#3
ANTONIO CONTESO




E Antonio era là, a fare l’idiota con Daniele… come sempre…
Mario sospirò per l’ennesima volta. Bè, in realtà grugnì.
Poi fissò male un poveraccio che passava di lì e fece cenno di dargliele se gli chiedeva qualcosa.
Totò arrivò prima che cominciasse ad usarlo a calcio e affiancatolo si mise a guardare quello che stava demolendo con lo sguardo.
- Antonio e Daniele giocano… - Daniele, seduto in una posa un po’ particolare poiché sembrava pronto per mettersi sul cesso a fare una leggendaria cagata, aveva dietro di sé Antonio in piedi dritto con il suo bacino premuto premurosamente contro il suo fondoschiena, decisamente esposto per la posizione. Probabilmente per una foto di gruppo.
Daniele, sentendo il coso di Antonio contro di sé si era seduto meglio sullo sgabello e si era messo a ridere come un disgraziato fino alle lacrime, coprendosi il viso. Come per dire ‘ma cosa mi tocca sentire’. In tanti sensi.
Antonio dietro gli si era appoggiato sopra ridendo a sua volta, scherzando e giocando con battute a sfondo sessuali del tipo ‘amore ma stanotte ti piaceva sentire il mio cazzo!’ e ‘piccolo com’è non sentivo proprio niente!’.
In realtà non c’era mai stato quel genere di contatto fra i due, perché erano troppo amici per pensare l’uno all’altro in quei termini. Per questo Daniele nel sentire Antonio giocare così con lui si era messo a ridere tanto.
- Sì, come no… stanno anche in camera insieme! - Borbottò Mario senza rendersi conto che si stava praticamente dichiarando.
Totò, che aveva perfettamente capito tutta la situazione, continuò a rabbonirlo con calma com’era nel suo stile.
- Ma dai, ci sono anche io in camera con loro, fidati che non fanno nulla… - Solo a quel punto Mario si accorse che ne stava dicendo una di troppo e rivoltandosi verso Totò lo guardò rabbuiato.
- Ma che cazzo me ne frega! Possono fare quello che gli pare! - 
Totò rimase a guardarlo mentre se ne andava e scuotendo la testa si appuntò di parlarne con Antonio.
Non ci riuscì, venne placcato prima da Mario il quale, tornato alla carica, aveva assimilato la notizia che Totò aveva capito cosa provava per Antonio.
A quel punto tanto valeva parlarne seriamente… Totò era di certo il più affidabile…
Quando si sentì agguantare da una presa spaventosamente ferrea, il numero undici imprecò in napoletano ma non fece in tempo a far altro che si ritrovò in un secondo in tutt’altra zona rispetto a prima, dove gli altri si allenavano.
- Cosa… cosa c’è? - Chiese spaesato. Mario lo sedette nelle panchine in parte al campo, panchine per il momento deserte, e dopo essersi piegato cominciò con aria seria, tetra, grave e addirittura inquietante.
Totò si sentì leggermente a disagio… giusto la voglia di scappare un attimo… ma se lui aveva bisogno di parlare bisognava ascoltarlo come minimo oppure c’era il rischio che uccidesse qualcuno…
- Come l’hai capito? - Chiese accusatore. 
E sarebbe una confidenza, questa? A me sembra una minaccia!
In effetti non sembrava molto disperato quanto sul piede di guerra.
- Che ti piace Antonio? Eh, mica sono addormentato, eh? - Cercava di alleggerire la tensione ma il ragazzo non sembrava molto disposto per quello.
- Dimmi cosa cazzo devo fare! - Eccolo… quello invece era un consiglio… Totò si appuntò di spiegargli, quando sarebbe stato più calmo, di modulare il tono quando chiedeva una gentilezza a qualcuno. Non è che gli altri glielo dovevano.
Però con pazienza decise di dargli una mano… lui era Totò, aiutava sempre tutti…
- Bè… tu… tu cosa provi di preciso? - Era aberrante parlare di loro due in quei termini… non sapeva bene perché ma gli faceva accapponare la pelle… 
Mario si tormentava le mani strette a pugno, era molto a disagio e si detestava ma alla fine non poteva tenersi tutto dentro e continuare a giocare così male… lui era uno abituato a buttare fuori tutto, se non lo faceva poi si trasformava e ne risentiva il suo calcio!
- Penso che me ne sto innamorando. - 
Totò si maledì profondamente per essere il confessionale di tutti… perché lo vedevano come uno disponibile a sentire certe confidenze? Quando Claudio gli aveva detto d’avere un debole per Sebastian gli era venuto un colpo ma l’aveva reputato tenero. Quando invece Gigi gli aveva chiesto se fosse il caso di approfondire con Andrea gli erano venute le carni dritte… ma ora… con Mario che gli diceva di essere innamorato di Antonio… come poteva sopravvivere?
Sospirò dieci volte, si passò le mani sul viso ma si dimostrò apparentemente calmo e pacato, quindi rispose coraggioso.
- Ti… ti va di approfondire un po’? - Non voleva saperlo per niente ma aveva bisogno di parlare e lui almeno ascoltare lo poteva fare. Avrebbe pensato ad Alexis…
- Non lo conoscevo… cioè non bene… ora l’ho praticamente scoperto… capisco come faccia ad essere tanto amico di Zlatan… Antonio è… così aperto… disponibile… si abbassa al livello di chiunque… con lui le cose non sono mai pesanti, si supera tutto, non ci sono ostacoli e se ci sono si ride su, non ci sono bocconi duri da ingoiare… e poi scherziamo allo stesso modo, sta a tutte le stronzate che capitano, non mi giudica… è uno dei pochi a non farlo. Tutti mi temono un po’ o mi vedono come un idiota perché ho questo caratteraccio! Lui mi sta vicino dicendo che era peggio di me e di stare tranquillo che prima o poi metto la testa a posto. Sì, insomma… prima mi trovavo bene, apprezzato, non giudicato… ed è già solo questo molto importante… ma ora che scherza tanto con Daniele… o anche quando finge di provarci con qualcun altro… oddio mi manda in bestia… non mi vedrà mai in quel senso… - 
Totò aveva deviato i conati di vomito pensando al suo amore Alexis, ora gli toccava rispondere. In realtà gli faceva tenerezza il ragazzo… era innamorato di Antonio…
Ma come diavolo fa?”
- Ora me lo scoperei dalla mattina alla sera, addirittura! - A questo punto emise un urlo acuto che fece volare tutti gli altri e quando Antonio li vide in parte a parlare tanto seri, si avvicinò fingendo di doversi riposare. Non era proprio attaccato a loro ma poteva sentire e li occhieggiava di tanto in tanto.
Totò, che lo vedeva, decise di rispondergli parlando in codice.
- Non la vedo così disperata io… per me dovresti aprirti, non è detto che non sei ricambiato. E se non lo sei sicuramente non te lo farà pesare… non è tipo. - Bè, era un codice un po’ povero… si capiva bene che Mario aveva problemi di cuore… Antonio però non poteva intervenire o avrebbero capito che aveva sentito tutto.
- Ne sei sicuro? Secondo me finisce in merda… - 
Totò si strinse nelle spalle semplicistico.
- Per esperienza personale ti dico che se non rischi non ottieni niente. Puoi anche scottarti, è vero… ma magari va bene… e peggio di così non puoi di certo essere… - 
Mario si sentì meglio, era la sua filosofia di vita che si era sforzato di non usare in quel caso per non rovinare tutto.
- Quindi fra di loro non c’è niente? - 
- Sono solo amici, fidati. - Con questo Antonio non capì un emerito nulla e provò l’insano istinto di chiedere precisamente di cosa parlassero, ma decise di non intromettersi. Avrebbe rotto le palle a Totò quella sera.

Sera che arrivò presto… non dopo un’intera giornata passata a fissare torvo Mario e Totò interagire insieme. Mario dopo quella confidenza gli si era attaccato come col miele e non c’era stato verso di staccarlo.
E là ad appoggiarsi a lui, e lui che poi scherzava mordendolo, e poi a fare battute sottovoce chissà su cosa, e quello che fingeva d’avere una mazza enorme e l’altro che se la rideva accanto… e poi che venivano a fargli gli scherzi insieme buttandolo giù… insomma, sempre insieme.
Giunto a sera Antonio era particolarmente poco incline agli scherzi e alle risate, tutti lo notarono e lo ritennero un evento unico e raro.
Perfino il mister gli chiese se andasse tutto bene.
In camera non ci fu scampo.
- Antonio ma cos’hai? Oggi sembri così strano… fai poco l’idiota… - Daniele era serio e Antonio sbuffò, era in uno dei suoi momenti, dedusse Daniele che lo conosceva bene, quindi decise di non approfondire. 
Quando Totò entrò ridendo salutando proprio Mario nello specifico, la nuvola nera si ingigantì parecchio sulla sua testa.
- Perché non passa a salutare anche me? - Sbottò Antonio. Totò si fermò sorpreso sulla porta poi gli ci volle esattamente un nano secondo per capire. Tutto l’opposto di Daniele che proprio non ci arrivava.
- Chi? - 
- Vai a salutarlo tu! - Il barese sbuffò ancora di malavoglia ed alzò le spalle fingendo di fregarsene, quindi si buttò sul letto e cominciò il terzo grado acido.
- Cos’avevate tanto da parlare oggi? - 
- Ma con chi!? - Daniele non capiva di chi diavolo parlavano.
- Perché lo vuoi sapere? Chiedilo a lui, no? - Rispose Totò calmo, ignorando Daniele.
- Ma a chi?!?! - 
- Lo chiedo a te perché sei qua! Cos’è, ti vergogni a dirmelo? - 
- Ma di chi cazzo parlate?! - 
A questo punto i due Antonio si voltarono verso l’ingombrante e stressante amico Daniele e lo zittirono ammonendolo allo stesso modo, in perfetta sincronia:
- TACI! - La tensione stava salendo… e fra loro due che succedesse era davvero un evento. Daniele finalmente si zittì e capì che la cosa era seria, pur morendo di curiosità rimase in silenzio a cercare di capire cosa avesse.
I due poi si guardarono, Antonio ora era seduto nel letto e Totò in piedi a qualche metro da lui, le mani ai fianchi e l’aria del papà severo pronto a rimproverarlo.
- Cosa vuoi dirmi? Fallo chiaramente! - Che provocazione!
- Niente, cazzi miei! Ma insomma, volevo solo sapere di cosa parlavate tanto tu e lui oggi! - 
Oh, ma dicessero una dannata volta il suo nome… di chi cazzo parlano? “
Totò allora si girò e cominciò a cambiarsi.
- Di cazzi suoi… - Asserì tagliente. Non si metteva ad urlare facilmente, però capitava che diventasse acido.
Antonio piantò allora il muso e decidendo di non dargliela vinta si stese nel letto e si girò dall’altra parte mettendosi a dormire.
Potevano andare al diavolo, quei due!

Il giorno dopo si preannunciava tempesta.
Le espressioni erano a dir poco tetre, sia di Antonio che di Totò. Mario era incerto, aveva dormito poco anche lui perché non sapeva come comportarsi con quell’altro che sapeva per certo essere etero… era anche sposato… ma a volte queste cose non significavano niente. Totò gli aveva parlato della sua storia con Alexis ed era sposato anche lui…
Sospirò. Non sapeva cosa fare.
- Se non glielo dici tu glielo dico io, mi sta facendo diventare matto! - Esclamò Totò con voce roca e sul piede di guerra. Mario saltò sul posto, non se l’aspettava di certo.
- Nemmeno morto!- Fu la risposta spontanea di Mario.
Totò decise.

Durante una delle pause in allenamento, Antonio e Totò si trovarono di nuovo seduti vicino. Dopo aver passato la giornata ad ignorarsi, alla fine il napoletano aveva deciso di darci un taglio. Antonio era un suo grande amico, non poteva chiudere un’amicizia così per colpa di Mario e delle sue indecisioni.
Fu così che, seduti insieme a Bonucci e Montolivo, Totò fissò Antonio che faceva il muso come un bambino. 
Lo fissò e sbottò.
- Vuoi sapere che ha Mario da dirmi sempre? - 
Antonio si raddrizzò e lo ricambiò attento.
- Certo! - Non aspettava altro!
- Bene! Mario è innamorato di te! Ecco cos’ha! - 
Reazione di Antonio: risata per cinque minuti di fila fra le lacrime. 
Finita quella, con anche Bonucci e Montolivo accanto che facevano altrettanto pensando che effettivamente scherzasse, Totò replicò serio:
- Guarda che è vero. - 
Silenzio mortale, manco avesse sparato sulla Croce Rossa.
Bonucci e Montolivo si dileguarono nel giro di un istante e Antonio e Totò rimasero a parlare per minuti abbondanti. Cosa si dissero nessuno lo seppe ma finalmente non erano in stile battaglia.
Quando Daniele li vide rilassati insieme, si avvicinò come un falco e sedutosi con loro, esordì a sua volta sempre più curioso:
- Allora, si può sapere che diavolo avete? Di chi cazzo parlate sempre? - 
A quel punto i due, che erano passati dalla tempesta al sole, gli risposero subito senza problema.
- A Mario piace Antonio. - 
Le risate di Daniele andarono avanti per un bel po’…


Per il resto della giornata, Antonio circuì Mario in modo fin troppo studiato… a parlargli attaccato con espressioni da finto macho, ad assicurarsi che Mario lo guardasse mentre diceva qualche cavolata con Totò -cavolata studiata per ingelosirlo-, a fare scherzi insieme a lui…
Mario non capì cosa fosse successo, metà giornata Antonio era incazzato e l’altra metà come prima… non ci perse il sonno e quando arrivò la sera Antonio chiese a Daniele e Totò di chiamare i suoi compagni di stanza per poterlo far stare solo con Mario.
Era ora di parlare… nelle intenzioni di Antonio non c’era niente di fraintendibile… voleva solo parlare dei sentimenti dell’amico per impedirgli di abbattersi e giocare male la partita del giorno dopo, contro la Germania. Era troppo importante per permettergli di andare in campo con un pensiero in testa.
Voleva far sì che si aprisse, che tirasse fuori il boccone, si sfogasse e poi con calma e tatto dirgli che lo considerava un amico ma che per lui ci sarebbe sempre stato.
Queste le sue chiare e semplici intenzioni.
Sapeva quanto era rischioso tenersi dentro cose simili, a suo tempo ci era passato…
Mario non si accorse di niente, non capì come mai i suoi compagni di stanza se ne andavano alla spicciolata, prima di capire che era solo, Antonio bussò alla porta.
Se lo ritrovò in camera insieme al solito casino che si portava, era sollevato nel sentirlo così rumoroso, si era preoccupato il giorno prima.
Non sospettava proprio nulla.
- Antonio! - Esclamò Mario sorpreso. Proprio non si raccapezzava di tutti quegli sbalzi d’umore, ma era molto contento d’averlo lì. Non aveva piani, era uno che viveva il momento come veniva. 
Avrebbe vissuto anche quello.
- Che avevi oggi? - Chiese facendolo entrare e vedendo che era stranamente solo. Di solito si muoveva sempre con la mandria.
- Ah… - Si sedette sul letto sminuendo il suo stato da bambinone di quelle ore. - Cazzate con Totò… - 
- Avete litigato?! - Non ci avrebbe mai creduto. Mario si accomodò sul letto a sua volta, tirando su le gambe per stare più comodo, la schiena alla spalliera. 
- No… non proprio… c’è stato un po’ di… mah, cose passate! - Non voleva metterlo nei casini dicendogli che gli aveva detto tutto, l’aveva obbligato, poi Mario era capace di ucciderlo!
Voleva spingerlo a venire allo scoperto e poi parlargli da amico.
Tutto lì.
Semplice.
Ok, ma come lo faceva venire allo scoperto?
Facile a dirsi!
- Come mai qua da solo? Di solito c’è sempre qualche altro rompicoglioni! - Antonio rise e si accomodò meglio sul letto, si mise sul fianco, le gambe a penzoloni a terra, di sbieco rispetto a lui, la testa appoggiata alla mano ed il gomito piegato.
- In questi giorni avevo le palle girate e ti ho ignorato un po’… non è che ce l’hai con me? - Che faccia tosta, si disse da solo fiero di sé. 
Mario cadde dalle nuvole.
- Oddio no… cioè pensavo che ce l’avessi con qualcuno ma non con me… che poi pensare ce l’avessi con Totò è ancora più assurdo… - 
Antonio sviò l’argomento abilmente infilando la mano sotto la maglietta e massaggiandosi lo stomaco, se l’alzò dicendo che c’era un gran caldo e Mario si trovò ipnotizzato dalla sua mano. Si stava per caso toccando i capezzoli?
Mario se lo chiese seriamente, prima di ascoltare qualcuna delle sue cavolate.
- Sai cosa abbiamo pensato coi ragazzi? Che quest’astinenza sessuale è proprio quello che ci fa giocare sotto tono… inteso, chi ha l’abitudine di fare tanto sesso… quindi è per questo che tu non giochi ai tuoi soliti livelli! - 
Mario rise, o ci stava provando con lui o si era bevuto qualcosa. O forse tutti e due!
- Sei qua per dirmi che devo scopare prima di domani sera per giocare bene? - 
Antonio rideva a sua volta.
- Bè, non dirmi che non è una buona soluzione ai tuoi problemi! - 
Sarebbe stato troppo bello per essere vero.
Ora la mano stava giocando con l’elastico degli shorts.
- Non potrei essere più d’accordo! Il problema è con chi! - 
Antonio infilò la mano sotto ai boxer. Non che fosse una cosa tanto strana, fra ragazzi… ma non per toccarsi con tanta profondità… solitamente era per sistemarsi le parti intime nel caso in cui dessero fastidio… o per grattarsele… o cose simili. Non certo per fare altro. 
Antonio sembrava stesse facendo ‘distrattamente’ altro.
Mario non voleva crederci. 
- E con chi vuoi farlo? Le donne sono abolite in questo posto… ci siamo solo noi… - Noi inteso come compagni di squadra… gli stava largamente suggerendo di buttarsi sugli uomini ma Mario passò direttamente al livello successivo e con irruenza, dopo aver capito con certezza che gli stava proponendo di fare sesso con lui, si piegò su di lui e velocissimo lo baciò.
Prima che Antonio capì d’avere la sua lingua nella bocca era steso sulla schiena e Mario gli stava sopra.
La mano scese ad aiutare la sua sotto ai pantaloncini.
Sì, il dannato si stava veramente toccando le parti intime mentre parlava con lui!
Come osava?
Bè, ora l’avrebbe aiutato.
Antonio voleva staccarlo e gridare se si fosse bevuto il cervello.
Sapeva di tutti i suoi compagni che avevano relazioni ma a lui non era mai successo. Più o meno. Un paio di volte con Rino ma poi le cose con lui si erano complicate, erano strane… quando capitava lo facevano, in altri casi si consideravano due fratelli e basta.
Non era omofobo come era passato per colpa di quell’idiota di Cecchi Paone, però non era nemmeno il tipo da farsi tutti i suoi compagni come invece poteva essere Kevin!
Ma fra la sua lingua sulla propria e la mano nell’inguine, c’era poco da fare… la cosa era alquanto piacevole.
Ok, dovevo rifiutarlo, farlo aprire, sistemare le cose con lui… ma se scopandomi poi lui è contento e domani segna chi cazzo se ne fotte? Posso anche sacrificarmi, cazzo!”
E con questo pensiero tipico suo definibile come Cassanata, Antonio rispose finalmente al bacio.
E a tutto il resto.
Insomma, se c’era uno capace di buttarsi e andare oltre le righe, surclassare le regole e fare l’imprevedibile, quello era proprio lui.
Mario, con sorpresa, si ritrovò Antonio che rispondeva al bacio e quando pensò che allora non si era sbagliato si rilassò e lo spostò in modo da stenderlo meglio sul letto. Si staccò e lo spogliò, ci mise poco, aveva una foga tale da essere spaventoso.
Se l’altro non fosse stato Antonio se ne sarebbe andato, sembrava volesse violentarlo.
- Hai tutta questa voglia? - Chiese ridendo il barese, rilassandolo un po’.
Mario, mentre gli abbassava i pantaloni insieme ai boxer e glieli sfilava da sotto, disse contro la pelle dell’inguine:
- Non sai quanto… - Antonio si eccitò in modo inaspettato… era pronto a farsi fare in pochi minuti in modo alquanto passivo ma la cosa stava diventando anche troppo eccitante. Oltre il dovuto.
Quando si trovò a togliergli le maglietta e a toccargli il torace, le spalle e poi la schiena muscolose, capì che dopotutto non era davvero immune al suo fascino.
Non l’aveva mai visto sotto quell’aspetto. Non poteva dire che gli piacesse, che ne fosse innamorato o cosa… però non gli dispiaceva fare sesso con lui, questo era quanto.
Dimenticò tutto il discorso onesto e sensato preparato insieme a Totò e chiedendogli mentalmente scusa, sparì sotto di lui a togliergli i pantaloni e ad appropriarsi del suo membro.
Un membro alquanto grande ed eccitato.
Parecchio in effetti.
Più di quel che avesse mai notato sotto la doccia. Non che l’avesse mai guardato… 
- Cazzo… - Esclamò intendendo quanto grande fosse… sotto la lingua, nella bocca, lo sentì diventare sempre più duro e quando si sentì spingere contro la gola decise che non poteva morire per fargli piacere, quindi se lo staccò e tornò su a prendere un po’ di ossigeno dalla sua bocca.
Poco dopo Mario ricambiò il favore e sparì prima fra le sue gambe. Il piacere che provò era davvero una sorpresa, non pensava ci sapesse tanto fare il ragazzo. Rino, l’unico con cui era stato, non aveva questi paragoni. Con lui si trovava a livello interiore e mentale, con Mario… Dio, con Mario ci stava proprio morendo…
Spinse nella sua bocca col bacino fino a che non si sentì vicino all’orgasmo, forse era presto ma quello non accennava a staccarsi e a dargli tregua. Cercò di toglierselo ma non si mosse, allora mormorò stralunato:
- M-Mario… ti sto venendo in bocca… - Non a tutti piaceva, che diavolo poteva saperne lui come gli piacesse? 
Quando però lo senti stringere sui fianchi eccitato all’idea, capì che era proprio quello che voleva e fu così che si lasciò andare con un lungo gemito piuttosto forte.
Dopo aver posseduto il suo sapore, Mario passò ad un altro… e scese sotto alzandogli le gambe, trovò la sua apertura e senza dargli tregua né respiro gli fece provare un altro genere di piacere. Estremamente intenso e diverso.
Antonio sapeva che era bello avere le dita dentro, specie se mosse con tanta esperienza, ma così era diverso… così era devastante. Si trovò ben presto sconnesso con la realtà in modo completo e quando si trovò sull’orlo di un altro orgasmo, aggrappandosi al cuscino sotto di sé, chiese che entrasse subito perché non resisteva.
Mario non poté chiedere di meglio e accontentandolo si sistemò e ottenuta la posizione migliore, lo penetrò cercando di controllarsi. Sapeva di potergli fare davvero male se non stava attento… non sapeva nemmeno se fosse vergine…
Lo sentì stretto sulla propria erezione e per un momento gli fece male… quando però cominciò ad abituarsi la cosa cambiò e per lui ci fu solo piacere. Un piacere estremamente intenso. Non aveva idea se per Antonio fosse lo stesso, lo sentiva gemere ma dalle smorfie che faceva poteva essere sia per il dolore che per il godimento… non si distingueva mai… quelle facce le faceva sempre… non se ne curò ed andò fino in fondo, soddisfacendosi senza risparmiarsi.
E, senza risparmiarsi, venne incontrollato dentro di lui, scaldandolo e dandogli in un certo senso una sorta di pace dei sensi.
Dopo poco gli crollò addosso, uscendo da lui, e baciandogli distratto le labbra si voltò sulla schiena per riprendere fiato. Antonio che non si muoveva ancora, forse stremato più di lui per quanto subito, fu tirato su da Mario. Voleva averlo addosso. Sentirlo fremere e respirare affannato.
- Non… non pensavo finisse così… - Antonio non era uno molto sentimentale anche se poi aveva quell’apparenza. Al contrario di Mario che sembrava insensibile ed invece era tutt’altro.
Non l’avrebbe più lasciato…
- E come pensavi finisse? - Mario non capiva che diavolo dicesse ora…
- Lascia… lascia perdere… mi hai distrutto… tu pensa alla partita di domani che al resto ci pensiamo dopo! - 
Antonio, che comunque aveva goduto non poco, giurò a sé stesso che per uscirne così distrutto non si sarebbe più immolato per la causa.
Fanculo le buone azioni!”
Pensò addormentandosi.

Il mattino, beccato Totò, venne squadrato da lui da cima a fondo, poi in breve gli fece un’analisi completa. 
Del resto quelle occhiaie e quell’aria sfinita parlavano chiaro.
- Dovevi parlarci e sistemare, non portartelo a letto, eh? Ora sarai tu quello che non riuscirà a giocare stasera! Giuro che se fai schifo ti chiudo in camera e ti impedisco di rivedere Mario… non me ne importa se poi è lui quello che gioca male! - 
Totò faceva il papà, il fratello maggiore e l’amico, era anche molto dolce… si preoccupava…
- Ah. Cosa si fa per la patria! - 
E con queste parole guardarono Mario fare una splendida doppietta contro la Germania!