NOTE:
il GP è quello dell’Inghilterra, Seb fa un altro errore che un pilota
del suo calibro non dovrebbe permettersi e la sua gara va male, al
contrario di quella di Lewis che invece vince e fa sempre più la
storia. La situazione per Seb, è suo il POV, non è facile e non è più
lucido e se ne rende conto, ma una delle cose che lo preoccupano è
Lewis che lo mette sempre al primo posto tanto da essere felice solo a
metà. Seb però è pieno di dubbi e non sa come uscirne. Buona lettura.
Baci Akane
OCCASIONI PERSE
/Seb/
Sono il solito
idiota, è un circolo vizioso da cui non so uscire e più voglio, meno ci
riesco. Ma la cosa peggiore non sono tutte le occasioni sempre più
perse, ma il fatto che so di preoccuparlo e togliergli quella
spensieratezza che merita.
Lewis sta facendo la
storia ed io so che eguaglierà Michael e lo merita e da un lato sono
felice per lui, il Seb innamorato di Lewis lo è, ma il Seb pilota e
tifoso di Michael e della Ferrari resta sempre più deluso da sé stesso
e più mi sento così, peggio faccio.
Odio, odio rovinare il
suo momento. Lo vedo felice mentre esulta come un matto e lo merita
davvero, sono contento per lui, ma so che una piccola parte di sé è in
pensiero per me e non voglio, ma non so come evitare, non credo ci sia
un modo per smettere.
Sono nella mia stanza
nel Motorhome a prepararmi per andarmene il prima possibile. Forse
credo che cancellandomi dalla sua giornata, non gliela rovino.
La porta si apre e
pensando sia qualcuno del team che vuole consolarmi o cosa, mi giro
sorridendo ormai praticamente pronto, poi lo vedo e la puzza di
champagne mi raggiunge così scuoto la testa e impreco fra me e me
ampliando il sorriso. Missione fallita Seb. Ti ha beccato, di un soffio
ma ti ha beccato!
- Non dovresti essere a
fare una conferenza e a festeggiare come un matto? - Lewis si chiude la
porta e mi abbraccia forte, pensa prima a me, io non voglio che pensi
così tanto a me e che si rovini i suoi momenti, ma so che mi ama troppo
per pretendere una cosa simile.
Gli bacio le labbra e
accetto il suo abbraccio, mi stringe forte forte e per un momento mi
sale un’ondata, come se il nodo che ho in fondo alla gola non riesca ad
essere digerito e lui ha questo tipico potere di tirarmi fuori le cose
anche se sono sempre stato bravo ad ingoiare.
- Non mi sarei mai
mosso prima di salutarti. - Sussurra contro il mio collo, sa che
intendevo andarmene in sordina, non è scemo, ma fa finta di nulla per
non rovinarsi la giornata, appunto. Sorrido teneramente mentre i
brividi per un momento mi assalgono. Poi mi separo rimanendo fra le sue
braccia, le mani sul mio viso a tenermi stretto, il suo corpo contro il
mio, lui bagnato e puzzolente.
- Sto bene, mi dispiace
rovinarti le feste, non devi pensare alle mie cazzate o ai miei
problemi. Vedrai che un giorno smetterò di darti pensieri! - Lewis
ormai mi conosce e anche se cerco di non dire mai tutto, legge fra le
righe e si aggrotta come il libro aperto che è sempre stato. Mi tira le
orecchie e mi rimprovera:
- Piantala di
preoccuparti per me, se stai male lo devi dimostrare. - È il suo
prossimo tatuaggio credo. Rido e gli pizzico le guance cercando di
sciogliermi, ma non me lo permette.
- Va tutto bene, ho
fatto l’ennesima cagata sotto pressione, sto diventando un pivello, non
merito questa tuta. - Do un’occhiata alla tuta che ho appeso e che
qualcuno laverà, lui sospira e mi dà una testata che poi si trasforma
in una fronte appoggiata alla mia.
- È vero, fai sempre
più cagate da pivello e sotto pressione non reggi, ma non è che sei
diventato un pivello davvero, quello che hai ottenuto è arrivato perché
lo hai conquistato lavorandoci duramente. -
- In condizioni
ottimali, in condizioni avverse non rendo. Altri ce la fanno. Tu...
beh, tu non hai condizioni avverse di solito, ma se ti capitano le
affronti serenamente. - Sorrido e mi sciolgo a forza. - Charles è
migliore di me. Ha le stesse condizioni avverse. Un po’ meno dal punto
di vista di pressione e aspettative, ma vuole vincere quanto me ed è un
Ferrarista comunque. Ha responsabilità enormi ed è giovanissimo, ha una
macchina ancora non perfetta e un team che continua a non facilitarlo
in certe scelte, ma cazzo si sta strappando dei risultati con unghie e
con denti. Io so solo rovinarmi da solo. - Forse sto esprimendo troppo,
ma lui dice sempre di parlare e riesco a farlo solo con lui.
Lewis sospira mezzo
scontento e mezzo contento. Almeno ne parlo, però ovviamente quello che
penso non è bello, appoggiato alla porta mi guarda mentre raduno il
resto per andarmene, si gratta la nuca cercando perplesso e dispiaciuto
una soluzione, ma forse non c’è.
- Sai... tu ci pensi troppo. E lo vuoi troppo. - Lo guardo senza capire, pensando scherzi.
- Certo che lo voglio troppo, è la mia missione, il mio grande sogno. - Lui annuisce e poi piega la testa di lato.
- Sì ed è bellissima la
tua dedizione e penso che nessuno voglia avere successo in Ferrari più
di te, ma ne fai una malattia. Tu non stacchi mai, sei sempre su questo
e se non sei con il team anche al di fuori delle gare, comunque ci
pensi. Non stacchi mai con la testa. Sbagli e ne fai una malattia,
sbagliano loro e li difendi a spada tratta... tu non... non te ne
freghi mai. Non dici mai ‘chi se ne fotte, la prossima volta vedremo!’
Cioè diventa... è diventata una malattia per te... e dopo una serie di
condizioni e di pressioni una dietro l’altra tu poi finisci per
esplodere, hai un momento di tilt in cui fai la cagata... però ti è
fatale ed ormai è troppo spesso... hai... - Sospira e spera di non aver
esagerato mentre si lasciava andare ad analisi. - hai bisogno di
staccare, di una valvola di sfogo, di svago vero e proprio... e non
parlo delle tue figlie o della bici, io dico qualcosa di davvero... -
Mi mordo le labbra ed è incredibile come non abbiamo approfittato di
questo momento per una sveltina fra di noi prima che se ne vada alla
press. Sospiro e chiudo gli occhi, poi lo guardo e sorrido cercando di
essere convincente. Lui mi punta il dito di scatto. - Lo vedi? Lo fai
ancora! Tu stai male, grida! - Scuoto il capo.
- Non posso. - Allarga le braccia.
- Lo vedi? -
- Sì però ne sto parlando con te come mi dici sempre... non va bene? -
Mi viene incontro e mi prende le mani dolcemente.
- Certo, ma non basta.
Devi... devi staccare, devi distrarti, devi non pensarci più. Non
rivedere la gara, non rivedere il momento, lascia la macchina al team,
lascia che se la cavino e se non ce la fanno sbotta contro di loro,
urla, sfogati. Ma non... non fare il loro lavoro, non pensarci ancora.
Svagati Seb, ti prego... fai altro... - Sorrido malinconico, colpito da
quello che sta dicendo, e mi esce senza rendermene conto, forse senza
averlo mai pensato davvero prima di ora.
- Magari è proprio
questo che devo fare definitivamente. - Lui si aggrotta senza capire
subito. - Dovrei fare altro. Perché così sono solo ridicolo e
pericoloso per me e per gli altri. E ti faccio preoccupare e non
voglio. - Lo metto nella bilancia e non dovevo, ma mi è scappato. Lui
rimane spiazzato. Che crisi di merda.
Forse dirlo è liberatorio.
- Cosa stai dicendo? -
Lo sa cosa sto dicendo e lui teme che io ci pensi da molto prima di
quanto effettivamente io abbia fatto. Lo faccio ora coscientemente per
la prima volta.
- Che forse è vero che
dovrei lasciare prima di quello che dovrei. - E lui scuote
convulsamente la testa con le lacrime che gli salgono spontenee agli
occhi. Sono così stronzo.
Un’ondata di odio mi sale da dentro.
- Lo vedi? Ti sto
rovinando la festa! Sono un egoista! Senti lascia perdere. Di sicuro
corro fino alla fine del contratto, poi vedremo! -
Ma dirlo è quasi come una sentenza per me e lui lo sa. Scuote la testa e mi abbraccia forte di nuovo togliendomi il fiato.
Non lo merito. Vengo sempre al primo posto per lui ed era incontenibile nella sua gara vinta in casa.
Perché perdo sempre più occasioni per fare la cosa giusta?
Sto cadendo, lui mi ha
visto precipitare prima di me. Non voglio portarlo con me, ma so che è
inevitabile, perché è questo amarsi a vicenda.
Se lo amo anche io devo
cercare di non farlo cadere con me e so che l’unico modo per evitarlo
non è lasciarlo, perché me lo porterei dietro davvero in quel caso.
L’unico modo per non trascinarlo giù è uscire da qui a testa alta e
smetterla con questa crisi.
Non so come, so che voglio farlo.
- Si dice che ammettere di avere un problema è il primo passo importantissimo. - Mormora al mio orecchio. Io sorrido.
- Sono gli altri venti
il vero problema, ora... - Scherzo per sdrammatizzare e lui si stacca
ridendo anche se ha gli occhi lucidi e la voglia di piangere. Così gli
carezzo la guancia sospirando.
- Perdonami per essere
egoista, è che ti amo troppo per fare a meno di te. - Penso che questa
sia finalmente la cosa migliore che potessi dire, lo vedo illuminarsi
perché non dico cazzate come ‘dovresti lasciarmi perdere’.
- Non è mai troppo
l’amore. Vedrai che ne usciremo e se per riuscirci dovrai fare scelte
difficili e dolorose, io sarò con te. - Ammette anche lui che forse
dovrei lasciare? - Non parlo di lasciare, ma cambiare scuderia. -
- Abbandonare il mio sogno... - Sussurro colpito.
- Per ritrovare il
piacere, la serenità e la lucidità, per essere quel pilota che contro
tutto e tutti ha vinto dei titoli e fatto la storia della F1. A volte
per risalire bisogna fare un passo indietro, anche se fa male. - è la
prima volta che mi propone di lasciare la Ferrari anche se so che non
gli piace per vari motivi, in tutti centro io e come mi sono fatto
assorbire e consumare da loro. Del resto se io posso ammettere di avere
un problema, lui può ammettere che mi vorrebbe fuori dalla Ferrari per
la mia personale serenità mentale e di pilota.
Sorrido e lo bacio.
- Vedremo che succederà. - Lui annuisce e ricambia il bacio.
- Stacca la spina Seb,
davvero. Non fare una malattia dei tuoi errori o dei problemi in
Ferrari. Non... non pensarci più. Archivia. - Non è facile per me, è
contro il mio modo di essere, il mio più grande pregio è anche il mio
più grande difetto. Lo stacanovismo, il pensiero ossessivo. Però ha
ragione, sicuramente è quello che ha fatto la differenza come piloti
fra me e lui. Oltre che Toto Wolf!
Rido fra me e me e mentre lo faccio lui mi vede meglio e si illumina.
- Cosa c’è? - Chiede
speranzoso. Io scuoto la testa, so che è suscettibile su certi
discorsi, ma insiste. - Eddai, dimmi! - Così le mie mani per rabbonirlo
finiscono nel suo culo e poi con aria demenziale, dico:
- Per il 2021 ti
propongo lo scambio del secolo. Tu in Ferrari, io in Mercedes! - A
questo nemmeno si arrabbia, perché sa che ho la fissa di Toto, lo
considero determinante per i successi storici della Mercedes, anche se
Lewis è ovviamente l’altra parte dell’equazione.
Scoppia a ridere e lo facciamo insieme.
- Io pensavo più a tu che vieni con me in Mercedes, non ti piacerebbe? - A questo mi spiazza e lo fisso meravigliato:
- Io e te compagni prima di lasciare? - Lui piega le labbra facendosi serio mentre ci pensa.
- Non ti piacerebbe? - Ci rifletto anche io con un sorriso sospeso, poi piego la testa.
- Probabilmente più di quanto dovrei ammettere... - Ma sappiamo che è quasi impossibile.
È quel quasi che mi fa pensare. Ma per ora abbiamo il presente a cui pensare, da cui uscire.
Lewis mi bacia più
dolcemente, soffermandosi sulla mia bocca, intrecciando le nostre
lingue, un senso di pace mi invade e lo sento meno preoccupato mentre
mi bacia.
- In qualche modo andrà tutto bene. - Dico piano scivolando a baciargli l’orecchio. Lui annuisce.
- Ne sono sicuro. - Lui che è positivo anche per me e che non mi lascerà mai in questa odissea.