*Ecco
un altro capitolo, ogni tanto sparisco ma poi torno sempre! Comunque...
specifico che certi dettagli di come funzionano i retroscena delle gare
non li conosco. Insomma un po' di cose le so, come che i piloti hanno
la loro stanza nei box e nei motorhome e che penso si cambino lì, così
come so che lì si concentrano e si riposano, però per esempio sapendo
che dormono in albergo ormai, non so quando vanno a riprendersi le
valige, se lo fa qualcuno per loro, cosa fanno dopo gli impegni delle
gare... molte cose davvero non ne ho idea e sono andata un po' a caso,
ma ad ogni modo andiamo al nuovo capitolo. Ormai Seb si racconta
la bella storia che sta diventando amico di Lewis e mentre ci crede
davvero, Lewis cerca di convincere della cosa Nico, ma lui sa che non è
tutto qua. Lewis e Nico sono in una relazione complicata perchè è il
tedesco ad esserlo ed ho inserito quella che è la mia visione sia di
lui che del loro rapporto. E' comunque solo la mia idea, sia chiaro.
L'ambientazione è la penultima gara del 2007, quella volta Lewis era
uscito di pista senza prendersi punti e anche se era in testa, lo era
ancora di pochi punti e alla vigilia dell'ultima gara oltre a lui altri
due avevano concrete occasioni di vincere il mondale. Seb invece aveva
fatto il suo primo quarto posto. Buona lettura Baci Akane*
8. UN AMICO
/Seb/
“Sinceramente
parlando sono al settimo cielo, mi dispiace non essere sul podio, però
è una bella rivincita per me. Ci tenevo troppo a dimostrare che non
sono tutto fumo e niente arrosto, che non ho fatto un gran tempo l’anno
scorso per puro caso, che so come si corre!
E poi non so, dopo la volta scorsa ci ero rimasto troppo male e volevo troppo fare punteggio ora.
Arrivare quarto è
bellissimo, ora come ora il miglior risultato per cui me lo tengo
stretto e spero di aver dimostrato che ho le doti, che possono fidarsi.
Al contrario mi
dispiace per Lewis, vorrei intercettarlo ma essendo uscito prima chissà
dov’è. Provo a cercarlo nel paddock ma non credo sia il caso di
mettermi a chiamare Lew a gran voce.
Specie se incrocio quel fenomeno di Nico che potrebbe investirmi con la sua Williams.
Oggi ho fatto meglio di lui ed è una sensazione decisamente piacevole.
Il tempo di trovarlo sfuma e mi dispiace, però gli scrivo un sms perché non so se sia il caso di chiamarlo.
‘Mi dispiace che sei uscito, ma sei ancora primo ed è il momento di lottare.’
Sono così, non sono
ottimista, non sono uno che dice ‘vedrai che vincerai’, che ne so? Lo
spero perché mi piace, ma non è che posso dire cose stupide come
questa.
Però che ha ancora
buone possibilità di vincere certo, è ancora primo, manca un gran
premio alla fine del mondiale. Ce la può fare, ma deve lottare
duramente.
Sono uscito
dall’ascensore per andare in camera a darmi una rinfrescata, cambiarmi
e poi prendere le mie cose ed andarmene, quando ci rimango secco nel
trovarmelo davanti. Lui salta e trattiene il fiato come se fossimo allo
specchio e per un momento tutto si ferma, noto i suoi occhi grandi e
dolci.
E rossi.
Ha pianto.
E mi ricordo della sua
frase che diceva che lui piange sempre quando perde. Le porta si
chiudono davanti a noi bloccati così, il suo cellulare in mano mentre
probabilmente mi stava per rispondere ed io che improvvisamente mi
sveglio, metto le mani sulle porte, le riapro, lo afferro per la maglia
e lo tiro verso di me. Poi lo abbraccio forte, istintivamente.
Perché stava piangendo
e mi dispiace, certe persone che piangono mi distruggono. Non è giusto
che certe persone piangano, davvero. Lui non deve.
- Sei così emotivo! -
Esclamo mentre le porte si richiudono di nuovo e lui inebetito e sotto
shock si lascia fare senza realizzare che si sta raggomitolando fra le
mie braccia. E penso riprenda a piangere e poi sento che mi stringe
forte a sua volta ed è un istante, un istante meraviglioso dove vorrei
che tutto si fermasse, che il tempo non andasse avanti. Dove mi chiedo
ma che diavolo sto combinando?
Perché è tanto bello avere a che fare con questo ragazzo?
Come può essere? Il suo
viso nascosto contro il mio collo, le sue braccia timidamente ma
disperatamente aggrappate alla mia schiena, lui appoggiato e
abbandonato contro di me ed i brividi che mi ricoprono mentre
l’ascensore non so dove sta andando e chi l’ha chiamato.
- È ora di combattere,
ne manca una e sei ancora in testa di qualche punto. Non pensare che
loro hanno più esperienza di te. È ora di combattere coi denti e se
perderai, l’avrai fatto vendendo cara la tua meravigliosa pelle. - In
cui vorrei perdermi.
Dico una parola di troppo, me ne rendo conto dopo.
Mi mordo la bocca e aspetto, non piange più e questo è sufficiente.
Finché non solleva lo
sguardo e ci ritroviamo a fissarci così da vicino e lo trovo così
piccolo anche se è più grande, così dolce, così fragile. Così tanto
fragile.
E bello.
Gli prendo il viso fra le mani e gli asciugo le lacrime, poi sorrido.
- Trovi che la mia pelle sia meravigliosa? - Quanti insulti avrà ricevuto la sua pelle? Un po’ di complimenti lo sconvolgono.
- Stupenda. - Così gli
lascio un bacio sulla guancia e appena il campanello dell’ascensore si
sente, ci separiamo in tempo per vedere dall’altra parte un Nico
dall’aria seccata e acida di natura. Certo, se è solo non sorride per
rincretinire qualcuno.
Se è solo è questa la sua espressione. Disprezzo.
Quando ci vede insieme,
lui scosso che ha appena pianto, io molto vicino e rivolto verso di
lui, si aggrotta e diventa livido. Non dice niente. Sono il primo a
riprendermi e indico a Lew l’uscita:
- Era la tua tappa? - Lewis si risveglia realizzando e si guarda intorno.
- Io... sì, ma ho dimenticato le valige su... -
- Su?! E che sei sceso
a fare? - Chiede Nico entrando, poi mi guarda aspettando che io scenda,
ma dico che devo andare su anche io. - Ma insomma, che ci facevate qua
se dovevate andare su? -
Lew è in totale caos,
non sa cosa dire, non ha la minima idea di cosa rispondere, lo vedo e
così prendo io la parola intuendo che se voglio mantenere il rapporto,
devo coprirlo e aiutarlo anche se non condivido.
- Colpa mia, l’ho
distratto. Dovevo fargli vedere una cosa dal soffitto e l’ho tirato
dentro, poi però l’ascensore è ripartito perché l’hai chiamato tu... -
Nico solleva la testa cercando di vedere cosa fosse e così scoppio
spontaneamente a ridere perché l’ho preso in giro e non se ne è nemmeno
reso conto. Forse. Da come mi guarda ora forse l’ha capito. Ma Lew fa
un sorrisino fugace per poi tornare serio.
- C’era una farfalla. - Continuo rincarando la dose. - Però è andata via. -
- E dove? Non è un ascensore chiuso? - Alzo le spalle.
- Per questo gli ho chiesto se lo vedeva anche lui. -
- Ma c’era o no? -
Chiede seccato Nico a Lewis, lui in allarme si stringe nelle spalle e
non sa cosa dire, così gli faccio cenno di negare e lui senza capire
cosa ho in mente, dice di no.
- Sinceramente non ho visto nulla. - A questo punto Nico mi fissa male, apertamente male, sguardo sottile e velenoso.
- Non dovresti
prenderlo in giro, lui crede a tutto quello che gli dici! E se gli
hanno rubato le valige? - Oh è la prima volta che vedo difenderlo, ma è
perché siamo noi 3 e non ci sono altri. Ed è geloso, ha ragione Lew.
Nico è geloso. Ma perché devi essere geloso di un amico?
Ad una parte di me
piace prendere sentitamente per il culo Nico e gode nel nascondergli
che sto diventando amico del suo prediletto, però l’altra scalpita per
farglielo sapere.
E conoscendomi glielo
renderò presto noto, ma contando che manca un gran premio e poi la
stagione è finita, tanto vale vedere che mi succede il prossimo anno.
Se dovessi interagire
ancora con loro, conoscendomi farò in modo che Nico se ne accorga che
sono un amico migliore per Lewis di lui che lo è da anni!
Che poi non è una gara, ovviamente, ma con Nico è sempre stato così quando ci siamo trovati nelle stesse competizioni.
Non so se è perché siamo tedeschi e noi tedeschi siamo competitivi oppure se è perché semplicemente siamo incompatibili.
Sono in attesa di
prendere il mio aereo per tornare a casa dai miei genitori e da Hannah,
non faccio i salti di gioia, quella è la parte normale della mia vita
ed è doveroso averne una. Adesso abbiamo il Brasile e poi non mi resta
che incrociare le dita per vedere che sarà di me.
Il telefono vibra nella mai tasca e sovra pensiero lo prendo, leggo e sorrido da solo come un idiota.
‘Comunque congratulazioni per il tuo quarto posto! Ben fatta!’
- La tua ragazza? -
Chiede uno del team vicino a me che mi ha visto sorridere come un
ebete. Lo guardo saltando sorpreso e scuoto la testa.
- No, un amico. - Rispondo e mentre lo dico mi sento pieno di questa parola che associata a lui è bellissima.
Non so se è perché è il
mio primo effettivo amico nel circuito oppure perché Lewis è speciale
di per sé, però sono contento così, oggi.
E mi sento di dire che Nico può farsi fottere!”
/Lew/
“Sono in un
turbinio di emozioni mentre lo accompagno in camera per prendere le sue
cose, poi andremo in aeroporto insieme e lì ognuno prenderà un aereo
diverso per tornare a casa propria. Lui a Montecarlo, io a Londra.
Sono profondamente
scosso dalla gara andata di merda, ho ancora le lacrime sugli occhi e
contemporaneamente l’abbraccio bellissimo di Seb che non mi aspettavo.
E poi la sua presa per il culo a Nico che pensa sia stato lui a
prendere in giro me.
E so che abbiamo fatto
una cosa che non va, così come le due corse con colazioni dei giorni
passati, però so che non gli vanno raccontate.
- Vorrei che non mi
nascondessi le cose, se me le nascondi penso che ci sia qualcosa di
grosso dietro. Pensare male poi è inevitabile. È questo che devo fare,
Lewis? Pensare male? - Il suo tono mi raggela, così come le parole.
Sembra in procinto di sgridare un figlio, sembra un padre severo che si
toglie la cintura e vuole dargli giù sulla schiena.
Non ho mai avuto paura
di Nico, ma l’idea che mi ha appena trasmesso mi fa trasalire dai miei
pensieri e per un momento penso di essere stato letto dentro o di
averli detti ad alta voce.
Lo guardo mentre
continua a mettere via le sue cose e a radunarle. Io sto zitto, lui si
gira, si raddrizza, mi guarda serio e severo con l’aria di chi non
vuole proprio scherzare. Si prende il colletto della maglia della sua
squadra automobilistica e se la toglie, i capelli biondi e lisci
rimangono spettinati e gli stanno maledettamente bene. Quelli sono bei
capelli, mica i miei così crespi e ricci che non ci posso proprio fare
niente per migliorarli.
Mi mordo la bocca incerto su cosa fare.
Si cambia o vuole fare altro?
Inghiotto a vuoto, si
toglie anche il resto della tuta che indossava ancora e rimane coi
boxer aderenti, è sempre molto serio. Alza il mento e riprende:
- Cosa mi nascondi? - Io spalanco gli occhi.
Si toglie anche i
boxer, ora è nudo davanti a me mentre io ero già vestito in borghese e
pronto per ripartire. Mi strofino le labbra col cuore in gola che va
fortissimo. Non ho mai avuto paura di lui, ma ora sta succedendo
qualcosa che mi mette a disagio.
- Niente, perché? -
- Perché sei un libro
aperto. - Dice calmo e tagliente, quella calma finta che mi terrorizza.
Ed in un momento odio che dica le stesse cose che ha detto Seb, non
voglio sovrapporli. - E so che mi nascondi qualcosa. - si ferma davanti
a me, io non voglio indietreggiare, non posso avere paura di lui e poi
non ho tecnicamente fatto niente di male.
- Non è così. - Cerco di rispondere risoluto, ma forse tremo troppo.
- Allora come sei diventato così amico di Sebastian? - Non sgranare gli occhi, non sgranare gli occhi.
- Come fai a dirlo? - Nico fa un sorriso acido come a dire ‘vedi che avevo ragione?’
- Si vede che c’è una
certa alchimia fra voi. E che io sappia vi siete incontrati una o due
volte. Ma mi sa che non mi hai raccontato qualcosa. Mi sa. -
Ti sa, eh?
Cosa cazzo faccio ora?
Dovrei dirgli la verità e dimostrargli che non c’è niente di male nel
fare amicizia, magari gli spiego che non gliel’ho detto perché so che
non gli piace, ma io lo trovo una persona carina.
Forse magari non uso questo termine.
- Ci siamo incrociati
qualche altra volta, non penso di doverti dire tutti i dialoghi che ho
con chiunque. - Dico poi mettendola sulla difensiva, forse sbaglio ma
me ne rendo conto troppo tardi perché i suoi occhi sottili hanno un
guizzo quasi di cattiveria, mi prende e mi spinge improvviso contro la
porta davanti cui sono, mi stringe il colletto con le mani a pugno e
avvicina il viso al mio, un ringhio sulle labbra quasi.
- No, ma quelli che ti
portano a farti degli amici forse dovresti dirmelo, visto che non sei
famoso per esserne pieno. E se me li nascondi come faccio a non pensare
che forse ci vedi altro? - Il cuore batte impazzito e la paura si
affaccia senza capire come mai, perché devo averne?
Sono più forte di lui fisicamente, faccio boxe da quando ero un ragazzino.
Se voglio lo posso sopraffare, ma lui è Nico.
Non reagisco, rimango mite e fermo.
- Ho sbagliato, non
pensavo fosse tanto importante. E davvero, amici è una parola grossa. -
Nico avvicina il viso ancora di più al mio, il respiro sulla mia pelle,
le labbra indurite come la sua espressione furiosa che però rimane in
bilico su una lastra di ghiaccio.
- Allora ti piace, ti trovi bene con lui? - Alzo le spalle e non credo di poter dimenticare questo momento.
Il momento in cui lo
ammetto cercando di sminuire quello che sento. Perché è qua che lo
capisco meglio delle altre volte, candidamente, limpidamente.
- Sì, bene come con altri del circuito comunque. Nella norma, insomma. Lui è più socievole di altri, tutto qua. -
Ma non è proprio così
perché mi è battuto fortissimo il cuore quando ci siamo presi questi
due specie di appuntamento e quando prima mi ha abbracciato e baciato
sulla guancia sono quasi morto.
- Tu dovresti capire
una cosa, Lewis. - Dice poi spostando le labbra all’orecchio con quella
sua tipica parlata a denti stretti pieno di disprezzo. Inghiotto a
vuoto. Come faccio a sentirmi così? Non so nemmeno come mi sto
sentendo, in realtà.
Nico ha un modo di volermi bene che mi toglie il fiato, i brividi mi coprono dalla testa ai piedi.
- Quando stai con
qualcuno, lo fai seriamente. Non puoi fare la puttana con altri,
capisci? - Mi aggrotto. Davvero non ha visto nulla, ne sono sicuro. E
poi non è successo nulla anche se volevo che succedesse.
- Non ho fatto niente e
non voglio nemmeno. È come altri piloti, per me. Tu vedi cose che non
ci sono, non ti ho detto perché davvero non è successo niente. Sì,
abbiamo avuto delle conversazioni al volo, tutto qua. È simpatico e non
lo trovo stronzo come dici, ma non è niente più di questo. -
A questo punto lui mi
morde lieve l’orecchio e poi mi prende il viso con una mano, me lo gira
dall’altra parte prepotente e mi lecca la guancia, poi mi rigira verso
di sé.
- Se scopro che c’è
altro sai che sono vendicativo. - Lo so che lo sei e ho trovato questo
tuo lato vendicativo e possessivo molto hot e carino. Essere voluto da
qualcuno fino a questo punto è bello, fino a che non si arriva ad un
limite.
Mi chiedo quale sia
quel limite e quando lo passeremo e mentre mi prende il labbro
inferiore fra i denti e tira seccato, capisco che ho appena pensato che
quel limite lo passeremo.
Mi abbandono al suo bacio che però è molto feroce e non posso proprio definirlo tale.
Così come quando mi
apre i pantaloni e mi gira di schiena appoggiando la mia guancia contro
la porta, mi afferra per i fianchi e mi tira indietro bruscamente. Mi
abbassa i pantaloni di quel che serve, insieme ai boxer. Poi a freddo
entra dentro con una spinta decisa. Furiose sono le sue spinte.
Forte è il suo morso sulla mia spalla, ora, mentre mi penetra e mi fa gemere più forte con ogni spinta con cui mi fa suo.
- Sei mio. Ricordatelo. - Ed ogni volta sembra sempre più che lo ricordi a sé stesso, invece che a me.
Il suo ‘ti amo’ è questo. ‘Sei mio’.
Mi dovrebbe andare bene. Non lo so. Forse abbiamo quel che possiamo avere o che meritiamo.
Mi sento violato, mentre guardo il cellulare con lui in bagno che si lava ed io ricomposto che lo aspetto.
Mi sento sporco.
Guardo i messaggi sotto
il nome di Michael che cancello prontamente di volta in volta. Non ci
scriviamo molto, ma ogni tanto mi piace rileggere le conversazioni,
però quando so di incontrare Nico, le cancello sempre.
Ora gli scrivo ricordandomi di quello che avrei voluto dirgli prima.
‘Comunque congratulazioni per il tuo quarto posto! Ben fatta!’
Poi cancello subito anche questo.
Rimango in sospeso in
attesa della sua risposta e quando la ricevo mi turbo mentre mi sento
così meglio, così rinato rispetto a come mi ha lasciato Nico.
‘Grazie, gliel’ho fatta vedere a tutti! Prossimo obiettivo, un podio!’
È una persona positiva
ma realista, non dice ‘sono sicuro che un giorno vincerò’, ma si dà
degli obiettivi. E a me ha detto lo stesso. Non ‘vedrai che il mondiale
sarà tuo’, ma che ho ancora delle possibilità.
È una persona pragmatica, mi piace.
Sorrido con un calore che mi fa stare bene, quando Nico esce dal bagno però smetto di scrivere.
Gli avrei detto ‘vedrai che ce la farai’, perché io al suo contrario sono ottimista e idealista e vivo di sogni e desideri.
E mi chiedo, mentre
Nico si sistema il colletto della camicia che gli calza a pennello in
modo molto elegante, cosa io effettivamente desideri ora. O meglio chi.”