6. NIENTE ADOLESCENTI
La ripresa viene piuttosto bene,
io sono appoggiato alla sua scrivania e rimango calmo e controllato,
lui in compenso è così fuori di sé che forse non lo avevamo ancora
visto. E mi si piazza davanti, strillandomi come un pazzo a pochi
centimetri da me.
La discussione viene subito alla
perfezione perciò la rifacciamo un paio di volte per le inquadrature,
ma non ci pongono correzioni, siamo andati piuttosto bene.
Finite le riprese di questo momento, ci danno la pausa e così colgo l’occasione per parlargli.
Sapendo che andrà a fumare, lo
inseguo, lo prendo al volo per il braccio e senza chiedergli il
permesso me lo trascino altrove, alla ricerca di un posto adatto.
Lo trovo in un magazzino pieno di oggetti di scena. È così pieno di roba che se soffro di claustrofobia sono nella merda.
Jason mi guarda allargando le braccia seccato, ancora Voight negli atteggiamenti.
- Beh? Volevo fumare in santa
pace! - Alzo gli occhi al cielo e annuisco rubandogli l’accendino di
mano, lo apro e la fiammella brilla davanti a lui.
- Che aspetti? - Chiedo indicando di infilarsi la sigaretta in bocca.
- Siamo al chiuso e tu non ami il fumo! - A questa premura mi metto a sorridere ebete.
- Allora sarò breve. - Dico spegnendo l’accendino con cui gioco abbassando un attimo lo sguardo.
- Di che si tratta? - Fa finta
di nulla, ha il tono distaccato e mi fissa come se non avessi nulla di
cui spartire con lui, vuole allontanarmi. Ok Jon, sii breve davvero.
Alzo lo sguardo e lo punto torvo
sul suo, non c’è molto spazio per muoversi, così rimango in piedi
mentre lui sta appoggiato a degli scaffali pieni di cianfrusaglie.
- Non voglio che metti le
distanze con me. Se non vuoi non succederà più, faremo finta di nulla
anzi, lo cancelleremo. Eravamo ubriachi, non sapevamo cosa facevamo, da
sobri non l’avremmo fatto. Lo accettiamo ed andiamo oltre. Guardalo
come una di quelle stupidaggini fra amici! Però non voglio che adesso
diventiamo estranei… a me piace stare con te, piace quando ti apri e
fai il simpatico, quando ridi, quando scherzi… non voglio che mi tratti
con freddezza e mi ignori. Ok? Facciamo che non è successo nulla.
Tabula rasa! Un colpo di spugna e… - Non so più che altri termini usare
per dire il concetto, per tutto il tempo ho gesticolato col suo
accendino in mano, vestiti da Voight e Antonio, ho guardato in giro,
ovunque, evitando il suo sguardo che invece penso fosse puntato sul
mio. E finalmente parla.
- Non posso fare finta di nulla,
non posso fingere che non sia successo. Perché ero alticcio, ma
cosciente. Lo ricordo bene, fin troppo bene. - Dice alla fine. Sospiro.
Mi mordo la bocca e lo fisso emozionato, non so che dire, vorrei solo
baciarlo di nuovo. Mi stringo nelle spalle e allargo le braccia, lui la
sigaretta fra indice e pollice, come se la fumasse, ma spenta.
- E quindi che faremo? Mi
ignorerai? Muro alto due metri? Ci siamo piaciuti, desiderati, siamo
stati bene, c’è stata alchimia ed è successo. Prima di sposarmi queste
erano l’ottanta percento delle mie relazioni! - Jason si aggrotta senza
capire, così abbasso lo sguardo e lo dico meno concitato, come se fosse
una colpa. - Sono bisessuale, Jason. Come tre quarti degli artisti e
della gente di spettacolo. Non so se lo sai ma è statisticamente
provato che 6 attori su 10 sono bisessuali e vanno tranquillamente con
uomini e con donne. Lisa è stata l’unica donna della mia vita, per
questo l’ho sposata. Volevo diventare padre e ho capito che lei era
l’unica che poteva darmi una famiglia, l’unica con cui sarei potuto
stare. - Chiudo gli occhi e mi mordo la bocca di nuovo, alzo le mani in
segno di scuse. - Sto divagando, dovevo essere breve. - Poi li riapro e
lo guardo facendomi coraggio. Sospiro in difficoltà e lo guardo. Credo
di essere spaventato. Proprio io. - Per me queste cose non sono una
novità. Solo che è la prima volta che mi capita da quando sono sposato
con lei. Però capita. E probabilmente tornerà a capitare. Si conoscono
persone, si creano alchimie particolari e prima che tu te ne accorga lo
desideri. Se c’è l’occasione giusta, capita sul serio. Però non puoi…
non puoi rovinare tutti i rapporti. Si può fare finta di nulla. Si può
senza dovermi tenere a distanza. Io… - Esito, la voce trema. - Io non
potrei starti lontano. -
Ok, mi sta sfuggendo di mano. Rovinosamente.
Lo guardo, mi sforzo di farlo ma
non è facile, non è proprio facile perché lui ha questo sguardo, questo
sguardo penetrante. Forse è colpa di questo sguardo che mi sono preso
da lui, o del suo carisma naturale, o del fatto che sorride poco, ma
quando lo fa è meraviglioso e…
- Jon, io non voglio starti
vicino solo in amicizia. Se ti starò vicino è per avere tutto di te. Se
non posso averlo, non posso, non voglio starti vicino. - È come se mi
pugnalasse, è come se mi desse mille schiaffoni.
- E non hai problemi a tradire tua moglie? - Si stringe nelle spalle.
- Quel che provo per lei non
cambia. Ma non posso evitare di volere te. Di stare bene con te. - È
esattamente quello che ho pensato prima. L’amore, il tipo di amore che
provo per lei, qualunque esso sia, non cambia. Però resta che desidero
Jason.
Continuo a mordermi nervoso la
bocca, non so cosa fare, rimango indeciso, fermo in mezzo a questo
tugurio e lui alla fine mi carezza il mento col pollice e l’indice, mi
fa un piccolo dolce sorriso raro e poi si volta verso la porta. Se ne
andrà e tornerà ad ignorarmi, perché non ha vie di mezzo.
Ed io dovrei vederlo ogni giorno e fare a meno di lui? Di toccarlo, di scherzarci, di parlarci?
No, mai!
Così prima di poter anche solo lontanamente ragionare sul resto, come mio solito, prendo e parto.
Lo afferro per il braccio, gli
prendo la manica della sua giacca di scena, una giacca scura in pelle,
lo giro con forza e lo spingo contro gli scaffali di prima. Poi torno a
prendergli il viso e a baciarlo, come ho fatto la sera prima.
Lo prendo e lo bacio. Le labbra
si fondono e non gli lascio respiro, a lui non serve. Risponde subito,
apre la bocca e si fa avanti con la lingua mentre faccio altrettanto e
non ci fermiamo a rifletterci un secondo di più.
Le sue mani sui miei fianchi, le
mie sul suo viso, il mondo sparisce mentre un’ondata meravigliosa di
calore mi invade. Eccitazione.
Oh Dio, ne ho un’altra.
Prima che sia esagerata e che si
veda troppo… o prima che mi abbassi i pantaloni e mi giri di schiena,
mi stacco e vado a debita distanza. Lo guardo, rimane un attimo
confuso, prima dico una cosa, poi ne faccio un’altra ed infine reagisco
in un’altra maniera ancora.
- Cosa vogliamo fare? - Chiede seccato. Scuoto la testa.
- Io ho bisogno di calmarmi o passo subito in quarta base. - Dico schietto, lui guarda il mio rigonfiamento e ridacchia.
- Allora pensi di poterlo fare?
- Mi stringo nelle spalle e continuo a stargli a debita distanza, ma
lui si avvicina perché vuole una risposta chiara e definitiva.
E che cazzo. Mi si avvicina.
- Non so Jason, possiamo
provare… - Dico incerto. Lui scuote la testa deciso ed usa anche la
sigaretta fra le dita in segno di no.
- No, Jon. O sì o no, non siamo più adolescenti che cambiano idea ogni ora. -
- Tu dici? - Chiedo in
difficoltà. Ma lui mi è davanti e mi ha bloccato contro non so nemmeno
cosa, sembrano dei vestiti. Non posso più muovermi. Lo sguardo vicino,
lui vicino. Mi si attacca. Il suo corpo contro il mio. E la mia
erezione invece di calmarsi, aumenta di brutto.
- J-Jason, così però… - E lui va
a finire che scivola giù sulle ginocchia e sotto il mio sguardo a dir
poco shoccato, mi apre la cintura, infine i jeans e dopo di tutto
questo… dopo… Oh Gesù, ma tu guarda un po’ le cose che può farmi
quest’uomo!
La sua lingua stuzzica la punta,
i brividi partono violenti ed è peggio quando la sua bocca calda me lo
avvolge. Potrebbe andare peggio? Oh certo.
Stringe le labbra e succhia e
non lo fa piano e dolcemente. Lo fa con decisione, facendomi sentire
molto bene quanto mi desidera. Ed io gli faccio sentire quanto mi
piace.
Ecco che mi convince. Non ci voleva poi molto…
- Va bene… oh Dio, sì… non credo
che potrei comunque più farne a meno ormai… cazzo ci vediamo ogni g… -
Non finisco il mio discorso che aumenta l’intensità ed io vedo
letteralmente le stelle.
Meravigliose.
Cazzo. Sì. Così. Così!
Le mani sulla sua nuca e lo
sposto prima di raggiungere l’apice. La prova di quanto abbia goduto
macchia il pavimento, comunque lurido. Lui si alza soddisfatto e si
appoggia su di me, mentre mi ricopre e mi allaccia di nuovo, sorridendo
malizioso sulla mia bocca, gli occhi mi scrutano vittoriosi.
- È stato più facile di quel che
pensassi. - Dice infine. Scuoto la testa e gli prendo il labbro fra le
mie, glielo succhio piano.
- Guarda che dopo un po’ divento
sentimentale… e sono molto appiccicoso… - Lo avverto avvolgendogli il
collo con le braccia. Sorride beato.
- Penso di poterti gestire. - Sbruffone. Pericolosamente sbruffone.
- Oh, lo vedremo. -
- Non vedo l’ora. - Il resto
della pausa la passiamo a baciarci, quando da fuori ci sono i richiami,
usciamo e lui si fa accendere la sigaretta che avrebbe dovuto aver
fumato da un bel po’.
Lo guardano torvo e gli chiedono
che diavolo stesse facendo, perché dopo tutto quel tempo di pausa non
ha ancora fumato. Io in quel momento mi metto in tasca il suo accendino
e qualcun altro chiede se ho iniziato a fumare. Io alito in faccia
dimostrando che non ho fumato, ma non do spiegazioni sul motivo
dell’accendino in tasca.
Poi arrivano anche a notare che Jason ha le ginocchia sporche e qua me ne vado altrove ridendo.
Quanto amo il mio lavoro!