NOTE:
bene, questa fic è scritta subito dopo Silvestrone dove è successo di
tutto ed alla fine della gara Lewis era così deluso, triste e furioso
che sulla foga del momento e nell’adrenalina ha detto qualcosa a
proposito delle tattiche interessanti della Ferrari che ha puntato la
Mercedes. All’inizio non avevo nemmeno sentito, poi ho sentito che
effettivamente Lew diceva qualcosa ed ho subito pensato ‘Oh vedrai che
lo mettono in croce’, ed ho voluto scrivere qualcosa perché Seb dopo
Baku 2017 ha sbroccato più o meno allo stesso modo ed ho trovato questa
cosa molto sewis, fra l’altro ho adorato come sulla festa del podio
quei due si cercassero e Lew aveva una faccia terribile ma poi con Seb
ha sorriso e lui aveva mal di collo ed il giorno dopo è rimasto in
Inghilterra come Lew ed io ho scritto un sacco alla fine. Ah a titolo
informativo, al GP successivo Seb difende Lewis dai media che tornano
sulle parole di Lewis dicendo che tutti dicono cose in situazioni
sfavorevoli ma che è ora di andare oltre e non pensarci più. Dopo tutto
questo, buona lettura. Baci Akane
- Tattiche
interessanti? - Ripeté a Lewis incredulo mentre uscivano dalla sala
conferenza dietro a Kimi. Lewis scrollò le spalle ignorandolo andando
dritto per la sua strada che a breve si sarebbe separata dalla sua.
Capendo che voleva
andarsene senza dire nulla, Seb gli prese il braccio con una presa
decisa e lo trattenne, istantaneamente si guardò intorno per capire se
qualcuno vedeva. In quel corridoio, in quel lasso di tempo non c’era
nessuno, così individuò il bagno, quello famoso in cui finivano sempre,
e lo spinse dentro chiudendo la porta, poi lo lasciò e si mise le mani
ai fianchi davanti all’uscio chiuso a chiave, in attesa.
Lewis strinse le labbra
carnose allargando le braccia in segno di provocazione, ma all’ostinato
mutismo insopportabile di Seb, sbatté una mano su una delle porte dei
bagni e sbottò esasperato:
- Cosa c’è, tu sei il
re delle sparate fuori luogo, per non parlare delle azioni! Io ne ho
una e cade il mondo? - Seb sospirò finalmente qualcosa la diceva.
- Certo e poi mi
mettono in croce, se starnuto mi tolgono punti di penalità, ma quello
che non viene toccato sei tu! - E così il silenzio calò, ma fu un
momento. Un silenzio gelido. Poi Lewis prese fuoco, si avvicinò a lui
come una pantera che caccia e si fermò a pochi centimetri dal suo viso,
le mani ai fianchi nella stessa posa di Seb.
- Stai insinuando che
compriamo le gare o la FIA? - Seb avrebbe dovuto avere paura di quel
Lewis, di quegli occhi feroci tanto simili ad una pantera, ma non ne
aveva. Sapeva che non gli avrebbe fatto niente anche se Lewis poteva
essere davvero molto pericoloso se sotto pressione e furioso. Ed ora
era entrambi.
- No, ti sto cercando
di far capire che dipende dai punti di vista e le cose cambiano. Tu
vedi che noi della Ferrari cerchiamo sempre di danneggiare voi della
Mercedes, io vedo che noi della Ferrari siamo sempre penalizzati per
tutto mentre voi della Mercedes nemmeno per sbaglio. - Silenzio, di
nuovo fu gelido per quell’istante, poi Lewis che provò l’impulso di
mettergli le mani al collo si allontanò mettendosi a camminare come un
forsennato per il bagno, cercando un modo di calmarsi e di pensare
lucidamente. Non era facile, per niente.
- Adesso ti faranno a
pezzi per questo. - Disse poi Seb calmo ed in totale controllo. Lewis
scrollò le spalle stizzito dando un calcio al cestino dei fazzoletti
vicino al lavandino.
- Non me ne importa!
Non posso sempre controllare tutto! Non posso dire niente, non posso
fare niente, non posso avere reazioni, non posso stare con te! - Quella
conclusione destabilizzò un momento Seb che si trovò a guardarlo
pensando d’aver capito male, poi però Lewis si coprì gli occhi con le
dita e si appoggiò al lavandino incurvandosi tutto. A Seb parve fragile
in quel momento, sapeva che lo era, aveva voluto tirargli fuori tutto
per quello. Perché ora c’era ma poi non ci sarebbe più stato e sapeva
che aveva bisogno. Sul podio l’aveva cercato mica per niente.
- Tu ce l’avrai con me
per quell’insinuazione ed io mi odio di aver pensato che avete puntato
a noi Mercedes per... io so che non lo fareste mai. Kimi è the iceman,
non ti fa nemmeno passare così spesso per prendere punti sul mondiale
seppure potrebbe molto più di quello che fa... figurati se si mette a
fare cose così. E tu... insomma, non amerei uno così meschino. - Uno
come Nico. Lo pensarono entrambi ma nessuno lo disse, era il tabù, il
nome da non fare mai.
Seb si intenerì, Lewis
stava crollando a vista d’occhio così annullò la distanza e per una
volta lo consolò in modo normale, non alla sua maniera, anche se aveva
iniziato male con quella provocazione.
Lo avvolse con le
braccia e lo strinse, Lewis non oppose la minima resistenza, si
abbandonò al suo petto e lo cinse arrendendosi. Era bello per una volta
arrendersi. Ma lo era sempre con lui, solo con lui poteva. Mentre le
sue braccia lo strinsero senza dire più nulla, Lewis lo ringraziò fra
sé e sé.
“Come avrei affrontato
un solo giorno tenendomi tutto questo? Ora che lo do a lui so che posso
affrontare il domani serenamente.”
Seb iniziò a carezzargli la schiena.
- Io a Baku ho fatto la
stessa cosa, ricordi? - Disse calmo. - Siamo così, siamo piloti, c’è
l’adrenalina sul momento. Ma io lo capisco, tu lo capisci. Kimi, Val,
tutti gli altri piloti lo capiscono. Ed i meccanici che ci seguono. I
giornalisti possono capirlo ma non vendono notizie se lo fanno. E i
tifosi poi... non gli interessa capire. - Lewis sapeva che Seb aveva
ragione e si odiava per aver detto quelle cose e non voleva uscire da
quel bagno e sciogliersi da quell’abbraccio.
- Ce l’hai con me? -
Chiese poi mentre cercava di risolvere la cosa più importante. Seb
sorridendo dolcemente gli prese il viso fra le mani e lo sollevò verso
di sé guardandolo da vicino, sicuro e calmo.
- Pensi che ti
coccolerei se ce l’avessi con te? - Lewis sorrise chiudendo gli occhi,
poi tornò ad appoggiare la fronte sul suo collo.
- Solo noi due possiamo sopportarci. - Seb sorrise.
- Guarda che voglio il
pagamento in natura, dopo di questo eh? - Lewis rise contro il suo
collo tirando fuori la tensione e così alzò ancora la testa e lo baciò
di slancio. Seb accolse le sue labbra morbide che adorava, le fece sue
e rimase così per un po’ mentre i loro sapori si mescolarono dolcemente
e lentamente. Poi si separarono e si guardarono, i pollici di Seb
carezzavano il viso di Lewis, lo sguardo era pieno del sentimento ormai
incrollabile che nutriva per lui.
- Ce la farai come ce
la fai sempre. Poi farai passare un poco e vedrai che tutto tornerà a
posto con la gente. - Lewis annuì ancora un po’ amareggiato, ma più
leggero e fiducioso.
- Come sta il tuo
collo? - Seb si stupì di quella domanda repentina e Lewis si affrettò
ad aggiungere deciso: - Sul serio. - Seb così fece un sorrisino
colpevole.
- Vorrei strapparmi la
testa dal collo, mano a mano che l’adrenalina scende sento tutto.
Stanotte non dormirò. - Poi aggiunse con una tipica vena maliziosa. -
Beh se vuoi farmi da infermiere... - Lewis finalmente rise di gusto ed
il suo bel viso si illuminò mentre le ciglia avevano ancora delle
lacrime cristallizzate che Seb gli asciugò delicatamente.
- Se ti trattieni anche
domani posso farti un piatto che la mia nonna mi faceva sempre quando
stavo male, era una specie di magia! - Seb si illuminò nel sentirlo e
fece un gran sorriso da lupo affamato:
- Domani sono ancora
qua in Inghilterra perché ho un’intervista da registrare... - Esclamò
felice all’idea di potersi far cucinare qualcosa da lui, cosa che non
era mai successa. Lewis ritrovò l’entusiasmo alzando le braccia per
mettergliele intorno al collo, ma lo fece delicatamente carezzandogli
la nuca dolorante.
- Allora è deciso, verrai da me e ti farò la mia magia speciale! - Seb sogghignò malizioso leccandosi le labbra.
- Non vedo l’ora, in
cambio ti farò sorridere tutto il tempo, visto che ti conosco e sarai
giù ancora per qualche giorno. - E lo conosceva davvero bene.
Lewis suggellò il patto baciandolo per poi tornare a rilassarsi contro il suo petto, fra le sue braccia.
A volte era dura essere
Lewis Hamilton. Anzi, sempre. Adorava la propria vita ed era felice, ma
in certi momenti non poter essere sempre sé stesso era davvero faticoso
e brutto.
Però poi a salvarlo era Seb, con cui poteva sempre essere sé stesso in ogni modo e non era di certo una cosa da poco.
Seb guardò la copia
delle chiavi della casa che Lew aveva a Londra e alzò un sopracciglio
scettico, la stessa cosa che aveva fatto quando quella mattina prima di
uscire gliele aveva date lanciandogliele al volo.
“Questa cosa sa troppo di coppia!”
Ovviamente non si era mangiato la risposta acida:
‘Ah queste sì e quelle
di Monaco no?’ Monaco era la sua casa vera e propria, a Londra era una
delle varie che aveva sparse per il mondo, nemmeno Seb in realtà sapeva
quante erano.
‘Scemo! Lo sai perché!’ Aveva risposto dal bagno. Seb aveva riso e poi era uscito maledicendo Nico.
Nico era quel motivo.
Nico che viveva nello
stesso palazzo di Lewis a Monaco. Era così da molto e a quanto pareva
non voleva andarsene dalla casa che gli piaceva tanto solo per stare
fisicamente lontano da un idiota ed il punto era che non gli dava le
chiavi di quella casa per impedirgli di fare improvvisate.
“Ha paura che lo
incontro in ascensore e che lo ammazzo, ma se non lo ammazzo quando
gira per i circuiti perché dovrei farlo a casa sua?”
Seb era sempre molto logico. Finché non gli partivano i cinque minuti e diventava devastante facendo cavolate colossali.
Lewis evidentemente voleva evitare quelle cavolate colossali.
Suo malgrado, con un
dolore sempre più forte al collo che in una notte era solo peggiorato
nonostante le cure amorevoli di Lewis, e che in una giornata di
interviste di sicuro non era migliorato, mise la chiave nella toppa con
un ulteriore domanda nella testa:
“Che poi non ha senso
darmi la copia di questa casa visto che ci viene di meno ed in ogni
caso è più lontano da casa mia. Ma ancora meno senso ha darmele oggi
che lui è dentro e mi aspetta...”
Nonostante tutto questo
aprì da solo ed entrò felice di poterlo fare sentendosi il marito che
torna a casa dalla moglie dopo il lavoro.
L’appartamento di Londra dove Seb aveva dormito quella notte era un enorme e bellissimo attico grande, moderno e spazioso.
A mezzogiorno non
cambiava nulla dalla notte e dalla mattina se non la musica che usciva
dalle casse dell’impianto hi-fi. Seb si fermò alzando di nuovo il
sopracciglio scettico, poi impallidì ed iniziò a preoccuparsi.
“Oh Dio!”
La musica che usciva a
tutto volume non era esattamente la solita che Lewis ascoltava quando
era allegro, anzi. Erano le sue tipiche canzoni da depressione cronica.
Quella notte erano
stati insieme, Lewis era stato dolcissimo e gli aveva massaggiato il
collo leggero sapendo che non poteva fare molto per non rischiare di
peggiorare la situazione. Seb sapeva che era triste per il mancato Gran
Premio di casa perso, però cercava di mascherarlo per non essere
insensibile nei suoi confronti che invece aveva vinto dopo secoli che
una Ferrari non lo faceva a Silvestrone.
“Peccato che è un pessimo attore!”
Lewis non sapeva
mascherare, magari si mordeva la lingua e faceva determinate cose
diplomaticamente corrette, ma i suoi occhi erano molto spontanei e lui
aveva capito quanto male stava dentro. Aveva cercato di coccolarlo e
distrarlo con qualche cavolata, ma il dolore al collo l’aveva fatto
impazzire e così non si era impegnato tantissimo.
“Evidentemente non ha funzionato per niente! Sta proprio male!”
Dalle casse un mix di
Lana Del Rey, Rag ’n Bone Man, Jasmine Thompson, Hozier ed altri che
nemmeno aveva mai sentito, che si alternavano tutti in maniera uguale.
Era una playlist fatta da lui, probabilmente, proprio per le occasioni
da taglio di vena.
E questo voleva fare
Seb perché sentendo Mad World nella versione di Jasmine Thompson voleva
proprio spararsi. Il dolore al collo si riacutizzò improvvisamente.
“Ed io che speravo
stesse bene e mi facesse uno spettacolino porno che mi distraeva da
questo delirio. Il delirio ce l’ho davanti a me, non nel collo!”
Infatti entrò in cucina
e guardò dentro. Era ora di pranzo ed il caro Lewis era addirittura
vestito e Seb proprio non si spiegava come osava stare vestito in casa
mentre cucinava per lui.
E, appunto, cucinava.
“Almeno fa una cosa che ho sempre sognato di vedergli fare per me. Cucina!”
Aveva già preparato
alcuni manicaretti per lui in passato, ma non lo aveva mai guardato
cucinare e la cosa gli dispiaceva perché la trovava una cosa da marito
e moglie.
In quel momento una
parte di lui si sentì felice, Lewis comunque cucinava, l’altra colò a
picco perché cucinava vestito e non ballava tutto allegro come una
cinciallegra.
La musica era forte e
non l’aveva sentito, così sospirando andò allo stereo in salotto e
cercò il modo di inserire un’altra playlist, una di quelle come si
doveva.
“Come cazzo si fa?” Per lui era arabo.
C’era una specie di
stereo con un cavo che attaccava il suo cellulare che trasmetteva
quell’atrocità. Quando cominciò Skin di Rag N Bone, Seb alzò gli occhi
al cielo e tagliando la testa al toro tolse il cavo dal suo telefono e
lo attaccò nel proprio. A quel punto mise la playlist che ascoltava di
solito composta da canzoni movimentate e cariche di energia e allegria,
come quelle che ascoltava anche Lewis. Sì perché i due avevano anche
gli stessi gusti musicali.
R&B, Hio Hop, Pop, Dance, House, elettronica.
Quel tamarro di Don
Omar cominciò a battere la carica con Danza Kuduro e Seb con un gran
sorriso felice e furbo si raddrizzò vedendo le stelle per il collo.
Subito dopo spuntò un corrucciato Lewis con il mestolo in mano per
vedere chi aveva osato interrompere la sua vena distruttiva, fu a quel
punto che Seb si tolse la maglia improvvisando un balletto terribile e
rigido per il problema al collo.
Stava vedendo tutto il
firmamento, Seb, ma non si sarebbe fermato pur di vederlo sorridere.
Allargò le braccia e gli andò incontro sorridendo.
- Non faccio il ballo
egiziano perché non riesco a muovere la testa. - Asserì baciandogli la
bocca. - Però da qui in poi magari continui tu mentre io ti guardo
cucinare per me nudo e ballando! - Aggiunse mettendogli le mani sul
sedere sodo. Lewis non sapeva se ridere o indispettirsi per il cambio
di musica, ma poi si focalizzò sulla cosa più importante.
- Hai ancora tanto male? - Chiese preoccupato. Seb annuì.
- Confido nella tua
magia. E con magia intendo spogliarello, balletto e cucina! - Lo ripeté
perché voleva davvero che lo facesse ed anche se rideva Lewis capiva
che A stava male e B voleva quell’idiozia del ballo nudo in cucina.
- Non è molto igienico
che cucino nudo, eh? - Gli fece notare Lewis rimanendo fra le sue
braccia col mestolo prontamente sospeso per non sporcare nessuno.
- Allora mangerò
direttamente te! - Così dicendo lo morse sul collo facendolo squittire
e ridere mentre anche le sue mani si infilavano sotto i pantaloni
comodi facendoglieli cadere ai piedi. Dopo di quelli attaccò la maglia,
Lewis rise più forte, inevitabile vista tutta quella convinzione
nell’averlo nudo in cucina.
- Ehi aspetta che ho il
grembiule! - Sgusciò via Lewis lamentandosi, gli rifilò il mestolo in
mano e Seb lo tenne rispondendo speranzoso.
- Oh quello puoi
tenerlo. Solo quello però! - Lewis chiuse gli occhi e scosse la testa
sentendo le sue strane e bizzarre fantasie erotiche, perché era ovvio
che poi tutto quello sarebbe sfociato nel porno.
Ma dopotutto Seb aveva
vinto un Gran Premio difficile, ieri, ed oggi aveva un torcicollo
allucinante. Meritava un trofeo speciale.
Alla fine decise di
accontentarlo e quando si spogliò nudo, tenendo però i boxer ed il
grembiule, Seb finalmente tornò a sorridere acceso e illuminando tutto.
- Quelli te li tolgo io dopo! - Concordò soddisfatto. Lewis scoppiò a ridere riprendendosi il mestolo e tornando in cucina.
- Come è andata l’intervista, comunque? - Seb la liquidò in fretta sedendosi su una sedia.
- Bene. Non vedevo
l’ora di correre da te, ti immaginavo a ballare allegro e nudo mentre
cucinavi e se ora non mi accontenti poi mi vendico e sai che esagero
sempre quando mi vendico! - E Lewis lo sapeva eccome.
Perplesso si chiese
come ci si potesse accendere a comando, prese gli spaghetti per
versarli nella pentola dell’acqua che bolliva e quando incrociò gli
occhi in attesa di Seb che lo fissava come un mastino si allibì:
- Oddio ma sei serio? Come faccio a cucinare e ballare? - Seb piegò le labbra con aria di sfida:
- Non lo so, sei tu la star che fa tutto alla grande! - Provocò sempre con lo sguardo carico di aspettativa.
Lewis mise gli spaghetti per poi brontolare ancora poco convinto:
- Ma non mi viene tutto
così a comando... - Proprio a quel punto, sullo sguardo da cucciolo
ferito di Seb, la canzone cambiò e cominciò Calling Lose My Mind di
Sebastian Ingrosso, Alesso e Ryan Tedder e a Lewis partirono in un
attimo quei cinque minuti che di solito venivano a Seb.
Forse era stata la sua
faccia da cucciolo ferito oppure il fatto che quella canzone che
gridava che aveva perso la testa, era proprio perfetta per loro.
Comunque fece un trillo entusiasta con la voce e alzando il forchettone
per mescolare gli spaghetti, iniziò a ballare e saltellare accogliendo
con entusiasmo la canzone.
Girando su sé stesso
col forchettone in aria mentre saltava, lo vide sorridere felice, gli
occhi di Seb brillavano riempiendosi della visione che gli stava dando
e così Lewis decise che gliene avrebbe regalate altre.
Improvvisamente era
molto più importante esibirsi per lui e renderlo felice, piuttosto che
commiserarsi sul Gran Premio che voleva tanto vincere e che non era
andato bene.
Improvvisamente ogni
canzone che usciva dalle casse era troppo bella e troppo perfetta e
vederlo divertirsi e leccarsi le labbra mentre se lo divorava con gli
occhi, era la cosa più bella ed eccitante. Così come cucinare nel
frattempo, mescolare il guanciale pronto, metterlo a parte, sbattere le
uova mentre sculettava a ritmo e si abbassava rialzandosi di continuo
facendo twist.
E poi, lentamente, dopo
una canzone dietro l’altra, tutto andò via via meglio. I malumori, le
depressioni, le scontentezze si fecero offuscate. Via via solo il suo
bel sorriso felice, i suoi occhi che gradivano davvero molto lo
spettacolo privato che gli stava offrendo. Solo quella bellissima
giornata regalata con lui, solo quella, ora, faceva da padrone. Perché
Seb l’intervista l’aveva finita e sarebbe rientrato il giorno dopo a
casa inventando che invece l’impegno era durato un sacco in più.
Lewis ricordava quando
Seb gli aveva detto tutto felice di quell’occasione, non gli era
sembrato vero, gli era saltato addosso abbracciandolo ed aveva pensato
subito a qualcosa di speciale da fare insieme.
Invece l’aveva accolto con delle canzoni depressive ed un semplice pranzo che per fortuna non era più semplice.
Lewis lo occhieggiò rallentando i balli sfrenati per mescolare la pasta alla carbonara ormai pronta.
Sapeva quali erano i
piatti preferiti di Seb e la prima cosa che aveva pensato era stata
fargli uno di quelli, stranamente per quanto diversi erano accomunati
dalla passione per certe cose.
Quando presentò i due
piatti sgambettando ancora felice, guardò bene la sua faccia che si
animò di meraviglia ed una passione che andava ben al di là del piacere
per un balletto o per lui. La passione per il proprio piatto preferito
era sicuramente qualcosa di irrimpiazzabile.
- La carbonara! -
Esclamò Seb col suo splendido accento tedesco nel tentare di parlare
italiano in quel caso, Lewis rise e corse ad abbassare la musica per
poi sedersi ancora col grembiule ed in boxer.
- Allora ci ho azzeccato? Sapevo che adori la pasta ma ho fatto la mia preferita. - Seb sorrise ancora annuendo tutto felice.
- L’adoro proprio! - E quella che provava lui ora era una gioia che andava al di là di una bella notizia o una bella giornata.
Lewis si sentiva
stupido, ma era felice perché aveva fatto contento il suo ragazzo, di
per sé era tutto così apparentemente insulso, dopotutto uno era al
settimo cielo per un piatto che adorava cucinato dal proprio fidanzato
e l’altro lo era perché sempre il proprio fidanzato lo apprezzava.
“Siamo proprio
fregati!” Pensò ridendo fra sé e sé inebetito, ma poi Seb mangiò ed
iniziò a ricoprirlo di complimenti e alla fine chi se ne importava se
erano svenevoli e patetici? Quei momenti non erano così frequenti e
dovevano goderne più che potevano.
Cucinare e ballare per lui, farlo felice nelle cose più semplici.
Cose che normalmente
non si consideravano, si davano per scontate, ma per loro erano una
novità, quel giorno. Una splendida novità.
La magia ed il
romanticismo finì quando Lewis vide Seb divorare il piatto come un
maiale e, ruttando, chiederne ancora. A quel punto Lewis gli diede quel
che rimaneva del proprio e aspettandosi che lo rifiutasse e si
ricordasse le buone maniere, rimase shoccato nel vedere che invece lo
prendeva volentieri per mangiarlo tutto davvero. E l’avrebbe fatto se
Lewis non se lo fosse ripreso indicandogli di prendersi nella
spaghettiera il bis che aspettava solo lui.
- Ah ma allora ne avevi fatta in più! -
- Non sono bravo nel pesare le cose. -
- Meno male! -
- Ti piace? -
- È spettacolare! -
Già, si disse Lewis gongolando di una stupida gioia. Erano proprio fregati!
Il collo lo stava
facendo impazzire, non voleva che Lewis si spegnesse perché l’aveva
riacceso con una certa fatica. Odiava vederlo giù, ma era il bello di
quel ragazzo.
Viveva ogni cosa con
tutto sé stesso e quando ci teneva tanto a qualcosa e poi non andava
come voleva, ci stava male e non poteva farne a meno. In pubblico
cercava di mascherarlo per non essere criticato, perché lo accusavano
di essere un bambino capriccioso, ma non ci riusciva bene perché era
molto espressivo.
Seb odiava quando lo
criticavano, se non facevi nulla allora te ne fregavi e ti mettevano in
croce, se invece te la prendevi allora eri un bambino capriccioso.
Il punto era, e lo
sapeva benissimo, che per stare bene la gente criticava chi viveva il
proprio sogno. Perché loro erano a casa a guardare qualcun altro che lo
faceva al posto loro, perché erano gli sfigati perdenti e poter
criticare chi invece era in pista era l’unico modo per non sentirsi
troppo insignificanti.
Seb lo capiva
razionalmente e più di tanto non ci dava peso, ma quando sentiva che
criticavano Lewis aveva una voglia matta di insultare tutti.
Una volta aveva parlato
al suo posto e lo aveva difeso a spada tratta. Cioè lo faceva sempre in
qualche modo, ma magari passava un po’ inosservato. Quella volta del
dickhead di Lewis a Max, a Seb era partito un embolo e non si era
proprio trattenuto. L’aveva difeso davanti a lui. Di norma diceva cose
carine solo se lui non era lì vicino.
Si stava massaggiando
il collo con una mano, seduto in poltrona in attesa che Lewis portasse
il caffè con la promessa di continuare lo spettacolo di prima facendo
anche cose sconce. Il dolore era proprio forte, non aveva avuto tempo
di recuperare perché avrebbe dovuto stare fermo e col collo caldo, ma
non era stato fermo per via della gara e quel giorno era uscito di casa
e bene o male finivi per sforzare sempre se non ti rintanavi in casa.
Non pensava di riuscire a fare molto con Lewis ma si sarebbe sforzato. Per lui quello ed altro.
“Forse se prendo un antidolorifico almeno sopravvivo fino a domani...”
Non finì di pensarlo che al posto della propria mano, altre due scivolarono sulla sua pelle delicata.
Seb prima si era tolto
la maglia ed era ancora a torso nudo, così le mani partirono dal collo
e scesero sulle spalle e poi andarono dietro sulla cervicale.
Seb chiuse gli occhi rilassandosi sullo schienale della poltrona.
- Dio Seb, sembri in rigor mortis! - Esclamò Lewis facendolo ridacchiare.
- Ed io che mi sono anche rilassato al tuo magico tocco! - Lewis rise.
- Non posso fare gran
ché perché il collo non va toccato. - Disse poi ritirando le mani, ma
Seb le prese prima che sfilassero via definitivamente e se le portò
alle labbra baciandole insieme, poi se le posò sul collo, ai lati,
proprio sotto le orecchie.
Lewis intuì che voleva
continuasse, così sorridendo intenerito rimase lì a coccolargli i lobi
con le dita, una delle cose che chiunque adorava.
Seb infatti si rilassò ancora meglio e chiuse gli occhi, mentre le canzoni continuavano a susseguirsi nello stereo.
- Dobbiamo organizzare
cose così più spesso. Non è difficile inventarci interviste o eventi a
cui partecipare, no? - Disse Seb con voce quasi spenta perché
finalmente il male al collo era contrastato dalle piacevoli dita di Lew
sui lobi.
- Beh, se però poi non
escono interviste o eventi è difficile spiegare, dico per te... - Seb
fece un broncio poi fece un gesto con la mano perché a muovere le
spalle non se ne parlava più.
- Sì beh ma Hannah non legge e non vede tutto quello che faccio in realtà... -
- Tu e lei avete un rapporto strano... - Commentò Lewis sempre rimanendo in piedi dietro di lui e la sua poltrona.
- Tu hai un’idea di
coppia un po’ troppo appiccicosa e idilliache, ma le coppie, quelle
vere intendo, funzionano solo se entrambi hanno il loro mondo e non
sanno tutto uno dell’altro. - Era vero, si disse Lewis. Anzi, poteva
supporre che lo fosse, non ne sapeva abbastanza in realtà visto che una
relazione, quella con Nicole, era stata un tentativo fallito di vita
normale e quella con Nico, due nomi una garanzia di brutti finali, era
stata la peggiore in assoluto che una persona potrebbe avere.
- Però tu e lei non
siete una coppia vera visto che tu stai con me, no? - Lewis era curioso
di sapere le loro dinamiche, era geloso chiaramente, ma era anche
curioso.
Seb purché lui continuasse con le sue dita magiche a ricoprirlo di brividi, gli rispose facendolo contento:
- No non lo siamo, però
per lei sì. Cioè lei ha capito che tipo sono. Io non sono mai stato
consacrato a lei, lei non lo ha mai saputo o forse lo ha intuito ma le
è sempre andato bene quello che le davo. Come moglie e madre dei miei
figli non le ho mai fatto mancare nulla, siamo equilibrati insieme,
ognuno ha i suoi spazi e sappiamo come essere sereni insieme. -
- Mi sembra di sentire
di una coppia di amici che convive da anni. - Asserì onesto Lewis. Seb
non rispose, non sapeva cosa dire, non poteva dire se una coppia che
non si tradiva era diversa da loro ed in cosa. Pensava ai suoi genitori
insieme da anni, ma che ne sapeva se si erano mai traditi o quanto
erano stati felici insieme?
- Io e Nicole siamo
stati insieme per sette anni, ci ho provato molto all’inizio, mi
piaceva ed ero convinto di poter vivere una storia vera, raddrizzarmi
per così dire... Nico premeva perché dovevamo sembrare normali, che
nonostante stessimo insieme dovevamo avere una famiglia e quelle cose
lì. Io non so se l’ho cercata per far contento lui o cosa, ma
all’inizio stavo bene con lei. Però poi niente, non è mai diventato
amore, quella non è la mia natura. Mi sono reso conto che era assurdo
quello che voleva Nico. -
- Nico voleva una
copertura per entrambi, per poter essere sicuri di non essere mai
scoperti. E sapeva che sei gay e che quindi non ti saresti mai preso da
lei. Non ti permetteva di certo di andare con altri ragazzi... - Si
inserì seccato Seb di quel discorso. Lewis lo sentì di nuovo teso sotto
le dita, così risalì sul viso e glielo carezzò leggero e dolcemente,
sempre rimanendo in piedi dietro di lui.
- Ma voglio dire, alla
fine con Nicole era il rapporto che tu mi hai descritto con Hannah ma
ne eravamo entrambi consapevoli. Molto prima io e lei ne abbiamo
parlato e lei mi ha chiesto di andare avanti ancora un po’ per
questioni di notorietà e cose così. A me andava bene, mi faceva comodo
avere una bella ragazza accanto che sapeva di me e che mi copriva. Poi
abbiamo deciso che era ora di smettere, ma siamo rimasti amici, è
successo tutto in serenità. -
Seb ascoltò e capì il motivo per cui lo diceva.
- Io ho dei figli. Noi
siamo andati oltre, la mia è una situazione più particolare. Il mio non
era un tentativo di normalità, la mia è cultura. Lei è la mia ragazza
del liceo, l’unica che abbia mai avuto. Io vengo da un ambiente come
molti altri che prima o poi ci si sposa e si fanno figli, non ci sono
discussioni, è così. Io non ho mai pensato di fare il diverso, non mi
interessa fare il ribelle e queste cose qua. Ho sempre pensato di dover
fare famiglia e lei mi conosce e mi andava bene. Tutto qua. -
- Questo è un accordo
matrimoniale, Seb. Non un rapporto d’amore. - Seb tirò una delle sue
due mani di lato facendolo girare intorno alla poltrona fino a farlo
sedere sul bracciolo e scendere sulle sue gambe come una principessa
che a volte gli piaceva fare.
Lew lo assecondò senza
buttarsi a peso morto, poi una volta seduto in quel modo storto su di
lui, lo guardò in attesa della sua conclusione.
- Certo che non è amore, amo te. - Ed ecco come si chiudeva una conversazione!
“Quanto sei stronzo,
sai proprio come chiudermi la bocca ed uccidermi! Adesso chi ha voglia
di ballare e fare porcherie? Voglio piangere perché mi hai demolito con
questo.”
Seb si mise a ridacchiare e lo baciò.
- Non serve che dici
niente, si legge tutto nei tuoi bellissimi occhi che per inciso sono
lucidi di commozione. - Lewis così fece una smorfia deliziosa cercando
di respingere quel momento di fragilità.
- Tu lo fai apposta,
sai come vincere una conversazione, infili ‘ti amo’ e la fai facile! -
Seb rise più forte e lo baciò di nuovo, ma Lewis gli mordicchiò la
bocca opponendo un po’ di resistenza, pizzicandogli anche le guance.
- Oh guarda che oggi sono disabile, non puoi maltrattare i disabili. -
Lewis cingendogli il collo delicatissimo con un braccio, gli mordicchiò l’orecchio.
- Tu sei disabile in
testa, ma ti amo lo stesso. - Con lui non potevi mai essere
pronto, non lo eri davvero nemmeno se lo conoscevi.
Con lui potevi essere
sicuro solo di una cosa, che prima o poi finivi a boccheggiare shoccato
per qualcosa ed era così bello vivere in quel modo, senza sapere cosa
ti poteva capitare, ma sicuro che sarebbe stato bello. Quasi sempre,
insomma.
Tendenzialmente bello, ecco!
- Ehi, mi canti
qualcosa? - disse poi improvviso Seb, Lewis si raddrizzò e lo guardò
per capire se era serio. Sorrideva ma era serio. Ovviamente.
- Così di punto in bianco? -
- Puoi riscaldare la voce se ti serve... - Che domande idiote!
Lews gli pizzicò un capezzolo, Seb gemette e poi gli lanciò un altro bacio.
- Dai dai dai fai
contento questo povero disabile derelitto! - Pregò come lo scemo che
era, Lewis alla fine con un gran sospiro decise che per quel giorno e
quello soltanto l’avrebbe viziato fino in fondo.
Saltò in piedi ancora in boxer com’era e prese il telefono di Seb ancora attaccato allo stereo, scorse la sua playlist.
- Avanti, cosa devo cantare? - Seb ci pensò un momento e poi rispose:
- Michael! - Esclamò convinto. Lewis sorrise.
- E Michael sia! - Altra cosa che avevano in comune.
- Col balletto eh? -
- Pure! -
- Certo, vai a mettere il suo cappello, so che ce l’hai! - Ed aveva anche ragione.
- Guarda che io ballo,
canto e cucino, ma poi tu mi dovrai anche ripagare in qualche modo,
sai, signor disabile derelitto! - Disse Lewis scherzando mentre andava
a prendere il cappello e si preparava per l’esibizione che ovviamente
sapeva fare benissimo.
- Non vedo l’ora! - Ovviamente non avrebbe potuto rispondere in un altro modo.
E lì poco prima di
cominciare Lewis lo guardò con gli occhi che brillavano solo perché lo
fissava e capì che l’avrebbe viziato quel giorno, quello successivo e
tutti gli altri a venire. Perché quella gioia nei suoi occhi era ormai
la sua nuova benzina e dannazione, non era mai stato più felice di quel
periodo.