NOTE:
questa fic è scritta subito dopo il GP di Germania di quest’anno,
quando Seb ha fatto un weekend da favola e stava vincendo e poi ha
anche fatto una cagata da favola ed è uscito. Era molto scosso e
arrabbiato quando è successo, tanto che ha chiesto scusa al team
piangendo ed ha preso a pugni il volante e poi a calci la sabbia. E in
quel GP c’era Nico e Lewis non ha voluto farsi intervistare da lui e
così io poi avevo scritto questa. Buona lettura. Baci Akane
- Tu pensavi di essere
immune da quel porta sfiga di Nico? - La sua voce mi fa saltare sul
posto e mi giro sorpreso di vederlo nel camerino dove mi sto già
mettendo i vestiti normali.
- Che ci fai qua? Non
dovresti essere in conferenza? - Il suo sorriso è così bello che per un
momento riesco a dimenticare la giornata di merda, anzi l’ultima ora
perché il resto era perfetto.
Sono in mutande,
ancora, ma non ho proprio voglia di fare nulla sinceramente. Non ne
abbiamo nemmeno tempo, guardo l’ora e ne ho conferma, ma lui si
avvicina ignorando tutto.
- Ho detto che avevo
dimenticato qualcosa... - Mi prende il viso fra le mani mentre cerco di
deviare il suo sguardo alla ricerca dei pantaloni. La sua presa non mi
lascia scampo, ha una mano ferma e decisa, mi gira il viso verso il suo
e i suoi occhi penetranti e dolci mi inchiodano mentre sorrido nervoso
cercando di scappare.
È una di quelle cose che non so se posso sopportare a lungo.
Lui che mi guarda dentro per capire come sto realmente.
- So come sei fatto,
razionalizzi tutto subito, ti prendi le tue colpe, vuoi fare quello che
la vive con filosofia... però mi hanno detto che piangevi in radio
quando parlavi col tuo team e ti scusavi subito dopo l’incidente. -
Mi sforzo di non fare espressioni, non alzare gli occhi al cielo anche se vorrei farlo, non muovo un muscolo.
Scherza Seb, dì qualcosa per sdrammatizzare, forza.
- Quando prendevo a
pugni il volante vuoi dire? - Dico ironico, non è gran che e lui mi
conosce. Non molla la presa, né figurativamente né fisicamente.
Continua a tenermi e a fissarmi intensamente.
- Hai fatto anche quello? - Rido ma penso di essere grottesco.
- Ho anche preso a calci la sabbia! - Cerco di sfuggire alla sua presa ma si fa più intensa così mi arrendo.
- Hai pianto davvero? -
Scuoto la testa, ma poi
la mia voce stupidamente trema e si abbassa d’intensità. Non sono uno
che piange, è un errore microscopico che mi è costato la gara, ma non
di quelli plateali da dovermi fustigare.
Quindi basta con ste storie.
- Ero nella foga del
momento, sai come sono io sulla foga del momento, è capitato anche a te
dopo Silvestrone... insomma, sono cose che succedono. Hai l’adrenalina,
succede qualcosa di stronzo in pista e nel mio caso l’ho fatto io, ti
pregiudica tutta la gara che per giunta era importante... insomma, non
come può esserlo l’ultima che mi darebbe diritto alla vittoria finale,
ma sicuramente ci tenevo, era la mia di casa e tu sai cosa significa
quando non vinci la tua di casa dopo che avevi fatto tutto giusto e
perfetto e soprattutto è che finisci per tenerci e non va così e... -
La sua bocca chiude la mia deciso tappandomela.
Il fiume di parole che
forse era spropositato per i miei canoni rivela quanto invece ci tenevo
e ci sono rimasto male e quanto sbaglio ad inghiottire.
Non è che inghiotto, è
che ho un altro modo di vivere le rogne che mi capitano e mi piace
saper fare ammenda in fretta ed usare le frustrazioni per fare meglio
la prossima volta.
Ma la sua bocca morbida ingloba la mia ed io lascio che la sua lingua mi trovi e si intrecci a me.
Grazie mille tesoro. Grazie per andare sempre oltre.
Non cerco di
convincerlo su cose che probabilmente già sa, ha rischiato ad infilarsi
nel mio camerino proprio ora, ma sapeva che era importante. Per lui io
lo sono.
Questo non mi aiuta a
ricacciare le lacrime che tornano stupidamente a bruciarmi, così
stringo gli occhi e le braccia intorno al suo corpo, scivolo con le
mani sul suo sedere e stringo per bene le sue meravigliose curve che
sono esclusivamente mie. La tuta è fastidiosa in questo momento e la
voglia di fare quel che prima pensavo di non volere, si fa strada
proprio quando la porta del camerino decide di aprirsi in questo esatto
momento.
Oh. Cazzo.
Mi stacco da lui e lo
copro istintivamente girandoci e mettendomelo dietro, poi realizzo che
sono io quello mezzo nudo in mutande e che ormai chiunque sia entrato
ha visto le mie mani che stringevano il suo bel culo oltre che le
nostre lingue in bocca.
Ma quando vedo chi è tutta la voglia torna a quel paese, così come la commozione ed il resto.
Sale su... mmm non so nemmeno come definire quel che provo nel vedere uno shoccato Nico qua.
- Oh cazzo, ti cercavo
per parlarti proprio di quello che prima ha detto Lewis e non
immaginavo di trovarvi insieme e così... ma alla fine ce l’avete fatta
davvero a mettervi insieme! -
La sua voce esce
fastidiosamente e parla in tedesco mentre sento Lewis che si strofina
il viso e appoggia la fronte nel centro delle mie scapole, si fa
piccolo dietro di me, vuole sotterrarsi.
- E che... e che
avrebbe detto? - Chiedo in inglese per coinvolgere Lewis. Nico a questo
fa lo gnorri e mentre a me monta un nervoso come poche volte,
escludendo quelli derivanti dalle gare, lui continua fingendo di essere
amico:
- Oh ma niente... tu non sai ancora? Pensavo che vi diceste tutto... siete anche più in rapporti di quel che pensavo... -
- Io non gli ho detto
niente, non ci siamo nemmeno incrociati! - Salta su Lewis subito,
carico per un GP andato come sperava, letteralmente da sogno.
Si mette davanti a me ricordandosi che non è una principessa e Nico alza subito le mani in segno di pace.
- Non sono io che mi
sono vietato di intervistarlo, eh? - Dice con una risatina ironica ed è
l’unica che fa perché torno a superare Lewis e spingo Nico usando tutta
la frustrazione accumulata in quest’ora, che non è poca. Nico,
sorpreso, finisce contro la porta alle sue spalle ed ha un guizzo
veloce negli occhi. Sembra disposto ad usare le mani, cosa che non ha
mai fatto perché non è nel suo stile, preferisce manovrare gli altri
nell’ombra.
Stringo istintivamente
il pugno mentre l’ira mi investe come mi capita nei famosi momenti di
foga di cui parlavo prima, ma anche Lewis se ne accorge probabilmente
perché mi afferra il braccio con una forza che mi è superiore e mi
strattona tirandomi indietro, poi si piazza davanti a Nico e mani ai
fianchi finalmente lo affronta a viso aperto.
Sono stato io a dirgli
di non farsi intervistare per evitare che lo destabilizzasse e poi odio
ogni volta che i due si incrociano, nutro un fastidio senza precedenti
per lui e per quel che gli ha fatto in passato, specie perché prima di
tirare fuori la sua vera faccia si faceva il mio Lewis. E questo mi
irrita in modo violento.
- Ti ho evitato perché
non voglio più incrociare la mia vista con la tua, mai più. E se non la
smetti di cercare cose che non so proprio, finirai male, lo giuro. Sono
pronto a darti quel chiarimento che non ci siamo mai dati, lo vuoi ora?
Lo vuoi davvero? - Lo dice con voce ferma, ma sento un vago tremore di
rabbia. Lewis è profondamente scosso dal vederlo ora e vorrei
cancellare ogni cosa e tornare ai fastidi per la gara persa, invece ora
è tutto molto peggio.
- No io ormai... ho
trovato le mie risposte entrando qua dentro... - dice infine Nico
fissandolo negli occhi ancora appoggiato con le spalle al muro.
- Che cazzo di
risposte, cosa diavolo volevi? - Ringhio andando sopra la spalla di
Lewis che però non si smuove di un millimetro. Io ho bisogno di tirare
fuori subito le cose e con molta passione anche. Poi sto meglio, ma se
non lo faccio poi va a finire così.
Con Nico ho sempre dato consigli a Lewis ma non mi sono mai messo in mezzo, ora però è come se non potessi evitare.
- Non so se è il
momento per parlarne... - Tenta Nico con la coda fra le gambe, forse
capisce che due contro uno non andrebbe in suo favore.
Lui ha spirito di auto conservazione, sa come muoversi.
- Beh, sappi che
uscendo da lì non ci vedrai più a meno che non sia strettamente
necessario e mi piacerebbe evitarlo comunque. - Esclama Lewis
gelidamente e piatto. Mi stupisce perché di solito è lui l’emotivo, ma
oggi io faccio l’impulsivo e come sempre ci equilibriamo.
- Mi chiedevo se potevo
rimediare a noi. Se c’era una vaga speranza per rimettere le cose a
posto. Ho avuto molto tempo per pensare ed ho visto le cose con
distacco e capito che ho perso una cosa preziosa. - Dice con un tono
che rincoglionirebbe chiunque perché sembra pentito e cucciolo. A me
torna su la bile e torno davanti a Lewis, afferro Nico per il colletto
e a denti stretti, col viso vicinissimo al suo, mormoro:
- Ed è per questo che
non ce le potresti mai avere nemmeno se lui ora non stesse con me.
Perché tu pensi a lui ancora come ad una ‘cosa’. Ma è una persona, la
migliore che tu abbia mai incontrato. E non voglio più vederti intorno
a lui. Mai. - Nico alza di nuovo le mani, colpito, gli occhi lucidi. Il
silenzio è pesante e pieno di un fuoco che ho sputato tutto io in una
volta.
Dopo un istante, dopo uno scambio di sguardi con Lewis, finalmente apre la porta e se ne va via sfilando silenzioso.
Solo quando chiudo
sospiro di sollievo e mi giro verso di lui sentendomi maledettamente
meglio. Così sorrido e rimango basito della sua faccia.
- Lew com’è che ad
essere uscito dalla gara sono io ma a piangere sei tu? - Lo prendo
bonariamente in giro ed anche questo lato che torna attivo mi fa capire
che il brutto è passato.
Anche lui lo capisce.
- Quel che hai detto è bellissimo. -
- ‘Non voglio più
vederti’? - Cito di proposito la frase a cui sicuramente non si
riferisce e Lew sorride fra le lacrime che brillano nei suoi bellissimi
occhi neri e grandi.
Lo abbraccio.
- Sai a quale mi
riferisco. - Dice mentre anche lui mi avvolge con le sue braccia e si
abbandona a me che per inciso sono ancora in mutande.
- Sai, alla fine
quell’essere inutile si è rivelato utile, mi sono sfogato ed ora sto
meglio davvero. - Dico poi con leggerezza, a questo lui ricorda quello
che voleva sapere originariamente entrando qua.
- Oh ma quindi hai
pianto o no sulla foga del momento, con l’adrenalina addosso, la
rabbia, la frustrazione e perché per la prima volta volevi seriamente
un GP e tutte quelle palle lì? - Sminuisce il discorso apposta perché
sa che per ottenere qualcosa da me è il solo metodo, così lo premio e
sorridendo imbarazzato annuisco.
- È stato solo un
momento di cedimento, tu sai cosa significa... - Lewis annuisce
soddisfatto che l’abbia ammesso, sorride e mi bacia di nuovo
teneramente, le sue labbra mi danno un vero sollievo e non vorrei più
staccarmi da loro.
Ma purtroppo la mia mente analitica mi impedisce di dimenticarmi che lui ha un certo impegno:
- A momenti mandano un
segugio a cercarti e sarebbe un problema se ti trovassero aggrappato a
me in mutande! - Con questo Lewis ride sulla mia bocca ed amo, amo
quando lo fa. Mi guardo bene il suo viso illuminato e se devo scegliere
un metodo per tirarmi su, scelgo questo sorriso.
Lo bacio un’ultima volta.
E queste labbra.
Le mani scendono per un’ultima palpatina sul suo sedere.
E queste chiappe.
Ok, scelgo lui nel complesso. Tutto. Tutto tutto tutto!
- Ci vediamo stanotte?
- Ormai è un appuntamento fisso, per qualche motivo entrambi ci
tratteniamo quasi sempre così uno si infila sempre nella camera
dell’altro.
Lewis annuisce e poi sfila via dalle mie braccia e sgattaiola fuori dal mio camerino facendo attenzione di non essere beccato.
Sospiro una volta da solo, un po’ malinconico perché sapeva di Champagne, lo champagne che non gli ho versato io addosso.
Ma tanto mi rifaccio domenica prossima. Oh se mi rifaccio.
Vedrete, cazzo. Quest’anno non mollo proprio per niente, scordatevelo.
Né il mondiale, né il mio uomo. Non mollo proprio nessuno.