#3
ANTONIO
CONTESO
E
Antonio era là, a fare l’idiota con Daniele… come sempre…
Mario
sospirò per l’ennesima volta. Bè, in realtà grugnì.
Poi
fissò male un poveraccio che passava di lì e fece cenno di
dargliele se gli chiedeva qualcosa.
Totò
arrivò prima che cominciasse ad usarlo a calcio e affiancatolo si
mise a guardare quello che stava demolendo con lo sguardo.
-
Antonio e Daniele giocano… - Daniele, seduto in una posa un po’
particolare poiché sembrava pronto per mettersi sul cesso a fare una
leggendaria cagata, aveva dietro di sé Antonio in piedi dritto con
il suo bacino premuto premurosamente contro il suo fondoschiena,
decisamente esposto per la posizione. Probabilmente per una foto di
gruppo.
Daniele,
sentendo il coso di Antonio contro di sé si era seduto meglio sullo
sgabello e si era messo a ridere come un disgraziato fino alle
lacrime, coprendosi il viso. Come per dire ‘ma cosa mi tocca
sentire’. In tanti sensi.
Antonio
dietro gli si era appoggiato sopra ridendo a sua volta, scherzando e
giocando con battute a sfondo sessuali del tipo ‘amore ma stanotte
ti piaceva sentire il mio cazzo!’ e ‘piccolo com’è non sentivo
proprio niente!’.
In
realtà non c’era mai stato quel genere di contatto fra i due,
perché erano troppo amici per pensare l’uno all’altro in quei
termini. Per questo Daniele nel sentire Antonio giocare così con lui
si era messo a ridere tanto.
-
Sì, come no… stanno anche in camera insieme! - Borbottò Mario
senza rendersi conto che si stava praticamente dichiarando.
Totò,
che aveva perfettamente capito tutta la situazione, continuò a
rabbonirlo con calma com’era nel suo stile.
-
Ma dai, ci sono anche io in camera con loro, fidati che non fanno
nulla… - Solo a quel punto Mario si accorse che ne stava dicendo
una di troppo e rivoltandosi verso Totò lo guardò rabbuiato.
-
Ma che cazzo me ne frega! Possono fare quello che gli pare! -
Totò
rimase a guardarlo mentre se ne andava e scuotendo la testa si
appuntò di parlarne con Antonio.
Non
ci riuscì, venne placcato prima da Mario il quale, tornato alla
carica, aveva assimilato la notizia che Totò aveva capito cosa
provava per Antonio.
A
quel punto tanto valeva parlarne seriamente… Totò era di certo il
più affidabile…
Quando
si sentì agguantare da una presa spaventosamente ferrea, il numero
undici imprecò in napoletano ma non fece in tempo a far altro che si
ritrovò in un secondo in tutt’altra zona rispetto a prima, dove
gli altri si allenavano.
-
Cosa… cosa c’è? - Chiese spaesato. Mario lo sedette nelle
panchine in parte al campo, panchine per il momento deserte, e dopo
essersi piegato cominciò con aria seria, tetra, grave e addirittura
inquietante.
Totò
si sentì leggermente a disagio… giusto la voglia di scappare un
attimo… ma se lui aveva bisogno di parlare bisognava ascoltarlo
come minimo oppure c’era il rischio che uccidesse qualcuno…
-
Come l’hai capito? - Chiese accusatore.
“E
sarebbe una confidenza, questa? A me sembra una minaccia!”
In
effetti non sembrava molto disperato quanto sul piede di guerra.
-
Che ti piace Antonio? Eh, mica sono addormentato, eh? - Cercava di
alleggerire la tensione ma il ragazzo non sembrava molto disposto per
quello.
-
Dimmi cosa cazzo devo fare! - Eccolo… quello invece era un
consiglio… Totò si appuntò di spiegargli, quando sarebbe stato
più calmo, di modulare il tono quando chiedeva una gentilezza a
qualcuno. Non è che gli altri glielo dovevano.
Però
con pazienza decise di dargli una mano… lui era Totò, aiutava
sempre tutti…
-
Bè… tu… tu cosa provi di preciso? - Era aberrante parlare di
loro due in quei termini… non sapeva bene perché ma gli faceva
accapponare la pelle…
Mario
si tormentava le mani strette a pugno, era molto a disagio e si
detestava ma alla fine non poteva tenersi tutto dentro e continuare a
giocare così male… lui era uno abituato a buttare fuori tutto, se
non lo faceva poi si trasformava e ne risentiva il suo calcio!
-
Penso che me ne sto innamorando. -
Totò
si maledì profondamente per essere il confessionale di tutti…
perché lo vedevano come uno disponibile a sentire certe confidenze?
Quando Claudio gli aveva detto d’avere un debole per Sebastian gli
era venuto un colpo ma l’aveva reputato tenero. Quando invece Gigi
gli aveva chiesto se fosse il caso di approfondire con Andrea gli
erano venute le carni dritte… ma ora… con Mario che gli diceva di
essere innamorato di Antonio… come poteva sopravvivere?
Sospirò
dieci volte, si passò le mani sul viso ma si dimostrò
apparentemente calmo e pacato, quindi rispose coraggioso.
-
Ti… ti va di approfondire un po’? - Non voleva saperlo per niente
ma aveva bisogno di parlare e lui almeno ascoltare lo poteva fare.
Avrebbe pensato ad Alexis…
-
Non lo conoscevo… cioè non bene… ora l’ho praticamente
scoperto… capisco come faccia ad essere tanto amico di Zlatan…
Antonio è… così aperto… disponibile… si abbassa al livello di
chiunque… con lui le cose non sono mai pesanti, si supera tutto,
non ci sono ostacoli e se ci sono si ride su, non ci sono bocconi
duri da ingoiare… e poi scherziamo allo stesso modo, sta a tutte le
stronzate che capitano, non mi giudica… è uno dei pochi a non
farlo. Tutti mi temono un po’ o mi vedono come un idiota perché ho
questo caratteraccio! Lui mi sta vicino dicendo che era peggio di me
e di stare tranquillo che prima o poi metto la testa a posto. Sì,
insomma… prima mi trovavo bene, apprezzato, non giudicato… ed è
già solo questo molto importante… ma ora che scherza tanto con
Daniele… o anche quando finge di provarci con qualcun altro…
oddio mi manda in bestia… non mi vedrà mai in quel senso…
-
Totò
aveva deviato i conati di vomito pensando al suo amore Alexis, ora
gli toccava rispondere. In realtà gli faceva tenerezza il ragazzo…
era innamorato di Antonio…
“Ma
come diavolo fa?”
-
Ora me lo scoperei dalla mattina alla sera, addirittura! - A questo
punto emise un urlo acuto che fece volare tutti gli altri e quando
Antonio li vide in parte a parlare tanto seri, si avvicinò fingendo
di doversi riposare. Non era proprio attaccato a loro ma poteva
sentire e li occhieggiava di tanto in tanto.
Totò,
che lo vedeva, decise di rispondergli parlando in codice.
-
Non la vedo così disperata io… per me dovresti aprirti, non è
detto che non sei ricambiato. E se non lo sei sicuramente non te lo
farà pesare… non è tipo. - Bè, era un codice un po’ povero…
si capiva bene che Mario aveva problemi di cuore… Antonio però non
poteva intervenire o avrebbero capito che aveva sentito tutto.
-
Ne sei sicuro? Secondo me finisce in merda… -
Totò
si strinse nelle spalle semplicistico.
-
Per esperienza personale ti dico che se non rischi non ottieni
niente. Puoi anche scottarti, è vero… ma magari va bene… e
peggio di così non puoi di certo essere… -
Mario
si sentì meglio, era la sua filosofia di vita che si era sforzato di
non usare in quel caso per non rovinare tutto.
-
Quindi fra di loro non c’è niente? -
-
Sono solo amici, fidati. - Con questo Antonio non capì un emerito
nulla e provò l’insano istinto di chiedere precisamente di cosa
parlassero, ma decise di non intromettersi. Avrebbe rotto le palle a
Totò quella sera.
Sera
che arrivò presto… non dopo un’intera giornata passata a fissare
torvo Mario e Totò interagire insieme. Mario dopo quella confidenza
gli si era attaccato come col miele e non c’era stato verso di
staccarlo.
E
là ad appoggiarsi a lui, e lui che poi scherzava mordendolo, e poi a
fare battute sottovoce chissà su cosa, e quello che fingeva d’avere
una mazza enorme e l’altro che se la rideva accanto… e poi che
venivano a fargli gli scherzi insieme buttandolo giù… insomma,
sempre insieme.
Giunto
a sera Antonio era particolarmente poco incline agli scherzi e alle
risate, tutti lo notarono e lo ritennero un evento unico e
raro.
Perfino
il mister gli chiese se andasse tutto bene.
In
camera non ci fu scampo.
-
Antonio ma cos’hai? Oggi sembri così strano… fai poco l’idiota…
- Daniele era serio e Antonio sbuffò, era in uno dei suoi momenti,
dedusse Daniele che lo conosceva bene, quindi decise di non
approfondire.
Quando
Totò entrò ridendo salutando proprio Mario nello specifico, la
nuvola nera si ingigantì parecchio sulla sua testa.
-
Perché non passa a salutare anche me? - Sbottò Antonio. Totò si
fermò sorpreso sulla porta poi gli ci volle esattamente un nano
secondo per capire. Tutto l’opposto di Daniele che proprio non ci
arrivava.
-
Chi? -
-
Vai a salutarlo tu! - Il barese sbuffò ancora di malavoglia ed alzò
le spalle fingendo di fregarsene, quindi si buttò sul letto e
cominciò il terzo grado acido.
-
Cos’avevate tanto da parlare oggi? -
-
Ma con chi!? - Daniele non capiva di chi diavolo parlavano.
-
Perché lo vuoi sapere? Chiedilo a lui, no? - Rispose Totò calmo,
ignorando Daniele.
-
Ma a chi?!?! -
-
Lo chiedo a te perché sei qua! Cos’è, ti vergogni a dirmelo? -
-
Ma di chi cazzo parlate?! -
A
questo punto i due Antonio si voltarono verso l’ingombrante e
stressante amico Daniele e lo zittirono ammonendolo allo stesso modo,
in perfetta sincronia:
-
TACI! - La tensione stava salendo… e fra loro due che succedesse
era davvero un evento. Daniele finalmente si zittì e capì che la
cosa era seria, pur morendo di curiosità rimase in silenzio a
cercare di capire cosa avesse.
I
due poi si guardarono, Antonio ora era seduto nel letto e Totò in
piedi a qualche metro da lui, le mani ai fianchi e l’aria del papà
severo pronto a rimproverarlo.
-
Cosa vuoi dirmi? Fallo chiaramente! - Che provocazione!
-
Niente, cazzi miei! Ma insomma, volevo solo sapere di cosa parlavate
tanto tu e lui oggi! -
“Oh,
ma dicessero una dannata volta il suo nome… di chi cazzo parlano?
“
Totò
allora si girò e cominciò a cambiarsi.
-
Di cazzi suoi… - Asserì tagliente. Non si metteva ad urlare
facilmente, però capitava che diventasse acido.
Antonio
piantò allora il muso e decidendo di non dargliela vinta si stese
nel letto e si girò dall’altra parte mettendosi a
dormire.
Potevano
andare al diavolo, quei due!
Il
giorno dopo si preannunciava tempesta.
Le
espressioni erano a dir poco tetre, sia di Antonio che di Totò.
Mario era incerto, aveva dormito poco anche lui perché non sapeva
come comportarsi con quell’altro che sapeva per certo essere etero…
era anche sposato… ma a volte queste cose non significavano niente.
Totò gli aveva parlato della sua storia con Alexis ed era sposato
anche lui…
Sospirò.
Non sapeva cosa fare.
-
Se non glielo dici tu glielo dico io, mi sta facendo diventare matto!
- Esclamò Totò con voce roca e sul piede di guerra. Mario saltò
sul posto, non se l’aspettava di certo.
-
Nemmeno morto!- Fu la risposta spontanea di Mario.
Totò
decise.
Durante
una delle pause in allenamento, Antonio e Totò si trovarono di nuovo
seduti vicino. Dopo aver passato la giornata ad ignorarsi, alla fine
il napoletano aveva deciso di darci un taglio. Antonio era un suo
grande amico, non poteva chiudere un’amicizia così per colpa di
Mario e delle sue indecisioni.
Fu
così che, seduti insieme a Bonucci e Montolivo, Totò fissò Antonio
che faceva il muso come un bambino.
Lo
fissò e sbottò.
-
Vuoi sapere che ha Mario da dirmi sempre? -
Antonio
si raddrizzò e lo ricambiò attento.
-
Certo! - Non aspettava altro!
-
Bene! Mario è innamorato di te! Ecco cos’ha! -
Reazione
di Antonio: risata per cinque minuti di fila fra le lacrime.
Finita
quella, con anche Bonucci e Montolivo accanto che facevano
altrettanto pensando che effettivamente scherzasse, Totò replicò
serio:
-
Guarda che è vero. -
Silenzio
mortale, manco avesse sparato sulla Croce Rossa.
Bonucci
e Montolivo si dileguarono nel giro di un istante e Antonio e Totò
rimasero a parlare per minuti abbondanti. Cosa si dissero nessuno lo
seppe ma finalmente non erano in stile battaglia.
Quando
Daniele li vide rilassati insieme, si avvicinò come un falco e
sedutosi con loro, esordì a sua volta sempre più curioso:
-
Allora, si può sapere che diavolo avete? Di chi cazzo parlate
sempre? -
A
quel punto i due, che erano passati dalla tempesta al sole, gli
risposero subito senza problema.
-
A Mario piace Antonio. -
Le
risate di Daniele andarono avanti per un bel po’…
Per
il resto della giornata, Antonio circuì Mario in modo fin troppo
studiato… a parlargli attaccato con espressioni da finto macho, ad
assicurarsi che Mario lo guardasse mentre diceva qualche cavolata con
Totò -cavolata studiata per ingelosirlo-, a fare scherzi insieme a
lui…
Mario
non capì cosa fosse successo, metà giornata Antonio era incazzato e
l’altra metà come prima… non ci perse il sonno e quando arrivò
la sera Antonio chiese a Daniele e Totò di chiamare i suoi compagni
di stanza per poterlo far stare solo con Mario.
Era
ora di parlare… nelle intenzioni di Antonio non c’era niente di
fraintendibile… voleva solo parlare dei sentimenti dell’amico per
impedirgli di abbattersi e giocare male la partita del giorno dopo,
contro la Germania. Era troppo importante per permettergli di andare
in campo con un pensiero in testa.
Voleva
far sì che si aprisse, che tirasse fuori il boccone, si sfogasse e
poi con calma e tatto dirgli che lo considerava un amico ma che per
lui ci sarebbe sempre stato.
Queste
le sue chiare e semplici intenzioni.
Sapeva
quanto era rischioso tenersi dentro cose simili, a suo tempo ci era
passato…
Mario
non si accorse di niente, non capì come mai i suoi compagni di
stanza se ne andavano alla spicciolata, prima di capire che era solo,
Antonio bussò alla porta.
Se
lo ritrovò in camera insieme al solito casino che si portava, era
sollevato nel sentirlo così rumoroso, si era preoccupato il giorno
prima.
Non
sospettava proprio nulla.
-
Antonio! - Esclamò Mario sorpreso. Proprio non si raccapezzava di
tutti quegli sbalzi d’umore, ma era molto contento d’averlo lì.
Non aveva piani, era uno che viveva il momento come veniva.
Avrebbe
vissuto anche quello.
-
Che avevi oggi? - Chiese facendolo entrare e vedendo che era
stranamente solo. Di solito si muoveva sempre con la mandria.
-
Ah… - Si sedette sul letto sminuendo il suo stato da bambinone di
quelle ore. - Cazzate con Totò… -
-
Avete litigato?! - Non ci avrebbe mai creduto. Mario si accomodò sul
letto a sua volta, tirando su le gambe per stare più comodo, la
schiena alla spalliera.
-
No… non proprio… c’è stato un po’ di… mah, cose passate! -
Non voleva metterlo nei casini dicendogli che gli aveva detto tutto,
l’aveva obbligato, poi Mario era capace di ucciderlo!
Voleva
spingerlo a venire allo scoperto e poi parlargli da amico.
Tutto
lì.
Semplice.
Ok,
ma come lo faceva venire allo scoperto?
Facile
a dirsi!
-
Come mai qua da solo? Di solito c’è sempre qualche altro
rompicoglioni! - Antonio rise e si accomodò meglio sul letto, si
mise sul fianco, le gambe a penzoloni a terra, di sbieco rispetto a
lui, la testa appoggiata alla mano ed il gomito piegato.
-
In questi giorni avevo le palle girate e ti ho ignorato un po’…
non è che ce l’hai con me? - Che faccia tosta, si disse da solo
fiero di sé.
Mario
cadde dalle nuvole.
-
Oddio no… cioè pensavo che ce l’avessi con qualcuno ma non con
me… che poi pensare ce l’avessi con Totò è ancora più assurdo…
-
Antonio
sviò l’argomento abilmente infilando la mano sotto la maglietta e
massaggiandosi lo stomaco, se l’alzò dicendo che c’era un gran
caldo e Mario si trovò ipnotizzato dalla sua mano. Si stava per caso
toccando i capezzoli?
Mario
se lo chiese seriamente, prima di ascoltare qualcuna delle sue
cavolate.
-
Sai cosa abbiamo pensato coi ragazzi? Che quest’astinenza sessuale
è proprio quello che ci fa giocare sotto tono… inteso, chi ha
l’abitudine di fare tanto sesso… quindi è per questo che tu non
giochi ai tuoi soliti livelli! -
Mario
rise, o ci stava provando con lui o si era bevuto qualcosa. O forse
tutti e due!
-
Sei qua per dirmi che devo scopare prima di domani sera per giocare
bene? -
Antonio
rideva a sua volta.
-
Bè, non dirmi che non è una buona soluzione ai tuoi problemi!
-
Sarebbe
stato troppo bello per essere vero.
Ora
la mano stava giocando con l’elastico degli shorts.
-
Non potrei essere più d’accordo! Il problema è con chi!
-
Antonio
infilò la mano sotto ai boxer. Non che fosse una cosa tanto strana,
fra ragazzi… ma non per toccarsi con tanta profondità…
solitamente era per sistemarsi le parti intime nel caso in cui
dessero fastidio… o per grattarsele… o cose simili. Non certo per
fare altro.
Antonio
sembrava stesse facendo ‘distrattamente’ altro.
Mario
non voleva crederci.
-
E con chi vuoi farlo? Le donne sono abolite in questo posto… ci
siamo solo noi… - Noi inteso come compagni di squadra… gli stava
largamente suggerendo di buttarsi sugli uomini ma Mario passò
direttamente al livello successivo e con irruenza, dopo aver capito
con certezza che gli stava proponendo di fare sesso con lui, si piegò
su di lui e velocissimo lo baciò.
Prima
che Antonio capì d’avere la sua lingua nella bocca era steso sulla
schiena e Mario gli stava sopra.
La
mano scese ad aiutare la sua sotto ai pantaloncini.
Sì,
il dannato si stava veramente toccando le parti intime mentre parlava
con lui!
Come
osava?
Bè,
ora l’avrebbe aiutato.
Antonio
voleva staccarlo e gridare se si fosse bevuto il cervello.
Sapeva
di tutti i suoi compagni che avevano relazioni ma a lui non era mai
successo. Più o meno. Un paio di volte con Rino ma poi le cose con
lui si erano complicate, erano strane… quando capitava lo facevano,
in altri casi si consideravano due fratelli e basta.
Non
era omofobo come era passato per colpa di quell’idiota di Cecchi
Paone, però non era nemmeno il tipo da farsi tutti i suoi compagni
come invece poteva essere Kevin!
Ma
fra la sua lingua sulla propria e la mano nell’inguine, c’era
poco da fare… la cosa era alquanto piacevole.
“Ok,
dovevo rifiutarlo, farlo aprire, sistemare le cose con lui… ma se
scopandomi poi lui è contento e domani segna chi cazzo se ne fotte?
Posso anche sacrificarmi, cazzo!”
E
con questo pensiero tipico suo definibile come Cassanata, Antonio
rispose finalmente al bacio.
E
a tutto il resto.
Insomma,
se c’era uno capace di buttarsi e andare oltre le righe,
surclassare le regole e fare l’imprevedibile, quello era proprio
lui.
Mario,
con sorpresa, si ritrovò Antonio che rispondeva al bacio e quando
pensò che allora non si era sbagliato si rilassò e lo spostò in
modo da stenderlo meglio sul letto. Si staccò e lo spogliò, ci mise
poco, aveva una foga tale da essere spaventoso.
Se
l’altro non fosse stato Antonio se ne sarebbe andato, sembrava
volesse violentarlo.
-
Hai tutta questa voglia? - Chiese ridendo il barese, rilassandolo un
po’.
Mario,
mentre gli abbassava i pantaloni insieme ai boxer e glieli sfilava da
sotto, disse contro la pelle dell’inguine:
-
Non sai quanto… - Antonio si eccitò in modo inaspettato… era
pronto a farsi fare in pochi minuti in modo alquanto passivo ma la
cosa stava diventando anche troppo eccitante. Oltre il dovuto.
Quando
si trovò a togliergli le maglietta e a toccargli il torace, le
spalle e poi la schiena muscolose, capì che dopotutto non era
davvero immune al suo fascino.
Non
l’aveva mai visto sotto quell’aspetto. Non poteva dire che gli
piacesse, che ne fosse innamorato o cosa… però non gli dispiaceva
fare sesso con lui, questo era quanto.
Dimenticò
tutto il discorso onesto e sensato preparato insieme a Totò e
chiedendogli mentalmente scusa, sparì sotto di lui a togliergli i
pantaloni e ad appropriarsi del suo membro.
Un
membro alquanto grande ed eccitato.
Parecchio
in effetti.
Più
di quel che avesse mai notato sotto la doccia. Non che l’avesse mai
guardato…
-
Cazzo… - Esclamò intendendo quanto grande fosse… sotto la
lingua, nella bocca, lo sentì diventare sempre più duro e quando si
sentì spingere contro la gola decise che non poteva morire per
fargli piacere, quindi se lo staccò e tornò su a prendere un po’
di ossigeno dalla sua bocca.
Poco
dopo Mario ricambiò il favore e sparì prima fra le sue gambe. Il
piacere che provò era davvero una sorpresa, non pensava ci sapesse
tanto fare il ragazzo. Rino, l’unico con cui era stato, non aveva
questi paragoni. Con lui si trovava a livello interiore e mentale,
con Mario… Dio, con Mario ci stava proprio morendo…
Spinse
nella sua bocca col bacino fino a che non si sentì vicino
all’orgasmo, forse era presto ma quello non accennava a staccarsi e
a dargli tregua. Cercò di toglierselo ma non si mosse, allora
mormorò stralunato:
-
M-Mario… ti sto venendo in bocca… - Non a tutti piaceva, che
diavolo poteva saperne lui come gli piacesse?
Quando
però lo senti stringere sui fianchi eccitato all’idea, capì che
era proprio quello che voleva e fu così che si lasciò andare con un
lungo gemito piuttosto forte.
Dopo
aver posseduto il suo sapore, Mario passò ad un altro… e scese
sotto alzandogli le gambe, trovò la sua apertura e senza dargli
tregua né respiro gli fece provare un altro genere di piacere.
Estremamente intenso e diverso.
Antonio
sapeva che era bello avere le dita dentro, specie se mosse con tanta
esperienza, ma così era diverso… così era devastante. Si trovò
ben presto sconnesso con la realtà in modo completo e quando si
trovò sull’orlo di un altro orgasmo, aggrappandosi al cuscino
sotto di sé, chiese che entrasse subito perché non resisteva.
Mario
non poté chiedere di meglio e accontentandolo si sistemò e ottenuta
la posizione migliore, lo penetrò cercando di controllarsi. Sapeva
di potergli fare davvero male se non stava attento… non sapeva
nemmeno se fosse vergine…
Lo
sentì stretto sulla propria erezione e per un momento gli fece male…
quando però cominciò ad abituarsi la cosa cambiò e per lui ci fu
solo piacere. Un piacere estremamente intenso. Non aveva idea se per
Antonio fosse lo stesso, lo sentiva gemere ma dalle smorfie che
faceva poteva essere sia per il dolore che per il godimento… non si
distingueva mai… quelle facce le faceva sempre… non se ne curò
ed andò fino in fondo, soddisfacendosi senza risparmiarsi.
E,
senza risparmiarsi, venne incontrollato dentro di lui, scaldandolo e
dandogli in un certo senso una sorta di pace dei sensi.
Dopo
poco gli crollò addosso, uscendo da lui, e baciandogli distratto le
labbra si voltò sulla schiena per riprendere fiato. Antonio che non
si muoveva ancora, forse stremato più di lui per quanto subito, fu
tirato su da Mario. Voleva averlo addosso. Sentirlo fremere e
respirare affannato.
-
Non… non pensavo finisse così… - Antonio non era uno molto
sentimentale anche se poi aveva quell’apparenza. Al contrario di
Mario che sembrava insensibile ed invece era tutt’altro.
Non
l’avrebbe più lasciato…
-
E come pensavi finisse? - Mario non capiva che diavolo dicesse ora…
-
Lascia… lascia perdere… mi hai distrutto… tu pensa alla partita
di domani che al resto ci pensiamo dopo! -
Antonio,
che comunque aveva goduto non poco, giurò a sé stesso che per
uscirne così distrutto non si sarebbe più immolato per la
causa.
“Fanculo
le buone azioni!”
Pensò
addormentandosi.
Il
mattino, beccato Totò, venne squadrato da lui da cima a fondo, poi
in breve gli fece un’analisi completa.
Del
resto quelle occhiaie e quell’aria sfinita parlavano chiaro.
-
Dovevi parlarci e sistemare, non portartelo a letto, eh? Ora sarai tu
quello che non riuscirà a giocare stasera! Giuro che se fai schifo
ti chiudo in camera e ti impedisco di rivedere Mario… non me ne
importa se poi è lui quello che gioca male! -
Totò
faceva il papà, il fratello maggiore e l’amico, era anche molto
dolce… si preoccupava…
-
Ah. Cosa si fa per la patria! -
E
con queste parole guardarono Mario fare una splendida doppietta
contro la Germania!