NOTE:
e così inizia la nuova stagione e con essa anche la mia nuova serie di
shot. Non che fosse programmata, ma alla fine ho visto gli ultimi test
eseguiti prima della prima gara ed avevo così tante idee che mi sono
messa a scrivere. Si ispirano al bel rapporto instaurato fra Seb e
Charles in poco tempo, alle foto hot di Lewis messe sul suo profilo e
all’incidente di Seb nei test in questione. Per sapere come collego
tutto questo basta leggere. Ovviamente ci saranno altre fic su questa
stagione, la serie ho deciso di chiamarla 2019, semplice e lineare. Sto
pubblicando una long su di loro, comunque. Still We Rise, parte da
quello che io penso potrebbe essere stato l’inizio della loro storia,
nel lontano 2007, ed arriverà agli inizi di quest’anno. Ebbene sì, sono
100 capitoli. Seguitela per avere sewis assicurato per un sacco di
tempo. Buona lettura. Baci Akane
TESTING
C’è molta frenesia ed eccitazione, finalmente la stagione si avvicina e sinceramente non vedevo l’ora di tornare in sella.
Sono tutto un fremito
da quando ho messo il culo nella nuova Mercedes e non ho fatto che
riempire Seb di considerazioni eccitate su quanto bella sia, ho fatto
un sacco di video e insomma, sono stato super assorbito.
Non che l’abbia fatto
apposta, ma anche se posso non accorgermi di qualche mancanza, ci pensa
Seb a farmelo notare. Ovviamente a modo suo.
Perché non è normale
che uno ti dica di non parlare troppo di una macchina perché è geloso
facendo il carino con il suo nuovo giovane compagno, che tutti sanno ha
una predilezione per lui.
A parte che non è normale essere gelosi di una macchina. Ma a parte questo.
A Charles piace Seb, è
un po’ il suo idolo, ovviamente è stato in accademia Ferrari, il che
significa che sperava di arrivare dove è ora e correre con Seb,
insomma, significa che gli piace da sempre.
O per lo meno io me ne ero accorto.
Ed ora Seb è tutto carino e simpatico con lui.
Così a me è toccato
contraccambiare con foto di me nudo e che mi spoglio pubblicate sul mio
profilo, così la smette di fare troppe faccine a Charles.
Ovviamente ha risposto
facendone anche di più, perché poi nei primi test a Barcellona lui ha
dovuto andarsene in giro con Charles a scherzare e farlo ridere.
E Charles aveva gli occhi sbrilluccicosi, chissà quante fantasie si sta facendo... penserà di avere speranze.
Ricorderà di quando l’altro ieri si faceva le seghe pensando a lui!
Se lo tocca per farmela pagare lo uccido davvero.
Mentre ci penso col
nervoso che sale alle stelle, una manata agguanta il mio culo e salto
girandomi di corsa, il suo sorrisone da damerino mi saluta come se non
ci fossero dei precedenti che sa.
Non che non ci siamo
visti prima di oggi che sono i secondi test, però diciamo che lui tira
la corda dicendo che mi invento le cose e che sono io poi che esagero e
che faccio robe che non gli vanno a genio. Gli ho anche chiesto cosa
faccio e lui ha detto che non importa perché è adulto e ci può
convivere.
Come a dire che io invece sono un bambino scemo e devo crescere perché non sopporto come fa il carino con Charles.
Ancora non so cosa avrei fatto a parte spogliarmi che poi è una reazione alla sua carineria con il suo collega.
Mentre il mio cane
traditore gli salta addosso facendomi pentire di averlo portato con me
in questi test, gli rispondo acido ignorando quanto Roscoe gli lava la
faccia. Quella faccia così maledettamente bella.
- Hai finito di
riempire di gioia Charles? Ti resta qualcosa anche per me? - Ho deciso
di non ingoiare nulla, nemmeno il suo sperma, fino a che non cambia
registro. Perché lo fa apposta, gli piace che faccia il geloso, così lo
accontento e vediamo quanto sono piacevole!
Seb ride ovviamente, che poteva fare?
- Per te resta sempre
qualcosa e sai cosa! - Così dicendo mi prende la mano e me la mette sul
suo pacco mentre mi parla all’orecchio con aria da maniaco. La cosa mi
farebbe morire di felicità e flirterei con lui volentieri in casi
normali e sebbene noto quanto è felice di vedermi il suo gioiello,
sfilo subito la mano ed alzo la spalla come a dire che non è niente di
speciale. Ovviamente mento.
- Sì beh, magari si è
stufato di me quella ‘cosa’... - Seb ridacchia ancora, subito gli do un
pugno sul naso. Mi sta facendo venire su un tale nervoso che non ti
dico.
Stiamo andando a
prendere un caffè al bar del circuito di Barcellona, io andrò in pista
di pomeriggio mentre lui ci andrà questa mattina, potevo comparire più
tardi ma mi sembrava carino far fare una passeggiata al mio cucciolo
traditore...
Insomma, volevo vedere
la faccia tosta dello scemo anche se ora mi rendo conto che potevo
evitare, tanto ci dormirò stanotte. Forse. Magari no, magari potrei
mandarlo in bianco che se lo merita.
- Non denigrarti così
tesoro! - Così dicendo infila la mano davanti sul mio pacco e salto di
lato di almeno un metro con il cuore che fa ventimila capriole, mi
guardo intorno pensando che sia impazzito e per fortuna non ci hanno
notato. Quelli davanti si girano ma non eravamo proprio attaccati
perché ce la stavamo prendendo comoda qua nelle retrovie.
Si girano, ci notano,
ci salutano, Roscoe per fortuna attira la loro attenzione, bravo amore
del papà; alcuni li conosciamo e partono le conversazioni che ci
distraggono.
È diventato matto.
Non ci sono altre spiegazioni.
Insomma, prima era
tutto fissato col non far capire di noi ed ora a momenti fa un
manifesto pubblico con una nostra foto mentre limoniamo, non lo so!
Forse sta cercando di rabbonirmi perché sa che ha esagerato.
No Lew! Non cedere! Non rabbonirti!
Deve sudare!
Quando torniamo a
staccarci con qualche abile scusa del tipo ‘a momenti tocca a me’ e ‘sì
anche io devo andare che mi staranno cercando’ anche se ora tocca a Val
in realtà e non a me, Seb torna spalla spalla con me ed un sorriso da
damerino che voglio cancellare.
- Comunque sono carino
e simpatico con tutti, come avrai notato dopo i quasi quindici anni che
ci conosciamo... - Ma che stoccata che mi tira.
Indurisco la bocca
mentre stringo il bicchiere di caffè cartonato che a momenti spappolo
in mano, poi alzo il mento e prima di accelerare e virare verso la
motorhome della Mercedes, dico saccente:
- Sì beh allora vai a fare il carino ed il simpatico con tutti! Io lo farò con Roscoe! -
Così tiro il cane che pensava di andare via con lo zio scemo, ovviamente devo distruggere i suoi sogni canini.
La risata di Seb mi accompagna ed io vorrei solo sotterrarlo in questo momento.
Lo ammazzo, un giorno
vedrai che lo faccio. Mi provoca, gli piace che io sia geloso ed ha
capito come fare. Bravo, ci sei arrivato, hai vinto un premio, ora
piantala che non sono bravo con la gelosia!
Non rimango nel
circuito tutta la mattina, dopo aver fatto un giro con Roscoe torno in
albergo perché poi mi preparerò nel pomeriggio. Nel frattempo accendo
la televisione lasciandola sul canale sportivo dedicato alla F1,
parlano dei test che si stanno verificando e sento con una parte del
mio cervello che parlano dei buoni risultati della Ferrari nei primi
test.
Non ci faccio molto
caso, mi dedico a Roscoe e gioco con lui, così quando il telefono mi
suona e vedo che mi chiama Toto, non capisco cosa abbia da chiedermi
che non può aspettare qualche ora.
Rispondo stranito e la sua voce agitata mi fa subito venire una sincope. La sua voce non è spesso agitata.
- Stai andando? - Mi chiede subito come se dovessi sapere di che diavolo parla.
Di riflesso salto in piedi e mi giro istintivamente verso la televisione alla ricerca di risposte logiche.
- Dove? - Chiedo. Lui parla subito mentre io mi aggrotto vedendo i giornalisti agitarsi mentre prendono la linea.
Cerco il telecomando mentre la voce di Toto mi arriva inizialmente normale e poi si allontana. O forse sono io.
- Seb ha avuto un
incidente proprio mentre passava Val. abbiamo le immagini della nostra
macchina, non è un bel modo di uscire di pista sai... - E se Toto dice
questo, posso solo preoccuparmi.
Il volume della
televisione si sostituisce alla voce di Toto e improvvisamente anche se
entrambi parlano dell’incidente di Seb, capisco solo un fatto e lo
capisco mentre mi sento mancare.
È un istante, mi sembra
che qualcosa dentro di me cada, le forze vanno via per un momento e
credo che dovrei sedermi, ma rimango piantato qua in mezzo alla stanza
con Roscoe che mi guarda preoccupato in attesa di capire cosa mi
prenda.
- Lo portano in
ospedale... è... è grave? - Chiedo con ansia ed un filo di voce perché
non capisco, sembra che non sappiano nulla e forse non sanno davvero.
- Va in ospedale per
accertamenti ma pare stia bene, ti ho chiamato per sapere se ci stai
andando. Mi raccomando tieni d’occhio l’ora per i tuoi test... sai che
sono importanti. - Toto è Toto, deve fare il padre ed il capo, so che a
volte è difficile fare il capo quando è richiesta la presenza del
padre. Inghiotto diverse volte col nodo alla gola che mi impedisce di
parlare, mi strofino la fronte e gli occhi diverse volte mentre ansimo.
- S-sicuro che sta bene? Come lo sai? - La domanda è scema, era lì, avrà potuto vedere meglio.
Le immagini che
rimandano in televisione sono allucinanti, non ci sono video diretti
dell’incidente, ma ci sono foto che mostrano come è andato dritto in
una curva e si è schiantato ad una velocità assurda contro il bordo, la
macchina accartocciata viene sollevata col carro attrezzi e portata
via, totalmente irriconoscibile da quell’arancia sbiadita che era
prima...
- Beh, ho subito preso
contatti con il loro box per sapere notizie e ci hanno detto che Seb
gli ha risposto e sta bene. - Così tiro un respiro di sollievo e
finisco definitivamente in ginocchio, le lacrime escono e non mi ero
accorto di non respirare, Roscoe mi lecca la faccia preoccupato ed io
lo abbraccio forte mentre l’esplosione esce e tutto passa, ogni
problema, ogni cazzata. Resta Seb contro il muro in immagini che non mi
andranno più via dalla testa.
- Sta bene, Lew. Davvero. - Ed ora è il padre. Il padre che sa che il figlio ama un altro, anche se quello è il diretto rivale.
- S-sì ok... io... io
vado. Si sa che è successo? - Mi alzo in piedi cercando le scarpe che
solo dopo cinque minuti mi accorgo ho ai piedi, così scuoto la testa ed
esco di corsa dalla camera lasciando Roscoe dentro.
Toto mi dice che non si
sa ancora bene la dinamica, lui ha visto solo che andava bello dritto,
in quel momento passava Val e l’ha visto coi suoi occhi. Se ero io
credo che ci finivo anche io contro il muro, proprio vicino a lui.
Cristo Santo.
Mi faccio portare da
uno dei miei assistenti fidati che sanno che su certe cose non bisogna
chiedere e soprattutto non si deve dire.
Mi fido di lui.
Quando entro dal retro
sono vestito in borghese e col cappellino e gli occhiali, non mi
annuncio nemmeno, mando avanti il mio assistente che chiede notizie
all’accettazione, ovviamente fanno storie perché non sanno chi è e non
possono certo divulgare informazione su Sebastian Vettel, così sbuffo e
stizzito faccio una cosa che odio fare e che se posso evito.
Mi gioco la carta Lewis
Hamilton, così passo avanti al mio collaboratore, mi tolgo cappellino e
occhiali e mi faccio riconoscere.
- Senta, possiamo fare
in due modi, o mi fa passare senza fare notizia, oppure la notizia la
faccio io ma non le piacerà, dopo. - Non sono così, non farei mai
licenziare uno solo perché non mi fa passare, non ho mai fatto così, ma
la minaccia era la sola cosa che mi è uscita in questo frenetico
istante in cui mi è letteralmente andato il sangue al cervello.
Ed il sangue al
cervello ci resta, ma per fortuna il tipo è uno che segue la F1 e non
chiede chi diavolo io mi creda di essere, sa chi sono e sbiancando mi
fa subito entrare dalla porta a lato, io passo indicando all’assistente
di aspettarmi fuori.
L’infermiere mi spiega di Seb che è in osservazione e sta facendo dei test ma che sembra stia bene e mi accompagna al suo box.
- Va da sé che se viene
fuori qualcosa di me qua dentro la notizia di cui parlavo arriverà
comunque. - Silenzio. Sono di una cattiveria gelida, mai stato così,
ripeto. Odio esserlo. Lo faccio ma non lo sono, ma evidentemente sono
credibile perché lui inghiotte ed annuisce.
- Sono cucito! - Mi
dice, così io lo fisso male e finalmente se ne va. Solo dopo entro nel
box che ovviamente è chiuso con la tenda per ovvie ragioni. Meno male.
Per un momento non so
cosa aspettarmi quando apro questa tenda, perché anche se mi hanno
detto che sta bene in mille persone, una parte di me se lo immagina
steso in un lettino tutto intubato col sensore del cuore che mi fa
sentire se è vivo.
La parte di me melodrammatica ovviamente.
Per fortuna che la
realtà, almeno oggi, è ben diversa e la prima cosa che vedo è il suo
sorriso smagliante che diventa risata mentre si copre la faccia.
- Ce ne hai messo di
tempo, a momenti non sapevo più dove mandare Britta! - Di cui lui si
fida ma non al punto da dirle di noi, come io del mio. Anche se in
realtà ad Angela penso che posso dirlo ormai. L’avrà anche capito da
sola.
Arrivo e gli tiro
subito un pugno sulla spalla e poi lo abbraccio e lo stringo e lo bacio
in modo alquanto incosciente. Incosciente non rende nemmeno l’idea,
poi, perché è una tenda a darci la privacy, non una porta chiusa a
chiave. E non so perché diavolo non lo trasferiscono in una stanza
vera, in un reparto più tranquillo, mentre aspetta i risultati dei
test.
- Sono morto di paura per un momento. - sussurro al suo orecchio, lo sento sorridere.
- Ma non mi dire,
pensavo fosse una reazione normale quella di piombare in ospedale e
stritolarmi con il rischio di essere beccati dall’infermiere che
potrebbe venire da un momento all’altro per dirmi dei risultati. -
- Perché diavolo sei
qua e non in un reparto normale con una porta che si chiude? - La mia
frase è un capolavoro, lui ride e riemergo dal suo abbraccio.
- Ho detto io che non
volevo stare troppo e di non spostarmi perché so di stare bene. - Io
scuoto la testa e gli prendo la mano che inizio a baciare con ansia, la
consistenza della sua mano nella mia mi fa capire che sta bene davvero.
Oltre che le cazzate che dice. Ma quelle le dice sempre.
- Beh per me dovresti
stare tutto il tempo che serve ed anche di più, ho visto solo le foto
dell’incidente e quel pezzetto che si vede da lontano ed è allucinante!
- Seb piega subito la testa e scaccia con la mano.
- Dai è meno peggio di
quel che sembra... - Sminuisce subito mentre tiene d’occhio i movimenti
della tenda per sfilare la mano. - Sai che se viene qualcuno siamo
nella merda, sì? A proposito, come hai fatto a passare? - Alzo una
spalla e smetto di baciargli la mano, almeno così possiamo sembrare due
amici. Cosa che poi siamo ed ormai è risaputo dopo l’ultimo anno dove
ne abbiamo date diverse prove.
Nessun Baku ha minato alla nostra serenità di coppia!
- Ho minacciato di
licenziarlo se non mi faceva passare e poi se non terrà la bocca
chiusa. - Lo dico cercando di non farlo sembrare grave, ma sappiamo
tutti e due che per i miei canoni è incredibile la cosa e lui mi fissa
subito come se avesse capito male, io annuisco e alzo ancora le spalle.
- E che dovevo fare? Non voleva farmi passare quando l’ha chiesto il
mio assistente! -
- Del tuo assistente ti fidi? -
- E tu della tua? -
Sorridiamo e sospiriamo insieme rendendoci conto che parliamo di cagate
e quindi significa che sta bene ed è la sola cosa che conta.
- Va bene, ci penseremo
a chi dirlo e cosa dire. Tanto sanno che siamo amici, non serve che
specifichiamo ‘come’ lo siamo! - Dico sminuendo la questione che ormai
non mi frega più. Ci ripenso e appoggio la fronte alla sua prendendogli
il viso fra le mani, mentre mi torna l’ansia e quel senso di crollo
abissale che mi ha assalito per un momento.
- Per un attimo ho
pensato che fosse grave e sono stato così male, Seby. Così male che non
so... se... se dovesse succederti sul serio che ti fai male seriamente
in pista io non so... ma ma che... ma che è capitato? Come hai fatto a
filare dritto in quel modo? La macchina è terribile dalle foto... - Seb
scuote la testa rimanendo nella posizione in cui siamo senza ribellarsi
e di nuovo ho la sensazione che voglia dirlo a tutti, che voglia che lo
sappiano, che non gli importa più che nessuno sospetti.
- Non so sinceramente,
è stato tutto velocissimo. Un momento prima andava tutto alla grande ed
un momento dopo ero contro la parete... non ho capito nulla fino a che
non mi sono trovato trasportato verso l’ospedale. - Le ginocchia
tornano a cedermi e mi siedo sul suo lettino, rimango a tenergli la
mano, non mi importa cosa rischiamo, stiamo parlando di una cosa
orribile, mi sento di nuovo male all’idea di cosa ha passato. Non
c’ero, non ci sarei stato se fosse andata male davvero. Dio, non ci
posso pensare.
- Se... se dovesse
succedere e non finire bene... io non so sai... io voglio esserci, non
so perché ma voglio esserci. L’idea che ti possa succedere qualcosa ed
io non sia lì con te. Che... che tu non veda il mio viso se stai
male... non so... -
Mi trema la voce e la
vista si offusca perché sono il solito sentimentale che non ha problemi
a mostrare come si sente e cosa prova, lui stringe la presa della mia
mano e sorride dolcemente in quel modo che mi tranquillizza e che sa
solo lui.
- È la stessa paura che
ho io. Che ti succeda qualcosa in pista ed io non possa esserci. Che
quando tu hai bisogno io non ci sia. E magari posso essere lì ma non
posso venire, non posso prenderti la mano, baciarti e dirti che andrà
tutto bene. Lo capisco. - Il fatto che condivida questa cosa con me mi
fa anche piangere di più perché dall’anno scorso che non diceva nulla e
teneva tutto chiuso è cambiato un sacco e dice che è merito mio e del
lavoro che gli ho fatto. Non lo so cosa sia, forse mi ama abbastanza da
affidarmi tutto questo, io lo terrò con cura.
- Purtroppo sono cose
che possono succedere in questo lavoro, non vogliamo, ma sappiamo che
possono succedere. - Cerco di fare quello forte, anche se non mi ci
sento mentre tiro su col naso e mi asciugo la faccia col dorso del
polso.
- Lo so, ma la paura
rimane e non andrà via. - Dice lui insistendo. E va bene che si apra
così, va benissimo ovviamente. Che continui a farlo.
- Non hai avuto paura
in quel momento o dopo? - Lui fa un sorrisino imbarazzato e torna a
controllare le tende che rimangono ferme, mentre i rumori esterni ci
arrivano lontani.
- Dopo. Sul momento ti
ho detto che non ho capito nulla. Dopo ho pensato a te, che sicuramente
eri un sacco preoccupato e speravo che qualcuno ti avrebbe detto che
stavo bene. Qualcuno l’ha fatto? - Chiede poi ricordandosene. Annuisco
con un sorriso dolce pensandoci.
- Toto. - Seb sospira e sorride.
- È stata una bella mossa renderlo partecipe di noi! - Così ci mettiamo a scherzare un poco, anche se siamo molto appannati.
- Beh è difficile nascondergli qualcosa, quello capta tutto! -
Ripenso a quando è
andato negli uffici Mercedes l’anno scorso alla mia ricerca e si è
imbattuto in Toto in mutande ed hanno parlato insieme e a come poi Seb
ha detto che è comunque un bel vedere ed io mi sono ingelosito. Ora
tutte queste cose, Charles fra tutti, sono così lontani ed insulsi.
Queste cose ti danno la giusta dimensione del tutto.
- Sai, possiamo solo
vivere al meglio i momenti in cui va tutto bene e sperare di esserci
quando ci saranno quelli brutti. - Dico poi così come se si parlasse
ancora di questo.
E poi è un momento velocissimo quello che intercorre da qui al resto.
La tenda si apre, io
salto in piedi di riflesso e la sua assistente torna col telefono in
mano parlando a Seb come se io non ci fossi e non mi nota subito.
- È confermato l’errore
meccanico della macchina. È quello che ha provocato l’incidente. - E
appena lo dice qualcosa scatta in me, qualcosa che mi rendo conto è una
di quelle cose pericolose.
Seb mi fissa
immediatamente e non ha il tempo di scendere dal lettino che mi vede
andare contro Britta che a sua volta salta indietro, non le metterei
mai le mani addosso, ma l’aggredisco comunque con una prepotenza che
non ho mai tirato fuori, non certo con una donna.
- Errore meccanico?!
ERRORE MECCANICO?! CIOÈ FATE CORRERE UNA PERSONA CON UNA MACCHINA CHE
HA UN ERRORE CHE POTEVA COSTARGLI CARO? PARLIAMO DELLA SALUTE DI UNA
PERSONA! E PERMETTETE UNA COSA DEL GENERE?! E LO DICI COSÌ COME NIENTE?
- Lei rimane di sasso sia nel vedermi qua che nel vedermi infuriato,
urlo e subito arriva un assistente sanitario che nella scena pensa di
avere le allucinazioni, Seb è il primo a reagire, si mette anche lui a
fare quello che di solito odia fare e con decisione alza una mano verso
questa persona:
- Gentilmente ci serve
un po’ di privacy. - Lui è un ragazzo molto giovane e sicuramente non
vedeva l’ora di vederlo sapendo che era qua, mi stupisce sentire Seb
dire ancora: - E gentilmente ho bisogno che tu non divulga la sua
presenza qua. - Dice indicando me mentre con una mano mi tiene la
spalla per calmarmi, io sono fermo come se mi avessero staccato la
spina, Britta è ancora qua sotto shock, messa in un angolo da me. - Se
sarai così gentile con me, mi piacerebbe offrirti un caffè? - Non sa
bene cosa dire, dice la prima cosa che gli capita. In pratica lo
corrompe sperando che sia un suo fan. Dalla faccia del sanitario direi
che ha fatto centro e mi verrebbe da ridere al fatto che io e lui ci
siamo scambiati i ruoli, ma va bene così.
- O-ok... torno dopo... - Seb sospira.
- Potresti assicurarti
che nessuno ci disturba per cinque minuti? - Cinque sono i minuti che
gli servono per risolvere tutto. Che bravo.
Quando il tipo esce,
Seb tira leggermente la mia spalla e mi fa fare un passo indietro, io
alzo le mani in segno di resa rendendomi conto d’aver esagerato, ma per
un momento ci ho visto rosso, e non quel rosso sbiadito che ha la
Ferrari ora.
- Ok sono calmo. -
Mormoro poco convinto, Seb mi guarda con un sopracciglio alzato ed io
vado più indietro. - LO SONO! - Dico alzando la voce, lui ride.
- Si vede! - Così mi calmo davvero, almeno un po’.
- Cazzo Seb, hai
sentito? Un problema meccanico! Cioè tu potevi farti davvero male,
porca puttana! - Seb fa un sorrisino che vorrei cancellargli perché so
di cosa si tratta. - Piantala di compiacerti. -
- Ok, bodyguard, ora
devo spiegare a Britta la natura del nostro rapporto senza sconvolgerla
più di quanto già non lo sia da sola. Puoi lasciarmi solo con lei? A
meno che tu non creda che la mia vita sia in pericolo ed in quel caso
assistimi... - Così visto che continua a scherzare per allentare la
tensione e che a momenti si deve proteggere da me, alzo le mani ancora
e scaccio le mosche.
- Vai a cagare. - Con questo esco brontolando che ci vediamo stasera. Aggiungo anche un ‘brutto scemo’ che ci stava.
Non so come se
l’asciuga, sicuramente tira fuori qualche storia convincente, non penso
le dirà di noi. Non lo direbbe mai. Il Seb dell’anno scorso, almeno. Ci
ripenso e forse dovrei rivedere la mia opinione su di lui.
Lui ha la faccia tosta
di cavarsela sempre, ma questo Seb è diverso, sta diventando più
imprevedibile. Anche se poi in realtà lo è sempre stato.
Sono felice che stia
bene, comunque. Per accertarmene ho corso un sacco di rischi e spero di
non avere conseguenze, ma anche se dovesse essere affronteremo tutto
insieme. Da un lato non mi dispiace, sono abbastanza incosciente da
volere che il mondo lo scopra per potermelo vivere come si deve,
dall’altro so che non sarebbe una passeggiata.
Solo quando lo posso
abbracciare in camera, con Roscoe che ci salta addosso un po’ geloso ed
un po’ felice, mi rendo conto che abbiamo sfiorato tanti proiettili,
oggi.
Non sono scoppiate
voci, nessuna notizia su di noi ha iniziato a circolare e forse alla
fine penseranno solo che siamo molto più amici di quel che sembriamo,
ma non c’è niente di male.
Poi Seb mi ha solo scritto un messaggio dicendo che con Britta è tutto ok e che ci vedevamo stasera nella mia camera.
Ha bussato una volta,
gli ho aperto subito e gli sono saltato al collo nascondendo il viso
contro il suo. Il mondo è sparito, i pericoli, i proiettili. Tutto è
sparito mentre lo stringo forte e lui ricambia il mio abbraccio.
Stamattina volevo
ucciderlo perché faceva il carino con Charles, ora voglio uccidere
quegli inetti del suo team che l’hanno messo così in pericolo.
Come cambia tutto in una sola giornata. Incredibile.
- Seby oggi sono morto.
Non voglio rivivere cose simili... - Mormoro sempre col viso contro il
suo collo. Lui mi carezza la nuca muovendosi lentamente, dondola sui
piedi con me appeso.
- Nemmeno io, te l’assicuro. - Lui scherza ma io so che lo fa perché è fatto così, non perché non ci tiene.
- Come è andata poi? -
Chiedo separandomi, Seb così si butta sul letto con Roscoe che gli
zampetta addosso col suo poco dolce peso e mentre si salutano anche
loro come si deve, mi risponde.
- Bene. Ho offerto da
bere sia all’operatore sanitario che all’infermiere che avevi
minacciato e gli ho detto che siamo molto amici ma che per motivi di
regolamenti interni, veti eccetera non possiamo farci vedere che
giriamo insieme. - Ovviamente sa tirarsene sempre fuori. Annuisco
sedendomi vicino a lui, con Roscoe che viene anche da me per par
condicio.
- Bene. - Dico poi rilassato. - E con Britta? -
- Sai, non è colpa
sua... lei è solo la mia assistente, capisci? Non puoi aggredirla così.
È una bravissima persona, se tu ti fidi ciecamente di Angela, io mi
fido di lei. -
- Ma l’ha detto come se fosse normale, io non so... - torno a scaldarmi come mio solito e lui alza la mano calmandomi.
- Lo so. - Fa con
Roscoe praticamente steso su di lui. - Però lei è razionale, ha visto
che stavo bene e quindi la cosa importante per me era sapere se ero
rimbecillito io a lanciarmi contro un muro. - Così la vedo da un altro
punto di vista, non l’avevo considerata in questo modo e capisco che a
lui possa aver premuto anche questo, conoscendolo come è perfezionista
ha senso che pensava a quello.
- Mi dovrò scusare? - Dico vergognandomi un po’ della mia reazione, Seb sorride divertito.
- Beh, mi è piaciuto
questo tuo lato passionale sai? - Ovviamente lui poi se ne deve uscire
da stupidello, ma in realtà va bene che la viva così, tutto sommato.
Forse non è facile in realtà, ma se la vivi con facilità magari non dico che la risolvi meglio, ma non ti distrugge, ecco.
Devo imparare anche io
da lui, come l’anno scorso lui ha imparato da me ad aprirsi e a credere
alle cose anche contro tutto e tutti.
- Se è la passione che
vuoi dovresti liberarti del mio cagnone e poi te la faccio vedere... -
Così Seb ridendo prova a spingere via Roscoe che però non intende
muoversi e lo vedo cha fa una smorfia che noto.
- Provaci tu a
scrostare il colosso. Con amore, lo dico, eh? - Sa quanto sono
suscettibile sui miei bambini, ma al momento ho notato altro e vado al
sodo senza nemmeno iniziare a spogliarmi.
- Ma è vero che non ti sei fatto nulla o me lo dici per farmi stare tranquillo? - Seb alza gli occhi al cielo e sbuffa.
- Oh ti prego, sono
solo stanco, è stata una giornata lunga! Davvero non ho nulla! - Non so
se credergli, ma è vero che ormai mi dice tutto a quanto pare, per cui
potrei credergli. Potrei.
Soppeso l’idea ed alla fine sospiro scuotendo la testa.
- E va bene, però la
passione te la do un’altra volta, ok? - Così dicendo mi accomodo steso
accanto a lui, con buona pace di Roscoe che comunque non si sarebbe
tolto dalla pancia di Seb. Nell’altro lato mi arrampico io cercando di
stare più esterno in modo da non pesargli troppo. - Ma toglilo se ti
pesa, non è leggero e poi russa e fa le scoregge... - Seb ridacchia.
- Solo per le scoregge magari lo faccio scendere... -
Dopo che finalmente
Roscoe ci ha dato retta e si è messo nel suo divano personale e noi ci
siamo messi in pigiama e comodi a letto, di nuovo stesi insieme, torno
a ripensare a Britta, la sua assistente, e alla mia scenata e a come
poi può aver risolto la questione. Ho proprio avuto una reazione
evidente...
- Ma lei ora sa di noi? - Seb piega la testa di lato con aria ovvia.
- Non avevo più scelta a quel punto... - Piego anche io la testa con la stessa espressione.
- Suppongo di no. - Poi
ci ripenso. - ti stai aprendo molto al mondo su di noi, sbaglio? Cioè
ti prendi molti rischi, molti più di sempre. Ho notato che hai approcci
che potrebbero essere, non so, avventati a volte. Mi piace, eh? Però è
una cosa nuova per te sempre attento a chi guarda e cosa sembra... -
Lui fa un altro dei suoi sorrisini e mi bacia la tempia.
- Non ti sfugge nulla
Sherlock! - Poi aggiunge con una calma e serenità che me lo fa vedere
sotto una nuova luce, una luce più saggia forse. - È una cosa
particolare, sai... sono arrivato ad un punto che ho capito che vale la
pena rischiare e se veniamo scoperti pazienza, in qualche modo
l’affronteremo. Perché non voglio privarmi di certe cose solo perché
non ho coraggio. -
Coraggio. Non penso sia mancanza di coraggio.
- Lo fai per proteggere
tutti quelli a cui tieni. Non è una questione di coraggio. - Dico
mettendomi a pancia in giù e guardandolo negli occhi. Lui mi ricambia
calmo mentre con un dito mi carezza la guancia dolcemente.
- Sì però sei troppo
importante per perdermi certe cose con te. - Punto. Sorrido felice a
questo e non penso sia da aggiungere nulla.
- Lo dirò anche io ad
Angela. Mentre all’assistente che mi accompagna solitamente dirò che io
e te siamo amici ma che ci sono dei veti e non potremmo mostrarci in
giro insieme, così ogni tanto capita che mi dovrà accompagnare da te o
cose così. -
- Sai che te la risolveresti se tu guidassi da solo? - Mi fa con un pizzico di ironia. Io arriccio il naso.
- Sai che fuori dalle piste non guido! -
- Lo so, principessa! -
Così ridendo lo bacio e il mondo torna lentamente a posto. Io e lui
stesi in un letto, in uno degli hotel vicino ad uno dei circuiti di F1.
Tutto come sempre, ma con la sensazione che quest’anno sarà ancora
meglio in qualche modo. Me lo sento.
E noi siamo pronti.