NOTE: ecco qua la doverosa fic per la caviglia rotta di Chester poco prima del concerto di Indianapolis. La fic è piena di dettagli tecnici vari che sono veri, cioè quasi tutti, alcuni sono mie deduzioni logiche dovute un po' ad esperienza personale indirette e diretta, un po' perchè teoricamente dovrebbe essere così. Certo non sono sicurissima su tutto, su certe cose sì, su altre meno. Ad ogni modo bando alle ciance e godetevi la fic. Buona lettura. Baci Akane. PS: la fic è molto lunga, ma alla fine ho deciso di non dividerla.

CAVIGLIA CANAGLIA

 
 
 


Chester si annoiava.
Aveva giusto un paio di ore prima dell'impegno coi fan, il Meet and Greet solito che facevano prima dei concerti.
Indianapolis era la terza tappa del nuovo tour del 2015, iniziato da pochissimi giorni dopo la pausa natalizia e a Chester a quanto pareva i giorni di riposo erano bastati per tornare in esubero di energie. Al punto che ben pensò di prendere e mettersi a fare qualche super acrobazia delle sue a canestro.
Del resto in quel posto c'era un canestro, che senso aveva non usarlo?
Che spreco sarebbe stato?
Andiamo!
Così detto fatto eccolo lì con la palla a fare lo sbruffone a canestro.
Non era molto bravo coi tiri dalla distanza perchè non aveva tutta quella grande mira, per cui venendo deriso da Joe e Dave lì con lui, sputacchiando come lo scemo che era si mise a sbraitare che ora l'avrebbero vista loro di cosa era capace.
Dave non fece in tempo a dire di non fare acrobazie per non stancarsi, che Chester era lì con la palla in mano a volare per aria in una specie di Air Walk dei poveri... insomma, pochi eletti potevano vantarsi di poter fare la celeberrima mossa del re Michael Jordan.
Chester non era un atleta, era solo bravo a saltare.
Per cui fece quello che gli riusciva meglio.
Saltò.
Riuscì a fare anche un bel canestro che provocò gli applausi dei due spettatori, peccato che poi tornando a terra urlando come un invasato per il bel canestro riuscito, non guardò dove i propri piedi finivano.
Proprio lì, infatti, c'era la bottiglia d'acqua che si era portato prima di fare i tiri a canestro.
Risultato?
Una scivolata che definire storica sarebbe sminuire quel che poi fu.
Joe si pentì amaramente di non avere il suo fedele telefono a filmarlo, le sue risa si sentirono fino dall'altra parte dagli altri. Dave rimase indeciso se far compagnia a Joe oppure sincerarsi su Chester.
Quando lo sentì imprecare in turco sbraitando come un matto, capì che probabilmente stava bene, quindi si mise a ridere anche lui.
- Che succede? - Chiese Rob accorso preoccupato per le risa e le imprecazioni. Vide Chester a terra e Dave e Joe che ridevano, rimase allibito per qualche secondo, ma per qualche ragione non gli venne da ridere. - Chez? Tutto bene? - Chiese visto che continuava a brontolare. Chester, il cui orgoglio era peggio della botta al sedere, la prima cosa che aveva sentito, si alzò per dimostrare che era tutto a posto, ma quando mise entrambi i piedi a terra, finì di nuovo giù piegato sul destro che a quanto pareva non reggeva proprio.
Si morse il labbro e fece una smorfia mentre testardamente, fra le risa degli altri due, si raddrizzò.
- Tutto bene? - Chiese di nuovo Rob avvicinandosi come se avesse un sesto senso.
- Certo! - Grugnì Chester. - E' solo la botta! - Con questo riprovò a camminare, ma non fu una buona idea perchè effettivamente risultò solo un grottesco balletto quello che riuscì a fare.
- Chester... - Chiamò Rob vedendolo che faceva tutt'altro che camminare normalmente. Dave e Joe smisero di ridere.
- Tut...puttana eva... tutto a post... cazzomerdatroia... tutto a posto! - Disse con la voce più sofferente mai sentita. I tre con lui si guardarono preoccupati e pallidi, poi tornarono a Chester che continuava a camminare sempre male.
Riuscirono ad evitargli la terza caduta, lo presero al volo per le braccia e lo trasportarono facilmente alla prima sedia disponibile.
Chester sputò una riga di insulti alla propria caviglia che si prese fra le mani stringendo dolorante.
- Che c'è? - Chiese Joe.
- Credo sia slogata. - Rispose Chester sminuendo il dolore che in realtà provava.
- Oddio chi lo sente Mike? - Disse Rob alzando sofferente gli occhi al cielo.
- Devi dirglielo per forza? - Domandò Chester più preoccupato per quello che per il proprio male.
- Sei serio? - Chester si strinse nelle spalle con l'aria da cucciolo.
- Posso benissimo far finta di nulla! Non se ne accorgerà! -
- Fammi vedere come fai finta di nulla! - Lo istigò Dave freddamente sapendo che era il solito sbruffone.
Chester, testardo, si alzò sul sinistro, appoggiò il destro e fra mille smorfie e grida soffocate finì di nuovo per essere preso al volo dai suoi amici che lo rimisero giù.
- Avanti, chiamate Mike ed un medico! -
Joe e Dave fecero per andare, ma si fermarono guardandosi torvi, poi indicandosi a vicenda dissero:
- Tu lo dici a Mike! - Ma ovviamente nessuno dei due voleva farlo! - Eh no, tu! - Continuarono fino a che Rob non li pregò di sbrigarsi.
Alla fine Joe la vinse, ma prima di uscire dalla loro visuale si fermò e gli chiese:
- Ma non abbiamo un medico! -
Rob si mise le dita sulla fronte.
- No, ma sarà ora di assumerne uno! - Poi a Joe: - Chiama chiunque abbia a che fare con la medicina! -
Ovviamente quel che fece Joe una volta nella zona del via vai maggiore del posto dove era organizzato il M&G, fu gridare a squarciagola:
- C'E' QUALCUNO CHE HA A CHE FARE CON LA MEDICINA QUA DENTRO? - Dave, che stava per chiamare Mike, si zittì scuotendo il capo.
Mike, infatti, sentendo Joe chiedere un medico, si girò di scatto e con aria a dir poco assatanata disse isterico:
- COSA SI E' FATTO CHEZ? -
Dave continuò a scuotere il capo composto.
- Certo che sei un genio... - Joe si mise la mano sulla bocca rendendosene conto e vedendo Mike che gli veniva incontro come se dettasse la carica, scappò da tutt'altra parte sempre chiamando un medico a gran voce.
Così fu il povero Dave a cercare di calmarlo, invano.
- Portami solo da lui! - Ruggì a denti stretti.
- Senti, non penso sia grave... giocava a basket ed è caduto... ma insomma, quanto male può essersi fatto? -
Mike corse dove aveva visto il canestro nel quale aveva pensato che Chester si sarebbe di sicuro appeso.
Dovevo farlo togliere! Dovevo metterci un recinto alto due metri con su scritto 'pericolo di morte!' Io sapevo che finiva così! “
Mike arrivò da Chester, questi guardandolo alzò gli occhi al cielo stufo di sentirlo ancor prima di farlo cominciare.
- SUL SERIO? HAI UN PAIO D'ORE DI TEMPO E TI METTI A FARE ACROBAZIE A BASKET? NON POTEVI TOGLIERTI I PELI CON LE PINZETTE SE TI PIACE IL DOLORE? CHESTER, PORCA PUTTANA! -
Chester non voleva dare vita all'ennesima scenata isterica, per cui cercò di buttare acqua sul fuoco. A modo suo.
- Senti, non facevo acrobazie. Facevo due tiri. Ma visto che sono scarso dalla distanza ho schiacciato! -
- E COME HAI FATTO A CADERE!? - Per qualche ragione gridava ancora nonostante non sapesse ancora tutto, ma lui era Mike, comunque già sapeva.
Infatti Chester non trovò niente di male del dirglielo.
- La vedi quella bottiglia? - Mike la guardò ed annuì. - Ecco, io non l'ho vista! -
E con questo Rob si coprì la faccia. Chester sembrava anche piuttosto fiero della sua figura, Mike non sapeva se dargli la bottiglia in testa o infilargliela nel didietro. Probabilmente quella seconda opzione gli sarebbe piaciuta, quindi raccolta gliela tirò addosso. Chester osò anche lamentarsi.
- AHIA! Ma perchè sei così cattivo! Sono caduto e mi picchi! -
Mike raccolse la bottiglia e tenendola per il collo gliela diede in testa ripetutamente.
- Perchè? Perchè? CHESTER TI SEI COME MINIMO SLOGATO LA CAVIGLIA E SIAMO ALL'INIZIO DEL TOUR! ABBIAMO UN SACCO DI TAPPE UNA DIETRO L'ALTRA E STIAMO PREPARANDO IL NUOVO ALBUM, IL CHE SIGNIFICA CHE FAREMO UN TOUR DIETRO L'ALTRO DA ORA IN POI E TU TI SLOGHI LA CAVIGLIA FACENDO ACROBAZIE NEL TEMPO IN CUI DOVEVI RIPOSARE! E MI CHIEDI PERCHE' SONO CATTIVO? MERITI CHE TI LEGHI! - Ma Chester, che veniva regolarmente picchiato dalla suddetta bottiglietta, ebbe anche la faccia tosta di rispondere appena Mike smise.
- Davvero mi legheresti? - Ovviamente il suo tono fu malizioso e Rob dovette tenere Mike da dietro per impedirgli di strozzarlo.
- NON PENSARE A QUESTE COSE ORA! -
- Ma dai, tu esageri come sempre! Io sto benissimo! -
Chester provò a sminuire per calmare, ma Mike sapeva bene come andavano quelle cose. Dopo anni di tour con Chester sapeva che quando si faceva male od aveva qualcosa che non andava, non era mai la versione leggera di quel che sembrava avere.
Così lasciatosi da Rob gli si mise a debita distanza a braccia conserte e aria da Hitler, batté il piede a terra come una maestra bisbetica ed impedendo agli altri due di avvicinarsi con sguardi di fuoco, disse a Chester severo:
- Avanti, fammi vedere come stai bene! - Chester si alzò convinto di potercela fare e mettendo un piede davanti all'altro, le smorfie si sprecarono non poco. Dave e Rob fecero per aiutarlo sapendo che sarebbe caduto, ma Mike li fermò severo e Chester cercò di camminare con entrambi i piedi evitando di saltellare. Per puro principio.
Non riuscì a fare nemmeno mezzo passo, quando provò a spostare il peso sul piede destro, questi gli cedette di schianto e con le sue imprecazioni colorite venne raccolto al volo da Mike che lo risedette a peso.
Poi sospirando chiamò uno dei gestori dell'evento che si sarebbe tenuto a breve.
- Potremmo ritardare al M&G, Chester si è fatto male alla caviglia e non sta in piedi. Lo portiamo al pronto soccorso velocemente. No, non ci sono medici od infermieri nella crew ma giuro che ne assumo uno. -
- Dovrai pagarlo bene! - Disse Dave come sempre calmo. Chester gli fece una smorfia e Mike mise giù la chiamata dopo aver dato altre indicazioni col suo piglio di comando.
- Andiamo. - Disse a Chester avvicinandosi a lui. Gli prese il polso e si portò il braccio intorno al proprio collo, poi con l'altro braccio gli cinse la schiena. Poco dopo lo stava alzando in piedi con premura e sicurezza, senza ormai lo stupore di nessuno.
Gridava e minacciava Chester, ma era il primo a prendersi cura di lui. Per questo gli gridava contro.
- Rob, dillo a Brad. Torneremo il prima possibile. Dave, sta qua nel caso in cui non facciamo in tempo per il Meet. Potreste doverlo fare solo voi. Spero di no. -
- Ma dai, è solo slogata, me la fasceranno stretta e via! - Mike sospirò evitando accuratamente di guardarlo per non morderlo. Al momento il suo autocontrollo era labile.
- Chez, non l'appoggi. Non è solo slogata! - Chester non ribatté, fece il broncio sapendo che al momento era più saggio non far arrabbiare Mike che provare a risollevare il proprio ego. Appena lo condusse verso il parcheggio riservato a loro, dove avevano a disposizione diverse auto noleggiate, Chester iniziò a imprecare di nuovo mentre mille fitte di dolore una più forte dell'altra lo assalivano.
Mike, sentendo che si appoggiava completamente a lui, capì che era anche peggio di quel che aveva pensato e non disse nulla mentre macinava nella mente le conseguenze di quel che con tutta probabilità era successo.
Se l'è rotta. Non può fare un tour così. Sicuramente dovremo annullare qualche tappa. È una cosa che odio. Un conto è se facciamo un tour leggero apposta per permettere a tutti di fare anche altre cose... come a Joe il film e via dicendo... un altro è se il tour è pieno e dobbiamo annullarlo. Magari possiamo aggiungere delle tappe in più dopo, dipende da quante dovremo cancellare.”
Arrivati alla macchina dove l'autista avvertito dall'assistente del gruppo li aspettava, Chester mormorò trattenendolo.
- Sei arrabbiato? - Chiese. Mike lo guardò senza capire.
- Perchè? -
- Perchè stai zitto. Se stai zitto di solito sei arrabbiato sul serio. Mentre se urli come un pazzo ti passa subito... - Mike sospirò stringendo le labbra. Non voleva farglielo pesare, ma forse era giusto così avrebbe capito l'importanza delle proprie azioni. Tutto aveva una conseguenza, era ora che iniziasse a pensarci.
- Ci pensiamo quando vediamo le lastre... - Rispose piano senza voler esagerare, non voleva essere sproporzionato al danno.
Chester capì che cercava di stare calmo e si preparò ad un litigio che avrebbe voluto evitare con tutto sé stesso.

Non aspettarono nulla, al Pronto Soccorso vennero avvisati del loro arrivo e li fecero passare subito dall'accesso delle ambulanze, per evitare di essere visti dalla gente.
Mike continuò a sostenere ed aiutare Chester fino a che non lo lasciò su una sedia a rotelle e questa fu spinta dall'infermiera che l'accolse. Comunque lo seguì dentro come se fosse sua moglie e nessuno chiese o disse nulla a proposito.
Non dissero una parola fino a quando non fu esposto il verdetto.
- Vorrei fare una risonanza per capire la precisa entità del danno, ma quel che posso dire con certezza è che c'è una frattura del malleolo. -
- Malleolo? - Chiese Chester corrugato.
- La caviglia, Chez! - Rispose secco Mike. Chester capì che Mike ora cominciava ad essere grave in quanto a livello di arrabbiatura.
- Sembra una frattura semplice e composta, il che lo rende una buona notizia. Però vorrei fare esami più approfonditi perchè dalle lastra non si vede bene una certa zona della caviglia la quale solitamente viene danneggiata più o meno gravemente in quel genere di cadute. Potrebbe essere più grave di quel che sembra. - Chester a questo punto prese il sopravvento impaziente e sbrigativo.
- Non ora! Prima ho un concerto da fare e poi io non sto male! Insomma, è sicuramente la versione semplice che ha detto! Me la fasci bene e mi dia le cazzo di stampelle! - Mike a questo lo fissò spalancando gli occhi come se avesse peccato di eresia, il medico parlò al suo posto.
- Signor Bennington, se sforza la caviglia in queste condizioni potrebbe aggravarsi. A maggior ragione se la frattura è peggio di quel che sembra nelle lastre. Necessito di una risonanza. - Chester però non sentì ragione e sbracciando alzò la voce diventando anche molto antipatico, come ai vecchi tempi.
- E io necessito di cantare! Io so cosa cazzo devo fare e so che lo farò! Non mi importa in che condizioni! Per cui veda di mettermi in piedi nel giro di subito! - Mike alzò gli occhi al cielo scuotendo il capo incredulo, shockato di sentirlo davvero. Il medico tentò con tutta la pazienza di cui era padrone, conscio che quelle rock star ragionavano così.
- Glielo sconsiglio caldamente, il dolore aumenterà, fare un concerto con una caviglia fratturata è impossibile, questo peggiorerà la sua condizione e se poi è una frattura più grave sarà ancora peggio! -
Chester batté il piede sano a terra protendendosi verso di lui con aria infuriata.
- ME NE SBATTO DI COSA MI SCONSIGLIA! UNA FOTTUTA CAVIGLIA ROTTA NON MI IMPEDIRA' DI CANTARE! HO FATTO DI PEGGIO! HO SOPPORTATO DI PEGGIO! QUESTO DOLORE NON E' NULLA A CONFRONTO! CE LA POSSO FARE! MI FASCI, MI DIA UN TUTORE RIGIDO E DELLE CAZZO DI STAMPELLE DI MERDA! CAZZO! - Il dottore guardò Mike nella speranza che fosse più ragionevole.
Speranza vana.
Mike scosse il capo e gli indicò la porta come per eseguire.
Il medico, sconvolto di quel che sentiva, uscì. Appena soli Mike ovviamente scoppiò. Detestava fare scenate davanti agli altri, specie se sconosciuti, ma doveva per lo meno dirgli quanto idiota fosse.
- Ti credi tanto furbo, sì? Che basta sopportare il dolore per superare il problema? Hai una caviglia rotta, Chester! Questa peggiorerà se canterai! Stare in piedi per due ore di concerto è impossibile! Canterai male e peggiorerai la frattura! Poi ti ci vorrà il doppio del tempo per guarire! Così invece che annullare alcune tappe ne dobbiamo annullare un mese intero e forse più! - Chester però non ammetteva repliche alla sua decisione, come non ne aveva mai ammesse.
Sapeva che Mike gli avrebbe detto questo, ma sapeva anche cosa pensava in realtà. Per questo lui reagiva così.
Lo capiva dal fatto che non gli urlava contro, ma parlava gelido affettando le parole che gli tirava contro.
Era altamente contrariato da quella situazione.
- Ce la farò! Io mi conosco e so che posso farcela! Canterò! Troverò una soluzione per stare in piedi senza sforzare la caviglia! Non annullerò nemmeno una cazzo di data! - Mike scosse il capo ridendo incredulo sull'orlo dell'isteria.
- Tu fai tutto facile! - Si mise anche a camminare per la stanza delle radiografia dove erano in attesa.
- Ma è così! - Più Mike era gelido, più lui si alterava e si accendeva, faticava a non urlare ed il nervoso lo stava divorando. Odiava quando non gli diceva chiaramente quello che pensava, che lui sapeva pensava.
- No, non lo è invece! Non è così facile! - Chester allora cercò di attirare la sua attenzione. Voleva che gli dicesse quel che macinava. Non glielo diceva per riguardo, perchè gli voleva bene, ma lo pensava comunque e a quel punto tanto valeva glielo sparasse a costo di ferirlo.
- Perchè? Avanti, spiegami perchè non è facile! Posso uscire fasciato con le stampelle, appoggio il piede su uno sgabello e sto fermo in piedi davanti al microfono e canto così! Perchè non posso? Eh? - Mike si mise a ridere e andandogli davanti glielo disse tagliente, ma alterato. Alzando la voce. Ora cominciava a perdere la pazienza.
- Perchè a tutto c'è una conseguenza! A tutto, Chester! E a 37 anni suonati è ora che impari la cazzo di lezione! Non puoi semplicemente fare quello che vuoi, che ti piace, che ti va! Devi riflettere. RI-FLET-TE-RE! Cosa che a te non riesce e non perchè non ci arrivi, non ti va! È faticoso riflettere per te! Se hai del tempo libero in pieno tour, un tour che ci vede impegnati con quasi una data al giorno per gli States, tu non ti metti a saltare e fare acrobazie, ma approfitti per riposare! Perchè puoi romperti qualcosa, puoi slogarti, puoi anche solo stancarti e fare un'esibizione di merda o ammalarti! Così come se ti rompi la caviglia non puoi stare in piedi due ore ogni giorno a cantare, perchè altrimenti lo fai male, stai male tu e prendiamo per il culo della gente che è lì per te, per vederti cantare come un Dio, non come uno schifo ambulante! Dobbiamo rispetto alla gente che paga per vederci! E tu ti permetti di fare le cose col culo mandando a puttane chissà quante date! E non osare dire che non serve fermarci! Sai che servirà, cazzo! Non sei superman anche se ti piace pensarlo! Questo significa che non è così facile come la metti tu! In certe cose sei egoista! Non pensi prima di agire! A volte va bene, ma altre è importante! -
Chester, che si immaginava tutto quel che gli aveva detto, non la prese comunque bene. Pensava che sentirglielo dire sarebbe stato meglio, ma invece fu peggio perchè gli bruciò sentirlo fisicamente con le proprie orecchie.
Come poteva?
Come poteva Mike pensare quello?
Ma il vero punto era un altro.
Aveva ragione, aveva perfettamente ragione e questo bruciava ancora di più perchè lui faceva di tutto per crescere ed alla fine non ci riusciva. Non voleva essere così. Non voleva essere quello che creava ancora problemi a tutti!
Specie a Mike.
Mike che ora non era contento di lui.
Odiava essere motivo della sua ira, specie se così seria.
- Non è colpa mia se mi sono rotto la caviglia! Succede! - Mike allargò le braccia teatrale, non facendocela più. Alzò gli occhi al cielo esasperato, così come la voce.
- NO MA E' COLPA TUA SE INVECE DI RIPOSARE FACEVI ACROBAZIE PRIMA DI UN CONCERTO! ERA QUELLO DA EVITARE, CHESTER! - Ed odiava che lo chiamasse col nome intero quando era arrabbiato con lui.
- VAFFANCULO! CANTERO'! NON SARO' UN PESO! NON SARO' MAI PIU' UN PESO! L'HO GIURATO E MANTENGO LA PROMESSA! QUESTA COSA NON PESERA' SU NESSUNO! SARA' SOLO UN PROBLEMA MIO, NON VOSTRO! AVRO' MALE? CHISSENEFOTTE CAZZO! NON SALTEREMO NEMMENO UN GIORNO! NEMMENO UNO! NON MI IMPORTA QUANTO MALE STARO'! MERDA! - Mike sospirò e scuotendo il capo lo mandò a quel paese sapendo che non sarebbe mai stato quel che diceva lui. Che era impossibile sopportare una caviglia rotta, specie perchè per farla guarire prima e bene lui doveva stare fermo e non certo in piedi!
Che vada a cagare! Deve sempre fare così! Si sente in colpa e fa lo stoico, solo che così peggiora tutto! Come fa a non capire? A volte fai delle stronzate che non puoi rimediare, devi solo accettare! Se ti senti in colpa smettila di fare il bambino!” Non glielo disse, si limitò ad uscire.
A volte era come parlare al vento.
Chester si focalizzava sulle cose che gli premevano maggiormente e non capiva che la questione aveva un punto di vista più ampio del suo.
Se faceva un cavolata bisognava pagarne le conseguenze, inutile far finta che non fosse una cavolata se invece lo era. Ne pagavano tutti le conseguenze.
Ma lui è Chester! Questo dettaglio non lo può imparare! Se vuole fare una cosa la fa! Punto! Salvo poi fare lo stoico e peggiorare tutto!”
Dopo la propria sfuriata personale, si sedette in una sala d'attesa per i parenti di quelli che aspettavano che i cari uscissero col gesso fatto. Al momento era solo, per fortuna, così poté liberamente prendersi il viso fra le mani e sospirare scontento.
Che poi non capisce quanto mi fa preoccupare! Non lo capisce proprio! Pensa che mi piaccia l'idea che lui stia male come un cane per non annullare un concerto? Non è certo questo che voglio, non è la soluzione! Non voglio che lui stia male per farmi contento. Così non mi fa contento! Ma è una testa di cazzo che non capisce nemmeno questo!”
Per Chester l'unico problema era non deludere Mike e la consapevolezza d'averlo fatto, invece, era quanto di peggio potesse esistere. Questo lo faceva star male e si faceva odiare con tutto sé stesso.
L'ho fatto di nuovo! Sono un vero talento del cazzo! Ho deluso Mike di nuovo! Cazzo!”
La verità era che a volte avere a che fare con la persona che si amava era l'impresa più titanica di questo mondo.


Quando arrivarono dagli altri, erano già stati aggiornati da un polemico Mike che aveva loro detto non ci sarebbero stati cambi di programma.
Nessuno aveva idea di come Chester avrebbe potuto cantare due ore con una caviglia rotta, ma il tono del grande capo era decisamente da non ammettere repliche, per cui nessuno fece una sola domanda.
Quando li raggiunsero fu chiara la strana aria che tirava fra i due. Del resto vederli seri e silenziosi lasciava poco spazio ad interpretazioni.
- Come si fa allora? - Chiese Brad il quale, in quelle situazioni, era l'addetto alle comunicazioni con Mike.
Questi lo fulminò con uno sguardo a dir poco eloquente e indicando Chester che saltellava con le stampelle ascellari, disse polemico.
- Chiedi a lui! È lui che sostiene di farcela! - Brad aveva ancora meno voglia di chiederlo a Chester visto che se Mike era così, l'altro di sicuro sarebbe stato un orco latrante.
Infatti appena il povero Brad osò rivolgersi a lui, questi rispose alterato, quasi ruggendo.
- Esco con le stampelle, canto all'asta e vaffanculo! Mi faccio mettere un cazzo di sgabello alto per appoggiare il piede o per sedermi ogni tanto se non ce la faccio! Ci riuscirò! - Brad sospirò, ormai l'aveva mangiato, tanto valeva provare a fargli capire il problema.
- Puoi resistere così i primi quindici minuti. Poi la gamba, dolore a parte, sarà pesante. Ti pulserà sulla ferita e si gonfierà, questo perchè la tieni bassa invece che alta. A quel punto necessiterai di tenerla alta. Tutto questo ti distrarrà inevitabilmente e ti impedirà di cantare bene. - Mike scosse il capo andando da tutt'altra parte per non sentire una risposta che, sapeva, gli avrebbe fatto saltare di nuovo i nervi.
- Sono cazzi miei! A voi non fotte! Non fotterà a nessuno! Non mi farò fermare da una cazzo di caviglia rotta! Farò quello che devo fare! - La risposta più illogica di tutte.
Con questo stato d'animo in guerra, andarono al Meet and Greet coi fan.
La cosa più significativa fu che tentarono di parlare e far ragionare Chester, senza buoni risultati, mentre con Mike nemmeno ci provarono a scambiarci quattro parole.
Del resto lo conoscevano, nessuno voleva trovarsi davanti a lui quando aveva quella nuvola nera sulla testa.
Si vedevano i tuoni ed i lampi.

Fecero il M&G, ma vennero di gran lunga rabboniti dai fan, sia Chester (il quale aveva trovato uno strano monopattino col sedile sul quale appoggiava la gamba rotta, piegata sul ginocchio) che Mike (il quale poi furia a parte non si staccò un istante da lui, standogli costantemente dietro). Fu quasi terapeutico, anche se rimasero entrambi della rispettiva opinione.

Mike era comunque in disparte a cercare disperatamente di calmarsi per non fare un pessimo live, quando Chester roteò proprio da lui e sedendosi pesantemente su una sedia e usando il sedile del monopattino per tenere la gamba alta, gli porse le stampelle con gran faccia tosta.
- Me le dipingi di nero? Così sono fottutamente poco da me! - Mike lo guardò con tanto d'occhi, sconvolto dal fatto che si rivolgesse a lui dopo il litigio.
- Chiedi a Joe! - Chester però insistette facendole cadere a terra con un gran fracasso, per poco non colpirono i piedi di Mike che dovette tirare via all'ultimo.
- Lo sto chiedendo a te! - Mike lo fissò torvo chiedendogli silenzioso se volesse per caso litigare. - Per favore. - Aggiunse poi più morbido e meno sbruffone. Mike sospirò guardandolo con l'aria speranzosa di chi non voleva strisciare, ma sperava di essere sufficientemente pietoso per far pace con lui.
Non basta questo! Deve capire che deve pensare meglio alle cose.” Suo malgrado scuotendo il capo andò a recuperare una bomboletta spray nera e tornato sistemò le stampelle su un compensato a terra dove iniziò a spruzzarle con cura e calma.
Chester gli fece una foto mentre lo faceva, pensando che gli sarebbe potuta essere utile per ricordarsi che in tutti i litigi, alla fine Mike gli era in qualche modo venuto incontro.
Dopo la foto di cui Mike era ignaro, Chester tentò un dialogo. Il tono cauto, di chi sapeva che era sull'orlo della catastrofe.
- Joe è arrivato col monopattino quando ci siamo trovati qua, poco prima di incontrare i fan. Pensavo fosse la sua solita idea stramba, ma in realtà è buona, potrei fare il concerto usando quello. Non so bene se è meglio in piedi con le stampelle oppure con quello, potrebbe intrigarmi o distrarmi, non so... - Spiegò per renderlo partecipe, cosa che faceva sempre. Qualunque cosa facesse, gliela doveva sempre dire, condivideva anche le cose più inutili e Mike gli dava sempre opinioni.
Non sapeva bene come porsi, era da molto che non era così arrabbiato. Gli metteva proprio il muso. Quando gridava e litigava era un conto, ma se gli toglieva il dialogo era molto peggio, non sapeva più giostrarsi bene come una volta.
Mike, continuando a spruzzare, disse:
- Devi vedere tu. - Sembrava poco interessato, ma forse non voleva mostrarsi d'accordo anche se magari lo era o dirgli quel che per lui era meglio. Chester capì che stava sbattendo contro un muro di gomma e sospirando scosse il capo scontento.
- Mi dispiace di averti deluso, Mike. Ti giuro che è la sola cosa che non avrei mai voluto fare. Piuttosto annullerei una data, ma deludere te è inaccettabile. Purtroppo ormai l'ho fatto e mi dispiace. Non so che altro dire. - Disse poi amareggiato, senza nemmeno osare guardarlo. Si concentrò sulle sue mani. Le dita smisero di fare pressione sulla bomboletta e Mike si fermò raddrizzandosi. A quel punto dovette guardarlo in viso.
Strofinava le labbra incerto. Non sapeva se perdonarlo di già o se fosse meglio farlo riflettere ancora.
Chester sospirò e non potendo usare le stampelle perchè fresche di pittura spray, si alzò a fatica e si rimise sul monopattino su cui poggio la gamba piegata, infine dandogli le spalle si avviò piano.
L'idea di aver rotto qualcosa era insopportabile, sapeva che avrebbero risolto, più che altro lo sperava, ma intanto il fatto d'averlo deluso non lo faceva andare avanti.
Mike provò un immediato istinto di seguirlo, ma si trattenne a forza.
Se l'avesse perdonato subito, non avrebbe capito la lezione.
Doveva smettere di agire precipitosamente come un incosciente. Doveva costringersi a pensare prima alle cose, ad avere più cura di sé. Doveva capire che non era invincibile e che se si rompeva qualcosa, ci andavano di mezzo tutti.
Era ora che capisse questo punto.
- Puoi usarle fra dieci minuti. - Disse Mike cupo mentre se ne andava, lasciando giù la bomboletta ed andandosene senza aggiungere altro.
Chester smise di trascinarsi via, si fermò e senza voltarsi, sapendo che non c'era, si coprì il viso imprecando nervoso.
- Merda. - Più di questo però non disse e nessuno l'avvicinò.

Mike non sopportava di vederlo così e di certo non ci godeva a torturarlo, ma se da questo avrebbe poi capito che certe cose non le poteva fare, allora avrebbe tenuto duro.

Andarono sul palco senza parlarsi e Mike ignorò per la maggior parte del concerto Chester che inizialmente si presentò con le stampelle nere, poi chiese il famoso monopattino alla quinta canzone. Doveva stare davvero male per cercare una soluzione alternativa già all'inizio del concerto, dopo poco di stare in piedi.
Dopo di quello lo vide stare un po' meglio. Effettivamente il sedile morbido era un eccellente punto d'appoggio per il ginocchio e la gamba, la caviglia rotta ed il piede pendevano ma in quella maniera gli pulsava di meno, il dolore era più sopportabile.
Durante tutta la prima parte gli era sembrato di morire, aveva avuto un tale bisogno di tenerla alta che non aveva più saputo come mettersi.
Il monopattino ed il suo sedile comodo erano stati una manna. Dopo di quello aveva cantato meglio e più sciolto, anche se comunque con sofferenza.
Se non altro le parti rabbiose ed urlate gli erano venute particolarmente bene.
Mike, ovviamente, nonostante la propria posizione definita, non gli staccò gli occhi di dosso, pronto ad intervenire in qualsiasi momento di bisogno.
Si sentì come Dio che c'era e non interveniva, ma che era pronto nel caso in cui le persone cadevano. Per lo meno ricordava una poesia a tal proposito.
Rise fra sé e sé del paragone, ma era azzeccato.
Non era giusto portarlo in braccio, ma se non ce l'avesse proprio fatta, sarebbe intervenuto e l'avrebbe aiutato.
Chester comunque ce la fece, non ebbe mai bisogno di alcun aiuto, arrivò fino in fondo allo show cantando ininterrottamente come sempre.
Mike con l'orecchio attento che aveva, sapeva che aveva fatto particolare fatica, conosceva la sua voce meglio di quanto non la conoscesse lui stesso, però era stato molto bravo e probabilmente nessuno se ne era accorto.
La gamba era avvolta in un lungo tutore rigido ed il piede era dentro ad una scarpa ortopedica, dopo lo spettacolo sarebbero tornati in ospedale per gli accertamenti ed il gesso.
Insomma, non l'avevano nascosta, Chester aveva spiegato bene che aveva la caviglia rotta, nessuno si sarebbe aspettato lo show perfetto, ma Mike poté constatare con enorme orgoglio che, nonostante tutto, era riuscito quasi nell'impresa.
Chester rendeva meglio se saltava, per cui naturalmente non potendolo fare fu bravo comunque.
Mike, orgoglioso di lui, decise che doveva ampiamente aver appreso la lezione ed avvicinandosi gli mise una mano sulla schiena con dolcezza, a fine concerto, durante i saluti con tanto di stampelle.
Chester era di spalle durante il suo arrivo, non lo vide arrivare ed il caos che c'era non gli permetteva certo di sentire dei passi. Ma quando sentì la sua mano sulla schiena la riconobbe al volo e si rilassò immediatamente, lasciando andare i muscoli tesi fino a quel momento. Mike sorrise e fluido come nulla fosse, mormorò:
- Sei stato grande. - Per lui quello fu il premio migliore di tutti.
Certo l'ovazione del pubblico era bellissimo, così come l'aver completato tutta la setlist senza doverla ridurre, però fu davvero quello il suo premio.
La sua mano sulla schiena, il suo 'grande' e lui che, finalmente, faceva pace.
Adesso Chester stava finalmente bene.

Era seduto su una sedia in attesa che qualcuno l'accompagnasse in ospedale per gli accertamenti e la gessatura, quando la sua voce lo raggiunse senza che parlasse direttamente con lui.
- Lo accompagno io. - La sua voce inconfondibile e decisa lo fece sussultare. Chester non si aspettò nessun tocco, fra il via vai che c'era era impossibile. Eppure la mano sulla spalla, la stretta dolce, arrivò a sorprenderlo ancora una volta.
- Andiamo? - Disse morbido con un sorriso intenerito sul viso che ora, finalmente si vedeva bene, non era più arrabbiato con lui.
- Sono pronto. - Rispose semplice raddrizzando le stampelle con le quali si issò. Mike l'accompagnò con una mano sulla schiena premurosa e quando fu in piedi gli chiese se dovesse portarsi qualcosa.
- Ah... solo dell'acqua... - Disse allora capendo che era tornato il suo solito Mike.
Questi si procurò l'acqua e tornando a toccargli la schiena come per dire che c'era, cosa che di solito evitava se in mezzo a tanta gente, lo intimò ad andare alla macchina dove un autista li aspettava.
Lo aiutò a salire, gli tenne le stampelle che gli diede una volta seduto dentro, dopo di che gli si mise accanto.
- Non pensavo andasse così bene. - Disse poi una volta partiti.
Chester sorrise, era semplicemente contento che finalmente gli parlasse e gli stava bene di far finta che nulla fosse successo.
Non che lì con l'autista fosse il caso di fare certi discorsi.
- Ho sofferto come una merda, ad un certo punto volevo stendermi ed alzare la fottuta gamba! -
- Però l'hai mascherato bene! - Chester rise, anche se non molto rilassato.
- Quando urlavo lo facevo con molto trasporto! - Mike gettò la testa all'indietro chiudendo gli occhi nel suo tipico modo di ridere.
- Ci potevo scommettere la testa! - l'infortunato continuò su quella linea contentissimo che andasse così bene, sentirlo di nuovo era la miglior medicina.
- Il monopattino è stata una manna dal cielo! Ti giuro che quando Joe se ne è uscito con 'ho un'idea' ero pronto a mandarlo a cagare. E poi in effetti ce l'ho mandato quando l'ho visto scorrazzare in giro con quell'affare! -
- Chissà perchè lo immaginavo! -
- Beh ma scusa, se ne esce con un monopattino col sedile! Nemmeno tu hai avuto quell'idea! Se l'avevi tu non avrei discusso perchè di solito le tue idee anche se strambe sono sempre buone. Ma lui... cioè, parliamo di Joe! - Mike ora si ritrovò ad asciugarsi una lacrima all'angolo dell'occhio.
Non voleva farla passare liscia come se nulla fosse, ma non voleva nemmeno proseguire con un muso ormai inutile. Se fossero stati soli ne avrebbero parlato, ma dovette aspettare di essere nella stanza del pronto soccorso, in attesa di fare gli esami richiesti.
Mike aiutò Chester a togliersi il tutore e gli alzò la gamba del pantalone comodo, arrotolandolo fin sopra il ginocchio. Gli tolse tutto e solo quando ebbe finito ed ebbe anche fatto una foto, vedendo che non veniva ancora nessuno a portarlo a fare la risonanza, dopo essersi assicurato che la porta fosse per lo meno ben chiusa, raggiunse Chester alle spalle e l'avvolse con le braccia intorno al torace. Aderì veloce le labbra al suo orecchio che baciò fugace, mormorandogli piano.
- Scusami se ti ho piantato il muso, ma ero arrabbiato. - Chester voleva anche piangere, ad un certo punto. Perchè dopo la fatica fatta, la sofferenza ed il bruciore interiore per il proprio senso di colpa, sentirlo parlare così era a dir poco risollevante. Non aveva parole per descrivere come lo stava facendo sentire con un semplice gesto ed una semplice parola.
Gli mise le mani sulle braccia che si intrecciavano sul petto e piegò la testa verso la sua, rilassandosi in quel modo, come se non avesse chiesto altro per tutto il tempo.
- Scusami tu, non volevo deluderti e farti arrabbiare. Sono stato la solita testa di cazzo, in qualche modo sono sempre un piantagrane. Mi dispiace. - Mike gli baciò il collo e risalì sulla guancia.
- Volevo che capissi la lezione, che ti sentissi in colpa in modo da farti smettere di comportarti così. Volevo questo, però non potrei tenerti il muso per così tanto. Hai cantato bene soffrendo come un cane. Hai pagato a sufficienza la tua avventatezza! - Chester sorrise, sapeva che aveva voluto dargli una lezione, ma per un momento aveva davvero avuto paura d'aver fatto qualcosa di irreparabile.
- Mi hai spaventato con quel lungo silenzio. Non sapevo come arrivare a te e non volevi dirmi nulla. -
- Lo so, ma era il solo modo per farti riflettere. - Chester annuì e girò la testa verso la sua, a guardarsi negli occhi e sfiorarsi con le labbra, ora sereni e rilassati, con quelle tipiche espressioni da dopo un grosso litigio.
- Non farò più l'idiota prima dei concerti! - Mike rise.
- Mai! Non solo prima dei concerti! -
Chester alzò un sopracciglio poco convinto.
- Non posso più fare l'idiota? -
- Non quello che si fa male! -
- Ma lontano dai tour? - Mike non sapeva se era serio a fargli quelle domande o cosa.
- Chester, non è il punto il tour. Il punto è che mi fai preoccupare! Quando ti fai male io vado fuori di testa! Se ami me e la mia sanità mentale devi tenerti da conto! Lo capisci il concetto o devo tornare a non parlarti finchè ti entra in quella testaccia dura? - Ora aveva alzato di nuovo il tono, ma Chester ridendo lo calmò subito.
- Ho capito, ho capito... mi ami troppo... è dura essere così amati, ma cercherò di sforzarmi! - Scherzò per allentare la tensione e Mike gli pizzicò i capezzoli. Chester si lamentò per poi mordergli il labbro facendo sfociare la piccola lotta in un bacio veloce, una tenera fusione di labbra, un toccarsi appena di lingue per poi, nel sentire l'altra porta aprirsi, staccarsi in fretta.
- Non mettermi mai alla prova, Chez! - Con quest'avvertimento, l'altro rabbrividì. Anche se l'aveva detto scherzando, era spaventevole.
Il medico entrò in quel momento annunciando che erano pronti per la risonanza.

Mike prese il telefono di Chester mentre era dentro a fare ulteriori esami e su suo ordine si prese l'ultima foto scattata e per pubblicarla.
Guardò di che foto si trattava e quando constatò che era di quando gli aveva dipinto le stampelle, sorrise intenerito. Non se ne era nemmeno accorto da tanto arrabbiato che era, ma lui aveva cercato lo stesso un modo per avvicinarsi solo che poi, probabilmente, vedendo che era peggio di quel che pensava, aveva rinunciato.
Si prese la foto col bluetooth e la pubblicò insieme a quella che gli aveva fatto lui pochi minuti prima, quando senza bardatura aveva potuto vedere la sua caviglia gonfia e libera.
Passò il resto del tempo al telefono per dare indicazioni su cosa fare, visto che erano tutti in attesa di sapere se si sarebbe passati alla prossima tappa o se sarebbe servita una pausa.
Mike non sapeva l'esito della risonanza eppure cominciò a predisporre la sospensione di almeno due live.
Era immerso al telefono quando sentì da fuori la sala d'aspetto le urla isteriche di Chester, in stile vecchi tempi.
Sospirò ed alzò gli occhi al cielo capendo che era peggio di quel che pensava.
- NON VADO DA NESSUNA PARTE SE NON CHIAMATE MIKE, CAZZO! - Poi dopo due secondi: - MIIIKE! - Mike provò a scappare dall'altra parte, ma alla fine si fece forza ed uscì in corridoio dove lo vide seduto su una sedia a rotelle che cercavano di portarlo altrove.
Quando lo vide si illuminò sbracciando riuscendo così a cacciare l'infermiere che lo stava spingendo.
- Vaffanculo, tu! - Mike lo raggiunse mortificato scusandosi con il ragazzo che probabilmente l'avrebbe preso a pugni.
- E' così grave? - Chiese sapendo che non avrebbe avuto tale reazione altrimenti.
Chester aveva il broncio ed un'aria terribile.
- Dicono che sono da operare! Diglielo tu che esagerano! - Mike per un momento si raggelò, si ricordò di tutte le mille occasioni in cui aveva sentito la parola operazione accostata a Chester e gli venne anche un po' di nausea.
Era da tempo che non somatizzava su di sé i malanni di Chester.
Cercò subito il medico che si stava occupando del suo compagno il quale fu lieto di spiegare la situazione al più ragionevole dei due.
- Sono mortificato, ma i miei sospetti erano fondati. Avevo paura che fosse più grave di quello che i raggi avevano mostrato e che sforzandolo con un concerto sarebbe peggiorato molto. Infatti è così. Se non operiamo non guarirà mai bene e se lo trascinerà per sempre impedendogli di muoversi agevolmente, saltare e stare in piedi per troppo tempo! - Il medico fu chiaro su tutto e gli spiegò anche di cosa si trattava, una frattura scomposta in due punti. - Dovremo aprire a destra e sinistra per sistemare tutto. - Mike aggrottò la fronte impallidendo mentre lo seguiva in una sala a parte dove su una lavagna luminosa c'erano lastre di ogni tipo ed angolazione.
- Sistemare tutto? - Chiese mentre spingeva lui stesso Chester per farlo stare zitto.
- Sì, vede? - Gli indicò dei punti in cui l'osso della caviglia, il metatarso, era rotto. - Qua va sistemato. - Disse. Mike però intuiva che non fosse tanto facile come voleva farla sembrare il medico.
- Ma... ma come farà? -
- Beh, userò dei chiodi. - Chester sentendolo si girò in tempo per guardare Mike sbiancare violentemente e roteare gli occhi in alto. Lo afferrò per le braccia e lo tirò su di sé per non farlo andare giù disteso.
Mike, sentendosi seduto sulle gambe di Chester, si riprese immediatamente con una violenta scarica di adrenalina e si rialzò senza conseguenze, bordeaux in viso e molto imbarazzato.
Il medico non sapeva se ridere o preoccuparsi, Chester rimase a fissare apprensivo Mike e quando vide che stava bene perchè bofonchiava cose senza senso a macchinetta, prese la parola con piglio deciso e severo, da vera regina offesa.
- Si può sapere chi ti ha insegnato a dare le notizie? Come può dire così come niente fosse che mi mettono dei chiodi nel piede? Ma che cazzo! - Il medico guardò uno e l'altro smarrito senza capire.
- Beh, ma quando gliel'ho detto prima non ha fatto una piega, lei si è messo a ridere dicendo che avrebbe suonato in tutti i metaldetector... non credevo che lui l'avrebbe presa così male, in fondo l'interessato è lei! - Mike voleva sprofondare per la sua reazione emotiva così patetica, non sapeva nemmeno come tirarsene fuori ed il cervello era proverbialmente in tilt. Quindi Chester continuava a sgridare quel pover'uomo che probabilmente avrebbe preferito essere altrove in quel momento.
- Mike è apprensivo, specie se si tratta di me! -
- Ma non potevo saperlo! - Cercò di scusarsi il dottore.
- Non potevi, però usa la testa! È solo lui che mi accompagna, significherà che è quello che ci tiene di più, no? Come minimo devi essere delicato nel spiegare anche a lui cosa mi farai! - Mike capì che nel tentativo di sistemare le cose le stava peggiorando e sapendo che la prossima cosa che sarebbe uscita dalla sua bocca sarebbe stata 'io e lui stiamo insieme, come pretende che reagisce?', si riprese ed intervenne zittendolo veloce ed impetuoso.
- Insomma, quanto ci vorrà? Mi serve la prognosi precisa, devo organizzare il resto del tour, abbiamo un calendario fittissimo! -
Mike fu bravo a sviare e Chester preferì che pensasse al lavoro piuttosto che al suo piede bucherellato.
Il dottore disse che avrebbe avuto una prognosi di almeno 6 settimane per recuperare alla perfezione e tornare a stare in piedi agevolmente senza tutori.
- Ma posso tornare a cantare prima? Insomma, quando riuscirò a stare in piedi al di là delle fasciature? - Chiese Chester pensando che sei settimane senza cantare sarebbe stata una catastrofe.
Il dottore lo guardò come se fosse impazzito.
- Sei settimane, se vuole guarire bene! Non le consiglio di fare concerti prima! -
Chester afferrò i braccioli della carrozzina su cui sedeva e fece per alzarsi per prenderlo a calci. La fitta alla caviglia glielo impedì, ma comunque lo insultò.
- Tu lo capisci che io sono un cantante e che abbiamo appena cominciato il tour americano? Abbiamo mesi di live fittissimi, come cazzo pensi che ne salto 6 settimane così? Quando cazzo potrò stare decentemente in piedi con un tutore, gesso, quel cazzo che vuoi? Porca puttana, stasera ho fatto un concerto col monopattino ed avevo la caviglia rotta in 2 fottuti punti! Merda! Dimmi quando potrò stare in piedi a cantare anche senza che sia guarita del tutto! - Il medico stava per scappare a gambe levate, non sapeva come trattare quella creatura e Mike tirò fisicamente via Chester spingendo la carrozzina in un angolo, questo non fu gradito dall'interessato, ma lui ebbe il tempo di parlare al suo posto calmando gli animi:
- Ci faccia 2 prognosi. Una parziale ed una totale. Chester ha una sopportazione fuori dal comune, l'avrà capito. Ci dia indicazioni specifiche, mi occuperò io di tutto. - Mike, che ora stava per qualche miracolo calmo e non dava più di matto, prese in mano la situazione e mentre Chester tornava inferocito e ringhiando, il dottore disse che almeno un mese di riposo totale. Dopo un mese senza camminare, avrebbe potuto avere una riduzione del gesso ed usare le stampelle per muoversi invece che la carrozzina.
- Però consiglierei di evitare sforzi per tutte e 6 le settimane. - Tentò disperato il dottore. Mike sospirò e sorrise sapendo quanto dura fosse avere a che fare con loro.
- La ringrazio. Adesso è tutto suo. - Chester, che ancora ce l'aveva con lui per la girata improvvisa, lo guardò feroce.
- Ehi! Come è tutto suo? Basta così? Si fa e basta? Qua? - Mike si rivolse al suo compagno, aveva il fumo che usciva dagli occhi ed al momento voleva revocare la pace fatta.
Lo guardò male e capendo che dalla sua bocca sarebbero uscite cose troppo private, si rivolse al dottore preso ancora male.
- Ci può scusare? -
- Vado a predisporre la sala operatoria. -
- La sala... un momento, ehi! - Ma Chester non riuscì a fermare il dottore, così rivolto a Mike continuò sul piede di guerra: - E se è un reparto chirurgico di merda? Se qua l'ortopedia fa cagare? Devo essere sicuro di cosa mi combinano! Come puoi mandarmi sotto ai ferri così? Mi metteranno dei fottuti chiodi alle caviglie, cazzo! - Mike sentendolo tornò ad impallidire e la voglia di ucciderlo lasciò spazio a quella di svenire.
Negli anni era diventato molto sensibile alle brutalità che doveva subire di tanto in tanto il corpo di Chester, le sentiva come fatte a sé stesso tanto che si sentiva male.
Chester vedendolo si calmò alzando le mani.
- Ehi, non svenire di nuovo! - Mike alzò anche le proprie e si sventolò respirando profondamente.
- No, ci sono. - Questo per lo meno calmò Chester e Mike riprese: - Pensi davvero che ti manderei sotto i ferri di chiunque? So perfettamente che reparto è questo e chi è lui. È uno dei migliori, non ci poteva capitare di meglio! - Chester allora lo guardò esterrefatto.
- E come fai a saperlo? Tu sai tutto, ma questo è un dettaglio impossibile... -
Mike si mise a ridere, allentando la tensione.
- Lo so perchè mi sono informato mentre facevi la risonanza. Ti opererai qua e poi torneremo a casa. Dopo di che ti ridurranno il gesso e tu potrai alzarti dalla carrozzina ed usare le stampelle proverai, e sottolineo proverai, a stare in piedi a cantare all'asta per un po', usando il monopattino o qualunque diavoleria si inventerà Joe... e se ce la farai allora ricominceremo col tour. - Chester impressionato si rese conto una volta di più di che mente geniale ed organizzativa fosse il suo ragazzo. Non ci poteva credere. Eppure sapeva che era agitato per quel che gli stava succedendo.
O lo nascondeva bene, o era diventato insensibile alla cosa.
Col cazzo, stava svenendo prima!”
- Sto cercando di tenermi occupato e non pensare che avrai dei chiodi impiantati nel piede! - Si giustificò Mike sapendo a cosa pensava Chester. Questi capì che ora era lui a doverlo aiutare a digerire la cosa e cambiando come il giorno e la notte, lo prese per i polsi e l'attirò a sé incastrandolo fra le proprie gambe usando quella sana, la sinistra.
- Dai, se Gesù ce l'ha fatta con dei chiodi ai piedi ed alle mani, ce la posso fare anche io! - Mike voleva ridere per la sua megalomania, ma rimanendo serio gli fece notare il piccolo dettaglio che trascurava.
- Gesù è morto con i chiodi ai piedi ed alle mani... casomai te lo fossi dimenticato! - Chester si toccò le palle lasciando i polsi di Mike che finalmente si mise a ridere.
- Ma poi è resuscitato! - Così scosse il capo mettendogli le mani sulle spalle e chinandosi sul suo viso.
- Quanto sei umile! Ti paragoni a Gesù, ora... la prossima cosa sarà? Obama? - Il fatto che Mike considerasse, come forse ogni essere vivente, il presidente degli Stati Uniti l'essere più potente della Terra, parlando in termini terreni, era del tutto normale e Chester si mise a ridere acchiappandogli il sedere malizioso.
- Il presidente sei tu! Io farò la Regina! - Mike aggrottò la fronte.
- Chez, la moglie del presidente si chiama First Lady ed è un termine che ti si addice molto! - Ma Chester gli mostrò la lingua.
- Perchè, ragina no? - dovette convenire con lui che aveva ragione.
Con questo si baciarono più rilassati.
Poco dopo vennero a prelevare il ferito e il suo compagno disse che l'avrebbe aspettato fuori dalla sala e che avrebbe pensato a tutto lui.
- Ah, miraccomando, l'anestesia locale! - Specificò Mike all'infermiere che lo portava via. Chester sorrise vedendo che riusciva sempre a pensare a tutti i dettagli che lo riguardavano.
Rimasto solo, Mike sospirò e scosse il campo alzando gli occhi al cielo, iniziando un dialogo con Dio privato dove gli chiedeva di prendersi cura di Chez e fare in modo che tutto andasse bene.
Dopo di che chiamò Brad ed andò liberamente fuori di testa dalla preoccupazione, risultando isterico come ancora non si era concesso di essere.
Brad, calmo e pacato, lo raggiunse con gli altri poco dopo, assorbendo come al solito la sua isteria fino a placarlo e a fargli capire che sarebbe andato bene anche così, con un mese di date annullate, visto che anche per loro e per i fan dei Linkin Park a contare era solo la salute di Chester.
- Capiranno, vedrai... - Mike annuì stringendosi le spalle con aria comunque preoccupata e tesa.
- Lo so, non è tanto questo. Mi secca, ma non è questo... - Dave e Joe erano a saccheggiare le macchinette dopo non aver trovato un bar nei paraggi, mentre Brad e Rob erano con Mike nella camera assegnata a Chester. - E' che sono partecipe, forse troppo. Apprensivo, no? Insomma, sono semplicemente preoccupato e di anno in anno uno pensa di essere a posto, di aver già dato. Ma no! C'è sempre qualcosa. Invecchierò prima del tempo! - Brad in silenzio ascoltò il suo sfogo mentre Rob semplicemente sorrideva fraterno. - Non c'è una logica, razionalmente sai che non è la fine del mondo, è brutto ma non crolla l'universo. Ci sono soluzioni a tutto. Ci si ferma, ci si scusa coi fan, li si rimborsa e torneremo lì appena possibile. Però è irrazionale la preoccupazione che hai quando la persona che ami sta male ed ha qualche problema. Non è grave, poteva essere peggio, è solo una caviglia rotta, avrà solo dei chiodi nelle ossa, ma... sai tu? Mi sento matto! - Mike pensava di non essersi spiegato bene invece si sbagliava. Era perfettamente chiaro quel che provava ed entrambi i due presenti con lui capivano e condividevano con sorrisi comprensivi.
- Non devi giustificarti, sappiamo come funziona. - Mike capì che non lo dicevano tanto per dire e sentendosi capito si calmò guardando fisso la porta della camera in attesa che qualcuno venisse a dargli notizie.

Quando Chester tornò con tanto di letto con le rotelle che fu parcheggiato in camera, Mike saltò in piedi tutto apprensivo e riempì di domande l'assistente che lo aveva portato, il quale si scusò dicendo che sarebbe arrivato prestissimo il dottore a spiegare com'era andata l'operazione.
- Che cazzo, Mike, posso dirtelo anche io! Al contrario di Gesù, sono vivo! - Brad e gli altri lo guardarono senza capire, ma questo ebbe il potere di calmare Mike che si mise a ridere.
- Che ti ha detto? - Chiese rimasti soli e dopo che si fu avvicinato al letto potendogli finalmente prendere la mano perchè ora erano solo loro sei.
Chester la prese a sua volta volentieri.
- Che sono spacciato, ho un'ora di vita. - Scherzò. Mike gli storse la mano facendolo gridare. - Ahi ahi ahi ok! Ha detto che è andato tutto alla perfezione, ho non so quanti chiodi e suonerò in tutti i metaldetector del mondo, ma andrà come previsto! Nessuna brutta sorpresa! Ed ero sveglio, non li ho sentiti imprecare mentre mi tagliavano destra e sinistra. -
La gamba ed il piede destro di Chester era già chiuso in una fasciatura rigida enorme e Joe stava già facendo foto a tutto andare.
- I dettagli ha detto che viene a spiegarli a te. Quando devo farmi controllare e cose così. - Aggiunse senza che nessuno se ne stupisse.
- Come stai? Senti qualcosa? - Chester scosse la testa tranquillo.
- E che dovrei sentire? È tutto addormentato! Mi sembra d'avere un peso morto addosso! È stranissimo! - Cominciò a picchiarsi la gamba destra per poi proseguire anche sull'inguine.
- Anche questo è addormentato! È atroce! Gli ho subito chiesto se torna a funzionare e se ci sono conseguenze, dice che è tutto a posto e che non subirà danni! Se dovesse essere così prima lo uccido e poi lo faccio rimediare! Ti pare? - Chester si abbassò le coperte e si alzò la veste ospedaliera che indossava mostrando il suo gioiello col catetere perchè aveva il rischio di non sentire lo stimolo della pipì.
- Ok, ok! Copri le tue grazie che sono geloso! - Fece Mike coprendolo al suo posto, gli altri scoppiarono a ridere e per Chester fu la medicina migliore. Vedere che Mike non era più preoccupato. Sapeva che lo era stato molto.
- Andiamo a cercare il dottore. - Disse Brad capendo che avrebbero voluto stare un po' soli. - Aspettiamo alle macchinette. Volete qualcosa? - Come per dire di prendersi tutto il tempo che volevano. Mike scosse la testa ringraziando e Chester sorrise con lo sguardo. Quando uscirono, quello in piedi andò a chiudere a chiave e ad abbassare tutte le tendine del caso. Solo quando furono soli si sedette sul letto e chinandosi lo baciò prima di dirgli qualunque altra cosa.
Gli prese il viso fra le mani e fece sua la sua bocca.
Chester non poteva dire di odiare del tutto le proprie convalescenze perchè Mike gli faceva da infermiere ed erano sempre dei momenti bellissimi.
Si separarono appoggiando le fronti una all'altra, gli occhi chiusi a catturare tutto.
- Sarò sempre preoccupato come il primo giorno, non centra che dopo tutto questo tempo e tutto quel che hai passato, dovrei essere abituato. Sarò sempre preoccupato come il primo giorno. Non cambierà mai. - Disse piano Mike, con dolcezza. Chester sorrise e gli carezzò la guancia mantenendo gli occhi chiusi a sua volta, catturando quel bel momento fra loro.
- Ed io non voglio che cambi. Mi dispiace di farti preoccupare, ma amo questa tua apprensione per me, l'adoro proprio. - Mike rise tornando a guardarlo, separando leggermente la testa.
- Lo sapevo! -
Chester fece l'aria da monello.
- Se non fossimo due cantanti e la nostra vita non fosse la musica, mi chiuderei con te in un enorme castello senza possibilità di uscire. Solo io e te tutta la vita, senza nessun altro a romperci le palle o a dover creare storie credibili o giustificazioni che reggano. Io e te e basta. - Mike impallidì rabbrividendo all'idea.
- Siamo due iperattivi incapaci di stare... tu fermo ed io senza produrre qualcosa. Come pensi che usciremmo se non matti? - In effetti era vero, Chester si mise a ridere.
Uno era fisicamente attivo, l'altro lo era mentalmente. Ed infatti si completavano sempre.
- Un giorno la smetterò di farti preoccupare. - Disse Chester scusandosi a modo suo per tutti i casini che aveva arrecato, specie a lui. Ma Mike gli prese la mano raddrizzandosi a sedere.
- Se lo facessi non saresti più tu. - Anche questo era vero. - Ma una volta ne combinerò una io e vedrai cosa si prova! - Concluse scherzando.
Chester, in quel caso, sarebbe andato più fuori di testa di Mike perchè lui non era nemmeno paziente.


L'operazione si era svolta dopo il concerto, per cui a notte inoltrata. Ad un certo punto, poco dopo il suo ritorno ed aver parlato col medico, gli altri del gruppo lasciarono Chester al suo Mike ed andarono a riposare in albergo in modo da tornare l'indomani in mattinata e partire verso casa con calma.
Chester aveva chiesto di essere subito dimesso, ma non c'era stato verso. Doveva stare almeno tutta la notte ed al mattino eventualmente sarebbe potuto andare. Aveva l'anestesia su tutta la gamba ed il catetere ancora inserito.
Nonostante non fosse grave, Mike rimase con lui come se avesse bisogno di assistenza.
Non che fosse così, ma non sarebbe mai stato messo in discussione la cosa e nessuno osò sindacare.
- E se non torno a sentire il cazzo? - Chiese Chester preoccupato dopo che Mike si fu messo comodo nella poltrona recuperata.
- Non ti farò una sega col catetere inserito! - Rispose subito prima di sentirglielo chiedere.
- Ma io non ti ho mica chiesto questo! - Esclamò meravigliato Chester. - Davvero non lo faresti? - Chiese immediatamente dopo. Mike con aria di chi sapeva dove aveva cercato di andare a parare, scosse il capo.
- Fattela tu! -
- E se mi piscio addosso? -
- Come fai a pisciarti addosso? Hai un tubo nel cazzo che te lo impedisce! -
- Ma se mi esce lo sperma? - Chester e Mike si guardarono per un momento cercando di immaginare l'eventualità, le facce curiose, il primo a rispondere fu Mike arricciando il naso schifato:
- Credo che finisca con la pipì! - Chester aggrottò la fronte.
- Che schifo! -
- Beh, fra la pipì e lo sperma non so cosa è meglio! - Lo prese in giro Mike.
- Allora è comodo! Così non mi sporco! Finisce nel sacchetto! Dai, adesso provo! - Così dicendo si alzò di nuovo la veste scoprendosi l'inguine, ma l'altro fu più veloce a fermarlo.
- Dai, ma non ci arrivi? Quando hai un'erezione il tuo giocattolo si allunga! Te lo devo dire io? Che ne sai di come funziona con il tubo che ti arriva fino alla vescica? - Chester però ora voleva provare e cercò di liberare le mani che Mike gli teneva per impedirgli di fare lo scemo.
- Non lo so, ma lo scoprirò presto! - Chester aveva una certa forza di suo e stava riuscendo a liberarsi quando Mike dovette piegargli le braccia in alto bloccandogli i polsi insieme sopra la testa. Con questo gli salì sopra per convincerlo a stare buono e tranquillo. Insomma, gli si sedette sopra a cavalcioni. Questo fermò subito Chester che smise di fare forza per liberarsi, anzi si mise a sorridere compiaciuto e malizioso.
- Voglio solo capire se funziona e se posso togliermi questo catetere di merda! - Mike, ridacchiando alla stessa maniera mentre lo guardava negli occhi, ora da vicino per la posizione -gli stava bloccando le braccia sopra la testa- disse:
- Tu vuoi solo che ti faccia un pompino. E magari che mi sieda su di te passando al resto! - Il sopracciglio di Chester si alzò allusivo.
- La seconda fase è già cominciata, mi pare. Non sei tu quello seduto su di me? -
Mike si leccò le labbra. Ora aveva una gran voglia, ma non poteva con un tubo nel pene di Chester. A quel punto si pentì di non aver chiesto all'infermiera quando poteva toglierselo.
Doveva stare immobile e la sola posizione che Chester poteva assumere, era quella lì. Steso a pancia in su. Sufficiente per fare le loro cose, senza ostruzioni di mezzo.
- Accidenti a te e al tuo cazzo addormentato! Saprai se senti qualcosa o no! - Imprecò Mike insofferente nel doversi trattenere. Chester se la rise per bene.
- Sei tu il mio infermiere, dovresti dirmi tu se sento qualcosa! - Mike si chinò e gli morse il collo.
- Come faccio a dirti quello che senti tu? - Mormorò senza staccarsi da quel punto sensibile.
Chester sussultò iniziando a sentire qualcosa al di sotto della cintola.
- Mmm... -
- Ok, visto che sei un mio paziente faremo dei test... - Disse Mike malizioso calandosi nella mentalità dei giochi erotici.
Chester si prese alla spalliera del letto indicandogli che non si sarebbe assolutamente mosso.
- Sono tutto tuo, dottore! - Mike rise sulla sua pelle mentre scendeva nello scollo della camicia da notte da ospedale, di quelle aperte dietro.
- Mi hai promosso a dottore? - Lasciò quindi i suoi polsi e gli allargò il colletto delineando le sue linee con la lingua.
Chester ora sentiva decisamente qualcosa là sotto.
- Mmm... dottore... -
- Sì? - Chiese Mike succhiando dove la giugulare batteva, mordicchiando e leccando fino a lasciargli un segno.
- Sono vivo... - il 'dottore' si interruppe per guardarlo ilare.
- Sei vivo? - Ma Chester indicò con gli occhi sotto e Mike si alzò sulle ginocchia per guardare il suo inguine ancora scoperto. In effetti si stava eccitando. Le loro espressioni divennero maliziose e vogliose e si guardarono capendosi al volo senza bisogno di dirsi nulla.
Mike scese ed andò a chiamare l'infermiera pretendendo che gli venisse subito tolto il catetere che, per regolamento, avrebbero dovuto togliergli solo dopo qualche ora, al mattino.
Ovviamente non ci fu discussione e poco dopo Chester era senza il fastidioso tubicino, una volta soli, Mike chiuse a chiave la porta tornando alla loro intimità.
- Capiranno, siamo due vip! - Si giustificò con aria famelica che a Chester piacque. Si stava slacciando i jeans quando però lo dovette fermare.
- Ehi aspetta, io devo sciacquarmi, prima! -
- Cosa? - Chiese allucinato.
- Sì! È tutta la giornata che non mi faccio una doccia ed ho fatto il concerto. Prima di venire qua mi sono dato una rinfrescata, ma non nel mio cazzo. Vuoi metterci la bocca sopra con una mascherina in viso? - Mike capì che era un attenzione nei suoi confronti e così decise di assecondarlo. Andò nel bagno interno della camera e tornò con un asciugamano bagnato col quale Chester si lavò per bene da solo.
- Qualcosa con cui asciugarmi, ora. - Chiese senza farci caso. Mike, sempre senza farci caso, tornò a prendergli una salvietta asciutta con la quale si passò per bene e una volta finito, il compagno continuò a slacciarsi i pantaloni con una sola intenzione in testa.
- Aspetta! - Disse di nuovo l'ammalato. L'altro sbuffò.
- Che c'è! - Gli stava passando la voglia!
- Comincio a sentire tutta la gamba! Mettimi un altro cuscino sotto... - Mike sospirando eseguì, gli avevano giusto detto che probabilmente con l'anestesia che andava via avrebbe avuto bisogno di alzarla un po' di più. Mike eseguì anche questo con attenzione e quando ebbe finito, prima di togliersi i pantaloni, attese la prossima richiesta.
- Ti serve altro? - Chester ci pensò un attimo, poi rispose.
- Ho un po' sete... - Mike, con molta pazienza, prese dalla propria sacca una delle bottiglie che si era preso alle macchinette, sapendo che beveva come un cammello.
Dopo che ebbe bevuto, chiese se gli servisse altro ed allora lui facendo finta di avere altri bisogni, rispose:
- Sì, mi servirebbe ancora una cosa... - Mike voleva ucciderlo.
- Che c'è! - Grugnì impaziente. Chester così rispose sornione.
- Mi serve che mi aiuti a togliere questa trappola! - Così dicendo allungò le braccia in avanti e Mike, sorridendo compiaciuto del fatto che si fosse finalmente deciso, gli tolse la veste in stoffa chiara che indossava. Bastò sfilargliela per avanti e venne via.
- Al mio paziente serve qualcos'altro? - Chiese malizioso.
- Sì... vorrei che il mio dottore si mettesse comodo... - Mike fece finta di non capire e alzando malizioso le sopracciglia chiese:
- Qualche suggerimento? -
- Mmm... suggerisco si tolga la maglia, penso che abbia caldo... - Mike se la tolse senza esitare. - Magari però le danno fastidio anche i pantaloni! - Vennero tolti in un attimo anche quelli. - E quei boxer? Non sono scomodi? -
- Beh, se il paziente ordina... - Rispose allusivo. Chester continuò a sorridere acceso senza staccargli gli occhi di dosso.
- Allora ordino al mio dottore di togliersi anche i boxer! - Mike fece cadere via anche quelli ed una volta nudo allargò le braccia in richiesta d'altro, Chester non si fece cogliere impreparato.
- Adesso voglio che mi visiti... non sono sicuro di stare tanto bene... - Mike si mise a ridacchiare divertito e malizioso. Non facevano mai quel genere di giochi, ma non era male. Non si sentiva stupido come aveva pensato all'inizio.
- Per prima cosa la devo scoprire... - Mike gli abbassò le coperte. - Le chiedo di stare fermo, alzi le braccia e si tenga alla spalliera. - Chester eseguì iniziando ad eccitarsi solo con quello.
Fermo alla sua mercede.
Non male come cure.
Le mani di Mike iniziarono a carezzarlo sul corpo, partì dal petto e si soffermò sui capezzoli sensibili, poi scese sulle cosce e arrivò all'inguine.
- Mi pare di ricordare che aveva paura di non sentire più niente qua sotto... - Chester annuì con aria da finto preoccupato.
- Sì io... io tempo di essere insensibile lì, dopo l'anestesia... mi può dire se tornerò mai normale? - Mike continuando a far finta di essere un estraneo, invece di massaggiarlo e succhiarlo, salì sul letto e gli si mise come prima, a cavalcioni. Solo che ora non c'erano vestiti ad impicciare.
- Vediamo... - Mormorò Mike sulle sue labbra. Chester le aprì ma l'altro non le unì, rimase a quella vicinanza ubriacante dove si sentivano i rispettivi respiri.
Tenendosi con le mani ai lati del suo viso, iniziò a muoverglisi sopra, strusciando l'inguine sul suo. Prima con le natiche, poi con l'erezione stessa. Giocò schiacciandole l'una contro l'altra, girandoci un po' intorno per poi fare come se lo stesse penetrando per avanti.
Chester reagì nel giro di subito, pochi istanti ed il suo membro era duro e stringeva le mani nelle maniglie metalliche sopra il letto. Gli occhi chiusi, la nuca premuta sul cuscino, un abbandono al primo vero piacere della giornata.
- Ah... - Gemette. La sua bocca si aprì e Mike infilò la lingua. Chester tirò fuori la propria andandogli incontro, i due si intrecciarono come anche facevano le loro erezioni.
I corpi si carezzavano grazie ai movimenti di lui premuto sopra.
- Che mi dice? È ancora insensibile? - il malato voleva dire che era anche troppo sensibile, ma preferì giocare ancora un po'.
- Non ne sono ancora certo, credo d'aver bisogno di provare meglio... - Rispose sulla sua bocca.
Mike ridacchiò e gli morse il labbro finendo poi per succhiargli la lingua.
- Allora ho un secondo test da proporre... -
- Mmm? - Mike smise di strusciarsi sopra e leccandosi la mano, la portò sotto di sé a lubrificare l'erezione ormai dura ed eccitata di Chester.
Tornò a leccarsi e continuò a masturbarlo, quando fu avviato Chester si leccò le proprie dita e le infilò dentro Mike.
Si stavano preparando l'un l'altro con desiderio crescente e delle promesse di grande piacere che ormai aumentava a dismisura.
E fu così quando Mike si raddrizzò su di lui e si portò l'erezione del compagno dentro di sé.
Una volta lì, si premette da solo chiudendo gli occhi. Gettò la testa all'indietro e aprì la bocca liberando un gemito di piacere in contemporanea all'altro.
- Oh cazzo... - Mormorò. Mike sorrise malizioso guardandolo con mezza fessura. Era totalmente preso e abbandonato al piacere. Gli teneva i fianchi scendendo per i glutei e se lo dirigeva sopra in modo da aiutarlo nei movimenti che comunque venivano lenti, graduali ma crescenti.
- Mi pare che quello funzioni bene... - Commentò malizioso. Chester aprì febbrile gli occhi ridendo, Mike si chinò e lo baciò per poi prendersi alla spalliera del letto sopra la testa di Chester, alzarsi il necessario e, inarcando la schiena, riprendere i movimenti.
Si fece entrare più in profondità e ad ogni spinta, ad ogni entrata ed uscita, il suo corpo veniva accompagnato dalle mani di Chester che lo muovevano mentre fremeva per spingere anche lui.
Era la sola posizione consentita, non l'avevano mai fatta, ma era la fine del mondo.
Ben presto vennero assorbiti entrambi uno dall'altro e dal piacere sempre più forte ed assoluto che ottenebrò le loro menti, immerse in un universo a parte dove esistevano solo loro.
Soffocarono i gemiti per quanto se ne ricordarono, ma ben presto tutto divenne così esagerato da non poterlo trattenere e si lasciarono entrambi andare al loro orgasmo, prima che il letto si mettesse a battere troppo contro la parete per via della posizione e del modo in cui si erano presi.
Pochi istanti, sparire e poi tornare.
Il piacere assoluto.
Perdersi nella sensazione più perfetta di tutte.
Mike si tolse da Chester e gli crollò sopra, gli si stese con lui sul letto e si tirò su le coperte febbrile cercando di non addormentarsi. Si accoccolò sulla parte sinistra, quella sana e senza gambe ingessate, nascose il viso contro il suo collo mentre le mani si allacciavano e si carezzavano.
I cuori si calmarono, i respiri anche.
- Non dobbiamo dormire così, ho chiuso a chiave ma non è certo sicuro... - Disse Mike cercando di ricordarsene, mentre la pace dei sensi lo avvolgeva con dolcezza.
- Immagino le loro facce se ci trovassero nudi e stesi insieme! - Rispose Chester ridendo sornione, sempre con gli occhi chiusi.
- Immagina la mia mentre mi butto dalla finestra per la vergogna! - Chester rise. Mike era pudico davanti al mondo, infatti nemmeno si toglieva la maglia, al suo contrario che non aveva certo di quei problemi. Figurarsi a rivelare in quel modo barbaro la loro relazione!
- Mike... - Fece dopo un po' Chester.
- Mm? -
- Sei ancora la mia infermiera? - Mike sorrise.
- Dipende... - Chester raddrizzò la testa guardandolo offeso.
- Come dipende? - Non era certo quello che si immaginava di sentire.
Mike alzò la propria appoggiandosi sul gomito e guardandolo in viso divertito e malizioso.
- Dipende da cosa mi chiedi! -
Chester fece il broncio.
- Inizia a darmi fastidio tutta la gamba e a sentire male... - Mike si preoccupò.
- Mi dispiace... purtroppo non puoi prendere antidolorifici... ci sono rimedi naturali che ti aiutano, posso andare a vedere se hanno... -
- Un rimedio naturale ce l'ho io! - Mike si fermò.
- Non lo rifacciamo! Sono stanco e fra poche ore è mattina sul serio! Devo riposare! -
- Ma riposerai nel viaggio! - Era vero, ma era anche molto stanco sul serio. - Avanti, sei la mia infermiera, devi pensare a distrarmi dal dolore! - La mano di Chester agguantò il suo sedere e Mike schizzò in piedi.
-Ho detto no! Anzi, meglio che mi vesta! - Con questo iniziò a vestirsi veloce, come un ossesso.
- Allora troverai un altro sistema per non farmi sentire il male! - Mike sospirò.
- Ti ho detto che vado a chiedere se hanno... - Ma Chester ancora una volta non lo fece finire perchè disse al suo posto tutto illuminato come un bambino.
- Fragole! - Mike lo guardò come fosse impazzito.
- Che centrano le fragole! Non sono un rimedio contro il dolore! -
- No, ma io ne ho voglia! - Rispose furbo.
- Non me ne frega, non è stagione di fragole! - Grugnì seccato Mike.
- Ma io ne ho voglia! - Ripeté insistente e capriccioso.
- CHESTER NON SEI UNA DONNA INCINTA! - Sbraitò l'altro con la scarpa in mano che voleva tirargli in testa.
- MA IO STO MALE E VOGLIO LE FRAGOLE! - Gridò anche lui, ignorando il fatto di essere in ospedale di notte.
- Chester basta! - Sibilò Mike arrabbiato ed esasperato. L'altro , incrociò le braccia al petto.
- Non ti parlo più! Non mi ami abbastanza! Sei un pessimo infermiere! Uffa! - Con questo guardò dall'altra parte e Mike, pensando che se fosse rimasto l'avrebbe ucciso, uscì dalla camera.
- E va bene! - Disse esasperato prendendo il portafoglio.
Chester guardò la porta chiudersi sorpreso e contento, incredulo che l'accontentasse sul serio.
Poco dopo tornò con effettivamente qualcosa in mano.
Qualcosa che c'entrava con le fragole.
La consegnò a Chester tutto trionfante.
- Ecco a te! - questi la prese e la guardò deluso.
- Ma questo è latte alla fragola! - Mike si sedette stancamente nella poltrona.
- E' tutto quello che ho trovato al sapore di fragola a quest'ora! O te lo bevi o dormi, in ogni caso ho chiuso il servizio! -
Finse di non calcolarlo per circa quattro minuti, poco dopo Chester gli stava chiedendo altro e lui, dopo brontolii ed insulti, stava eseguendo.
Perchè comunque Mike rimaneva Mike, l'eterno angelo custode di Chester e sempre sarebbe stato così!

FINE