Note: Dopo averla cancellata e scritta decine di volte, finalmente sono riuscita a terminare questa fic. In ‘You wont’ walk alone’ avevo accennato ad un’immagine di Naruto e Gaara che mi aveva folgorato e per la quale stavo aspettando l’idea giusta per una fic. Un po’ di tempo fa mi era venuta un’ideuzza, ma ho dovuto aspettare a metterla in pratica per motivi di studio… Ora eccoci qua! L’immagine raffigurava Naruto e Gaara sdraiati in una vasca piena di rose: bellissima! L’idea iniziale era totalmente diversa, ma poi Gaara ha iniziato a fare di testa sua e questo è stato il risultato. La scena nella vasca è uscita decisamente sensuale, spero di non essere volgare… ^//^
Dediche: Dedico questa fic a Yuyu: sono contentissima che ti sia piaciuta ‘La festa’ e ti ringrazio molto per il commento che hai lasciato, me arrossita ^//^ Neko_Rika: come ho già detto non sono molto brava a scrivere cose comiche, ma sto pensando ad una possibile fic sulla reazione di Iruka e Kakashi, infondo sono i loro sensei, Iruka e quasi un padre per Naruto, mi piacerebbe vedere come reagirebbe scoprendo che Naruto e Gaara stanno insieme, che ne pensi? E ti ringrazio per avermi fatto notare gli errori presenti nell'altra fic! Ballerina classica: spero che ti piaccia anche questa fic, intanto io aspetto una nuova tua fic su questa fantastica coppia! -__^ Arwen88: Non ho parole per ringraziarti di aver letto tutte le fic che ho scritto su questo pairing, leggendo i tuoi commenti mi sono resa conto una volta di più di aver raggiunto i miei obbiettivi con ogni fic. Grazie davvero! Spero che anche a te piaccia questa fic. ^^ Ed a tutti i fan di questa fantastica coppia ^^
Ringraziamenti: Ringrazio Alexiell, Bellerinaclassica, Kuroda9540, Millennia Angel e Slice per aver inserito la fic tra i loro preferiti e tutti coloro che hanno anche solo letto ‘La Festa’: me tanto, tanto commossa *^* E tutti coloro che leggeranno e commenteranno questa fic.
Adesso vi lascio alla lettura. Buon Natale, anche se in ritardo, e Buon 2009 \^o^/


Rose


Oggi è il diciannove gennaio…
… oggi è il giorno del mio compleanno!
Osservo per l’ennesima volta i numeri della data che spiccano neri sul fondo bianco e lucido del calendario, ed ancora una volta non so cosa pensare.
Era da tantissimo tempo che non pensavo a questo giorno…
Sospiro e mi alzo in piedi portandomi accanto alla finestra, punto il gomito sinistro sul davanzale, accanto all’altro braccio disteso sul ripiano, e poggio il mento sul palmo della mano. Il respiro arroventato del deserto mi investe aggrovigliandomi i capelli, sollevo lo sguardo incrociando l’azzurro accecante del cielo di metà pomeriggio. Ai piedi del palazzo si srotola la piazza ancora piena di persone che si affrettano a svolgere i propri lavori, nonostante il caldo opprimente. Al centro dello spiazzo troneggia, dall’alto del suo piedistallo, la statua bronzea del quarto Kazekage, di mio padre…
Alla sua vista qualcosa si inizia a ribellare dentro di me, nonostante tutto ancora non sono riuscito a perdonarlo! Ma come posso perdonare l’uomo che mi ha trattato come un oggetto? Come posso perdonare l’uomo che ha rinchiuso dentro di me Shukaku non per una reale necessità difensiva, ma per trasformare me, suo figlio, in un’arma da scagliare contro i villaggi che avrebbero minacciato il nostro? Come posso perdonare l’uomo che ha cercato di uccidermi ripetutamente quando si è reso conto che non ero più controllabile?
Appunto, non si può!
È in momenti come questo che mi rendo conto che non è ancora finita, che quei sentimenti rabbiosi che mi stavano distruggendo sono ancora qui, dentro di me, pronti a divorarmi, a trascinarmi nuovamente nell’inferno dal quale sono riuscito a sfuggire con tanta fatica…
Ma come posso dimenticare i lunghi anni di sofferenza a cui sono stato condannato per causa di quell’uomo? Anni in cui sono stato trattato con disprezzo ed insofferenza, anni in cui sono cresciuto isolato e temuto.
Anni in cui ho maledetto continuamente questo giorno!
Il giorno del mio compleanno non era altro che un giorno in cui veniva ribadita con più forza la mia natura di jinchuuriki, di diverso, di odiato…
… che senso poteva avere festeggiare questo giorno?
Anche i tuoi compleanni sono stati simili ai miei, vero amore mio?
Non me ne hai mai parlato, ma sono sicuro che sia stato così, che quello per te era un giorno in cui il dolore diveniva tale da soffocarti. Mi capita spesso di pensare che se ci fossimo incontrati prima ed in circostanze diverse, magari avremmo potuto sostenerci a vicenda…
I miei compleanni sono stati tutti uguali: io ed Yashamaru seduti ai lati opposti di un tavolo ed una torta piccola e malinconica tra noi. Solo noi due, nemmeno ai miei fratelli era consentito venire. Mio padre era un uomo troppo impegnato per sprecare qualche minuto per stare con suo figlio il giorno del suo compleanno. Mi mandava ogni anno un pupazzo di pezza diverso, senza nemmeno un biglietto o un messaggio. Il mio preferito era un coniglio di pezza rosa, aveva le orecchie e le zampe molto più lunghe rispetto al corpo ed uno sguardo malinconico con quei bottoni neri e lucidi cuciti sul volto di stoffa, ma è stato con me per molti anni: lo ricevetti l’anno in cui scoprii che mio padre non si scomodava nemmeno ad ordinare ad uno dei suoi aiutanti di comprare un regalo per me e portarmelo, ma che era Yashamaru a sceglierli e consegnarmeli a nome del Kazekage.
I miei compleanni erano il riflesso della mia vita: solitari, tristi, mesti.
Ricordo una sera in cui stavo rincasando con l’unica compagnia del mio pupazzo, la sera era già scesa e le strade, illuminate dalla luce argentea della luna, erano vuote e silenziose. All’improvviso sentii quel silenzio quasi opprimente venire infranto dallo scoppio argentino di una risata. Subito mi voltai scoprendo che veniva dal salotto di una casa che si affacciava sulla strada; non erano state tirate le tende ed io potevo guardare all’interno. Vidi la scena tipica di una normale famiglia. Un bambino che conoscevo di vista era inginocchiato su una sedia davanti al tavolo, le mani serrate sul bordo ligneo, ed un’espressione di gioiosa impazienza disegnata sul suo volto; seduto accanto a lui il padre lo osservava con affetto. Poco dopo vidi la madre entrare con in mano una piccola torta con le candeline accese, posarla davanti a lui ed allontanarsi dopo avergli accarezzato la testa. Vidi il bambino inspirare e soffiare con forza fino a spegnere le fiammelle, lo vidi ridere appagato tra le braccia della madre.
Qualcosa si strinse dentro di me, una sorta di gelosia iniziò a serpeggiarmi dentro: quel bambino aveva quello che io avevo sempre desiderato, quello per cui io pregavo ogni notte affannosamente senza mai ricevere una risposta. Volevo anch’io una famiglia, volevo anch’io una madre ed un padre, volevo anch’io essere abbracciato amorevolmente da loro, volevo anch’io festeggiare con loro il mio compleanno…
… volevo essere anch’io un normale bambino, con tutti quei piccoli, insormontabili problemi che si hanno a quell’età.
Non volevo più essere solo con me stesso, temuto ed odiato dalle persone che mi circondavano per un qualcosa che nemmeno capivo. Volevo poter ridere e giocare con gli altri bambini. Volevo non dovermi più accontentare della solitudine, del dolore e del silenzio come unici compagni di gioco.
La madre poi mi vide e trasalì, ero solo una piccola figura in piedi in mezzo alla strada polverosa, stretta al pupazzo che avevo tra le braccia, perso e dilaniato, infinitamente triste, appena illuminato dalla luce dorata che filtrava dalla finestra. La donna si avvicinò alla finestra, il suo sguardo gelido e sprezzante mi trapassò da parte a parte prima che con un gesto secco e stizzito chiudesse le tende impedendomi di vedere all’interno: avevo visto qualcosa che non mi sarebbe mai appartenuta per quanto l’avessi desiderata.
Mi sentii come se mi avessero strappato un pezzo dell’anima con tenaglie arroventate!
Anche quella sera tornai a casa disperato ed in lacrime, ed anche quella sera Yashamaru non riuscì a spiegarmi il perché di tutto quell’odio verso di me.
È strano, ma ricordo ancora benissimo l’ultimo compleanno che ho festeggiato: riuscii a persuadere Yashamaru a lasciarmi fare una festa per il mio compleanno se fossi riuscito a convincere i bambini di Suna a venere. Lui acconsentì con uno strano sorriso malinconico, già prevedendo come sarebbe andata a finire. Infatti ebbi una delle delusioni più amare della mia vita: gli altri bambini si rifiutarono persino di fermarsi ed ascoltarmi, fuggivano spaventati appena mi vedevano fermarmi accanto a loro.
Quando tornai a casa sconfitto ed avvilito, trovai Yashamaru che mi aspettava in salotto accanto ad una torta con già le candeline accese; mi rivolse un sorriso dispiaciuto e si avvicinò per abbracciarmi e consolarmi un po’.
L’anno successivo non ci fu più nessuno interessato a festeggiare il mio compleanno, io per primo!
E cosa avrei dovuto festeggiare?
Io ero un jinchuuriki, gli abitanti di Suna mi odiavano per questo motivo ed Yashamaru aveva cercato di assassinarmi per ordine di mio padre ed era rimasto ucciso nel tentativo.
Avevo scoperto quale fosse la reale portata dell’odio che mi circondava, che nemmeno chi credevo che mi volesse bene, la persona di cui mi fidavo di più al mondo, faceva eccezione.
Ero solo con me stesso!
Da quell’anno in poi in questo giorno, se non avevo missioni in cui sfogare la mia frustrazione, mi allontanavo da tutto e tutti, e rimuginavo sulla mia vita; mi sentivo più simile ad una belva assetata di sangue che non attende altro che l’occasione per sfogarsi.
Anche dopo lo scontro con Naruto non ho mai più festeggiato il mio compleanno, semplicemente questo giorno ha perso il suo significato, se mai ne ha avuto uno, diventando un giorno come tutti gli altri.
Distrattamente sento la porta aprirsi e qualcuno entrare nello studio.
- E così il grande Kazekage invece di lavorare batte la fiacca!- mi prende in giro Kankuro.
Lentamente mi volto per guardarlo: è in piedi al centro della stanza, con le mani sui fianchi e la sua solita espressione canzonatoria sul volto più accentuata che mai. E la cosa non mi piace. La indossa sempre quando sta tramando alle mie spalle…
Mi rimetto dritto e mi giro per fronteggiarlo.
- Ti serve qualcosa?- chiedo, ignorando la sua battuta di prima, con un tono freddo e disinteressato.
- A me niente. È il Consiglio ad aver bisogno di te! Mi hanno spedito a chiamarti per non so quale faccenda…- un ghigno gli piega in modo inquietante l’angolo della bocca.
Sta tramando qualcosa alle mie spalle! Me lo urla il mio istinto: quando ha quel sorriso sta architettando uno dei suoi soliti scherzi. Da quando non sono più Gaara l’assassino, sembra che mio fratello abbia trovato il coraggio di rendermi il protagonista principale, ed assolutamente non consenziente, dei suoi stupidi scherzi. Lo scruto per qualche istante cercando un indizio che mi riveli le sue intenzioni, ma trovo solo il suo ampio sorriso. Non ho alcuna intenzione di farmi coinvolgere, ma non posso nemmeno ignorare una convocazione del Consiglio.
Sospiro profondamente dirigendomi verso la porta, appuntandomi mentalmente di fargliela pagare nel caso si trattasse veramente di uno scherzo. Subito Kankuro mi affianca nel corridoio e noto una strana espressione soddisfatta sul suo volto. E già questo basta a mettermi d’allarme.
Arriviamo davanti la sala dove si tengono le riunioni del consiglio e la prima cosa che attira la mia attenzione è l’assoluto silenzio. Di solito si sente sempre un animato vociare proveniente dall’interno mentre loro discutono, invece ora è così silenzioso che sembra non ci sia nessuno dentro. Kankuro apre la porta con la sua solita disinvoltura e mi fa cenno di entrare. La stanza è completamente al buio, non si sente nessun rumore, anche se avverto la presenza di altre persone all’interno. Appena la porta si chiude alle mie spalle, mio fratello accende la luce, abbagliandomi per un istante.
- Buon compleanno Gaara!- esclama entusiasta un coro di voci familiari.
Appena posso riapro gli occhi e la sorpresa per ciò che vedo mi toglie la voce: dietro il lungo tavolo di legno scuro sono ammassati Naruto, Sakura, Sai, Kiba con Akamaru, Lee, Choji, Ino, Shikamaru e mia sorella. Sorridono allegri e mi indicano una bellissima torta ricoperta di panna illuminata con tante candeline accese.
Sono così stranito che a stento mi rendo conto che mi si avvicinano e che, uno ad uno, mi fanno gli auguri. Naruto è l’ultimo, mi prende il volto tra le sue mani calde e ruvide e mi da uno bacio così dolce da scollegarmi il cervello, dopo i suoi occhi azzurri mi fissano carichi di promesse. Deglutisco pesantemente a vuoto, desiderando con tutto me stesso di essere da solo con lui.
- Purtroppo non siamo potuti venire tutti, ma questo te lo manda tutto il villaggio.- mi dice Sakura con un piccolo sorriso e mi porge una scatola rettangolare avvolta in una lucida carta blu da cui pende una coccarda rossa.
Passo più volte lo sguardo da loro alla torta al regalo senza sapere cosa fare né cosa dire. Mi hanno colto completamente di sorpresa. Quante volte nella mia mente avevo immaginato di trascorrere un mio compleanno così, in compagnia di amici, di persona che mi volessero bene? Quante volte avevo desiderato di vivere un momento simile, di provare un simile calore? Deglutisco a vuoto un paio di volte sentendo un imbarazzante pizzicorio agli occhi. Mi volto verso Naruto cercando un appiglio, una spiegazione. Il suo volto è illuminato da un sorriso ampio, caldo, dolce, di quelli che mi avvolgono, mi penetrano sottopelle e mi sciolgono sempre qualcosa dentro, che mi fanno capire che mi è sempre e comunque accanto.
- Allora fratellino, non dici nulla?- sghignazza Kankuro battendomi più volte la mano sulla schiena.
E tanto basta a farmi riprendere. Allungo le mani e prendo il pacco dalle mani di Sakura.
- Grazie.- dico con la speranza che la mia voce sia abbastanza ferma.
La coccarda blocca un biglietto d’auguri, lo apro e scopro che è firmato da tutti i ninja di Konoha, anche da quelli che non conosco, da Tsunade-sama agli allievi dell’Accademia.
- Di chi è stata l’idea?- chiedo a Sakura in un sussurro.
Lei sorride e mi indica con un cenno della testa il mio biondino che sta scherzando con mio fratello. Avrei dovuto immaginarlo: solo lui che conosce il dolore atroce della solitudine aveva potuto avere un’idea simile! Mentre lo osservo sento l’impulso di abbracciarlo e baciarlo ancora crescere sempre più dentro di me, senza curarmi della presenza degli altri. Invece posso solo sospirare per calmarmi e rimandare tutto a dopo, quando saremo soli io e lui. Un brivido mi attraversa la schiena a questo pensiero.
Sotto gli occhi curiosi degli altri apro la scatola e mi ritrovo davanti un album fotografico in pelle nera bordata d’oro. Perplesso lo prendo e lo apro. All’inizio ci sono le foto dei ninja di Konoha, le più buffe, seguite da quelle del mio soggiorno al villaggio; osservandole mi rendo conto che in ognuna sono in compagnia di uno di loro. Nell’ultima pagina c’è la foto di gruppo che abbiamo fatto prima che partissi. Sorrido comprendendo le loro intenzioni, un regalo migliore di questo non avrebbero potuto farlo!
I tempi in cui ero Gaara l’assassino sono davvero finiti, penso chiudendo l’album con un piccolo tonfo. Sollevo la testa e vorrei davvero ringraziarli come meritano, ma non trovo le parole, è come se fossero congelate in gola.
A rompere questo momento d’imbarazzo ci pensa Choji.
- Ehi Gaara se non spegni le candeline non possiamo mangiare la torta!- protesta scatenando le risate di tutti.
Sento le mani di Kankuro posarsi sulla mia schiena e spingermi verso il tavolo, fermandomi giusto davanti la torta. Per un istante mi fermo ad osservarla, ad osservare le candeline che la illuminano. È uguale a quelle che mi preparava Yashamaru, allora perché mi sembra così diversa? Perché mi sembra così allegra? Ho quasi paura che al minimo movimento tutto questo esploda come una bolla di sapone lasciandomi in bocca il sapore amaro di un sogno finito troppo presto.
Una mano si posa leggera sulla mia spalla, mi volto incrociando lo sguardo di Naruto: sorride e mi fa un cenno d’incoraggiamento con la testa. Ricambio il suo sorriso e riporto la mia attenzione alla torta.
- Non dimenticarti di esprimere un desiderio Gaara!- esclama la voce di Kiba alle mie spalle.
Un desiderio.
Chiudo gli occhi pensando che vorrei che questa felicità non terminasse mai, di poter restare per sempre tra le braccia di Naruto.
Risollevo le palpebre e soffio sulle candeline. Per un istante mi ritorna alla mente la scena cui assistetti da bambino, allora non avrei mai creduto di poter vivere una cosa simile di prima persona, di sentirmi parte di una famiglia, di poter essere divorato da una simile gioia.
Quello che segue dopo è un vortice di risate e grida allegre, di scherzi e battute, di dolci, che mi avvolge e mi trascina via.

Ora sto camminando nel corridoio che porta alla mia stanza con accanto Naruto, mi cinge le spalle con un braccio e mi tiene stretto al suo torace. La festa a sorpresa è terminata poco fa, tutti gli altri sono già nelle stanze che ho fatto assegnare loro. Sollevo la testa incrociando il profilo di Naruto. Kami, è così bello averlo di nuovo accanto dopo così tanto tempo! È come aver ritrovato qualcosa che si cercava da tantissimo tempo… mi sento di nuovo completo, me stesso…
Poggio nuovamente la testa contro la sua spalla e mi stringo maggiormente a lui. Sento le sue braccia aumentare la presa su di me.
- Non puoi nemmeno immaginare quanto tu mi sia mancato, Gaara! – mi sussurra all’orecchio con un tono tristissimo – E’ stata un’agonia!- .
Le sue parole bruciano dentro di me, alimentate dalla stessa straziante emozione che ho provato io. Con un movimento tanto veloce quanto rapido mi volto e lo abbraccio, stringendolo forte a me, trasmettendogli tutto il bisogno che ho di lui, di soffocare quel senso di mancanza che mi ha pizzicato l’anima fino a poco fa. Naruto ricambia l’abbraccio con una presa gentile ma soffocante, in cui avverto la mia stessa lacerante disperazione, il desiderio di ricomporre quell’insieme perfetto che creiamo quando siamo insieme. La mia testa bionda abbassa il volto in cerca delle mie labbra, e come ogni volta perdo completamente il contatto con la realtà, riesco solo a capire che sono di nuovo tra le braccia di Naruto. Eppure prima che aggiungessimo la fisicità al nostro rapporto era molto più facile stare separati, riuscivamo a farci una ragione della distanza che ci separava; adesso è come se davvero non potessimo più vivere senza l’altro, i nostri corpi smaniano costantemente dalla voglia di ricongiungersi con quello dell’altro, come se ognuno fosse la metà mancante dell’altro. È una fame disperata che davvero non so spiegare, né arginare: voglio solo che mi sommerga, che salga fino a diventare insopportabile, che esploda e ci travolga. È ritrovare il Paradiso dopo aver vagato all’infinito all’Inferno.
Ci allontaniamo per riprendere fiato e solo ora ci rendiamo conto della situazione imbarazzante in cui siamo: mi ritrovo schiacciato tra il corpo di Naruto e la parete del corridoio, dove chiunque può vederci, le sue mani strette sui miei fianchi, il mio corpo inarcato contro il suo, le mie mani strette tra le ciocche bionde dei suoi capelli. Naruto ride vedendo la mia espressione imbarazzata.
- Andiamo in camera tua?- mi chiede con un sorriso gentile.
Io annuisco con un cenno della testa, troppo stordito per sperare di emettere qualsiasi suono. Mi aggrappo a lui e lo seguo incerto mentre si dirige a passo sicuro verso la mia camera.
Naruto si ferma un attimo davanti la porta chiusa della mia stanza, mi scruta negli occhi con i suoi limpidi e dolci e mi bacia leggero la fronte. Apre la porta ed entriamo: mi ritrovo davanti la seconda sorpresa della giornata.
Il letto è completamente coperto da petali di rosa bianchi e rossi. Sorpreso faccio qualche passo avanti senza staccare gli occhi dal mobile. Mi fermo accanto alla sponda del letto e sfioro in punta di dita la vellutata morbidezza dei petali. Le braccia di Naruto mi avvolgono i fianchi, attraverso la mia schiena sento i contorni perfetti del suo torace.
- Vuoi fare l’amore con me su quei petali di rosa?- mi chiede baciandomi la gola e poggiando poi il mento sulla spalla.
Io giro la testa verso di lui e lo bacio. Sento le labbra di Naruto stirarsi in un sorriso contro le mie comprendendo il mio assenso.
- Ma prima che ne dici di un bagno caldo?- mi propone ancora, le labbra contro la mia guancia e le sue mani sui miei fianchi.
Annuisco e lo seguo nella stanza accanto, dove trovo l’ennesima sorpresa che Naruto ha preparato per me. La penombra nella stanza è rischiarata dalla morbida luce dorata di alcune candele sparse per la stanza in posizione strategica ed un leggero aroma di frutti impregna l’aria, simile a quello della pelle di Naruto. Ma la cosa più stupefacente è la vasca: l’acqua calda è ricoperta di corolle di rose rosse che ondeggiano appena sulla superficie. Mi volto ad osservarlo, incapace di contenere la sorpresa. Naruto mi sorride imbarazzato e felice del risultato ottenuto. Mi prende il volto tra le mani e mi bacia, baci lenti e languidi, calmi, come se avessimo tutto il tempo che desideriamo a disposizione. Nemmeno quasi mi rendo conto che le sue mani hanno iniziato a lavorare per liberarmi della tunica da kazekage. Le labbra della mia testa bionda scivolano a baciarmi il mento, mentre le sue mani scorrono sulla mia schiena ridisegnandone i contorni, il gemito che viene fuori dalle mie labbra basta a farmi riacquistare quel tanto di lucidità che basta per accendere il desiderio di spogliarlo. Con un’unica carezza porto le mani dalle sue spalle al torace, fermando le dita sulla cerniera della tuta, che abbasso lentamente, stando attento a sfiorare tutta la pelle che riesco a raggiungere, strappandogli un sospiro più profondo degli altri.
Poco dopo siamo nudi uno tra le braccia dell’altro, continuando a baciarci ed a provocarci, fino a portare all’estremo il desiderio che abbiamo l’uno per l’altro, accumulatosi ed ingigantito in questi mesi di lontananza.
Naruto entra nella vasca, le rose creano uno strano contrasto luminoso con la sua carnagione ambrata, e mi tende una mano per aiutarmi a raggiungerlo. L’afferro saldamente ed entro anch’io nell’acqua, sospiro di piacere mentre poggio la schiena contro il suo petto e le sue braccia mi scivolano attorno la vita. Chiudo gli occhi appoggiando la testa contro la sua spalla, godendomi al massimo questo piccolo pezzo di Paradiso che Naruto ha ritagliato per entrambi, ritrovandomi per la prima volta contento in questo particolare giorno: con la sua innata dolcezza Naruto riesce a risanare le mie ferite, a far diventare sopportabile qualsiasi dolore io mi porti dentro…
… perché lui conosce la sofferenza del silenzio e dell’indifferenza che ti avvolge fino a soffocarti…
Naruto è il mio riflesso, la parte migliore di me, senza la quale non saprei più respirare, vivere!
- Ti vedo pensieroso amore…- mormora un po’ preoccupato sulla pelle della mia spalla prima di baciarla.
Io riapro gli occhi sorridendo appena ed intreccio le mie mani con le sue sotto il pelo dell’acqua.
- Va tutto benissimo.- rispondo usando lo stesso tono basso, come se avessimo paura di rompere l’incantesimo di questa serata.
Volto appena la testa e cerco le sue labbra con le mie, un bacio con cui fargli capire quanto io stia apprezzando tutto questo, quanto sia felice di tutte le attenzioni che mi ha riservato in un giorno come questo. E la mia testa bionda risponde con una passione simile alla mia.
Le mani di Naruto sciolgono la presa su di me, lo sento muoversi appena alla ricerca della spugna e del bagnoschiuma, quando ne versa una generosa dose vengo di nuovo avvolto da quel profumo dolce e denso di frutta. Reprimo un brivido quando strofina la spugna fredda sulla mia pelle accaldata. Sento la sua trama ruvida scorrermi gentilmente sulla pelle, come se fossi così delicato da potermi rompere ad una pressione appena più forte.
- Mm… il tuo odore è ancora più buono mischiato a quello del bagnoschiuma…- commenta distrattamente mentre fa scorrere la punta del naso sulla pelle della mia gola ed il suo respiro si infrange umido e bollente sulla mia pelle.
Io mi giro nel suo abbraccio fino a portarmi quasi di fianco, con le gambe distese, lo bacio sul tatuaggio che porta sul petto, riempiendomi i polmoni del suo odore fruttato che ho amato fin da subito. Presto la spugna viene sostituita dalle sue mani che scivolano sul mio corpo avide di un contatto più appagante. Mi verso un po’ di bagnoschiuma in mano e, con movimenti impacciati dall’eccitazione, cerco di imitarlo, accarezzando languidamente ogni centimetro del suo corpo perfetto ed armonioso, compiacendomi della solida consistenza dei suoi muscoli sotto le mie dita. Languidamente i nostri corpi iniziano a cercarsi, sfiorandosi in carezze sempre meno accennate, sempre più brucianti. Le nostre mani si incontrano, si sfiorano, si intrecciano, stringendosi forte, aggrappandosi l’una all’altra. Sollevo la testa mentre Naruto china la sua, le sue labbra sfiorano le mie con carezze leggere, tocchi fugaci e tentatori che non danno alcuna soddisfazione, ma che ci ubriacano sempre più.
Ci siamo torturati a vicenda troppo e troppo a lungo, neanche la pausa data da questo bagno caldo è riuscita a calmarci, ed ora l’eccitazione scorre dentro di noi come fuoco liquido, incendiandoci. Ogni minimo, accidentale contatto tra noi diviene occasione per scatenare brividi incontrollabili che elettrizzano e paralizzano ogni centimetro di noi.
Non ce la faccio più!
Con un movimento rapido mi volto portandomi a sedere a cavalcioni su di lui, abbracciandolo forte e stringendomi più che posso a lui, lo bacio con tutta la passione che mi brucia nelle vene. Le braccia di Naruto mi stringono subito a sé, fin quasi a non lasciare alcuno spazio libero tra noi. Una sua mano mi accarezza la schiena in tocchi ampi e possessivi, l’altra è sulla mia nuca, come se volesse impedirmi di allontanarmi da lui. Quando dobbiamo allontanarci per riprendere fiato, io mi sposto a baciargli il collo e la gola, mentre Naruto geme il mio nome alla ricerca di un mio consenso.
Raddrizzo la schiena e mi sollevo sulle ginocchia, lo fisso deciso nei suoi bellissimi occhi azzurri che ora mi guardano intorbiditi dalla passione e mi sposto indietro. Allontano la sua mano che vorrebbe prepararmi e la porto sul fianco: sono così eccitato che non ne ho affatto bisogno. Naruto allora mi accompagna mentre entra dentro di me. Io inarco la schiena liberando un grido roco, in cui dolore e piacere si confondono. E ritrovo le bellissime sensazioni che mi hanno sconvolto mesi fa, la perfezione di sentirmi amato da Naruto e di amarlo. L’incontrollabile libertà che provo ogni volto che fa l’amore con me. Mentre ci muoviamo in sincrono alla ricerca del piacere, mi sento veramente me stesso, quel Gaara che sarei potuto essere se mio padre non avesse deciso di rinchiudere Shukaku dentro di me; ora non c’è più nessun bambino in lacrime dentro di me, solo l’immenso, travolgente amore che provo per questa testa bionda. È una sensazione impagabile, che mi riempie il corpo fino a gonfiarlo, che mi fa esplodere ed implodere l’anima; è una sensazione di felicità e completezza che non avevo mai provato, come se tutte le ferite e tutto il dolore fossero scomparsi dalla mia anima.

Ora siamo distesi sul letto, Naruto con la schiena poggiata contro la testiera ed io disteso tra le sue gambe, con la testa poggiata sul suo ventre e le braccia che gli stringono la vita, coperti solo da un paio di asciugamani, con le lenzuola aggrovigliate ed umide ammonticchiate da una parte. I petali di rosa sono sparsi ovunque nella stanza, qualcuno è appiccicato alla nostra pelle. Ho gli occhi chiusi e le labbra distese in un sorriso, mentre Naruto mi passa le mani tra i capelli, assaporando fino in fondo questo momento perfetto. Naruto si china su di me fino a raggiungere il mio orecchio.
- Non lo vuoi il mio regalo amore mio?- mi sussurra divertito scostando una ciocca dei miei capelli.
- Perché questo cos’era?- chiedo io nello stesso tono scherzoso ancora con gli occhi chiusi.
- Solo una parte della sorpresa.- mi risponde baciandomi l’orecchio.
Io mugugno soddisfatto e riapro gli occhi, per riempirmi l’anima della visione del suo bel volto così vicino al mio, del suo sorriso dolcissimo e dei suoi occhi limpidi. Non resisto e lo bacio, lui non si fa pregare e mi risponde subito. Quando si allontana da me mi bacia la punta del naso.
Incuriosito lo osservo tendersi fino a prendere qualcosa da sotto il letto. Naruto mi porge un oggetto rettangolare e sottile avvolto in una carta dorata. Lo apro e mi trovo davanti una cornice di lucido acciaio con all’interno la foto che mi fa perdere un paio di battiti: ritrae me e Naruto la sera della festa a Konoha, io sollevato sulla punta dei piedi abbraccio e bacio con trasporto la mia testa bionda che mi fissa sorpreso, con le mani sollevate come se non sapesse cosa farne. Ricordo benissimo quel momento, è stato quando ho confessato per la prima volta apertamente a Naruto che lo amo. Guardo piacevolmente sorpreso Naruto.
- È stata Sakura a scattarla. – Mi spiega – Le avevo detto che non avevo alcuna foto di noi due insieme e quella sera ce ne ha scattate un po’. La mia copia è già sul comodino.- mi dice con uno scintillio furbo nelle sue iridi azzurre.
Io mi sollevo sulle ginocchia, abbandonando la cornice da qualche parte sul materasso, lo abbraccio e lo bacio per ringraziarlo di quel regalo e di aver esaudito il desiderio di un bambino solo e disperato. Le sue labbra lasciano le mie e, con una scia di baci leggeri, raggiungono il mio orecchio.
- Buon compleanno amore mio!- sussurra dolce e denso.
Si, questo è davvero il miglior compleanno che potessi desiderare!