2.  TI AMO



Lo amo, oggi voglio riuscire a dirtelo e non importa se tu non lo dirai mai. Io voglio fartelo sapere.
- Sta per iniziare l’alba, ci sediamo a guardarla? - Dico progettando in modo perfetto il modo in cui glielo dirò.
Quale momento migliore dell’alba?
Seb annuisce cercando un buon posto per appollaiarsi ed io lo conduco dietro, verso la poppa dello yacht, nel piano più superiore dove c’è un divano comodo ad elle davanti ad una piscina tonda con idromassaggio.
Non ho aperto tutte le luci per non rovinare l’effetto notturno, c’è solo quella di dentro che ci fa più o meno vedere, poi per il resto è il cielo che inizia a schiarirci e così Seb inizia a vedere nuovi particolari di questa ‘barca’ che ancora non ha scoperto bene.
Prima di sedersi alza un sopracciglio.
- Wow! - Esclama. - Pure l’idromassaggio? Ma siamo in mare, cosa ti serve? - Alzo gli occhi al cielo infastidito dalla sua solita vena polemica.
- C’era già e mi piaceva! Non c’è l’idromassaggio in mare, sai? -
- Ma... - Io mi siedo alzando i piedi sul bordo della piscina davanti a noi e allargo le braccia.
- Vuoi stare qua a parlare dell’utilità di una piscina su uno yacht oppure vuoi sederti a guardare la cazzo di alba? - Chiedo con una vena che pulsa sulla fronte, lui alza le mani in segno di resa che so durerà poco e poi ci tornerà. Lo annego in questa piscina se non la pianta.
- No no, preferisco l’alba! -
Si siede vicino a me e si accomoda circondandomi col braccio che mi stringe intorno al collo attirandomi a sé per rabbonirmi. Ora lo mordo.
Mi dà anche un bacio sulla testa e ridacchia.
- Dai, è solo che è strano, insomma se la vedi da un punto di vista logico una piscina su una barca... -  Riprende. Lo sapevo. Mi rovina il momento romantico. Il secondo momento romantico sarà il tramonto, ma non voglio tenermi il ‘ti amo’ tutto il giorno.
- È uno yacht. - Preciso esasperato, io poi non è che non sia polemico eh? Io e Seb siamo diversi come il giorno e la notte ma siamo uguali su certe cose. Abbiamo alcuni gusti in comune, come la musica per esempio, o il cibo. E poi siamo entrambi polemici. Molto.
Lui ride e precisa.
- Yacht. Però la piscina... - Alzo gli occhi al cielo che intanto continua a schiarirsi e sbuffo e mi alzo in piedi andandomene da qua per non ucciderlo.
Lui si alza e mi segue mentre scendo al piano di sotto dove c’è il tavolo e continua a parlare.
- Andiamo, non prendertela, è che la piscina su una barca... -
- YACHT! - Esclamo esasperato scendendo ancora nella pedana posteriore dove c’è  il gommone che uso per muovermi normalmente giù dallo yacht se non è attraccato in un molo.
Seb mi segue fin giù, siamo ad un passo, letteralmente, dal mare che è totalmente calmo.
- Ehi... perché sei sceso qua sotto? - Finalmente smette di insultare il mio yacht di cui improvvisamente non ha più paura e così mi giro proprio mentre l’alba ormai infiamma il cielo in modo spettacolare. Lo guardo furioso, allargo le braccia e con una voglia matta di ucciderlo, grido anche piuttosto istericamente:
- PERCHÉ VOLEVO APPROFITTARE DEL MOMENTO PIÙ ROMANTICO DELLA GIORNATA PER DIRTI CHE   TI AMO MA NON STAI ZITTO ED INSULTI IL MIO YACHT E QUINDI VAFFANCULO! -
- Oh ma dai non esagerare... -
- Sei il solito che deve rovinare tutto! - 
- Ma cosa ho rovinato? - Davvero non ci arriva ed io davvero non l’ho portato qua per fare questo, ma solo per vedere che il gommone stessero bene in caso di bisogno o magari andavo a farmi un giro, però alla fine mi partono quelli che di solito partono a lui.
I cinque minuti.
E lo spingo giù dalla pedana facendolo finire in mare vestito insieme al mio ‘fottiti’.
Seb non se lo aspettava e va proprio in acqua con un bello splash per la schienata, subito dopo realizzo cosa ho fatto e mi metto le mani sulla bocca tornando in me mortificato, affacciandomi al bordo dove lui è sparito.
- Oddio Seb scusami, io pensavo di farlo ma non credevo davvero che l’avrei fatto! - Seb dopo un primo momento di shock in cui non ci credeva nemmeno lui, si avvicina a dove sono io, mi chino per dargli la mano e aiutarlo a risalire convinto che ora non mi parlerà per un po’, mi sono rovinato da solo e tutto perché volevo che il mio ti amo fosse perfetto ed invece non lo è stato. Oh Dio gliel’ho urlato come una checca isterica. Che cosa brutta che ho fatto.
Ma non ho tempo di autocommiserarmi molto perché mi prende la mano ed invece di farsi tirare su, tira giù me ed io impreparato finisco in acqua con lui di testa mentre dico solo:
- SEB NO! - ma ovviamente dovevo prevederlo.
Quando torno a galla lui è lì che ride ed io mi sento sollevato perché non se l’è presa e so che se lui ride con me è perché si diverte davvero.
Lo guardo meglio perché da qua vedo la sua testa e le sue spalle mentre nuota per stare sull’acqua dorata col sole che sorge alle sue spalle e vorrei uscire a prendere il telefono e fargli una foto perché fra il suo sorriso bellissimo, i suoi occhi azzurri che fanno a gara col mare, è qualcosa che vorrei fermare per sempre.
Anche se gli ho appena detto un ti amo orribile e mi ha fatto così arrabbiare che l’ho buttato in mare.
Però lui si avvicina a me e dice:
- Ho perso una scarpa. - Ma che romantico. Scoppio a ridere spontaneo, l’arrabbiatura è un vecchio ricordo.
- Mi dispiace. -
- Per la scarpa? - Chiede lo scemo che è.
- No idiota, per il ti amo strillato! -
- Ah non perché non so come spiegare a mia moglie che ho perso una scarpa? -
-  Te la regalo io una scarpa nuova!-
- Una? -
- Due! -
- E certo, sarà più facile spiegare perché ho le tue scarpe!-
- Non ci sono mica scritte le mie iniziali! -
- Beh come no, nelle mie sì! -
- Le puma che ti spediscono a casa personalizzate. Ma non è che ho solo quelle, genio del male! -
- Ma che ne so, ti dispiace del ti amo gridato e non che mi hai buttato in acqua vestito... - A questo gli metto una mano sulla testa e lo schiaccio giù per poi girarmi e cercare di risalire sulla pedana, mi sto issando sulle braccia quando mi sento acchiappare per l’elastico dei pantaloni di tuta, me li abbassa facendo sì che il mio sedere sia al vento e non riesco ad uscire o scendere perché dopo aver abbassato i pantaloni mi afferra il culo e me lo morde. Lo scalcio ed a questo punto credo di finire per colpirlo con l’alluce sull’occhio, non so bene come faccio ma ho reagito d’istinto mentre il mio ululato ha rovinato il perfetto silenzio del mare.
Dopo il mio acuto arriva il suo, mi rimetto giù, mi giro e non lo vedo così impallidisco.
Ok l’ho colpito davvero.
- Seb? - Chiamo guardando la superficie per capire quanto ci può mettere a risalire. C’è una frazione di secondo in cui mi preoccupo, ma poi mi sento tirare giù  e capisco che sta bene, eccome.
Quando risaliamo di nuovo non so se arrabbiarmi o ridere:
- Ok se non la pianti non usciamo più e non so se noti ma l’acqua è gelida all’alba. Magari potremo andare su, asciugarci e fare colazione mentre intanto si scalda tutto! Torneremo a fare i tuffi dopo! -
Glielo prometto mentre mi aggrappo al bordo della pedana e gli indico di salire per primo perché stupido com’è è capace di tirarmi di nuovo giù.
- Ah ma quindi c’è la colazione! Io ti ho morso perché pensavo di dovermela procurare! - Alzo gli occhi al cielo mentre lui ridendo si decide a salire. Che poi mi piace che sia scemo, ma a volte vorrei riuscisse ad essere serio o almeno a non rovinare i miei momenti, cazzo!
Cioè sognavo di dirgli che lo amavo da una vita ed ecco come è bravo a rovinare tutto.

Solo una volta in cucina mentre metto su il caffè e tiro fuori biscotti e nutella, lo guardo meglio aggrottato.
- Ma quindi non era una mia impressione, ti ho davvero preso l’occhio prima! - Lo guardo meglio, si vede l’occhio rosso che lacrima e lui sorride sollevando biscotti e nutella.
- Esattamente che abbinamento sarebbe questo? - Ecco che mi distrae. Un momento.
- Cosa? Non hai mai mangiato i biscotti con la nutella? - Seb mi guarda come se parlassi arabo e non sta scherzando. - Seb ma sei fuori? -
- No ma tu non sei inglese? Non fate la colazione salata? -
Lo ignoro e prendo un biscotto, lo intingo nella nutella e glielo ficco in bocca prima che possa dire altre cagate, poi lo faccio di nuovo ma per me.
Insieme in perfetta sincronia ci guardiamo e sospiriamo in estasi tipo Homer Simpson con le ciambelle. C’è un magico silenzio e gioisco per aver trovato il modo per zittirlo, ora sarebbe perfetto per dirgli che lo amo, ma ormai gliel’ho già detto e non ha detto nulla, sembra sia finito nel dimenticatoio.
Un po’ mi sale la delusione ripensandoci, non avevo realizzato che mi ha ignorato il ti amo, del resto è venuto decisamente male.
Sospiro un po’ così ma lo maschero o almeno ci provo consapevole che probabilmente si accorgerà che ho qualcosa che non va.
Dopo che ne mangiamo un altro paio di biscotti tessendo le lodi di questa trovata geniale e di come lui non la conoscesse, verso il caffè e prendo una mattonella di ghiaccio dal congelatore, lo avvolgo in uno straccio e gliela ficco sull’occhio, lui si scosta e cerca di levarsela ma lo fisso severo e questo basta per far sì che si arrenda.
Meravigliato di aver vinto qualcosa con lui, glielo tengo io, gli metto anche una mano sulla nuca come si fa coi bambini e lo guardo scuotendo la testa.
- Dovevi mordermi eh? -
- E tu dovevi dirmi che mi ami in quel modo, eh? - Silenzio, faccio il broncio.
- Io non volevo dirtelo in quel modo ma sei stato stronzo... come sempre! - Rimbecco seccato ed indispettito, ed ora ne parla e lo fa così. Ma che devo fare di lui? È l’anti romanticismo per eccellenza!
- Era bella l’idea ma mi hai preso impreparato o meglio non immaginavo che volessi guardare l’alba per dirmelo. Solo tu puoi programmare un ti amo! Sai se lasci che le cose siano spontanee vengono meglio... - Chiudo gli occhi non facendocela più a sentirlo, spero che la smetta di blaterare, non so nemmeno perché lo amo in questo momento.
- Non puoi sindacare su come ho deciso di dirti che ti amo e poi non hai risposto, non hai detto niente insomma... -
E così mi bacia veloce e sorride.
-  Ti amo anche io ma non credo che ti piaccia sentirtelo dire così, no? Ora te lo aspetti, non è spontaneo. -
Spalanco gli occhi e mi raddrizzo lasciandolo mentre vorrei tirargli la mattonella sulla fronte, ma la lancio sul tavolo e finisce per cadere, poi esco dalla cucina per non soffocarlo sul serio.
Sta andando di male in peggio, non è possibile che sia così convivere con lui.
Avevo progettato questa giornata da mesi e lui manda tutto a puttane, perché è fatto così? Cosa mi piace di lui?
Sono all’esterno, nel ponte intermedio, dove c’è il tavolo e le sedie, mi affaccio alla ringhiera e guardo il mare col sole che ormai sta salendo sempre più caldo.
Mi viene da piangere.
È andato tutto malissimo ed io mi sforzo di farlo andare bene e lui rovina tutto.
Così si dice che ci si ama?
‘Ti amo anche io’ ma va a cagare!
Il mare davanti a me si offusca, sto per piangere davvero e poi due braccia da dietro mi avvolgono, lo sgomito e sfuggo via dall’altra parte del ponte, sempre sulla ringhiera.
- Vaffanculo. - ruggisco ancora più sull’orlo delle lacrime, la voce è spezzata.
Lui non sa quanto volevo dirglielo e sentirlo da lui. Che cazzo. Poteva stare zitto almeno. Non so cosa è peggio.
- Dai... - Cerca di dire mentre ancora mi abbraccia da dietro, così mi giro e lo spingo per andare via ma non riesco a parlare perché so che piangerei del tutto e così non lo insulto nemmeno.
Cazzo sono così emotivo.
Alla fine usa la forza e mi blocca contro la ringhiera ed un angolo della parete che dà sulla cucina da cui sono uscito. Mi si piazza davanti, le braccia ai lati e l’aria convinta, io lo fisso fiammeggiante. Non piangere Lewis, dannazione. Mi sforzo e mi corrugo, penso di sembrare un bambino ma ci fissiamo per un po’, poi lui parla con un’aria che vorrei non fosse così mortificata.
- Mi ami perché sono impulsivo e non so programmare niente, ma la nostra giornata in montagna l’avevo programmata. Questo dovrebbe farti capire quanto ci tengo alle nostre giornate insieme fuori dal circuito. -
- E questo sarebbero delle scuse? - Ringhio poi.
- Ed io ti amo perché avevi programmato tutto fino a questo punto, anche il momento in cui dirmi ti amo e come ed io non sono così bravo con queste cose e... e davvero non credevo me l’avresti detto in quel momento, altrimenti non mi sarei messo a parlare... - Giro la testa ed incrocio le braccia al petto per mettere una barriera fra me e lui.
-  Tu puoi programmare ed io no? -
- Io ho programmato una gita, tu un ti amo. Io non... - Sospira e si ferma per poi riprendere. - Cosa c’è che ami di me? - Lo guardo come se fosse scemo e con un’aria davvero infuriata cerco di capire se è serio. Lui sta sempre davanti a me a bloccarmi, inarca le sopracciglia, è davvero molto serio. Vuole saperlo. Non si sposterà finché non gli dirò qualcosa, così alla fine sospiro seccato e scuoto la testa.
- Non lo so, ci si ama e basta! - Grugnisco tornando a guardare dall’altra parte.
- Io amo che siamo così diversi. Che tu sei così sensibile ed emotivo come io non lo sarò mai. Amo che tanto io non penso quanto tu invece lo fai. Amo che cerchi di essere sempre politicamente corretto e non far rimanere male nessuno ma poi sei il primo a soffrire ed i tuoi occhi parlano così tanto. Ed amo che questo ‘ti amo’ me lo avevi detto già da un sacco di tempo e mi dispiace che il mio non ti sia mai arrivato. E mi dispiace che non so come dirtelo, non volevo fosse così di sicuro, ma non sapevo come farlo e ho pensato che un giorno mi sarebbe venuto in qualche modo. - Lo guardo spalancando gli occhi mentre non respiro nemmeno, sciolgo le braccia e per un momento tutto si sospende, non c’è niente prima non ci sarà niente dopo e non abbiamo appena litigato, per un momento non ho ingoiato mille lacrime per non dargliela vinta.
- Mi stai dicendo che mi ami? - Chiedo esterrefatto con un filo di voce, mentre il mondo è così sospeso che non so se sono ancora vivo.
Lui fa un sorrisino imbarazzato ed arrossisce. Oddio non credevo l’avrei mai visto vergognarsi di qualcosa. Si vergogna dei sentimenti, di mostrarli!
- Non è andata molto bene visto che non si è capito... - Mi lascia, indietreggia e si gratta la nuca guardandosi intorno, ma non gli lascio il tempo di andarsene perché un’ondata mi investe bollente e gli getto le braccia al collo stringendolo forte forte, chiudo gli occhi e sto così aggrappato a lui che mi ricambia inebetito.
E questa volta non le trattengo le lacrime perché è così bello, così enormemente bello che non so descriverlo.
Per un istante la sofferenza con Nico riaffiora come una sorta di demonio che questo istante sta esorcizzando.
Pensavo di amarlo e forse l’ho amato, ma pensavo anche che non avrei mai più amato nessuno e non mi sarei mai sentito così.
Ma non è questo che mi sta paralizzando dalla gioia e dallo shock, è che...
- Allora è così che ci si sente ad essere amati. È così che si viene amati. - Lo dico al suo orecchio e gira la testa, vorrebbe guardarmi per capire in che condizioni sono, ma non glielo permetto.
È un momento di debolezza, il primo davvero da quando mi sono lasciato con Nico. Il primo momento di compatimento della mia vita. Non ho mai voluto fare questa parte, tirare fuori questo, anche se dentro di me ho sempre pensato che forse non posso essere amato perché non mi sono mai sentito amato.
Ed ora scopro che è possibile e che è così.
- Scusami per questo modo orribile con cui te l’ho detto e che ti ho fatto sentire... -
Mormora. Io scuoto la testa.
- Scherzi? Questo sei tu al cento percento, volevo fosse perfetto ma non saresti stato tu. Scusami se ho cercato di cambiarti solo per un ti amo che dopo tutto sono io che non so dire. -
Lo sento sorridere e mi lascio sciogliere per farmi guardare, le sue mani mi prendono il viso, è fermo e deciso e mi guarda dolcemente, i suo occhi azzurri mi rilassano e cancello Nico e le denigrazioni, la violenza psicologica, il mio sentirmi inadeguato e mai amato sul serio per quel che ero.
Cancello tutto e sono qua con lui che invece mi ama ed è così bravo a dimostrarmelo.
- Lo sento da anni che mi ami è solo che non osavo ammetterlo e realizzarlo, avevo paura di sbagliare, di illudermi, di vedere cose che non esistevano perché sono sempre stato schiacciato da... - Mi mangio il nome di Nico perché so che non vuole sentirlo, ma lui capisce e lo dice al mio posto.
- Quel bastardo di Nico ti ha inculcato nel profondo che non vai bene come sei e che non puoi essere amato, in qualche modo ha lavorato su di te fino a questo punto. - Sorrido libero, leggero.
- Ma se è questo l’amore, mi sento amato da te da secoli e forse sono io quello meno bravo a dimostrarlo... anche se sono quello più emotivo... - Sorride e mi bacia.
- Hai solo paura a lasciarti andare, ma quello che hai vissuto con quello là lo rende inevitabile. Però siamo qua per cambiare insieme e dimostrarci che ci amiamo, farcelo sentire e imparare uno dall’altro quello che non sappiamo fare. Tu mi insegnerai ad essere sensibile ed io ti insegnerò a capire che sei una splendida persona e che chi non ti ama è un pazzo. - Sorrido con le lacrime nelle ciglia, gli occhi bruciano ma non smetterei di guardarlo per nessuna ragione al mondo, così non diciamo niente.
Ci limitiamo a lasciare che le nostre labbra si trovino, si fondano dolcemente e che le lingue si intreccino piano, delicatamente e con quell’amore che ci siamo appena detti a modo nostro. Non potevamo dircelo in modo meno pittoresco, del resto lui è Seb.
Come dico sempre, puoi essere sicuro solo di una cosa.
Che Sebastian ti stupirà.
Ed oggi sono qua a ringraziare Dio per avermi regalato la felicità e l’amore.