4. PRIMA CHE TU TE NE ACCORGA
Va poi che la tiro per le lunghe fino a che non mi libero di tutti, tranne che di Jason.
Dopo una serata divertentissima
che ci ha aiutato a diventare un bel gruppo, dopo che Jess e Sophia si
sono messi a flirtare e che sono andati via insieme, dopo che i miei
figli sono andati a dormire e dopo anche mia moglie Lisa che ha ceduto
le armi, lentamente siamo rimasti solo io e Jason.
Da quando mi è venuta l’erezione ho rallentato le birre, ma non mi sono staccato molto.
Anche Jason era allegro, si sta sciogliendo.
Sembrava più chiuso e sulle sue,
all’inizio lo era. Penso che sia una persona complessa, che ha bisogno
di un po’ per lasciarsi andare. Non saprei.
- Dai, bevi l’ultima? - Chiedo
quando vedo che realizza che siamo rimasti soli. Ci guardiamo un po’
intorno, è un cesso. Bottiglie di birra e vino, calici, bicchieri,
ciotole di cibarie varie vuote.
- Cena portoricana. Mica male. - Dice poi sedendosi nel divano del salotto, accettando l’ultima.
Felice come un bambino incosciente, vado al frigo e realizzo dolorosamente che abbiamo fatto fuori tutte le scorte.
- Cazzo, non pensavo bevessimo così tanto! - Dico tornando con una bottiglia di vino di cui ne rimane metà.
Jason recupera due calici e me li porge sorridendo.
- A fare gli idioti vien da
bere! - Risponde a suo agio. Mi siedo accanto a lui e ci voltiamo un
po’ uno verso l’altro, a tre quarti, per guardarci.
- Riesco a fare l’idiota anche se non bevo… - Commento da solo con la mia solita auto ironia.
- Meno male che te lo dici da solo! - Dice divertito.
- Ma lo sai che sei meno
scorbutico e chiuso di quel che sembravi all’inizio? - Aggiungo
sfacciato dopo che il sorso di vino riprende laddove le birre si erano
interrotte prima.
Qua rischio.
L’ebbrezza sale come un’ondata
calda, si traduce in una stupida gioia e scioltezza. Scioltezza delle
articolazioni, in effetti. Se muovo un muscolo, la sensazione è di
fluttuare. Che succederà se parlo ora?
Forse dovrei stare zitto.
- Mi ci vuole un po’ per sciogliermi, non mi fido facilmente. - Annuisco sorridendo intenerito.
- Allora sono onorato che tu ti
fidi di me. - Poi aggiungo senza ricordarmi del mio saggio intento: -
Sei davvero una persona affascinante. - Poi chiudo gli occhi
realizzando d’aver usato un termine col doppio senso. - Volevo dire
intrigante. - Ma poi capisco che è anche peggio. - Cioè bello. Da
conoscere. - Continuo a peggiorare la situazione e lui ridacchia
divertito, non sembra imbarazzato e visto che bevo perché imbarazzato
lo sono io, arriva il colpo di grazia.
Metto giù il calice, gli prendo il viso fra le mani e lo bacio.
Premo le labbra sulle sue e
resto fermo così, sento la sua reazione che nell’euforia del vino
arriva schiudendosi a me. E così le danze cominciano.
Danze che sebbene siano da ubriaco, saranno la mia fine!
Mentre bacio, Lisa viene
completamente dimenticata. Non è che la volessi tradire, semplicemente
volevo farmi Jason, la cosa è distinta, non c’entra con lei. La amo,
sto benissimo e non voglio che soffra. Però questo scinde col mio
desiderio di lui. Normalmente non lo farei, ma normalmente non provo
questi forti desideri.
Le lingue si trovano e si
intrecciano e le cose vanno molto meglio di quel che avessi osato
sperare. Non che ci avessi pensato, prima di ficcare la mia bocca sulla
sua. Semplicemente l’ho fatto.
Ci scambiamo i nostri sapori di
vino e per un momento sembra di bere ancora. Per un momento è tutto un
gran casino. I doveri, le mogli, le famiglie vengono spazzate via, per
un momento non siamo nemmeno in casa. Per un momento.
La verità è che chiunque può tradire, anche la persona più onesta ed innamorata di questo mondo.
Così come chiunque può uccidere se messo in determinate condizioni.
Il desiderio l’abbiamo tutti e quel momento in cui ti scappa… quel momento c’è sempre.
Poi dipende. C’è chi riesce a smettere, chi no. C’è chi iniziando, va verso la sua fine. La fine di tutto.
Io non lo so. So solo che bacia
maledettamente bene e che gestisce questo nostro bacio con una calma
unica. Mettendomi una mano sul collo, le dita risalgono sulla nuca, fra
i capelli corti. Mi tiene così e non so per quanto ci baciamo. Non ne
ho proprio idea.
Però è la cosa più bella del mondo. La più bella.
Non so come mai torniamo in noi,
scuotiamo le teste e realizzo che anche lui deve essere ubriaco ed
anche lui è sposato ed ha figli e non è il momento migliore per
pensarci, ma forse ci pensiamo proprio ora.
Tardi.
Mi prende il viso fra le mani
separandomi, come io ho il suo. Appoggiamo le fronti una all’altra, ci
respiriamo a vicenda, così vicini. Sappiamo ancora di vino.
- Amo mia moglie. - Dice coi suoi occhi penetranti nei miei.
- Anche io. -
- E la mia famiglia. - Aggiunge.
- Idem. - Replico sempre
turbato. - Ma non potevo non baciarti. - Dico poi. Lui annuisce con un
guizzo di comprensione nello sguardo, perché proviamo le stesse cose.
- Non ci ho pensato prima che tu
lo facessi, ma poi non potevo più smettere. - La sua voce è più bassa e
roca del solito e già di solito è molto bassa. Erotico. Mi lecco le
labbra, lo voglio ancora. Il desiderio sale, come sale qualcosa fra le
mie gambe. Non riesco a controllarmi.
È un disastro cedere.
- Non lo volevo prima di
stasera. Non sono uno che tradisce sua moglie, non l’ho mai fatto, non
ci ho mai pensato, non lo volevo. Non è che passi mesi a dirti lo
voglio fare, ma non posso. Lo fai prima che tu te ne accorga e quando
capita è la fine. Perché non riesci a smettere. Non riesci… - E spingo
verso di lui riprendendo possesso della sua bocca, con prepotenza
maniacale.
Il bacio a questo punto si fa
più acceso, con più foga, e lui risponde ancora, non mi frena, non mi
allontana. Appurato che amiamo le nostre mogli, questo è diverso. E
farlo non toglie niente a quel che proviamo per loro. Ma non possiamo
evitarlo. Forse prima potevo, se fossi stato sobrio. Forse. Non lo so.
Ma so che ora le nostre bocche si fondono insieme e non ci staccheremo
per nessuna ragione al mondo.
Jason continua a rispondere e
sto spingendo per stenderlo e salirgli sopra, completamente fuori di
testa, incapace di ragionare e ricordarmi dove sono. Per fortuna lui
invece lo ricorda e mi respinge con decisione. Sembra Voight in questo
momento.
- Eh ehi… - Mormora piano. -
Siamo nel divano di casa tua… la tua famiglia dorme al piano di sopra…
- Il fatto che debba ricordarmelo lui è grave, lo riconosco.
Ansimando annuisco e mi separo,
lo lascio andare ed alzo le mani. Annuisco ancora, mi strofino le
labbra con la punta delle dita, eccitato, sconvolto. Lo farei ancora,
ma qua la cosa è grave.
È fottutamente grave.
- Allora se non vai, non
riuscirò a fermarmi. Perché ho un’erezione da paura. - Lo dico con
tutta la mia completa e solita sincerità. Senza filtrare. Lo vedo
stringere le gambe istintivamente, impreca e guarda di lato. Poi
annuisce e si alza.
- Sì, è meglio che vada. - In
piedi vedo che anche lui è nelle mie stesse condizioni. Così
semplicemente se ne va, lasciandomi nel divano solo, sconvolto,
shoccato.
Che casino. Porca puttana. CHE. CASINO.
E la mia mano che apre i jeans e
tira fuori quello che non trattiene più, non aiuta. O meglio aiuta. Il
mio cazzo. Che strofina fino a che non vengo soddisfacendomi come si
deve.
Sconvolto, mettendo il dito nella piaga. Maledizione.
Perché sono ricaduto nei vecchi
vizi? Ne ero uscito. Andava tutto bene. Avevo una vita normale, amo i
miei figli, Lisa è in gamba, adorabile, mi capisce, sa che ho avuto
molte esperienze omosessuali e non le è mai importato nulla.
Andiamo. Cazzo!
Cazzo!
Cazzo!