*Ecco
un altro piccolo capitolo. In questo sono passati alcuni giorni da
quando hanno deciso di buttarsi ed i due si ritrovano spesso insieme a
promuovere Chicago PD. I due appaiono sempre insieme, sempre bellissimi
e sempre molto affiatati nonchè appiccicati. Dopo, è il tempo di alcune
confidenze. E' vero che da ragazzo Jon non sembrava molto mascolino,
poi dopo che ha iniziato con la boxe, un po' più da grandino, è
cambiato ed è diventato uno splendore. E' anche vero che Jason faceva
parte di scientology ma ne è uscito, ho visto una sua intervista su
youtube, è particolarmente shoccante. E con questo, buona lettura. Baci
Akane*
7. CONFIDENZE PERSONALI
Le interviste sono quasi tutte
solo per noi due, i promotori della serie, per così dire. Così ci
spediscono in questo primo periodo in molte interviste ed eventi
insieme, io e Jason, come un’adorabile coppietta.
Oggi passo a prenderlo io, siamo
entrambi molto ben vestiti e finalmente non sembriamo Antonio e Voight.
Non sembriamo nemmeno il marito o il padre di qualcuno. Lo guardo e
fischio apprezzando quel che vedo.
No… la verità è che sembriamo proprio una coppia.
Da che ci siamo messi insieme a
che usciamo così per un evento di CPD, è passato pochissimo, infatti
non è cambiato nulla fra noi da quando abbiamo deciso di provarci.
Però sono felice come un’idiota
di essere in giro con lui. Lui sale in auto ed io mi avvio, ci hanno
detto dove andare e non abbiamo voluto autisti, tanto ci possiamo
arrangiare.
Il posto è affollato, c’è
parecchio via vai e come pattuito ci fanno diverse foto insieme mentre
arriviamo, poi ci intervistano e Jason non sa cosa sia lo spazio
vitale. A parte il toccarmi quanto può, mi fissa. Da vicino.
Intensamente. È praticamente impossibile non sentire il suo sguardo
addosso.
Però reggo bene e le cose vanno a posto.
Dopo l’evento, andiamo a cena e
decidiamo di farlo in un bel posticino tranquillo, si mangia bene ed è
discreto, passiamo inosservati, non siamo quei visi che notano tutti e
poi se sai dove andare non è complicato.
Ci sediamo e sembriamo sempre
una coppia a tutti gli effetti, la cosa è bella perché c’è anche un po’
di quell’imbarazzo che prima non c’era. È inebriante.
Dopo un primo momento durante il
quale scegliamo cosa mangiare, portano il bere, ci offrono un aperitivo
alcolico della casa e qua mi viene spontanea una smorfia che fa
scoppiare a ridere Jason.
- Non credo di farcela ancora! - Esclamo guardando il bicchiere come se fosse il nemico.
La sua risata mi riscalda e scaccia ogni tensione ed imbarazzo. Torniamo a stare bene, bene come siamo stati da sempre.
- Quindi sei bisex. - Dice dopo un po’ che scherziamo rilassati, come se questo facesse sempre parte dei giochi.
È come se improvvisamente cambiasse di nuovo atmosfera. Non è più tesa, né goliardica. È intima. Lo riconosco subito.
- Sì… - Rispondo calmo. - Ho
avuto molte esperienze gay… più che altro niente di serio, divertimenti
e cose così… - Dico cercando di essere vago.
- E come ti è successo? - Indaga lui ricevendo l’antipasto insieme a me, una portata di affettati e formaggi della casa.
Iniziamo a mangiare e così
ripenso al mio periodo gay. Era solo un periodo? Piuttosto mi sa che il
matrimonio è stato un periodo. Una parentesi etero. L’unica.
- Non sono mai stato molto
mascolino… la boxe in questo mi ha aiutato. Ero preso di mira dai
ragazzi e prima di rendermene conto, sono finito contro una parete a
fare da buco per qualcuno. Così ho capito che mi piaceva. Poi la boxe
mi ha aiutato a riprendere in mano la mia vita, diciamo… - La mia
spiegazione è molto alla leggera e Jason mi guarda serio, convinto che
ci sia di più da dire. E c’è, in effetti.
- Tutto qua? Sembravi gay e ti
hanno trattato da gay e lo sei diventato? - Mi stringo nelle spalle e
mi avvento su una tartina. Non so come fa ad arrivarmi in profondità,
ma arriva.
- No… non proprio… ma non amo parlare di quel periodo… -
- Di come hai cominciato? -
Annuisco un po’ a disagio. Rimaniamo in silenzio, lui non insiste e non
capisco se sia rimasto male. Sospiro e quando portano via i piatti ci
riprovo, ma senza guardarlo. Fisso il bicchiere dove ora ho messo
dell’acqua.
- Per le mie parti essere
sessualmente aperti e liberi è normale, non ci sono regole per
qualunque sudamericano. Sei chi vuoi essere, non c’è niente di male. Ed
in questo la mia famiglia mi ha aiutato… a vivere per quello che mi
sentivo, per come mi andava. Solo che poi andare al liceo così
significava essere preda del bullismo. Non sono stati anni facili. È
che poi fissavo, non me ne rendevo conto, ma essendo attratto dai
ragazzi, li fissavo. E per un bel po’ mi hanno picchiato. Poi ho
iniziato a fare palestra e boxe e… - Mi stringo nelle spalle. - E
invece di essere picchiato perché li fissavo, mi volevano. La prima
volta è stata traumatica. Sapevo di esserlo, ma non avevo mai osato.
Non c’era uno in gamba che potesse meritarsi il mio esperimento. Finché
non hanno più aspettato che mi andasse. Uno lo ha fatto. -
- Ti hanno violentato? - Chiede
corrucciato, inorridito, cercando di non essere troppo apprensivo e
shoccato. Non sarebbe facile. Faccio un sorrisino imbarazzato.
- No, non direi… ma diciamo che
non mi ha corteggiato e non ha aspettato che io accettassi. Era un
altro che faceva boxe con me, mi guardava come io guardavo gli altri
che mi piacevano. Così una sera, soli in palestra, comincia a provarci
con me apertamente. Io non gli do corda. Finché boom. Negli spogliatoi
mi spinge contro il muro e mi bacia. Io non accetto, lo respingo, ma
lui era un energumeno e così mi ha sopraffatto. ‘Andiamo che piace
anche a te il cazzo’. E mi ha girato e me lo ha messo dentro. Non… non
lo ho respinto… ad un certo punto è subentrata la curiosità. Avevo
passato gli anni ad immaginare il sesso fra uomini, a volerlo, ma non
sapevo mai con chi e… non so, a quel punto ho detto ‘ok, forse è così
che funziona nella realtà, scopi chi capita punto e basta’. O forse non
volevo che sembrasse una violenza ed allora alla fine l’ho accettato.
Alla fine è piaciuto solo a lui. Io ho cambiato palestra. Prima di
fidarmi di qualcun altro è passata un po’, ma nella nuova palestra mi
sono preso bene con altri, avevo l’atteggiamento giusto, mi sentivo più
sicuro di me e non vedevo il mondo gay come una sorta di mistero da
risolvere. Io… io davvero ho solo fatto sesso, da quella volta. Del
gran bel sesso, ma niente di più. Non ho mai amato. Lisa è stata la
prima, perché con lei mi sentivo diverso e mi dava qualcosa di diverso.
Con lei ero uomo e mi ha dato dei figli. Però adesso con te… - Esito
mentre vedo che arriva la seconda portata, mi zittisco mentre il
cameriere ci serve e lui mi incita a continuare.
- Con me? - Chiede infatti calmo. Io allora lo guardo finalmente e sospiro stringendomi nelle spalle.
- Con te sto bene. Non mi attrai
solo sessualmente. È diverso… sembra più una via di mezzo di come mi
sentivo con Lisa i primi tempi e di come mi sentivo coi ragazzi con cui
facevo quelle grandi scopate. E la cosa mi spiazza completamente. - Una
grande ammissione, fatta più a me stesso che a lui.
Jason non fa una piega, non è spaventato o shoccato e nemmeno compiaciuto. È semplicemente lui e mi guarda paziente.
Mi mordo la bocca e sorrido.
- Adesso tocca a te! - Attacco inforcando una pasta.
- Tocca a me cosa? - Chiede senza scomporsi.
- Tocca a te dirmi qualcosa di intimo. Perché io mi sono denudato un bel po’, sai… - Lo sottolineo e lui fa un dolce sorriso.
- È molto bello quello che mi hai mostrato. - Ecco come uccidermi. Arrossisco. Cazzo, odio arrossire.
In risposta comincio ad
ingozzarmi. Lui ride, ma non parla ancora, lo fa nell’intervallo fra il
primo ed il secondo, dopo che ha pensato a cosa dire. Credo che di cose
ne abbia.
- Facevo parte di Scientology,
però ne sono uscito. Ti fanno il lavaggio del cervello ed entrare è
facile, uscire è complicato, non te lo permettono. Solo se lo vuoi con
tutto te stesso e per volerlo fino a quel punto, devi volerti bene,
devi riprendere il controllo di te. È più facile fare quello che
ti dicono, vivere come ti dicono di fare. Non hai responsabilità nelle
tue scelte. Però ti dicono tutto, tutto quello che devi fare, pensare,
provare. Non hai un pensiero tuo, non hai più niente di tuo e
lentamente ti snaturi fino a non sapere chi sei, a non riconoscerti
più. È una delle esperienze più brutte che un uomo possa fare.
L’annullamento totale della propria essenza. Orribile. - Rimango
colpito, non si perde in tante descrizioni, non ne parla per ore come
si potrebbe fare, ma nemmeno ne evade, come sarebbe comprensibile.
Jason affronta tutto a modo suo.
- Tu… tu in scientology? - Chiedo sorpreso, incredulo. Lui sorride alla mia reazione spontanea.
- Strano no? - Annuisco sconvolto.
- Non sembri uno manovrabile… -
Si stringe nelle spalle e guarda un po’ in alto cercando il sé stesso
di quel periodo ed io non riesco ad immaginarlo. Forse nemmeno lui può
immaginare me debole e mingherlino preda dei bulli di scuola.
- Tutti abbiamo un lato debole.
L’importante è non mostrarlo alle persone sbagliate. Quando succede… -
Esita e fa un’aria eloquente. - È la tua fine. -
- Come… come ne sei uscito? Come hai capito che dovevi riprenderti in mano? -
- Hanno cominciato ad esserci
divergenze d’opinione. Inizialmente per piccole cose, niente di che.
Potevo lasciar perdere. Ma poi il nervo è diventato sempre più
scoperto, fino a che non sono più riuscito a far finta di niente e mi
sono accorto che non è che mi convincevano a fare una cosa piuttosto
che un’altra, non è che mi guidavano o cose così. Loro mi obbligavano.
A quel punto mi sono guardato allo specchio e non sapevo più chi ero.
Non era giusto. Non era affatto giusto. Mi sentivo come addormentato,
una sorta di zombie senza cervello, non so spiegarti la sensazione. Ed
è stato maledettamente difficile uscirne. -
Silenzio, un silenzio religioso, che colpisce.
La terza portata arriva ad
entrambi, non parliamo, io a stento respiro e mi bruciano gli occhi.
Sono profondamente colpito e non so nemmeno perché.
- Sai, non ne parlo spesso, se
lo faccio è per delle interviste contro Scientology o per cercare di
aiutare quelli che ci sono dentro e che non capiscono quanto sbagliano.
- E qua me la inghiotto, la lacrima. Il magone.
Oh merda. Cos’è questa maledetta emozione, ora?
- E… e come ti senti? - Chiedo con voce roca e tremolante. Lui sorride e lo fa con dolcezza.
- Beh, dipende da quello che
pensi tu ora di me. Pensi che sia un pazzo da cui stare alla larga?
Forse avresti dovuto saperlo prima di legarti, no? - Istintivamente mi
metto a ridere.
- Idiota! - Non so bene cosa
dire, ci siamo fatti delle confidenze belle toste ed ora… ora non so
cosa dovremmo fare, cosa succederà. Però non voglio che pensi che mi ha
impressionato o che ci ripenso e che se sapevo prima di questo, non
avrei mai fatto nulla. Perciò apro bocca e cerco semplicemente di
convincerlo. - Mi hai solo convinto di più che sei una persona
incredibilmente forte. Ed incredibilmente affascinante. -
Forse dobbiamo cambiare argomento e fare finta di nulla?
Come si prosegue da qui in poi? Come?
Perché mi sembra di avergli detto che lo amo o qualcosa del genere, e me ne guarderei bene così presto.
Però lui mi guarda così. Come se glielo avessi detto.
- Allora dopo dovremo concludere
questa serata da coppia perfetta al primo appuntamento. - Ed è lui che
me ne tira fuori. Sorride, scherza e mette tutto via. Io sospiro dentro
di me. Non mi immergerei in un dialogo su quella setta, però sapere che
c’era dentro e che ha avuto l’enorme forza interiore di uscirne, che ha
capito che non era più sé stesso… sapere che ce l’ha fatta, me lo fa
piacere ancora di più e la cosa comincia ad inquietarmi. Perché un
conto è stare bene con lui ed esserne attratti e magari farci un po’ di
sesso, passare del tempo piacevole insieme. Un altro è che mi piaccia
fino a questo punto. Cazzo.