5. COMPETIZIONE AD OGNI COSTO
La giornata procede
benissimo, abbiamo anche sistemato la cucina insieme, adoriamo tutti e
due fare interazioni di vita quotidiana di coppia, io sto morendo di
gioia ora dopo ora.
Visto che siamo in
digestione e che non vogliamo metterci a dormire e prima di fare ancora
un po’ di tuffi, ci mettiamo a giocare a carte al gioco di UNO e come
sempre quando si gioca Seb diventa cattivo come un animale, infatti
finisce che mi rompe qualche osso della mano quando dobbiamo battere
sul centro e se la prende se gli uso i tipici tranelli di questo gioco,
mentre salta in piedi sulla sedia quando vince o quando i tranelli
bastardi li usa lui: tipo che finisce che mi fa pescare ventimila carte
e all’ennesima grassa risata da signore delle tenebre, proprio quando
sento che lo sto per lanciare giù dalla barca di nuovo, mi fermo,
respiro a fondo, chiudo gli occhi e poi metto via le carte.
- Ok, facciamo che questa cosa no. Per noi due. No. - Lui fa finta di non capire.
- Come te la sei presa?
È un gioco! - Gli sto per tirare la scatola delle carte in pieno muso
ma ho troppo autocontrollo e la metto via, così tiro fuori Shangai.
- Questo dovrebbe essere più fattibile, così magari impari l’autocontrollo e la pianti di fare lo stronzo. -
Seb guarda come tiro fuori i bastoncini e li spargo sul tavolo col tipico metodo del regolamento.
Gli stecchini si
raggruppano uno sopra l’altro e lo invito a cominciare a sollevarne uno
per uno senza muovere gli altri, sono cavaliere altro che principessa.
Seb invece è un cavernicolo perché comincia lui sul serio.
Però dura poco visto che non ne solleva nemmeno uno senza muoverli tutti.
Vedo che la sua vena inizia a pulsare sulla tempia, ma sorride e mi invita a mostrargli come si fa.
Ed io glielo mostro.
Ne prendo uno in tutta tranquillità. Ne prendo due, tre, quattro.
Al decimo Seb prende,
si alza e va in coperta alla ricerca del letto che prima gli ho
mostrato perché è normale avere anche la camera in uno yacht.
Io ridendo lo rincorro e lo afferro e lo riporto fuori nel tavolo.
- Dai vieni ti insegno! -
- No no volevi
vendicarti e l’hai fatto con stile. Te ne do atto! Tanto di
cappello! Io come ben sai sono un chiassoso esagerato vendicativo, non
so essere così di classe nelle mie vendette! - Suo malgrado si siede
fissando il groviglio di bastoncini a cui mi sono approcciato senza
problemi e ridacchio mettendomi dietro di lui, in piedi ma chino su di
lui.
- Ehi se volevi provarci bastava dirlo... - Commenta girando la testa verso di me, io gli do un bacio.
- Stai zitto ed impara! -
Così gli prendo la mano
con la mia, le mie dita sulle sue e quando siamo in totale aderimento
inizio a parlargli piano all’orecchio.
- Adesso devi rilassarti completamente. -
- C’è una parte di me che non ce la fa proprio. - risponde convinto. Io ridacchio. Come sapevo che avrebbe detto questo.
- Ma quella non deve giocare. -
- Spero dopo che sì! - Smetto di muoverlo per ridere.
- Piantala! - Lo
rimprovero respirando a fondo. - Respira. - Lo fa. - Ok, devi stare
rilassato, devi sentire i tuoi nervi e controllarli. Questo gioco è
perfetto per la meditazione. -
- Odio quelle cose. -
- MA VA’! - Ridacchiamo
e poi con la mano nella mia gliene faccio prendere uno, ma pone leggera
resistenza così lo pizzico sul braccio.
- Devi abbandonarti e lasciarmi fare. Fidati di me, lasciati guidare completamente.
- Sai che odio farmi guidare. - Chiudo gli occhi e sospiro.
- Dio ma come fai ad
essere così difficile? - Lui tira fuori il labbro inferiore e si finge
cucciolo. Sei uno stronzo Sebastian!
- Dai. - Riprendo e
questa volta con entrambe le sue mani nelle mie. - Adesso prendiamo
questo qua, vedi? Basta schiacciare un’estremità, l’altra si alza e lo
prendi. Però devi essere super fermo e deciso quando lo fai, non puoi
avere esitazioni e non devi essere brusco. -
- Quante cose per schiacciare la punta di un bastoncino? - Che polemico. Non che io sia da meno ovviamente.
- Se non stai zitto ti metto un piede in bocca! - Così a caso. Mi pare gli piacessero i miei piedi.
- Mmm interessante... - Commenta infatti, io rido di nuovo. Dio non ce la farò mai con lui.
Alla fine dopo mille
tentativi e battute riesco a fargli togliere un dannatissimo bastoncino
senza muovere gli altri, lui esulta come un bambino abbracciandomi e
baciandomi ed io poi prendo gli altri bastoncini e li rimetto via.
- Bene, esperimento
concluso! Lo Shangai non fa per te! Dovrebbe essere rilassante ma con
te niente è rilassante! - Ma Seb ora era preso bene e ci rimane male.
- Come, ci rinunci di già? Cominciava a scaldarsi la situazione! -
Scuoto la testa senza dargli più retta e guardo l’ora.
- Bene, possiamo
riprendere coi tuffi! Dai! - Con questo esco con altra crema che questa
volta gli spruzzo e gli ordino di spalmarsi da solo sul davanti mentre
io gliela metto dietro.
- Prima sei stato più servizievole... - Dice basso e suadente. Lo uccido.
- Prima era prima,
adesso mi hai massacrato con sti giochi! Sei una persona sfiancante!
Cioè io sono l’iperattivo fra noi mentre tu quello capace di stare ore
a fare la stessa cosa, ma quando si tratta di rompere i coglioni... -
Finisco in modo poco edificante e lo sento ridere di gusto, così rido
anche io mentre ci rinuncio.
Se non fosse così non
ci starei tanto bene, quando ricordo i momenti privati che passavo con
Nico a casa sua non sono nemmeno lontanamente paragonabili a questo.
Ma proprio per niente.
I tuffi procedono bene,
ci divertiamo in modo normale senza primeggiare uno sull’altro, mi
spiega che in realtà il mare gli piace, ma di giorno quando vede bene
tutto quanto. E poi la paura di affondare è differente da quella del
mare di notte. Comunque non è una fobia di quelle insuperabili, perché
poi alla fine quando l’ho spinto non gli è venuto un infarto.
- Comunque sei proprio
bravo coi tuffi, non pensavo. - Commento mentre risaliamo dopo un paio
che ne abbiamo fatti. Mi sta insegnando qualche trucco per non alzare
l’acqua. Io me la cavo bene in tutto, in generale mi piace perfezionare
o imparare quello che non so fare. Ma lui magari ne sa fare poche bene
ma quelle poche è proprio bravo.
- È una cosa che mi è
sempre piaciuta imparare. Il mare in realtà mi piace, non mi piace la
gente. Andare in mezzo agli altri dove possono fotografarmi sai...
quelle cose lì io le odio! - Replica mentre io prendo il cellulare per
fargli un filmino al prossimo tuffo. Lui si gira per guardare che
faccio e ride perché non l’ho fatto apposta.
- Vuoi che non ti riprendo? - Chiedo colto in fallo, lui ridendo mi tocca il sedere e mi passa avanti.
- Tu puoi farmi tutti i servizi fotografici che vuoi! - Con un ghigno ci sistemiamo fuori e lo riprendo mentre si tuffa,
- WOOO! Tuffo
perfetto. Dieci e lode. Bravo amore! - Lui riemerge ridendo, penso che
ami la mia voce super allegra che lo incita, forse è per questo che sta
facendo un sacco di tuffi e che si esibisce per me. Ma quanto è carino!
Il mio maschione alfa!
Dopo che passiamo alle
foto strategiche ed ai vari servizi fotografici, alcuni dei quali sono
anche molto romantici ed altri davvero porno, concludiamo che ci
adoriamo a vicenda e che lui starebbe ore a guardarmi.
E fin qua tutto bene.
Poi il sole inizia a
scendere e quando inizia a scendere io mi trasformo perché vado in
modalità party e mentre mi cambio il costume, cosa che lui non capisce
bene, gli spiego:
- Beh, mio caro
Seb. Tu ripeti di continuo che non sei un tipo da party, cosa che
io invece sono davvero. Io amo i party ed amo i party sulle barche. -
Sogghigna sentendomi chiamarla così. Tiro fuori un altro costume
per lui stile pantaloncino bianco che arriva fino al ginocchio. Il
taglio è uguale a quello che indosso io solo che il mio è bello rosso.
Glielo do come se fosse normale, mentre si perde la mia spiegazione interrompendola a metà per guardare il suo:
- Fammi capire bene, i
party consistono nell’indossare vestiti uguali solo di colori diversi?
- Così lo fisso senza capire che diavolo dica.
- Che c’entra, questi
sono i vestiti puliti, ormai non ci tuffiamo più. Immaginavo non ti
fossi portato qualcos’altro di ricambio... - Seb abbassa gli angoli
delle labbra impressionato.
- No, certo, ma sono uguali. A parte il colore. - Con questo faccio un bel sorrisone pimpante.
- L’hai notato, sì? - Scopro in breve le mie carte, ci vuole poco se me lo chiede con quegli occhi inquisitori e maliziosi.
- Fremevi per avere
qualcosa di uguale, eh? - Dice indossandolo. Lo guardo soddisfatto
leccandomi le labbra. Questi gli stanno molto meglio degli slip
terribili che si era messo che per carità adoro non immaginare cosa c’è
sotto, anche se poi lo conosco bene. Però insomma, questo mi fa sangue,
come si dice.
Gli dona questo tipo di costume.
- E comunque ti stanno
bene! - Esclamo cercando di deviare dall’argomento, ormai mi sono
perso. Esco dalla camera per andare alla cucina, lui mi segue sempre
rimanendo in modalità maliziosa.
- Volevi che avessimo
qualcosa uguale da coppia da chissà quanto, la cosa delle maglie
scambiate è stato il primo tentativo, ma comprare qualcosa di proposito
di uguale è stata una mossa strategicamente geniale! - Continua fino a
che esasperato mi fermo e sbotto.
- Oh, certo che a
Sherlock tu fai un baffo eh? - Seb si ferma e si mette a ridere, si
siede su uno sgabello della cucina e mi guarda mentre mi muovo tirando
fuori le cibarie da festa.
- Cosa fai, Watson? - Chiede cambiando discorso, così mi ricordo il motivo di tutto questo.
- Beh, il sole comincia a scendere ed è ora di party. -
- Quanto sono lunghi i
tuoi party? - Chiede prendendo le due ciotole di olive e arachidi che
gli rifilo, io prendo le patatine e i cetriolini sottaceto. Lui li
guarda sorpreso con la solita punta di malizia ed io immaginando a cosa
pensa, perché tanto ha solo un pensiero fisso questo qui, gli faccio
l’occhiolino:
- Oh, molto... -
Rispondo così eroticamente alla sua domanda e lui contento mi segue
mordendosi la bocca con aria super famelica, ma non certo per il cibo
che portiamo nel ponte superiore. Da un lato c’è il divano con
l’idromassaggio, dall’altra ci sono altri divani e postazioni per
festeggiare, sopra di noi a parte le antenne varie dello yacht, c’è il
cielo che fra un po’ si colorerà di arancio vivo.
Uno dei miei momenti preferiti in barca.
Dopo che portiamo fuori
anche il resto che avevo preparato, varie cose sia da mangiare tipo
finger food e un po’ di cose da bere per fare i miei cocktail
preferiti, Seb guarda il tavolino piccolo del ponte riempito di queste
cose ed un ripiano in parte e guarda come se fossi matto.
- Tu non pensi di
esagerare per un party in due? Capisco quando sei nel tuo yacht grande
pieno di gente, ma... - Perché il mio tesoro sa tutti i giocattoli che
ho. E sa che questo è lo yacht un po’ più piccolo, per le uscite in
pochi intimi. E ne ho un altro più grande. Fra l’altro quello non lo
posso guidare io. Cioè potrei ma non mi fido.
- Beh vedi... - Dico
avvicinandomi a lui sinuoso circondandogli il collo con le braccia ed
appoggiandomi a lui che mi circonda la vita: - Tu esageri nelle
vendette, io nel fare festa! - Ovviamente.
Seb torna a ridacchiare malizioso.
- Probabilmente non mi
dispiacerà molto la tua esagerazione... - E così le labbra si uniscono
in quello che per me è l’inizio del nostro party super privato e super
speciale.