NOTE: notando che Edin ha dato a sua figlia lo stesso nome della figlia di Aleks, non ho potuto non scriverci su qualcosa. Alla fine è venuta così. Buona lettura. Baci Akane

LEGAMI INDISSOLUBILI



Un sospiro, l’ennesimo della giornata.
Edin guarda con aria malinconica la pancia gonfia della sua ragazza e pensa, per qualche strana associazione d’idee, a quanto gli manchi Aleks.
Forse è perché sta per diventare padre e dovrebbe essere al settimo cielo ed invece riesce ad essere malinconico comunque. Nel chiedersi perché non voli al posto di camminare, la risposta è semplice.
“Mi manca da morire, non pensavo di soffrirne così tanto. Due ore di aereo o poco più non sono nulla, nelle giornate libere possiamo volare a Londra senza il minimo problema… E’ solo che… anche quando lo facciamo, il tornare giù è straziante. Quando li ha lui i giorni viene lui, in realtà ci vediamo anche spesso, ma non pensavo che mi mancasse il vederlo ogni giorno, fare colazione con lui ogni mattina, andare insieme agli allenamenti, allenarsi insieme, lavarci insieme, fare sesso ogni giorno da qualche parte, negli spogliatoi quando gli altri se ne vanno, nella camera d’albergo che ci ospita per il turno di campionato… e poi l’averlo così vicino, respirare l’aria della stessa città, averlo a pochi quartieri, poterlo raggiungere nella corsa serale, organizzare giornate insieme. “
Edin era facilitato dal fatto che le loro famiglie, la sua e quella di Aleks, erano amiche e quindi anche le compagne stavano molto tempo insieme. Nessuno si era stupito od aveva trovato strano il loro legame, era un legame di ‘gruppo’, in un certo senso.
- Che succede? - Chiede Amra carezzandogli la guancia con delicatezza. Edin inarca le sopracciglia trasalendo e si ricorda di sorridere con un secondo treno. Lei sa che non è sé stesso ed immagina di sapere come mai.
- Niente, perché? -
- Perché di solito quando guardi la mia pancia sorridi e la tocchi, ultimamente sei malinconico anche in quei momenti… - Edin si strofina le labbra appoggiando la mano sulla famosa pancia, ascolta se la bambina si muove e siccome non succede, si china e appoggia anche l’orecchio. E’ una cosa che fa per calmarsi, a volte senza un calcio.
- Sono pensieroso… - Amra sorride e gli carezza la nuca bionda.
- Lo vedo… ti manca l’Inghilterra? - Lei va a colpo sicuro, specie perché i due vanno spesso a Londra da Edin e Vesna. O loro vengono lì.
Edin annuisce.
- Pensavo fosse ora di voltare pagina, andare oltre e conquistare altri paesi, rilanciare la mia carriera un po’ arenata a Manchester… non so se mi sbagliavo… forse sono stato presuntuoso… -
- Pensi di non farcela? -
- Penso che sia diverso da come me l’aspettavo. Sai, ho seguito la vicenda di Higuain da lontano perché mi rivedevo in lui. Higuain al Real doveva condividere il proprio posto con Benzema, non era mai titolare o non sempre e comunque mai per 90 minuti, così ha deciso di rilanciare la carriera andando in una squadra che sapeva avrebbe giocato per lui, puntando tutto su di lui. Ha rischiato perché è andato in una squadra molto minore rispetto al Real, in un campionato difficile, ma è andata bene, è la stella d’Italia, oltre che di Napoli. Si è rilanciato alla grande, è rifiorito. E pensavo di seguire il suo esempio, che se ce l’aveva fatta lui, potevo anche io… ma evidentemente lui era diverso… - Edin lascia a ruota libera i propri pensieri e Amra lo lascia parlare, cosa che non ha fatto per mesi. Finalmente tira fuori tutto.
- Forse lui non aveva legami particolari a Madrid. E magari ne ha trovati di nuovi a Napoli… - Spiega delicatamente. Edin sospira di nuovo e pensa a quanto risulti obiettivamente felice sia in campo, che fuori.
Anche chi non ha particolari rapporti con lui e non lo segue tanto se ne accorge.
Si trova molto bene coi suoi compagni, ha un legame fortissimo con loro e forse questo lo ha aiutato.
“Avrà trovato il ragazzo qua. Probabilmente non ce l’aveva a Madrid e l’ha trovato qua…”
Non che sia tassativo che i calciatori abbiano compagni uomini, non tutti devono avere tendenze, però con Higuain salta quasi all’occhio. Non ha mai avuto compagne, non fisse, non da essere notate al suo fianco. Forse ha trovato qualcuno nell’ultimo periodo. Però dopo una certa età se non ti sposi o non hai una compagna fissa al tuo fianco, si tirano un paio di conclusioni inevitabili, dovute anche all’associazione ‘calciatore-gay’.
“Anche se non fosse gay e non avesse il ragazzo nella nuova squadra, chiaramente ha delle amicizie importanti che l’hanno aiutato ad ambientarsi. Lui è felice qua al di là del calcio e questo lo ha aiutato anche a calcio, naturalmente…”
Edin conclude così e non va lontano dalla realtà.
“A me manca Aleks, punto. Pensavo di poter andare avanti come facciamo, ma mi sbagliavo…”
- Ti mancano i tuoi amici? - Chiede lei sapendo a chi ci si riferisce con ‘amici di Edin’.
Lui si alza e la guarda cercando di capire cosa può dire e lei continua tranquilla.
- La tua caratteristica è sempre stato quel sorriso splendido che hai in qualunque situazione. Ora lo hai solo quando rivedi Aleks. Ti manca lui in particolare? - Mi stringo nelle spalle.
- Per me è come un fratello. - Dice mentendo spudoratamente. - Facevo tutto con lui, per anni. Allenamenti, colazione, cene, preparazioni alle partite, tutto… lui stesso si è aperto con me sui suoi problemi… lo vedo tutte le volte che posso, lo sai, ma mi manca… non lo so, l’averlo al fianco quasi ogni minuto della mia vita… e mi mancano gli altri, ovviamente.  - Edin cerca di rimediare, ma Amra sa a cosa si riferisce. Non concepisce un rapporto omosessuale visto che stanno per avere una figlia, però si rende conto che la loro è davvero un’amicizia che va al di là. Non vai in depressione se ti manca un amico. Voleva sperare, voleva credere che si potesse andare in depressione se invece mancava un fratello.
Amra gli prende la mano e gliela mette sulla pancia.
- Senti… - In quel momento il bambino si muove e quando mette la mano sulla pancia, dà anche un calcetto. Edin sorride di nuovo e lei è sollevata di vedere che ci sono ancora momenti, al di là del suo amico, che lo fanno sorridere così. - Ti va se la chiamiamo come la figlia di Aleks? Saranno cuginette putative, dopotutto… è un gesto carino di vicinanza, per sottolineare il vostro legame, un legame che sarà indissolubile in ogni caso… - Amra sa che sono discorsi ambigui, ma è forte del loro rapporto e del fatto che lei gli darà una cosa che Aleks comunque non potrà certo mai dargli. Una figlia. E’ sicura di non perderlo e sa che per tenerlo a sé, deve dargli una punta di quello che lui desidera segretamente e lei sa che c’entra Aleks.
Non deve cercare di allontanarlo da lui, deve mantenere vivo quel legame, quel rapporto, in modo che sia il più felice possibile accanto a lei e che non abbia mai voglia di lasciarla perché ormai troppo depresso e sofferente per stare bene insieme ad una donna che non sia ‘il fratello’.
Amra sa, non se lo direbbe mai, non ora che sta per nascere un figlio, però sa. Perché una compagna le sa, le nota, le sente, le percepisce. Specie se si svolgono sotto i suoi occhi.
Edin ed Aleks volano uno dall’altro con tutta la famiglia nei loro giorni liberi per stare insieme, non sempre, ma quasi. E sono troppo felici quando stanno insieme. E sono troppo tristi o rabbiosi, nel caso di Aleks, quando si separano.
Una donna le nota, le vede. Ma tace, implode, interiorizza, lo elabora inconsciamente e poi cerca le soluzioni migliori. Se vieti una cosa, ottieni l’effetto opposto. La donna lo sa e lei è abbastanza lucida da prendere la strada migliore senza farlo scappare.
Edin sorride, si illumina all’idea e la guarda con aria sorpresa.
- Davvero? - Lei sorride di rimando intenerita dalla sua reazione infantile.
- Certo, perché no? E’ un bel gesto per dirgli che sarete sempre legati. Chissà, magari guardando tua figlia, ti mancherà di meno lui… e magari dopo la Roma potrai tornare in Inghilterra, con un po’ di fortuna. No? - L’idea lo alletta, l’accarezza, se la coccola e gli piace.
Sia di chiamare sua figlia come quella di Aleks, sia di tornare in Inghilterra dopo Roma, anche magari in qualche altra squadra, non necessariamente al City… Gli basta essere un po’ più lì.
- Devo chiamare Aleks! Anzi no! Non glielo dico ora! Glielo dirò quando nasce. Gli manderò la foto della piccola e gli dirò come si chiama! Spero di vedere la sua faccia! -
Amra ride anche se dentro di sé invidia quella reazione, che è per Aleks, per un legame particolare che, grazie alla figlia, potrà avere con lui. Però è grazie a lei, si dice. E’ lei che gli dà una figlia, è lei che gli ha detto di chiamarla ‘Una’ come quella di Aleks, è lei che glielo permette. E’ grazie a lei se ora è tutto felice come un tempo.
Così si tiene questo compromesso e se lo fa andare bene.


Così quando la piccola Una nasce, Edin fa alcune foto. Quella col dettaglio dei piedini la mette nel profilo instagram, non vuole mandare in giro il viso della piccolina, però la foto del suo visino insieme al suo, la spedisce ad amici e familiari. Con sotto il nome della bambolina.
Una.
Quando la manda ad Aleks via WhatsApp, rimane in attesa incandescente col telefono in mano a guardare una risposta. Sperava di poterlo vedere, ma non poteva aspettare. Una volta avuta fra le braccia e riempita di foto e baci, non poteva aspettare di vederlo di persona per dirglielo.
Non ci mette molto a chiamarlo ed Edin risponde tutto pimpante!
- Allora, hai prenotato il jet per venire a vedere tua nipote? - Chiede saltellante.
- Non riesco ad aprire la foto, non me la carica! C’è solo la didascalia. Una. Hai trovato una foto tua con Una? - Una è sua figlia, nel leggere solo ‘Una’ sotto una foto che non si visualizza, Aleks non può che aver pensato a quello. Poi si ferma mentre Edin fa una smorfia, non era perfetto come l’aveva immaginato. - Cosa? - E col secondo treno realizza che è diventato padre. - E’ NATA?! - In pochi sapevano che era femmina, Aleks uno di quelli ovviamente.
Edin sorride e aspetta che realizzi, col quarto treno, che l’ha chiamata Una.
- OH CAZZO, MA L’HAI CHIAMATA COME LA MIA! - E così Edin scoppia a ridere cristallino e felice, divertito come da molto non era. Amra lo sente dalla camera nonostante sia in terrazzo con la porta vetri chiusa.
- Buongiorno! - Dice deridendolo.
- Scemo, se non si apre la foto e leggo solo il nome di mia figlia cosa dovrei pensare? Cazzo! Ma sei pazzo?! Cosa ti salta in mente di chiamarla come la mia? Cosa penserà Amra? - Edin è felice di potergli dire che…
- E’ stata proprio lei a proporlo, per rafforzare un legame che è già molto forte. Io e te siamo come fratelli… - Aleks tossisce. - Beh, per lei lo siamo. E così avere le figlie con lo stesso nome è una specie di legame simbolico in più… - Aleks grugnisce qualcosa in slavo ed Edin risponde di stare tranquillo. - Non sospetta nulla, non credo. Anche se l’altro giorno mi lagnavo che mi manchi e… -
- CHE HAI FATTO?! - Aleks oggi ha il grido facile, mentre Edin ha la ridarola.
- Mi lagnavo che mi manchi, ero depresso e Amra ha dovuto affrontare l’argomento, così alla fine è venuto fuori che mi manca l’ambiente che c’era lì, la vita che avevo lì… lì con te… ho detto che per me sei come un fratello, condividevo tutto, facevo tutto con te ed ora improvvisamente fare a meno e vederti ogni tanto non è la stessa cosa. Pensavo di farcela, che rilanciarmi a calcio sarebbe andata bene… ma… non basta. Se non sono sereno interiormente perché mi manchi troppo, non riesco a rendere a calcio come vorrei. - Aleks sospira e lo immagina mentre scuote la testa.
- Sei il solito scemo. Smetti di sorridere perché ti manco? - Però non sa che dire.
- Verrai a trovare tua nipote? - Chiede speranzoso Edin.
- Certo che vengo, razza di stupido! - Gli insulti sono come scambi sentimentali fra i due. Ad Edin mancherebbero se non glieli dicesse.
- Ti aspetto. -
E poi
- Manchi anche tu. Qua. Nella mia città, nel mio quartiere. A correre insieme coi cani la sera. A colazione insieme al bar. Nella strada verso il centro sportivo. Nei momenti rituali che passavamo da soli io e te, giornalieri. Non tanto in squadra o quando facevamo le cene con le famiglie ma… queste cose che ora faccio solo. Corro da solo col mio cane, faccio colazione a casa, vado da solo in macchina ad allenarmi… - Questo è come un pugno allo stomaco. Lo dice piano, serio, roco ed Edin deve girarsi per guardare sua figlia per ritrovare il respiro. Stringe gli occhi che si riempiono di lacrime, è nel panico e non sa cosa dire.
- Cosa facciamo? - Chiede nel panico.
- Prendo l’aereo e vengo da te. E poi quando puoi verrai da me. Affrontiamo giorno per giorno, fino alla prossima finestra di mercato. E vediamo cosa succede. Forse dobbiamo solo abituarci a questa nuova vita, magari ci vuole più di quello che pensavamo. Sapevamo non sarebbe stato facile, ma lo fai per una buona motivazione. Se quest’estate sei ancora più depresso di prima, chiedi di tornare in Inghilterra, in qualche modo ti aiuteranno. - Aleks è pragmatico e deciso, ha le idee chiare. Aveva programmato l’evento, il discorso. Sapeva di doverlo dire.
Edin sospira, respira e poi sorride asciugandosi le lacrime.
- Ok. Passo per passo. -
- Sei tu che dici sempre che c’è sempre una soluzione. Non io. Io sono quello negativo, tu quello positivo. Ricordalo. - E così Edin ride, Aleks che va le sue veci è esilarante.
- La distanza ti rende saggio! -
- No, sono le tue lagne! Io ce la sto mettendo tutta, sto parlando anche con altri compagni di squadra, ogni tanto faccio colazione con qualcuno di loro, faccio la strada. Sto cercando di cambiare abitudini per non avere voglia di spararmi. Ce la sto mettendo tutta. E’ difficile, ma ci provo e non mollo. Non mollare nemmeno tu. - Edin è colpito da questo discorso, Aleks è molto forte, estremamente forte. Hanno affrontato diversamente le loro guerra di ragazzini, hanno avuto conseguenze diverse ed ora Edin, quello che ha sempre sorriso, ha sempre voglia di piangere, mentre Aleks, quello che ha sempre ringhiato, cerca il positivo.
- Forse ogni tanto ritroviamo degli ostacoli per crescere, perché non si può stare fermi ad un livello per molto tempo. Bisogna evolversi. E sono gli ostacoli a farci evolvere. - Alla fine Edin torna Edin e Aleks sospira sollevato.
- Eccolo il mio santone! - Lo schernisce, ridono di nuovo e riprendono a parlare della piccola nata che è bellissima e perfetta e tutto torna ad assumere una dimensione migliore, sopportabile.
Fino al prossimo ostacolo.