*Ecco
un nuovo capitolo. E' un po' più lungo, alcuni saranno super lunghi, vi
avverto. Siamo nel finale di stagione del 2007, quando all'esordio di
Lewis lui 'rischiò' di vincere il mondiale. Ci andò vicinissimo ed in
realtà perse per dei cavilli burocratici. In questo capitolo è
protagonista Nico, figlio di Keke, un ex campione di F1. Ho un po' le
mie idee su di loro come padre-figlio e su Nico soprattutto e avrete
modo di scoprirle leggendo. In questo capitolo ci sono scene fra Nico e
Lewis, vi avverto. E poi Nico darà un assaggio di quella che è la sua
vera pasta a Seb, un Seb che inizia a rendersi conto di molte cose che
prima ignorava. Buona lettura. Baci Akane*
9. IL FIGLIO DI KEKE
/Lew/
“Quando me lo vedo piombare in casa non mi stupisce molto, so benissimo perché ha quell’espressione cupa.
Ogni volta che va a
casa da suo padre ce l’ha e deve andarci ogni volta che torna indietro
da qualche gran premio. Hanno i loro modi di essere padre e figlio, ma
non capisco questo sinceramente.
Certo mio padre è molto
severo e ligio e non vuole che mi distragga. O meglio è un tipo che non
si concede distrazioni perché gli costerebbero care, non mi dice di
fare altrettanto ma so che gli fa piacere se sono così anche io e cerco
di accontentarlo.
Mi sollevo sulle punte
e lo abbraccio subito forte, appena le mie braccia sono intorno al suo
collo sento che le sue mi circondano la vita e si rilassa
repentinamente contro di me.
A volte mi chiedo come sia nata fra noi o perché sto con lui.
Poi ci sono questi momenti che me lo ricordano.
È così tanto fragile che mi è venuto spontaneo colmare questo vuoto che ha dentro, questa voragine che gli ha creato suo padre.
Un grande uomo per certi aspetti, ma terribile come padre.
Solo io lo so, io che vedo tutto il buio di Nico che deriva da quell’uomo.
Nasconde il viso contro il mio collo e si rilassa ancora un po’, mi respira, ho appena fatto un bagno e so di fresco.
Oggi a Londra non si
respira dall’umidità, c’è una nebbiolina fitta che ti penetra le ossa e
di raggela anche se non è inverno ma appena autunno.
Londra è così.
E Nico somiglia a questa nebbiolina. Penetra nelle ossa e raggela.
Affonda le unghie come
per sentirmi meglio od inglobarmi a sé, perché solo con me sta bene,
non c’è un altro in questo mondo con cui stia bene. Mi fa male ma
sopporto perché così poi lui sta meglio.
Dopo un po’ si
scioglie, mi prende il viso fra le mani, si ferma a guardarmi con
quest’aria contratta e strana, come se si chiedesse che farebbe senza
di me.
Io sorrido dolcemente.
- Ti va di fare qualcosa insieme? - È quello che gli dico sempre quando viene da me, lui annuisce e mi bacia.
Nico è fragile ed io sono la sua forza ma mi chiedo quando mi esaurirò che ne sarà di lui.
Si può esaurire la forza che nasce dall’amore?
Se non è vero amore sì.
E questo cos’è?
È amore o qualcosa che ci somiglia?
Suppongo che solo il
tempo ce lo dirà. Intanto gli prendo la mano e lo porto in camera mia
dove giocheremo alla play e faremo l’amore, magari oggi in modo dolce.
Magari oggi non mi lascerà qualche segno.
Le sue dita carezzano
la mia schiena ricoprendomi di brividi di piacere, le sue dita lunghe
ed affusolate, mentre le altre sono intrecciate insieme. Adoro guardare
questo contrasto fra i colori della nostra pelle.
Non ricordo bene il nostro primo incontro, ma ricordo quando siamo diventati amici. È successo piano piano.
Lui era il bambino più imbronciato del circuito e non sorrideva mai, ma era solo. Era molto solo.
Ed io anche.
Così è venuto spontaneo avvicinarci. O magari non è così, magari c’era qualcosa di diverso.
All’inizio mi teneva a distanza, vedevo che chi veniva da lui lo identificava come il figlio di Keke Rosberg. Il figlio di.
All’inizio ti piace
essere il figlio di un campione, poi capisci che è lui che lodano in
quel modo e non te e che tutti vedono lui attraverso te.
Pensava che fossi come gli altri e ad un certo punto ha sbottato acido:
‘Senti se anche tu vuoi essermi amico solo perché sono il figlio di Keke allora gira al largo!’
Non la viveva bene, non che ora la viva meglio.
‘Keke? Oh sei il figlio
di Keke?’ Davvero ancora non lo sapevo, poi ho scoperto che problema
aveva con gli altri. Mi ha visto sincero e genuino e da lì ha accettato
la mia vicinanza, ha iniziato a sfogarsi e a parlare di sé.
In realtà Nico parla
molto, ma tende ad essere accentratore ed egocentrico. A me va bene
perché io sono l’opposto. Sono timido e riservato e odio attirare
l’attenzione su di me.
Ho paura che se qualcuno mi guarda troppo viene fuori chissà cosa. Ancora non so cosa in effetti.
Sorrido.
Una delle conversazioni che mi ricordo meglio con lui è stata:
‘Ma lo sai che tutti ti
guardano male perché sei nero e nei motori non si è mai visto un nero?’
Nessuno aveva mai parlato della mia pelle così apertamente, anche se
non ero stupido e sapevo che mi guardavano per quello. Ho ammirato,
anzi mi è piaciuto che me lo dicesse in faccia, come a provocarmi
quasi.
‘Lo immagino.’ Ho risposto.
‘Mio padre ti ha visto correre e dice che sei molto dotato.’ Un complimento da suo padre valeva molto.
‘Wow, ne sono onorato. Sarà contento mio padre di saperlo.’
‘Sai cosa sarebbe
divertente?’ Ha detto poi con una luca acida nello sguardo che
svirgolava verso gli altri distanti da noi, io ero accucciato e lui
mezzo steso su un kart. ‘che diventassi il campione numero uno di tutti
i tempi e la mettessi in culo a tutti sti razzisti di merda!’ Sono
scoppiato a ridere. Mi voleva bene in un modo tutto suo. Ripensare a
questa frase ora e a molte altre che gli sento dire, mi fa ricordare
Seb. In qualcosa sono simili, anche se Nico è negativo e Seb positivo.
Non ottimista, è diverso. È proprio positivo. È luminoso.
La prima volta che ci
siamo baciati stavamo parlando di tendenze sessuali, io per colpa sua
avevo avuto i primi dubbi, mi era venuta l’erezione guardandolo nudo e
mi sentivo davvero molto attratto da lui e ad un certo punto non
sapendo come gestirla e per paura di essere rifiutato, ho iniziato ad
allontanarmi, ero in netta difficoltà.
Nico non ci è stato ad
essere respinto, un giorno è venuto nel mio angolo e mi ha fatto una
piazzata assurda e poi gli ho detto non era colpa sua ma mia.
‘È che mi sento
attratto da te, penso di essere gay o comunque tu mi piaci in quel
senso e non voglio rovinare niente fra noi, ma non so come fare e...’ E
ho cominciato a blaterare come faccio quando sto per piangere, tremavo
e penso di essere sembrato un gattino spaurito.
Mentre parlavo mi ha preso, mi ha messo contro un muretto nascosto dal casino intorno e mi ha baciato.
C’era odore di motori e di gas di scarico e noi eravamo sporchi perché avevamo appena finito una gara.
Eravamo ragazzini, adolescenti. Quando escono i primi istinti sessuali.
Mi ha baciato con rabbia, con uno scoppio, con passione.
Nico pressa tutto bene dentro e nasconde e poi esplode. Esplode sempre male.
Mi ha letteralmente travolto.
‘Non credevo che provassi le stesse cose’ Lui ha sorriso malizioso.
‘So nascondere bene.
Certo che il tuo sviluppo sessuale è stato a dir poco lento!’ Mi ha
sempre preso in giro e denigrato ma come si fa fra amici, in questo
modo è anche sempre stato onesto e mi ha detto le cose sinceramente.
Preferisco così da quelli falsi che ti pugnalano alle spalle.
Sono avvampato.
Che bel ricordo il
primo bacio con lui, così come la prima volta a letto insieme. Ci
abbiamo messo un po’, eravamo impacciati ed è stato un mezzo disastro.
La volta dopo è andata meglio.
Ora beh... liscio come l’olio!
Ridacchio a questo pensiero.
- Dice che non è
normale che tu al tuo esordio sei in lista per vincere il mondiale
mentre io faccio così schifo. Che è stata una stagione disastrosa. Ed
ha anche detto che questo nuovo pilota, questo Vettel, che ha iniziato
a metà stagione ha già fatto un risultato migliore di me in due
stagioni complete. -
Scuoto la testa e chiudo gli occhi incredulo da come un padre possa dire questo a suo figlio.
- Ognuno ingrana a modo
suo, c’è chi lo fa subito e chi gli ci vuole un poco. Hai fatto ottimi
risultati, tanti giri veloci di già e comunque hai iniziato
prestissimo, prima di me e siamo coetanei! -
Cerco di fargli notare le cose positive.
- Lo so benissimo e gli
ho detto che Sebastian avrà fatto una quarta posizione e mancato di
poco una terza, ma è solo un sostituto e bisogna vedere se riesce a
superarsi! - Nico si infervora quando parla di suo padre. Certo che
questi discorsi su Seb non lo aiuteranno a farselo piacere.
- Lo smentirai in
pista. Anche tu farai ottimi risultati. E poi conta tanto anche la
macchina con cui corri, lui lo dovrebbe sapere! -
- Contano moltissime
cose e lui le sa tutte, ma è della filosofia che solo con le legnate
tuo figlio migliora. Se fa bene chiedigli perché non ha fatto meglio!
Non sarà mai abbastanza! - Conclude di nuovo teso e nervoso. Ci ho
messo ore a rilassarlo. Mi sollevo e mi metto a cavalcioni su di lui,
la sua pelle bianca riempie i miei occhi e comincio a carezzarlo
dolcemente sul petto e sulla pancia. Questa cosa lui l’adora.
- Impara da Lewis! Vedi
che forse lui vince quest’anno! Ripete questo in continuazione. -
Sbotta. Mi chino e continuo con le labbra. Lui si rilassa di nuovo e
sospira, scendo sui capezzoli e glieli succhio mentre intreccia le dita
dietro la nuca spettinata.
- Come pensa che riesco
ad andare bene con tutta questa pressione? Da quando sono nato mi hanno
guardato per capire se sarei stato come lui o migliore o una delusione.
Questo hanno sempre visto. Mai Nico, solo il figlio di Keke. - Lo so e
mi si stringe il cuore.
In risposta scendo con le labbra sul suo inguine e gioco intorno sulla pelle sensibile e liscia.
- E se sapesse che sto
con te figurati... ti adora come pilota, ma sei nero e sei un ragazzo.
Mi diserederebbe seduta stante! - Ridacchio e decido di andare sulla
sua erezione che però ha già dato, vediamo quanto ci mette a
riprendersi. Sa ancora di sesso, sa ancora di noi ma non mi fermo e
quando invece di lamentarsi ancora mette le dita sulla mia nuca e mi
attira a sé, sorrido vittorioso.
Ce l’ho fatta di nuovo, sono infallibile nel risollevare Nico.
In tanti modi.
Dopo che viene di nuovo
nella mia bocca, mi tiro su e mi stendo su di lui, mi abbraccia e mi
mette una mano sulla nuca ma per carezzarmi.
- Sei la mia sola
gioia, sei la mia unica isola felice. Se non avessi te mollerei tutto e
nessuno saprebbe più niente di me. Non sopporterei tutto questo da
solo. - Quando mi dice questo, vale sempre più di qualsiasi ‘ti amo’ e
dimentico ogni dubbio e problema che sorge.
Non è facile come persone e come rapporto, a volte mi chiedo perché lo faccio e se sia amore o cosa.
Ma poi fa così e capisco che non posso essere responsabile del suo dolore, non anche io come tutti.
- Andrai benissimo, vincerai gran premi e anche mondiali. Vedrai. - Sussurro mentre ci baciamo. Lui sorride ed annuisce.
- Per ora mi basti tu. -
Per ora. E quando non basterò, quando ci sarà altro?
E mentre penso a questo ‘altro’ torna strisciante e prepotente Seb.
Perché penso sempre a lui nei momenti più topici?
Lewis stai attento, non giocare col fuoco.”
/Seb/
“Sinceramente mi dispiace da matti.
Ormai tifavo per lui,
non è giusto che finisca in questo modo. Per un pelo, uno stupido
punto, un cavillo non vince Lewis all’esordio.
Non riesco ad
immaginare come debba sentirsi dopo che l’ha sfiorato in questo modo.
Ha fatto un campionato di esordio pazzesco a dir poco ed è vero che
aveva la migliore macchina in circolazione, probabilmente. Dopo le
Ferrari. Però insomma, Lewis è stato meraviglioso.
All’esordio rischi di vincere il mondiale.
È davvero stato un
peccato ma correre con la pressione e l’ansia che puoi già vincere il
mondiale non è facile, era proprio la sua primissima volta.
Lo cerco per consolarlo e complimentarmi comunque col risultato finale della classifica generale, ma non è facile intercettarlo.
Oggi ci sono mille
interviste ed impegni conclusivi, la stagione è finita e quindi vacanze
per un po’, fino a che si tornerà in pista e ad allenarsi.
Chissà che sarà di me?
Mi hanno
tranquillizzato dicendo che comunque sarò di sicuro preso perché sono
andato davvero molto bene per essere un esordiente di metà stagione e
che tutti si aspettano molto dall’erede di Schumacher.
Quando mi ha detto questo mi sono toccato le palle per scaramanzia, non si può dire questo.
Schumacher è Dio, io sono solo un pilota tedesco come lui che ha fatto dei buoni risultati nelle categorie inferiori alla F1.
Cerco Lewis e decido di
scrivergli per capire dove sia, non voglio proprio che se ne vada senza
avermi salutato. Ci tengo perché immagino le sue lacrime e l’idea che
pianga mi manda fuori di testa.
Non piangere, non piangere piccolo dolce Lewis.
Mi dispiace che sia
finita, correrei altre dieci gare. Il nostro rapporto si faceva
interessante e mi è anche dispiaciuto incrociarlo pochissimo, non ci
siamo dati appuntamento per correre, era molto concentrato e teso e
quindi chissà, forse non ha nemmeno corso.
Era un po’ strano le volte che l’ho beccato, però non saprei dire il motivo, non lo conosco benissimo.
Quando mi risponde
dicendomi che proprio ora ha finito con tutto e sta andando in hotel a
prendere le cose, gli dico di aspettarmi da qualche parte che lo
raggiungo.
Mi sbrigo ad uscire dal paddock e mi faccio portare in albergo.
Mi aspettavo che mi dicesse il numero della camera, ma quando entro lo vedo che è giù in hall.
È una cosa un po’ strana.
E non piange.
Mi aggrotto.
Forse ha già pianto tutte le sue lacrime ed ora non ne ha più.
Lo raggiungo subito e lo abbraccio dopo avergli dato la mano con un bellissimo sorriso radioso.
Non è più piccolo di me, ma nel modo in cui si abbandona lo sembra.
Lo prendo alla sprovvista, pensava in una stretta di mano, in un ‘congratulazioni’.
- Ti accompagno su, ci
vado anche io. - Dico deciso. Lui mi guarda un po’ smarrito ed incerto,
così mi fermo a chiedere se c’è qualcosa che non va. - No ecco... prima
di salire io devo fare un’altra cosa... ti ho aspettato qua per
questo... - É molto vago e la delusione si mostra però la maschero
subito abilmente dietro un bel sorriso ed annuisco.
- Va bene. Comunque
volevo congratularmi con te, sei stato eccezionale e meritavi tu questo
titolo. Sono sicuro che il prossimo anno farai cagare duro tutti
quanti. - Lui rimane sorpreso di quel che dico e annuisce.
- Ti ringrazio. - Dice
con la sua vocina gentile. Quanto è carino. - Ho fatto tutto quello che
potevo, penso che se avessi avuto più esperienza avrei saputo gestire
la partenza e... - Inizia con qualche parere tecnico a cui io rispondo
col mio, stiamo qua a parlarne un po’, però lo vedo meglio di quel che
pensavo e glielo dico.
- Credevo di trovarti in lacrime. - dico sfacciato. Lui si stringe nelle spalle e fa un’espressione triste.
- Ho già pianto un sacco. - E c’è qualcosa che non mi dice, ma va bene. Non dobbiamo mica dirci tutto.
- Comunque ci vediamo
il prossimo anno, mi hanno detto che mi terranno per cui spero di
essere più competitivo anche io. Faremo di tutto per divertirci in
pista! - E fuori. Ma questo non lo dico. Lui annuisce e sorride un po’
imbarazzato, si tocca di nuovo l’orecchio e vorrei mangiarglielo
quell’orecchio.
Mi stupisco di questi
istinti che provo, ma non mi soffermo molto. Sono una persona strana ed
anche se penso una cosa non è detta che la farei sul serio. Si dicono
tante cose.
Ma magari non mi rendo
conto dello sguardo che gli lascio mentre lo vedo andare effettivamente
in un’altra direzione rispetto agli ascensori. Viene intercettato da
altri del team che gli parlano e così non mi accorgo della presenza che
mi arriva alle spalle.
Salto quando sento un petto contro la mia schiena che mi sfiora e delle labbra al mio orecchio che mi parlano quasi toccandomi.
Un momento i brividi di piacere spontanei, un altro, quei brividi, sono di un altro genere.
- Guarda che mi sono
accorto di come lo guardi. Lui forse no perché è ingenuo e non sa di
piacere, ma io me ne sono accorto. E voglio dirti che se osi toccarlo e
avere pensieri su di lui, sei finito. Lui è mio, sta con me. E se pensi
di portarmelo via non sai cosa posso farti. - Il tempo di associare a
tale voce una persona e questa poi se ne va.
Ma non è la voce quanto il tono a farmi capire che era Nico, infatti mi giro e lo vedo andare agli ascensori.
Il tono di odio, di
sfida e di qualcosa che non so definire. Quel qualcosa che mi ha fatto
rabbrividire e di paura per un momento.
Paura.
Hai solo da provare ad esaudire quelle tue ridicole minacce.
Un ricordo specifico mi viene in mente quando lo vedo andarsene, prima che le sue parole facciano effetto.
Eravamo ragazzini, un paio di anni fa.
Il tipico gruppo di
bambini piloti che parlava male di tutti, Lewis era il loro oggetto
preferito, ma quella volta era Nico il protagonista delle sparlate.
‘Il figlio di Keke si
crede il migliore solo perché è figlio di un campione, ma voglio
proprio vedere cosa combinerà mai in pista quello! Certo fa dei
notevoli risultati, ma questi non significano nulla! Si crede chissà
chi solo perché è il figlio di Keke ma è appunto questo. Solo il figlio
di Keke, non Keke stesso! Nico, ma chi lo conosce davvero? Che cali le
arie, quello stronzo!’
Che fosse stronzo ero
d’accordo, non aveva mai alzato un dito per difendere Lewis, poi in
un’altra occasione, dopo che avevo difeso Lewis davanti a tutti, lui mi
prese in parte e mi disse:
‘Non dovresti
difenderlo tanto, questo attira ancora di più le ire e le invidie su di
lui e tu non puoi stare sempre lì a difenderlo. E poi lui sa difendersi
da solo. E se non regge questi stupidi insulti, non può fare la
carriera che vuole! Lascia che si faccia le ossa!’
Perché lui è stato
cresciuto così e l’ho capito dopo, ma non ho mai giustificato quella
sua totale mancanza di difesa nei confronti di Lewis. Cioè non la
giustifico ora che so che sono amici.
E qua le sue parole colpiscono ed affondano.
Vedo Lewis staccarsi dal team e andare finalmente agli ascensori, andrà da lui?
Mentre lo vedo mi
ritrovo io stesso fuori dal mio controllo a correre, mi infilo
nell’ascensore che ci porterà alle camere, lui sorpreso mi guarda ed io
mi vedo da fuori mentre blocco le porta e lo guardo quasi con
disprezzo.
Lui mi fissa spaventato, cade dalle nuvole.
Non so davvero che faccia io stia facendo, riesco a gestirmi bene ma ci sono quei cinque minuti che non ci riesco mai. Mai.
E questi sono quelli.
- Perché non me lo hai
mai detto? - Dico a denti stretti. Lui non capisce. - Di Nico! Ma cosa
ti costava dirmi che stavate insieme? Mi hai solo preso in giro! Credi
davvero che... credi davvero che ti avrei insultato perché gay? Si vede
che lo sei, l’ho capito subito! Io non capisco. Pensavo fossimo
amici... - Sono un fiume in piena che lo investe e forse sono egoista a
farlo ora che ha perso il mondiale, ma non riesco a chiudere la mia
bocca.
- Non è come pensi, non te l’ho detto perché... -
Ma non posso farlo finire.
- Credevo si fosse
instaurato qualcosa di bello fra noi, che fosse scattato. E tu invece
mi hai nascosto una cosa così! Come hai potuto? - ma mi comporto come
un fidanzato geloso, tradito. E non sono niente, me lo dico con una
parte di me.
Me lo dico ma non
riesco a zittirmi perché mi sentivo molto più di quello che ero per lui
e questo mi brucia, mi manda fuori di testa e mentre Lewis cerca di
spiegarsi, nel panico della mia reazione di fuoco, io faccio un passo
indietro e scuoto la testa duramente.
- Evidentemente ho
frainteso. Per me era una bella amicizia ma per te niente. Forse una
presa per il culo, anzi! - Quando lo dico le lacrime tornano ad
affacciarsi ai suoi occhi e potrei sopportare tutto tranne di averlo
fatto piangere, così mi giro, gli do la schiena e faccio ripartire
l’ascensore mentre non so davvero perché diavolo me la prendo tanto. Ha
il diritto di nascondere la sua omosessualità e la sua relazione
clandestina. Perché faccio questo?
Mentre lo faccio me lo
chiedo, ma non ho proprio risposte e quando vedo la sua mano scura che
spunta dalla mia spalla per bloccare l’ascensore di nuovo, lo sento che
mi prende e mi gira con una forza che non gli daresti, i suoi occhi
sono pieni di lacrime e mi graffiano dentro. Ma rimango duro e dritto a
fissarlo.
- Avevo paura a dirtelo... - Scuoto la testa.
- Di cosa? Ti sembro
omofobo? - scuote la testa e sembra che non voglia dire di cosa ha
paura, perché non vuole ammetterlo a sé stesso e le lacrime sono grosse
ora che scendono sulle sue guance. E vorrei asciugargliele, ma capisco
di cosa si tratta e lo dico come un illuminazione, ricordandomi
dell’odio e del disprezzo con cui mi ha minacciato prima Nico.
- Di lui. Hai paura di
lui. - Quando lo dico è lui che indietreggia e capisco di averci preso,
così mi avvicino e lo prendo per le braccia togliendogli il fiato, lo
scuoto tornando ai miei cinque minuti di follia e quasi grido.
- Non devi stare con
lui se ti fa paura! Non si può avere paura di una sola unghia del
proprio ragazzo! Quello non è amore! Quello ti possiede e il modo in
cui mi ha detto che sta con te credimi che non è per niente normale! Tu
non devi, non devi... - Ma Lewis mi spinge e si libera in uno scatto
esasperato.
- Tu non sai un bel
niente di noi e di lui e non puoi dire cosa devo e non devo! Ed è mio
diritto nascondere le cose che voglio se ho dei buoni motivi! E tu non
puoi giudicare cose che non sai! Mi dispiace averti ferito, non era mia
intenzione. - Con questo si asciuga le lacrime e fa ripartire
l’ascensore, io rimango in parte a guardarlo esterrefatto del suo
scatto e della sua presa di posizione. Alza gli occhi in alto e prende
dei profondi respiri per calmarsi, poi le porte si aprono e non mi
guarda più. Non osa.
Sa che ho ragione io a dire che non puoi avere paura del tuo ragazzo.
E non ci sono giustificazioni, non ne esistono.
Se ne va, non dice nulla e quando lo vedo andare in camera, mi chiedo se si sia appena rovinato tutto.
Se quando ci rivedremo ci parleremo.
Se mi scriverà più o se mi risponderà.
E mi chiedo anche se, a
questo punto, valga la pena continuare un’amicizia che non può esistere
per motivi che non posso capire. O forse perché, semplicemente, fra noi
non sarebbe solo una semplice amicizia.
Mentre capisco di avere
appena avuto il mio primo pensiero omosessuale della mia vita,
rabbrividisco e vado in camera sotto shock.
Forse con Lewis è
finita, qualunque cosa fosse, è finita. Così come questa prima stagione
di F1. E forse chi lo sa, come ogni altra cosa.”