NOTE: qua abbiamo una nuova coppia,
ivanota. Ivanovic e Mata. Chelsea. L'ho scoperta di recente ma sono
tenerissimi! Ho deciso che Juan e Fernando sono fratelli, in effetti
non sento tensione erotica fra loro. Mentre di recente noto Juan
sbavare su Bran (Ivanovic) e la cosa la trovo molto tenera. Così,
aiutati dal fratellone Nando, Juan e Bran si avvicinano!
Buona lettura
Baci Akane
PS: c'è un link per vedere un album su di loro fatto da me... poi ci sono un paio di foto lo stesso...
MECCANISMI LONDINESI
Fernando era preoccupato.
Juan non era più Juan.
Da qualche tempo era stranamente
silenzioso e pensieroso, sospirava tanto e di continuo ed aveva la
testa fra le nuvole più del solito.
Non era mai stato un tipo
particolarmente razionale e presente, era un uragano in miniatura ma
non poteva certo dire che fosse sempre assente come invece capitava
ora.
E a parte l'assenza... pensava. Pensava
di continuo.
Quando Fernando gli chiedeva a cosa,
Juan scuoteva il capo ed alzava le spalle, lui insisteva e l'altro
sorrideva in quel suo modo disarmante da orsacchiotto.
Per essere uno che non faceva che
parlare dalla mattina alla sera di cazzate, era preoccupante.
Fernando, dunque, era preoccupato. E se
lui era preoccupato faceva una cosa in particolare.
La faceva anche se non era preoccupato,
in effetti. Lo faceva sempre.
Parlava con Sergio.
Dopo avergli spiegato la situazione per
telefono, questi asserì squillante.
- Il fratello è innamorato! - Fernando
ci era rimasto di sasso. Intanto come poteva dirlo così su due
piedi. E poi di chi?
- E perchè non me lo dice? - La risata
di Sergio lo assordò, dopo aver staccato il telefono dall'orecchio,
commentò.
- Perchè non lo sa nemmeno lui! -
Fernando scosse il capo.
- Allora sì che è credibile! Come fai
a saperlo tu se non lo sa nessuno? Non l'hai nemmeno visto! - Altra
risata gracchiante di Sergio. Era tipico di Fernando contestare. Di
solito lo faceva per partito preso, ma solo con lui. A Sergio
piaceva.
- Io le cose le so! Ascolta, prova a
stare attento... vedrai che quando uno dei vostri compagni gli si
avvicina quello salta sul posto! Lo capirai subito se stai attento! -
Fernando aveva deciso di accettare il
consiglio e stare attento in quel senso.
Comunque non si era accorto di niente,
probabilmente Juan era timido in amore e non si mostrava innamorato.
Ripensandoci era plausibile, quando si
era dichiarato a lui l'aveva fatto dopo un po' e con molta fatica e
timidezza. Era tenero. Un orsacchiotto. Gli era dispiaciuto
rifiutarlo, non aveva voluto farlo rimanere male, aveva accettato la
sua dolce corte ma non era successo niente di particolare perchè
poi, in effetti, le cose si erano messe da sole come un semplice
affetto fraterno.
Juan non ci aveva più provato, non che
ne fosse capace... ma c'era sempre stato. Aveva dedotto che si fosse
messo tutto a posto.
Preferiva così.
Fernando amava Sergio, sapeva che
Sergio aveva bisogno di qualcuno con cui calmare i bollenti spiriti
quando diventava irascibile ed insofferente, e lì entrava in gioco
solitamente Iker. Il quale aveva bisogno di essere consolato nei
momenti di crisi con David. Nei periodi separati era successo spesso.
Era una relazione poco convenzionale e
difficile da spiegare, però funzionava a distanza da una vita e non
c'era da preoccuparsi davvero.
Fernando ci mise poco a capire, una
volta che lo cercava, di chi si trattava.
Ma non perchè Juan si comportasse in
chissà quale modo in sua presenza.
Aveva capito che c'era uno che lo
corteggiava e da lì aveva dedotto che Juan dovesse ricambiare.
Dunque se ne era accorto da solo!
Sensazionale!
Fernando decise di non intromettersi ma
di stare attento e vegliare sul fratellino, pronto a far saltare i
denti all'altro se gli avesse fatto del male.
Per il momento pareva ancora non essere
successo niente.
Branislav Ivanovic, Bran per gli amici
ed i compagni, aveva messo gli occhi su Juan da subito ma non aveva
fatto particolari scenate.
Juan, 25 anni, era arrivato al Chelsea
l'estate del 2011 su spinta di Fernando.
Inizialmente tutti l'avevano studiato
per capire che tipo fosse, avevano visto che Fernando lo adorava e
nessuno di loro aveva problemi con lui, di conseguenza gli avevano
dato fiducia per partito preso.
Però vedere Juan sempre attaccato a
Fernando gli aveva fatto capire le mire del piccoletto, per cui Bran,
29 anni nel tempo presente, al Chelsea dal 2008, aveva deciso che non
era tipo da perdere tempo a corteggiare uno già perso per un altro.
Così aveva legato né più né meno
come aveva fatto con gli altri.
Dopo, in seguito a del tempo non
precisato durante il quale era riuscito a farsi delle idee più
precise sul rapporto strano Fernando-Juan, aveva cambiato idea.
Fernando non solo non ricambiava Juan,
ma lo considerava un fratello. E non era finita lì.
Stava con Sergio Ramos, Spagna, Real
Madrid.
Ok, però anche se da parte di Fernando
non c'era niente, Juan sembrava davvero cotto.
Dopo altro tempo aveva capito una
seconda cosa.
Juan non sapeva davvero quello che
voleva.
Era giovane e probabilmente non si era
mai davvero innamorato. Perdere la testa per uno come Fernando era
facile, era anche il solo e primo punto di riferimento a Londra, era
stato lui ad insegnargli la lingua, ad integrarlo nel gruppo e nella
città... insomma, era stato lui il suo mondo per molto tempo,
l'aveva ospitato, era diventato parte della famiglia Torres e di quei
adorabili bambini che lo chiamavano zio. Aveva preso casa nel suo
stesso palazzo.
Bran aveva col tempo capito che tipo
fosse Juan.
Un ingenuo puro di quelli che
confondono l'affetto e l'ammirazione per amore e che si convincono di
provare anche attrazione per qualcuno, perchè l'amore è una cosa
bella ed è completa se c'è l'erotismo.
Ma di una cosa era sicuro, a quel
punto.
Juan non aveva provato il vero calore
verso un essere umano.
Perchè non aveva provato lui.
Ora. Non si riteneva un adone, non
pensava di essere il più bello del mondo come, forse, a volte lo
credeva Cristiano Ronaldo.
Però sapeva di poter piacere. E
comunque era cosciente che bisognava saperci fare. Lui ci sapeva
fare.
Bran aveva un carattere particolare,
non era tipo da buttarsi se non riteneva ne valesse la pena, sapeva
benissimo controllare i suoi bollenti spiriti, ma se si lasciava
andare era perchè lo voleva. E per la vittima in questione non c'era
molto scampo.
Così il meccanismo che scattò ad un
certo punto dell'anno calcistico 2012/2013, fu semplice.
Bran si mise d'impegno, in modo molto
fine, abile e sottile, per farsi notare da Juan il quale, in effetti,
ad un certo punto l'aveva notato eccome.
E ci era rimasto secco.
Cosa aveva fatto di preciso?
Aveva cominciato poco a poco a provarci
con lui ma non in modo sfacciato ed eclatante, non voleva
spaventarlo. Era una persona allegra e spiritosa però aveva capito
che in amore diventava timido, non voleva esagerare. Voleva
lavorarselo piano.
Così Juan si era accorto che gli
abbracci di Bran erano particolari, che i suoi sguardi erano
insistenti e che c'erano diverse carezze nascoste fugaci.
Bran nei suoi confronti era molto
affettuoso, più degli altri mesi, quindi non aveva potuto non capire
che mirava a lui.
Le prime volte si era detto che erano
visioni, poi in effetti Bran aveva anche cominciato a cercarlo in
molti momenti, sia in campo che fuori, a parlare con lui, aprirsi,
raccontargli cose, chiedergli di uscire insieme... così si era detto
ok, era vero.
Da lì al perdersi non gli era stato
chiaro il passaggio.
Beh, a dir la verità non era cosciente
di essere perso, però semplicemente ormai gli piacevano quelle sue
attenzioni, quindi era sempre lì a pensarci e ripensarci. Gli
scappavano dei sospiri e si sentiva strano, meno vivace del solito.
Ma non sempre.
Ad esempio in campo se Bran segnava era
ben lieto di saltargli addosso. Del resto segnava, c'era l'occasione
giusta per farlo. E Bran ne approfittava stringendoselo con cura.
Bene. Davvero bene.
Eppure cosa gli mancava?
Potevano continuare così in eterno,
Juan non era tipo da fare il primo passo. Con Fernando l'aveva fatto
ma era stato un equivoco perchè aveva pensato che Fernando lo
incoraggiasse. Poi non l'aveva respinto ma aveva messo in chiaro il
suo rapporto con Sergio. Non aveva né chiuso né aperto, non aveva
mai capito bene cosa aveva fatto Fernando.
Così si era accontentato di quello che
avevano, tutto lì.
Fernando stava sempre tanto con lui,
l'aiutava per ogni cosa, era il suo migliore amico, si sostenevano ed
il rapporto non era cambiato, anzi. Era migliorato.
Però non c'erano più stati momenti.
Fernando non gli aveva più aperto
porte in quel senso, così la cosa era lentamente scemata.
Poteva dire che gli era andata
silenziosamente bene così.
Juan continuava ad adorare Fernando ma
non gli pesava non poter saltargli addosso, non aveva più
quell'istinto insano. Forse non l'aveva mai avuto. Forse si era
convinto di doverlo avere e aveva fatto una specie di auto ipnosi.
Gli piacevano i ragazzi, Fernando era
un bel ragazzo, era dolce e premuroso e faceva di tutto per farlo
stare bene lì.
Juan l'avrebbe sempre adorato. Dargli
la sua casa, la sua macchina, il suo tempo, la sua famiglia. Come
l'aveva aiutato lui non l'aveva mai fatto nessuno, c'erano stati
l'uno per l'altro, si confidavano sempre...
Però ora con Bran era diverso.
Lo vedeva spesso che lo fissava sotto
la doccia, si imbarazzava moltissimo e scappava.
Però gli piaceva abbracciarlo in
campo.
E lo faceva ridere tantissimo.
E diventava gelatina quando gli toccava
la schiena o la mano di nascosto.
Fremeva proprio.
Non aveva mai provato niente di simile.
Era molto diverso da quello che aveva provato per Fernando.
Solo ora cominciava a capire la
differenza dei diversi sentimenti.
Aveva frainteso, ma come capire la
natura di ciò che provava ora?
Era confuso, Bran lo confondeva e non
gli permetteva di essere lucido.
Si stava convincendo di parlarne con
Fernando, con restia perchè prima si dichiarava a lui e poi gli
parlava di una cotta per un altro?
Però ammetteva che se non ne parlava
con lui non sapeva con chi altro farlo.
Quindi lo stava per fare, conscio che
non sapeva nemmeno bene cosa dire.
Non era convinto di provare una cotta
per Bran, però ammetteva gli piaceva stare con lui.
Però ci pensò Bran stesso ad
indirizzarlo meglio.
Era la finale di Europa League. Juan si
era detto che alla fine del campionato avrebbe chiesto consiglio a
Fernando.
Bran aveva deciso di non aspettare la
fine del campionato.
I festeggiamenti erano una scusa
perfetta.
Prima in campo e poi negli spogliatoi
era un tripudio di gioia e felicità, tutti che si abbracciavano e
saltavano, incontenibili per aver vinto la coppa.
Juan era ubriaco di gioia, aveva fatto
lui il cross in calcio d'angolo che era finito dritto sulla testa di
Bran che a sua volta l'aveva insaccata in rete facendoli vincere
all'ultimo minuto.
Era felicissimo di sé stesso e di
Bran.
E l'altro goal, il primo, l'aveva fatto
Fernando.
Che serata perfetta e fantastica.
La testa esplodeva impazzita, ragionare
era di minuto in minuto sempre più impossibile.
E Bran, al culmine della sua stessa
gioia, appena fuori da sguardi indiscreti, e quindi negli spogliatoi,
aveva preso il piccolo Juan -piccolo di statura e d'età- l'aveva
guardato bene in viso con un gran sorriso felice, gli aveva detto
'grazie' e poi l'aveva baciato.
Deciso, veloce, sicuro.
Senza perdere tempo.
Juan dal capire cosa aveva fatto al
rendersi conto che rispondeva attivamente al bacio, aveva passato un
tempo indefinito.
Però era la sua lingua quella nella
bocca. E lui ci stava giocando.
Avvampò sentendosi andare a fuoco, si
paralizzò tendendosi come una corda di violino, lasciò le mani
lungo i fianchi e continuò a baciarlo.
Con gli occhi aperti, sgranati come due
fari grigi nella notte più buia.
Più grandi di così non li aveva
avuti.
Però non si era fermato dal baciarlo.
Era combattuto. Respingerlo e scappare
per sotterrarsi dalla vergogna, o restare lì e godersela?
In effetti la sua lingua aveva
praticamente già deciso.
Stava ballando il flamenco nelle loro
bocche unite.
Il casino intorno a loro era tale che
nessuno li notava, da qualche parte altri li stavano imitando, erano
cose quasi normali insomma.
Quando presero respiro, i due si
separarono e si guardarono.
Juan era shockato, paonazzo ed indeciso
se vergognarsi o scappare proprio. Bran era maledettamente
soddisfatto e contento, più di così si moriva.
Però non ebbe il tempo di dire niente.
Juan riuscì a riprendersi il tempo
necessario per sgusciare via da lui e seguire il secondo istinto che
comunque era una conseguenza del primo. La vergogna.
Vergognarsi di cosa, poi? Non lo
sapeva.
Si vergognava e basta.
Non era come molti altri suoi compagni,
tanti dei suoi amici calciatori erano abituati a fare i playboy e
farsi chi gli capitava senza problemi, lui non era così. Non ci
riusciva.
Gli piaceva ridere, divertirsi, stare
con gli amici, essere allegro, fare scherzi, fare casino, ma non
riusciva ad andare con chi gli capitava sotto mano e fare certe cose
con tanta leggerezza.
Non ci poteva fare niente.
Era così.
Scivolò abile fra la folla, era
piccolo, non gli ci voleva molto per far sparire le sue tracce.
Poi però si era trovato a girovagare
come un anima in pena, da solo, come un pero.
Il richiamo, dovevano andarsene e lui
non sapeva nemmeno cosa stava facendo.
Aveva baciato Bran. Cioè Bran aveva
baciato lui. Però lui ci era stato.
Ed ora?
Ora gli era anche piaciuto, voleva pure
rifarlo.
E che problema c'era?
A Bran sarebbe andato di certo bene...
era troppo agitato, non riusciva a pensare, aveva agito d'istinto.
Così tanto che ora si era perso.
Voci non identificate da non sapeva
quale direzione richiamava i giocatori del Chelsea per tornare in
pullman e poi andarsene dallo stadio. I festeggiamenti li
aspettavano. Altri festeggiamenti. Tutta la notte a festeggiare.
Ancora.
Non avrebbe retto. Aveva bisogno di
pensare.
Stava per scoppiare.
Però era stato così bello quel
bacio...
Juan non capiva cosa fare.
E non capiva dove fosse.
Ancora la voce per i giocatori del
Chelsea.
- Dove diavolo è l'uscita B? - Ruggì
esasperato perchè non capiva dove fosse.
- Juan, che diavolo fai qua?! Ti
aspettiamo tutti! - La voce familiare arrivò a dargli sollievo, Juan
gli corse incontro prima ancora di guardarlo. L'aveva riconosciuto ed
era proprio la persona che aveva sperato fosse.
- Nando, è successa una cosa
incredibile! - Juan si catapultò letteralmente fra le braccia di
Fernando che, preso di sorpresa ed ignaro del bacio, lo accolse
capendo che gli era successo qualcosa.
Lasciò un momento per farlo respirare
e calmarlo, lo sentiva tremare, era agitatissimo.
- Ehi... - lo carezzò sulla testa
riccia e quando lo sentì allentare la presa, cominciò calmo. - Vuoi
dirmi cosa è successo? - La voce pacata. Dolce. Fraterna.
Juan si fece forza, alzò la testa dal
suo petto, lì dove arrivava per la sua scarsa altezza, guardò in
alto verso il suo viso e glielo disse agitato tutto d'un fiato.
Rossissimo.
- Bran mi ha baciato! - Fernando, che
aveva capito da poco che i due si piacevano, trattenne faticosamente
una grossa risata che Sergio avrebbe sgarbatamente fatto davanti al
suo visino imbarazzato.
- Ed è stato così terribile? - Disse
sorridendo comunque divertito. Juan ci vide affetto in quei modi e si
calmò.
- No... è stato bello... -
- E allora che problema c'è? Perchè
sei scappato? - Fernando voleva semplificargli una situazione che in
effetti era molto semplice. I due si piacevano, che bisogno c'era di
spaventarsi? Di cosa, poi?
Specchiandosi nei suoi occhi cioccolata
e scrutando il suo viso sereno e calmo, Juan si rilassò ancora e si
rischiarò cominciando a mandare via molta della sua nebbia.
In effetti che problema c'era? Perchè
era scappato come uno scemo?
- Ecco... non so... io sono scappato e
basta... - Cosa tipica sua. Prima agiva e poi pensava. E capiva.
Capiva che non aveva senso fare ciò che per la maggior parte faceva.
Fernando rise, era una cosa così tanto
da lui che era davvero impossibile trattenersi.
Se lo strinse divertito fino quasi alle
lacrime.
- Juan, uno che ti piace ti bacia, il
bacio è bello e tu che fai? Scappi senza nemmeno sapere perchè?! Ma
insomma! E se non ti piaceva che facevi? - Juan spalancò di nuovo i
suoi occhioni grigi in quel modo tipico suo, cadendo dalle nuvole.
- Nando ma che dici?! Come fai a dire
che mi piace? - in effetti non l'aveva mai detto.
Fernando smise di ridere e si sciolse
dall'abbraccio.
Alzò le spalle.
- L'ha detto Sergio. - In effetti era
per quello che lo pensava. Osservandolo e basta non si capiva se a
Juan piacesse Bran, ma solo che a Bran piaceva Juan.
Tuttavia Sergio era convinto che Juan
ricambiasse.
Del resto era strano ultimamente.
- E che ne sa, lui? - Fernando ammise.
- Niente. Però sei strano ultimamente,
lui ha detto che sicuramente eri innamorato. Non ti ho visto perso
dietro a qualcuno, ma ho visto qualcuno perso dietro a te... così ho
pensato che te ne fossi accorto e ti piacesse... - Semplice.
Juan fece il broncio, lo faceva quando
pensava. Fernando gli prese il labbro inferiore con le dita e lo
pizzicò tirando, poi ridacchiando fece una smorfia deliziosa delle
sue per rilassarlo.
- Insomma, è così o no?! - Juan
inarcò le sopracciglia e pensò ai vari segnali, gli abbracci, i
tocchi, gli sguardi... come si sentiva ogni volta... e poi al
bacio... beh, lì era stato tutto molto chiaro in effetti...
- Credo di sì... - Fernando lo guardò
scettico.
- Credi? - Juan si grattò la nuca
insicuro.
- Sì... credo... insomma... non mi ha
mica parlato mai. Ci provava, mi sono accorto di piacergli. Mi
piaceva piacergli. Non sapevo bene cosa fosse, cosa pensare... così
boh... quando mi ha baciato mi ha preso alla sprovvista! Non mi ha
detto nulla, mai! - Fernando a quel punto esclamò ovvio.
- Sei scappato subito, come faceva a
dirti qualcosa? - Juan capì che come al solito aveva ragione e fece
quella sua aria tipica colpevole.
- In effetti non hai torto! - Fernando
gli diede uno scappellotto sulla nuca, come quando lo sgridava perchè
aprendo il suo armadio a calcio cadeva tutto quello che era ammassato
dentro.
- Prima di scappare attiva il cervello!
Ci sarà rimasto malissimo! Va da lui a scusarti e a sentire cos'ha
da dire! -
Juan annuì e lo vide voltargli le
spalle per avviarsi al pullman che ancora li aspettava.
Contento come una pasqua e tornato al
suo solito animalismo, gli saltò sulla schiena e si aggrappò a lui.
- Grazie, fratellone! - Lo chiamava
così ormai, aveva accettato quel sentimento, gli piaceva. Era
appropriato, insomma... Fernando ridendo se lo tenne su e lo portò
dagli altri.
Juan era piccolo e leggero, lo potevi
mettere in tasca e portare dove volevi. A patto che non ti parlasse a
macchinetta nell'orecchio!
Quando i due apparvero, la squadra
aveva cominciato ad odiarli, ma un gran sorriso di Juan li aveva
convinti a perdonarli.
Nando l'aveva scaricato di proposito da
Bran, in fondo. Poi gli aveva fatto l'occhiolino d'intesa e se ne era
andato.
Bran si era scambiato un breve sguardo
anche con quelli che erano lì con lui che si erano subito alzati
lasciando il posto a Juan.
Lo spagnolo allora si era timidamente
seduto ed era rimasto zitto per un po'.
Bran avrebbe voluto vedere il suo
record di silenzio, ma alla fine sarebbe morto prima lui, così lo
incoraggiò.
- Devi dirmi qualcosa? - Non era certo
di come dovesse comportarsi ora. Normalmente non aveva dubbi, sapeva
sempre cosa fare e come, però Juan era così strano... l'aveva
baciato, aveva risposto, gli era piaciuto. Ed era scappato.
Cercava di non essere intimidatorio, ma
lo scrutava curioso. Juan si fissava le mani che si stava
tormentando.
Alla fine si decise, si voltò e gli
disse tutto d'un fiato e di corsa.
- Scusami io non volevo scappare non so
cosa mi sia preso non sapevo cosa pensare ed ho agito d'istinto
perdonami spero non ci sia rimasto male! - Bran, divertito ed
intenerito dai suoi modi, rise e gli mise la mano sulla testa per
calmarlo.
Juan respirò, ma era ancora agitato,
molto agitato. Quel ragazzo lo mandava fuori di testa.
- Va tutto bene. Sono contento che sei
tornato. - Disse piano, semplice. Fece scendere la mano dalla testa
alla guancia e sfociò in una delicata carezza. Erano grandi le sue
mani. E calde.
A Juan piaceva moltissimo quando lo
carezzava.
Si perse nei suoi occhi neri almeno
quanto Bran si era perso in quelli grandi e grigi di Juan. Un bel
grigio intenso. E le ciglia così lunghe e scure. I suoi lineamenti
da spagnolo lo accendevano, poteva stare a fissarlo per ore. Era un
gran bel ragazzo, gli piaceva.
A quel punto, però, forse restava poco
da dire.
Bran decise di riprovare il bacio ma
questa volta andò piano per non spaventarlo e dargli il tempo di
capire cosa succedeva.
E lo capì, per fortuna.
Juan non si spaventò.
Lo vide avvicinarsi piano ed i battiti
aumentarono vertiginosamente. Non si mosse di un millimetro e poi
riuscì ad assaporarsi le sue labbra. Finalmente le sentiva, la
sensazione era di morbidezza.
Bran era così dolce, ora. Prima
l'aveva divorato e bruciato, ma ora lo stava carezzando con le sue
labbra.
Schiusero insieme e si vennero incontro
con le lingue, si trovarono e diedero vita ad un bacio molto dolce.
Assaporato. Sentito. Vissuto.
Non c'era fretta, non esisteva più
nessuno, ora.
Andava tutto bene.
Juan non era più agitato, gli stava
piacendo, e Bran era contento.
Separatisi rimasero vicini, gli occhi
negli occhi. Si strofinarono le labbra e si sorrisero un po' sorpresi
ed un po' disorientati. Ma felici e convinti.
Non si dissero altro, Bran cinse Juan
col braccio, l'attirò di nuovo a sé e si appoggiò nell'angolo del
sedile, sprofondò in basso, si mise comodo e lo tenne contro il
proprio petto, sul suo viso.
E tornò a baciarlo.
Lo fecero per tutto il viaggio.
Arrivati in aeroporto dove sarebbero
andati subito a Londra, Bran e Juan si persero un attimo di vista.
Pochi minuti, il necessario per
Fernando di avvicinarsi a Bran e con una pacca sulla schiena ed un
gran sorriso incoraggiante e luminoso dirgli:
- Sono proprio contento per voi. Era da
un po' che mi ero accorto e aspettavo un'evoluzione. Gli ci voleva a
Juan! L'aiuterà anche a crescere. - Bran aveva immaginato qualcosa
di simile, Fernando era come un fratello per Juan ed era ovvio fosse
contento per lui.
Sorrise a sua volta contento.
- Grazie, sì sono felice anche io. Mi
piaceva dall'inizio se devo essere sincero... - Fernando, però,
concluse prima che Juan tornasse. E sempre con un amabilissimo
sorriso ed un tono estremamente cortese, disse a Bran senza nemmeno
guardarlo in viso, continuando a camminare.
- E se lo fai soffrire avrai di che
pentirtene. - Nessun 'credimi' o 'fidati'. Nemmeno una minaccia in
piena regola.
Niente.
Solo questo.
Bran lo guardò sorpreso, Fernando
ricambiò, sorrise ancora gentile e con l'arrivo di un allegrissimo e
saltellante Juan si portò avanti senza aggiungere altro.
Bran capì che era serio e rabbrividì.
Con un angelo custode così c'era da
chiedersi davvero chi avrebbe osato far soffrire Juan.
Fernando non era spaventoso ma sapeva
essere intimidatorio se voleva. In ogni caso, non poteva proprio
capire come mai, ma quei modi da killer spietato l'avevano messo a
disagio.
- Che c'è? - Chiese Juan ancora felice
come una pasqua.
Bran si riscosse e mettendogli il
braccio intorno alle spalle fece un sorriso eccessivo.
- Niente perchè? -
- Sembri preoccupato! - Bran rise.
- Hai un fratello davvero in gamba, lo
sai? - Tutti ormai definivano Fernando il fratello di Juan e
viceversa. Lui si illuminò.
- Oh, lo so! -
- Hai mai provato a farlo arrabbiare? -
Chiese noncurante.
- Oh, un sacco di volte... -
- E sei ancora vivo? -
- Non mi torcerebbe un capello... -
- Ben a te! - Esclamò spontaneo
l'altro.
- Che vuoi dire? - Juan ovviamente non
poteva arrivarci.
- Oh niente niente... -
Il resto del volo lo passarono a dire
'ma cosa intendevi?' e 'non importa'. Fino a che Bran, esasperato
dall'insistenza di quel folletto, non gli aveva tappato la bocca con
la sua!
Ottimo modo per resistere.
FINE