CAPITOLO IX:
ESSERE O NON
ESSERE… GAY!
Parte I:
La
traumatica scoperta
/The way i are
-Timbaland ft. Keri Hilson & DOE/
Se si fosse fatto
sfuggire un’occasione simile, sarebbe stato davvero idiota, si era
detto.
Per cui presto
detto, quella sera stessa, con le parole di Fabio ben incise nella
materia grigia, era subito andato all’attacco.
Luis era già
accomodato sul letto quando Ricardo era entrato in camera, dopo le
solite raccomandazioni dei due fratelli maggiori Francesco e Fabio.
Quella volta sembravano non volerlo lasciare andare, ma alla fine
l’orario per andare a dormire era giunto e con profonda ingenuità il
brasiliano si era deciso ad andare in camera chiedendosi se la sfuriata
di oggi con Francesco gli avesse fatto bene o male.
Naturalmente
aveva colto le accuse che il suo amico aveva fatto a Luis e si chiedeva
quanto vere potessero essere. Certo dalla sua reazione si poteva
pensare lo fossero, ma non avrebbe comunque mai osato appurarsene di
persona, preferendo dirsi ‘ma figurati’ piuttosto che ‘vedremo’.
Non dello
stesso avviso Luis che stufo di aspettare, quando l’aveva visto sbucare
dalla porta si era raddrizzato contro la spalliera e incrociando le
braccia forti e tatuate al petto coperto solo da una canottiera intima
che invece di coprirlo lo evidenziava ulteriormente, era finito per
dipingersi uno strano sorrisetto enigmatico sulle labbra.
Ricardo aveva
esitato a quell’espressione inquisitoria ed allusiva ed aveva
trattenuto a stento l’istinto di scappare e tornare dai suoi amici
fidati. Alla fine si era fatto coraggio e si era chiuso in bagno per
cambiarsi e mettersi un pigiama eccessivo per la stagione ancora calda
in cui erano.
Quando uscì
Luis era ancora nella stessa identica posizione di prima e lo fissava
sfacciato, in attesa di chissà cosa.
Si chiese se
dovesse dire qualcosa o fingere indifferenza, ma sapendo di non esserne
capace si stese nel letto e provò un vago approccio gentile,
accoccolandosi su un lato sotto il lenzuolo che già gli faceva caldo.
- Come stai
dopo la litigata con Francy? - Domanda ovvia dopo tutto. Si morse la
lingua capendo che gli aveva dato un gran bell’input per spingere la
conversazione su un argomento particolarmente scomodo. Ovvero quanto
vere fossero le accuse di Francesco.
Accuse che
consistevano nel tacciarlo di nervosismo eccessivo solo perché il
piccolo Riky non si concedeva a lui. Arrossì rendendosene conto e Luis
se ne accorse sorridendo più sbieco che mai. Gli piacevano i suoi modi
di fare puliti e limpidi, si capiva subito cosa pensava e l’ingenuità
di cui era padrone era davvero un tocco di classe che ora avrebbe
testato ulteriormente.
Naturalmente
l’idea che si era fatto era abbastanza veritiera ma si sarebbe stupito
comunque sul livello d’ingenuità che il piccoletto era capace di
raggiungere.
- Più sciolto!-
Come se fosse mai stato legato!
Riky lo pensò
ma si guardò bene dall‘esprimerlo, quindi lieto che non dicesse niente
di specifico sulle famose accuse, commentò con un sorriso più rilassato
e dolce:
- Temevo
finiste per picchiarvi davvero… fortuna che è arrivato Fabio. - Ecco,
parlare del loro capitano sarebbe stato sicuramente meglio.
Ma Luis era
abile, molto più di quello che non apparisse, e dovendo concentrare
tutte le molte energie in eccesso su un’unica azione, ovvero conversare
con il ragazzino, mosse i propri scacchi nell’unica direzione voluta.
- E’ un tipo
acuto. - Disse fingendosi vago. Riky ci cascò.
- Ho visto che
ti ha portato in bagno per calmarti… sai, parlare con lui è sempre la
cosa migliore, riesce davvero ad arrivare ai nodi dei problemi di
tutti! Infatti se qualcuno ha qualcosa va sempre da Fabio. - L’elogio
sarebbe andato avanti se Luis non avesse cominciato il suo attacco e
con una strana luce indecifrabile nello sguardo incredibilmente
sensuale, disse:
- Sì, devo dire
che ha un certo talento… e mi ha detto una cosa a cui stento
sinceramente a credere. - Sembrava prenderla ancora larga, ma presto
sarebbe arrivato l’affondo vero e proprio più diretto che mai, in pieno
suo stile.
- Del tipo? - E
lui non poteva non continuare a cascarci come un graziosissimo pollo!
- Ha detto che
sei vergine e di andarci piano con te. - Dannatamente diretto e
sfacciato, appunto. Ricardo annaspò e sbatté le palpebre shockato, i
colori che la sua pelle abbronzata assunsero furono improvvisamente
tutti rosso vivo.
- C-che cosa?
Andarci piano per cosa? - Questa fu la risposta che cercava.
- Sei proprio
vergine… - Asserì infatti senza il minimo dubbio. Per un momento Luis
aveva creduto che Fabio esagerasse, ma evidentemente non era così. Si
guardò bene dal rispondere alla domanda su ‘piano per cosa?’. Un
capolavoro d’ingenuità davvero.
- E che c’è di
male? Io sono profondamente religioso, cattolico, e seguo gli
insegnamenti in tutto quello che posso. Voglio arrivare vergine al
matrimonio. - Nel vederlo così scettico si era sentito offeso nel suo
credo personale e sebbene fosse l’essere meno presuntuoso e permaloso
del mondo, non gli si poteva toccare Dio e compagnia bella. In quei
casi non riusciva più a ragionare e si prendeva. Non aveva paura o
vergogna di qualificarsi per ciò che era, tanto meno per difendere ciò
in cui credeva, tanto ne era convinto. Si tirò su su un gomito per
sistemarsi meglio e fronteggiarlo a dovere, anche se il colore del viso
rimaneva sempre rosso intenso.
- Ne sei anche
orgoglioso oltre che convinto! - Commentò lo spagnolo ghignante
completamente scoperto, mezzo seduto.
- Tu non puoi
capire! - Tagliò corto Riky snervato da quella reazione da miscredente.
Non li sopportava quelli così, che non mostravano il minimo rispetto
per il credo altrui.
- No, visto che
non credo in niente! - Rispose senza la minima paura di ferirlo.
- Se vuoi ti
spiego la mia fede… - Riky a quel punto non poté che vederla come
un’opportunità per convertire qualcuno alla retta via e ci provò con
candore e di nuovo un largo sorriso radioso.
- No no,
grazie, non serve! Ma non ti sei mai messo con una? - Sebbene a Luis
quell’espressione piacesse, non voleva che a condurre la conversazione
fosse l’altro, specie perché la questione fede era tabù per lui. Così
tornò su ciò che lo interessava davvero.
- No… - Rispose
incerto Ricardo cercando di capire se certi sottospecie di flirt
dell’adolescenza potessero considerarsi ‘essersi messo con una’.
- Sul serio?
-Luis alzò le sopracciglia sinceramente scettico. Anche a quello
faticava a credere.
- Certo… - Ma
il brasiliano non aveva il minimo problema ad ammettere sé stesso, non
ci vedeva niente di male nell’essere chi era. Non aveva mica fatto del
male a qualcuno!
- Non hai mai
avuto voglia di scoparti qualcuna? - Ma il suo linguaggio divenne
liberamente volgare, come normalmente era sempre, e Riky sospirò
scotendo il capo. Aveva dei modi assurdi, ma l’assecondò con pazienza.
- No. -
- Ma ti sarà
piaciuta qualcuna, anche da piccolo magari… - L’indagine continuava,
ora l’avrebbe ben sistemato lui. Aveva perfettamente capito dove andare
a parare, presto l’avrebbe affondato.
- No… non
particolarmente… -
- Ma scusa,
nessuna ragazza te l’ha mai fatto venire duro? - Certamente più spiccio
di così Luis non avrebbe potuto essere. Ricardo sgranò di nuovo gli
occhi imbarazzato.
- Eh? - Sperava
di non dover rispondere davvero alla domanda.
- Ti ecciterai
in qualche modo… - Ma Luis a quanto pareva voleva proprio saperlo…
- … - …e Riky
invece per niente dirlo.
- Dannazione,
quando ti fai le seghe a cosa pensi? - Eppure doveva rispondergli!
- Non me le
faccio! - A quello l’altro non poté stare zitto, magari sapendolo
l’avrebbe lasciato in pace. Ma perché tutte quelle domande assurde? Che
gli interessava a lui?
- Dai non dire
palle! Non lo racconto a nessuno, ma sii serio! - Sicuramente sparava
cazzate.
- E’ vero, non
me le faccio. - E la serietà con cui lo disse cominciò a far capire
quanto ‘grave’ fosse la situazione del piccoletto steso e di nuovo
raggomitolato nel letto.
- Avrai pure
erezioni… - Cercava di non essere troppo aggressivo ma gli scappava da
ridere.
- Sì…
-Sincerità per sincerità, tanto valeva dargli quello che voleva, se
erano solo delle risposte a delle assurde domande.
- E come fai
quando ti vengono? -
- Mi vengono il
mattino quindi mi infilo sotto una doccia fredda e passa tutto. -Ovvio,
no? Luis cominciò a fare un mezzo sorriso… anche se avrebbe voluto
rotolarsi sul letto dalle risate. Non si era mai divertito tanto e su
una cosa doveva dare ragione a Fabio. Quel tipo era davvero fuori dal
normale!
- Non te ne
vengono in altri momenti? -
- No, non ho
gli ormoni impazziti, non sono un adolescente! - Anche questo era
logico, per Riky. Non per Luis.
- E quando lo
eri? - Non che fosse molto tempo fa, visti i suoi venti anni.
- Mi facevo
tante docce! - Replicò pregando che la finisse di farsi i fatti propri
così intimi.
- Ma ti veniva
voglia… - Continuò lo spagnolo senza demordere. Sapeva essere
profondamente stressante, quando voleva.
- Capitava… a
quell’età… - Luis ridacchiò pensando che probabilmente si parlava di
due o tre anni fa al massimo!
- E a cosa
pensavi quando ti venivano? - Ormai era vicino dal condurlo laddove
voleva.
- Non lo so,
non ci facevo caso… - Riky orma era fisso coloro pomodoro e spingendosi
il lenzuolo fin sotto al mento, sudando per questo, continuò a pregare
mentalmente, nettamente in difficoltà. Non sapeva bene perché, ma
sentiva che c’era qualcosa che non andava in quel dialogo.
- Cazzo, avrai
dei sogni erotici, qualcosa che ti stimola sessualmente, che ti
eccita!- Sbottò allora Luis raddrizzandosi meglio, mettendosi di fianco.
- Non
intenzionalmente e se c’è non ci faccio caso… e comunque capitava
quando ero ragazzino ma mi calmavo. - Ancora non capiva proprio dove
volesse andare a parare.
- E come li
scarichi gli ormoni? Cioè, scopare fa bene, ti rilassa… è una cosa
fisiologica! - Era l’unico sfogo sano che possedeva… altrimenti doveva
andare sulle risse o sul calcio, solo che il suo calcio spesso era
discutibile per l’aggressività che usava.
- Ho altri modi
per scaricarmi e rilassarmi… faccio molto movimento fisico, infatti. E
poi ho altri passatemi normali! - Ricardo sperò con questo di averlo
soddisfatto, ma dovette ricredersi. Luis davvero non mollava.
- Ok, ma tutti
hanno bisogno di scopare! Tu non hai mai voluto? -
- No! - Rispose
subito.
- Ma davvero
non ti è mai piaciuta una ragazza e non te la sei voluta fare? -
- No, davvero!-
Ed era anche sincero, infatti Luis finalmente ci credette e seguì la
seconda intuizione che a quel punto non poteva evitare.
- Scommetto che
hai sempre avuto molti amici maschi… - Un classico…
- Sì, certo… la
compagnia non mi è mai mancata… - Ma il ragazzino continuava a
rispondere candido senza capire perché l’altro parlasse come se ci
fosse chissà quale problema.
- Cazzo, Riky,
sei gay! Come hai fatto a non accorgertene mai? - Alla fine era
sbottato e non era riuscito a trattenersi. Non che avesse mai voluto
davvero, in effetti!
- Ma che dici!
Anche se non ho mai avuto certe voglie non significa che… - Ricardo
divenne viola e cominciò a parlare agitato con il lenzuolo fin sotto
agli occhi. Se poteva sarebbe sparito e non capiva come mai l’argomento
lo imbarazzasse tanto. Ammettere la verità non gli dava mai problemi ma
per come la metteva Luis sembrava che fosse il caso umano. E cavoli,
lui non ci si sentiva, un caso umano!
- Fidati, io lo
so. Sei gay. È solo che opprimendo i tuoi istinti sessuali non te ne
sei mai accorto, cosa assurda ma evidentemente possibile! - Ed era
vero, non si era mai imbattuto in uno simile, doveva proprio
ammetterlo. Sapeva che esistevano i tardoni ma lui oltre all’ingenuità
era anche ottuso. Fortemente e profondamente ottuso. E lo divertiva
come non mai, infatti ora rideva apertamente.
- Non prendermi
in giro! - Replicò Ricardo aggrappandosi all’eventualità vana che si
stesse prendendo gioco di lui come spesso facevano tutti -e non ne
capiva proprio il motivo.-
- Ma io sono
fottutamente serio! Fatti una sega e vedi su cosa si sposta la tua
mente! - Spiccio e diretto ovviamente, sempre rigorosamente ridendo,
cosa shockante di per sé perché non è che ghignasse sadicamente, rideva
puramente divertito e non l’aveva ancora visto così da quando era
arrivato. Tuttavia per Riky era più importante il discorso, a quel
punto.
- Cosa dovrei
farmi io? - Chiese infatti credendo di aver capito male.
- Una sega!
Quando ti vengono le solite alzabandiere mattutine, invece di
traumatizzarti con l’acqua fredda mettiti sotto quella calda e lavora
di mano, la tua mente in quel momento vaga liberamente e ti manderà le
tue autentiche voglie sessuali. Capirai quando lo farai se non ho
ragione! - Su questo pareva certissimo e serio, infatti aveva smesso di
ridere come un idiota, anche se rimaneva luminoso come da anni non era.
- Ma dovrei
farmi una… di quelle cose… per vedere se mi piacciono gli uomini o le
donne? - Doveva chiarire il punto, magari aveva capito male. Sperava.
- Visto che sei
lento e non l’hai ancora scoperto questa è l’unica! Se vuoi te la
faccio io e se non ti fa schifo significa che lo sei innegabilmente!
-L’idea di fargliela direttamente gli era venuta subito ma poi
conoscendo il tipo era capace di inibirsi proprio perché qualcun altro
gli stava facendo una cosa simile e quindi non capire un emerito fico
secco lo stesso.
- No grazie!
-Rispose svelto il piccoletto finendo del tutto sotto il lenzuolo,
rispuntando successivamente sempre e solo con gli occhi grandi ed
impauriti, nonché carichi di imbarazzo.
- Ok ok… il
primo passo è farti capire che sei gay, poi quando te ne sarai accorto
ci penserò io al resto! - Più convinto di così non sarebbe potuto
essere, no davvero.
- Q-quale
resto? - Le proprie funzioni corporee sembravano anche averlo
abbandonato, di fatti.
- Oh, non sai
quante cose ci sono da scoprire a questo mondo, specie se sei gay. E lo
sei! - Certezza assoluta e allusioni a bizzeffe.
- N-non dire
stupidaggini… anche se non mi è mai piaciuta davvero una ragazza ed ho
avuto solo amici maschi non significa un bel niente… - O per lo meno lo
sperava…
- Significa che
preferisci le compagnie maschili a quelle femminili! - Il mastino non
mollava e sembrava così sicuro che l’altro finalmente cominciò a
vacillare.
- Sì, ma perché
fra ragazzi è normale… - Ma non ne era più convinto.
- No… ad un
certo punto cominci a correre dietro alle gonne e a cercare di vederci
sotto! - Di nuovo diretto.
- Tu mi stai
proprio prendendo in giro! - Ma anche a questo ormai non credeva più.
- Ma cazzo,
Fabio e quell’altro coglione che ti hanno insegnato? -
- Loro hanno
rispetto per me e mi trattano bene, da amici! Non fanno certi
discorsi…anzi, mi hanno detto di stare attento a quando sto solo con te
perché hanno detto che avresti cercato in tutti i modi di… saltarmi
addosso… -Arrossì di nuovo senza credere che nella foga del momento
l’avesse detto. Luis non si fece il minimo problema ad ammettere la
verità così com’era.
- E hanno
ragione! Ma voglio evitare che cominci a gridare come una donnetta
isterica! Prima devi capire che piace anche a te! - Anche quello era
effettivamente una motivazione fondata. Saltargli addosso e basta
significava prendersi delle urla sfiancanti ma soprattutto saltare
tutto il divertimento del sedurlo per gradi. Come un serpente che prima
lo circondava, poi lo stritolava ed infine se lo divorava.
- Tu sei tutto
matto! - Concluse alla fine Ricardo sperando vivamente che fosse così
semplice, la cosa.
- Fallo, domani
mattina, una bella sega liberatoria… e vedrai se non ho ragione!
-Peccato che Luis più serio di così non fosse mai stato.
- Sei fuori di
testa! - E su questo di nuovo la risata divertita dello spagnolo si
levò nella stanza dove la luce veniva spenta ed il buio li avvolgeva.
Onestamente,
shock per certi discorsi a parte, la sua risata era davvero piacevole
sia da ascoltare che da guardare. E il piccoletto l’avrebbe anche
sognata.
Il mattino
successivo giunse regolare come sempre, nessuna catastrofe naturale
aveva cancellato il mondo e quindi quando la sveglia suonò, Ricardo si
rese conto di essere ancora vivo e che la risata che aveva sognato che
tanto gli era piaciuta nel sonno, era stata quella di Luis.
Si girò
automaticamente verso il compagno di stanza che ancora dormiva della
grossa e pareva non aver minimamente sentito l’aggeggio fastidioso
trillare per riattivarli.
“Fortuna che dorme…”Si
disse senza però sapere di preciso perché. Non importava, intanto
dormiva e lui si sentiva meglio per quello!
Si perse un
attimo a contemplarlo a distanza debita e si concesse delle riflessioni
sui suoi lineamenti spagnoleggianti che lo rendevano padrone di una
bellezza estremamente sensuale, nonostante i capelli fossero biondo
scuro e gli occhi addirittura azzurri. Come fosse possibile
quell’accostamento di colori proprio non riusciva a capirlo,
probabilmente i suoi genitori avevano avuto origini di altri Paesi,
magari nordici o chissà… proprio italiani!
Si chiese che
storia avesse, consapevole che quello che si leggeva in giro non era
mai affidabile.
Rimasto fermo
per qualche minuto a guardarlo, si riscosse quando si mosse girandosi
dall’altra parte, rimanendo comunque a pancia in giù. Il lenzuolo
attorcigliato intorno al suo corpo poco vestito scese scoprendolo
praticamente del tutto e fu attratto dai tatuaggi che si vedevano.
Alcuni sulle braccia e sulle spalle, non esageratamente grandi ma
nemmeno troppo piccoli, in realtà della giusta misura; fece attenzione
a quelli che si intravedevano sotto la canottiera bianca che si alzava
fino a metà schiena, doveva avere un sonno molto agitato ma non era
stato in grado di accorgersene, crollava sempre prima. Non capì che
disegni fossero, quelli sulla sua ampia schiena rilassata, ma si trovò
incuriosito a volerlo sapere. L’aveva visto nudo diverse volte, negli
spogliatoi o anche lì in camera, quando si metteva a girare nudo come
niente fosse. Però in quei momenti, non sapeva proprio perché, non era
mai riuscito a notare particolari come i suoi tatuaggi. Si fissava
sempre sulle zone inferiori del suo torace… zone davvero imbarazzanti
eppure simili a calamite.
Arrossì
accorgendosi che era finito di nuovo involontariamente per osservargli
il fondoschiena. Davvero un gran bel fondoschiena, dopotutto, stretto
in quei boxer decisamente poco larghi. Sospirò e si morse il labbro.
Forse era
questo che intendeva?
Era gay perché
ogni tanto si incantava ad osservare senza motivo apparente i corpi
maschili dei suoi compagni?
Non se ne
rendeva nemmeno conto, lo faceva e basta e se doveva analizzare i
propri pensieri in quei momenti, non sapeva proprio dire a cosa pensava
e come si sentiva.
Era come se si
incantasse e quindi non era in grado di riflettere su sé stesso e sui
propri ragionamenti od istinti. Anche perché se erano tali non si
potevano cogliere, solo vivere o al massimo trattenere. Ma analizzarli
era impossibile.
Sospirò di
nuovo confuso, se aveva ragione doveva per lo meno capirlo e pensò a
come fare. Proprio lì gli tornò in mente la soluzione di Luis.
Masturbarsi
sotto la doccia lasciando libera la propria mente… cosa avrebbe dovuto
trasmettergli, un momento simile?
Certamente
piacere ed in quello magari non c’era niente di male. Forse. Non ne era
certo ma dopotutto del sano autoerotismo fine a sé stesso che non
coinvolgeva terzi non poteva fare nulla di male.
Non capiva
proprio come quello potesse dargli delle risposte in merito ai dubbi
sollevati dallo spagnolo troppo diretto ed invadente.
Alzò le spalle
guardando il proprio inguine coperto dalla biancheria e dal pigiama
rosso.
La solita
reazione naturale mattutina sembrava giusto in corso; in quel momento
solitamente si faceva una traumatica doccia fredda per sistemare
tutto…ma l’idea di testare il proprio essere improvvisamente lo
allettava.
Rimase un altro
paio di secondi a guardarsi e a pensarci, poi si decise.
In ogni caso
non gli avrebbe fatto male.
O per lo meno
lo sperava.
Quando entrò
nella doccia, l’acqua calda scese ad accarezzargli dolcemente la pelle
e la sensazione di sonno svanì repentinamente, era davvero piacevole,
lo sapeva. Cominciò a lavarsi subito combattendo ancora un po’ l’idea
di Luis, poi alla fine, al momento di chiudere ed uscire, sempre
mordendosi rigorosamente il labbro in netta difficoltà ed indeciso,
esitò con la mano sul rubinetto.
Si guardò di
nuovo in basso. Strofinandosi per insaponarsi, la propria erezione non
si era di certo calmata, aiutata da quella piacevole acqua calda che lo
cullava viziandolo.
Fu così che la
domanda gli tornò.
Essere o non
essere gay? E come poteva un gesto simile dargli risposta?
Più che per
rispondere alla prima domanda, si decise davvero a farlo se non altro
per capire la seconda.
Fu così che
mollò il rubinetto e scese con la mano sul proprio corpo, si carezzò un
po’ il torace accompagnando le gocce che ora come ora gli parevano
anche sensuali su di sé. Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare,
liberò la mente da ogni pensiero e da ogni domanda, non si chiese come
fare, non era completamente idiota, era consapevole delle modalità di
gesti simili, seppure in vita sua avesse osato farsene davvero
pochissimi e solo per sbaglio -ovvero nel sonno.-
Succhiandosi il
labbro, la mano scese sull’inguine e da lì cominciò ad accarezzarsi
dapprima timidamente e poi via via che cominciava a sentire piacere,
sempre con più decisione e veloce.
Doveva
ammettere che era davvero stimolante sotto molti punti di vista.
Anzi, era
proprio bello.
Prima di
accorgersene si muoveva con frenesia su sé stesso e il fiato era corto,
mugolii incontrollati di piacere uscivano dalla sua gola e le gambe gli
tremavano, così come il corpo stesso fremeva.
Temette di
cadere e si appoggiò alle piastrelle della doccia, sempre con l’acqua
che alimentava quel momento piacevole.
Fu la mente
l’ultima a partire, dopo il corpo con ogni sua funzione vitale che
sembrava impazzito e quando la mente viaggiò libera, tutto il resto
esplose come non mai aprendogli davvero tutto un altro mondo.
Perché ora era
sveglio e cosciente ed anche se stava andando semplicemente a ruota
libera, era attento ad ogni sensazione e pensiero.
Le immagini
inaspettate si susseguirono da sole nella propria mente, immagini che
comunque non seppe proprio da dove venissero e soprattutto perché, ma
furono lì e nel momento in cui le visualizzò uscì totalmente di sé,
inesorabilmente, incontenibile, girandosi con la fronte contro la
parete e sospirando in modo eccessivo.
Figure maschili
tutte rigorosamente sotto la doccia dopo un allenamento estenuante che
facevano esattamente la stessa cosa che faceva lui ora, solo
vicendevolmente, guardandosi sfacciatamente vogliosi.
Quando
raggiunse l’orgasmo era scivolato giù, accucciato, e il getto della
doccia continuava ad accarezzarlo ridandogli molto ma molto lentamente
la consistenza del proprio corpo.
Riportandolo
con calma alla realtà, al suo controllo di sé e a quello stato
totalmente shockato.
Farlo nel sonno
era una cosa, quando si svegliava aveva la vaga sensazione di aver
fatto su di sé qualcosa di inappropriato, ma non ricordava mai i sogni
ed i pensieri che aveva nel momento del piacere più intenso.
Farlo da
sveglio, coscientemente e ricordandosi ogni singola fantasia, era tutta
un’altra cosa.
E dopo il
piacere più incredibile, era nel caos più allucinante.
Inizialmente
sotto shock si alzò e si asciugò in automatico, lo sguardo assente,
l’espressione vuota, il corpo ancora fremente ed i battiti leggermente
irregolari. Si vestì dimenticandosi del tutto i capelli che erano
ancora strafondi e appiccicati alla fronte ed intorno al viso.
Per
scrollarseli scosse il capo veloce e bruscamente come un animaletto
bagnato, tornato fermo a fissarsi allo specchio si vide tutto
spettinato e sconvolto.
Sconvolto.
Si concentrò su
quell’aspetto e fu come se si svegliasse in quell’istante.
Ora capiva
perché Luis aveva detto di masturbarsi senza controllare i propri
pensieri… capì anche come mai quello potesse essergli d’aiuto circa
quel dubbio atroce.
Essere o non
essere gay?
Nell’istante in
cui lo capì, il panico lo colse più atroce che mai.