DISCLAMAIR: i personaggi non sono miei
ma di loro stessi poiché reali, ciò che scrivo io è frutto della
mia fervida e forse malata fantasia
NOTE: attenzione, potrebbe sembrare
what if, ma tecnicamente non lo è. Scoprirete perchè. Comunque la
fic è un regalo per il gruppo del bennoda perchè siamo
gloriosamente arrivati a 100! 100 persone che amano ufficialmente i
bennoda, prevalentemente italiani, qualche straniero. Poi ci sono
quelli ufficiosi che li amano lo stesso... e quelli saranno molti di
più!
Avevo promesso una fic e visto che ce
l'avevo in mente perchè avevo quest'idea, l'ho scritta di getto in
qualche ora. Poi per correggerla mi ci è voluto di più!
Qualche indizio?
E se Chester e Mike non si fossero mai
incontrati?
Ripeto... sembrerà una what if, ma non
lo è! State sereni!
C'è
una dedica speciale che faccio ad Ombra perchè lei sa. E perchè da
quando è arrivata nel gruppo il posto si è rivitalizzato parecchio.
Spero che gli altri iscritti seguano il suo bell'esempio e mettano
tante belle cosucce bennoda...
Buona lettura.
Baci Akane
UN'ALTRA VITA
Si alzò sbuffando dopo essersi
rigirato nel letto per una ventina di volte. Seccato dalle lenzuola
tutte attorcigliate addosso e dall'odore che lui stesso emanava,
rinuncò a dormire e imprecando contro sé stesso, il mondo e
l'universo intero conosciuto e non, andò all'armadio, aprì l'ultimo
cassetto al suo interno, cercò con nervoso fra i vestiti e tirò
fuori un pacchettino.
L'aprì, prese una dose e la ingerì.
Dopo di questo, in attesa che facesse
effetto, si buttò sul letto disfatto, si mise una sigaretta in
bocca, l'accese ma non aspirò.
Rimase fermo così per un po' in attesa
che la testa si alleggerisse, in attesa di perdere la consistenza del
corpo, in attesa di mescolare odori, sapori e visioni.
Quando tutto divenne una macchia
indistinta, si rilassò e addolcì la propria espressione.
Adesso stava meglio.
Ci aveva provato.
O meglio ogni tanto ci provava... ma
poi alla fine non andava mai. Non ci riusciva.
Per quanto si impegnasse era una lotta
persa in partenza, non era tagliato per quel genere di cose.
Smettere di drogarsi era una cosa per
eletti, per super virtuosi. Quelli che avevano una grandissima forza
di volontà.
Erano rari quelli che riuscivano a
smettere, lo sapeva bene.
Lui era solo.
Gli raccontavano di quello che ne era
uscito da solo e lui diceva 'bravo, ma è unico'. Lui sapeva quanto
duro fosse farcela da soli, era impossibile.
E lui non aveva nessuno.
Nessuno.
A nessuno fotteva un cazzo di lui. A
nessuno importava se viveva o moriva.
Cercava di vivere, ma senza quel
sistema non ci riusciva.
Così si stordiva e poteva vivere.
Sopravvivere. Rantolare.
Quel che era.
Lo stato di estasi arrivò al suo picco
in un tempo indefinito, dopo di che si stabilizzò in qualcosa di
meno intenso, ma comunque piacevole, che gli permetteva di attivarsi
almeno un po'.
Attivarsi per cosa, ad ogni modo?
Si fece la doccia e buttò a terra le
lenzuola dove aveva sudato tutta la notte nella speranza di resistere
senza una dose.
Fra poco veniva Sam per fargli vedere
il piccolo, doveva farle credere di esserci riuscito.
Le aveva promesso che avrebbe
cominciato a smettere. Pur di vedere Draven, era disposto a
prometterglielo.
Era contento d'averci provato. Non
aveva preso niente la sera prima ed aveva resistito tutta la notte,
ma poi l'idea di fare così anche tutto il giorno era impensabile.
Stava bene, Sam non gli avrebbe rotto
le palle.
Cambiò le lenzuola, pulì alla meglio
lo sporco rendendosi conto di quanto fosse e quando finì di rendere
presentabile quella che non sapeva nemmeno se chiamare casa, il
campanello suonò.
La voce dal citofono gli disse che era
Sam, non era molto entusiasta. Il suo tono da generale gli diceva che
era pronta ad esaminarlo, per cui si guardò intorno in cerca di
indizi contro di sé.
Era tutto piuttosto in buone
condizioni, lui stesso compreso.
Soddisfatto attese che arrivasse, senza
rendersi conto che riusciva a sentirsi così positivo solo grazie
alla dose presa. Vedeva e percepiva tutto in modo distorto.
Si vedeva a posto, il viso pulito e gli
occhi allegri, mentre in realtà erano rossi e con delle occhiaie
spaventose, era magro e sciupato. Pulito, certo, cosa non da poco. Ma
tutto lì.
Sam entrò spingendo la carrozzina del
piccolo Draven nato da pochi mesi e si fermò all'ingresso.
Lo sguardo severo e attento di un
falco.
Esaminò per prima cosa il posto. Era
pulito alla meglio, scosse il capo e sospirò come se capisse.
Chester volle illudersi di non leggerci
disillusione nello sguardo che un tempo, forse, aveva amato e che ora
era riuscito ad odiare.
Si avvicinò e la salutò con un
sorriso largo e forzato, Sam deviò il viso per evitare il bacio e lo
guardò con rimprovero. Un rimprovero che le veniva facile.
- Che c'è, ora? - Chiese seccato. Era
convinto che non potesse dirgli niente. Si era guardato. Era
presentabile! Poteva benissimo passare per uno che non si faceva da
qualche giorno!
Sam sbuffò e mise a distanza di
sicurezza il bambino, Chester lo notò e cominciò ad inalberarsi,
l'effetto positivo della droga stava scemando in fretta ed ora, mano
a mano che capiva la sua astiosità, la rabbia usciva.
- Da quanto ti ho detto di
disintossicarti? - Chester aveva perso il conto e Sam continuò col
suo tono severo e polemico, le mani piantate ai fianchi. - Tu pensi
pochi giorni, vero? Ti ho dato l'ultimatum settimane fa! Ti ho dato
molto tempo per disintossicarti. Ti ho detto che oggi sarei venuta
per vedere se ti eri pulito e solo in caso positivo ti avrei fatto
vedere il piccolo e avremmo ripreso a vederci! - Chester allargò le
braccia teatrale ringhiando spazientito:
- E ti sembro sporco? - Rigirava le
parole sentendosi furbo, era convinto che non potesse dirgli niente,
di non essere così male come lei diceva.
Sam scosse il capo e sospirò nervosa.
- Ma ti vedi? Chester, davvero... ti
credi a posto? - Chester sempre più agitato si guardò allo specchio
e davvero non vide quello che vedeva lei.
- Cosa ho che non va? -
- Tutto! - Sam si mise accanto a lui e
indicò, attraverso lo specchio, tutto quello che non andava.
- Non mangi da giorni, sei scavato, hai
gli occhi rossi e liquidi, le occhiaie fanno spavento, sei pallido...
devo continuare? Si capisce subito se sei fatto! A me basta uno
sguardo dopo tutto il tempo che ho passato a guardarti mentre ti
facevi! -
Chester ormai era stato scoperto e capì
che non sarebbe servito a niente continuare a negare. Non sapeva come
faceva, ma alla fine aveva ragione.
Forse aveva l'occhio allenato, ormai.
Del resto era un po' che i due stavano insieme. Lui si faceva da
sempre ed all'inizio anche lei, solo che poi ad un certo punto si era
pulita. Come aveva fatto?
Per lui era un mistero.
Poi era rimasta incinta ed era stato
quello a farle decidere di lasciarlo.
Gli aveva detto che o si disintossicava
o non gli avrebbe fatto vedere il figlio, perchè lui era pulito e
doveva rimanerci tale.
Non aveva mai capito cosa intendesse,
ma le aveva dato della puttana e l'aveva guardata andarsene con la
sua pancia gonfia.
Quando il piccolo era nato, lui l'aveva
visto e si era emozionato al punto che si era ripromesso di uscirne.
Sam ci aveva sperato e gli aveva dato
mille possibilità fino al giorno in cui gli aveva dato l'ultimatum,
vedendo che non si disintossicava mai.
'Parole, solo parole, le tue.' Con
questo se ne era andata, fra i suo insulti furiosi.
- Senti, io ci ho provato, ma cosa
pensi, che sia facile da solo? Non ho uno straccio, non ho! Non ho un
solo sostegno! Non ho una merda a cui aggrapparmi! Quelli che ci
riescono sa soli sono rari! -
Sam si innervosì il doppio di quanto
già non lo era e col sangue che fluì veloce al cervello, cominciò
a gridare a ruota libera. Non poteva dire quello. Non poteva!
- Da solo? Nessuno? Ed io cosa sono?
Draven cos'è? Io ti ho aiutato in tutti i modi, ti ho offerto tutto
il sostegno possibile, Chez! Ce l'ho messa tutta! Ci ho provato in
mille modi! Ci tenevo che ce la facessi! Ero lì tutte le volte che
avevi voglia di farti... e tu scappavi e mi rifiutavi perchè
preferivi la tua merda! E Draven? Non è una cosa abbastanza
importante a cui aggrapparsi? Non ti basta tuo figlio? Tu hai tutto
l'aiuto che vuoi, solo che non vuoi vederlo! Non lo vedi ma c'è! E
non sparare stronzate su quelli che ce la fanno da soli che sono
rari! Anche per quelli veramente soli c'è aiuto in realtà! I centri
di sostegno e disintossicazione servono a questo! Ad aiutare quelli
soli! Per cui non venirmi a dire che non ci sono altre strade! Ce ne
sono sempre! Solo che noi non siamo motivazioni abbastanza forti! Ami
più la tua droga del cazzo! Sei un perdente in testa, non nella
vita! Potevi avere tutto quello che volevi. Amore, famiglia, amici,
successo! Hai una voce fantastica ed invece hai buttato tutto in
merda... potevi sfondare col tuo gruppo ed invece l'hai lasciato
perchè dicevi che non andava abbastanza bene! Sei tu che non l'hai
fatto andare bene! Non eri mai lucido, eri sempre fatto o bevuto e ti
facevi ogni essere vivente! Non eri concentrato sulla musica e su
quel che facevi ed i tuoi cari amici ti hanno lasciato! Sei sempre
stato tu a mandare tutto a puttane, anche con noi! Quanto ci abbiamo
provato? Quanto? Tu hai sempre calpestato ogni sforzo! Bastava che
prendessi le mani che ti venivano offerte ed invece sei qua a
piangerti addosso e a latrare contro tutto il mondo dicendo che ti
hanno lasciato solo e che non hai nessuno! Sei tu che hai rifiutato
tutto! Sei tu che sei solo! Riprova con la musica, riprovaci
seriamente! Pulisciti! Richiama i tuoi amici! Fai qualcosa con il
dono che hai! -
Chester, a quel punto, dopo aver
ascoltato la sua sfuriata, esplose ulteriormente sovrapponendo le
proprie urla a quelle di lei, mentre Draven piangeva e Sam cercava
invano di calmarlo senza tirarlo fuori dalla carrozzina. Non voleva
farglielo vedere.
- La musica e il canto sono l'unica
cosa bella che ho, se ci riprovo torno a fallire di sicuro perchè la
mia vita è sempre una merda! Sporcherei anche questa sola cosa che
ho! Non ci posso riprovare! -
- Ma se non la usi è come se non
l'avessi! Ed ora non hai nulla! Meglio del nulla c'è il dubbio che
invece possa andarti bene, la prossima volta che ci provi! -
- E se invece va male? Come sopporterei
un altro fallimento proprio in quello che amo tanto? -
- E quindi invece che provare a farlo
andare bene, stai fermo e ti tieni il tuo nulla? - Per Sam era
inconcepibile, un discorso che non aveva né capo né coda, ma per
Chester aveva maledettamente senso, perchè vedeva tutto troppo nero.
- Tu non capisci, non puoi capire! È
meglio il nulla a cui ormai sono abituato che un altro probabile
fallimento! -
- E se invece andasse bene? -
- E se invece andasse male? -
- Ma non puoi saperlo! -
- Nella mia vita è andato tutto male!
-
- Ma perchè l'hai fatto andare tu! Tu
hai rifiutato il mio aiuto, tu ti sei messo a drogarti, tu hai
mandato a puttane il gruppo! Se tu ti impegni, se accetti gli aiuti
che ti offrono, se ne cerchi, se lo vuoi... Chester, se lo vuoi
davvero, ce la puoi fare! Non esistono super uomini, quelli sono nei
fumetti! Le persone che ce la fanno non hanno niente di speciale
rispetto ad altri e non hanno nemmeno una dote in più! È solo che
ci provano e lo desiderano davvero! -
- Vaffanculo! Tu non sai, tu non sei
come me! Io fallisco sempre, sono una merda, sono un perdente! Non
riesco a tenermi niente di quello che ho! Non costruirò più niente,
così almeno la smetterò di sentirmi un perdente! Meglio stare nel
nero costante che provare un po' di luce e poi vedere che se ne va! È
insopportabile tutte le volte! - Chester era un fiume furioso e
doloroso di parole, una disperazione completa. Sam non sapeva come
fare per fargli capire dove sbagliava, era impossibile. Si rese conto
che era impossibile quando, prendendo Draven, glielo mostrò.
Chester smise di gridare e si calmò,
trattenne il fiato e lo guardò.
Era la prima volta da mesi che lo
vedeva. Era cresciuto ma era ancora piccolo ed era così bello.
Così bello.
Gli vennero li occhi lucidi, l'emozione
salì e fu palpabile. Il cuore scoppiava nel petto davanti a
quell'esserino così puro e così suo.
Sam capì che se non ci sarebbe
riuscita in quel momento, non ci sarebbe riuscita mai. Con un tono
morbido e spezzato dalla commozione disperata che provava, mormorò:
- Non vorresti provarci per lui? -
Chester a quel punto liberò le proprie
tenebre che l'opprimevano, uscirono sotto forma di lacrime e scosse
il capo allontanandosi come per paura di sporcarlo.
- Non posso rovinarlo... avevi
ragione... è troppo pulito ed io troppo schifoso... non ci riuscirei
a rendermi degno di lui... -
Sam voleva sbattere la testa sul muro,
cancellare tutto, svanire.
Non ci poteva credere.
Scosse il capo e con amarezza per la
sconfitta subita, disse:
- Sei tu che non vuoi stare bene. Non è
la vita accanita contro di te, non è che non hai aiuti od
opportunità. Puoi avere tutto quello che vuoi. Quelli che ce la
fanno partono dal nulla, solo dai loro sogni e dal loro talento. E tu
hai sogni e talento. Solo che ti mancano le palle. Ti manca il
volerlo. Tu stai bene nel tuo dolore perchè puoi lamentarti e
piangerti addosso e se ti va bene, trovi qualcuno che ti consola una
notte. Ti piace fare la vittima. Tu stai bene come sei, anche se ti
lamenti e dici di stare male. Ti piace. -
Chester non riusciva a vedere quello
che vedeva lei, per lui era tutto troppo buio e non era obiettivo.
- Forse è così. Forse sto bene nella
mia merda. - Disse amaro a sua volta, voltandole le spalle per non
avere la tentazione di abbracciare quel piccolo esserino che
aspettava solo un bacio da suo padre.
Sam guardò le sue spalle esili e
sospirando si arrese definitivamente.
- Se riuscirai a pulirti, troverai i
coglioni per cercarci. Se un giorno succederà io ti vedrò e saprò
subito se ti sei alzato o se è solo una finta. Ti giuro Chester. Se
in quel momento vedrò il Chester uomo e non il Chester merda...
tornerai nella nostra vita e ti darò tutto ciò che mi chiederai. Ma
solo se guardandoti vedrò che sei tornato il ragazzo che amavo. -
Con questo se ne andò.
La porta che si chiudeva fece un rumore
definitivo, alle orecchie di Chester.
Come che la vita lo rinchiudesse in una
cella senza finestre per tutta la vita.
La sensazione di soffocamento crebbe a
dismisura ed in reazione si mise a spaccare tutto ciò che aveva
intorno, anche i due demo che aveva fatto col suo vecchio ed ormai
finito gruppo.
Aveva una bella voce, era un bravo
cantante. Riusciva a tirare fuori la bestia come pochi cantanti.
Però non era riuscito a gestire il
dolore, il vuoto, il freddo.
Così si era trovato abbandonato dal
gruppo di amici d'infanzia, dalla band, dai discografici che gli
avevano promesso gloria e successo.
Ed anche dalla moglie e dal figlio.
Da tutti.
Persino i suoi genitori non lo venivano
più a trovare perchè si vergognavano, faceva pietà.
Era solo.
Lui si vedeva così.
Abbandonato da tutti.
Non riusciva a vedere le cose per
quello che erano.
Era sempre stato lui a tagliare fuori
tutti, a rovinare tutto, a cacciare le cose belle della sua vita. Si
era sempre sentito male, inadatto, incapace, eppure non riusciva ad
avere una visione obiettiva delle cose e per sopportarle meglio,
accusava gli altri di averlo lasciato.
Nemmeno volendo avrebbe mai potuto
vedere le cose con un occhio onesto. Non era una cosa che faceva di
proposito.
Era così, consumato da sé stesso.
Non era un vero perdente, era lui che
si rendeva perdente, ma non di proposito. Era come un vortice, ormai.
Risalire sarebbe stato impossibile.
Così si diceva lui.
In realtà perfino a quel punto
risalire non era impossibile.
Serviva la volontà, perchè lui il
dono della musica l'aveva ed era tutto ciò che gli serviva per
farcela.
Solo che ormai era più facile nuotare
nel proprio schifo che alzarsi e darsi da fare, conquistarsi il
mondo.
A prescindere da amori, persone e
fortune.
Come diceva Sam, lui il talento ed il
sogno l'aveva.
Quello che gli mancava era la volontà
ed il coraggio.
**
Mike mise giù il caffè ed arricciò
la bocca con aria profondamente insoddisfatta.
- Che c'è? - Chiese Anna alzando lo
sguardo su di lui. Il ragazzo sospirò e si strinse nelle spalle.
- Mah... niente... solite cose...
sai... vorrei fare qualcosa, ho voglia di fare qualcosa, ma non mi
viene su niente di specifico. Nessuna ispirazione speciale... è come
se avessi un baule pieno zeppo di idee incomplete! - Anna alzò gli
occhi fra sé e sé, non poteva farlo davanti a lui.
Erano i discorsi che faceva dalla
mattina alla sera con chiunque. E di gente intorno a sé ne aveva.
Per di più era logorroico, per cui
quando attaccava, continuava almeno per mezz'ora!
Anna si sentiva schiacciata dalla sua
insoddisfazione, ma non sapeva come stimolarlo e aiutarlo... quello
che diceva era esauriente. Mike aveva mille idee ma incomplete, era
come se gli mancasse qualcosa per realizzarle. Ma erano idee di
diverso genere. Non per forza dello stesso tipo.
- Mike, tu hai tutto il talento del
mondo, perchè non ci provi comunque? -
A quel punto lei diceva questo, ma poi
lui rispondeva come da copione:
- Ma ci provo... solo che quando poi le
realizzo, non sono come le ho in mente e non posso mandarle avanti,
non ha senso perchè non sono come vorrei! Capisci? Mi manca qualcosa
per farle come le voglio! -
Anna attese paziente che continuasse a
lamentarsi, poi finalmente se ne andò.
Vivevano insieme da anni e non si erano
ancora sposati, si conoscevano dal liceo e stavano insieme da tempi
immemori. Però nonostante questo lui non si decideva a chiederle di
sposarlo e a lei andava bene, perchè in tutta onestà, anno dopo
anno era sempre più pesante e più dura stargli vicino.
Mike era una persona fantastica e con
un potenziale enorme, però si appesantiva con mille problemi che si
creava da solo. Quella sua insoddisfazione lavorava come un cancro in
lui ed ora il cancro stava andando in metastasi.
Anna ormai pensava di lasciare Mike da
un po', aspettava il momento giusto.
Quella vita non la rendeva felice.
Non importava che lui fosse famoso o
meno. Voleva solo che tornasse ad essere quel ragazzo entusiasta ed
innamorato della vita che era da ragazzo quando l'aveva incontrato.
Tutto lì.
Ma ormai quel Mike era lontano anni
luce, la gioia nei suoi occhi era sempre più breve e forzata.
In garage trovò il suo eterno amico
Brad che mascherò molto bene la propria esasperazione appena lo
vide. Brad era una faccia da poker eccezionale. Poteva pensare peste
e corna, ma non lo dimostrava.
Aveva molto controllo ed era infatti
uno dei pochi che era riuscito a rimanere nel gruppo degli Hybrid
Theory.
L'altro era Rob, perchè lui era
buddista ed aveva imparato l'arte della pazienza.
Mark e Dave e se ne erano andati dopo
il primo album.
Joe se ne era andato dopo il secondo ed
ora stavano lavorando al terzo in tre da così tanto tempo, che c'era
da chiedersi se dopotutto non fosse una farsa.
I tre si incontravano una volta alla
settimana e cercavano di mettere insieme le idee per le nuove
canzoni, discutevano molto sul suono e sui testi, cercavano di fare
qualcosa insieme e poi, in giro per locali, ascoltavano i cantanti
degli altri gruppi emergenti per vedere se avevano un cantante
interessante da rubargli.
Ci avevano provato spesso a rimpiazzare
Mark, ma non c'era stato verso. Nessuno soddisfaceva Mike, li aveva
mandati via tutti dicendo che non erano quello che voleva, che aveva
in mente, che cercava.
Così erano ancora solo in tre.
Per il momento cantava Mike anche se
non gli piaceva e non era bravissimo, lui era un talento nel rappare,
ma non nel cantare. Sperava di trovare quel cantante che facesse fare
loro il salto di qualità.
Mike aveva in mente qualcosa di preciso
e grandioso e la sua mente geniale lavorava a grandi livelli, ma gli
mancava la materia prima con cui realizzare il tutto.
Insoddisfatto ancora prima di
cominciare, si sedette al pianoforte e iniziò, sbuffando, a suonare
senza voglia.
Brad sospirò fra sé e sé e gli
chiese cosa succedesse. A quel punto lui cominciò come ogni santo
lunedì, giorno in cui si trovavano.
- Ci manca il cantante, Brad! È questo
il problema! Il cantante che ci faccia fare il salto di qualità!
Abbiamo fatto due album che si sono cagati in pochi ed ora siamo in
bilico. O presentiamo buona roba o fanculo! E non è questo il punto
principale quanto che... cazzo, non trovo il senso di provare a fare
qualcosa se non riesco a farla come ce l'ho in mente! Quel che
produciamo non mi soddisfa, non mi piace... che senso ha continuare?
Sono sempre più demotivato... - Le note che suonava erano molto
deprimenti e Brad le memorizzò per fare una base nuova. Poteva
tirare fuori sonorità favolose, ma se Mike era bloccato nei testi e
non cantava come voleva, era inutile.
Anche lui vedeva la strada che stavano
percorrendo come qualcosa senza sbocco, ma non aveva il coraggio di
dirglielo.
- Tu che lasci la musica? Andiamo,
Mike! Sei il dio della musica, suoni tutti gli strumenti, scrivi,
componi, disegni... fai miliardi di cose... come fai a non trovare
niente di ciò che fai, abbastanza soddisfacente e sensato? - Mike si
strinse nelle spalle, si alzò dal piano e si buttò nel divano
coprendosi il viso con le braccia. Non aveva nemmeno il coraggio di
farsi guardare in viso.
- Lo so e mille cose faccio. Disegno,
dipingo, scrivo testi... sai quanti testi ho scritto? Ma non riesco a
cantarli perchè ho in mente un modo che non riesco a cantare. E
quando proviamo altri cantanti non ce n'è uno che le canti come
voglio. E se non sono come le penso, non ha senso. - Mike sentiva un
vuoto dentro che non sapeva colmare e dava la colpa alla musica, al
cantante perfetto che non c'era e ad una serie di cose a livello
produttivo.
Ma forse era di una persona, che
sentiva la mancanza. Una persona mai incontrata.
Quando Mark se ne era andato, Mike e
gli altri avevano fatto un provino ad altri cantanti, ma non c'era
stato nessuno di interessante. Era riuscito a convincere Mark a
rimanere per un album, ma poi se ne era andato. Dopo di che, il non
trovare altri cantanti, aveva fatto sì che anche Dave se ne andasse.
Un po' per la musica che non era quella che voleva, un po' perchè
Mike era sempre più pesante. Avevano trovato un altro cantante di
rimpiazzo, ma anche con lui era andata male, Mike aveva passato il
tempo a correggerlo fino a mandarlo a quel paese.
Dopo di che Mike aveva detto che
avrebbe cantato lui, ma davvero non ne era all'altezza. Lui era un
rapper, non era nemmeno intonato!
- Forse dovremmo solo arrenderci, non
credi? - Avevano fatto due album con scarso successo ed ora se non
tiravano fuori qualcosa di buono, erano comunque finiti.
Brad sospirò e si strinse nelle
spalle.
- Penso che tu abbia ragione... ci
abbiamo provato in mille modi ma ci manca il salto di qualità che
non riusciamo a fare... e o ci pieghiamo a qualcos'altro. Tipo
diventiamo un gruppo unicamente hip hop, cosa che mi rifiuto perchè
a me piace il metal ed è a te che piace l'hip hop, o diventiamo
commerciali, cosa ancor peggiore... o semplicemente chiudiamo.
Nessuno è soddisfatto di quel che sta facendo... ci stiamo tutti
trascinando... -
Mike sentì una gran voglia di
piangere.
- E mollare così? - Disse con un filo
di voce senza sapere lui per primo cosa voleva davvero.
Brad non rispose. Nessuno sapeva cosa
fosse il caso di fare, ma sopportare Mike in quelle condizioni non
era più una cosa umanamente possibile.
Si lamentava dalla mattina alla sera di
tutto. Non era più il ragazzo entusiasta di un tempo.
Brad si alzò e gli diede un colpetto
al piede col proprio, Mike alzò il braccio e lo guardò. Stava
piangendo, l'amico lo vide e si dispiacque, ma non fece niente, non
era nel suo stile.
- Pensaci ancora un po'... -
Mike, sospirando, rimase solo.
Ormai non importava niente a nessuno,
perchè doveva importare a lui?
Mike aveva tenuto duro con il gruppo
per rispetto verso gli amici rimasti, Rob e Brad non l'avevano mai
mollato e di sicuro un motivo c'era.
A parte che l'avevano fatto per lui,
erano rimasti perchè credevano in quel che facevano, nella loro
musica diversa dagli altri.
Quella che soddisfaceva loro stessi
anche se non piaceva alla massa.
Però adesso sembrava venissero per
lui, per fargli un favore, non perchè lo volevano ancora fare.
Sembrava non ci credessero.
Mike strinse gli occhi, scosse la testa
e lasciò che le lacrime scendessero.
Dio solo sapeva quanto ci aveva creduto
in quel progetto.
Fare musica era la sua vita. La musica,
l'arte, lo erano.
Ed ora trovava tutto privo di senso
perchè non riusciva ad arrivare laddove lui voleva, dove vedeva,
dove sperava.
“Mi sono sopravvalutato, è questa la
verità!”
Sospirando, si alzò dopo un'ora
passata a piangere per quello che doveva ammettere era stato un
enorme fallimento.
Eppure le idee c'erano... mancavano le
capacità.
Lui non sapeva cantare come voleva
fare, sapeva rappare, ma di rapper ce n'erano a miliardi, specie nei
tempi che si modernizzavano.
Non era quello che voleva fare.
Lui scriveva versi e li rappava per
diletto, ma non era quello che voleva.
Doveva piegarsi a quello?
Doveva limitarsi a fare la sola cosa
che sapeva?
Ma perchè?
Perchè non riusciva a toccare quello
che stava guardando?
Non gli veniva proprio.
Tornato a casa, Anna non c'era.
Convivevano, doveva decidersi a
sposarla eppure non gli veniva da chiederglielo.
Se non era convinto di una cosa non la
faceva, la tirava per le lunghe, ci lavorava su fino a che non ne era
soddisfatto.
E non lo era nemmeno di Anna.
Non aveva un vero motivo per sposarla,
guardava il suo viso e pensava a quello.
“Dannazione, dovrei volerla sposare
perchè la amo. Dovrei avere lo slancio spontaneo, non chiedermi se
dovrei sposarla! Finchè me lo chiedo so che non sono pronto, non è
il momento. Penso che non lo sarò mai, dopo tutti questi anni. Che
senso ha continuare? “
Mike si trovò a riflettere
improvvisamente su ogni aspetto della sua vita che non lo convinceva,
dal gruppo e la musica, all'amore e Anna.
Alla fine... alla fine di tutto, a cosa
si poteva aggrappare?
Tutto lo rendeva insoddisfatto, tutto
lo faceva brancolare in un grigio costante. I colori non c'erano più.
Un tempo era partito con entusiasmo,
aveva provato sotto vari aspetti a fare mille cose, aveva tentato con
la pittura e con l'arte, con la musica e la composizione, aveva
cercato anche in altri passatempi, altre cose che era in grado di
fare. Ma poi si era sempre spento.
E con Anna... con lei ormai ci stava
perchè sì, perchè era lì e non aveva motivo di lasciarla.
“Ma non ho nemmeno motivo di stare
con lei...”
Non lo sentiva più, quel sentimento,
quello slancio, quel 'perchè'.
Si sentiva male, perso, vuoto.
Non sapeva dove puntare, cosa fare,
come risollevarsi.
Voleva archiviare la pratica musica e
puntare a qualcosa che lo soddisfacesse. Ma cosa c'era?
Cosa poteva essere?
Doveva fare l'ennesimo tentativo di
qualcosa?
Sospirando aprì il computer e cercò
on line il primo volo conveniente per il Giappone.
Dopo averlo trovato e comprato, si fece
le valige.
Aveva molti amici e parenti in
Giappone.
Magari cambiare aria gli poteva fare
bene.
Lui aveva molti altri talenti su cui
puntare, ne era certo. Doveva solo scoprirli e avere la possibilità
di tirarli fuori.
Il Giappone gli piaceva molto ed era da
sempre una fonte d'ispirazione.
Se c'era un posto dove pensava di poter
andare per un po' a ricaricarsi, quello era il Giappone.
Pensò ad Anna e a cosa dirle, mentre
faceva le valige e cercava di racimolare i resti disastrosi della
propria vita.
Poi scrisse un biglietto sentendosi la
peggiore merda del mondo, un perdente, un inetto, uno stronzo
colossale.
Ma arrivato a quel punto, dopo dei
fallimenti simili, non riusciva più ad importargliene.
Non gli veniva.
'Chiudo col gruppo, chiudo con tutto.
Devo cambiare aria, provare altre strade. In Giappone ho amici che mi
aiuteranno con la strada del grafico, proverò a partire da lì. A
questo punto sono sicuro che starete tutti meglio se mi tolgo di
mezzo. Mi dispiace. Perdonami e sii felice. Mike'
Non gli venne un 'ti amo' o un 'ti ho
amato'. Non una vera giustificazione per quel che la riguardava.
Prese il taxi che aveva chiamato e
guardò quella che era stata la sua casa, la sua città, il suo
mondo, la sua vita.
Los Angeles scorreva davanti ai suoi
occhi.
Anna sapeva già quanto finita fosse la
loro storia, probabilmente lo odiava o per lo meno non lo sopportava.
Lui lo sentiva e se lo sentiva lui, sicuramente lei sentiva la stessa
cosa. Quando non ci si ama più lo si sente.
Sicuramente sarebbe stata una
liberazione anche per lei, non servivano spiegazioni.
Non ne voleva dare, non ne era capace,
non gliene uscivano più.
Per anni era stato accomodante con
tutto e con tutti, aveva cercato di far contento chiunque avesse
avuto intorno ed il risultato era stato ritrovarsi in tre. Tre che
erano esasperati da lui.
Pensò anche a Brad e Rob e scrisse
loro lo stesso sms con un nodo dentro che, forse, lo stava aiutando a
farlo, in qualche modo.
'Alla fine mi decido. Parto per il
Giappone, ho bisogno di staccare un po'. Sentitevi liberi di fare ciò
che volete e scusatemi per questa fuga improvvisa. Vi voglio bene.
Mike'
Perchè ne parlavano da giorni e giorni
di cosa fare col gruppo ed una delle ipotesi uscite con loro, era
sempre stata andarsene in Giappone e tentare col grafico grazie a
degli studi dei suoi amici.
Loro sapevano che l'avrebbe fatto,
prima o poi.
Si sentiva sempre più spento e li
stava trascinando giù.
“Spero di trovare quello che cerco,
che mi manca.”
Era sempre stato molto interiore e
filosofico, per questo si era interrogato tanto su quale fosse la sua
vera strada e su cosa gli mancasse. Domande senza risposta.
Fallire con la musica, ammettere di non
essere in grado di realizzare l'eccezionale che aveva in mente, era
stata davvero dura.
Superare quello forse sarebbe stato
impossibile, ma per lo meno doveva provarci.
La prima cosa che faceva di solito
quando viaggiava, era ascoltare musica e perdersi in qualche
composizione, scrivere testi, appuntarsi melodie che gli
gironzolavano in mente.
Sistematosi sul lungo volo per Tokio,
evitò accuratamente ogni mezzo d'ascolto e si immerse in un giornale
che si era preso.
Lesse con scarso interesse pagina dopo
pagina fino a soffermarsi su una in particolare che, per qualche
strana ragione, gli aveva fatto venire i peli dritti.
Un brivido l'attraversò leggendo.
'Ennesimo ragazzo morto per overdose'
Era il titolo.
Di norma quel genere di notizie non gli
facevano né caldo né freddo, ma su questa si fermò senza
capacitarsene. Era come se una forza ultraterrena lo spingesse a
leggere tutto e a fare attenzione.
'Il giovane, Chester Bennington, si era
trasferito da poco in città dall'Arizona. Lascia una ex moglie ed un
figlio piccolo che non l'avevano seguito. Bennington pare fosse
venuto a Los Angeles per tentare la carriera di cantante, il
probabile fallimento lo ha spinto al gesto che non è chiaro se sia
suicidio od incidente. Ma in ogni caso di overdose si tratta. E' solo
uno di una lunga serie di casi simili che sempre più popolano le
strade della città, le statistiche riportano...'
Mike smise di leggere e chiuse il
giornale inquieto.
Chester Bennington.
Perchè quel nome gli suonava
familiare?
Non lo conosceva, la foto messa non gli
faceva suonare un campanello d'allarme.
Sospirò chiudendo gli occhi con quella
strana sensazione dentro.
Inspiegabile senso di deja-vu.
“No, non deja-vu... ma io ho già
sentito quel nome... da qualche parte...”
Il sonno lo stava prendendo, quando una
specie di flashback che veniva nel dormiveglia, gli rivelò l'arcano.
Chester Bennington era nella lista dei
provini che aveva fatto anni indietro, quando dopo l'abbandono di
Mark aveva cercato un rimpiazzo.
Si erano prenotati un paio di persone,
fra cui questo Chester Bennington. Lo ricordava perchè era l'unico
che non si era presentato.
O meglio gli era sembrato assurdo che
uno che si iscriveva ad un provino, poi non venisse e ci ripensasse.
“E così è venuto lo stesso a Los
Angeles, poi... per morirci... chissà, forse se non ci veniva per
niente magari era ancora vivo...”
Pensò mentre il sonno lo schiacciava,
un sonno inquieto dove quel senso di malessere aumentava.
“...o magari se veniva prima, era
ancora vivo, invece...”
Con questo pensiero si addormentò.
**********
Aperti gli occhi, Mike si ritrovò il
viso inondato di lacrime, il cuore in gola e l'angoscia più profonda
mai provata.
Sentì la cruda disperazione salirgli
da dentro, si espandeva dal petto e prendeva possesso come un cancro
di ogni sua particella.
Non si era mai sentito così, mai.
Quando riprese coscienza di sé, si
rese conto di starsi tenendo i capelli con le mani, se li stava
tirando ed era un fascio tesissimo di muscoli, la schiena inarcata, i
talloni puntati sul materasso, le coperte tutte disfatte.
- Mike... - Quando udì la sua voce
tesa chiamarlo, Mike sentì il cuore dargli tregua e l'ossigeno
tornare all'interno delle vie aeree.
Per un momento aveva pensato d'avere un
infarto in corso o una crisi polmonare.
Mike rilassò il corpo e si girò a
guardarlo, Chester arrivò sulla sua traiettoria visiva e quando
accese la lampadina sul comodino, fu anche meglio.
Il suo viso prese forma ed era vero,
non era più un incubo. Era lì.
Chester lo carezzò e sentendolo sudato
fradicio realizzò che non stava bene, poi lo guardò meglio.
- Mike, ma piangi? - Chiese preoccupato
con voce brusca. Mike non si preoccupò nemmeno di asciugarsi il
viso, si tuffò fra le sue braccia come se fosse la sua ancora di
salvezza e solo quando lo avvolse con dolcezza e sicurezza, cominciò
a sentirsi meglio.
- Ho sognato che eri morto... - Chester
cercò di toccarsi le palle, ma vedendo che gli stava addosso in quel
modo, ci rinunciò imprecando fra sé e sé.
- Grazie, questo è il miglior fottuto
risveglio del mondo! - Disse spontaneo, anche per sdrammatizzare.
Lo sentiva tremare, mentre gli si
premeva addosso.
- Non è che il mio è stato meglio,
eh? - Disse Mike stizzito separandosi da lui, Chester lo poté
scrutare attento e vide che stava meglio. La reazione era servita a
fargli capire che ora era sveglio.
- Come va, ora? - Chiese infatti
morbido. Mike sospiro e tirò in fuori il labbro inferiore.
- Meglio... - Chester gli asciugò le
lacrime coi pollici e gli baciò le labbra chiudendo la luce, così
se lo sistemò sul petto, adagiandoselo all'altezza del cuore che
tornava a battere regolare dopo il traumatico risveglio.
Al buio, con Mike aggrappato a lui come
spaventato dall'idea di riprendere quel brutto sogno, lo sentì poco
dopo raccontare con una vocina tremolante.
- Non era solo che tu morivi. Il sogno
era molto peggio... - Esordì infatti. Chester non era sicuro di
volerlo sentire, ma glielo chiese lo stesso.
- Ti va di raccontarlo? -
Mike sospirò e dopo un po' iniziò a
parlare.
- Noi non ci conoscevamo. Era una
versione alternativa alle nostre vite presenti. Se... se tu quel
giorno non fossi venuto a fare il provino per noi e non ti avremmo
preso... se tu non fossi entrato nella mia vita ed io nella tua...
cosa sarebbe successo. - Chester poteva immaginare tutto, ma si fece
raccontare quel che aveva visto e non stentò a credere che, parola
per parola, sarebbe potuta andare così.
Al termine non poté che dire, nel
breve silenzio creatosi.
- Cazzo. Mi hai salvato sul serio,
Mike... ho sempre pensato che sarei stato un tossico di merda a vita
e che non avrei fatto tutta questa strada nella musica... né in
nessun altro caso... però non credevo che sarei finito per morirci,
nella droga! - Mike alzò la testa e lo guardò turbato attraverso la
penombra. Incrociarono gli occhi e rimasero agganciati da quella
vicinanza. Quelli di Mike brillavano.
- Era solo un sogno! - Esclamò
sconvolto che non fosse lui a farglielo presente, bisognoso di
stabilire quella cosa.
Chester per un momento pensò di fare
il sadico e chiedergli se ne era sicuro e se in realtà, magari, il
sogno era quello che stava facendo ora!
Però sentendogli il cuore andare
ancora a mille, si rassegnò a fare il bravo fidanzato.
- Sì, però era anche una specie di
messaggio, no? -
Mike rimase allibito dell'idea che
aveva Chester di quel che aveva sognato.
- Dici che Dio ci ha voluto mostrare il
nostro futuro alternativo? - Chester alzò le spalle.
- Beh, insomma... è molto probabile
che sarebbe andata così. Se non è stato Dio, è stata la tua testa.
Sicuramente ci hai pensato con ossessione a lungo e spesso, ti
conosco... - Mike fece un sorrisino colpevole.
- Mi sono addormentato pensandoci, in
effetti! - A quello gli tirò un pizzicotto al sedere.
- E allora che cazzo ti stupisci?
Addormentati pensando 'e se i maschi potessero riprodursi fra di
loro, che bei bambini avremmo io e Chez?' questi sì che sono sogni
degni di essere fatti! -
Questo sbotto spontaneo fece ridere
Mike che si illuminò sentendosi sempre meglio, quindi premette il
volto sulla sua guancia e rimase così per un po', fino a che
l'angoscia venne debellata per bene e fu in grado di parlare
seriamente di quello che gli aveva lasciato dentro.
- Ero terrorizzato perchè sentivo
tutto così palpabile e vero... - Mormorò poi. Chester smise di fare
lo scemo e se lo sistemò di nuovo addosso.
- Lo immagino... -
- Sai... sentivo una tale
insoddisfazione di me stesso, della vita, di tutto. Avevo fallito con
la musica, ci avevo rinunciato, capisci? Volevo chiudere per sempre e
cambiare strada, vita, tutto. Io... io senza di te non solo non sarei
quello di ora, ma non sarei nemmeno un cantante, un musicista. Non
avrei trovato la chiave di volta! Tu sei la mia chiave di volta!
L'ingranaggio essenziale che fa cambiare radicalmente qualcosa. La
storia, la vita, le persone. Per me sei stato tu. Perchè tu hai
permesso la realizzazione dei Linkin Park, tu hai fatto sì che io
riuscissi a realizzarmi artisticamente sotto ogni aspetto, tu sei
riuscito a dare vita a ciò che io avevo in testa. Nessuno come te,
nessuno ci era mai riuscito ed io stesso da solo non ce l'avevo
fatta. Io da solo non ero sufficiente. Tu per me sei la mia chiave di
volta, sei la mia soddisfazione, sei ciò che mi ha reso felice,
quello che mi ha trasformato in una persona realizzata. - Mike poteva
andare avanti tutta la vita a dire diverse versioni dello stesso
concetto. Era molto preso e sentito da quel che diceva.
Si fermò quando sentì il torace di
Chester tremare, per cui si alzò e lo vide commosso. Sorrise con
dolcezza e si sistemò sul gomito carezzandogli il volto.
- Piangi? - Lo sapeva.
- Per me quella chiave sei tu. Cazzo,
se non sono un tossico morto lo devo a te... - Mike sospirò.
- Nella vita vera, sei stato tu a
farcela. Io ti sono sempre stato vicino, così come gli amici, i
figli, le tue mogli... ma sei stato tu a farcela, a voler
risollevarti. Quando ti facevi durante i primi due album avevi già
la famiglia, avevi già me, il gruppo, il successo. Le cose ti
andavano bene, ma ti facevi lo stesso, eri lo stesso infelice. Hai
smesso perchè l'hai voluto, non perchè qualcuno ti ha costretto od
ha fatto cose speciali per te. Tanto meno io. Abbiamo fatto quello
che facevamo prima. C'eravamo. - Mike ci teneva molto a sottolineare
che Chester ce l'aveva fatta perchè l'aveva voluto. - Anche quelli
che ce la fanno da soli... o che si fanno aiutare... c'è il fatto
che lo vogliono, capisci? Vogliono uscirne. Poi non importa se ci
riescono da soli o con l'aiuto di qualcuno. Possono avere il mondo
intero che li sostiene, ma se non lo vogliono, non servirà a niente.
Così al contrario, anche se non c'è uno solo al mondo lì per te,
se lo vuoi davvero, ti alzi. E tu, con o senza l'aiuto di qualcuno,
ti sei alzato perchà l'hai voluto. Il tuo è il merito più
essenziale di tutti. Aver voluto vivere. Aver voluto farcela. Aver
voluto la felicità. -
Chester capiva cosa stava dicendo e
sentiva quanto fosse importante per lui quel concetto.
- Non mi sento un vincente grazie agli
altri, sono un vincente perchè ho tirato fuori i coglioni per
esserlo. Però devo tanto, tantissimo alle persone che ho avuto
intorno. Tu primo fra tutti. Se non mi avessi dato tanto per cui
lottare, poi quel giorno del 2005 non sarei mai voluto tornare a
vivere. Mai. Certo che avevo Draven, la musica, il successo, gli
amici... ma c'era qualcosa di più importante, oltre a tutto questo,
che stavo perdendo. È stato quando mi sono reso conto che ti avrei
perso, che ho capito che dovevo fare qualcosa davvero. - Mike si
annodò tutto e gli baciò le labbra per far concludere quella
sessione di commozione, ma Chez lo prese fra le mani e lo separò per
concludere. Anche lui ci teneva a dirgli questa cosa. - E' stato il
mio incontro con te a cambiare tutto. Tu mi hai dato tutto ciò per
cui, quel giorno, ho deciso di lottare. Certo, avrei avuto Draven lo
stesso, ma non sarebbe stato sufficiente. E certo, avrei avuto la
musica, ma non sarebbe stata sufficiente. Sei stato tu a darmi quello
che mi serviva per, un giorno, voler lottare. Quella tua musica,
quella tua visione, quelle tue idee... e quel tuo modo ostinato di
importi ed obbligarmi ad impegnarmi e a fare quello che volevi, come
volevi tu. E... e poi tu che ti sei fatto amare e che poi hai avuto
il coraggio di amarmi, che piano piano hai rivoluzionato tutto te
stesso per me. Tu sei stato la mia chiave di volta. Prima niente era
sufficiente. Dopo di te tutto lo è stato. - Mike capì cosa
intendeva dire.
Quanto si erano cambiati le vite in
meglio a vicenda.
- Non saremmo mai stati felici. Mai noi
stessi. Mai realizzati. - Chester sorrise amaro.
- Tu ce l'avresti fatta lo stesso in
qualche modo. Perchè quelli come te, in qualche modo ce la fanno
sempre. Solo che io senza di te no, mai... -
Mike gli mise un dito sulla bocca per
fermarlo.
- Non sarei mai stato felice. Tu non
hai idea di come mi sentivo. Avevo un vuoto dentro, mi mancava
qualcuno... mi mancavi tu. Mi saresti sempre mancato tu. Sempre. E ci
sono persone che vivono in questo modo triste, sentendo per sempre
quella mancanza, vivendo in un costante grigio imperfetto ed
insoddisfatto... ma è perchè non colgono le loro occasioni. Perchè
hanno occasioni preziose che si lasciano scivolare via. Per noi i
Linkin Park sono stato tutto, perchè ci hanno dato anche l'amore uno
per l'altro, tanto prezioso. Ma ci hanno dato anche la realizzazione
profonda dei nostri sogni e dei nostri talenti. Al nostro massimo
assoluto. Ma li abbiamo saputi cogliere, i Linkin Park. Li abbiamo
creati. Non abbiamo bruciato occasioni. Se, come nel sogno, non
avessi tentato per paura di fallire, non ci sarebbero mai stati i
Linkin Park. E noi non saremmo mai stati felici. Noi dobbiamo tutto a
te e al tuo coraggio di tentare e di cogliere le grandi occasioni
della vita. Noi siamo qui perchè non hai avuto paura di realizzare
te stesso, Chester. -
Chester a quel punto era sconvolto e
dilaniato fra due fuochi.
Piangere e sciogliersi per quel che gli
stava dicendo, o inglobarlo in sé per catturare quell'istante, quel
sentimento, quella sensazione di pienezza e realizzazione.
La voglia di piangere era tanta, perchè
quello che gli aveva detto valeva tutta la fatica enorme fatta fino a
quel momento.
Stava bene da anni, ma prima di
arrivare a quello stato aveva lottato ed era stato male.
Però ora era lì e quello era il
completamento, il premio, la realizzazione.
Allora gli prese il viso fra le mani,
avvicinò le labbra alle sue e parlandoci su, mormorò occhi negli
occhi, braci incandescenti, accesi, vivi.
- Entrami dentro, fammi tuo adesso, in
questo momento... ferma questo fottuto momento perfetto... - Mike,
provando le medesime cose che provava Chester, sentì una fortissima
ondata di calore interiore e lo baciò aprendo le labbra. La lingua
gli fu subito dentro, si intrecciarono ed aderirono per poter giocare
uno con l'altro meglio.
Mentre il bacio veniva approfondito
trasmettendo sensazioni ubriacanti e sconvolgenti, le mani
innescarono il resto della miccia.
I corpi già nudi scivolarono uno
sull'altro insieme alle mani di Mike che prendevano Chester per la
vita e se lo spingevano giù, sistemandoglisi sopra.
Scivolò sul suo collo, lo fece suo. Il
sapore era leggermente salato, ma amava come lo inebriava.
Marchiò tutto il suo corpo con le mani
dalle dita aperte e ad esse accompagnava la bocca e la lingua che
leccava ogni centimetro, scendendo lentamente, soffermandosi sui
punti delicati che lo facevano sospirare di piacere.
Chester fremette sui capezzoli e poi
giù, vicino all'inguine, verso l'anca, in un punto preciso che ogni
volta che lo stuzzicava con la lingua umida, lo faceva impazzire.
Mike si accentrò e leccò tutta la
lunghezza della sua erezione fino a giungere alla punta che stuzzicò
girandoci intorno. Lo afferrò con la mano e cominciò a muovere
mentre si divertiva a giocare ancora lì sopra con la lingua,
leccando e basta.
Tirava giù la mano e con essa scopriva
sempre più il suo membro. Ad ogni movimento, Chester spingeva con il
bacino e quando si decise ad avvolgerlo con la bocca e succhiare, il
rumore di risucchio fece gemere Chester che alzò le braccia sopra la
testa, abbandonato a lui.
Da un lato le parole ascoltate,
dall'altro la sua bocca che lo faceva suo.
Voleva esserlo, aveva bisogno di
esserlo in quel momento. In quell'istante.
Mike aveva il suo odore ed il suo
sapore in bocca e nelle narici e ne voleva di più, voleva perdersi
in lui, voleva sentirlo gridare di piacere, voleva averlo e farlo
suo. Perchè Chester alla fine era giunto a lui ed era diventato suo
e non l'aveva mai mollato, mai davvero, mai per sempre.
Chester era suo ed ora, una volta di
più, lo sarebbe stato.
Sentendolo eccitarsi e diventare sempre
più duro nella bocca, smise di succhiare e scivolò con la bocca
sotto, gli alzò le gambe e si prese il suo accesso con la lingua e
le dita.
Cominciò a tormentarlo e leccarlo per
poi penetrarlo fino a sentirlo gemere più forte. Era maledettamente
piacevole e quando mise anche il secondo dito, lo sentì dilatato al
punto che Chester, incapace di resistere oltre, quasi gridò.
- Mike, scopami adesso che sto per
venire... -
Non se lo fece ripetere.
Si mise la mano in bocca e si lubrificò
con la saliva, dopo di che, alzando le gambe e appoggiandosele sulle
spalle, lo schiacciò col suo corpo fino ad accostarsi e adagiarsi su
di lui. Con una mano si indirizzò in lui e con una spinta fluida e
decisa, gli fu dentro.
Sentì la carne lacerarsi per un
istante, dopo di che semplicemente fu suo.
Mike abbandonò la testa all'indietro e
aprì la bocca, il piacere talmente intenso che anche gli occhi erano
roteati. Non sentiva più niente di sé stesso se non le sue parti
basse godere nell'insieme nel modo più incredibile di tutti.
Il calore e le scariche elettriche
partirono dalla sua erezione inglobata in Chester che stringeva
accogliendolo e ad ogni movimento, ad ogni uscita e rientrata, Mike
gemeva più forte accompagnato dalla sua voce che lo chiamava e lo
incitava a fare di più e più forte.
Come una droga Mike si fece prendere
dalla foga, aumentò il ritmo e l'intensità entrando ed uscendo
frenetico, fino a che non pensò di poter morire, fino a che il mondo
non svanì. Lo vide muovere la mano sul suo stesso membro eccitato e
capì che era vicino all'orgasmo.
Mike si trattenne per permettergli di
venire e spinse con più forza fino in fondo, stimolando quel punto
che lo faceva sempre impazzire.
Capì che era arrivato quando Chester
si inarcò tutto e smise di masturbarsi per afferrare il cuscino
sotto la testa e tirare, spinse contro Mike ed il suo seme scivolò
sulla sua pelle liscia e tatuata.
Poco dopo anche lui raggiunse l'apice e
fu una liberazione indescrivibile.
Poter lasciarsi andare, poter
rilassarsi, poter darsi e prendere. Poter avere il massimo piacere.
Quel calore assoluto, quella scarica finale che ti attraversava dalla
testa ai piedi senza tralasciare un solo tuo centimetro.
Mike venne in Chester e perse il
contatto con sé stesso per un po'.
Fino a che non si ritrovò a respirare
di nuovo, il cuore battere, la pelle sudata strofinarsi su quella di
Chester, altrettanto sudata. Accaldati, palpitanti, ansimanti.
Mike uscì e si stese sfinito, poco
dopo Chester gli salì sopra e si accomodò.
Rimasero a respirare e calmarsi nel
silenzio per un po'. Il tempo scorse libero e solo quando le menti
tornarono a loro e le dita si intrecciarono, solo dopo che le labbra
si ritrovarono in un bacio dolce e lento, conclusero.
- Non vorrei mai un'altra vita. - Disse
Mike.
- Mai per nessuna ragione. - Un altro
bacio, poi gli sguardi si trovarono, gli occhi si persero uno
nell'altro e con un sorriso dolce, Mike terminò.
- La mia chiave di volta. -
Chester sorrise allo stesso modo.
- La mia chiave di volta... - Ripeté.
A volte la vita non andava cambiata
nemmeno di una virgola.
Altre andava rivoluzionata.
Però era sempre essenziale cogliere le
occasioni e nel caso in cui non arrivassero dal cielo, crearsele e
cercarsele fino a trovarle. Perchè per ognuno erano lì, così come
lo erano state per loro.
Mike e Chester ora ne erano convinti
più di prima.
Come lo erano di un'altra cosa davvero
molto più importante del cogliere le occasioni e del cercarsele con
ostinazione e coraggio.
Bisognava nuotare nella stessa
direzione ed avere lo stesso coraggio.
Mike si era creato le sue occasioni
facendo dei provini per il cantante giusto, ma se Chester non avesse
colto quell'occasione, non si sarebbero mai incontrati e quindi Mike
non avrebbe mai raccolto niente pur provandoci e cercando.
Per cui nuotare nella stessa direzione
era stato per loro essenziale.
Creare le occasioni per Mike e
coglierle per Chester.
Un intreccio in ogni senso.
FINE