3. I MILLE TALENTI
In breve lego con tutti quanti,
mi sembra di essere un po’ il centro del gruppo, non c’è nessuno con
cui non vado d’accordo e non scherzo. Ci sono attori introversi che
stanno sulle loro, ma riesco a coinvolgerli lo stesso.
Mi invento sempre qualcosa e non sto mai fermo ed un giorno io e la chitarra ci riuniamo.
Non so come la trovo, forse mi cade dal cielo.
Siamo qua, sto cercando non saprei cosa e mentre aspetto la vedo.
Lei è lì in un angolo,
appartata, coperta da altre cose. Però io la riconosco subito, per me è
impossibile non riconoscerne una.
Così mi precipito, prendo tutto quello che la copre e lo lancio dietro le spalle, poi la prendo e la salvo.
È proprio lei. La chitarra!
- Che diavolo ci facevi lì in disparte? - Le chiedo come se potesse rispondermi.
Così me la metto a tracolla e
comincio ad accordarla girando per il set di oggi, dove le riprese
saranno tutte nell’ufficio dell’intelligence, perciò è il set fisso e
ci sono miliardi di oggetti di scena, si può trovare di tutto.
Anche una chitarra, a quanto pare.
Arrivo accordando, perciò si
sentono note in sequenza fino a che con soddisfazione piombo su una
sedia, non controllo se sia la mia o quella di qualcun altro. Qua
ognuno ha la sua sedia, non so perché funzioni così, ma tant’è…
Mi siedo e comincio a strimpellare.
Sì, sì, funziona perfettamente!
Il sorriso si forma sul mio viso
e le dita intorpidite per il molto tempo passato senza suonare,
cominciano presto a sciogliersi.
È come andare in bicicletta. Non perdi mai la capacità di farlo, non sul serio.
E accordo dopo accordo, parte
una canzone che canzone non è, una sequenza totalmente casuale che
aumenta di ritmo ed intensità mentre vado avanti.
Continuo senza fermarmi, entusiasta, felice, maledettamente euforico e piano piano la canzone si fa allegra e la riconosco.
Sto suonando una di quelle che
mi faceva mio nonno da piccolo, lui che mi ha insegnato a suonare la
chitarra. Canzoni di origine portoricana, le sue parti insomma.
Finché poi noto un vago silenzio che sovrasta il caos che c’era prima.
Silenzio?
Alzo la testa continuando a
suonare e mi accorgo che tutta la crew mi guarda, nessuno fa più
niente, sono tutti fermi a guardarmi suonare, nessuno recita, nessuno
lavora.
Vicino a me c’è Jason, davanti Jess mi sta filmando e Marina e Sophia hanno un’aria molto sorpresa.
Così le dita si fermano e li guardo inarcando le sopracciglia.
- Beh? - Chiedo finendo poi per guardare Jason vicino a me.
- Toglimi una curiosità. - Dice
allora lui con la calma più totale di questo mondo, Jason ha una
corporatura forte, non è uno stecchino che cammina. Non è nemmeno
atletico e muscoloso come me o Jess. Ha un fisico forte, due belle
spalle, braccia massicce. Ed ora ha il gomito appoggiato al bracciolo
di legno della sedia, verso di me. Il mento appoggiato alla mano. - Ma
c’è qualcosa che non sai fare? - Lo dice serio in questo strano
religioso silenzio.
Ci fissiamo negli occhi per un
paio di secondi, ci penso, capisco che lo dice perché boxo, recito,
faccio le imitazioni e pure suono la chitarra. Poi scuoto la testa e
torno a suonare più veloce ed incalzante di prima, per mostrare quanto
io sia eccezionale con una chitarra.
- No, non c’è. So fare tutto! - Esclamo megalomane come mio solito.
A questo scoppiano tutti a
ridere e vedo che anche Jason ride ed è una cosa che mi piace molto.
Continuo a suonare, Jess riprende, poi in molti mi fanno domande ed io
rispondo sempre suonando.
- Suono anche la batteria ed il
piano! - Rispondo poi alla domanda su ‘cos’altro suoni’. Jess mi fissa
stranito, impressionato. - Adoro la musica, di ogni genere. Non ho
preferenze particolari, mi piace variare, dipende da quello che faccio
in quel momento. Se mi alleno ad esempio deve essere qualcosa di molto
ritmato. Se è una serata in compagnia metto su canzoni più idiote ed
allegre… -
- E se devi rilassarti? - Chiede Jason interessato al discorso, stranamente.
- Che c’entra, non devo mai rilassarmi. - Rispondo subito schifato all’idea di rilassarmi e scoppiano di nuovo a ridere.
- Che domande idiote. -
- Come fai ad essere così iperattivo? -
Mi stringo nelle spalle e non so che dire.
- Sono semplicemente così! - Per me non c’è molto a cui pensare. Se sono in attesa di qualcosa, trovo altro da fare. Subito.
E qua Jason che è ancora nella
posa plastica di prima -ed io nel frattempo ho cambiato tre posizioni
diverse sempre suonando la chitarra- fa un sorriso particolare, un po’
difficile da interpretare, e conclude piano:
- Incredibile. - Lo guardo interdetto. Ho sentito bene?
Poi dal set ci chiamano, si deve
girare una scena insieme così metto giù la chitarra e ci alziamo. Solo
quando me ne vado mi accorgo che nemmeno farlo apposta mi ero seduto
nella sua sedia e lui sulla mia.
Apposta?
Apposta per che?
Jon, dai i numeri?
Lo sputtano arriva una sera, a
casa coi ragazzi. Per il mio compleanno organizzo una serata da me, c’è
anche la mia famiglia, la piccola in particolare è la mia copia in
miniatura. È iperattiva come me e mi adora, fra simili ci si capisce.
Jason essendo già stato da me qualche volte, li ha conosciuti.
La serata procede bene,
divertente. Mangiamo, beviamo, parliamo di noi, delle nostre esperienze
d’attori prima di queste, chi abbiamo incontrato per lavoro, quale
attore famoso abbiamo conosciuto e Jason ha dalla sua un paio di
collaborazioni interessanti.
I figli grandi sono curiosi ed interessati a sapere i retroscena degli altri attori, così ascoltano.
C’è il momento in cui si sbava su Chad di cui Sophia parla molto bene, e si ride sulla gelosia sospetta di Jess.
Poi si sbava anche su Demi con cui ha lavorato Jason.
E poi mia moglie attacca la
musica. Sa quale mettere, ci sono le playlist, ogni chiavetta ha il suo
colore, ogni colore ha un momento. Il rosso è per allenamento, quello
azzurro è per le serate e le feste.
Le canzoni le ho scelte io,
perciò non sono propriamente recenti e moderne ma più dei miei tempi.
Anni ottanta, novanta in particolare. Disco, dance, tormentoni, canzoni
totalmente idiote e mentre si sentono, io mi muovo sulla sedia,
incapace di stare fermo. Ovviamente. Lo notano tutti.
- Ma non puoi proprio non fare nulla? - Chiede Jess incredulo di quanto io stia sempre a muovermi.
Io rido e scuoto la testa stringendomi nelle spalle.
- Ma queste canzoni mi
piacciono, non vi viene voglia di ballarle? - C’è chi dice sì, chi dice
forse qualcosa… e chi dice dei no tassativi. Magari a qualcuno non
piace proprio. La cosa non mi turba.
- Beh, siate felici che non si alza a ballare! - Esclama allora mia moglie.
Tutti si illuminano.
- Balli anche? - chiedono curiosi.
- Beh, ballare è una parola
grossa! - Si affretta a dire Johnny, il grande, che quando faccio lo
scemo scappa sempre dall’altra parte della casa.
Così proprio mentre lo fisso
male e col broncio, come se fossi io il bambino, esattamente in questo
momento, come se il cielo mi aiutasse, parte una delle mie canzoni
preferite.
- NO NO NO ASPETTA, QUESTA
FERMALA, RIMANDALA! - Comincio a strillare in modo poco mascolino. A
questo punto vedi mia moglie che ridendo va allo stereo per fermare la
canzone e farla ripartire, mentre i miei figli maggiori partono dalla
famosa altra parte della casa.
Jess intuisce che è una di
quelle cose da riprendere, così col suo telefono che probabilmente ci
si è incollato, si mette in posizione per riprendere.
- Dovete sapere che anche
lui, come tutti, ha la sua canzone. Quella che quando la sente, non
riesce proprio a non ballarla. -
- Come la ballo io non la balla nessuno! - Dico modesto come sempre.
- Cioè ci sono ancora cose che
dobbiamo scoprire di lui? - Chiede sorpreso Jason, mentre io mi metto
in posizione. Prima di dare il permesso di partire, gli faccio
l’occhiolino.
- Oh caro, tu di cose da
scoprire di me ne hai ancora tante… - Forse è un po’ l’alcool, beviamo
birra e vino da tutta la serata.
O forse sono io così, punto e basta e di giustificazioni non ne ho molte.
Ma fatto sta che lui alza sorpreso il sopracciglio con una punta naturale di malizia, la stessa che ho messo io.
E poi do l’ok.
La canzone è I’ve got the power di Snap.
La musica ricomincia, le prime
note fanno il loro trionfale ingresso e la carica mi parte da dentro.
Comincio anche io. Ancheggio e poi quando alla chitarra elettrica si
aggiunge il famoso falsetto con il verso che dà il titolo alla canzone,
io inizio a girare su me stesso scuotendo brutalmente il mio favoloso
culo in un balletto che di virile non ha proprio nulla.
Certamente perdo la faccia, ma
continuo a ballare presissimo la canzone e tutti scoppiano a ridere
finché poi mi fermo con le braccia spalancate e l’aria più convinta di
questo mondo.
La canzone poi cambia e restano
loro che muoiono e piangono dal ridere. Ed io serio che aspetto i
complimenti con le mani ai fianchi.
- Quando lo faccio i miei figli
si vergognano di avere il mio stesso DNA. - Spiego poi. - Ma queste
sono quelle cose che ci metti un secolo ad imparare e che quando impari
non smetti più. -
- Ma chissà come mai! -
- Come mai le voglio imparare? - Chiedo a Jason che rimane come suo solito impassibile.
- No, chissà come mai i tuoi figli si vergognano! - Risponde col suo lato lugubre e serio.
- Oh andiamo, non dirmi che non
muovo bene il culo! Nessuna donna lo muoverebbe bene come me! - Gli
altri ridono ed invito Sophia e Marina a ballare con me, mia moglie
scappa dicendo che va a mettere su il caffè e ben presto la scena si
trasforma in una gara di ballo fra me e Marina, perché Sophia si
rifiuta di perdere la faccia, mentre Marina è più come me. Si lascia
trascinare.
La serata poi si sposta in
taverna, dove c’è il biliardo e giochiamo per gran parte della serata
divertendoci come idioti, sempre con della musica e sempre con me che
perdo la faccia con esultanze per nulla mascoline.
Per un momento, andando avanti
in questa serata divertente, mi rendo conto che è come un tuffo nel mio
passato, nella mia infanzia. Quando con gli amici ho fatto esperienza
di ogni genere e non ero conosciuto come il ragazzo più virile del
quartiere e me ne fregavo proprio. A me piacevano delle cose e non mi
importava proprio di cosa mi facevano sembrare.
Anche perché poi era vero. Sembravo proprio quello che ero.
Mia moglie è stata la prima e unica donna di cui mi sono innamorato, ma è più una splendida amica.
Ci sono eccezioni nella vita di
tutti, fuori dal tuo genere, dai tuoi gusti. Ti prendi bene con una e
sarà solo lei. L’ho sposata quando ho capito che anche a letto andava
bene, che non era solo uno stare bene e divertirsi.
Così abbiamo fatto figli e famiglia e tutto.
Però prima di lei ho avuto
esperienze omosessuali, non poche. Non ero famoso né per essere gay, né
etero. Giravano mille voci su di me, non le smentivo, non me ne fregava
nulla.
Poi mi sono messo a fare
pugilato e la cosa è un po’ morta lì. La boxe mi ha dato quella pace
personale che mi serviva, anche se quelle esperienze mi hanno
fortificato molto.
Sono chi sono, non ha importanza.
È da quando mi sono sposato che non ne ho più di quel tipo e non ho mai voluto tradirla.
Però la cosa è particolare e me
ne accorgo stasera che faccio coppia con Jason al biliardo, al quale mi
attacco per parlottare e complottare e fare lo scemo. Ci marcio
parecchio, me ne rendo conto quando mi viene duro nel parlargli
all’orecchio, dopo l’ennesima bottiglia di birra.
Sono alticcio, mi sto divertendo e attaccato a lui per ogni scusa, mi eccito.
Queste sono le sensazioni che
provavo da ragazzo, sono emozioni, voglie, entusiasmi che provavo
quando andavo con altri ragazzi.
E non mi sentivo così da anni, anni… prima che mi sposassi con lei.
Appena me ne rendo conto, anche se ho troppa birra in circolo, lo capisco bene.
Cazzo, ho un problema.
Voglio tradire mia moglie. E la voglio tradire con Jason.
Il fatto che io ne sia consapevole, cambierà poco.
Oh merda.
Oh. Merda.