NOTE:
il GP è quello dell’Austria, quando finalmente i piloti hanno ottenuto
quello per cui Seb si è battuto tanto, ovvero più margine e liberà in
gara e meno sanzioni. Questo però va a scapito della vittoria di
Charles che aveva fatto una splendida gara e avrebbe meritato di
vincere, invece vince Max. Seb aveva avuto problemi in qualifica così
era partito nono ed è finito quasi terzo. Ho pensato che Charles fosse
frustrato per la propria gara ingiustamente persa, Seb perché non
riesce a fare risultati buoni dal Canada e Lewis, a cui va sempre tutto
bene, avrebbe potuto avere anche lui un senso di frustrazione dopo che
Seb si è sposato ufficialmente con Hannah. E siccome poco prima di
scrivere la fic io ero andata ad un party particolare, ho preso
ispirazione ed ho scritto questo. Buona lettura. Baci Akane
PICCOLA DOSE DI LIBERTÀ
/Seb/
A volte perdi per
un’ingiustizia e ti senti schiacciare, ti senti incatenato, ti senti
impotente ed hai voglia di gridare, spaccare tutto, rivoluzionare il
mondo senza la capacità di farlo.
A volte perdi perché
vince un altro che lo merita meno di te, e nessuno ti dà giustizia, ma
fa parte dello sport che hai scelto di fare perché lo ami un sacco. È
difficile accettarlo, lo rifiuti, sei convinto ti sia stato fatto un
torto, ma non puoi farci nulla.
A volte perdi perché
hai accettato delle regole che non avresti dovuto, contro cui avresti
dovuto lottare e forse non è questo il punto, forse pensavi che fossero
giuste a livello teorico, perché quando hai accettato credevi che
quando sarebbero andate in tuo favore, ne avresti goduto e non pensavi
che potessero andarti contro. E quelle regole poi le vivi e le vedi
diversamente quando ti affliggono, e sai che una volta hai detto ok e
le hai difese, ma eri ipocrita ed ora vedi tutto diversamente. E non
sai se puoi rimettere le cose a posto.
A volte pensi che le
cose siano cambiate, si siano lentamente rovinate davanti ai tuoi occhi
e tu non hai mai fatto nulla per evitarlo. E prima non lo vedevi, ma
ora lo vedi perché l’hai vissuto e capisci cosa significa quando una
cosa non è quella che era. E non parli di mancanza di sicurezza, parli
di libertà.
A volte sali su una
macchina dalla potenza assurda e corri per una pista assurda con piloti
intorno a te che fanno la stessa cosa e capisci che non esisterà mai la
sicurezza, che non ci può stare nella F1 perché è uno sport che non
sarà mai sicuro, che nel momento in cui sali su quelle macchine, quello
è già rischioso di per sé.
E pensi che vorresti solo correre, prenderti le tue responsabilità come fanno tutti i tuoi colleghi e giocartela.
Nessuno vuole uccidere
nessuno, ma salendo su queste macchine sappiamo che è rischioso e non
quel rischio di quando vai in un utilitaria in città. È un rischio
diverso.
La F1 non è il calcio
dove ti puoi rompere un osso. La F1 è uno sport dove puoi morire, e
quando noi piloti accettiamo di farlo, sappiamo che rischieremo tutte
le volte di morire. Non solo in tutte le gare, anche in tutte le volte
che saliremo sulle nostre monoposto per le qualifiche, le prove, i
test.
Possono fare quello che vogliono, ma la F1 non sarà mai sicura davvero.
Mentre penso a tutto
questo e capisco che Charles non può capire cosa penso e perché quel
che è successo oggi è giusto, mi chiedo cosa pensa di fare Lewis mentre
ci trascina non ho ben capito dove.
Insomma, io ero felice oggi.
Numero uno: nonostante
i problemi di ieri della macchina, la stiamo migliorando e sono rimasto
competitivo tutta la gara, ho superato un sacco di piloti e per poco
non sono stato terzo da nono che ero. Insomma vedo tanti miglioramenti
e non posso che essere contento.
Numero due: finalmente
la FIA si è decisa a lasciare noi piloti in pace. È presto per dirlo ok
ma sono fiducioso. È un primo passo importante. Fino al Canada e pure
in Francia, avrebbero dato la penalità a Max. È vero che meritava di
vincere Charles, ma è stato Max a strappargli la vittoria, non la FIA.
Perché questa è la F1. A volte vinci meritandolo, altre no. Altre
meriti di vincere ed uno te la ruba. Perché la F1 è questo. Ed è giusto
che rimanga così, anzi che torni ad esserlo. Altrimenti vadano a
giocare a golf.
Ma Lewis è arrivato, ci
ha sentito discutere mentre cercavo di fargli capire che è una piccola
vittoria per la F1 e che non avrebbe goduto a vincere dopo una penalità
all’avversario. Charles ha detto ‘solo perché in Canada eri tu al posto
di Max!’ Ed ha aggiunto ‘e proprio per questo dovresti essere dalla mia
parte ora!’
Non che padre e figlio
abbiano litigato, mi considero al massimo uno zio. Però mi dispiace che
non capisca, anche se è ovvio che oggi non capisca.
Ma è Lewis che non capisco io, invece.
Che ci ha preso e obbligato a venire con lui in un posto.
Lo guardo mentre fa
accostare uno dei suoi fidati assistenti che gli fanno anche da
autista, lui ci intima di scendere e noi lo facciamo, Charles ha una
specie di piccolo broncio mentre credo ripensi a tutto quello che è
successo e a quando sul podio non ha festeggiato, come ho fatto io.
‘Padre e figlio!’ Ha esclamato Lewis guardandoci e ridendo, quando ci ha raggiunti.
- Avanti! - Esclama lui spingendoci una volta giù.
- Non capisco ancora
come pensi che possano piacerci i tuoi party, sai che non siamo... - Ma
non mi fa finire. Ci porta davanti ad una porta che sembra un ingresso
per un magazzino e non si sente molto se non un rumore ovattato da
dentro.
Insomma, non sembra un locale od un posto da feste. Si ferma, ci guarda davanti a noi ed alza il dito.
- Siete entrambi
frustrati. Tu Seb sei il re dei frustrati e lo sai, la battaglia per
riavere un po’ di libertà in F1 è eclatante. Così come guidi la
macchina alcune volte... - Quando lo dice così sfacciato vorrei dargli
una testata, ma mi limito a fulminarlo con lo sguardo. Non mi fa finire
e passa subito a Charles: - Tu non senti ragioni, hai perso una gara
che tecnicamente spettava a te perché la F1 ha dei regolamenti che non
ha fatto rispettare perchè è stato chiesto più margine e guarda caso lo
concedono proprio ora a tuo discapito. Ed è una cosa contro cui non
puoi fare molto. - Asserisce deciso. Anche Charles non è felice di
sentirselo dire, ma non ribatte. Poi mette la mano sul proprio
petto. - Io invece vorrei essere libero di essere il fidanzato
pubblico di Seb. Vorrei baciarlo e tenerlo per mano davanti a tutti e
ovunque. Ma non si può, lui è sposato, non verrà mai allo scoperto e ci
sono mille ragioni per cui non si può. E non ci posso fare nulla. - poi
Lewis allarga le braccia e fa un passo indietro con aria strana, ha una
di quelle luci negli occhi che sono preoccupanti.
- Ma per un momento, qua dentro, non saremo nessuno e tutto verrà cancellato! - non capiamo finchè non entriamo.
Apre la porta che penso
sia una sul retro e ci trascina per un corridoio buio dove alla fine
una luce blu diventa sempre più forte. Il corridoio finisce in un
enorme spazio che sembra un vecchio magazzino. Luci blu e bianche
lampeggiano come in una discoteca stordendoci, la musica forte ci
impedisce anche di capire se pensiamo e non si vede bene in generale
per il sistema di illuminazione. Si vede a tratti ed è un gran casino,
c’è un sacco di gente in mezzo alla pista dove tutti ballano e nessuno
guarda da questa parte e poi credo siano bevuti e fatti, non lo so.
- Dove cazzo ci hai
portato? - Chiedo a Lewis gridando. Lui sorride come un bambino in un
negozio di dolci ed indica un’enorme palla sul soffitto attaccata ad
una sorta di macchinario. Non vedo bene di cosa si tratta, ma non ho
tempo di chiedere che da lì cominciano a scendere come delle piccole
bollicine di sapone. Subito dopo, quelle bollicine, diventano schiuma.
Tanta schiuma.
Che scende giù dalla
palla e cade sulla gente di sotto che alza le braccia, salta, grida e
acclama facendosi inglobare dalla schiuma.
Ed io spalanco la bocca con profondo shock.
- E tu vuoi che io mi
infili lì dentro? Tu sei matto! - Esclamo gridando sulla musica forte.
Lui ride, dà un’occhiata a Charles che ancora non sa come dovrebbe
reagire e nel dubbio rimane composto, quindi Lewis si mette dietro di
noi, una mano sulla schiena di entrambi e poi inizia a spingerci
poco gentilmente.
- L-Lewis no... -
Charles credo provi a lamentarsi, ma siamo letteralmente spinti da lui
verso la massa di gente e schiuma e mentre ci addentriamo in quel
casino penso che non lo farò mai, che non so cosa si aspetta che
succeda e che è un matto perché se ci riconoscono siamo finiti. Ad un
certo punto sento la schiuma per terra, sulle scarpe e poi sulle gambe
e poi niente. Quel muro bianco profumato che scende dall’alto mi sta
davanti ed io ci finisco tutto dentro e appena succede non percepisco
più Charles ma un sacco di gente che non vedo e non so se ci sono,
dovrebbero, ma la verità è che spariscono tutti.
E poi non si sente più
niente, la musica è lontana, è tutto ovattato, la schiuma mi avvolge e
cerco istintivamente Lewis, la sua mano scivola sul mio braccio, io
gliela prendo, ce le stringiamo, ci giriamo e mentre sento un’ondata di
euforia invadermi, capisco il senso di tutto questo.
Lo tiro a me attraverso
la mano, la schiuma è fredda e non vedi niente e saresti un pazzo a
tenere gli occhi aperti. Li chiudi e hai solo il tatto, le tue mani
risalgono su una persona che non hai idea di chi sia, ma io lo so che è
lui perché mi teneva per la schiena.
E realizzo che qua
dentro, ora, non siamo nessuno eppure siamo in mezzo al mondo e siamo
liberi di fare quello che vogliamo. Così lo bacio mentre le bocche
sanno di schiuma e ridiamo mentre lo facciamo, ma è bellissimo e non
pensavo l’avrei mai detto.
Quando la schiuma
finisce, la folla si disperde per il resto della pista e così anche noi
che tanto siamo irriconoscibili, lo tengo ancora per mano e mi sta
abbracciato, ridendo come matti ci guardiamo tutti pieni di schiuma
ovunque, dalla testa ai piedi, i vestiti bagnati e bianchi di schiuma.
È tutto meraviglioso e se non sapessi che è lui, non lo riconoscerei.
Così lo bacio ancora. Poi mi giro a cercare Charles mentre mi chiedo
vagamente se anche per lui è stato bello. Quando lo vedo tutto bianco
di schiuma che ride come un bambino, capisco che per una volta Lewis
aveva ragione.
Ci serviva solo una
piccola dose di libertà. Di staccarci dal nostro mondo, i nostri
problemi, essere nessuno, non avere una storia.
Lì sotto per quei secondi non ne abbiamo avuta ed è stato bellissimo.
- Piaciuto? - Chiede
Lewis sia a me che a Charles, dopo che ci siamo ricongiunti. Ridendo
entrambi annuiamo ed è il ragazzino il primo ad appoggiarsi alla mia
spalla mentre si pulisce il viso, così io prendo altra schiuma da terra
e gliela spalmo sia a lui che a Lewis, come se non fossero già sporchi.
- Troppo bello! - Dice
lui spensierato. Come si fa in un istante a cancellarsi e come fa bene
farlo. Capisco un po’ il motivo per cui Lew fa tantissime cose al di
fuori della F1.
Gli circondo la vita,
consapevole che non si capisce ancora chi siamo e che comunque nessuno
penserebbe che tre piloti di F1 famosi sono qua insieme sotto la
schiuma.
- Grazie! - Dico io
baciandogli la guancia. Lui felice che per oggi facciamo parte dei suoi
sistemi, non aggiunge nulla, appoggia la testa alla mia spalla per un
momento, poi inizia a saltellare felice a suon di musica e per stanotte
sarà così.
La notte più strana delle nostre vite, ma sicuramente indimenticabile.