NOTE:
e buongiorno! Bene, questa fic l’ho scritta in 2 tempi, una era il
sabato del GP dell’Austria, quando Seb aveva fatto podio in qualifica
con Lew, ma poi è stato penalizzato per una cagata, così seccata ho
scritto la prima parte con Lewis che consola Seb, poi la seconda la
domenica dopo il GP dove Seb ha fatto podio (senza vincere) e Lew è
uscito per problemi alla macchina. Le cose che Lewis dice a Seb sono
uguali a quelle che ieri (GP di Germania) i due teneri cucciolini hanno
detto nelle loro interviste, (‘possiamo controllare solo il domani, il
passato ormai è andato’ il senso delle loro frasi era sempre questo)
solo che io l’ho scritto prima di loro, per cui mi hanno copiato! :-P
Buona lettura. Baci Akane
C’è un momento, c’è un
momento preciso in cui sento tutti i nervi tendersi ed i muscoli avere
una specie di spasmo, la mascella si contrae e penso di avere un lampo
nello sguardo che assottiglio.
È un momento in cui sento di poter perdere il controllo, ne sono quasi sicuro.
Poi non succede, prendo
un respiro molto profondo ed annuisco davanti a Maurizio che continua a
spiegarmi paterno cercando di calmarmi.
- Non è stata colpa tua
questa volta, non abbiamo comunicato in tempo con te e poi comunque
siamo tutti d’accordo nel dire che è una penalità che non ci sta perché
non hai influito in alcun modo sulla prova di Saintz, non c’erano degli
estremi. I precedenti avvenuti in casi simili non erano davvero come
quello di oggi, perché le altre volte sono state influenti sulle prove
degli altri piloti colpiti, ma oggi... - Maurizio continua a parlarmi
ed io sospiro profondamente e mi sembra di potercela fare.
Annuisco e poi mi
strofino la faccia con le mani cercando qualcosa da dire per non
preoccuparlo, per far sì che mi lascino in pace.
- Va bene, si sa che con le grandi case sono più severi... -
- Con la Ferrari... - Corregge lui, da qui vedo una vena saltargli sulla tempia e sorrido dandogli una pacca sul braccio.
- È il prezzo da pagare
per essere i migliori! - Solitamente è vero, e magari è proprio così.
Però in ogni caso dà fastidio. Sembra che quando non abbiamo problemi
con la macchina, qualcosa si debba mettere in mezzo alle nostre
vittorie. Purtroppo a volte sono io, preferisco essere io il colpevole
diretto delle mie penalità perché così incolpo me stesso. Sono io che
ho il potere di far bene o male e se faccio male deve essere colpa mia,
deve dipendere da me.
Ma in cose così dà
fastidio perché non dipendeva da me, nella condizione in cui ero non
potevo evitare quanto successo e quando si verificano situazioni così è
irritante.
Maurizio pensa che
l’abbia presa bene, così mi fa andare ed io finalmente posso ritirarmi,
dirigendomi in hotel perché per oggi abbiamo finito tutto quello che
dovevamo fare.
Mentre raggiungo
l’albergo in bici, vorrei mettermi a correre per sfogare questo
fastidio che ho dentro, ma sicuro che qualcuno mi guarda. Sicuro che
poi finirei in qualche guaio, io sono Sebastian Vettel, non c’è niente
che io posso fare senza che venga messo sotto investigazione! Anche se
starnuto sono sotto investigazione!
Se vedessero anche solo
un piccolo atteggiamento particolare con Lewis sarebbe la fine, la
fine! Troverebbero una postilla in qualche regolamento che vieta di
farsi i propri rivali!
Faticando a trattenermi
per strada, arrivo in hotel e mi dirigo silenzioso in camera, saluto
sorridendo chi incontro e sono davvero bravo a trattenere e mascherare
anche se vorrei uccidere qualcuno, in questo momento.
Finalmente entro in
camera, ho un secondo, un solo secondo o forse nella realtà è di più,
per poter tirare fuori tutto quello che ho dentro od ingoiarlo
definitivamente e farmene una ragione.
Un secondo.
Un momento.
Decido che non ne vale
la pena, non sono una vittima, odio agire da vittima e accusare il
mondo, odio fare sceneggiate, odio andare avanti coi se e coi ma.
Scuoto la testa e
scrollo le spalle, mi tolgo il cappellino, lascio cellulare e chiave su
un mobile vicino alla porta e mi tolgo le scarpe che lascio in ordine.
Poi bussano alla porta.
Sollevo gli occhi al cielo, ma se non apro finisco sotto investigazione, probabilmente.
Così apro e tiro un respiro di sollievo quando vedo il visino dolce di Lewis con la sua aria da cucciolo dispiaciuto.
Sorrido sovrapponendo
queste sue versioni con le immagini pubbliche di super macho tamarro e
frivolo. Gli piacciono le cose alla moda, è un modello eccezionale, fa
espressioni da stupro. Poi lo vedi qua e sembra un’altra persona.
- Mi dispiace, ho
saputo. - Così voglio scherzare perché è sempre la cosa migliore, non
voglio appesantire i momenti di nessuno, specie i nostri, perché poi mi
chiedono come sto e vogliono che io mi apra ed odio farlo.
Per un momento le vecchie abitudini restano.
- Le voci corrono in
fretta a momenti lo sapevi prima di me! - Rido un po’ troppo e Lewis
chiudendosi la porta alle sue spalle mi viene incontro allungando le
braccia che porta al mio collo, mi cinge e mi stringe di forza mentre
io cerco di essere evasivo.
- Dai, vedrai che
domani fai la gara dell’anno! - E lo dice contro sé stesso, è questo
che mi piace di lui, che ci tiene davvero a me. Non viene prima la sua
carriera.
Quando sento le sue
labbra sul mio orecchio che mi dicono questo, è come se mi tagliassero
i fili e tutta la mia bella intenzione di non permettere a tutto questo
di uscire, va al cesso e lo allontano cominciando a scuotere la testa.
Vorrei parlare subito, ma sorrido ironico ed incredulo guardando in
alto, poi alzo le mani e comincio a camminare per la camera, Lewis non
mi insegue, sta lì fermo paziente e aspetta. Forse voleva questo perché
sa che è meglio così.
Immagino abbia ragione.
- Io non voglio pensare
che la FIA sia di parte, eh? Perché penso che sia nel loro interesse
avere un mondiale interessante, però a volte, sai, è troppo! Io sono il
primo a prendersi le proprie responsabilità. Ci sono volte che sbaglio,
ci sono volte che perdo la testa, ma oggi non è successo niente,
capisci? Io non ho fatto un errore di mia responsabilità e comunque non
ha influito sulla prova di Carlos, lui stesso lo ha ammesso! Ci sono
stati errori più gravi di altri piloti non sanzionati! E poi il
regolamento è questo, ma quando è stato applicato per questa stessa
situazione in passato il pilota colpito dall’altro era stato
influenzato nella sua corsa in modo attivo, mentre in questo caso non è
successo. Io non capisco a volte... è come se... - Alzo gli occhi al
cielo dopo aver tirato fuori tutto questo senza respirare e finalmente
lo faccio, e sospiro chiudendo gli occhi sgonfiandomi, improvvisamente
stanco di tutto questo. - Io corro per divertirmi, capisci? Io corro
perché mi piace correre, perché niente mi dà la stessa sensazione e lo
farò finché continuerò a farlo. Ma a volte certe cose, questi pesi e
misure diverse... mi fanno dimenticare quella sensazione. -
E questa è la cosa più sincera che poteva uscirmi, la cosa più vera.
Lewis spalanca gli
occhi e vedo della sana preoccupazione per me, aspetta due secondi poi
si avvicina a me e con dolcezza mi carezza il viso.
- Però domani salirai
sulla macchina e la sentirai di nuovo quella sensazione. Ti
concentrerai solo su quella. Il resto lo escluderai, non esisterà la
FIA, le regole, i pesi e le misure e quel che è stato. Esisterà solo
quella sensazione, quella per cui tu corri. - Queste parole mi
colpiscono e mi penetrano, mentre me le dice le sento come poche
consolazioni in passato ho sentito.
Non dico niente, per
qualche minuto. Lo guardo e lui continua a carezzarmi e non fa altro
prima di capire come io stia, così stringo le labbra disilluso.
- Lo spero. A volte ho
paura di non provarla più. Ho paura di quel giorno, sai. Il giorno in
cui sentirò di non voler più correre. Perché io ora lo amo troppo ed ho
paura un giorno di non volerlo più fare. Che persona arriverò ad essere
per non volerlo più? Come si può arrivare a quel punto? E quando
succedono cose così mi spaventano. E se mi trasformano in quello che
non voglio diventare? Quello che odia ciò che ama? - Lewis batte gli
occhi un paio di volte colpito di nuovo da quel che dico e dalla mia
profonda onestà, nemmeno io sapevo di provare questo e di aver bisogno
di dirlo, ma succede e mentre lo faccio mi sento meglio. Non ho più
quel peso dentro, non mi sento schiacciato, soffocare, il nodo non c’è.
Sto meglio, me ne rendo conto mentre lui mi stringe la mano perdendosi
nei miei occhi con un’intensità che solo lui conosce.
- Non ci arriverai. Tu
amerai per sempre quel che ami oggi. - Scuoto la testa, lui è il solito
ottimista e positivo, ma io non sono così. Essere ottimisti non ti
previene dalle batoste. Io sono pragmatico e realista. Esiste solo
l’oggi e l’ora.
- Non lo sai. Può succedere. - Rispondo secco cercando di ritirare la mano, ma lui la trattiene con forza e risponde sicuro.
- Non ti succederà
perché ne hai paura. Hai paura di questo e finché ne hai paura
significa che non capiterà. Perché ti importa, capisci? Ti importa non
diventare quello che odia ciò che ama. È quando non ti importerà più, è
quando non ne avrai più paura che dovrai preoccuparti, non finché ne
hai. È come quando hai paura di morire. È quella che ti tiene in vita,
specie quando facciamo cose così pericolose. Sai... la mia paura più
grande invece è di perdere chi amo in una gara. Un incidente come
quello di Senna. Che capiti a chi amo. Che possa capitare a te. -
Quando lo dice mi demolisce del tutto.
- Questo è un colpo
basso. - Dico piano, volevo sorridere e scherzare per alleggerire la
situazione, ma il nodo è risalito di nuovo, non è pesante come prima, è
leggero, è commovente. Lui sorride con gli occhi lucidi e penso che
veda i miei, li sento bruciare.
- Lo so, ma tu ti sei
denudato con me a tradimento ed io dovevo fare lo stesso. - Così gli
prendo il viso fra le mani, la sensazione che mi dà la sua pelle sotto
le dita è sempre meravigliosa.
- Le paure ci
permettono di rimanere noi stessi, vivi, le persone che vogliamo
continuare ad essere. - Commento quindi riprendendo le sue parole molto
sagge. Lewis sorride ed annuisce, così gli bacio delicatamente le
labbra. - Ti amo anche io. - Non è la prima volta che glielo dico. La
prima volta ho fatto un casino, ormai riesco a dirglielo senza fare un
macello.
Lewis è davvero
commosso ma riesce a non piangere. Mi abbraccia e mi bacia a sua volta
con trasporto, come se avesse bisogno di sentire le mie labbra sulle
sue, come io l’ho appena avuta.
Poi nasconde il viso
contro il mio collo ed io faccio lo stesso annusando il suo profumo. Mi
rilasso sentendo il suo corpo appoggiato a me, la sua stretta, i
battiti del suo cuore sotto le labbra. Chiudo gli occhi.
- Non puoi cambiare
quello che è successo e quel che fanno gli altri, le scelte, le
ingiustizie, gli errori vari... li hai fatti, li hanno fatti, sono cose
successe. Però puoi pensare a quello che succederà domani, puoi
lavorare su quello, puoi fare in modo di fare una gara perfetta e far
vedere a tutti chi è Sebastian Vettel. E puoi divertirti nel farlo. -
Sorrido dolcemente, la mia forza.
Questo ragazzo sembra
quello fragile nel privato, mentre fuori in pubblico sembra uno
sbruffone, magari di quelli poco seri solo perché gli piace godersi la
vita.
Ma la verità, il vero Lewis non è né quello frivolo né quello fragile.
Il vero Lewis è quello solido, forte e attento, attentissimo a tutto.
Il mio Lewis è quello che ti aiuta e non importa cosa. Lui c’è.
Mi separo per guardarlo di nuovo e mi imprimo questo momento, questa sua espressione e queste sue parole.
- Il ieri è andato. C’è
l’oggi e c’è il domani. - ripeto. Lui annuisce. - Non sono sicuro di
meritarti. - Lewis così ride ed amo tanto la sua risata, ridi sempre
perché così ci sarà sempre qualcosa che mi va bene.
Ti voglio sempre nella mia vita, caro Lewis Hamilton.
- No non mi meriti, ma
io mi elevo coi casi senza speranza e mi conquisto il mio paradiso! -
Così scherzando anche lui come sa che io preferisco, gli pizzico le
chiappe che mi appartengono e gli mordo la spalla, lui squittisce e
ride insieme cercando di divincolarsi, ma poi finisce che si appende al
mio collo e tira su le gambe intorno alla mia vita, io lo stringo e lo
sollevo e versione scimmia me lo porto sul letto, lo stendo sotto di me
e gli salgo sopra.
Dopo le nostre labbra non si separano, così come i nostri corpi.
Dopo siamo solo io e lui che stiamo meglio.
Io di sicuro.
Quando lo sento non ci credo.
Me lo dicono in radio e chiedo se scherzano, ma è tutto vero.
Entrambe le Mercedes
ritirate per problemi al motore. Per un momento mentre corro non so se
sono più felice per me o dispiaciuto per Lewis.
Io amo vincere, ma amo vincere su di lui. E poi amo lui.
Diciamo che ho imparato a separare cuore e testa, il Seb innamorato dal pilota.
Quando prima l'ho
superato ero felice e al settimo cielo, lui è il migliore insieme a me
ed è molto diverso da me come pilota, lui è pulito e veloce, io sono
uno che rischia e non sono sempre pulito, anzi.
Per cui quando lo vinco io sono felice, quelle sono le giornate migliori per me, le vittorie che mi godo sul serio.
Sapere che lui esce mi
fa uno strano effetto, forse dovevo essere più felice perché se faccio
podio torno primo nel mondiale, ma è che esserlo così, perché lui esce,
non me lo fa godere molto.
Penso di essere fatto
in modo un po' strano ma chi gareggia a grandi livelli per il piacere
della gara e della competizione, non può godere nel vincere così.
C'è chi lo fa per la
gloria, i trofei, i soldi, la storia. Quelli così non pensano a come
vincono, basta vincere e non godono in vittorie più di altre.
Io però corro per la competizione ed è battere i migliori che mi fa godere.
Oggi sono sul podio e
torno in testa al mondiale, di certo dopo ieri non lo pensavo
possibile, un po' magari Lew ha fatto la magia ieri sera. Mi sento in
colpa, oggi ero sereno e concentrato e mi sono goduto la corsa e mi sto
immaginando Lewis triste, arrabbiato, depresso e con gli occhioni
lucidi che non ha voglia di fare niente della sua vita fino al prossimo
weekend. Così il pensiero più forte che ho ovviamente è trovare un modo
efficace per consolarlo. Lui l'ha fatto per ben due volte ed una
migliore dell'altra.
Domenica scorsa con quelle story ammiccanti, ieri con tutte quelle belle parole.
Io non sono così bravo,
non sono sentimentale e filosofico. Io sono una persona terra terra.
Non riesco a dire 'ok vincerò' prima di una gara, io dico 'vedremo, ci
provo.’
Come lo consolo, come gli restituisco il sorrisone?
Beh non devo pensare cosa farebbe lui ma cosa farei io, cioè voglio dire... In cosa sono bravo?
A farlo ridere. Io sono un idiota, no?
Penso alla sua boccuccia rivolta verso il basso.
E sono anche un maniaco.
Ok, so come lo tirerò su!
Non che sia facile
raggiungerlo, visto che la Mercedes ha fatto disastro so che andranno
via stasera stessa e non si tratterranno di sicuro, per cui appena
faccio le solite cose di rito la mia testa inizia a pensare a come fare
per raggiungerlo prima che se ne vada e siccome sono una persona
ingegnosa, gli scrivo un sms.
'5 minuti stanzino delle scope!'
Mi sono sprecato, ma era la sola cosa che mi è venuta in mente.
'5 minuti nel senso che ci metterai solo quelli oppure intendi che devo essere lì fra 5 minuti?'
Leggo la sua risposta e mi aggrotto mentre mi incammino in fretta, così seccato rispondo:
'Fra 5 minuti Lew dai cazzo!'
'Ma poi quale sarebbe lo stanzino delle scope?'
'Quello con le scope dentro!'
Ora lo uccido!
'Ma allora sei un genio!' Percepisco una vena polemica, io invece ne ho una omicida!
'Senti se non vuoi che ti trombi prima di andartene dillo subito!'
La mia risposta la
mando un attimo prima della mia mano che apre il famoso stanzino delle
scope che è la stanza magazzino dove c'è tutto il materiale per le
pulizie dell'interno del circuito.
La porta fa un tonfo
che se non mi vedono entrare qua è un miracolo, ma la faccia che ride
di Lewis mi spegne subito dalla voglia di ucciderlo e torna quella di
scoparlo!
- Allora eri già qua! - chiudo la porta e ci ripenso: - E non hai voglia di tagliarti le vene! -
Esclamo shoccato mentre mi avvicino.
Lewis in mezzo a scope, mocci, secchi, carrelli ed armadi con detersivi, sembra un fiorellino. Ha ancora la tuta addosso.
Lo vedo ridacchiare mentre solleva le braccia intorno al mio collo in quel suo tipico modo che mi piace da matti.
- In realtà l’avevo, ma
poi il tuo messaggio per nulla romantico e privo di tatto come al tuo
solito mi ha fatto sorridere! - mi imbroncio mentre invece di
abbracciarlo gli apro la tuta davanti e lui rimane con le braccia alte
sulle mie spalle a ridacchiare beato.
- Che dovevo dire? - Lewis ride più forte ed io mi sciolgo in un altro sorriso.
- Beh non so, ma 5 minuti e scope non è che sia il massimo! -
- Ma non starò mica solo 5 minuti! -
Lewis scuote la testa
ridendo ancora, intanto le mie mani hanno avuto ragione della sua tuta
e mentre gliel'abbasso dalle braccia che tira giù per aiutarmi,
risponde:
- Voglio vivamente sperare, mi merito più di 5 minuti! -
- Per motivarmi a
durare di più potresti farmi la faccia che avevi prima del mio
splendido messaggio insensibile? - Dico mentre le mie mani arrivano al
suo sedere sotto la tuta non così grossa e larga da non aiutarmi ad
immaginare quanto sia bello quel che ora sto toccando. Palpeggio a
piene mani ben felice mentre i suoi glutei sodi ed alti sembravano
aspettare solo me.
Lewis prima ride e poi
fa la faccia triste col broncio depresso e gli occhi da cucciolo che mi
fanno morire. Così leccandomi le labbra apprezzo.
- Oh non fare così,
vedrai che la prossima andrà meglio... - dico quindi finendo per
baciargli il collo. Sento il sapore salato della sua pelle sudata, io
invece so di champagne. Lui piega la testa di lato mugolando.
- Pensi che vincerò? -
Chiede sensuale mentre apprezza la mia bocca sul suo collo e la lingua che risale sull'orecchio a leccarlo:
- Nemmeno morto, io
intendevo che andrà meglio perché almeno finirai il GP senza uscire
prima! - così dicendo rido contro il suo collo mentre lo sento
lamentarsi e picchiarmi con una manata sul sedere. Poi torno a
rabbonirlo succhiandogli gli orecchini che si tocca sempre quando pensa
tanto a qualcosa da dire.
Io mi tocco la nuca ed il cappellino per esempio.
Questa cosa penso che lo rilassa di nuovo.
- Come inizio di
consolazione stai andando sempre peggio, sappilo! - dice malizioso,
mentre si capisce che però gli piace la mia bocca addosso e la mano
sotto i suoi splendidi boxer.
- Cercherò di impegnarmi! -
Dico ridendo per poi scivolare giù in ginocchio davanti a lui ed occuparmi di una delle sue parti che preferisco.
Gli abbasso i pantaloni
della tuta fino alle cosce e non più giù, poi prima di togliergli anche
i boxer bianchi che per inciso gli stanno divinamente, mordicchio il
suo capolavoro attraverso la stoffa. Il suddetto capolavoro non sta
tranquillo per molto infatti lo sento che inizia a scaldarsi, così mi
decido e gli abbasso anche la stoffa. Lewis sospira d’accordo con la
mia decisione, gli prendo l’erezione in mano ed inizio a masturbarlo
mentre lo guardo e me lo mangio prima con gli occhi. Cresce sempre più
fino a che la forma diventa davvero invitante ed allora inizio a
leccarlo dalla punta, scendendo su tutta la lunghezza che non è poca e
finalmente lo avvolgo per bene con le labbra. Lo sento sospirare e mano
a mano che succhio più intensamente, lui spinge il bacino nella mia
bocca. Adoro quando fa così ed adoro quando poi le sue mani finiscono
sulla mia nuca e mi attirano a sé e adoro ancor di più quando geme e mi
chiama.
Ma posso fare di
meglio, così prima che si liberi mi interrompo, non sembra tanto
d’accordo, ma senza alzarmi lo giro di schiena e gli abbasso anche la
parte posteriore.
Altra zona che mi fa diventare matto.
Sorrido soddisfatto
mentre dal leccarmi le labbra passo a leccare lui e la sua fessura, mi
immergo e ci perdo tutto il tempo che mi va.
Tutto quello che mi piace di lui è mio e visto che mi piace tutto di lui, voglio che se ne ricordi.
Ed anche oggi se lo ricorderà.
Anche se forse
l’obiettivo era consolarlo e non ricordargli che è mio. Ma spinge le
natiche verso di me chinandosi ed inarcandosi perché mi sa proprio che
non ce la fa più, lo vedo toccarsi da solo per avanti e così mi lecco
la mano e mi strofino l’erezione già eccitato, ripeto fino a che non è
sufficientemente pronto e poi mi alzo dietro di lui. Lewis trattiene il
fiato, si torce verso di me, mi guarda da sopra la sua spalla, si morde
la stoffa bianca della maglia della Mercedes. Mi sporgo e gli bacio la
punta del naso, che ovviamente adoro come il resto di lui.
Poi l’afferro poco gentilmente per i fianchi e con una spinta virile gli entro dentro.
Ciao mondo. Addio. Sono stato bene, ma sono morto ancor meglio!
Morire con un orgasmo
in Lewis è un bel modo di morire. Mentre lo penso mi muovo in lui
sempre più intensamente, il controllo scema velocemente, perdo
totalmente la testa, specie quando si muove contro di me tenendosi a
questo carrello per le pulizie che fa un chiasso che a momenti verranno
a vedere che succede.
Più io affondo, più lui
geme forte tanto che devo mettergli una mano sulla bocca che aperta
decide di leccarmi. Ed invece di zittirlo, mi faccio succhiare le dita.
Non ce la posso fare.
Gli mordo la spalla e
lo sento tendersi sotto di me, ha degli spasmi impercettibili e capisco
che viene, questo mi dà il colpo di grazia perché poi mi libero anche
io.
Non so se erano 5 minuti o più, ma è stato maledettamente bello.
Gli circondo la vita da
dietro e lo abbraccio appoggiandomi a lui che a momenti va giù con
tutto il carrello, così ridendo ci stacchiamo e ci appoggiamo su un
armadio più stabile, ci mettiamo uno di fronte all’altro mentre abbiamo
approfittato per tirarci su i pantaloni.
Lo bacio e lo stringo
come farei con un peluche, penso che si senta il mio orsacchiotto, ma
non intendo lasciarlo andare. Non dico niente per un po’ e lui sta qua
contro di me nelle tipiche coccole post sesso che sono fra puzza di
detersivi e scope.
- Sai, penso che ti stiano cercando... - Mi fa notare lui. Alzo le spalle.
- Tanto Kimi mi copre. - Lewis ride, penso che cerchi di immaginarsi come Kimi potrebbe coprire qualcuno.
- Comunque non pensavo
di vederti qua, per cui non ho il tuo regalo con me... - Mi aggrotto
mentre mi separo per guardarlo e capire se è serio.
- Mi avresti dato il mio regalo nello stanzino delle scope? - Lui si mette a ridere illuminandosi tutto.
- Sei tu che mi hai portato qua per una sveltina! -
- Oh dai non era così
sveltina! - rispondo polemico continuando a stringerlo comunque, la sua
testa appoggiata alla mia spalla, la mia mano sulla sua nuca. Solo noi
possiamo parlare così.
- Comunque non ce l’ho ora, te lo darò mercoledì a Silvestrone... - Conclude poi. Io ridacchio e scuoto la testa.
- E poi sono io l’insensibile! - Lewis solleva di nuovo la testa.
- Senti, il tuo compleanno comunque è martedì! - Io gli pizzico le guance ridendo, amo quando è permaloso.
- Ma sì, ma tu volevi darmi il regalo in uno stanzino delle scope dopo una sveltina... -
- Ma se tu prima hai
detto... - Lewis a momenti mi uccide, ci casca come un pero ogni volta
e così vedendo che rido più forte mi dà uno scappellotto sulla nuca
mentre ci prepariamo ad uscire, lui la mano sulla maniglia, io lo
prendo un momento per il gomito e lo obbligo a guardarmi.
- Adesso ti picchio sul serio! - Risponde per partito preso, ma io questa volta faccio il serio a tradimento.
- Mi dispiace che oggi
non hai finito la corsa, sai che mi piace batterti. - in tanti sensi.
Questo è il mio modo per tirarlo su, lui incredulo fa un sorrisino e
scuote la testa, poi si sporge verso di me e si prende un altro bacio.
- Se non ci fosse la
tua scemaggine non so che farei! - Suppongo che a modo mio alla fine io
l’abbia tirato su ed è il risultato che conta.
Come sempre, nel mio caso.