*Ecco un altro capitolo. Sempre alternato Seb e Lew. Proseguiamo con calma in quel primo anno in F1 insieme, dove in un GP Seb stava per arrivare sul podio e per un soffio non ci è riuscito. Stava piovendo e Lewis era in testa, dietro Mark e poi Seb, c'è stato un problema ed è uscita la Safety Car e poi purtroppo Lew l'ha gestita male ed è finita che Seb è andato addosso a Mark. All'inizio sembrava dovessero dare la colpa a Seb, poi è venuto fuori che è stata colpa di Lewis e della gestione della testa. Da quel GP Seb è uscito in lacrime. Queste sono le 'documentazioni', io ci ho scritto su la mia versione. Buona lettura. Baci Akane*

5. UN SORRISO DOPO LE LACRIME




/Seb/
“Quello che provo ora non penso che lo dimenticherò mai. Sinceramente.
In un modo o nell’altro io oggi me lo inciderò più che mai nella mia memoria, per sempre.
Io, il mio primo podio ad un soffio, l’incidente sotto sta pioggia di merda che tutti mi accusano di essere colpevole invece io so che non è così e poi le mie lacrime.
Le mie dannatissime lacrime.
Era il mio primo podio, ce l’avrei fatta, ce l’avrei fatta cazzo.
Non è la macchina migliore del mondo la Toro Rosso, ma credono in me, gli piaccio.
Ok sono solo un sostituto, ma gli piaccio e mi stanno testando e se non faccio mai più di un diciannovesimo posto, butterò la probabile unica opportunità della mia vita.
E poi mentre inghiotto le lacrime amare, mi rendo conto che non hanno niente a che fare con l’occasione della vita, perché in realtà si trattava solo di fare podio.
Il primo della mia vita in F1.
Ma ancora di più si tratta del fatto che io voglio vincere.
Io corro perché mi piace vincere. Punto.
Non ci sono debiti da pagare, non ci sono riscatti, non ci sono motivazioni profonde legate a mio padre e a quello che gli devo e al non deludere nessuno.
Non ci sono cose così, nella mia vita.
O meglio ci sarebbero, certo. Però non corro per questo e mentre piango rabbiosamente nel mio box per colpa di sto incidente di merda, mentre do calci alle cose e mi rendo conto che se continuo così mi mandano a casa perché sono solo un bambino, mentre vorrei implodere esco dal box per dietro e mi metto a camminare nel paddock dove ci sono un sacco di altri scalini ed ingressi posteriori.
E piove, dannazione, e la gara è finita ed io sto qua come un idiota a camminare e ad inghiottire lacrime che spero con la pioggia si mitighino, spariscano e spero che siano tutti interessati a cosa succede davanti ai box e non dietro.
Perché dietro c’è solo uno stupido ragazzino che piange la rabbia del mondo.
Parlano, si sente dalle radio e dalle televisioni sparse in giro.
Lewis ha vinto, bravo, pioveva. A quanto pare lui se piove vince.
Non so come diavolo fa.
Fanculo.
Che cazzo è successo? Perché Mark ha rallentato di botto? Come facevo a non andargli addosso? Magari mi mancano i riflessi e l’esperienza, però porca puttana.
No caro Seb, non si tratta che vuoi rendere fiero tuo padre e non buttare i preziosi sacrifici che ha fatto nella sua vita.
Si tratta che vuoi vincere ed oggi avevi sfiorato il tuo primo podio, l’anticamera di una vittoria.
È questo, si tratta di questo.
Perché corri Sebastian?
Per ricompensare gli altri, la famiglia, per chiudere la bocca a dei razzisti di merda, per cogliere le occasioni della vita?
No, belli, corro perché mi piace andare veloce e mi piace vincere ed essere il migliore. Corro per vincere. Corro per la vetta.
Ed io lo volevo, oggi. Perché c’ero vicino, ero vicino così a quel dannato podio.
Ed io piango ancora e non riesco a smettere e mi do fastidio, sono un vero bambino di merda.
Sto camminando su e giù come un forsennato sotto la pioggia alla disperata ricerca di qualcosa che mi dia tregua, quando la porta di uno dei retro box si apre e solo in un secondo momento realizzo che è la McLaren.
Lewis si ferma sul primo dei tre gradini e mi guarda, camminavo proprio dietro il suo, tu guarda un po’!
Non sa che è successo lui ha completato la sua splendida gara, cazzo.
Ci guardiamo e improvvisamente mi brucia che mi veda piangere, mi asciugo le lacrime e rido perché piove e sono fradicio ed ho i capelli appiccicati alla testa perché ho gettato il cappellino da qualche parte.
Non sa che è successo, però lo capisce.
Che bel modo di rivederlo.
- Sei uscito? - chiede mortificato mentre scende gli scalini, mi guarda come se fosse colpa sua ed io realizzo in un istante cosa è successo, cosa non ho capito prima nella foga del momento e sono così pieno di adrenalina che per un momento ho paura della mia reazione, ma gli vado davanti e gli rispondo rabbioso, alterato e gesticolando!
- Eri primo, c’era la Safety Car e dietro c’era Mark e poi io! Sai che c’è stato un incidente dietro di te, sai che io e Mark ci siamo toccati ed ora sono tutti a dire che è colpa mia perché nel dubbio dai sempre la colpa al giovane scavezzacollo che non è ancora un pilota fisso! - Ruggisco aprendo le braccia, Lewis rimane fermo sotto la pioggia con me e non mi chiedo nemmeno che ci faccia qua visto che ha vinto e dovrebbe fare chissà cosa che fanno i vincitori.
Ma che diavolo di ora è, da quanto è finita la gara?
Per un istante mi chiedo questo, poi lui abbassa il capo.
- Scusa, penso di essere io il colpevole. Gestire la testa in Safety Car è un casino e penso di aver accelerato e rallentato male e vi ho incasinato... io non l’ho fatto apposta è solo che... - Il fatto che lo sappia, che se ne sia reso conto e che me lo dica mentre sono furioso come un cane con la rogna lo rende speciale ai miei occhi in questo momento.
Così in bilico fra il volerlo sbranare e l’ammettere che sto ragazzo timido e mortificato ha le palle in realtà, finisce che mi calmo e smetto di piangere ed inveire.
Scuoto la testa ed abbasso spalle e braccia strofinandomi il viso che resta bagnato e congestionato, gli occhi rossi.
- Ti cercheranno, che ci fai qua? Da quanto è finito? Cazzo non so nemmeno da quanto cammino sotto la pioggia, forse cercheranno anche me o forse mi vogliono lasciare annegare perché si sono già pentiti di avermi preso! - Lewis a questo, mentre io cerco di sdrammatizzare e di solito lo faccio meglio di così, si precipita da me ed annulla la distanza che rimaneva, mi mette le mani sulle spalle e fa in modo che lo guardi, lui ha il suo fedele cappellino, io sono un pulcino biondo bagnato.
Per un momento che mi ritrovo così vicino a lui, ricordo tutte le riflessioni sulla sua pelle ed improvvisamente ho voglia di cioccolata.
Mi mordo la bocca e trattengo il respiro, questo contatto, questa vicinanza mi tolgono il fiato.
Ha uno strano potere questo ragazzo su di me.
Se era un altro lo sbranavo di sicuro.
- Sarebbero dei pazzi a non metterti sotto contratto! Eri sul podio e non è stata colpa tua, verrà fuori la verità e vedrai, VEDRAI, che la prossima volta la farai vedere a tutti! - Sorrido divertito mentre cancello velocemente la rabbia e la frustrazione e rimango a crogiolarmi col suo tocco sulle mie spalle e la sua infervorata voglia di tirarmi su.
- Mi piacerebbe sapere come fai a dirlo. Magari sono solo una bidonata e sta cosa della F1 non fa per me, che ne sai? - Lo dico provocandolo perché io provoco sempre tutti. È un modo per non farmi cogliere impreparato, odio essere impreparato, fare la figura dello scemo, essere trattato male in qualche modo o annaspare in risposte che non so dare.
Reagisco così, provocando o deridendo. Gli altri o me stesso, dipende. Perché se ci scherzo su significa che non sono abbattuto ed è importante non essere abbattuti. Non importa cosa succede, ma quel che conta è non farsi abbattere mai in nessun campo per nessuna ragione.
Lewis arrossisce e si vede nonostante la pioggia, sorride e si stringe nelle spalle.
- Lo so e basta. -
- Dovresti essere così ottimista su di te, sai? - Rispondo improvvisamente contrattaccando come se questa fosse una sfida e noi fossimo su un ring. Sono sempre il solito. Lui mi lascia andare e si tocca l’orecchio. Che carino, quando è in difficoltà si tocca l’orecchio. L’ho notato.
Certo che ne ho notate di cose in poco tempo eh?!
- Devo andare, ma confermo che ti cercano. -
- Che eri venuto a fare? Non hai una conferenza? - Sorride sempre imbarazzato come se fosse colto in fallo.
- Dovevo fare una pipì veloce... - Poi si mette a correre e mi molla qua, penso vada verso la sala conferenza e mi chiedo che c’entrava la pipì con l’uscire da questa parte quando il bagno c’è proprio vicino alla sala d’attesa dei piloti, dove ci si pesa e si aspetta di salire sul palco a festeggiare.
L’avrà ben fatta la pipì, no?
Me lo sto chiedendo distraendomi dai miei drammi personali, quando la porta dei box torna ad aprirsi, questa volta è la Toro Rosso ed uno del mio team mi raggiunge con aria esasperata dandomi una manata sulla schiena bagnatissima.
- Era ora cazzo! Era scattata la caccia a Vettel! -
- Eh, manco fossi una volpe! - La famosa caccia alla volpe, che bravo, sono tornato in me, in grado di scherzare di nuovo. Così non sono abbattuto ed il merito è di quel ragazzo che è più grande di me ma è così dolce che sembra più piccolo.
- Siamo andati a cercarti anche nei box confinanti, non ti abbiamo visto uscire. - Alzo le spalle e cammino con lui.
- Che esagerati. -
- No sul serio, ti cercano tutti perché c’è la disciplinare per te e Mark... - Faccio il broncio tornando alla realtà.
- Ah ecco. - E lui ride alla mia reazione divertente. Meglio che sia divertente perché non voglio essere compatito, è da deboli e queste sono solo macchine.
Anche se prima piangevo come se fosse la fine del mondo.
- Vedrai che non è colpa tua, sarai scagionato e non avrai conseguenze! - Lo guardo sorpreso.
- Dici che non mi sono giocato un contratto? - Lui ride accompagnandomi verso le stanze, gli uffici, le sale e i bagni del circuito.
Dove è sparito poco prima Lewis.
Quando lo penso realizzo una cosa, proprio mentre lui mi risponde:
- Ma stai tranquillo, eri terzo, stai scherzando? Hai fatto una gara fantastica sotto la pioggia! È successo di tutto, oggi! Sei ancora in un’ottima posizione per un contratto. Pensa alla prossima gara e metti via questa! - Questo consiglio è il primo sensato che mi arriva da quando corro e decido di ricordarlo, mentre riacchiappo il pensiero di prima, vedendo Lew nella sala d’attesa in procinto di entrare nella conferenza davanti ai media.
I nostri occhi si incrociano, io gli sorrido e lui fa altrettanto arrossendo timidissimo.
Il mio team manager mi dà un asciugamano che recupera da un carrello della lavanderia e me lo strofino sulla testa e la faccia.
Il box vicino era quello della McLaren, so che comunicano tutti via radio, chissà, magari Lewis ha sentito che ero sparito e mi cercavano e si era preoccupato.
Certo era ovvio che fossi dietro, comunque lasciamo perdere.
Sorrido più leggero all’idea sciocca che possa essere venuto a cercarmi apposta e che non sia capitato lì per caso per fare una pipì che non ha fatto.
Proprio sciocca. Ma bella.”

/Lew/
“Le sue lacrime mi hanno colpito ed impressionato.
Mi rimangono impresse perché sono totalmente in contrasto con l’idea che mi ero fatto di una persona facile, leggera e che non gli importa molto di quello che fa, come se non avesse a cuore niente.
Invece piangeva per essere uscito e non aver fatto il suo primo podio.
Mi dispiace da matti, non volevo rovinargli la gara, non voglio rovinarla a nessuno chiaramente, ma mi è dispiaciuto da matti perché mi rivedo in lui con la mania di dover sfruttare ogni occasione. Anche io piango quando non vinco di un soffio, mi fa impazzire l’idea di non essere primo ed anche se ho iniziato da poco e so che devo andarci piano e che non si può fare tutto e subito, so di potercela fare. Ho una splendida macchina, credono in me, non capisco perché non devo, capisci?
E poi ho sempre mio padre quando scendo dalla macchina che mi dice cosa ho fatto bene e cosa male e che se non sono primo non è felice e mi chiede perché non ci sono riuscito.
Lui è di quelli che si può sempre fare meglio e si deve solo pensare a fare bene per smentire tutti, perché ci sono sempre dei ‘tutti’ da smentire. Perché siamo neri e il nostro mondo è così.
Fatichi a convincere qualcuno che meriti la loro stima, ma è un attimo per il contrario. E ricorderanno solo gli errori ed evidenzieranno solo gli atteggiamenti poco perfetti. Piangi? Che bambino viziato! Ti arrabbi? Ma che poco sportivo!
Le lacrime di Seb mi danno il cuore, sinceramente. Non pensavo fosse così, che gli importasse tanto, alla fine.
Quando ho sentito che lo cercavano e che era sceso dalla macchina piangendo mi sono sentito una merda perché non so se è colpa mia, ma penso che potrebbe esserlo. Cioè boh, ma comunque mi dispiace da matti.
Durante la conferenza sono distratto e si parla di molte cose, ma non vedo l’ora di uscire e vedere se lo trovo.
Sarà già in albergo a prendere le sue cose, sarà sulla via di casa.
Beh era bagnato come un pulcino. Ripenso ai suoi capelli tutti appiattiti sotto la pioggia, ai suoi occhi gonfi di lacrime.
Non so nemmeno cosa vado a dirgli, voglio sapere se sta bene. Non ho nemmeno il suo numero di telefono e la mania di sbrigarmi per beccarlo mi assale e devo sbrigarmi perché altrimenti lo perdo.
Corro in albergo sgusciando dimenticandomi anche di avvertire Nico che ho finito, ma penso che fosse così incazzato che sarà già a casa. Di certo non la sua gara migliore, so che si è ritirato.
Sicuramente mi farà il muso perché non l’ho chiamato, ma sa che ci sono un sacco di doveri dopo un GP vinto. Spero che lo sappia, per lo meno.
In effetti forse non gliene frega.
Quando arrivo al piano delle camere mi rendo conto che non ho la minima idea di dove possa essere Seb, perché non so dove sta e non so nemmeno se è ancora qua. Ma una doccia se la sarà fatta, dico io. Doveva asciugarsi.
Insomma, non sarà scappato, quanto sarà durata la conferenza?
Sto per valutare se bussare a tutte le camere quando finalmente una si apre e il Cielo oggi ce l’ho proprio dalla mia visto che un cupo e depresso Seb esce con la sua valigia in mano.
Mi vede in fondo al corridoio che cammino come un’anima in pena e appena incrociamo i nostri sguardi lui si mette su un bel sorriso e mi chiedo se sia sincero, perché fino a due secondi fa era depresso.
Però io lo raggiungo correndo e mentre la mia mente elabora una scusa convincente che non sono in grado di tirare fuori, lui mi spiazza come al solito.
 - Fatto la pipì? - Spalanco gli occhi alla sua sparata maliziosa che mi fa arrossire.
Ok smettila Lewis.
- P-pipì? - Chiedo balbettando imbarazzato, lui si chiude la porta alle spalle, ha i capelli bagnati ma sanno di shampoo, si deve essere fatto una doccia ed ora li ha lasciati al naturale.
Sono mossi, sono adorabilmente mossi e gli stanno tutti sulla fronte e sta benissimo.
- Prima hai detto che cercavi un bagno nel retro dei camion dove stavo frignando. - si deride e lo dice senza problemi, lo ammiro, ma lo fa per sdrammatizzare.
Ammiro la sua forza, ammiro il suo spirito. È incredibile, io quando perdo piango e sono intrattabile per secoli. Nico non mi sopporta in quei casi.
- A proposito come stai? - Lasciamo perdere la mia stupida scusa, non ne inventerò più, ha già capito che mentivo spudoratamente.
La pipì. Beh insomma, era plausibile, però penso che dovessi muovermi.
- Ora che sei corso a cercarmi per la seconda volta in poco tempo, ancora meglio! - Scherza subito accattivante e malizioso, avvampo e spero che non si noti. In questo caso il colore della mia pelle dovrebbe aiutarmi. Spero lo faccia. Dannazione.
Lui ridacchia ed io mi tocco l’orecchio come un bambino.
- Beh, non è che prima... insomma... - Non so più cosa dire e lui ride e mi tocca il braccio finendo per sorridere dolcemente.
- Grazie che ti sei preoccupato, sto bene. Sei stato il solo a cercarmi sia prima che ora per sapere dove ero e come stavo. Grazie mille. - Ok, non serve proprio tirare su scuse, ha capito nel giro di subito sul serio.
Resto rosso come un peperone, nel mio caso spero ancora non si noti, però penso dovrei chiudere la bocca per non sembrare un completo idiota.
Piego la testa verso la spalla in un gesto davvero imbarazzato e annuisco sorridendo. Sempre come uno scemo probabilmente.
- Ma figurati, io penso sia stata tutta colpa mia, ho questa impressione, mi dispiace se finisci nei guai io... - comincio a blaterare come un idiota cosa senza senso, poi lui si prende il suo cellulare, un vecchio Nokia enorme coi tasti che mi fa smettere improvvisamente di blaterare a casaccio e approfittando del mio silenzio, chiede a bruciapelo:
- Dammi il tuo numero. - Io spalanco ancora gli occhi colto impreparato come mio solito.
- Cosa? - Chiedo stridulo. Lui ridacchia.
- Se mi dai il tuo numero ti lascio il mio. Non sono un fan dei telefoni, ma almeno non corri come un matto da un posto all’altro se devi sapere come sto! - Devo. Non devo niente. Voglio al caso.
Prima di ricordarmi il mio numero faccio prima a farmi scrivere il suo nel mio, ci impiega un po’ perché ho la tastiera qwerty e arriccia il naso in modo delizioso come se avesse in mano un mostro. Io rido di lui e lui ride e basta ed è proprio bello. I capelli così gli donano un sacco, vorrei dirglielo ma non mi sembra il caso, così mi mordo la lingua e mi mangio il complimento.
Poi si fa uno squillo da solo per avere il mio numero ed essere sicuro, ma guarda che carino a volerlo a tutti i costi.
Sembra proprio si sia ripreso visto che mi ha gestito così abilmente.
Sospiro e mi stringo nelle spalle infilandomi il telefono in tasca, imbarazzato ed al settimo cielo.
Dai, hai il numero di un altro pilota, non fare lo scemo.
- Scrivimi ogni tanto, chiedimi quello che vuoi. Anche consulti sulla tua futura ragazza, se vuoi! - Così dicendo mi lascia un occhiolino e va via lasciandomi inebetito e forse di mille colori tranne che il mio normale.
Oh Dio credo abbia flirtato con me, non ne sono sicuro, forse era normale per lui alludere a quel dialogo fuori luogo che ho avuto con lui sui tradimenti.
Ma sì, può essere.
Insomma, ho il suo numero e se Nico mi controlla il telefono mi uccide, forse dovrei scriverlo in codice, come gli spiego che ci siamo scambiati il telefono?
Non lo so nemmeno io come ci sono riuscito...
Così rimango fermo esattamente dove mi ha lasciato e non so nemmeno per quanto, fino a che mi ricordo di quel nostro momento insieme ad ascoltare e apprezzare entrambi Michael.
Così lo chiamo Michael.
Ho sentito che è un grande fan dei tre Michael. Jackson, Jordan e Schumy. Sorrido all’idea, penso di avergli fatto un favore.
Penso a Nico e a come reagirebbe se sapesse che ho il suo numero.
Sì gli ho fatto decisamente un favore.
Può essere plausibile che io abbia il numero di Schumacher, nel senso non è che siamo amici ma abbiamo avuto delle interazioni, potrebbe succedere che finisco per avere il suo numero. Sarebbe irritato perché suo padre ha un rapporto strano con Schumy, ma non mi criticherebbe per averlo accettato.
Mentre penso a tutte queste cose, il telefono mi vibra in mano proprio mentre mi stavo rimettendo a camminare verso la mia camera, che ancora non ho visitato da quando Seb se ne è andato.
Vedo il suo nome, cioè il nome finto.
Michael. Potrei avere problemi a ricordarmi chi diavolo è Michael in realtà. Che poi non è Michael per Schumy, ma per Jackson che ci piace a tutti e due, ma ci piace anche Schumy.
Oh andiamo Lewis, la smetti?
Col cuore in gola ed un gran sorriso leggo il suo sms.
È uno smile che ride.
Poi due righe.
‘Per farti vedere che non piango più’
Così scoppio a ridere io entrando in camera con un’espressione ebete di cui mi rendo conto.
‘Non c’è niente di male a piangere, io lo faccio spesso!’
Rispondo subito mordicchiandomi le labbra.
‘Oggi puoi ridere però. Potresti seriamente vincere il mondiale al tuo anno di esordio. Saresti pazzesco.’
Quando lo dice avvampo di nuovo e mi butto sul letto a pancia in giù col telefono in mano, mi mordo ancora il labbro e sospiro con le tipiche farfalle allo stomaco e solo dopo un ‘grazie ma porta sfiga questa cosa’, mi arriva l’sms di Nico che mi riporta bruscamente alla realtà.
‘Embè?’ Solo.
Aspetta la mia chiamata, di solito lo chiamo quando finisco e sa più o meno quanto ci metto.
Che stavo facendo?
Eh non gli dico che parlavo con Seb. Però potrei dire che socializzavo con altri piloti, penserà che mi sono fermato a parlare con gli altri del podio. Non da me ma può pensarlo.
Dice sempre che devo socializzare di più, che sono troppo timido, poi però ‘ehi sei solo mio’.
Ridacchio a questa sua tenera contraddizione e lasciando perdere Seb chiamo Nico, pensando in un angolino di me che non c’è niente di male nel fare amicizia con un altro ragazzo, ci provavo da una vita a farmi qualche amico a parte Nico ed ora che ci riesco perché dovrei sentirmi in colpa?
È solo amicizia, solo amicizia...
Ripetitelo ancora, Lewis, che magari la frenesia di vedere se durante la conversazione con Nico lui ti ha risposto, passa.
Sì, magari.”