STILL WE RISE
1. QUEL LONTANO 2007
/Seb/
“È come se vibrasse tutto.
Sento un’energia salire immediatamente, parte dall’asfalto che
calpesto appena metto giù il piede dalla bici, sollevo la testa e
respiro a pieni polmoni l’aria.
È il caldissimo 14 Giugno del 2017, quando metto davvero per la prima volta il piede in un circuito da professionista.
Questa è la Formula Uno, caro Sebastian.
E sta per iniziare la tua avventura più grande, la respiro già,
sento sotto la pelle quelle formichine che ti elettrizzano e tendo
tutti i muscoli guardandomi intorno.
Annuso come se dovessi identificare un odore preciso, invece è puzza.
La puzza che c’è tipicamente nei circuiti e la calura che fa svenire se non ti abitui in fretta.
Allargo le braccia mentre gli occhi si illuminano e brillano. Da
una parte i garage ed i box, dall’altra la struttura effettiva del
circuito dove ci sono il podio, retro-podio, la sala conferenza, i
bagni, la sala piloti e tutto il resto
Poi dall’altra parte, proprio giù di là, la pista.
Non è la prima volta in un circuito, corro da quando avevo otto
anni nel mondo della macchine e prima di oggi sono stato test driver
per la Sauber per cui ho calpestato già le piste, sono entrato in una
macchina di F1, ho corso anche se solo per i test delle macchine. Mi
sono anche preso i complimenti del mio Dio, quando Michael mi ha voluto
stringere la mano e dirmi di continuare così che sicuramente avrei
fatto strada, impressionato da come guidavo nei test.
Quella stretta, quel giorno non lo dimenticherò, come non
dimenticherò quando l’ho incontrato da piccolo e mi ha conquistato sul
serio. E poi questo.
Siamo negli Stati Uniti e mi hanno chiamato per sostituire
ufficialmente Kubica che non potrà gareggiare per via dell’incidente
della volta scorsa. Cioè voglio dire, non è che sono ufficialmente un
pilota di F1 ma sono ufficialmente in una gara di F1 e anche se sono
solo un sostituto momentaneo chissenefrega, voglio dire.
Io sono qua, sono negli States!
Quando lo penso quasi mi metto a saltare mentre cerco ancora di capire dove diavolo devo andare ora di preciso e a fare cosa.
Ho dimenticato completamente il programma e gli ordini, è che
avevo una fretta del diavolo di venire qua in qualità di pilota vero e
non solo semplice test driver.
Guardo l’orologio e mi rendo conto d’aver dimenticato anche quello
oggi, spalanco gli occhi e mi metto le mani nei capelli mentre sono
così perso che non so nemmeno se c’è qualche riunione di team o di
piloti o di che diavolo si fa il giovedì.
Sono preso male mentre per un momento non so che cavolo fare,
quando l’odore tipico del circuito che sa di asfalto e benzina e
motore, viene surclassato da un profumo piuttosto forte e piuttosto
dolce. Qualcuno ha fatto il bagno e quando mi giro una vocina
tenerissima e gentilissima mi parla:
- Ti vedo perso... serve una mano? - Il proprietario della vocina
e del super profumo da svenire lo conosco, lo individuo immediatamente
perché si fa un gran parlare di questo qui.
- Lewis Hamilton! - Esclamo sorridendo come se non mi fossi perso
ventimila pezzi per strada e forse sono anche in ritardo, ma gli
stringo la mano con calore e lo squadro come se fosse una caramella.
Lewis ha il cappellino in testa e gli occhiali da sole più grandi
del suo visetto, per cui praticamente vedo solo la bocca carnosa più
bella che io abbia mai guardato e dei lineamenti dolci.
Dolci come il suo profumo e la sua voce.
E la sua mano che mi stringe timidamente.
- Sebastian, giusto? - Mi stupisce che mi riconosca visto che non
ci vediamo da un sacco, abbiamo fatto delle gare insieme in Formula tre
anni fa; anche se forse dopo quel tempo che ho fatto nei test l’anno
scorso che mi ha valso i complimenti di Michael, mi sono conquistato un
posto da qualche parte.
Lui è più grande di me di qualche anno, ma corre in F1
ufficialmente con la McLaren dall’inizio di questo campionato, però
anche di lui si parla tantissimo. È normale quando arrivano i futuri
numeri uno e lui di numeri ha già iniziato a farne da piccolo, mi
ricordo. L’hanno sempre identificato come la promessa.
Lewis mi parla in inglese, lui è inglese infatti, ed io ormai lo
parlo abbastanza bene perché sin dalle elementari ho capito che cosa
avrei fatto e mi sono dato da fare con le cose davvero utili come la
lingua per comunicare correndo con le macchine.
- Ti sei perso? - Mi chiede di nuovo rilasciando la mia mano, mi
metto la mia sul fianco e mi guardo intorno grattandomi la nuca bionda
dove mi sono pettinato per evitare che i miei capelli super mossi
stiano appunto super mossi. Non che ora stiano bene, non sono convinto
del risultato del pettine.
- Sì io... non so nemmeno che ora è e cosa si fa appena si arriva
al circuito di giovedì. Mi sono un po’ emozionato, sarà la mia prima
gara reale da pilota di Formula uno, anche se sarò solo il sostituto di
Kubica per una gara, sai... e non è che è la prima volta che gareggio,
ma in F1 sì e poi sono un test driver della Sauber, con cui correrò
questo weekend, ma in questo momento stavo respirando la puzza di
questo splendido posto perché... - Lewis scoppia a ridere improvviso ed
ha una risata così meravigliosa e contagiosa e strana, è forte, diversa
dalle risate normali, è caratteristica e gli illumina il viso. Rimango
abbagliato a sentirlo. Vorrei togliergli occhiali e cappellino, io mi
tolgo i miei sperando che faccia altrettanto, ma lui forse è troppo
timido e rimane coperto. Però ride e sono contento così.
Non so perché.
- Ti capisco, è successo tutto questo anche a me. Adesso ti
conviene riunirti al tuo team e recuperare un orologio. Io mi segno
tutto in un taccuino, ogni appuntamento e nota che ho una testa... -
Dio, quanto è carino e gentile... sto per rispondere con una battuta
brillante delle mie che mi viene senza nemmeno doverci riflettere, solo
perché voglio fare immediatamente amicizia con lui, quando una voce
familiare e irritante a priori ci raggiunge.
Parla in inglese ma ha l’accento tedesco che riconoscerei fra mille e qualcosa di francese.
- Lewis, ti prego, quante volte ti ho detto di non fare il bagno
in quel profumo orribile? È troppo dolce! E poi che combini qua?
Dovresti essere coi tuoi, c’è un programma! Vedi che non si può fare
quel che si vuole, qua, sai? Sii serio, sei un pilota vero, ora, mica
un tester... - Il tono è odioso ed è rivolto a Lewis che guarda lo
stronzo in questione con un sorrisino mortificato e di scuse,
totalmente diverso da com’era fino ad ora con me.
- Sì è che si era perso e... - Questo stronzo mi guarda come se mi
notasse per la prima volta ed ha una fastidiosa aria di sufficienza che
dice chiaramente ‘ma chi è il demente che si perde in un circuito?’
- Oh Sebastian! - Come se mi facesse un favore a riconoscermi e
sapere chi sono. - Come fa un tester a non sapere il suo posto? -
- Nico, adorabile come ti ricordavo! - Rispondo con un sorriso che
sembra smagliante mentre gli tendo la mano che stringe riluttante. Fa
quella cosa che ha sempre fatto sin da piccolo, arriccia leggermente il
naso, è un riflesso di disprezzo incondizionato, come di chi ha la
puzza sotto il naso e lui ne ha molta.
Lewis ci guarda mentre è evidente che ci stiamo odiando e che ci
conosciamo e penso sia shoccato da come gli ho parlato. Penso che lui
non osi. Oh andiamo e che sarà mai? È solo un borioso figlio di papà e
nel suo caso sul serio visto che suo padre è Keke Rosberg, un ex pilota
e campione di F1.
Non mi impressiona come fa con gli altri, sicuramente Lewis è uno
di questi anche se il loro scambio non mi è piaciuto per niente, deve
esserci qualcosa che non so.
Oddio di cose che non so ce ne sono ovviamente. Ma questa proprio...
Io e Nico ci conosciamo, siamo tedeschi ed abbiamo frequentato gli stessi ambienti sin da piccoli.
Ci conosciamo.
Eccome se ci conosciamo.
L’odio parte spontaneo. È una sorta di imprinting quello che
abbiamo qua ed ora. Tutti e tre, in effetti. Diverso fra uno e l’altro.
- Quindi che ci fai qua e poi come fai a perderti? Sei solo un test driver! -
Io e Nico ci fissiamo male seppure ognuno a modo proprio. È un
male mascherato da un finto sorriso, lui sottolinea che sono solo un
test driver ed io vorrei solo dargli uno sputo in faccia, ma alzo le
spalle, accentuo il mio sorriso carico di odio, do una manata
amichevole sulla spalla di un ritirato e stranito Lewis e lo saluto
ringraziandolo del consiglio.
Nico vedrà da solo che oggi, almeno per oggi, non sono un fottuto
tester come dice lui. Al momento è meglio ignorarlo, gli va bene così.
Se me lo ritrovo davanti in pista lo sperono, quello stronzo.
Ma sarà modo di parlare ad un altro? Magari lui e Lewis sono
amici, ma che razza di tono è? E poi... bah, lasciamo perdere, sono
cazzi loro. “
/Lew/
“So benissimo chi è, eccome se lo so.
Si fa un gran parlare del suo tempo formidabile dell’anno scorso
perché era giovanissimo e appunto solo un test driver ed ha ricevuto i
complimenti di un colpitissimo Schumy!
Ci siamo incontrati altre volte in passato in altre categorie,
come me gareggia da quando era piccolo, anche se io ho due anni più di
lui.
Non ci siamo mai parlati sul serio, incrociati, fatti qualche
cenno o complimento in alcune gare anni fa, credo che una volta ci
siamo abbracciati alla fine di una di quelle.
Ora potrei dire che è la prima volta che ci siamo parlati sul
serio ed i suoi occhi da vicino, posati proprio sui miei, sono
meravigliosi, la cosa più bella mai vista. Ma me li ricordavo.
Azzurri ed impavidi, mi hanno squadrato come a divorarmi, mi sono sentito smontato.
Vivo, è uno sguardo così vivo.
Ed anche quando ha guardato Nico lo era, ma pieno di odio e si vedeva dietro a quello sfrontato sorriso.
Stavo per morire quando gli ha parlato in quel modo e poi lo ha
ignorato e non gli ha risposto alla domanda e ha salutato solo me.
Dove mi ha toccato sono tutto elettrizzato a dir poco.
Santo cielo.
Come fa una persona ad essere così particolare?
Stringo a pugno la mano che mi ha preso e la infilo in tasca
cercando di trattenere quel calore. Avevo il terrore che se mi avesse
guardato negli occhi poi si sarebbe capito che ero emozionato e non so
nemmeno per cosa.
- Quindi lo conosci anche tu? - Chiede Nico una volta soli, ha ancora il tono di sufficienza, è rivolto a lui ovviamente.
- E tu? - Chiedo poi mettendomi a camminare dietro di lui che alza
le spalle, la sua aria di disprezzo che in effetti tende a riservare un
po’ a tutti per partito preso. Arrivare a Nico è davvero difficile, ma
se ci riesci ti regala qualcosa di speciale.
- Siamo connazionali, ci siamo incontrati in qualche occasione e
frequentato un po’ gli stessi ambienti, come anche con te poi... pochi
approcci, mai entusiasmanti. È un po’ stronzo, ti avverto. - Lo ascolto
colpito della sua spiegazione.
- A me sembra molto simpatico ed alla mano... - Rispondo senza
riflettere, poi mi rendo conto ma è tardi, il suo sguardo è sottile e
sbieco. Io trattengo il fiato mentre rallenta ed io con lui. Cerco di
rimediare subito, agitato. - Beh, non ci siamo mai parlati e come prima
volta ha subito scherzato tranquillo... - Mi affretto a spiegare. Lui
torna più o meno normale mentre arriviamo calmi ai box.
- Sì, è uno che scherza sempre. Anzi, sa solo scherzare. Non è per
niente serio ed affidabile. Non farà strada. - Sentenzia sicuro e
saputello come suo solito. La cosa mi fa sorridere e lo faccio.
- Tutti dicono il contrario invece! - Nico ride sprezzante, mostra immediatamente il suo sentimento negativo verso di lui.
- Tutti sbagliano. - Sembra molto sicuro di sé, ma vedremo.
Stiamo per separarci andando ognuno alle proprie scuderie, quando
la sua mano mi afferra deciso sul polso e mi tira verso un anfratto fra
un box e l’altro, mi trascina dietro in un angolo un po’ sicuro e mi
spinge contro una parete, poi mi mette una mano sul collo, non stringe
ma fa pressione. Potrebbe farmi male, ma non lo fa.
Non oggi.
Lo sguardo però fa peggio.
È serio e non è per niente felice.
- Sicuro che non ti sia piaciuto? - Sorrido cercando di essere dolce e convincente. Mi stringo nelle spalle.
- Mi è piaciuto come mi piacciono molti altri, sai che sono
socievole. - Nico assottiglia i suoi occhi dal taglio particolarmente
allungato.
- Sei timido però. Mi sei sembrato molto aperto... ho sentito il suono della tua risata. -
La cosa potrebbe diventare spiacevole se non reagissi prontamente
allungandomi verso di lui, per arrivare alle sue labbra devo sopportare
una pressione leggermente maggiore sul collo, per fortuna allenta
mentre lo bacio.
Va tutto bene ogni volta che le nostre labbra si incontrano, lo sento magicamente rilassarsi.
Nico è sempre teso, teso come nessuno mai su questa Terra e mi dispiace perché so il motivo per cui lo è.
Fa la parte di quello sicuro, ma in realtà è insicuro anche lui.
Mi dispiace davvero. La mano mi lascia il collo e mi prende la guancia,
diventa finalmente dolce e così mi ricordo perché mi sono innamorato di
lui e del suo tormento.
Nessuno ha mai visto il vero Nico, nessuno mai lo vedrà. Solo io.
Anche se mentre chiudo gli occhi e lo bacio, quello sguardo che
tentava di divorarmi di Sebastian, riaffiora a tradimento,
inspiegabile.
Stringo Nico e mi appoggio a lui, mi prende contro di sé, mi preme verso la parete posteriore del box e siamo solo io e lui.
Solo io e lui. E sembra tornare a posto ogni cosa.
Ma forse è solo un’apparenza.
Dal mio lettore Mp3 esce la voce del mio adorato Michael che canta
come un angelo una canzone più bella dell’altra, su Billie Jean
canticchio e mi muovo perché su certe non riesco ad evitarlo, tutto
questo mentre gironzolo un po’ per il paddock in attesa di cominciare
la giornata di prove libere di oggi.
Lo faccio cercando di rilassarmi, lo faccio sempre prima di
correre. O mi isolo nella mia stanza nel nostro box o me ne vado in
giro in una zona un po’ più tranquilla, non che il paddock sia
tranquillo, infatti ci sono molti via vai, ma se diventano troppi
prendo e me ne vado in giro per il circuito che intorno alla pista è
infinito.
Oggi sono prove libere, non è una cosa che mi fa salire tanto l’ansia.
Domani con le qualifiche la mia ansia salirà, domenica non ne parliamo.
È il mio mondo e lo adoro, quando sono così è incredibile vedere
come invece cambio quando salgo sulla macchina. Ogni cosa fluisce
immediata, tutto va a posto.
Mi muovo a ritmo di Billie Jean che quando si cammina è la cosa
migliore per caricarsi e non mi accorgo che uno fra i tanti si avvicina
in particolare a me e mi tira via un auricolare in modo alquanto
arbitrario.
Salto spaventato e mi fermo guardando chi sia, ma il suo sorriso
smagliante e lo sguardo accattivante mi schiaffeggia facendomi sentire
in colpa per come mi emoziono solo per l’averlo di nuovo davanti.
Sebastian mi sorride mettendosi uno dei miei auricolari piccoli
ultimo modello all’orecchio e quando sente cosa ascolto i suoi occhi si
illuminano ancora di più di una luce genuina di piacere.
- Michael! - Esclama entusiasta, io sento montarmi dentro una
gioia senza pari realizzando che gli piace anche a lui il mio Michael
Jackson!
- Piace anche a te? - Rispondo tutto felice, lui annuisce ed
indica uno degli scalini del camion posteriore, così al diavolo la
passeggiata e mi siedo con lui condividendo le mie cuffie ed il mio
Michael.
Lo faccio guardandomi intorno per vedere se nei paraggi c’è Nico.
Lui non capisce che esistono anche le amicizie, sono timido, ha
ragione, ma sono anche socievole. Mi trovo bene con le persone, perché
dovrei allontanarle? E poi Sebastian è a posto, lo sento
istintivamente, non è stronzo come dice lui.
Non so perché non gli piace, sarà successo qualcosa, vai tu a sapere.
Fra il via vai di gente non vedo Nico, così mi rilasso elettrizzato vicino a lui.
- Balli? - Chiede a bruciapelo appoggiandosi di schiena, io imito
subito la sua posizione per poter sentire meglio con il cavetto che non
è infinito.
- Mi hai visto? Facevo solo i quattro passi famosi... - Sminuisco
il fatto che invece ballo, non come Michael ovviamente, ma mi muovo un
po’.
- Cos’altro fai? - Mi aggrotto un momento per capire e quando lo
guardo nonostante sia troppo vicino per incrociarci gli sguardi,
realizzo arrossendo che sono senza occhiali e cappellino e ‘mi si vede’
al naturale.
I suoi occhi da vicino sono ancora più splendidi mentre sfacciato si perde nei miei.
- Hai degli occhi che bucano! - Dice a bruciapelo. Sembra
stranamente interessato a me e non capisco il motivo, come si fa ad
interessarsi tanto a me? Non stiamo nemmeno correndo...
- Grazie! - Arrossisco ancora abbassando lo sguardo e mi dimentico di cosa stavo per chiedergli.
- Non coprirli sempre! - Aggiunge sicuro di sé. Lo invidio, vorrei
essere come lui. A pelle lo realizzo subito. - Uhh, bellissima questa!
- Comincia Beat it ed io mi dimentico di rimanere timido e ritirato e
tiro fuori un super sorriso, mi rendo conto che mi guarda ancora e
smetto di sorridere tornando ad essere quello timido che arrossisce.
- Ed hai anche un bellissimo sorriso. Sei timido, ma non
nasconderti. Sorridi, tira via gli occhiali ed il cappello... - Mi
gratto la nuca imbarazzato.
- Non... non mi reputo niente di speciale, ho un po’ le orecchie a
sventola, i capelli mi stanno di merda infatti posso tenerli solo corti
o mi stanno anche peggio e... -
- Ed hai degli occhi stupendi. I capelli li puoi far crescere,
fare un taglio un po’ migliore. Anche se sono crespi e grossi troverai
un buon parrucchiere! - Mi passa una mano sulla testa dove ho i capelli
rasi e praticamente brucio.
Houston abbiamo un problema.
Sto con Nico e sto bruciando alle prese con un altro.
La colpa diventa una voragine e prima che tutto mi crolli addosso
mi prendo l’auricolare, lo saluto e lo ringrazio della chiacchierata.
In breve scappo.
Lui rimane un po’ sorpreso, forse di merda, forse mi reputerà un bambino e non mi saluterà o mi deriderà.
Forse ho appena perso un bell’amico perché sono un idiota
colossale, ma sto con Nico e con Nico non puoi fare certe cose, lo sai.
Del resto è normale, se stai con qualcuno non puoi apprezzare altri. Un
conto è in amicizia, ma lì caro Lewis non era in amicizia e lo sai.
Tronca tutto finché sei in tempo, tanto uno come quello comunque
non ti guarderebbe in quel senso, perciò in ogni caso sei fuori luogo,
come sempre.”