NOTE:
ecco un’altra! Sono una macchina, ormai sono entrata in modalità sewis!
Questa fic è il seguito diretto di Io so che tu sai ed è dal punto di
vista di Seb. Come chi mi segue sa, io prima scrivo e poi scopro certe
cose. Come per esempio che a Seb piace davvero la cioccolata e che
Lewis se la cava piuttosto bene a ballare e che gli piace l’acqua. La
sola cosa su cui mi sono informata sul serio prima di scrivere sono
stati i tatuaggi di Lewis.
Ormai di cose fra loro
ne sono successe e sono sempre più audaci, quanto ci metteranno prima
di chiarirsi? I due diversi approcci alla ‘cosa’ sono piuttosto
interessanti. Ovviamente c’è già pronta un’altra fic, ambientata nel GP
successivo a questo. Ed un’altra ancora (da finire però) su quello di
là. Insomma, il materiale sta arrivando. Le foto che ho scelto rendono
l'idea sui malefici modi di approccio di Seb a Lew. Buona lettura. Baci
Akane
LEWIS È LA MIA ECCEZIONE
Da quando è successa quella cosa quel giorno in quel posto non ho smesso di pensarci.
Ripercorro mentalmente
quel momento, quell’istante e mi chiedo tutt’ora cosa mi sia preso. È
come se mi avesse posseduto una forza ultraterrena. Non credo in queste
stronzate ovviamente, ma è assurdo quel che mi sono messo a fare.
Più ci penso e più non ne esco. Non è da me, non sarei mai arrivato a tanto, non lo sono mai con nessuno.
Ma lì quando lui si è
spogliato del sopra e mi ha detto di pulirlo dallo champagne io... non
ci ho capito un cazzo. L’ho leccato.
E se non fosse entrato Daniel avrei continuato!
Poi con un bel sorriso da damerino me ne sono uscito senza dire nulla, come se fosse normale. Eppure so che non lo è.
Lewis non mi ha scritto, io non mi sono fatto trovare, ma oggi altra gara, altro giro.
Siamo qua per un altro
Gran Premio e vorrei sapere da me stesso cosa penso di fare quando lo
vedrò, perché io lo vedrò ed allora non potrò fingere indifferenza per
sempre.
Dovrei trovare delle risposte alle domande sul perché l’ho fatto.
Insomma, non è che sono uno che lecca le schiene a tutti, anzi!
Trova una risposta, Seb. Trovala.
E che risposta vuoi che ci sia? Sei etero? Allora sei impazzito!
Se invece pensi di
poter essere attratto da un ragazzo significa che sei bisessuale.
Magari i bisessuali lo sono con una sola eccezione nella loro vita e
Lewis è la mia.
Ecco, questa è una risposta accettabile.
Lewis è la mia eccezione.
Ok, ma da quando sono attratto da lui?
Sapevo che gli piacevo,
ho capito praticamente al primo sguardo che era gay e la cosa in
qualche modo mi divertiva, mi piaceva, non mi sono mai fermato a
pensarci prima di ora. Non è che sono un gran pensatore, io agisco e
parlo, ma pensare... insomma, non lo trovo produttivo.
Ora infatti ho mal di
testa e quando lui mi passa davanti di punto in bianco con le cuffie
alle orecchie mi viene un colpo e salto su. Mi ignora, forse non mi ha
visto.
E certo Seb. Non ti ha visto.
Eri in mezzo al cazzo, come fa a non averti visto!
Con questa maglia rossa del mio team può essere mai che non mi vede?
Vedendo che va dritto verso l’ascensore al piano delle camere a sistemarsi, mi irrigidisco.
Ce l’ha con me? Eravamo
un po’ ubriachi. Ok, io non mi ubriaco mai, ma lui lo era. Che male può
esserci in quello che è successo?
Dopo Lewis arriva
Daniel col suo consueto baccano, difficile non notare il suo arrivo in
hotel. Mi giro e mi illumino d’immenso.
LUI SA! Perché ora che ci penso l’ho lasciato con uno shoccato Lewis. Avranno parlato!
Appena mi vede venirgli
incontro con un gran bel sorriso stampato sulla faccia, Daniel spegne
il suo e come se fosse terrorizzato da me scappa immediatamente
dall’altra parte, come se avesse chissà cosa da fare. E così mi evita
anche lui.
Ma che cazzo succede?
Oh al diavolo tutti! Io non ho fatto niente di male! Non devo spiegazioni a nessuno!
È successa una cosa strana, mi andava di leccargli la schiena e allora?
Ha una bella schiena ed
adoro il colore scuro della sua pelle, adoro i suoi tatuaggi, le sue
collanine, i suoi braccialetti e tutte le cianfrusaglie di cui si
ricopre. Ed adoro la forma del suo corpo asciutta e perfetta che tiene
maniacalmente allenata fra dieta controllata e palestra.
Per un momento mi torna
la consistenza della sua pelle elastica e liscia che sapeva di
champagne sotto la lingua e i brividi partono dalla nuca ed arrivano
fin nelle mie parti basse. Mi mordo la bocca e scuotendo la testa
decido di andare oltre.
Piantala di ripensarci, Seb!
Hai fatto una cosa
strana, volevi farla e l’hai fatta. Se vuoi la rifarai, altrimenti no.
Non sei obbligato a fare nulla. Nè a parlarne né tanto meno a pensarci!
Quando lo rivedo mi dà
la schiena, si fa scivolare dalle spalle e dalle braccia l’accappatoio
bianco che indossava. Oddio quando indossa il bianco è la fine del
mondo.
Mi fermo rimanendo in
silenzio, con la musica accesa dal suo aggeggio tecnologico che
riproduce suoni come se fosse un impianto stereo a cinque casse, non mi
nota. Mi guardo intorno, siamo soli nella piscina dell’hotel.
È tutto oggi che mi ha ignorato bellamente anche in conferenza e davanti a tutti. Nemmeno un ciao. Nulla.
A sera mi concedo una nuotata in piscina, ma forse l’ho fatto perché so che lui nuota ogni sera per scaricare la tensione.
Lo vedo muovere il
bacino a ritmo di una canzone recente che evidentemente adora, una di
quelle cose pop e latine e dance che a me non piacciono, ma credo che a
lui sì.
A giudicare da come si muove e balla pensando di essere solo, direi che sì, gli piace.
E lo fa bene, cazzo.
Si forma un sorrisino
malizioso sulle labbra mentre sento che gli occhi si accendono
osservando il suo sedere avvolto in un costume a pantaloncini bianco,
non è di quelli a slip aderenti. Quello lo porto io. Ed ora voglio
vedermi a non mostrargli quanto mi ha appena eccitato.
Anche questo suppongo
che sia strano, ma nel corso degli anni è successo spesso che mi
eccitassi a causa sua, non ci ho mai fatto un dramma. A causa delle
scariche di adrenalina succede spesso di eccitarsi per cose
inopportune.
Ora lui rotea il bacino
e muove i piedi in un ritmo che conosce lui e gli riesce bene. Alza le
braccia in alto ballando un po’ col resto del corpo e lo fa proprio ma
proprio bene. Io, lentamente, sempre con un sorrisino malizioso
d’apprezzamento, chiudo a chiave la porta dietro di me, mi tolgo
l’accappatoio e silenzioso come un felino in procinto di attaccare, mi
avvicino a lui da dietro.
Lewis continua a
ballare così sensuale da morire e mentre lo fa finalmente inizia a
girare. Quando lo fa del tutto, si ritrova me davanti a pochi
centimetri che lo guardo interessato, malizioso ed eccitato.
Mi guarda negli occhi
sorpreso e shoccato come se avesse visto un fantasma, si immobilizza
con le braccia in alto ed il bacino verso un lato. Quanto è bello il
suo viso imbarazzato. Noto il rossore sul suo viso scuro, gli occhi
neri diventano liquidi come il petrolio e si raddrizza subito mentre
nell’aria la musica continua a creare una strana atmosfera erotica.
- Oh per favore non smettere per me. - Dico subito sempre compiaciuto. - Ti muovi davvero bene! -
Non avendo social non
so niente di lui del suo tempo libero, so quel che dicono le voci
ovvero che è una persona allegra, socievole e che ama divertirsi.
Di persona so quanto è
posato, gentile ed anche tenero molto spesso. Si parla bene con lui,
adora scherzare, è aperto e disponibile. Un autentico cioccolatino. Per
tanti motivi.
Ed io amo succhiare i cioccolatini.
Lewis è carico di
imbarazzo e non sa se ci sto ancora provando o cosa sto facendo, in
realtà non lo so nemmeno io. Improvviso come sempre.
- Se è uccidermi il tuo
scopo sappi che ci stai riuscendo benissimo! - Sbotta finalmente
allontanandosi per andare a chiudere la musica. - Pensavo non venisse
nessuno a quest’ora. - Dice poi.
- Non chiudere! -
- Ti piace? - Chiede sorpreso che non voglio che spenga la musica.
- No, ma piace a te e
mi piace vedere come ti muovi sulla musica. - Che risposta posata e
sensata. Gli sorrido e lui mi guarda sempre sull’orlo di una crisi di
nervi scuotendo la testa. Ma che belli i suoi occhi imbarazzati e pieni
di confusione.
- Tu... noi... penso
che dovremmo parlare... - Inarco le sopracciglia senza immaginare di
cosa mentre mi avvio al bordo della piscina liscia e spaziosa, i miei
occhi si riempiono di blu, il colore delle piastrelle dell’enorme
vasca.
- Davvero? E di cosa? -
Ma non lo faccio rispondere perché mi tuffo ed inizio a nuotare col mio
piccolo costume aderente che non lascia nulla all’immaginazione. Potevo
mettere l’altro quello meno aderente, ma pensando di trovare lui la mia
mano ha afferrato questo.
Faccio alcune vasche
senza fermarmi, senza chiedermi cosa abbia fatto lui. Non so cosa sto
combinando, è questa la verità. Perché in realtà il mio cervello si
rifiuta di riflettere e pianificare, ci ho provato ma non ci sono
riuscito.
Quando mi fermo per
respirare al bordo dove mi sono tuffato, mi imbatto sui suoi piedi
fermi proprio lì fra le mie mani. Sorpreso salta all’occhio quanto sono
perfetti. Non tutti i piedi sono perfetti, anzi. I miei sono terribili.
Ma i suoi li succhierei.
Succhierei anche i suoi piedi.
Bene, forse sono malato.
Spero ci sia una cura.
Alzo lo sguardo
dall’acqua e lo vedo in piedi lì con le mani ai fianchi e da sotto
potrei anche sbirciare sotto il suo costume largo, quando nota che cosa
sto facendo d’istinto mi mette la pianta del suo delizioso piede sulla
faccia e mi schiaccia per farmi annegare, pensando che opponga
resistenza ci mette più forza di quel che serviva e visto che vado
sott’acqua subito, me lo porto con me afferrandogli la caviglia con
entrambe le mani.
In un istante si sente
il tonfo sulla superficie dell’acqua vicino a me, ma non ho tempo di
risalire e ridere che lui mi acchiappa da dietro come un koala e cerca
di tenermi giù per soffocarmi.
In breve inizia una
lotta fra due bambini troppo cresciuti e solo mentre la facciamo mi
rendo conto che stiamo scaricando molto bene tutta la tensione che
c’era.
Perché sì, evidentemente c’era.
Dopo un po’ che ci
siamo affogati a vicenda avvinghiandoci e che abbiamo spiaccicato uno
il proprio pisello sull’altro con una certa accuratezza, ci arrendiamo
e ci lasciamo insieme alzando le mani contemporaneamente.
Stiamo sorridendo
ansimanti, lui è sorpreso ed incredulo di quel che abbiamo fatto e
soprattutto si sta facendo mille domande sul motivo, io sempre ridendo
mi lascio andare sulla superficie facendo il morto mentre riprendo
fiato e mi rilasso.
Io al suo contrario non
ci trovo niente di male in tutto questo. Insomma, riconosco che non è
molto normale, ma chi dice cos’è normale?
Volevo farlo e l’ho fatto. Non c’è molto da dire.
Lo percepisco ancora fermo in acqua perplesso, poi finalmente si mette a nuotare, così prendo e scatto al suo inseguimento.
In un attimo ci
troviamo a nuotare insieme in una gara improvvisata, ma il signorino
sembra nato in acqua e forse è il sangue caraibico che è in lui, ma
alla fine vince.
Beh era partito in anticipo.
- È mai possibile che
fra noi finisca sempre in qualche gara? - Dice ansimando, le mani sul
bordo, la testa appoggiata al suo provocante bicipite muscoloso che
fisso per i tatuaggi. Ora improvvisamente sono interessanti e
avvicinandomi a lui gli tocco la parte esterna del braccio destro,
mentre la sua bocca sta in quella interna. Appena mi vede avvicinarmi e
toccarglielo con il dito, salta su e raddrizza la testa. Io ridacchio.
- Ma cosa sarebbe questo qua? -
Lewis sorpreso e con voce roca risponde:
- È un’opera di Michelangelo. - Sorrido.
- Pensavo fosse
l’ennesimo tatuaggio sulla madonna che va di moda. Così come la croce.
- Che l’altra volta ho leccato andando di matto. Lo pensa anche lui.
Sotto le dita sento la sua pelle tendersi e guizzare, così continuo
scendendo sull’avambraccio gli tocco un altro tatuaggio che nemmeno
guardo bene perché sono più interessato al suo viso, si strofina la sua
splendida bocca di continuo in segno di nervosismo ed eccitazione,
penso.
So di piacergli, so che lo sto torturando.
- E questo? -
- È il sacro cuore di Gesù. - Sorrido.
- Sei cattolico. -
Lewis si mette così a ridere buttando la testa all’indietro, si lascia
scivolare più giù nell’acqua ed io rimango catturato dalla bellezza del
suo sorriso mentre gli illumina il viso.
- Come sei perspicace!
- Commenta ironico, io faccio altrettanto spostando subito le dita
sulla spalla, risalgo la clavicola su una scritta che va fin sul collo.
Qua smette di respirare, so che è pieno di brividi.
- E qua? - Chiedo piano come se lo stessi seducendo.
- Io... cosa c’è
scritto? - Improvvisamente è nel panico, la testa gli si svuota e così
rido, lui chiude gli occhi cercando di far mente locale. - Famiglia,
dovrebbe essere scritto famiglia. -
Ridacchio ancora.
- Dovrebbe? - Lewis
gira gli occhi su di me non muovendo un muscolo del suo corpo, mentre
da lontano qualche musica r&b e pop arricchisce questo momento di
uno strano calore. Ma forse non è la musica.
- Mi stai rendendo
difficile l’atto del pensare. - Ammette infine. Io sorrido meno
divertito di prima. È un sorriso particolare, più enigmatico.
- Pensare è
sopravvalutato. - Dico io, lui sorride di nuovo facendosi poi di nuovo
serio, scuote la testa, ma rimane fermo, separati dalla sua spalla e
dal suo braccio appoggiato sul bordo della piscina, io mi tengo solo
con una mano mentre con l’altra gli continuo a toccare la pelle liscia
e bagnata, i tatuaggi che restano, la schiena che mi fa diventare
matto. Le scapole che sporgono, lui trattiene il respiro immerso nei
miei occhi, io lo sono nei suoi ed ormai non ci sono più parole sensate
e coerenti che uscirebbero dalle nostre bocche.
La mano scivola sulla
sua zona lombare e leggera va sotto l’elastico morbido del suo costume,
seguo la curva accentuata e soda del suo sedere, Lewis chiude gli occhi
interrompendo il contatto visivo, così gli succhio la spalla seguendo
questo indomabile istinto.
- Non so cos’è la tua
pelle, ma non riesco a non assaggiarla. - Poi mi sposto dietro di lui
afferrandomi con una sola mano al bordo vicino al suo braccio, l’altra
rimane su di lui, sotto il costume. La faccio strisciare sul fianco e
poi davanti, il suo costume scende ben sotto la linea dell’inguine. Io
tocco tutt’intorno, ma non la sua erezione. La bocca sul suo collo,
dall’altra parte.
- Vorrei mangiarti
tutto, posso mangiarti? - Gli mordo leggero ma deciso una piccola
porzione di pelle e lo sento rabbrividire e sospirare, si allunga
nell’acqua e mi si appoggia contro il torace, fra le mie braccia, piega
la testa dall’altra parte e mi dà tutto quello che voglio. Sembra mi
dica ‘mangiami pure’.
Mi eccito maledettamente tanto che penso di stargli strofinando contro i glutei quasi scoperti il mio membro duro.
Comincia a sospirare ed ormai la mia bocca non vuole saperne di staccarsi dal suo collo.
Magari lui vorrebbe parlare di queste cose, ma per me sarebbe inutile perché non saprei cosa dirgli.
È solo che da quando
abbiamo iniziato questi giochi di flirt in mezzo alla nostra rivalità
agonistica e a tutti i vari scherzi, non riesco a smettere di alzare
sempre più il livello.
È come se una parte di
me mi dicesse ‘chissà cosa succederebbe se...’ E non posso non farlo.
Non posso non andare sempre più oltre, non riesco.
So di piacergli e mi piace piacergli, ma io adoro, adoro certe cose di lui.
Molte cose, in effetti.
Mi chiedo fino a dove potrei arrivare e forse se lo chiede anche lui.
L’eccitazione sale
vertiginosamente e prima che la mia mano vada sulla sua erezione invece
che girarci malignamente intorno, mi separo e gli lascio un ultimo
bacio sul collo. Mi do una spinta contro la parete della piscina e
scatto tornando a nuotare, lo pianto in asso sul più bello e
sicuramente mi sta odiando, ma stavo andando troppo in là.
Non è ancora il
momento. Finché riesco a trattenermi, devo farlo perché non so cosa
potrebbe succedere se andassi oltre. Eppure dentro di me, mentre
l’acqua mi scivola addosso, so che prima o poi succederà ma non perché
ci ho pensato, bensì perché non posso proprio evitarlo.
Lewis mi guarda e scuote la testa, aspetta qualche spiegazione, suppongo. comprensibile.
Io sorrido mentre mi avvolgo nell’accappatoio che avevo lasciato poco distante.
- Bella nuotata. - Dico solo senza approfondire, come se non fosse successo nulla.
Sono bravo a fare finta
di niente, sempre stato. Lewis mi fissa sconvolto che io davvero non
abbia intenzione di dire nulla, fermo fuori dalla piscina, con
l’accappatoio in mano che ancora non si mette.
- Cioè tu non pensi di
doverne parlare? - Chiede incredulo con la sua tenera vocina educata.
Io lo guardo con la mano sulla porta che prima avevo chiuso a chiave,
sorrido ancora ed alzo le spalle:
- Di cosa? - Lewis scuote la testa ed alza gli occhi al cielo ridendo allucinato.
- Non lo so, di queste
cose che succedono fra di noi! - Ma io giro la chiave ed apro la porta
facendo un’espressione del tutto tranquilla, mettendo per bene le
distanze come solo so fare io.
- No, direi di no. A
domani. - Con questo me ne vado. Semplicemente. Senza esitare.
Probabilmente ora mi sta insultando e sarà arrabbiato, ma basterà
toccarlo come dico io e gli passerà subito.