CAPITOLO IX:
ESSERE O NON ESSERE… GAY!

Parte I:
La traumatica scoperta

/The way i are -Timbaland ft. Keri Hilson & DOE/
Se si fosse fatto sfuggire un’occasione simile, sarebbe stato davvero idiota, si era detto.
Per cui presto detto, quella sera stessa, con le parole di Fabio ben incise nella materia grigia, era subito andato all’attacco.
Luis era già accomodato sul letto quando Ricardo era entrato in camera, dopo le solite raccomandazioni dei due fratelli maggiori Francesco e Fabio. Quella volta sembravano non volerlo lasciare andare, ma alla fine l’orario per andare a dormire era giunto e con profonda ingenuità il brasiliano si era deciso ad andare in camera chiedendosi se la sfuriata di oggi con Francesco gli avesse fatto bene o male.
Naturalmente aveva colto le accuse che il suo amico aveva fatto a Luis e si chiedeva quanto vere potessero essere. Certo dalla sua reazione si poteva pensare lo fossero, ma non avrebbe comunque mai osato appurarsene di persona, preferendo dirsi ‘ma figurati’ piuttosto che ‘vedremo’.
Non dello stesso avviso Luis che stufo di aspettare, quando l’aveva visto sbucare dalla porta si era raddrizzato contro la spalliera e incrociando le braccia forti e tatuate al petto coperto solo da una canottiera intima che invece di coprirlo lo evidenziava ulteriormente, era finito per dipingersi uno strano sorrisetto enigmatico sulle labbra.
Ricardo aveva esitato a quell’espressione inquisitoria ed allusiva ed aveva trattenuto a stento l’istinto di scappare e tornare dai suoi amici fidati. Alla fine si era fatto coraggio e si era chiuso in bagno per cambiarsi e mettersi un pigiama eccessivo per la stagione ancora calda in cui erano.
Quando uscì Luis era ancora nella stessa identica posizione di prima e lo fissava sfacciato, in attesa di chissà cosa.
Si chiese se dovesse dire qualcosa o fingere indifferenza, ma sapendo di non esserne capace si stese nel letto e provò un vago approccio gentile, accoccolandosi su un lato sotto il lenzuolo che già gli faceva caldo.
- Come stai dopo la litigata con Francy? - Domanda ovvia dopo tutto. Si morse la lingua capendo che gli aveva dato un gran bell’input per spingere la conversazione su un argomento particolarmente scomodo. Ovvero quanto vere fossero le accuse di Francesco.
Accuse che consistevano nel tacciarlo di nervosismo eccessivo solo perché il piccolo Riky non si concedeva a lui. Arrossì rendendosene conto e Luis se ne accorse sorridendo più sbieco che mai. Gli piacevano i suoi modi di fare puliti e limpidi, si capiva subito cosa pensava e l’ingenuità di cui era padrone era davvero un tocco di classe che ora avrebbe testato ulteriormente.
Naturalmente l’idea che si era fatto era abbastanza veritiera ma si sarebbe stupito comunque sul livello d’ingenuità che il piccoletto era capace di raggiungere.
- Più sciolto!- Come se fosse mai stato legato!
Riky lo pensò ma si guardò bene dall‘esprimerlo, quindi lieto che non dicesse niente di specifico sulle famose accuse, commentò con un sorriso più rilassato e dolce:
- Temevo finiste per picchiarvi davvero… fortuna che è arrivato Fabio. - Ecco, parlare del loro capitano sarebbe stato sicuramente meglio.
Ma Luis era abile, molto più di quello che non apparisse, e dovendo concentrare tutte le molte energie in eccesso su un’unica azione, ovvero conversare con il ragazzino, mosse i propri scacchi nell’unica direzione voluta.
- E’ un tipo acuto. - Disse fingendosi vago. Riky ci cascò.
- Ho visto che ti ha portato in bagno per calmarti… sai, parlare con lui è sempre la cosa migliore, riesce davvero ad arrivare ai nodi dei problemi di tutti! Infatti se qualcuno ha qualcosa va sempre da Fabio. - L’elogio sarebbe andato avanti se Luis non avesse cominciato il suo attacco e con una strana luce indecifrabile nello sguardo incredibilmente sensuale, disse:
- Sì, devo dire che ha un certo talento… e mi ha detto una cosa a cui stento sinceramente a credere. - Sembrava prenderla ancora larga, ma presto sarebbe arrivato l’affondo vero e proprio più diretto che mai, in pieno suo stile.
- Del tipo? - E lui non poteva non continuare a cascarci come un graziosissimo pollo!
- Ha detto che sei vergine e di andarci piano con te. - Dannatamente diretto e sfacciato, appunto. Ricardo annaspò e sbatté le palpebre shockato, i colori che la sua pelle abbronzata assunsero furono improvvisamente tutti rosso vivo.
- C-che cosa? Andarci piano per cosa? - Questa fu la risposta che cercava.
- Sei proprio vergine… - Asserì infatti senza il minimo dubbio. Per un momento Luis aveva creduto che Fabio esagerasse, ma evidentemente non era così. Si guardò bene dal rispondere alla domanda su ‘piano per cosa?’. Un capolavoro d’ingenuità davvero.
- E che c’è di male? Io sono profondamente religioso, cattolico, e seguo gli insegnamenti in tutto quello che posso. Voglio arrivare vergine al matrimonio. - Nel vederlo così scettico si era sentito offeso nel suo credo personale e sebbene fosse l’essere meno presuntuoso e permaloso del mondo, non gli si poteva toccare Dio e compagnia bella. In quei casi non riusciva più a ragionare e si prendeva. Non aveva paura o vergogna di qualificarsi per ciò che era, tanto meno per difendere ciò in cui credeva, tanto ne era convinto. Si tirò su su un gomito per sistemarsi meglio e fronteggiarlo a dovere, anche se il colore del viso rimaneva sempre rosso intenso.
- Ne sei anche orgoglioso oltre che convinto! - Commentò lo spagnolo ghignante completamente scoperto, mezzo seduto.
- Tu non puoi capire! - Tagliò corto Riky snervato da quella reazione da miscredente. Non li sopportava quelli così, che non mostravano il minimo rispetto per il credo altrui.
- No, visto che non credo in niente! - Rispose senza la minima paura di ferirlo.
- Se vuoi ti spiego la mia fede… - Riky a quel punto non poté che vederla come un’opportunità per convertire qualcuno alla retta via e ci provò con candore e di nuovo un largo sorriso radioso.
- No no, grazie, non serve! Ma non ti sei mai messo con una? - Sebbene a Luis quell’espressione piacesse, non voleva che a condurre la conversazione fosse l’altro, specie perché la questione fede era tabù per lui. Così tornò su ciò che lo interessava davvero.
- No… - Rispose incerto Ricardo cercando di capire se certi sottospecie di flirt dell’adolescenza potessero considerarsi ‘essersi messo con una’.
- Sul serio? -Luis alzò le sopracciglia sinceramente scettico. Anche a quello faticava a credere.
- Certo… - Ma il brasiliano non aveva il minimo problema ad ammettere sé stesso, non ci vedeva niente di male nell’essere chi era. Non aveva mica fatto del male a qualcuno!
- Non hai mai avuto voglia di scoparti qualcuna? - Ma il suo linguaggio divenne liberamente volgare, come normalmente era sempre, e Riky sospirò scotendo il capo. Aveva dei modi assurdi, ma l’assecondò con pazienza.
- No. -
- Ma ti sarà piaciuta qualcuna, anche da piccolo magari… - L’indagine continuava, ora l’avrebbe ben sistemato lui. Aveva perfettamente capito dove andare a parare, presto l’avrebbe affondato.
- No… non particolarmente… -
- Ma scusa, nessuna ragazza te l’ha mai fatto venire duro? - Certamente più spiccio di così Luis non avrebbe potuto essere. Ricardo sgranò di nuovo gli occhi imbarazzato.
- Eh? - Sperava di non dover rispondere davvero alla domanda.
- Ti ecciterai in qualche modo… - Ma Luis a quanto pareva voleva proprio saperlo…
- … - …e Riky invece per niente dirlo.
- Dannazione, quando ti fai le seghe a cosa pensi? - Eppure doveva rispondergli!
- Non me le faccio! - A quello l’altro non poté stare zitto, magari sapendolo l’avrebbe lasciato in pace. Ma perché tutte quelle domande assurde? Che gli interessava a lui?
- Dai non dire palle! Non lo racconto a nessuno, ma sii serio! - Sicuramente sparava cazzate.
- E’ vero, non me le faccio. - E la serietà con cui lo disse cominciò a far capire quanto ‘grave’ fosse la situazione del piccoletto steso e di nuovo raggomitolato nel letto.
- Avrai pure erezioni… - Cercava di non essere troppo aggressivo ma gli scappava da ridere.
- Sì… -Sincerità per sincerità, tanto valeva dargli quello che voleva, se erano solo delle risposte a delle assurde domande.
- E come fai quando ti vengono? -
- Mi vengono il mattino quindi mi infilo sotto una doccia fredda e passa tutto. -Ovvio, no? Luis cominciò a fare un mezzo sorriso… anche se avrebbe voluto rotolarsi sul letto dalle risate. Non si era mai divertito tanto e su una cosa doveva dare ragione a Fabio. Quel tipo era davvero fuori dal normale!
- Non te ne vengono in altri momenti? -
- No, non ho gli ormoni impazziti, non sono un adolescente! - Anche questo era logico, per Riky. Non per Luis.
- E quando lo eri? - Non che fosse molto tempo fa, visti i suoi venti anni.
- Mi facevo tante docce! - Replicò pregando che la finisse di farsi i fatti propri così intimi.
- Ma ti veniva voglia… - Continuò lo spagnolo senza demordere. Sapeva essere profondamente stressante, quando voleva.
- Capitava… a quell’età… - Luis ridacchiò pensando che probabilmente si parlava di due o tre anni fa al massimo!
- E a cosa pensavi quando ti venivano? - Ormai era vicino dal condurlo laddove voleva.
- Non lo so, non ci facevo caso… - Riky orma era fisso coloro pomodoro e spingendosi il lenzuolo fin sotto al mento, sudando per questo, continuò a pregare mentalmente, nettamente in difficoltà. Non sapeva bene perché, ma sentiva che c’era qualcosa che non andava in quel dialogo.
- Cazzo, avrai dei sogni erotici, qualcosa che ti stimola sessualmente, che ti eccita!- Sbottò allora Luis raddrizzandosi meglio, mettendosi di fianco.
- Non intenzionalmente e se c’è non ci faccio caso… e comunque capitava quando ero ragazzino ma mi calmavo. - Ancora non capiva proprio dove volesse andare a parare.
- E come li scarichi gli ormoni? Cioè, scopare fa bene, ti rilassa… è una cosa fisiologica! - Era l’unico sfogo sano che possedeva… altrimenti doveva andare sulle risse o sul calcio, solo che il suo calcio spesso era discutibile per l’aggressività che usava.
- Ho altri modi per scaricarmi e rilassarmi… faccio molto movimento fisico, infatti. E poi ho altri passatemi normali! - Ricardo sperò con questo di averlo soddisfatto, ma dovette ricredersi. Luis davvero non mollava.
- Ok, ma tutti hanno bisogno di scopare! Tu non hai mai voluto? -
- No! - Rispose subito.
- Ma davvero non ti è mai piaciuta una ragazza e non te la sei voluta fare? -
- No, davvero!- Ed era anche sincero, infatti Luis finalmente ci credette e seguì la seconda intuizione che a quel punto non poteva evitare.
- Scommetto che hai sempre avuto molti amici maschi… - Un classico…
- Sì, certo… la compagnia non mi è mai mancata… - Ma il ragazzino continuava a rispondere candido senza capire perché l’altro parlasse come se ci fosse chissà quale problema.
- Cazzo, Riky, sei gay! Come hai fatto a non accorgertene mai? - Alla fine era sbottato e non era riuscito a trattenersi. Non che avesse mai voluto davvero, in effetti!
- Ma che dici! Anche se non ho mai avuto certe voglie non significa che… - Ricardo divenne viola e cominciò a parlare agitato con il lenzuolo fin sotto agli occhi. Se poteva sarebbe sparito e non capiva come mai l’argomento lo imbarazzasse tanto. Ammettere la verità non gli dava mai problemi ma per come la metteva Luis sembrava che fosse il caso umano. E cavoli, lui non ci si sentiva, un caso umano!
- Fidati, io lo so. Sei gay. È solo che opprimendo i tuoi istinti sessuali non te ne sei mai accorto, cosa assurda ma evidentemente possibile! - Ed era vero, non si era mai imbattuto in uno simile, doveva proprio ammetterlo. Sapeva che esistevano i tardoni ma lui oltre all’ingenuità era anche ottuso. Fortemente e profondamente ottuso. E lo divertiva come non mai, infatti ora rideva apertamente.
- Non prendermi in giro! - Replicò Ricardo aggrappandosi all’eventualità vana che si stesse prendendo gioco di lui come spesso facevano tutti -e non ne capiva proprio il motivo.-
- Ma io sono fottutamente serio! Fatti una sega e vedi su cosa si sposta la tua mente! - Spiccio e diretto ovviamente, sempre rigorosamente ridendo, cosa shockante di per sé perché non è che ghignasse sadicamente, rideva puramente divertito e non l’aveva ancora visto così da quando era arrivato. Tuttavia per Riky era più importante il discorso, a quel punto.
- Cosa dovrei farmi io? - Chiese infatti credendo di aver capito male.
- Una sega! Quando ti vengono le solite alzabandiere mattutine, invece di traumatizzarti con l’acqua fredda mettiti sotto quella calda e lavora di mano, la tua mente in quel momento vaga liberamente e ti manderà le tue autentiche voglie sessuali. Capirai quando lo farai se non ho ragione! - Su questo pareva certissimo e serio, infatti aveva smesso di ridere come un idiota, anche se rimaneva luminoso come da anni non era.
- Ma dovrei farmi una… di quelle cose… per vedere se mi piacciono gli uomini o le donne? - Doveva chiarire il punto, magari aveva capito male. Sperava.
- Visto che sei lento e non l’hai ancora scoperto questa è l’unica! Se vuoi te la faccio io e se non ti fa schifo significa che lo sei innegabilmente! -L’idea di fargliela direttamente gli era venuta subito ma poi conoscendo il tipo era capace di inibirsi proprio perché qualcun altro gli stava facendo una cosa simile e quindi non capire un emerito fico secco lo stesso.
- No grazie! -Rispose svelto il piccoletto finendo del tutto sotto il lenzuolo, rispuntando successivamente sempre e solo con gli occhi grandi ed impauriti, nonché carichi di imbarazzo.
- Ok ok… il primo passo è farti capire che sei gay, poi quando te ne sarai accorto ci penserò io al resto! - Più convinto di così non sarebbe potuto essere, no davvero.
- Q-quale resto? - Le proprie funzioni corporee sembravano anche averlo abbandonato, di fatti.
- Oh, non sai quante cose ci sono da scoprire a questo mondo, specie se sei gay. E lo sei! - Certezza assoluta e allusioni a bizzeffe.
- N-non dire stupidaggini… anche se non mi è mai piaciuta davvero una ragazza ed ho avuto solo amici maschi non significa un bel niente… - O per lo meno lo sperava…
- Significa che preferisci le compagnie maschili a quelle femminili! - Il mastino non mollava e sembrava così sicuro che l’altro finalmente cominciò a vacillare.
- Sì, ma perché fra ragazzi è normale… - Ma non ne era più convinto.
- No… ad un certo punto cominci a correre dietro alle gonne e a cercare di vederci sotto! - Di nuovo diretto.
- Tu mi stai proprio prendendo in giro! - Ma anche a questo ormai non credeva più.
- Ma cazzo, Fabio e quell’altro coglione che ti hanno insegnato? -
- Loro hanno rispetto per me e mi trattano bene, da amici! Non fanno certi discorsi…anzi, mi hanno detto di stare attento a quando sto solo con te perché hanno detto che avresti cercato in tutti i modi di… saltarmi addosso… -Arrossì di nuovo senza credere che nella foga del momento l’avesse detto. Luis non si fece il minimo problema ad ammettere la verità così com’era.
- E hanno ragione! Ma voglio evitare che cominci a gridare come una donnetta isterica! Prima devi capire che piace anche a te! - Anche quello era effettivamente una motivazione fondata. Saltargli addosso e basta significava prendersi delle urla sfiancanti ma soprattutto saltare tutto il divertimento del sedurlo per gradi. Come un serpente che prima lo circondava, poi lo stritolava ed infine se lo divorava.
- Tu sei tutto matto! - Concluse alla fine Ricardo sperando vivamente che fosse così semplice, la cosa.
- Fallo, domani mattina, una bella sega liberatoria… e vedrai se non ho ragione! -Peccato che Luis più serio di così non fosse mai stato.
- Sei fuori di testa! - E su questo di nuovo la risata divertita dello spagnolo si levò nella stanza dove la luce veniva spenta ed il buio li avvolgeva.
Onestamente, shock per certi discorsi a parte, la sua risata era davvero piacevole sia da ascoltare che da guardare. E il piccoletto l’avrebbe anche sognata.

Il mattino successivo giunse regolare come sempre, nessuna catastrofe naturale aveva cancellato il mondo e quindi quando la sveglia suonò, Ricardo si rese conto di essere ancora vivo e che la risata che aveva sognato che tanto gli era piaciuta nel sonno, era stata quella di Luis.
Si girò automaticamente verso il compagno di stanza che ancora dormiva della grossa e pareva non aver minimamente sentito l’aggeggio fastidioso trillare per riattivarli.
“Fortuna che dorme…”Si disse senza però sapere di preciso perché. Non importava, intanto dormiva e lui si sentiva meglio per quello!
Si perse un attimo a contemplarlo a distanza debita e si concesse delle riflessioni sui suoi lineamenti spagnoleggianti che lo rendevano padrone di una bellezza estremamente sensuale, nonostante i capelli fossero biondo scuro e gli occhi addirittura azzurri. Come fosse possibile quell’accostamento di colori proprio non riusciva a capirlo, probabilmente i suoi genitori avevano avuto origini di altri Paesi, magari nordici o chissà… proprio italiani!
Si chiese che storia avesse, consapevole che quello che si leggeva in giro non era mai affidabile.
Rimasto fermo per qualche minuto a guardarlo, si riscosse quando si mosse girandosi dall’altra parte, rimanendo comunque a pancia in giù. Il lenzuolo attorcigliato intorno al suo corpo poco vestito scese scoprendolo praticamente del tutto e fu attratto dai tatuaggi che si vedevano. Alcuni sulle braccia e sulle spalle, non esageratamente grandi ma nemmeno troppo piccoli, in realtà della giusta misura; fece attenzione a quelli che si intravedevano sotto la canottiera bianca che si alzava fino a metà schiena, doveva avere un sonno molto agitato ma non era stato in grado di accorgersene, crollava sempre prima. Non capì che disegni fossero, quelli sulla sua ampia schiena rilassata, ma si trovò incuriosito a volerlo sapere. L’aveva visto nudo diverse volte, negli spogliatoi o anche lì in camera, quando si metteva a girare nudo come niente fosse. Però in quei momenti, non sapeva proprio perché, non era mai riuscito a notare particolari come i suoi tatuaggi. Si fissava sempre sulle zone inferiori del suo torace… zone davvero imbarazzanti eppure simili a calamite.
Arrossì accorgendosi che era finito di nuovo involontariamente per osservargli il fondoschiena. Davvero un gran bel fondoschiena, dopotutto, stretto in quei boxer decisamente poco larghi. Sospirò e si morse il labbro.
Forse era questo che intendeva?
Era gay perché ogni tanto si incantava ad osservare senza motivo apparente i corpi maschili dei suoi compagni?
Non se ne rendeva nemmeno conto, lo faceva e basta e se doveva analizzare i propri pensieri in quei momenti, non sapeva proprio dire a cosa pensava e come si sentiva.
Era come se si incantasse e quindi non era in grado di riflettere su sé stesso e sui propri ragionamenti od istinti. Anche perché se erano tali non si potevano cogliere, solo vivere o al massimo trattenere. Ma analizzarli era impossibile.
Sospirò di nuovo confuso, se aveva ragione doveva per lo meno capirlo e pensò a come fare. Proprio lì gli tornò in mente la soluzione di Luis.
Masturbarsi sotto la doccia lasciando libera la propria mente… cosa avrebbe dovuto trasmettergli, un momento simile?
Certamente piacere ed in quello magari non c’era niente di male. Forse. Non ne era certo ma dopotutto del sano autoerotismo fine a sé stesso che non coinvolgeva terzi non poteva fare nulla di male.
Non capiva proprio come quello potesse dargli delle risposte in merito ai dubbi sollevati dallo spagnolo troppo diretto ed invadente.
Alzò le spalle guardando il proprio inguine coperto dalla biancheria e dal pigiama rosso.
La solita reazione naturale mattutina sembrava giusto in corso; in quel momento solitamente si faceva una traumatica doccia fredda per sistemare tutto…ma l’idea di testare il proprio essere improvvisamente lo allettava.
Rimase un altro paio di secondi a guardarsi e a pensarci, poi si decise.
In ogni caso non gli avrebbe fatto male.
O per lo meno lo sperava.

Quando entrò nella doccia, l’acqua calda scese ad accarezzargli dolcemente la pelle e la sensazione di sonno svanì repentinamente, era davvero piacevole, lo sapeva. Cominciò a lavarsi subito combattendo ancora un po’ l’idea di Luis, poi alla fine, al momento di chiudere ed uscire, sempre mordendosi rigorosamente il labbro in netta difficoltà ed indeciso, esitò con la mano sul rubinetto.
Si guardò di nuovo in basso. Strofinandosi per insaponarsi, la propria erezione non si era di certo calmata, aiutata da quella piacevole acqua calda che lo cullava viziandolo.
Fu così che la domanda gli tornò.
Essere o non essere gay? E come poteva un gesto simile dargli risposta?
Più che per rispondere alla prima domanda, si decise davvero a farlo se non altro per capire la seconda.
Fu così che mollò il rubinetto e scese con la mano sul proprio corpo, si carezzò un po’ il torace accompagnando le gocce che ora come ora gli parevano anche sensuali su di sé. Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare, liberò la mente da ogni pensiero e da ogni domanda, non si chiese come fare, non era completamente idiota, era consapevole delle modalità di gesti simili, seppure in vita sua avesse osato farsene davvero pochissimi e solo per sbaglio -ovvero nel sonno.-
Succhiandosi il labbro, la mano scese sull’inguine e da lì cominciò ad accarezzarsi dapprima timidamente e poi via via che cominciava a sentire piacere, sempre con più decisione e veloce.
Doveva ammettere che era davvero stimolante sotto molti punti di vista.
Anzi, era proprio bello.
Prima di accorgersene si muoveva con frenesia su sé stesso e il fiato era corto, mugolii incontrollati di piacere uscivano dalla sua gola e le gambe gli tremavano, così come il corpo stesso fremeva.
Temette di cadere e si appoggiò alle piastrelle della doccia, sempre con l’acqua che alimentava quel momento piacevole.
Fu la mente l’ultima a partire, dopo il corpo con ogni sua funzione vitale che sembrava impazzito e quando la mente viaggiò libera, tutto il resto esplose come non mai aprendogli davvero tutto un altro mondo.
Perché ora era sveglio e cosciente ed anche se stava andando semplicemente a ruota libera, era attento ad ogni sensazione e pensiero.
Le immagini inaspettate si susseguirono da sole nella propria mente, immagini che comunque non seppe proprio da dove venissero e soprattutto perché, ma furono lì e nel momento in cui le visualizzò uscì totalmente di sé, inesorabilmente, incontenibile, girandosi con la fronte contro la parete e sospirando in modo eccessivo.
Figure maschili tutte rigorosamente sotto la doccia dopo un allenamento estenuante che facevano esattamente la stessa cosa che faceva lui ora, solo vicendevolmente, guardandosi sfacciatamente vogliosi.
Quando raggiunse l’orgasmo era scivolato giù, accucciato, e il getto della doccia continuava ad accarezzarlo ridandogli molto ma molto lentamente la consistenza del proprio corpo.
Riportandolo con calma alla realtà, al suo controllo di sé e a quello stato totalmente shockato.
Farlo nel sonno era una cosa, quando si svegliava aveva la vaga sensazione di aver fatto su di sé qualcosa di inappropriato, ma non ricordava mai i sogni ed i pensieri che aveva nel momento del piacere più intenso.
Farlo da sveglio, coscientemente e ricordandosi ogni singola fantasia, era tutta un’altra cosa.
E dopo il piacere più incredibile, era nel caos più allucinante.
Inizialmente sotto shock si alzò e si asciugò in automatico, lo sguardo assente, l’espressione vuota, il corpo ancora fremente ed i battiti leggermente irregolari. Si vestì dimenticandosi del tutto i capelli che erano ancora strafondi e appiccicati alla fronte ed intorno al viso.
Per scrollarseli scosse il capo veloce e bruscamente come un animaletto bagnato, tornato fermo a fissarsi allo specchio si vide tutto spettinato e sconvolto.
Sconvolto.
Si concentrò su quell’aspetto e fu come se si svegliasse in quell’istante.
Ora capiva perché Luis aveva detto di masturbarsi senza controllare i propri pensieri… capì anche come mai quello potesse essergli d’aiuto circa quel dubbio atroce.
Essere o non essere gay?
Nell’istante in cui lo capì, il panico lo colse più atroce che mai.