitarmi che volevi parlarmi… - Visto che poi era chiaro avesse qualcosa da dirgli.
Ricardo tossicchiò ed ingoiò a vuoto, la gola era asciutta e gli grattava, la salivazione sembrava sparita dalla propria bocca.
- Ecco… - Si allargò il colletto della maglietta sentendo un gran caldo, poi pensando di essere ridicolo e che non servisse a niente tirarla così per le lunghe, si decise:
- Tu sei gay, vero? - A quel punto non sapeva nemmeno come metterla, così decise per la strada più diretta e sincera.
Luis se ne sorprese un po’, non pensava ci sarebbe riuscito così presto. Sorrise insidioso e rispose basso e penetrante:
- Sì… -
- E quindi…ecco… tu te ne sei accorto presto? - In realtà voleva solo capirci qualcosa di più, non certo creare atmosfera o cose simili. Però alla fine fu questo che risultò.
Calò subito un’aria intima e particolare, fra loro, e nessuno dei due poté contrastarla.
- Sì. Ero un pidocchioso bambino del cazzo e la mia prima erezione seria, cosciente e volontaria l’ho avuta guardando per caso un film porno gay. - Riky arrossì. Lui era davvero troppo diretto e poi usava a volte un linguaggio così sconveniente…
Luis rise capendo il suo imbarazzo, ma non si controllò minimamente ed anzi cominciò casualmente ad accarezzarsi l’addome sotto la canottiera, alzandosela appena per infilare la mano.
Il brasiliano lo notò istantaneamente ed invece di guardarlo in viso i suoi occhi neri si puntarono più grandi che mai sulla mano, ne seguiva i movimenti ingoiando frequentemente, mordicchiandosi il labbro, cercando nella mente la domanda successiva.
- E… e come…come l’hai presa? Cioè cosa hai fatto, come ti sei sentito, insomma… -Bè, voleva sapere tutto, solo che lo stato mentale tornava a confondersi e non capiva se era per l’argomento o per la scena che gli stava presentando con quella sensuale naturalezza.
Luis continuò ad accarezzarsi leggero, finendo per essere via via sempre più allusivo e provocante, specie con lo sguardo quasi ammiccante.
Si stava divertendo e il piccoletto non capiva proprio perché, non era una situazione comica, per lui.
- Mi sono assicurato di esserlo davvero. -
- E come? -Questa era una di quelle cose che voleva sapere, in effetti.
Luis si leccò le labbra con languore, quindi la mano scese sfacciatamente sull’elastico dei boxer che abbassò fino al minimo della decenza, una linea davvero sottile. Ricardo inghiottì a vuoto, di nuovo la gola secca ed il respiro addirittura irregolare. Più in difficoltà di così non poteva essere ma non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, da quella mano, da quei boxer che coprivano appena il suo inguine comunque fin troppo scoperto. Che nascondevano e rivelavano.
Sapeva di essere in fiamme ed il caldo che provava si ripercuoteva sulle proprie parti basse. Si sentiva addirittura stringere.
- Ti piace? -Chiese allora basso e roco Luis con quell’aria indecifrabile estremamente seducente. Era chiaro a cosa alludesse e a Riky pareva di morire, non sapeva cosa dire e fare, era inchiodato al letto eppure mollo come gelatina. Il sangue andava veloce sotto la pelle bollente ed il cuore batteva fortissimo, avrebbe potuto avere un infarto senza accorgersene perché era più interessato a quella mano che si accarezzava da sopra la stoffa nera e sottile in microfibra, a cercare di vedere ciò che sotto la doccia, negli spogliatoi, aveva visto spesso senza farci troppo caso.
Ora si mordeva il labbro a sangue e si torceva le mani insieme ad un pezzo di maglietta. Alla fine dovette annuire capendo che era vero, che gli piaceva veramente e non c’era scampo da quella verità… non c’era altro modo di metterla, solo che dall’imbarazzo di ciò che stava succedendo le guance gli scottavano, così come le orecchie ed ogni altro centimetro di pelle.
Ma perché aveva quei modi atroci e traumatizzanti per fargli capire le cose shockanti?
Luis allora smise di accarezzarsi vedendolo davvero in difficoltà, ma non si tirò su i boxer, se li lasciò eccessivamente bassi sull’inguine. Poi disse:
- Così ho fatto io. Sono andato da un risaputo gay del quartiere e gli ho chiesto di farmi un pompino. Lui era anche più grande. Mi ha accontentato e siccome mi è piaciuto fin troppo, ha finito per farmi anche il resto. Il piacere ha superato lo shock. -
- Tu il trauma ce l’hai nel patrimonio genetico! - Esclamò boccheggiante non riuscendo a trattenere l’uscita. Era vero, ora capiva perché aveva quei modi così sconvolgenti, ma non poteva pretendere che andassero bene a tutti. Certamente erano le vie più brevi, però erano anche quelle che facevano più male.
Luis rise con un che di erotico che gli venne naturale, visto quanto lui stesso ormai era eccitato dalla situazione effettivamente anomala, specie considerando che era da tanto che non faceva sesso, cosa che invece per lui era essenziale.
- Ma ha funzionato! - Ricardo riuscì a staccare gli occhi dal suo bacino e a guardarlo in viso. Non che andasse meglio, ora lo trovava anche estremamente bello!
Perché dopo che una porta si apriva si vedeva tutto il mondo diversamente? Era come essere nello specchio di Alice…
- E come ti sei sentito dopo? - Il ragazzo cercò di ricordare quei giorni di molti anni prima, quindi stringendosi nelle spalle rispose semplicistico:
- Come un arrapato! Volevo farmi tutti i ragazzi che conoscevo, solo che loro non volevano me, quindi ti puoi immaginare in quanti guai mi sono cacciato!- Ora il quadro di Luis era chiaro, per Riky, e scotendo il capo non poté che reputarlo davvero la creatura più assurda ed incosciente del mondo.
- Posso immaginare… - Fece sentendosi più tranquillo anche a livello ormonale, visto che aveva smesso di provocarlo e che ora era un dialogo pseudo normale.
- Non credo, pulito come sei! - Esclamò lo spagnolo spontaneo, poi non seppe dirsi assolutamente perché, ma si mise addirittura a spiegargli di cosa si trattava più nello specifico. Riky non glielo aveva chiesto per rispettare la sua privacy, capendo che non erano stati momenti facili in ogni caso. Sul momento non se ne rese nemmeno conto, ben dopo però…- O ci provavo con le persone sbagliate ed allora mi picchiavano di brutto riducendomi davvero male, o andavo in quei parchi notturni dove era risaputo il giro di scambisti gay che c’era. Posti dove passeggiavi di notte per i sentieri imboscati e ti mettevi su un albero ad aspettare che un porco ti si facesse. Parlo di cose di questo tipo. Che se non mi hanno passato qualche malattia venerea è un miracolo. E non posso dire che qualcuno non usasse violenza, sentendomi così giovane. Ad alcuni la carne fresca dà alla testa ed esagera, ma ero là e non potevo oppormi ed era un miracolo non beccarne uno sporco e puzzolente. Poi finito di scoparmi se ne andavano ed io andavo a ripulirmi a casa, ritrovandomi con liquidi estranei addosso. Ma sai la cosa più assurda? Non riuscivo a smettere, reputavo quello il meglio che potessi avere, che non ci fossero aspirazioni migliori per noi fottuti gay del cazzo. E poi quando ero abbastanza grande, invece di farmi inculare, andavo ad inculare io chi si metteva sotto quei dannati alberi. - Prese respiro e si accorse di aver esagerato nei propri racconti solo dall’espressione sconvolta e shockata di Ricardo. Del resto era solo la verità e nemmeno tutta.
Era ammutolito, con la bocca aperta, una smorfia inorridita e gli occhi sgranati, pieni non di schifo ma di… sincero ed onesto dispiacere per ciò che aveva vissuto.
Solo lì si accorse di aver raccontato cose che non aveva mai detto a nessuno e si ricordò perché non le aveva mai dette a nessuno.
Per non farsi guardare in quel modo, per non sentire la pietà calpestarlo, per non sentirsi uno sporco schifoso rifiuto che pur di avere un cazzo finiva per fare una brutta fine.
Si indurì istantaneamente e coprendosi si raddrizzò nel materasso, cancellando l’atmosfera calda che si era instaurata un attimo prima.
- Ad ogni modo poi ho smesso di andarci perché ho scoperto luoghi di caccia più sani e decenti. I locali gay. Ero anche piuttosto corteggiato ed ho imparato a saperci fare. Nel frattempo sono diventato un calciatore professionista e una volta raggiunta la fama non ho più avuto bisogno di impegnarmi troppo per trovare qualcuno nonostante questo carattere di merda. -Volle concludere il discorso per fargli capire che non era poi così male come si specchiava nei suoi occhi, che dopotutto gli era andata bene, che era diventato una persona di successo, in un modo o nell’altro.
Tipico scatto di orgoglio.
Ricardo, però, non stava avendo pietà sporca di lui, non era del genere che si sentiva superiore a qualcuno solo perché aveva avuto un infanzia felice, fortunata e pulita. Ebbe anche il sentore che oltre a tutto quello nella sua vita ci fosse stato dell’altro e cominciò a capire che se dopotutto era arrivato fin lì, caratteraccio e nervosismo a parte, era anche un miracolo.
Si disse che l’impronta di Dio probabilmente era stata quella di dargli il suo talento in uno sport dove poi era riuscito a sfondare. Qualcosa che lo tirasse fuori dalla brutta fine che avrebbe potuto fare.
Il suo dispiacere fu sincera delicatezza e nel modo in cui parlò, in ciò che lo disse e come lo guardò, Luis capì che non era sporca pietà, rimase quindi spiazzato ad ascoltarlo:
- Dopo l’Inferno arriva sempre il Paradiso. - Fu così che Luis si sentì per la prima volta capito davvero. Con quelle poche, semplici e sentite parole, Riky dimostrò di aver compreso la sua infanzia ed il suo presente ma soprattutto il suo essere, il modo in cui lui aveva preso tutto quello che gli era successo.
Se ne sconvolse e non lo nascose, ma non riuscì a dire nulla, nemmeno a sciogliere la propria espressione di pietra o a distogliere lo sguardo cupo dal suo così pulito e per nulla vergognato da quanto ascoltato. Non c’era davvero rimprovero di alcun genere, solo sincero e puro dispiacere, quel tipo di dispiacere che incontrato al momento giusto avrebbe potuto salvargli l’anima.
Ora non si reputava più salvabile, era convinto che il meglio, in quel momento della sua vita, fosse sfondare nel calcio e fare sesso pulito senza implicazioni sentimentali con chi voleva.
Era convinto che cose come i sentimenti baciassero quelli disposti a rischiare l’anima, quelli che per lo meno un’anima ce l’avessero.
Di conseguenza era convinto di non averne, visto che non era mai riuscito a provare il minimo sentimento per nessuno. Dopotutto nemmeno sua madre.
C’era davvero da chiedersi come avesse potuto dire a Fabio che non aveva la minima idea da cosa tutto quel nervoso gli fosse derivato.
Non era abbastanza quello che aveva vissuto? Aveva bisogno di un’altra motivazione?
- Sai, quelli che vivono l’Inferno non se ne rendono conto finché non è finito e arrivano al Paradiso. Perché solo allora capiscono la differenza. Prima pensano che semplicemente quella sia la vita, solo dopo capiscono che non è così e che di meglio c’è. È che non sono disposti ad ammettere che comunque ciò che hanno vissuto era l’Inferno. Non chi lo vive davvero. Quelli che si lamentano non lo vivono veramente, stanno male, non dico di no, ma chi sta veramente male è chi non ha la forza di lamentarsi e non sanno chiedere aiuto. -
Con queste parole Ricardo fece scoprire a Luis che in un angolino nascosto di sé, un po’ di anima c’era ancora ed era finita dritta nelle mani di quel ragazzo che ora gli parlava leggendogli dentro in luoghi dove nemmeno lui stesso si era mai trovato.
Fu il turno di Luis di rimanere senza parole.