*Ecco un altro capitolo, sto pubblicando con molta calma come vedete, ma ce ne sono molti e ne leggerete per molto. Non ho ancora finito di scriverla tutta. Questo è solo dal pov di Seb, presentiamo un po' meglio lui, il suo mondo e modo di essere in quel periodo, 2007. Mi sono un po' studiata la sua situazione, la sua vita. So che si è laureato al massimo dei voti al Ginnasio mentre praticava anche le corse, per cui è una testa non da poco e soprattutto è uno che si impegna, nonostante nei primi anni di F1 non sembrava molto serio ed era molto spensierato. Ed è vero che la sorella di Seb fa la fisioterapista per bambini disabili, ho trovato una curiosa connessione con Lewis il quale ha un fratello disabile. Altra cosa in comune è la passione per Michael Jackson. Spero di aver reso bene il background di Seb all'inizio di ogni cosa. Buona lettura. Baci Akane*

3. SEBASTIAN VETTEL




/Seb/
“Il ritorno alla vita normale è strana, calpesto sempre le piste di F1, ma lo faccio da test driver. Mi era piaciuto parecchio gareggiare seriamente e so che ci arriverò, ne sono sicuro. Intanto mi devo concentrare sull’oggi ed oggi mi arrivano un sacco di notizie su Lewis che mi fanno ricordare quel tenero visino.
Ho sempre sentito in giro parlare di lui e nessuno era mai buono nei suoi confronti, suppongo fosse invidia visto che è una persona normalissima, anzi.
Ricordo che una volta in Formula 3 ho chiesto perché non piacesse e mi hanno detto con disprezzo ‘si è mai visto un nero campione di Formula 1?’
La mia risposta è stata:
‘Se possono provarci delle teste di cazzo perché no uno di colore?’
Purtroppo nel mondo dei motori sono sempre stati tantissimi i razzisti, ma io non lo capisco. È vero, è uno sport per ricchi ed i ricchi pare siano prevalentemente bianchi. Penso sia solo questo il motivo.
Ma è sempre ora che le cose cambino.
Noi non eravamo ricchi e mio padre ha fatto diversi sacrifici per farmi gareggiare sin da piccolo, però sto cercando di ripagarlo e di soddisfazioni gliene ho date.
Ho sempre pensato che se non ce l’avessi fatta con le corse l’avrei ripagato in qualche altro modo.
Non siamo ricchi, ma nemmeno poveri.
I sacrifici li fanno tutti, ma quello che non capisco è perché uno di colore deve averla il triplo più dura di un altro bianco.
Lo trovo assurdo e per giunta lui è così tenero.
Mi era rimasto in mente dalle gare in Formula 3 ed altre precedenti che penso dovremmo esserci incrociati da più piccoli, si è sempre parlato molto di lui per la sua pelle e per il suo talento naturale.
Quando l’ho incontrato negli Stati Uniti è stato particolarmente bello, non ho saputo frenare la voglia di parlargli. Chissà se si ricordava di me? Penso di sì, una volta ci siamo abbracciati forte dopo una gara favolosa.
Ha una voce gentilissima ed è così timido che ti fa venire voglia di stropicciarlo tutto e riempirlo di dispetti, ma non di quelli cattivi, di quelli che poi lo fanno ridere. Ha una bella risata, fa un suono buffo e stupendo. Spero di rivederlo.
Ascolta Michael Jackson, quando lo attacco lo faccio di proposito perché sto pensando a lui e parte una dolcissima You’re not alone. Mi fa sorridere perché penso che sia adatta a lui, me lo ricorda.
Così romantica e nostalgica.
Lewis mi sembra così, romantico e nostalgico.
C’è stato uno strano momento fra noi quando gli ho chiesto cosa gli piaceva, è come se non avesse saputo rispondere e poi gli ho toccato la testa ed è scappato.
Non si reputa niente di che e non so perché ma ho la sensazione che la vicinanza di Nico non gli faccia molto bene.
È famoso per essere stronzo, o meglio devi conoscerlo perché apparentemente è socievole e simpatico, ma se vai a fondo vedi che è tutta facciata e quel modo di approcciarsi a lui che ho visto non mi è proprio piaciuto.
Lewis ha un bel viso, se cambiasse un po’ look sono sicuro che diventerebbe ancora più notevole. Impari a gestire i tuoi capelli e a valorizzarti il viso magari giocando un po’ con la barba, ad alcuni sta bene e gli dà un’aria più adulta, la sua è così bambina anche se è più grande di me.
Adesso MJ mi ricorderà per sempre LH. Lewis Hamilton. Sorrido mentre lo ascolto e ci penso.
Ha una splendida bocca, difficile non notarla come prima cosa, ma poi se stesse senza occhiali scuri si vedrebbe quanto belli sono i suoi occhi... si nasconde in mille modi. Non si ritiene niente di che, ci scommetto. Ha anche un atteggiamento molto ritirato di natura.
È normale finire per attaccarsi a degli stronzi, ti viene proprio spontaneo.
Non so cosa ci trovi in Nico, se lo conosce bene dovrebbe aver capito che è un pezzo di merda.
Ricordo una volta un dialogo che ha avuto con altri ragazzini e parlavano proprio di Lewis. Loro lo prendevano tipo in giro perché forse Lewis aveva pianto per una brutta gara, non ricordo bene, ma ricordo il particolare che Nico non ha alzato un dito per difenderlo. Ha solo detto ‘ha le lacrime in tasca, ognuno reagisce come gli viene’.
Cioè sarebbe una difesa?
Ha le lacrime in tasca?
E poi loro gli facevano notare che lui gli era amico e come faceva ad esserlo?
E lui ha solo alzato le spalle guardando altrove, come se si vergognasse improvvisamente.
Sicuramente davanti a lui non fa così o Lewis non gli sarebbe amico da tanto, perché è risaputo il loro rapporto.
Beh se è masochista che faccia, non me ne importa mica, solo che lo trovo sprecato per uno così che si crede il migliore solo perché è figlio di Keke Rosberg, è suo padre il vincente, mica lui!
So che ruota tutto intorno a questo, al fatto che è figlio di un campione di F1.

- Papà, pensi che il colore della pelle cambi davvero qualcosa nella vita delle persone? - Il colore della pelle. Improvvisamente diventa un pensiero fisso nelle settimane successive al nostro dialogo.
La sua scura color cioccolato al latte comincia a starmi impressa.
So che mio padre non è razzista e mi guarda stupito di questa domanda mentre lo aiuto a casa con dei lavori un po’ pesanti.
Per fortuna il contratto con la Red Bull in Formula 3 e poi questo con la Sauber mi hanno permesso di ripagare dei debiti che si era fatto, per fortuna non grossissimi e già molto mitigati nel tempo, però insomma poi li ho riempiti di regali che hanno accettato.
Per lui quel che conta è che io prenda seriamente questa cosa delle corse, non gli importa che gli restituisca i soldi investiti per me da bambino, ma mi sentirei una merda a non ricambiare. La famiglia è davvero tutto ciò che abbiamo nella vita.
La fama, il successo, persino l’amore di una donna può finire. Tutto finisce, anche la salute e la fortuna.
Però la famiglia è sempre lì.
Oggi è una di quelle giornate tutti insieme a casa a mangiare, arriveranno anche gli altri così lo devo aiutare a sistemare prima che arrivino gli altri.
- Cosa ti viene in mente così d’improvviso? - Alzo le spalle ridacchiando.
- Ho rivisto Lewis Hamilton negli USA... - mio padre era così orgoglioso di me in quel GP e di come ho fatto comunque punteggio alla mia prima volta in una gara ufficiale.
È stato bellissimo per me renderlo così fiero. Mia madre piangeva come una fontana.
A questo sembra capire e così mentre portiamo su per le scale un cassettone che vuole sistemare in soffitta, mi risponde sbrigativo e spiccio alla sua maniera.
- Il colore della pelle cambia le cose, sempre. Spero che un giorno non sia così. Ma non importa in che settore tu sia e cosa stai cercando di fare. Se sei bianco ti è comunque più facile. E anche se sei uomo, molto spesso. - Aggiunge colpendomi nel suo sottolineare che siamo in un mondo di bianchi maschilisti.
Butto il labbro inferiore all’infuori.
- Tutti le hanno difficili... -
- Sì ma un nero deve combattere anche col fatto che è nero. Un bianco no. - Lo so, l’ho visto, ma non capisco perché deve essere così.
Non sono un bambino, la storia la conosco, mi sono anche diplomato al Ginnasio con il massimo dei voti pur portando avanti questa cosa dei motori a gonfie vele. O insomma, facendo del mio meglio.
- Non dovrebbe essere così. Siamo nel 2007, lo trovo assurdo e per di più quando uno dimostra coi fatti che è valido, perché continuare ad accanirsi? -
- Parlano ancora male di lui? - Alzo le spalle, mio padre è del mondo dei motori, in qualche modo ci è sempre stato dentro anche se non come me.
- Mi capita di sentire e se lo vedi correre... - Poi sorrido. - Beh lo vedi. - Lui ride mentre decide che per oggi è sufficiente quello che abbiamo fatto e si siede a riposare in soffitta dove abbiamo messo bene la cassettiera in un angolo.
La puzza di polvere non ci impedisce di fermarci e continuare la nostra chiacchierata.
- Se lo vedi correre ti cancella ogni dubbio eppure sento gente che dubita o parla male di lui e va a finire che in un modo o nell’altro c’entra il colore della sua pelle. Poi magari cercano di tirare fuori altre motivazioni, ma si capisce che è per quello. Alcuni sono apertamente razzisti, ma quelli sono proprio ignorati. -
Mio padre ride a questo punto.
- Immagino le tue risposte... - Rido anche io, sono famoso per le mie risposte taglienti e a tono.
- Se gli stupidi possono fare quello che vogliono, perché no quelli di colore? - Mio padre si piega in due dal ridere e rimaniamo così per un po’ mentre gli dico un paio di queste risposte che mi è capitato di dare, poi si alza soddisfatto e mi batte la mano sulla spalla.
- Pare che dopotutto ti abbia cresciuto bene, nonostante tutte le cagate che di tanto in tanto ti senti in dovere di fare! - Mi prende in giro per le cazzate che mi capita di fare e forse se fosse più severo avrei smesso di farle e messo la testa a posto.
Forse.
Chi lo sa.
O magari le cagate le ho nel DNA.
Forse non avrò successo, non sono abbastanza serio.
Improvvisamente mentre ci avviamo alle scale si ferma attirato da una scatola in una sedia, è impolverata come il resto. La apre ed io guardo, si perde per un momento in quello che c’è dentro e sembra scivolare via da qua, perdersi in un altro tempo lontano.
- I legami, Seb. - Dice dopo un po’ sovra pensiero.
- Mmm? -
- I legami, sono quelli ciò che contano davvero, quello che fanno la differenza nel momento in cui avrai ottenuto quello che hai sempre rincorso. E ti renderai conto che rincorrevi un vero legame, di quelli che non si spezzano mai. - Con questo piega una foto e se la mette in tasca.
Questa cosa mi rimane impressa, non mi mostra la foto e non dice di più, è da lui dopotutto.
Penso di prendere da lui questa capacità di essere aperto senza esporsi sul serio. Non si mostra nel suo intimo, le cose importanti non le sa nessuno ed in qualche modo credo di aver fatto miei questi atteggiamenti.

Hannah arriva poco dopo gli altri e mi sorride, l’abbraccio e la bacio con una normalità che mi accompagna da sempre con lei.
La mia amica d’infanzia e ragazza da diversi anni del liceo finito insieme. Dureremo? Chi lo sa!
Oggi è a pranzo da noi, come capita spesso, e mia madre è raggiante quando la vede.
La vede e spera di vederci sposati e con figli un giorno.
Figli perché no, voglio essere padre, ho una bellissima famiglia unita e ho da sempre il desiderio di averne una mia.
Ma sposarmi non vedo proprio perché.
È solo un pezzo di carta, un contratto insomma.
Io ed Hannah siamo giovani ma non penso avremo mai bisogno di un contratto che stabilisca cosa dobbiamo o no fare, siamo due che stanno insieme. Suppongo ci amiamo.
Non si firma per amarsi e stare insieme, non siamo dei piloti con una casa automobilistica.
Lei è d’accordo e sono contento. Potremo andare avanti anche per tutta la vita se mi permette di non sposarla.
Sposarsi è una grande cazzata, guarda quanti divorziano.
E poi come posso assicurare di amarla per sempre? Non so nemmeno se la amo ora.
La adorano, le mie due sorelle, mio fratello, i miei genitori. Ed i suoi adorano me ovviamente.
Lei fa felice i miei e se loro sono felici, per me va bene di stare con lei.

Dopo pranzo con le pance piene e tutti felici a ridere insieme, io ed Hannah ci appartiamo un po’.
È da un po’ che non ci vediamo perché ero via con la Sauber, sorrido all’idea che non ho sentito la necessità di correre da lei, non che lei mi abbia subissato di richieste di vederci subito.
Ci mettiamo sul divano mentre le mie sorelle aiutano mia madre e Fabian è con papà.
- Ho saputo che sei stato bravo, hai fatto una specie di record? - Mi chiede cercando di interessarsi a questa cosa delle macchine, è come se si interessasse al mio lavoro. Non credo che ad una fidanzata importi molto del lavoro del proprio ragazzo.
Non è di questo mio mondo ed io un po’ ne sono contento, così rimane solo mio.
- Sì, il più giovane a fare punto in una gara di F1. - Gliela spiego spiccia e lei annuisce sorridendo felice per me, perché vede che io ne sono entusiasta, ma non le importa molto di per sé.
- Correrai ancora delle gare ufficiali? - Alzo le spalle con aria un po’ dispiaciuta.
- Per ora no, ma speriamo si presenti qualche occasione. Ci sono delle voci, qualcuno mi vuole. Speriamo bene, dai. - Non tutti mi vogliono perché so che alcuni piloti sono delle grandissime teste di cazzo, ma questo cosa glielo dico a fare?
Le guardo la mano, dovrei prendergliela e stringerla, le guardo i capelli lisci e sciolti, dovrei volerglieli toccare. E ripenso a Lewis a quando gli ho preso l’auricolare e gli ho toccato la testa. Quello l’ho voluto fare.
Invece sorrido come uno scemo e tiro fuori una facile battuta con cui distrarci da questa nostra mancanza di romanticismo.
- Preparati che mia madre ricomincerà con la storia del matrimonio e dei figli, sei pronta? - Lei a questo si mette a ridere ed annuisce. Su questo la pensiamo uguali, per ora siamo giovani ed è normale non avere quello in mente.
Mia madre arriva con le mie due sorelle, beviamo il caffè e come da copione inizia a parlare di matrimonio e famiglia in modo molto abile.
L’adora, si vede, e decido che a meno che non mi innamori di qualcun altro, rimarrò con Hannah per sempre perché ai miei piace. Non posso dar loro un matrimonio, è la mia vita e non ci penso proprio a rovinarmi sposandomi, però magari convivremo e faremo figli. Se devo scegliere una persona che non amo, voglio Hannah perché ci conosciamo, siamo amici, ci fidiamo ed in un rapporto duraturo è il massimo a cui puoi aspirare, senza amore.
Non ci amiamo, è reciproco. Sono consapevole che l’amore non è questo.
Ma i miei l’adorano e per me non c’è niente di più importante di loro. E come ho detto, mi fido.
Stefanie mi distrae da questi pensieri, io che decido a priori certe cose. Sono da rinchiudere.
- Mi chiedevi di Nicolas Hamilton, giusto? - Mi chiede poi sussurrando come se sapesse che è una cosa che deve rimanere fra noi.
Sempre le voci del circuito mi hanno reso noto che Lewis ha un fratellastro a cui è molto legato, che ha una disabilità. Siccome Stefanie è fisioterapista per bambini disabili, le ho chiesto cos’ha lui e se può spiegarmelo.
Spero non mi chieda perché mi interessa.
Annuisco e mi avvicino, così mi spiega delle paralisi cerebrali e di cosa si tratta.
Rimango impressionato dal saperlo ed in un momento mi rendo conto che oltre alla propria pelle, Lewis ha già dovuto combattere contro un sacco di ingiustizie come la disabilità e qua si parla di problemi di salute.
Merita un po’ di fortuna.
Quando mi chiede perché lo voglio sapere, mi prende in contropiede e non so che dire, mi gratto la nuca e mi stringo nelle spalle.
- Così, curiosità. - Liquido tutto così, facile facile. Ma non so quanto lo sia, perché praticamente mi sto facendo assorbire da un sacco di cose che lo riguardano ed è incredibile perché non mi sono mai interessato tanto agli altri ed ora me lo chiedo per la prima volta.
Cosa mi ha fatto quel ragazzo?
Cosa cazzo mi interessa tanto di lui? Ma soprattutto perché?
Domande che come vengono vanno via, perché rimuginarci troppo non sarebbe da me, perché tanto qualunque cosa sia che importa?
Si vedrà da sé.”