NOTE:
ecco qua la doverosa fic per la caviglia rotta di Chester poco prima
del concerto di Indianapolis. La fic è piena di dettagli tecnici
vari che sono veri, cioè quasi tutti, alcuni sono mie deduzioni
logiche dovute un po' ad esperienza personale indirette e diretta, un
po' perchè teoricamente dovrebbe essere così. Certo non sono
sicurissima su tutto, su certe cose sì, su altre meno. Ad ogni modo
bando alle ciance e godetevi la fic. Buona lettura. Baci Akane. PS: la
fic è molto lunga, ma alla fine ho deciso di non dividerla.
CAVIGLIA
CANAGLIA
Chester
si annoiava.
Aveva
giusto un paio di ore prima dell'impegno coi fan, il Meet and Greet
solito che facevano prima dei concerti.
Indianapolis
era la terza tappa del nuovo tour del 2015, iniziato da pochissimi
giorni dopo la pausa natalizia e a Chester a quanto pareva i giorni
di riposo erano bastati per tornare in esubero di energie. Al punto
che ben pensò di prendere e mettersi a fare qualche super acrobazia
delle sue a canestro.
Del
resto in quel posto c'era un canestro, che senso aveva non usarlo?
Che
spreco sarebbe stato?
Andiamo!
Così
detto fatto eccolo lì con la palla a fare lo sbruffone a canestro.
Non
era molto bravo coi tiri dalla distanza perchè non aveva tutta
quella grande mira, per cui venendo deriso da Joe e Dave lì con lui,
sputacchiando come lo scemo che era si mise a sbraitare che ora
l'avrebbero vista loro di cosa era capace.
Dave
non fece in tempo a dire di non fare acrobazie per non stancarsi, che
Chester era lì con la palla in mano a volare per aria in una specie
di Air Walk dei poveri... insomma, pochi eletti potevano vantarsi di
poter fare la celeberrima mossa del re Michael Jordan.
Chester
non era un atleta, era solo bravo a saltare.
Per
cui fece quello che gli riusciva meglio.
Saltò.
Riuscì
a fare anche un bel canestro che provocò gli applausi dei due
spettatori, peccato che poi tornando a terra urlando come un invasato
per il bel canestro riuscito, non guardò dove i propri piedi
finivano.
Proprio
lì, infatti, c'era la bottiglia d'acqua che si era portato prima di
fare i tiri a canestro.
Risultato?
Una
scivolata che definire storica sarebbe sminuire quel che poi fu.
Joe
si pentì amaramente di non avere il suo fedele telefono a filmarlo,
le sue risa si sentirono fino dall'altra parte dagli altri. Dave
rimase indeciso se far compagnia a Joe oppure sincerarsi su Chester.
Quando
lo sentì imprecare in turco sbraitando come un matto, capì che
probabilmente stava bene, quindi si mise a ridere anche lui.
-
Che succede? - Chiese Rob accorso preoccupato per le risa e le
imprecazioni. Vide Chester a terra e Dave e Joe che ridevano, rimase
allibito per qualche secondo, ma per qualche ragione non gli venne da
ridere. - Chez? Tutto bene? - Chiese visto che continuava a
brontolare. Chester, il cui orgoglio era peggio della botta al
sedere, la prima cosa che aveva sentito, si alzò per dimostrare che
era tutto a posto, ma quando mise entrambi i piedi a terra, finì di
nuovo giù piegato sul destro che a quanto pareva non reggeva
proprio.
Si
morse il labbro e fece una smorfia mentre testardamente, fra le risa
degli altri due, si raddrizzò.
-
Tutto bene? - Chiese di nuovo Rob avvicinandosi come se avesse un
sesto senso.
-
Certo! - Grugnì Chester. - E' solo la botta! - Con questo riprovò a
camminare, ma non fu una buona idea perchè effettivamente risultò
solo un grottesco balletto quello che riuscì a fare.
-
Chester... - Chiamò Rob vedendolo che faceva tutt'altro che
camminare normalmente. Dave e Joe smisero di ridere.
-
Tut...puttana eva... tutto a post... cazzomerdatroia... tutto a
posto! - Disse con la voce più sofferente mai sentita. I tre con lui
si guardarono preoccupati e pallidi, poi tornarono a Chester che
continuava a camminare sempre male.
Riuscirono
ad evitargli la terza caduta, lo presero al volo per le braccia e lo
trasportarono facilmente alla prima sedia disponibile.
Chester
sputò una riga di insulti alla propria caviglia che si prese fra le
mani stringendo dolorante.
-
Che c'è? - Chiese Joe.
-
Credo sia slogata. - Rispose Chester sminuendo il dolore che in
realtà provava.
-
Oddio chi lo sente Mike? - Disse Rob alzando sofferente gli occhi al
cielo.
-
Devi dirglielo per forza? - Domandò Chester più preoccupato per
quello che per il proprio male.
-
Sei serio? - Chester si strinse nelle spalle con l'aria da cucciolo.
-
Posso benissimo far finta di nulla! Non se ne accorgerà! -
-
Fammi vedere come fai finta di nulla! - Lo istigò Dave freddamente
sapendo che era il solito sbruffone.
Chester,
testardo, si alzò sul sinistro, appoggiò il destro e fra mille
smorfie e grida soffocate finì di nuovo per essere preso al volo dai
suoi amici che lo rimisero giù.
-
Avanti, chiamate Mike ed un medico! -
Joe
e Dave fecero per andare, ma si fermarono guardandosi torvi, poi
indicandosi a vicenda dissero:
-
Tu lo dici a Mike! - Ma ovviamente nessuno dei due voleva farlo! - Eh
no, tu! - Continuarono fino a che Rob non li pregò di sbrigarsi.
Alla
fine Joe la vinse, ma prima di uscire dalla loro visuale si fermò e
gli chiese:
-
Ma non abbiamo un medico! -
Rob
si mise le dita sulla fronte.
-
No, ma sarà ora di assumerne uno! - Poi a Joe: - Chiama chiunque
abbia a che fare con la medicina! -
Ovviamente
quel che fece Joe una volta nella zona del via vai maggiore del posto
dove era organizzato il M&G, fu gridare a squarciagola:
-
C'E' QUALCUNO CHE HA A CHE FARE CON LA MEDICINA QUA DENTRO? - Dave,
che stava per chiamare Mike, si zittì scuotendo il capo.
Mike,
infatti, sentendo Joe chiedere un medico, si girò di scatto e con
aria a dir poco assatanata disse isterico:
-
COSA SI E' FATTO CHEZ? -
Dave
continuò a scuotere il capo composto.
-
Certo che sei un genio... - Joe si mise la mano sulla bocca
rendendosene conto e vedendo Mike che gli veniva incontro come se
dettasse la carica, scappò da tutt'altra parte sempre chiamando un
medico a gran voce.
Così
fu il povero Dave a cercare di calmarlo, invano.
-
Portami solo da lui! - Ruggì a denti stretti.
-
Senti, non penso sia grave... giocava a basket ed è caduto... ma
insomma, quanto male può essersi fatto? -
Mike
corse dove aveva visto il canestro nel quale aveva pensato che
Chester si sarebbe di sicuro appeso.
“Dovevo
farlo togliere! Dovevo metterci un recinto alto due metri con su
scritto 'pericolo di morte!' Io sapevo che finiva così! “
Mike
arrivò da Chester, questi guardandolo alzò gli occhi al cielo stufo
di sentirlo ancor prima di farlo cominciare.
-
SUL SERIO? HAI UN PAIO D'ORE DI TEMPO E TI METTI A FARE ACROBAZIE A
BASKET? NON POTEVI TOGLIERTI I PELI CON LE PINZETTE SE TI PIACE IL
DOLORE? CHESTER, PORCA PUTTANA! -
Chester
non voleva dare vita all'ennesima scenata isterica, per cui cercò di
buttare acqua sul fuoco. A modo suo.
-
Senti, non facevo acrobazie. Facevo due tiri. Ma visto che sono
scarso dalla distanza ho schiacciato! -
-
E COME HAI FATTO A CADERE!? - Per qualche ragione gridava ancora
nonostante non sapesse ancora tutto, ma lui era Mike, comunque già
sapeva.
Infatti
Chester non trovò niente di male del dirglielo.
-
La vedi quella bottiglia? - Mike la guardò ed annuì. - Ecco, io non
l'ho vista! -
E
con questo Rob si coprì la faccia. Chester sembrava anche piuttosto
fiero della sua figura, Mike non sapeva se dargli la bottiglia in
testa o infilargliela nel didietro. Probabilmente quella seconda
opzione gli sarebbe piaciuta, quindi raccolta gliela tirò addosso.
Chester osò anche lamentarsi.
-
AHIA! Ma perchè sei così cattivo! Sono caduto e mi picchi! -
Mike
raccolse la bottiglia e tenendola per il collo gliela diede in testa
ripetutamente.
-
Perchè? Perchè? CHESTER TI SEI COME MINIMO SLOGATO LA CAVIGLIA E
SIAMO ALL'INIZIO DEL TOUR! ABBIAMO UN SACCO DI TAPPE UNA DIETRO
L'ALTRA E STIAMO PREPARANDO IL NUOVO ALBUM, IL CHE SIGNIFICA CHE
FAREMO UN TOUR DIETRO L'ALTRO DA ORA IN POI E TU TI SLOGHI LA
CAVIGLIA FACENDO ACROBAZIE NEL TEMPO IN CUI DOVEVI RIPOSARE! E MI
CHIEDI PERCHE' SONO CATTIVO? MERITI CHE TI LEGHI! - Ma Chester, che
veniva regolarmente picchiato dalla suddetta bottiglietta, ebbe anche
la faccia tosta di rispondere appena Mike smise.
-
Davvero mi legheresti? - Ovviamente il suo tono fu malizioso e Rob
dovette tenere Mike da dietro per impedirgli di strozzarlo.
-
NON PENSARE A QUESTE COSE ORA! -
-
Ma dai, tu esageri come sempre! Io sto benissimo! -
Chester
provò a sminuire per calmare, ma Mike sapeva bene come andavano
quelle cose. Dopo anni di tour con Chester sapeva che quando si
faceva male od aveva qualcosa che non andava, non era mai la versione
leggera di quel che sembrava avere.
Così
lasciatosi da Rob gli si mise a debita distanza a braccia conserte e
aria da Hitler, batté il piede a terra come una maestra bisbetica ed
impedendo agli altri due di avvicinarsi con sguardi di fuoco, disse a
Chester severo:
-
Avanti, fammi vedere come stai bene! - Chester si alzò convinto di
potercela fare e mettendo un piede davanti all'altro, le smorfie si
sprecarono non poco. Dave e Rob fecero per aiutarlo sapendo che
sarebbe caduto, ma Mike li fermò severo e Chester cercò di
camminare con entrambi i piedi evitando di saltellare. Per puro
principio.
Non
riuscì a fare nemmeno mezzo passo, quando provò a spostare il peso
sul piede destro, questi gli cedette di schianto e con le sue
imprecazioni colorite venne raccolto al volo da Mike che lo risedette
a peso.
Poi
sospirando chiamò uno dei gestori dell'evento che si sarebbe tenuto
a breve.
-
Potremmo ritardare al M&G, Chester si è fatto male alla caviglia
e non sta in piedi. Lo portiamo al pronto soccorso velocemente. No,
non ci sono medici od infermieri nella crew ma giuro che ne assumo
uno. -
-
Dovrai pagarlo bene! - Disse Dave come sempre calmo. Chester gli fece
una smorfia e Mike mise giù la chiamata dopo aver dato altre
indicazioni col suo piglio di comando.
-
Andiamo. - Disse a Chester avvicinandosi a lui. Gli prese il polso e
si portò il braccio intorno al proprio collo, poi con l'altro
braccio gli cinse la schiena. Poco dopo lo stava alzando in piedi con
premura e sicurezza, senza ormai lo stupore di nessuno.
Gridava
e minacciava Chester, ma era il primo a prendersi cura di lui. Per
questo gli gridava contro.
-
Rob, dillo a Brad. Torneremo il prima possibile. Dave, sta qua nel
caso in cui non facciamo in tempo per il Meet. Potreste doverlo fare
solo voi. Spero di no. -
-
Ma dai, è solo slogata, me la fasceranno stretta e via! - Mike
sospirò evitando accuratamente di guardarlo per non morderlo. Al
momento il suo autocontrollo era labile.
-
Chez, non l'appoggi. Non è solo slogata! - Chester non ribatté,
fece il broncio sapendo che al momento era più saggio non far
arrabbiare Mike che provare a risollevare il proprio ego. Appena lo
condusse verso il parcheggio riservato a loro, dove avevano a
disposizione diverse auto noleggiate, Chester iniziò a imprecare di
nuovo mentre mille fitte di dolore una più forte dell'altra lo
assalivano.
Mike,
sentendo che si appoggiava completamente a lui, capì che era anche
peggio di quel che aveva pensato e non disse nulla mentre macinava
nella mente le conseguenze di quel che con tutta probabilità era
successo.
“Se
l'è rotta. Non può fare un tour così. Sicuramente dovremo
annullare qualche tappa. È una cosa che odio. Un conto è se
facciamo un tour leggero apposta per permettere a tutti di fare anche
altre cose... come a Joe il film e via dicendo... un altro è se il
tour è pieno e dobbiamo annullarlo. Magari possiamo aggiungere delle
tappe in più dopo, dipende da quante dovremo cancellare.”
Arrivati
alla macchina dove l'autista avvertito dall'assistente del gruppo li
aspettava, Chester mormorò trattenendolo.
-
Sei arrabbiato? - Chiese. Mike lo guardò senza capire.
-
Perchè? -
-
Perchè stai zitto. Se stai zitto di solito sei arrabbiato sul serio.
Mentre se urli come un pazzo ti passa subito... - Mike sospirò
stringendo le labbra. Non voleva farglielo pesare, ma forse era
giusto così avrebbe capito l'importanza delle proprie azioni. Tutto
aveva una conseguenza, era ora che iniziasse a pensarci.
-
Ci pensiamo quando vediamo le lastre... - Rispose piano senza voler
esagerare, non voleva essere sproporzionato al danno.
Chester
capì che cercava di stare calmo e si preparò ad un litigio che
avrebbe voluto evitare con tutto sé stesso.
Non
aspettarono nulla, al Pronto Soccorso vennero avvisati del loro
arrivo e li fecero passare subito dall'accesso delle ambulanze, per
evitare di essere visti dalla gente.
Mike
continuò a sostenere ed aiutare Chester fino a che non lo lasciò su
una sedia a rotelle e questa fu spinta dall'infermiera che l'accolse.
Comunque lo seguì dentro come se fosse sua moglie e nessuno chiese o
disse nulla a proposito.
Non
dissero una parola fino a quando non fu esposto il verdetto.
-
Vorrei fare una risonanza per capire la precisa entità del danno, ma
quel che posso dire con certezza è che c'è una frattura del
malleolo. -
-
Malleolo? - Chiese Chester corrugato.
-
La caviglia, Chez! - Rispose secco Mike. Chester capì che Mike ora
cominciava ad essere grave in quanto a livello di arrabbiatura.
-
Sembra una frattura semplice e composta, il che lo rende una buona
notizia. Però vorrei fare esami più approfonditi perchè dalle
lastra non si vede bene una certa zona della caviglia la quale
solitamente viene danneggiata più o meno gravemente in quel genere
di cadute. Potrebbe essere più grave di quel che sembra. - Chester a
questo punto prese il sopravvento impaziente e sbrigativo.
-
Non ora! Prima ho un concerto da fare e poi io non sto male! Insomma,
è sicuramente la versione semplice che ha detto! Me la fasci bene e
mi dia le cazzo di stampelle! - Mike a questo lo fissò spalancando
gli occhi come se avesse peccato di eresia, il medico parlò al suo
posto.
-
Signor Bennington, se sforza la caviglia in queste condizioni
potrebbe aggravarsi. A maggior ragione se la frattura è peggio di
quel che sembra nelle lastre. Necessito di una risonanza. - Chester
però non sentì ragione e sbracciando alzò la voce diventando anche
molto antipatico, come ai vecchi tempi.
-
E io necessito di cantare! Io so cosa cazzo devo fare e so che lo
farò! Non mi importa in che condizioni! Per cui veda di mettermi in
piedi nel giro di subito! - Mike alzò gli occhi al cielo scuotendo
il capo incredulo, shockato di sentirlo davvero. Il medico tentò con
tutta la pazienza di cui era padrone, conscio che quelle rock star
ragionavano così.
-
Glielo sconsiglio caldamente, il dolore aumenterà, fare un concerto
con una caviglia fratturata è impossibile, questo peggiorerà la sua
condizione e se poi è una frattura più grave sarà ancora peggio! -
Chester
batté il piede sano a terra protendendosi verso di lui con aria
infuriata.
-
ME NE SBATTO DI COSA MI SCONSIGLIA! UNA FOTTUTA CAVIGLIA ROTTA NON MI
IMPEDIRA' DI CANTARE! HO FATTO DI PEGGIO! HO SOPPORTATO DI PEGGIO!
QUESTO DOLORE NON E' NULLA A CONFRONTO! CE LA POSSO FARE! MI FASCI,
MI DIA UN TUTORE RIGIDO E DELLE CAZZO DI STAMPELLE DI MERDA! CAZZO! -
Il dottore guardò Mike nella speranza che fosse più ragionevole.
Speranza
vana.
Mike
scosse il capo e gli indicò la porta come per eseguire.
Il
medico, sconvolto di quel che sentiva, uscì. Appena soli Mike
ovviamente scoppiò. Detestava fare scenate davanti agli altri,
specie se sconosciuti, ma doveva per lo meno dirgli quanto idiota
fosse.
-
Ti credi tanto furbo, sì? Che basta sopportare il dolore per
superare il problema? Hai una caviglia rotta, Chester! Questa
peggiorerà se canterai! Stare in piedi per due ore di concerto è
impossibile! Canterai male e peggiorerai la frattura! Poi ti ci vorrà
il doppio del tempo per guarire! Così invece che annullare alcune
tappe ne dobbiamo annullare un mese intero e forse più! - Chester
però non ammetteva repliche alla sua decisione, come non ne aveva
mai ammesse.
Sapeva
che Mike gli avrebbe detto questo, ma sapeva anche cosa pensava in
realtà. Per questo lui reagiva così.
Lo
capiva dal fatto che non gli urlava contro, ma parlava gelido
affettando le parole che gli tirava contro.
Era
altamente contrariato da quella situazione.
-
Ce la farò! Io mi conosco e so che posso farcela! Canterò! Troverò
una soluzione per stare in piedi senza sforzare la caviglia! Non
annullerò nemmeno una cazzo di data! - Mike scosse il capo ridendo
incredulo sull'orlo dell'isteria.
-
Tu fai tutto facile! - Si mise anche a camminare per la stanza delle
radiografia dove erano in attesa.
-
Ma è così! - Più Mike era gelido, più lui si alterava e si
accendeva, faticava a non urlare ed il nervoso lo stava divorando.
Odiava quando non gli diceva chiaramente quello che pensava, che lui
sapeva pensava.
-
No, non lo è invece! Non è così facile! - Chester allora cercò di
attirare la sua attenzione. Voleva che gli dicesse quel che macinava.
Non glielo diceva per riguardo, perchè gli voleva bene, ma lo
pensava comunque e a quel punto tanto valeva glielo sparasse a costo
di ferirlo.
-
Perchè? Avanti, spiegami perchè non è facile! Posso uscire
fasciato con le stampelle, appoggio il piede su uno sgabello e sto
fermo in piedi davanti al microfono e canto così! Perchè non posso?
Eh? - Mike si mise a ridere e andandogli davanti glielo disse
tagliente, ma alterato. Alzando la voce. Ora cominciava a perdere la
pazienza.
-
Perchè a tutto c'è una conseguenza! A tutto, Chester! E a 37 anni
suonati è ora che impari la cazzo di lezione! Non puoi semplicemente
fare quello che vuoi, che ti piace, che ti va! Devi riflettere.
RI-FLET-TE-RE! Cosa che a te non riesce e non perchè non ci arrivi,
non ti va! È faticoso riflettere per te! Se hai del tempo libero in
pieno tour, un tour che ci vede impegnati con quasi una data al
giorno per gli States, tu non ti metti a saltare e fare acrobazie, ma
approfitti per riposare! Perchè puoi romperti qualcosa, puoi
slogarti, puoi anche solo stancarti e fare un'esibizione di merda o
ammalarti! Così come se ti rompi la caviglia non puoi stare in piedi
due ore ogni giorno a cantare, perchè altrimenti lo fai male, stai
male tu e prendiamo per il culo della gente che è lì per te, per
vederti cantare come un Dio, non come uno schifo ambulante! Dobbiamo
rispetto alla gente che paga per vederci! E tu ti permetti di fare le
cose col culo mandando a puttane chissà quante date! E non osare
dire che non serve fermarci! Sai che servirà, cazzo! Non sei
superman anche se ti piace pensarlo! Questo significa che non è così
facile come la metti tu! In certe cose sei egoista! Non pensi prima
di agire! A volte va bene, ma altre è importante! -
Chester,
che si immaginava tutto quel che gli aveva detto, non la prese
comunque bene. Pensava che sentirglielo dire sarebbe stato meglio, ma
invece fu peggio perchè gli bruciò sentirlo fisicamente con le
proprie orecchie.
Come
poteva?
Come
poteva Mike pensare quello?
Ma
il vero punto era un altro.
Aveva
ragione, aveva perfettamente ragione e questo bruciava ancora di più
perchè lui faceva di tutto per crescere ed alla fine non ci
riusciva. Non voleva essere così. Non voleva essere quello che
creava ancora problemi a tutti!
Specie
a Mike.
Mike
che ora non era contento di lui.
Odiava
essere motivo della sua ira, specie se così seria.
-
Non è colpa mia se mi sono rotto la caviglia! Succede! - Mike
allargò le braccia teatrale, non facendocela più. Alzò gli occhi
al cielo esasperato, così come la voce.
-
NO MA E' COLPA TUA SE INVECE DI RIPOSARE FACEVI ACROBAZIE PRIMA DI UN
CONCERTO! ERA QUELLO DA EVITARE, CHESTER! - Ed odiava che lo
chiamasse col nome intero quando era arrabbiato con lui.
-
VAFFANCULO! CANTERO'! NON SARO' UN PESO! NON SARO' MAI PIU' UN PESO!
L'HO GIURATO E MANTENGO LA PROMESSA! QUESTA COSA NON PESERA' SU
NESSUNO! SARA' SOLO UN PROBLEMA MIO, NON VOSTRO! AVRO' MALE?
CHISSENEFOTTE CAZZO! NON SALTEREMO NEMMENO UN GIORNO! NEMMENO UNO!
NON MI IMPORTA QUANTO MALE STARO'! MERDA! - Mike sospirò e scuotendo
il capo lo mandò a quel paese sapendo che non sarebbe mai stato quel
che diceva lui. Che era impossibile sopportare una caviglia rotta,
specie perchè per farla guarire prima e bene lui doveva stare fermo
e non certo in piedi!
“Che
vada a cagare! Deve sempre fare così! Si sente in colpa e fa lo
stoico, solo che così peggiora tutto! Come fa a non capire? A volte
fai delle stronzate che non puoi rimediare, devi solo accettare! Se
ti senti in colpa smettila di fare il bambino!” Non glielo disse,
si limitò ad uscire.
A
volte era come parlare al vento.
Chester
si focalizzava sulle cose che gli premevano maggiormente e non capiva
che la questione aveva un punto di vista più ampio del suo.
Se
faceva un cavolata bisognava pagarne le conseguenze, inutile far
finta che non fosse una cavolata se invece lo era. Ne pagavano tutti
le conseguenze.
“Ma
lui è Chester! Questo dettaglio non lo può imparare! Se vuole fare
una cosa la fa! Punto! Salvo poi fare lo stoico e peggiorare tutto!”
Dopo
la propria sfuriata personale, si sedette in una sala d'attesa per i
parenti di quelli che aspettavano che i cari uscissero col gesso
fatto. Al momento era solo, per fortuna, così poté liberamente
prendersi il viso fra le mani e sospirare scontento.
“Che
poi non capisce quanto mi fa preoccupare! Non lo capisce proprio!
Pensa che mi piaccia l'idea che lui stia male come un cane per non
annullare un concerto? Non è certo questo che voglio, non è la
soluzione! Non voglio che lui stia male per farmi contento. Così non
mi fa contento! Ma è una testa di cazzo che non capisce nemmeno
questo!”
Per
Chester l'unico problema era non deludere Mike e la consapevolezza
d'averlo fatto, invece, era quanto di peggio potesse esistere. Questo
lo faceva star male e si faceva odiare con tutto sé stesso.
“L'ho
fatto di nuovo! Sono un vero talento del cazzo! Ho deluso Mike di
nuovo! Cazzo!”
La
verità era che a volte avere a che fare con la persona che si amava
era l'impresa più titanica di questo mondo.
Quando
arrivarono dagli altri, erano già stati aggiornati da un polemico
Mike che aveva loro detto non ci sarebbero stati cambi di programma.
Nessuno
aveva idea di come Chester avrebbe potuto cantare due ore con una
caviglia rotta, ma il tono del grande capo era decisamente da non
ammettere repliche, per cui nessuno fece una sola domanda.
Quando
li raggiunsero fu chiara la strana aria che tirava fra i due. Del
resto vederli seri e silenziosi lasciava poco spazio ad
interpretazioni.
-
Come si fa allora? - Chiese Brad il quale, in quelle situazioni, era
l'addetto alle comunicazioni con Mike.
Questi
lo fulminò con uno sguardo a dir poco eloquente e indicando Chester
che saltellava con le stampelle ascellari, disse polemico.
-
Chiedi a lui! È lui che sostiene di farcela! - Brad aveva ancora
meno voglia di chiederlo a Chester visto che se Mike era così,
l'altro di sicuro sarebbe stato un orco latrante.
Infatti
appena il povero Brad osò rivolgersi a lui, questi rispose alterato,
quasi ruggendo.
-
Esco con le stampelle, canto all'asta e vaffanculo! Mi faccio mettere
un cazzo di sgabello alto per appoggiare il piede o per sedermi ogni
tanto se non ce la faccio! Ci riuscirò! - Brad sospirò, ormai
l'aveva mangiato, tanto valeva provare a fargli capire il problema.
-
Puoi resistere così i primi quindici minuti. Poi la gamba, dolore a
parte, sarà pesante. Ti pulserà sulla ferita e si gonfierà, questo
perchè la tieni bassa invece che alta. A quel punto necessiterai di
tenerla alta. Tutto questo ti distrarrà inevitabilmente e ti
impedirà di cantare bene. - Mike scosse il capo andando da
tutt'altra parte per non sentire una risposta che, sapeva, gli
avrebbe fatto saltare di nuovo i nervi.
-
Sono cazzi miei! A voi non fotte! Non fotterà a nessuno! Non mi farò
fermare da una cazzo di caviglia rotta! Farò quello che devo fare! -
La risposta più illogica di tutte.
Con
questo stato d'animo in guerra, andarono al Meet and Greet coi fan.
La
cosa più significativa fu che tentarono di parlare e far ragionare
Chester, senza buoni risultati, mentre con Mike nemmeno ci provarono
a scambiarci quattro parole.
Del
resto lo conoscevano, nessuno voleva trovarsi davanti a lui quando
aveva quella nuvola nera sulla testa.
Si
vedevano i tuoni ed i lampi.
Fecero
il M&G, ma vennero di gran lunga rabboniti dai fan, sia Chester
(il quale aveva trovato uno strano monopattino col sedile sul quale
appoggiava la gamba rotta, piegata sul ginocchio) che Mike (il quale
poi furia a parte non si staccò un istante da lui, standogli
costantemente dietro). Fu quasi terapeutico, anche se rimasero
entrambi della rispettiva opinione.
Mike
era comunque in disparte a cercare disperatamente di calmarsi per non
fare un pessimo live, quando Chester roteò proprio da lui e
sedendosi pesantemente su una sedia e usando il sedile del
monopattino per tenere la gamba alta, gli porse le stampelle con gran
faccia tosta.
-
Me le dipingi di nero? Così sono fottutamente poco da me! - Mike lo
guardò con tanto d'occhi, sconvolto dal fatto che si rivolgesse a
lui dopo il litigio.
-
Chiedi a Joe! - Chester però insistette facendole cadere a terra con
un gran fracasso, per poco non colpirono i piedi di Mike che dovette
tirare via all'ultimo.
-
Lo sto chiedendo a te! - Mike lo fissò torvo chiedendogli silenzioso
se volesse per caso litigare. - Per favore. - Aggiunse poi più
morbido e meno sbruffone. Mike sospirò guardandolo con l'aria
speranzosa di chi non voleva strisciare, ma sperava di essere
sufficientemente pietoso per far pace con lui.
“Non
basta questo! Deve capire che deve pensare meglio alle cose.” Suo
malgrado scuotendo il capo andò a recuperare una bomboletta spray
nera e tornato sistemò le stampelle su un compensato a terra dove
iniziò a spruzzarle con cura e calma.
Chester
gli fece una foto mentre lo faceva, pensando che gli sarebbe potuta
essere utile per ricordarsi che in tutti i litigi, alla fine Mike gli
era in qualche modo venuto incontro.
Dopo
la foto di cui Mike era ignaro, Chester tentò un dialogo. Il tono
cauto, di chi sapeva che era sull'orlo della catastrofe.
-
Joe è arrivato col monopattino quando ci siamo trovati qua, poco
prima di incontrare i fan. Pensavo fosse la sua solita idea stramba,
ma in realtà è buona, potrei fare il concerto usando quello. Non so
bene se è meglio in piedi con le stampelle oppure con quello,
potrebbe intrigarmi o distrarmi, non so... - Spiegò per renderlo
partecipe, cosa che faceva sempre. Qualunque cosa facesse, gliela
doveva sempre dire, condivideva anche le cose più inutili e Mike gli
dava sempre opinioni.
Non
sapeva bene come porsi, era da molto che non era così arrabbiato.
Gli metteva proprio il muso. Quando gridava e litigava era un conto,
ma se gli toglieva il dialogo era molto peggio, non sapeva più
giostrarsi bene come una volta.
Mike,
continuando a spruzzare, disse:
-
Devi vedere tu. - Sembrava poco interessato, ma forse non voleva
mostrarsi d'accordo anche se magari lo era o dirgli quel che per lui
era meglio. Chester capì che stava sbattendo contro un muro di gomma
e sospirando scosse il capo scontento.
-
Mi dispiace di averti deluso, Mike. Ti giuro che è la sola cosa che
non avrei mai voluto fare. Piuttosto annullerei una data, ma deludere
te è inaccettabile. Purtroppo ormai l'ho fatto e mi dispiace. Non so
che altro dire. - Disse poi amareggiato, senza nemmeno osare
guardarlo. Si concentrò sulle sue mani. Le dita smisero di fare
pressione sulla bomboletta e Mike si fermò raddrizzandosi. A quel
punto dovette guardarlo in viso.
Strofinava
le labbra incerto. Non sapeva se perdonarlo di già o se fosse meglio
farlo riflettere ancora.
Chester
sospirò e non potendo usare le stampelle perchè fresche di pittura
spray, si alzò a fatica e si rimise sul monopattino su cui poggio la
gamba piegata, infine dandogli le spalle si avviò piano.
L'idea
di aver rotto qualcosa era insopportabile, sapeva che avrebbero
risolto, più che altro lo sperava, ma intanto il fatto d'averlo
deluso non lo faceva andare avanti.
Mike
provò un immediato istinto di seguirlo, ma si trattenne a forza.
Se
l'avesse perdonato subito, non avrebbe capito la lezione.
Doveva
smettere di agire precipitosamente come un incosciente. Doveva
costringersi a pensare prima alle cose, ad avere più cura di sé.
Doveva capire che non era invincibile e che se si rompeva qualcosa,
ci andavano di mezzo tutti.
Era
ora che capisse questo punto.
-
Puoi usarle fra dieci minuti. - Disse Mike cupo mentre se ne andava,
lasciando giù la bomboletta ed andandosene senza aggiungere altro.
Chester
smise di trascinarsi via, si fermò e senza voltarsi, sapendo che non
c'era, si coprì il viso imprecando nervoso.
-
Merda. - Più di questo però non disse e nessuno l'avvicinò.
Mike
non sopportava di vederlo così e di certo non ci godeva a
torturarlo, ma se da questo avrebbe poi capito che certe cose non le
poteva fare, allora avrebbe tenuto duro.
Andarono
sul palco senza parlarsi e Mike ignorò per la maggior parte del
concerto Chester che inizialmente si presentò con le stampelle nere,
poi chiese il famoso monopattino alla quinta canzone. Doveva stare
davvero male per cercare una soluzione alternativa già all'inizio
del concerto, dopo poco di stare in piedi.
Dopo
di quello lo vide stare un po' meglio. Effettivamente il sedile
morbido era un eccellente punto d'appoggio per il ginocchio e la
gamba, la caviglia rotta ed il piede pendevano ma in quella maniera
gli pulsava di meno, il dolore era più sopportabile.
Durante
tutta la prima parte gli era sembrato di morire, aveva avuto un tale
bisogno di tenerla alta che non aveva più saputo come mettersi.
Il
monopattino ed il suo sedile comodo erano stati una manna. Dopo di
quello aveva cantato meglio e più sciolto, anche se comunque con
sofferenza.
Se
non altro le parti rabbiose ed urlate gli erano venute
particolarmente bene.
Mike,
ovviamente, nonostante la propria posizione definita, non gli staccò
gli occhi di dosso, pronto ad intervenire in qualsiasi momento di
bisogno.
Si
sentì come Dio che c'era e non interveniva, ma che era pronto nel
caso in cui le persone cadevano. Per lo meno ricordava una poesia a
tal proposito.
Rise
fra sé e sé del paragone, ma era azzeccato.
Non
era giusto portarlo in braccio, ma se non ce l'avesse proprio fatta,
sarebbe intervenuto e l'avrebbe aiutato.
Chester
comunque ce la fece, non ebbe mai bisogno di alcun aiuto, arrivò
fino in fondo allo show cantando ininterrottamente come sempre.
Mike
con l'orecchio attento che aveva, sapeva che aveva fatto particolare
fatica, conosceva la sua voce meglio di quanto non la conoscesse lui
stesso, però era stato molto bravo e probabilmente nessuno se ne era
accorto.
La
gamba era avvolta in un lungo tutore rigido ed il piede era dentro ad
una scarpa ortopedica, dopo lo spettacolo sarebbero tornati in
ospedale per gli accertamenti ed il gesso.
Insomma,
non l'avevano nascosta, Chester aveva spiegato bene che aveva la
caviglia rotta, nessuno si sarebbe aspettato lo show perfetto, ma
Mike poté constatare con enorme orgoglio che, nonostante tutto, era
riuscito quasi nell'impresa.
Chester
rendeva meglio se saltava, per cui naturalmente non potendolo fare fu
bravo comunque.
Mike,
orgoglioso di lui, decise che doveva ampiamente aver appreso la
lezione ed avvicinandosi gli mise una mano sulla schiena con
dolcezza, a fine concerto, durante i saluti con tanto di stampelle.
Chester
era di spalle durante il suo arrivo, non lo vide arrivare ed il caos
che c'era non gli permetteva certo di sentire dei passi. Ma quando
sentì la sua mano sulla schiena la riconobbe al volo e si rilassò
immediatamente, lasciando andare i muscoli tesi fino a quel momento.
Mike sorrise e fluido come nulla fosse, mormorò:
-
Sei stato grande. - Per lui quello fu il premio migliore di tutti.
Certo
l'ovazione del pubblico era bellissimo, così come l'aver completato
tutta la setlist senza doverla ridurre, però fu davvero quello il
suo premio.
La
sua mano sulla schiena, il suo 'grande' e lui che, finalmente, faceva
pace.
Adesso
Chester stava finalmente bene.
Era
seduto su una sedia in attesa che qualcuno l'accompagnasse in
ospedale per gli accertamenti e la gessatura, quando la sua voce lo
raggiunse senza che parlasse direttamente con lui.
-
Lo accompagno io. - La sua voce inconfondibile e decisa lo fece
sussultare. Chester non si aspettò nessun tocco, fra il via vai che
c'era era impossibile. Eppure la mano sulla spalla, la stretta dolce,
arrivò a sorprenderlo ancora una volta.
-
Andiamo? - Disse morbido con un sorriso intenerito sul viso che ora,
finalmente si vedeva bene, non era più arrabbiato con lui.
-
Sono pronto. - Rispose semplice raddrizzando le stampelle con le
quali si issò. Mike l'accompagnò con una mano sulla schiena
premurosa e quando fu in piedi gli chiese se dovesse portarsi
qualcosa.
-
Ah... solo dell'acqua... - Disse allora capendo che era tornato il
suo solito Mike.
Questi
si procurò l'acqua e tornando a toccargli la schiena come per dire
che c'era, cosa che di solito evitava se in mezzo a tanta gente, lo
intimò ad andare alla macchina dove un autista li aspettava.
Lo
aiutò a salire, gli tenne le stampelle che gli diede una volta
seduto dentro, dopo di che gli si mise accanto.
-
Non pensavo andasse così bene. - Disse poi una volta partiti.
Chester
sorrise, era semplicemente contento che finalmente gli parlasse e gli
stava bene di far finta che nulla fosse successo.
Non
che lì con l'autista fosse il caso di fare certi discorsi.
-
Ho sofferto come una merda, ad un certo punto volevo stendermi ed
alzare la fottuta gamba! -
-
Però l'hai mascherato bene! - Chester rise, anche se non molto
rilassato.
-
Quando urlavo lo facevo con molto trasporto! - Mike gettò la testa
all'indietro chiudendo gli occhi nel suo tipico modo di ridere.
-
Ci potevo scommettere la testa! - l'infortunato continuò su quella
linea contentissimo che andasse così bene, sentirlo di nuovo era la
miglior medicina.
-
Il monopattino è stata una manna dal cielo! Ti giuro che quando Joe
se ne è uscito con 'ho un'idea' ero pronto a mandarlo a cagare. E
poi in effetti ce l'ho mandato quando l'ho visto scorrazzare in giro
con quell'affare! -
-
Chissà perchè lo immaginavo! -
-
Beh ma scusa, se ne esce con un monopattino col sedile! Nemmeno tu
hai avuto quell'idea! Se l'avevi tu non avrei discusso perchè di
solito le tue idee anche se strambe sono sempre buone. Ma lui...
cioè, parliamo di Joe! - Mike ora si ritrovò ad asciugarsi una
lacrima all'angolo dell'occhio.
Non
voleva farla passare liscia come se nulla fosse, ma non voleva
nemmeno proseguire con un muso ormai inutile. Se fossero stati soli
ne avrebbero parlato, ma dovette aspettare di essere nella stanza del
pronto soccorso, in attesa di fare gli esami richiesti.
Mike
aiutò Chester a togliersi il tutore e gli alzò la gamba del
pantalone comodo, arrotolandolo fin sopra il ginocchio. Gli tolse
tutto e solo quando ebbe finito ed ebbe anche fatto una foto, vedendo
che non veniva ancora nessuno a portarlo a fare la risonanza, dopo
essersi assicurato che la porta fosse per lo meno ben chiusa,
raggiunse Chester alle spalle e l'avvolse con le braccia intorno al
torace. Aderì veloce le labbra al suo orecchio che baciò fugace,
mormorandogli piano.
-
Scusami se ti ho piantato il muso, ma ero arrabbiato. - Chester
voleva anche piangere, ad un certo punto. Perchè dopo la fatica
fatta, la sofferenza ed il bruciore interiore per il proprio senso di
colpa, sentirlo parlare così era a dir poco risollevante. Non aveva
parole per descrivere come lo stava facendo sentire con un semplice
gesto ed una semplice parola.
Gli
mise le mani sulle braccia che si intrecciavano sul petto e piegò la
testa verso la sua, rilassandosi in quel modo, come se non avesse
chiesto altro per tutto il tempo.
-
Scusami tu, non volevo deluderti e farti arrabbiare. Sono stato la
solita testa di cazzo, in qualche modo sono sempre un piantagrane. Mi
dispiace. - Mike gli baciò il collo e risalì sulla guancia.
-
Volevo che capissi la lezione, che ti sentissi in colpa in modo da
farti smettere di comportarti così. Volevo questo, però non potrei
tenerti il muso per così tanto. Hai cantato bene soffrendo come un
cane. Hai pagato a sufficienza la tua avventatezza! - Chester
sorrise, sapeva che aveva voluto dargli una lezione, ma per un
momento aveva davvero avuto paura d'aver fatto qualcosa di
irreparabile.
-
Mi hai spaventato con quel lungo silenzio. Non sapevo come arrivare a
te e non volevi dirmi nulla. -
-
Lo so, ma era il solo modo per farti riflettere. - Chester annuì e
girò la testa verso la sua, a guardarsi negli occhi e sfiorarsi con
le labbra, ora sereni e rilassati, con quelle tipiche espressioni da
dopo un grosso litigio.
-
Non farò più l'idiota prima dei concerti! - Mike rise.
-
Mai! Non solo prima dei concerti! -
Chester
alzò un sopracciglio poco convinto.
-
Non posso più fare l'idiota? -
-
Non quello che si fa male! -
-
Ma lontano dai tour? - Mike non sapeva se era serio a fargli quelle
domande o cosa.
-
Chester, non è il punto il tour. Il punto è che mi fai preoccupare!
Quando ti fai male io vado fuori di testa! Se ami me e la mia sanità
mentale devi tenerti da conto! Lo capisci il concetto o devo tornare
a non parlarti finchè ti entra in quella testaccia dura? - Ora aveva
alzato di nuovo il tono, ma Chester ridendo lo calmò subito.
-
Ho capito, ho capito... mi ami troppo... è dura essere così amati,
ma cercherò di sforzarmi! - Scherzò per allentare la tensione e
Mike gli pizzicò i capezzoli. Chester si lamentò per poi mordergli
il labbro facendo sfociare la piccola lotta in un bacio veloce, una
tenera fusione di labbra, un toccarsi appena di lingue per poi, nel
sentire l'altra porta aprirsi, staccarsi in fretta.
-
Non mettermi mai alla prova, Chez! - Con quest'avvertimento, l'altro
rabbrividì. Anche se l'aveva detto scherzando, era spaventevole.
Il
medico entrò in quel momento annunciando che erano pronti per la
risonanza.
Mike
prese il telefono di Chester mentre era dentro a fare ulteriori esami
e su suo ordine si prese l'ultima foto scattata e per pubblicarla.
Guardò
di che foto si trattava e quando constatò che era di quando gli
aveva dipinto le stampelle, sorrise intenerito. Non se ne era nemmeno
accorto da tanto arrabbiato che era, ma lui aveva cercato lo stesso
un modo per avvicinarsi solo che poi, probabilmente, vedendo che era
peggio di quel che pensava, aveva rinunciato.
Si
prese la foto col bluetooth e la pubblicò insieme a quella che gli
aveva fatto lui pochi minuti prima, quando senza bardatura aveva
potuto vedere la sua caviglia gonfia e libera.
Passò
il resto del tempo al telefono per dare indicazioni su cosa fare,
visto che erano tutti in attesa di sapere se si sarebbe passati alla
prossima tappa o se sarebbe servita una pausa.
Mike
non sapeva l'esito della risonanza eppure cominciò a predisporre la
sospensione di almeno due live.
Era
immerso al telefono quando sentì da fuori la sala d'aspetto le urla
isteriche di Chester, in stile vecchi tempi.
Sospirò
ed alzò gli occhi al cielo capendo che era peggio di quel che
pensava.
-
NON VADO DA NESSUNA PARTE SE NON CHIAMATE MIKE, CAZZO! - Poi dopo due
secondi: - MIIIKE! - Mike provò a scappare dall'altra parte, ma alla
fine si fece forza ed uscì in corridoio dove lo vide seduto su una
sedia a rotelle che cercavano di portarlo altrove.
Quando
lo vide si illuminò sbracciando riuscendo così a cacciare
l'infermiere che lo stava spingendo.
-
Vaffanculo, tu! - Mike lo raggiunse mortificato scusandosi con il
ragazzo che probabilmente l'avrebbe preso a pugni.
-
E' così grave? - Chiese sapendo che non avrebbe avuto tale reazione
altrimenti.
Chester
aveva il broncio ed un'aria terribile.
-
Dicono che sono da operare! Diglielo tu che esagerano! - Mike per un
momento si raggelò, si ricordò di tutte le mille occasioni in cui
aveva sentito la parola operazione accostata a Chester e gli venne
anche un po' di nausea.
Era
da tempo che non somatizzava su di sé i malanni di Chester.
Cercò
subito il medico che si stava occupando del suo compagno il quale fu
lieto di spiegare la situazione al più ragionevole dei due.
-
Sono mortificato, ma i miei sospetti erano fondati. Avevo paura che
fosse più grave di quello che i raggi avevano mostrato e che
sforzandolo con un concerto sarebbe peggiorato molto. Infatti è
così. Se non operiamo non guarirà mai bene e se lo trascinerà per
sempre impedendogli di muoversi agevolmente, saltare e stare in piedi
per troppo tempo! - Il medico fu chiaro su tutto e gli spiegò anche
di cosa si trattava, una frattura scomposta in due punti. - Dovremo
aprire a destra e sinistra per sistemare tutto. - Mike aggrottò la
fronte impallidendo mentre lo seguiva in una sala a parte dove su una
lavagna luminosa c'erano lastre di ogni tipo ed angolazione.
-
Sistemare tutto? - Chiese mentre spingeva lui stesso Chester per
farlo stare zitto.
-
Sì, vede? - Gli indicò dei punti in cui l'osso della caviglia, il
metatarso, era rotto. - Qua va sistemato. - Disse. Mike però intuiva
che non fosse tanto facile come voleva farla sembrare il medico.
-
Ma... ma come farà? -
-
Beh, userò dei chiodi. - Chester sentendolo si girò in tempo per
guardare Mike sbiancare violentemente e roteare gli occhi in alto. Lo
afferrò per le braccia e lo tirò su di sé per non farlo andare giù
disteso.
Mike,
sentendosi seduto sulle gambe di Chester, si riprese immediatamente
con una violenta scarica di adrenalina e si rialzò senza
conseguenze, bordeaux in viso e molto imbarazzato.
Il
medico non sapeva se ridere o preoccuparsi, Chester rimase a fissare
apprensivo Mike e quando vide che stava bene perchè bofonchiava cose
senza senso a macchinetta, prese la parola con piglio deciso e
severo, da vera regina offesa.
-
Si può sapere chi ti ha insegnato a dare le notizie? Come può dire
così come niente fosse che mi mettono dei chiodi nel piede? Ma che
cazzo! - Il medico guardò uno e l'altro smarrito senza capire.
-
Beh, ma quando gliel'ho detto prima non ha fatto una piega, lei si è
messo a ridere dicendo che avrebbe suonato in tutti i
metaldetector... non credevo che lui l'avrebbe presa così male, in
fondo l'interessato è lei! - Mike voleva sprofondare per la sua
reazione emotiva così patetica, non sapeva nemmeno come tirarsene
fuori ed il cervello era proverbialmente in tilt. Quindi Chester
continuava a sgridare quel pover'uomo che probabilmente avrebbe
preferito essere altrove in quel momento.
-
Mike è apprensivo, specie se si tratta di me! -
-
Ma non potevo saperlo! - Cercò di scusarsi il dottore.
-
Non potevi, però usa la testa! È solo lui che mi accompagna,
significherà che è quello che ci tiene di più, no? Come minimo
devi essere delicato nel spiegare anche a lui cosa mi farai! - Mike
capì che nel tentativo di sistemare le cose le stava peggiorando e
sapendo che la prossima cosa che sarebbe uscita dalla sua bocca
sarebbe stata 'io e lui stiamo insieme, come pretende che reagisce?',
si riprese ed intervenne zittendolo veloce ed impetuoso.
-
Insomma, quanto ci vorrà? Mi serve la prognosi precisa, devo
organizzare il resto del tour, abbiamo un calendario fittissimo! -
Mike
fu bravo a sviare e Chester preferì che pensasse al lavoro piuttosto
che al suo piede bucherellato.
Il
dottore disse che avrebbe avuto una prognosi di almeno 6 settimane
per recuperare alla perfezione e tornare a stare in piedi agevolmente
senza tutori.
-
Ma posso tornare a cantare prima? Insomma, quando riuscirò a stare
in piedi al di là delle fasciature? - Chiese Chester pensando che
sei settimane senza cantare sarebbe stata una catastrofe.
Il
dottore lo guardò come se fosse impazzito.
-
Sei settimane, se vuole guarire bene! Non le consiglio di fare
concerti prima! -
Chester
afferrò i braccioli della carrozzina su cui sedeva e fece per
alzarsi per prenderlo a calci. La fitta alla caviglia glielo impedì,
ma comunque lo insultò.
-
Tu lo capisci che io sono un cantante e che abbiamo appena cominciato
il tour americano? Abbiamo mesi di live fittissimi, come cazzo pensi
che ne salto 6 settimane così? Quando cazzo potrò stare
decentemente in piedi con un tutore, gesso, quel cazzo che vuoi?
Porca puttana, stasera ho fatto un concerto col monopattino ed avevo
la caviglia rotta in 2 fottuti punti! Merda! Dimmi quando potrò
stare in piedi a cantare anche senza che sia guarita del tutto! - Il
medico stava per scappare a gambe levate, non sapeva come trattare
quella creatura e Mike tirò fisicamente via Chester spingendo la
carrozzina in un angolo, questo non fu gradito dall'interessato, ma
lui ebbe il tempo di parlare al suo posto calmando gli animi:
-
Ci faccia 2 prognosi. Una parziale ed una totale. Chester ha una
sopportazione fuori dal comune, l'avrà capito. Ci dia indicazioni
specifiche, mi occuperò io di tutto. - Mike, che ora stava per
qualche miracolo calmo e non dava più di matto, prese in mano la
situazione e mentre Chester tornava inferocito e ringhiando, il
dottore disse che almeno un mese di riposo totale. Dopo un mese senza
camminare, avrebbe potuto avere una riduzione del gesso ed usare le
stampelle per muoversi invece che la carrozzina.
-
Però consiglierei di evitare sforzi per tutte e 6 le settimane. -
Tentò disperato il dottore. Mike sospirò e sorrise sapendo quanto
dura fosse avere a che fare con loro.
-
La ringrazio. Adesso è tutto suo. - Chester, che ancora ce l'aveva
con lui per la girata improvvisa, lo guardò feroce.
-
Ehi! Come è tutto suo? Basta così? Si fa e basta? Qua? - Mike si
rivolse al suo compagno, aveva il fumo che usciva dagli occhi ed al
momento voleva revocare la pace fatta.
Lo
guardò male e capendo che dalla sua bocca sarebbero uscite cose
troppo private, si rivolse al dottore preso ancora male.
-
Ci può scusare? -
-
Vado a predisporre la sala operatoria. -
-
La sala... un momento, ehi! - Ma Chester non riuscì a fermare il
dottore, così rivolto a Mike continuò sul piede di guerra: - E se è
un reparto chirurgico di merda? Se qua l'ortopedia fa cagare? Devo
essere sicuro di cosa mi combinano! Come puoi mandarmi sotto ai ferri
così? Mi metteranno dei fottuti chiodi alle caviglie, cazzo! - Mike
sentendolo tornò ad impallidire e la voglia di ucciderlo lasciò
spazio a quella di svenire.
Negli
anni era diventato molto sensibile alle brutalità che doveva subire
di tanto in tanto il corpo di Chester, le sentiva come fatte a sé
stesso tanto che si sentiva male.
Chester
vedendolo si calmò alzando le mani.
-
Ehi, non svenire di nuovo! - Mike alzò anche le proprie e si
sventolò respirando profondamente.
-
No, ci sono. - Questo per lo meno calmò Chester e Mike riprese: -
Pensi davvero che ti manderei sotto i ferri di chiunque? So
perfettamente che reparto è questo e chi è lui. È uno dei
migliori, non ci poteva capitare di meglio! - Chester allora lo
guardò esterrefatto.
-
E come fai a saperlo? Tu sai tutto, ma questo è un dettaglio
impossibile... -
Mike
si mise a ridere, allentando la tensione.
-
Lo so perchè mi sono informato mentre facevi la risonanza. Ti
opererai qua e poi torneremo a casa. Dopo di che ti ridurranno il
gesso e tu potrai alzarti dalla carrozzina ed usare le stampelle
proverai, e sottolineo proverai, a stare in piedi a cantare all'asta
per un po', usando il monopattino o qualunque diavoleria si inventerà
Joe... e se ce la farai allora ricominceremo col tour. - Chester
impressionato si rese conto una volta di più di che mente geniale ed
organizzativa fosse il suo ragazzo. Non ci poteva credere. Eppure
sapeva che era agitato per quel che gli stava succedendo.
O
lo nascondeva bene, o era diventato insensibile alla cosa.
“Col
cazzo, stava svenendo prima!”
-
Sto cercando di tenermi occupato e non pensare che avrai dei chiodi
impiantati nel piede! - Si giustificò Mike sapendo a cosa pensava
Chester. Questi capì che ora era lui a doverlo aiutare a digerire la
cosa e cambiando come il giorno e la notte, lo prese per i polsi e
l'attirò a sé incastrandolo fra le proprie gambe usando quella
sana, la sinistra.
-
Dai, se Gesù ce l'ha fatta con dei chiodi ai piedi ed alle mani, ce
la posso fare anche io! - Mike voleva ridere per la sua megalomania,
ma rimanendo serio gli fece notare il piccolo dettaglio che
trascurava.
-
Gesù è morto con i chiodi ai piedi ed alle mani... casomai te lo
fossi dimenticato! - Chester si toccò le palle lasciando i polsi di
Mike che finalmente si mise a ridere.
-
Ma poi è resuscitato! - Così scosse il capo mettendogli le mani
sulle spalle e chinandosi sul suo viso.
-
Quanto sei umile! Ti paragoni a Gesù, ora... la prossima cosa sarà?
Obama? - Il fatto che Mike considerasse, come forse ogni essere
vivente, il presidente degli Stati Uniti l'essere più potente della
Terra, parlando in termini terreni, era del tutto normale e Chester
si mise a ridere acchiappandogli il sedere malizioso.
-
Il presidente sei tu! Io farò la Regina! - Mike aggrottò la fronte.
-
Chez, la moglie del presidente si chiama First Lady ed è un termine
che ti si addice molto! - Ma Chester gli mostrò la lingua.
-
Perchè, ragina no? - dovette convenire con lui che aveva ragione.
Con
questo si baciarono più rilassati.
Poco
dopo vennero a prelevare il ferito e il suo compagno disse che
l'avrebbe aspettato fuori dalla sala e che avrebbe pensato a tutto
lui.
-
Ah, miraccomando, l'anestesia locale! - Specificò Mike
all'infermiere che lo portava via. Chester sorrise vedendo che
riusciva sempre a pensare a tutti i dettagli che lo riguardavano.
Rimasto
solo, Mike sospirò e scosse il campo alzando gli occhi al cielo,
iniziando un dialogo con Dio privato dove gli chiedeva di prendersi
cura di Chez e fare in modo che tutto andasse bene.
Dopo
di che chiamò Brad ed andò liberamente fuori di testa dalla
preoccupazione, risultando isterico come ancora non si era concesso
di essere.
Brad,
calmo e pacato, lo raggiunse con gli altri poco dopo, assorbendo come
al solito la sua isteria fino a placarlo e a fargli capire che
sarebbe andato bene anche così, con un mese di date annullate, visto
che anche per loro e per i fan dei Linkin Park a contare era solo la
salute di Chester.
-
Capiranno, vedrai... - Mike annuì stringendosi le spalle con aria
comunque preoccupata e tesa.
-
Lo so, non è tanto questo. Mi secca, ma non è questo... - Dave e
Joe erano a saccheggiare le macchinette dopo non aver trovato un bar
nei paraggi, mentre Brad e Rob erano con Mike nella camera assegnata
a Chester. - E' che sono partecipe, forse troppo. Apprensivo, no?
Insomma, sono semplicemente preoccupato e di anno in anno uno pensa
di essere a posto, di aver già dato. Ma no! C'è sempre qualcosa.
Invecchierò prima del tempo! - Brad in silenzio ascoltò il suo
sfogo mentre Rob semplicemente sorrideva fraterno. - Non c'è una
logica, razionalmente sai che non è la fine del mondo, è brutto ma
non crolla l'universo. Ci sono soluzioni a tutto. Ci si ferma, ci si
scusa coi fan, li si rimborsa e torneremo lì appena possibile. Però
è irrazionale la preoccupazione che hai quando la persona che ami
sta male ed ha qualche problema. Non è grave, poteva essere peggio,
è solo una caviglia rotta, avrà solo dei chiodi nelle ossa, ma...
sai tu? Mi sento matto! - Mike pensava di non essersi spiegato bene
invece si sbagliava. Era perfettamente chiaro quel che provava ed
entrambi i due presenti con lui capivano e condividevano con sorrisi
comprensivi.
-
Non devi giustificarti, sappiamo come funziona. - Mike capì che non
lo dicevano tanto per dire e sentendosi capito si calmò guardando
fisso la porta della camera in attesa che qualcuno venisse a dargli
notizie.
Quando
Chester tornò con tanto di letto con le rotelle che fu parcheggiato
in camera, Mike saltò in piedi tutto apprensivo e riempì di domande
l'assistente che lo aveva portato, il quale si scusò dicendo che
sarebbe arrivato prestissimo il dottore a spiegare com'era andata
l'operazione.
-
Che cazzo, Mike, posso dirtelo anche io! Al contrario di Gesù, sono
vivo! - Brad e gli altri lo guardarono senza capire, ma questo ebbe
il potere di calmare Mike che si mise a ridere.
-
Che ti ha detto? - Chiese rimasti soli e dopo che si fu avvicinato al
letto potendogli finalmente prendere la mano perchè ora erano solo
loro sei.
Chester
la prese a sua volta volentieri.
-
Che sono spacciato, ho un'ora di vita. - Scherzò. Mike gli storse la
mano facendolo gridare. - Ahi ahi ahi ok! Ha detto che è andato
tutto alla perfezione, ho non so quanti chiodi e suonerò in tutti i
metaldetector del mondo, ma andrà come previsto! Nessuna brutta
sorpresa! Ed ero sveglio, non li ho sentiti imprecare mentre mi
tagliavano destra e sinistra. -
La
gamba ed il piede destro di Chester era già chiuso in una fasciatura
rigida enorme e Joe stava già facendo foto a tutto andare.
-
I dettagli ha detto che viene a spiegarli a te. Quando devo farmi
controllare e cose così. - Aggiunse senza che nessuno se ne
stupisse.
-
Come stai? Senti qualcosa? - Chester scosse la testa tranquillo.
-
E che dovrei sentire? È tutto addormentato! Mi sembra d'avere un
peso morto addosso! È stranissimo! - Cominciò a picchiarsi la gamba
destra per poi proseguire anche sull'inguine.
-
Anche questo è addormentato! È atroce! Gli ho subito chiesto se
torna a funzionare e se ci sono conseguenze, dice che è tutto a
posto e che non subirà danni! Se dovesse essere così prima lo
uccido e poi lo faccio rimediare! Ti pare? - Chester si abbassò le
coperte e si alzò la veste ospedaliera che indossava mostrando il
suo gioiello col catetere perchè aveva il rischio di non sentire lo
stimolo della pipì.
-
Ok, ok! Copri le tue grazie che sono geloso! - Fece Mike coprendolo
al suo posto, gli altri scoppiarono a ridere e per Chester fu la
medicina migliore. Vedere che Mike non era più preoccupato. Sapeva
che lo era stato molto.
-
Andiamo a cercare il dottore. - Disse Brad capendo che avrebbero
voluto stare un po' soli. - Aspettiamo alle macchinette. Volete
qualcosa? - Come per dire di prendersi tutto il tempo che volevano.
Mike scosse la testa ringraziando e Chester sorrise con lo sguardo.
Quando uscirono, quello in piedi andò a chiudere a chiave e ad
abbassare tutte le tendine del caso. Solo quando furono soli si
sedette sul letto e chinandosi lo baciò prima di dirgli qualunque
altra cosa.
Gli
prese il viso fra le mani e fece sua la sua bocca.
Chester
non poteva dire di odiare del tutto le proprie convalescenze perchè
Mike gli faceva da infermiere ed erano sempre dei momenti bellissimi.
Si
separarono appoggiando le fronti una all'altra, gli occhi chiusi a
catturare tutto.
-
Sarò sempre preoccupato come il primo giorno, non centra che dopo
tutto questo tempo e tutto quel che hai passato, dovrei essere
abituato. Sarò sempre preoccupato come il primo giorno. Non cambierà
mai. - Disse piano Mike, con dolcezza. Chester sorrise e gli carezzò
la guancia mantenendo gli occhi chiusi a sua volta, catturando quel
bel momento fra loro.
-
Ed io non voglio che cambi. Mi dispiace di farti preoccupare, ma amo
questa tua apprensione per me, l'adoro proprio. - Mike rise tornando
a guardarlo, separando leggermente la testa.
-
Lo sapevo! -
Chester
fece l'aria da monello.
-
Se non fossimo due cantanti e la nostra vita non fosse la musica, mi
chiuderei con te in un enorme castello senza possibilità di uscire.
Solo io e te tutta la vita, senza nessun altro a romperci le palle o
a dover creare storie credibili o giustificazioni che reggano. Io e
te e basta. - Mike impallidì rabbrividendo all'idea.
-
Siamo due iperattivi incapaci di stare... tu fermo ed io senza
produrre qualcosa. Come pensi che usciremmo se non matti? - In
effetti era vero, Chester si mise a ridere.
Uno
era fisicamente attivo, l'altro lo era mentalmente. Ed infatti si
completavano sempre.
-
Un giorno la smetterò di farti preoccupare. - Disse Chester
scusandosi a modo suo per tutti i casini che aveva arrecato, specie a
lui. Ma Mike gli prese la mano raddrizzandosi a sedere.
-
Se lo facessi non saresti più tu. - Anche questo era vero. - Ma una
volta ne combinerò una io e vedrai cosa si prova! - Concluse
scherzando.
Chester,
in quel caso, sarebbe andato più fuori di testa di Mike perchè lui
non era nemmeno paziente.
L'operazione
si era svolta dopo il concerto, per cui a notte inoltrata. Ad un
certo punto, poco dopo il suo ritorno ed aver parlato col medico, gli
altri del gruppo lasciarono Chester al suo Mike ed andarono a
riposare in albergo in modo da tornare l'indomani in mattinata e
partire verso casa con calma.
Chester
aveva chiesto di essere subito dimesso, ma non c'era stato verso.
Doveva stare almeno tutta la notte ed al mattino eventualmente
sarebbe potuto andare. Aveva l'anestesia su tutta la gamba ed il
catetere ancora inserito.
Nonostante
non fosse grave, Mike rimase con lui come se avesse bisogno di
assistenza.
Non
che fosse così, ma non sarebbe mai stato messo in discussione la
cosa e nessuno osò sindacare.
-
E se non torno a sentire il cazzo? - Chiese Chester preoccupato dopo
che Mike si fu messo comodo nella poltrona recuperata.
-
Non ti farò una sega col catetere inserito! - Rispose subito prima
di sentirglielo chiedere.
-
Ma io non ti ho mica chiesto questo! - Esclamò meravigliato Chester.
- Davvero non lo faresti? - Chiese immediatamente dopo. Mike con aria
di chi sapeva dove aveva cercato di andare a parare, scosse il capo.
-
Fattela tu! -
-
E se mi piscio addosso? -
-
Come fai a pisciarti addosso? Hai un tubo nel cazzo che te lo
impedisce! -
-
Ma se mi esce lo sperma? - Chester e Mike si guardarono per un
momento cercando di immaginare l'eventualità, le facce curiose, il
primo a rispondere fu Mike arricciando il naso schifato:
-
Credo che finisca con la pipì! - Chester aggrottò la fronte.
-
Che schifo! -
-
Beh, fra la pipì e lo sperma non so cosa è meglio! - Lo prese in
giro Mike.
-
Allora è comodo! Così non mi sporco! Finisce nel sacchetto! Dai,
adesso provo! - Così dicendo si alzò di nuovo la veste scoprendosi
l'inguine, ma l'altro fu più veloce a fermarlo.
-
Dai, ma non ci arrivi? Quando hai un'erezione il tuo giocattolo si
allunga! Te lo devo dire io? Che ne sai di come funziona con il tubo
che ti arriva fino alla vescica? - Chester però ora voleva provare e
cercò di liberare le mani che Mike gli teneva per impedirgli di fare
lo scemo.
-
Non lo so, ma lo scoprirò presto! - Chester aveva una certa forza di
suo e stava riuscendo a liberarsi quando Mike dovette piegargli le
braccia in alto bloccandogli i polsi insieme sopra la testa. Con
questo gli salì sopra per convincerlo a stare buono e tranquillo.
Insomma, gli si sedette sopra a cavalcioni. Questo fermò subito
Chester che smise di fare forza per liberarsi, anzi si mise a
sorridere compiaciuto e malizioso.
-
Voglio solo capire se funziona e se posso togliermi questo catetere
di merda! - Mike, ridacchiando alla stessa maniera mentre lo guardava
negli occhi, ora da vicino per la posizione -gli stava bloccando le
braccia sopra la testa- disse:
-
Tu vuoi solo che ti faccia un pompino. E magari che mi sieda su di te
passando al resto! - Il sopracciglio di Chester si alzò allusivo.
-
La seconda fase è già cominciata, mi pare. Non sei tu quello seduto
su di me? -
Mike
si leccò le labbra. Ora aveva una gran voglia, ma non poteva con un
tubo nel pene di Chester. A quel punto si pentì di non aver chiesto
all'infermiera quando poteva toglierselo.
Doveva
stare immobile e la sola posizione che Chester poteva assumere, era
quella lì. Steso a pancia in su. Sufficiente per fare le loro cose,
senza ostruzioni di mezzo.
-
Accidenti a te e al tuo cazzo addormentato! Saprai se senti qualcosa
o no! - Imprecò Mike insofferente nel doversi trattenere. Chester se
la rise per bene.
-
Sei tu il mio infermiere, dovresti dirmi tu se sento qualcosa! - Mike
si chinò e gli morse il collo.
-
Come faccio a dirti quello che senti tu? - Mormorò senza staccarsi
da quel punto sensibile.
Chester
sussultò iniziando a sentire qualcosa al di sotto della cintola.
-
Mmm... -
-
Ok, visto che sei un mio paziente faremo dei test... - Disse Mike
malizioso calandosi nella mentalità dei giochi erotici.
Chester
si prese alla spalliera del letto indicandogli che non si sarebbe
assolutamente mosso.
-
Sono tutto tuo, dottore! - Mike rise sulla sua pelle mentre scendeva
nello scollo della camicia da notte da ospedale, di quelle aperte
dietro.
-
Mi hai promosso a dottore? - Lasciò quindi i suoi polsi e gli
allargò il colletto delineando le sue linee con la lingua.
Chester
ora sentiva decisamente qualcosa là sotto.
-
Mmm... dottore... -
-
Sì? - Chiese Mike succhiando dove la giugulare batteva,
mordicchiando e leccando fino a lasciargli un segno.
-
Sono vivo... - il 'dottore' si interruppe per guardarlo ilare.
-
Sei vivo? - Ma Chester indicò con gli occhi sotto e Mike si alzò
sulle ginocchia per guardare il suo inguine ancora scoperto. In
effetti si stava eccitando. Le loro espressioni divennero maliziose e
vogliose e si guardarono capendosi al volo senza bisogno di dirsi
nulla.
Mike
scese ed andò a chiamare l'infermiera pretendendo che gli venisse
subito tolto il catetere che, per regolamento, avrebbero dovuto
togliergli solo dopo qualche ora, al mattino.
Ovviamente
non ci fu discussione e poco dopo Chester era senza il fastidioso
tubicino, una volta soli, Mike chiuse a chiave la porta tornando alla
loro intimità.
-
Capiranno, siamo due vip! - Si giustificò con aria famelica che a
Chester piacque. Si stava slacciando i jeans quando però lo dovette
fermare.
-
Ehi aspetta, io devo sciacquarmi, prima! -
-
Cosa? - Chiese allucinato.
-
Sì! È tutta la giornata che non mi faccio una doccia ed ho fatto il
concerto. Prima di venire qua mi sono dato una rinfrescata, ma non
nel mio cazzo. Vuoi metterci la bocca sopra con una mascherina in
viso? - Mike capì che era un attenzione nei suoi confronti e così
decise di assecondarlo. Andò nel bagno interno della camera e tornò
con un asciugamano bagnato col quale Chester si lavò per bene da
solo.
-
Qualcosa con cui asciugarmi, ora. - Chiese senza farci caso. Mike,
sempre senza farci caso, tornò a prendergli una salvietta asciutta
con la quale si passò per bene e una volta finito, il compagno
continuò a slacciarsi i pantaloni con una sola intenzione in testa.
-
Aspetta! - Disse di nuovo l'ammalato. L'altro sbuffò.
-
Che c'è! - Gli stava passando la voglia!
-
Comincio a sentire tutta la gamba! Mettimi un altro cuscino sotto...
- Mike sospirando eseguì, gli avevano giusto detto che probabilmente
con l'anestesia che andava via avrebbe avuto bisogno di alzarla un
po' di più. Mike eseguì anche questo con attenzione e quando ebbe
finito, prima di togliersi i pantaloni, attese la prossima richiesta.
-
Ti serve altro? - Chester ci pensò un attimo, poi rispose.
-
Ho un po' sete... - Mike, con molta pazienza, prese dalla propria
sacca una delle bottiglie che si era preso alle macchinette, sapendo
che beveva come un cammello.
Dopo
che ebbe bevuto, chiese se gli servisse altro ed allora lui facendo
finta di avere altri bisogni, rispose:
-
Sì, mi servirebbe ancora una cosa... - Mike voleva ucciderlo.
-
Che c'è! - Grugnì impaziente. Chester così rispose sornione.
-
Mi serve che mi aiuti a togliere questa trappola! - Così dicendo
allungò le braccia in avanti e Mike, sorridendo compiaciuto del
fatto che si fosse finalmente deciso, gli tolse la veste in stoffa
chiara che indossava. Bastò sfilargliela per avanti e venne via.
-
Al mio paziente serve qualcos'altro? - Chiese malizioso.
-
Sì... vorrei che il mio dottore si mettesse comodo... - Mike fece
finta di non capire e alzando malizioso le sopracciglia chiese:
-
Qualche suggerimento? -
-
Mmm... suggerisco si tolga la maglia, penso che abbia caldo... - Mike
se la tolse senza esitare. - Magari però le danno fastidio anche i
pantaloni! - Vennero tolti in un attimo anche quelli. - E quei boxer?
Non sono scomodi? -
-
Beh, se il paziente ordina... - Rispose allusivo. Chester continuò a
sorridere acceso senza staccargli gli occhi di dosso.
-
Allora ordino al mio dottore di togliersi anche i boxer! - Mike fece
cadere via anche quelli ed una volta nudo allargò le braccia in
richiesta d'altro, Chester non si fece cogliere impreparato.
-
Adesso voglio che mi visiti... non sono sicuro di stare tanto bene...
- Mike si mise a ridacchiare divertito e malizioso. Non facevano mai
quel genere di giochi, ma non era male. Non si sentiva stupido come
aveva pensato all'inizio.
-
Per prima cosa la devo scoprire... - Mike gli abbassò le coperte. -
Le chiedo di stare fermo, alzi le braccia e si tenga alla spalliera.
- Chester eseguì iniziando ad eccitarsi solo con quello.
Fermo
alla sua mercede.
Non
male come cure.
Le
mani di Mike iniziarono a carezzarlo sul corpo, partì dal petto e si
soffermò sui capezzoli sensibili, poi scese sulle cosce e arrivò
all'inguine.
-
Mi pare di ricordare che aveva paura di non sentire più niente qua
sotto... - Chester annuì con aria da finto preoccupato.
-
Sì io... io tempo di essere insensibile lì, dopo l'anestesia... mi
può dire se tornerò mai normale? - Mike continuando a far finta di
essere un estraneo, invece di massaggiarlo e succhiarlo, salì sul
letto e gli si mise come prima, a cavalcioni. Solo che ora non
c'erano vestiti ad impicciare.
-
Vediamo... - Mormorò Mike sulle sue labbra. Chester le aprì ma
l'altro non le unì, rimase a quella vicinanza ubriacante dove si
sentivano i rispettivi respiri.
Tenendosi
con le mani ai lati del suo viso, iniziò a muoverglisi sopra,
strusciando l'inguine sul suo. Prima con le natiche, poi con
l'erezione stessa. Giocò schiacciandole l'una contro l'altra,
girandoci un po' intorno per poi fare come se lo stesse penetrando
per avanti.
Chester
reagì nel giro di subito, pochi istanti ed il suo membro era duro e
stringeva le mani nelle maniglie metalliche sopra il letto. Gli occhi
chiusi, la nuca premuta sul cuscino, un abbandono al primo vero
piacere della giornata.
-
Ah... - Gemette. La sua bocca si aprì e Mike infilò la lingua.
Chester tirò fuori la propria andandogli incontro, i due si
intrecciarono come anche facevano le loro erezioni.
I
corpi si carezzavano grazie ai movimenti di lui premuto sopra.
-
Che mi dice? È ancora insensibile? - il malato voleva dire che era
anche troppo sensibile, ma preferì giocare ancora un po'.
-
Non ne sono ancora certo, credo d'aver bisogno di provare meglio... -
Rispose sulla sua bocca.
Mike
ridacchiò e gli morse il labbro finendo poi per succhiargli la
lingua.
-
Allora ho un secondo test da proporre... -
-
Mmm? - Mike smise di strusciarsi sopra e leccandosi la mano, la portò
sotto di sé a lubrificare l'erezione ormai dura ed eccitata di
Chester.
Tornò
a leccarsi e continuò a masturbarlo, quando fu avviato Chester si
leccò le proprie dita e le infilò dentro Mike.
Si
stavano preparando l'un l'altro con desiderio crescente e delle
promesse di grande piacere che ormai aumentava a dismisura.
E
fu così quando Mike si raddrizzò su di lui e si portò l'erezione
del compagno dentro di sé.
Una
volta lì, si premette da solo chiudendo gli occhi. Gettò la testa
all'indietro e aprì la bocca liberando un gemito di piacere in
contemporanea all'altro.
-
Oh cazzo... - Mormorò. Mike sorrise malizioso guardandolo con mezza
fessura. Era totalmente preso e abbandonato al piacere. Gli teneva i
fianchi scendendo per i glutei e se lo dirigeva sopra in modo da
aiutarlo nei movimenti che comunque venivano lenti, graduali ma
crescenti.
-
Mi pare che quello funzioni bene... - Commentò malizioso. Chester
aprì febbrile gli occhi ridendo, Mike si chinò e lo baciò per poi
prendersi alla spalliera del letto sopra la testa di Chester, alzarsi
il necessario e, inarcando la schiena, riprendere i movimenti.
Si
fece entrare più in profondità e ad ogni spinta, ad ogni entrata ed
uscita, il suo corpo veniva accompagnato dalle mani di Chester che lo
muovevano mentre fremeva per spingere anche lui.
Era
la sola posizione consentita, non l'avevano mai fatta, ma era la fine
del mondo.
Ben
presto vennero assorbiti entrambi uno dall'altro e dal piacere sempre
più forte ed assoluto che ottenebrò le loro menti, immerse in un
universo a parte dove esistevano solo loro.
Soffocarono
i gemiti per quanto se ne ricordarono, ma ben presto tutto divenne
così esagerato da non poterlo trattenere e si lasciarono entrambi
andare al loro orgasmo, prima che il letto si mettesse a battere
troppo contro la parete per via della posizione e del modo in cui si
erano presi.
Pochi
istanti, sparire e poi tornare.
Il
piacere assoluto.
Perdersi
nella sensazione più perfetta di tutte.
Mike
si tolse da Chester e gli crollò sopra, gli si stese con lui sul
letto e si tirò su le coperte febbrile cercando di non
addormentarsi. Si accoccolò sulla parte sinistra, quella sana e
senza gambe ingessate, nascose il viso contro il suo collo mentre le
mani si allacciavano e si carezzavano.
I
cuori si calmarono, i respiri anche.
-
Non dobbiamo dormire così, ho chiuso a chiave ma non è certo
sicuro... - Disse Mike cercando di ricordarsene, mentre la pace dei
sensi lo avvolgeva con dolcezza.
-
Immagino le loro facce se ci trovassero nudi e stesi insieme! -
Rispose Chester ridendo sornione, sempre con gli occhi chiusi.
-
Immagina la mia mentre mi butto dalla finestra per la vergogna! -
Chester rise. Mike era pudico davanti al mondo, infatti nemmeno si
toglieva la maglia, al suo contrario che non aveva certo di quei
problemi. Figurarsi a rivelare in quel modo barbaro la loro
relazione!
-
Mike... - Fece dopo un po' Chester.
-
Mm? -
-
Sei ancora la mia infermiera? - Mike sorrise.
-
Dipende... - Chester raddrizzò la testa guardandolo offeso.
-
Come dipende? - Non era certo quello che si immaginava di sentire.
Mike
alzò la propria appoggiandosi sul gomito e guardandolo in viso
divertito e malizioso.
-
Dipende da cosa mi chiedi! -
Chester
fece il broncio.
-
Inizia a darmi fastidio tutta la gamba e a sentire male... - Mike si
preoccupò.
-
Mi dispiace... purtroppo non puoi prendere antidolorifici... ci sono
rimedi naturali che ti aiutano, posso andare a vedere se hanno... -
-
Un rimedio naturale ce l'ho io! - Mike si fermò.
-
Non lo rifacciamo! Sono stanco e fra poche ore è mattina sul serio!
Devo riposare! -
-
Ma riposerai nel viaggio! - Era vero, ma era anche molto stanco sul
serio. - Avanti, sei la mia infermiera, devi pensare a distrarmi dal
dolore! - La mano di Chester agguantò il suo sedere e Mike schizzò
in piedi.
-Ho
detto no! Anzi, meglio che mi vesta! - Con questo iniziò a vestirsi
veloce, come un ossesso.
-
Allora troverai un altro sistema per non farmi sentire il male! -
Mike sospirò.
-
Ti ho detto che vado a chiedere se hanno... - Ma Chester ancora una
volta non lo fece finire perchè disse al suo posto tutto illuminato
come un bambino.
-
Fragole! - Mike lo guardò come fosse impazzito.
-
Che centrano le fragole! Non sono un rimedio contro il dolore! -
-
No, ma io ne ho voglia! - Rispose furbo.
-
Non me ne frega, non è stagione di fragole! - Grugnì seccato Mike.
-
Ma io ne ho voglia! - Ripeté insistente e capriccioso.
-
CHESTER NON SEI UNA DONNA INCINTA! - Sbraitò l'altro con la scarpa
in mano che voleva tirargli in testa.
-
MA IO STO MALE E VOGLIO LE FRAGOLE! - Gridò anche lui, ignorando il
fatto di essere in ospedale di notte.
-
Chester basta! - Sibilò Mike arrabbiato ed esasperato. L'altro ,
incrociò le braccia al petto.
-
Non ti parlo più! Non mi ami abbastanza! Sei un pessimo infermiere!
Uffa! - Con questo guardò dall'altra parte e Mike, pensando che se
fosse rimasto l'avrebbe ucciso, uscì dalla camera.
-
E va bene! - Disse esasperato prendendo il portafoglio.
Chester
guardò la porta chiudersi sorpreso e contento, incredulo che
l'accontentasse sul serio.
Poco
dopo tornò con effettivamente qualcosa in mano.
Qualcosa
che c'entrava con le fragole.
La
consegnò a Chester tutto trionfante.
-
Ecco a te! - questi la prese e la guardò deluso.
-
Ma questo è latte alla fragola! - Mike si sedette stancamente nella
poltrona.
-
E' tutto quello che ho trovato al sapore di fragola a quest'ora! O te
lo bevi o dormi, in ogni caso ho chiuso il servizio! -
Finse
di non calcolarlo per circa quattro minuti, poco dopo Chester gli
stava chiedendo altro e lui, dopo brontolii ed insulti, stava
eseguendo.
Perchè
comunque Mike rimaneva Mike, l'eterno angelo custode di Chester e
sempre sarebbe stato così!
FINE